Cattani al Giro Next Gen: una freccia in più nell’arco di Chicchi

04.06.2025
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Della doppia trasferta in suolo francese della Technipes #InEmiliaRomagna ve ne avevamo parlato qualche giorno fa. Francesco Chicchi e i suoi ragazzi sono andati oltre confine per sfruttare il lavoro fatto in altura e per mettere a punto gli ultimi ritocchi prima del Giro Next Gen. Se alla vigilia della Ronde de l’Isard, la prima delle due corse a tappe in programma, il piano era chiaro ora lo è ancora di più. La formazione continental è uscita dalla corsa a tappe transalpina con una grande prova di Alessandro Cattani (in apertura foto Instagram/Alessandro Cattani). Un quinto posto in classifica generale che dà tanto morale in vista del Giro Next Gen che partirà il 15 giugno da Rho. 

La Ronde de l’Isard è stata la prima delle due trasferte in Francia per la Technipes #InEmiliaRomagna (foto Florian Frison)
La Ronde de l’Isard è stata la prima delle due trasferte in Francia per la Technipes #InEmiliaRomagna (foto Florian Frison)

Francia, Campania e Lombardia

Francesco Chicchi è ancora in macchina quando lo chiamiamo, ormai ci siamo abituati a interviste con in sottofondo il rumore della strada che scorre veloce. Il diesse toscano e i suoi stanno andando al Giro di Campania, da qui uscirà il quinto e ultimo nome per la corsa rosa under 23. 

«In Campania – racconta il diesse – correranno Meccia, Bolognesi, Dapporto, Gabelloni e Toselli. Uno di questi verrà al Giro Next Gen e si unirà a Bagnara, Cattani, Archetti e Martini. Al Giro Next Gen il nostro riferimento rimane Bagnara, ma vista l’ottima prestazione di Cattani in Francia è ovvio che avrà qualche grado in più».

Cattani nei cinque giorni di corsa si è ben comportato conquistando il quinto posto in classifica generale (foto Florian Frison)
Cattani nei cinque giorni di corsa si è ben comportato conquistando il quinto posto in classifica generale (foto Florian Frison)
Ti aspettavi una prova così buona da parte di Cattani alla Ronde de l’Isard?

Sulle sue qualità ci ho creduto e ci credo molto. Già la scorsa stagione, quando correva nel team Rime Drali, aveva fatto dei test da noi e aveva mostrato ottimi numeri. Ma tra essere molto forte su carta e riuscire a trasferire il tutto su strada c’è una grande differenza. Tanti corridori hanno buoni dati ma non si sono ancora fatti vedere in corsa. 

Secondo te Cattani cosa ha trovato?

Un ambiente giusto per le sue qualità e per la sua personalità. Sicuramente il lavoro con il nostro preparatore, Malaguti, gli ha dato quel qualcosa in più. Anche nel team si trova bene e mentalmente lo vedo libero. Posso dire che per il 2025 lui e Bagnara sono i nostri punti di riferimento.

Il risultato di Cattani è stato un bel segnale per il team e i compagni (foto Florian Frison)
Il risultato di Cattani è stato un bel segnale per il team e i compagni (foto Florian Frison)
Con quali ambizioni?

Di farli crescere e insegnare loro come si tiene in mano la squadra in corsa. Durante il ritiro in altura con Cattani ho fatto lo stesso lavoro che ho fatto con Bagnara, ho cercato di fargli capire che sono loro a dover trascinare i compagni. In Francia ho avuto una bella risposta da Cattani.

Raccontaci…

Nella seconda tappa, nella quale ha vinto Widar, è stato lui a chiedere ai compagni di alzare il ritmo in testa alla corsa. Devo ammettere che mi sono esaltato. E’ stato bello e mi ha fatto vedere che ha capito cosa voglio trasmettere. C’era Widar, il più forte e colui che poi ha vinto la generale, ma Cattani non ha avuto paura. All’80 per cento non avremmo vinto ma l’idea è quella giusta: provare a vincere. 

Jarno Widar scatta, Cattani è l’unico che prova a seguirlo mostrando coraggio e intraprendenza (foto Florian Frison)
Jarno Widar scatta, Cattani è l’unico che prova a seguirlo mostrando coraggio e intraprendenza (foto Florian Frison)
E’ importante anche per i compagni?

Certo. Anche perché vedono che c’è qualcuno capace di tenere in mano la situazione e tutti si mettono a disposizione volentieri. Avere un gruppo unito ti permette di fare determinate cose. Quest’anno abbiamo deciso di prendere parte a corse impegnative nelle quali vincere è difficile ma si tratta del miglior modo per crescere e imparare. Credo che per i compagni di squadra avere un corridore forte e in grado di gestire la gara sia importante

Perché?

Perché si riesce a pensare come un gruppo e non come singoli. Al posto di cercare un quindicesimo posto personale ci si mette a disposizione per trovare il risultato pieno, o almeno provarci. 

Alla Ronde de l’Isard il livello era alto, si è trattato di un bel banco di prova in vista del Giro Next Gen (foto Florian Frison)
Alla Ronde de l’Isard il livello era alto, si è trattato di un bel banco di prova in vista del Giro Next Gen (foto Florian Frison)
Arrivate al Giro Next Gen con quale idea?

Che i primi tre giorni metteranno già tutti i corridori in fila. Si parte con una cronometro tecnica e corta per poi affrontare due tappe toste. Il terzo giorno si arriva in cima al Passo del Maniva, chi ha gambe rimane con i migliori. Vogliamo correre da protagonisti e provare a vincere una tappa, ma sarà la strada a decidere il nostro destino.

Allora restiamo in attesa del quinto nome e in bocca al lupo per il Giro di Campania.

Crepi!

La Technipes al Tour d’Algerie: storia di un viaggio

20.02.2025
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I ragazzi del team Technipes #InEmiliaRomagna sono tra i pochi atleti delle squadre continental italiane ad aver già messo il numero sulla schiena. Lo hanno fatto nel Nord del continente africano, più precisamente in Algeria. Una scelta fatta per trovare ritmo e mettere chilometri nelle gambe, ma anche per lavorare in maniera diversa rispetto a quello che si fa di solito nei training camp in Spagna. Un viaggio, iniziato l’8 febbraio con una prima corsa in linea e passato attraverso il Tour d’Algerie, ma non ancora terminato. Il tutto finirà sabato con il Grand Prix de la Ville d’Alger. Il diesse di riferimento per i ragazzi del Team Technipes #InEmiliaRomagna è Francesco Chicchi che nel giorno di pausa alla fine del Tour d’Algerie ci racconta le motivazioni di questa avventura (in apertura Luca Bagnara miglior attaccante della corsa, foto Facebook/Tour d’Algerie). 

«Siamo quasi in dirittura d’arrivo – spiega il toscano – mancano due gare e si torna in Italia. Siamo partiti a inizio mese e torniamo quasi venti giorni dopo: un periodo lungo, ma formativo per i ragazzi e anche per me. Vedere, scoprire e respirare un ambiente nuovo e una cultura diversa fa bene a tutti».

A sinistra Francesco Chicchi insieme ai cinque ragazzi che hanno preso parte al Tour d’Algerie (foto Facebook/Tour d’Algerie)
A sinistra Francesco Chicchi insieme ai cinque ragazzi che hanno preso parte al Tour d’Algerie (foto Facebook/Tour d’Algerie)

Viaggi divisi

Per arrivare alla partenza del Tour d’Algerie i ragazzi e il diesse della formazione continental hanno viaggiato in maniera differente. La prima gara, in realtà, è stato il Grand Prix Sakiat Sidi Youcef. Partito poco fuori dal confine algerino, dalla Tunisia. 

«Arrivare in Algeria – racconta ancora Chicchi – ci ha messo davanti a un lungo viaggio. I ragazzi sono venuti in aereo e hanno dovuto fare tre scali. Mentre io e un meccanico siamo partiti da Faenza con un pulmino per arrivare ad Alicante, poi un traghetto ci ha portato ad Algeri e da lì altre sei ore di guida per arrivare alla partenza della prima gara. Al ritorno faremo la stessa cosa. Infatti i ragazzi tornano a casa sabato, io e il meccanico mercoledì».

Come mai avete deciso di andare a correre in Algeria?

La gara ce l’ha consigliata Daniele Nieri, lui era venuto qui a correre con i ragazzi della Q36.5 Continental. Gli organizzatori delle gare in Spagna non avevano accettato la nostra richiesta e così abbiamo fatto domanda per il Tour d’Algerie. Ci hanno detto che potevamo venire, ma avremmo dovuto partecipare a tutte le corse previste, ed eccoci qui.

Il furgone era necessario?

La corsa è organizzata molto bene, ci hanno dato tutto: ammiraglie e tanti altri supporti. Era la prima volta che venivamo qui e per non rischiare abbiamo deciso di prendere un furgone per portare tanto materiale di scorta. Non sapevamo neanche com’erano le strade, invece sono perfette. Abbiamo forato una volta sola in dodici giorni di corsa. 

Cosa vuol dire correre in Algeria?

Che le strade sono dritte e con poche curve. Ci sono rettilinei per chilometri e chilometri, poi una svolta e ancora lingue infinite d’asfalto. Nelle città e nei paesini di partenza e arrivo ci sono tantissimi curiosi, poi lungo il percorso non troviamo tanta gente. Però quando si passa da un centro abitato la gente a bordo strada arriva. 

Paesaggisticamente cosa ti ha colpito?

La bellezza delle città e dei paesini, tanti luoghi sono davvero unici. Poi il deserto è simile a quello del Medio Oriente, dove ho corso anni fa, non c’è tanta vita (ride, ndr)! Però penso che per i ragazzi sia un’esperienza unica, perché stanno via da casa per tre settimane abbondanti in un Paese che non ha nulla di simile a quello che sono abituati a vivere e vedere. 

Cosa vi siete detti?

Prima di partire ho consigliato loro di iniziare questo viaggio con il giusto spirito di adattamento. Non dovevano di certo aspettarsi pasti di primo livello o le solite condizioni. La gara è bella, organizzata bene e anche per il cibo ci siamo trovati bene, però serve essere predisposti e i miei ragazzi da questo punto di vista sono stati bravi. 

Com’è stato per loro vivere così tanto tempo fuori casa?

L’esperienza è particolare, ma formativa. L’organizzazione è super efficiente. Per fare ogni cosa si è sempre scortati dalla polizia, per arrivare alla partenza, per andare in hotel dopo la gara e per allenarsi. Ieri i ragazzi sono usciti per una sgambata e avevano la macchina della polizia e il medico dietro. Anche io se voglio andare a fare benzina vengo scortato. Tanto che ho chiesto loro se fosse così pericoloso muoversi in Algeria. Mi hanno risposto che non lo è, ma l’organizzazione è responsabile per ognuno di noi e hanno voluto fare tutto al meglio

Che ciclismo avete trovato?

Un livello medio, abbastanza buono. Dei novanta corridori alla partenza la metà di loro ha delle belle qualità. Ci sono delle continental forti come China Glory e Team Storck, che è una formazione tedesca. Poi le squadre algerine che sono sei, compresa la nazionale, sono abbastanza forti. Una di queste, la Madar Pro Cycling Team ha fatto il bello e cattivo tempo. L’Algeria mi dà l’impressione di un Paese dove si sta puntando tanto sul ciclismo. Ogni giorno alla partenza delle tappe c’erano il Ministro dello Sport e il presidente della Federazione ciclistica nazionale. 

Compreso il tanto pubblico, caloroso?

Sembrava di essere tra i professionisti. I ragazzi dovevano essere scortati al podio perché venivano presi d’assalto dai tifosi per una foto o un autografo. Luca Bagnara, che ha vinto anche una corsa a tappe in Portogallo e qui è salito sul podio qualche volta, mi ha detto: «Mi sembra di essere al Tour de France». Penso sia bello per i ragazzi vedere che il ciclismo può muovere tanto interesse.

Arrivate alle prime gare del calendario italiano con tanti chilometri nelle gambe…

L’obiettivo era proprio questo. Presentarsi alle corse di fine febbraio e inizio marzo con una condizione importante. Non nascondo che venire qui e portare Bagnara è stata una scelta volta a far crescere la sua condizione in vista della Coppi e Bartali. Se avessimo fatto il solito calendario, sarebbe arrivato con quattro o cinque giorni di corsa, invece ora ne ha messi insieme già tredici. 

Restare per più di tre settimane in Algeria è un’esperienza che permette anche di conoscere un Paese diverso (foto Facebook/Tour d’Algerie)
Restare per più di tre settimane in Algeria è un’esperienza che permette anche di conoscere un Paese diverso (foto Facebook/Tour d’Algerie)
I percorsi erano impegnativi?

Di per sé no. C’era tanto vento che faceva comunque aumentare il tasso tecnico e la fatica in corsa. Le medie poi erano elevate, si parla di 43 chilometri orari mediamente nelle varie tappe. La gara è partita dalla zona nord dell’Algeria per poi scendere a zig zag e arrivare al confine con il deserto. Dal punto di vista altimetrico non era una corsa impegnativa, quello che doveva essere un arrivo in salita si è dimostrato uno strappo di poco meno di un chilometro. 

Tornerete?

Non è da escludere, chiaro che se si vuole fare bene si deve portare una squadra di passisti veloci. Però è un bell’appuntamento anche per mettere tanti chilometri alle spalle. Sono curioso di vedere con quale condizione arriveranno i ragazzi che hanno corso qui alle prime gare in Italia. 

Meccia, l’ultima vittoria da junior è… la prima tra gli U23

24.10.2024
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Ha chiuso la stagione col colpaccio che nessuno si aspettava, riscrivendo una fetta di storia della gara. La vittoria ad Acquanegra sul Chiese per Leonardo Meccia in pratica corrisponde all’ultima da junior e…. alla prima da U23 (in apertura foto Rodella).

La classica mantovana, che tradizionalmente segna la fine del calendario degli elite/U23, è stata spesso l’occasione per vedere al via formazioni juniores con atleti del secondo anno grazie alle deroghe federali. Un antipasto di un centinaio di chilometri in circuito che può essere digerito bene dai più giovani in vista del menù dell’annata successiva. E a giudicare dal risultato ottenuto, il diciottenne della Vangi Il Pirata Sama Ricambi ha mandato di traverso il boccone ai suoi rivali con una grande prova. Non ci sarebbe da stupirsi, visto il livello degli juniores di oggi, però un po’ fa pensare. Prima di capire come ci sia riuscito, abbiamo conosciuto meglio Meccia scoprendo alcuni lati interessanti per un ragazzo della sua età ed altri curiosi che lo accomunano addirittura ad un campione del suo tempo.

Ad Acquanegra il diciottenne juniores Meccia ha preceduto gli esperti elite De Totto e Belleri (foto Rodella)
Ad Acquanegra il diciottenne juniores Meccia ha preceduto gli esperti elite De Totto e Belleri (foto Rodella)

Esempio di perseveranza

Leonardo si è trovato a proprio agio sul percorso pianeggiante di Acquanegra, mantenendo fede al suo motto inventato sul profilo whatsapp che recita “more weight, more watt”. Tradotto “più peso più potenza”, che per un passista-veloce è una sorta di dottrina. Il suo cammino pre-juniores non è stato quello del predestinato. E forse è stato un bene. Ha iniziato a correre da G1 nella Sidermec Riviera e col passare degli anni ha avuto una crescita costante malgrado un bottino scarso di risultati. Nel ciclismo giovanile attuale che cerca sempre il campione fin dalle prime categorie a suon di vittorie e a suon di pressioni, fa enormemente piacere trovare un caso raro come il suo.

«Ho fatto gli esordienti con la Fausto Coppi di Cesenatico, il mio paese – ci dice Meccia, che frequenta la quinta superiore in un istituto di ragioneria – e poi gli allievi con la Fiumicinese. Ero tra i più scarsi. Ho fatto i primi veri risultati con continuità al secondo anno da allievo. Fino a due anni fa il ciclismo per me è stato un passatempo, un divertimento. Avevo iniziato a correre perché lo faceva un mio amico. Invece da junior il ciclismo ha iniziato a diventare di più una ragione di vita. L’anno scorso sono andato abbastanza bene e questo mi ha spinto a lavorare meglio in inverno. Nel 2024 ho raccolto i frutti, anche se fino a due mesi fa non ero soddisfatto pienamente come volevo io. Adesso invece posso dire che la stagione non è andata così male (sorride, ndr)».

Matteo Berti è stato il diesse di Meccia tra gli juniores. Prima alla Work Service, quest’anno alla Vangi (foto M.Chaussé)
Matteo Berti è stato il diesse di Meccia tra gli juniores. Prima alla Work Service, quest’anno alla Vangi (foto M.Chaussé)

Zero pressione

Seppur venga dalla densa terra di pedalatori e di Pantani, Meccia non conosce molto del passato del suo sport, proprio come ha ammesso Pogacar dopo il quarto Lombardia consecutivo che lo ha proiettato nella leggenda. E anche questo aspetto per Leonardo non è necessariamente negativo. Quest’anno ha conquistato 21 top 10 distribuite in maniera inequivocabile: cinque successi, cinque podi e cinque piazzamenti nei primi 5.

«Onestamente devo dirvi – ci confida – che so abbastanza poco del ciclismo. Ho avuto uno zio che correva in bici e ricordo ciò che mi diceva lui, ma senza mai approfondire. Nemmeno io ho mai avuto idoli, anche se mi piacciono tanti corridori di adesso. I miei riferimenti in questi anni sono sempre stati i miei avversari che andavano più forte di me. Mi basavo su di loro per capire il mio valore in gara. Per fortuna non ho mai avuto pressioni dai miei genitori e dai miei tecnici per vincere o arrivare tra i primi. Sento di non essere arrivato spremuto mentalmente agli juniores».

Esperienza vincente

Nel 2025 Meccia correrà con la Technipes #inEmiliaRomagna ed il salto nella nuova categoria è dietro l’angolo, ma un assaggio ce lo ha avuto due giorni fa.

«Il nostro diesse Matteo Berti – prosegue Leonardo – ha sempre portato gli juniores del secondo anno a questa corsa. Non ha preteso nulla da noi. Voleva solo che vivessimo quella giornata come un’esperienza. Ci ha dato le giuste indicazioni per correre al meglio. La qualità è salita tantissimo tra gli juniores ed in effetti su quel tipo di percorso (un circuito di 4 chilometri da ripetere 25 volte, ndr) non mi aspettavo grandi differenze tra noi e gli U23. Tuttavia ero abbastanza emozionato. Avevo timore e soggezione di correre con ragazzi abbastanza più grandi di me, addirittura alcuni con la barba che li facevano sembrare ancora più vecchi (sorride, ndr)».

Meccia ha disputato diverse corse internazionali. Qui con la maglia dell’Emilia Romagna all’ultimo Giro di Lunigiana
Meccia ha disputato diverse corse internazionali. Qui con la maglia dell’Emilia Romagna all’ultimo Giro di Lunigiana

La stoccata decisiva

Meccia è salito sul primo gradino del podio davanti a due esperti come De Totto del Sissio Team e Belleri della Hopplà, rispettivamente di 24 e 25 anni. In corsa ha dovuto anche pagare dazio di una regola non scritta molto “dilettantistica”, ma non ci ha fatto troppo caso.

«Durante le prime tornate – conclude il suo racconto – mi sono preso un po’ di “parole” da qualche corridore. Ero davanti e mi dicevano di tornare indietro nella pancia del gruppo. Non ci sono rimasto bene, seppur capissi la situazione, ma non volevo discutere e così questo mi ha incentivato a restare nelle prime posizioni. Anzi, sono entrato nella fuga decisiva di 19 assieme al mio compagno Bolognesi che è nata prima di metà gara».

Poggio Torriana, Meccia è preceduto da Cettolin nella volata per il secondo posto. Vittoria a Consolidani (foto Ballandi)
Poggio Torriana, Meccia è preceduto da Cettolin nella volata per il secondo posto. Vittoria a Consolidani (foto Ballandi)

Quattordici giri in avanscoperta ed il rispetto degli avversari che cresce chilometro dopo chilometro quando si accorgono che il giovane Meccia non salta i cambi e collabora. La superiorità numerica di alcune formazioni in fuga non funziona, l’accordo salta subito nonostante il gruppo avesse già alzato bandiera bianca. E così c’è spazio per tentativi solitari. L’ultimo è il suo, quello decisivo, quello per cui si è meritato i complimenti di tutti.

«A sette giri dalla fine – racconta – siamo rimasti davanti in otto. A due giri se ne è andato De Totto guadagnando 15”. Dietro c’era un po’ di attendismo, finché a tre chilometri dal traguardo ci ho provato. Sono scattato tornando sulla sua ruota in vista del triangolo rosso. Ai 500 metri l’ho superato e sono riuscito a vincere tutto solo. Nessuno se lo aspettava, nemmeno io. Ed è stato bellissimo».

Bravo Leonardo, hai scelto il miglior modo per iniziare il passaggio di categoria che avverrà ufficialmente fra meno di due mesi. Per le riflessioni su come stia cambiando il ciclismo delle categorie giovanili servirà invece aprire una pagina a parte.

Crescioli rialza la testa, ora l’obiettivo è il Giro Next Gen

16.05.2024
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Tra pochi giorni il Giro d’Italia arriverà a Livigno e lì rimarrà per il giorno di riposo e la partenza della tappa successiva. A pochi chilometri di distanza, a Trepalle sulla strada di Passo del Foscagno, Ludovico Crescioli si allena in vista della corsa rosa U23: il Giro Next Gen. Il corridore toscano nel 2024 ha cambiato ritmo, tornando ai livelli di quando da juniores battagliava con i migliori al mondo. Il passaggio alla Technipes #InEmiliaRomagna gli ha donato nuova linfa vitale, lo si è visto negli appuntamenti di inizio anno e anche alla Ronde de l’Isard.

Qui in secondo piano, alla Ronde de l’Isard Crescioli ha lottato con i migliori tutti i giorni (foto DirectVelo/Florian Frison)
Qui in secondo piano, alla Ronde de l’Isard Crescioli ha lottato con i migliori tutti i giorni (foto DirectVelo/Florian Frison)

La rotta è indicata

In terra francese, tra i migliori scalatori della sua categoria, Crescioli è stato il miglior italiano in classifica generale: quarto

«I primi risultati che mi hanno dato fiducia – dice con il suo inconfondibile accento toscano – sono arrivati a inizio stagione. Al Giro del Belvedere, dove ho fatto terzo, ho avuto una grande spinta morale. Per la Ronde de l’Isard il bilancio è sicuramente positivo, sono migliorato tappa dopo tappa. I migliori risultati li ho ottenuti nelle ultime due: la quarta e la quinta. Nella frazione con arrivo a Plateau de Beille, la penultima, sono rimasto con i migliori e fatto un gran piazzamento».

Il toscano alla Technipes ha ritrovato il colpo di pedale giusto (foto Instagram)
Il toscano alla Technipes ha ritrovato il colpo di pedale giusto (foto Instagram)
Che cosa hai provato nel tornare a correre tra i primi?

Ci ero riuscito già alla fine della scorsa stagione in alcune gare nazionali (Bassano-Montegrappa e Zanè-Monte Cengio, ndr). Ma il passo decisivo a livello internazionale è arrivato con la Technipes, sto avendo tanta continuità e questo è quello che conta maggiormente. 

Cosa è cambiato rispetto agli ultimi due anni?

C’è stato un insieme di cose: la squadra nuova, stimoli diversi… Ho fatto un inverno buono insieme a Malaguti, il preparatore della Technipes, e sono arrivato alle prime gare già pronto. In più fare qualche corsa con i professionisti mi ha dato un colpo di pedale diverso. Sono stato al Laigueglia, alla Coppi e Bartali e al Giro d’Abruzzo.

Al Giro del Belvedere il primo podio in una corsa internazionale, terzo dietro Glivar e Donati (photors.it)
Al Giro del Belvedere il primo podio in una corsa internazionale, terzo dietro Glivar e Donati (photors.it)
Con Malaguti come hai lavorato?

Nella fase di preparazione invernale ho fatto molti più chilometri e più ore in bici. Poi siamo andati in Spagna a febbraio per dieci giorni e anche lì ho lavorato parecchio bene. Un’altra cosa che abbiamo aggiunto è un livello più alto nelle uscite in cui si faceva intensità. Tanti fattori che mi hanno permesso di progredire molto. Va detto che sono cresciuto, in generale.

Che intendi?

Che mi sento di essere più pronto, in tutti i sensi. Alle gare arrivo convinto perché ora lavoro con un programma delineato. Banalmente ho dei blocchi di lavoro tra carico e scarico e gestisco bene quello che devo fare. Sono già a quota tre corse a tappe e prima del Giro Next Gen ne farò una quarta con la nazionale: la Corsa della Pace dal 30 maggio al 2 giugno. 

Alla Coppi e Bartali, Crescioli si è confrontato con i pro’ trovando un miglior colpo di pedale (foto Instagram)
Alla Coppi e Bartali, Crescioli si è confrontato con i pro’ trovando un miglior colpo di pedale (foto Instagram)
C’è un metodo di lavoro.

Era quello che cercavo, disputare corse a tappe ti permette di avere un colpo di pedale buono, di crescere. Cosa che sfrutti per le altre gare durante l’anno. 

Il Giro Next Gen sarà un tuo obiettivo?

Rimarrò in altura, a Trepalle, fino al 26 maggio concentrandomi sulla corsa rosa. Non mi voglio sbilanciare troppo (ride, ndr): il primo ostacolo da superare sarà la cronometro di Aosta all’esordio. Le gare contro il tempo mi mancano, ne ho fatte poche e infatti in questi giorni di ritiro farò dei lavori sulla bici da crono. Vedremo la sera di Aosta come avrò terminato la tappa, se avrò superato quel primo step, andrò avanti con fiducia. 

Ora punta a fare bene al Giro Next Gen e sogna la convocazione al Tour de l’Avenir con la nazionale (foto Instagram)
Ora punta a fare bene al Giro Next Gen e sogna la convocazione al Tour de l’Avenir con la nazionale (foto Instagram)
A proposito di nazionale, hai già parlato con Amadori?

Sì già a San Vendemiano, dove ho fatto terzo. Mi aveva accennato della convocazione per la Coppa delle Nazioni. Sono stato contento di esserci tornato, ero stato anche nel 2023, Marino lo devo ringraziare sinceramente, perché ha creduto in me anche quando i risultati non erano questi. 

Si va per step, ma il sogno di andare al Tour de l’Avenir c’è?

Credo che il senso delle parole che mi sono scambiato con Amadori fosse quello, se cresco ancora e mi faccio vedere ambizioso posso guadagnarmi una convocazione importante.

Giro del Belvedere: Glivar ruggisce, ma l’Italia si fa sentire

01.04.2024
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VILLA DI VILLA – L’urlo di Gal Glivar rimbalza contro le nuvole basse e grigie che sovrastano l’arrivo del Giro del Belvedere (foto photors.it in apertura). Una volata potente, fatta con le ultime forze rimaste in corpo, con la strada che guarda un po’ all’insù e sfida le gambe a dare il massimo. Il corridore del UAE Team Emirates Gen Z batte un gruppetto ristretto di quindici atleti. All’interno del quale gli animi si mischiano, tra chi raccoglie più di quanto aspettato e chi, al contrario, ha da recriminare. 

«La corsa si è presentata dura fin da subito – racconta Glivarcon la pioggia e il freddo a far sentire ancora di più la fatica. L’asfalto bagnato ha indurito gli strappi di giornata, dove spesso mi trovavo con la ruota posteriore che slittava. Si è trattato di una gara a eliminazione, la selezione è arrivata con il passare dei chilometri. In volata ho dato tutto, non potevo fare altrimenti, è andata bene e porto a casa un bel risultato».

Glivar, al quarto anno under 23 è passato al UAE Team Emirates Gen Z a inizio stagione
Glivar, al quarto anno under 23 è passato al UAE Team Emirates Gen Z a inizio stagione

Corsa “pesante”

Glivar nell’arrivare al podio cammina con le gambe larghe, appesantite dalla corsa e dal meteo che ha bagnato le teste dei corridori per più di metà giornata. La maglia del team emiratino, sporca di fatica e pioggia, rimane una costante delle prime posizioni anche nelle gare U23. Un altro sloveno giovane, che va forte e vince. Anche se Glivar scherza un po’ con l’età.

«Sono all’ultimo anno della categoria under 23 – dice da sotto al palco delle premiazioni – quindi ho passato abbastanza tempo qui. Mi sento a mio agio, ho fatto tante esperienze che mi hanno permesso di crescere. Nel 2023 ho vinto due appuntamenti di Nations Cup con la maglia slovena, la mia crescita la considero graduale, ma a buon punto».

La fuga di giornata è stata caratterizzata dall’azione solitaria di Kevin Pezzo Rosola
La fuga di giornata è stata caratterizzata dall’azione solitaria di Kevin Pezzo Rosola

Altro step verso i grandi

Glivar all’inizio del 2024 è passato al UAE Team Emirates Gen Z, il devo team della squadra che domina, insieme alla Visma Lease a Bike, il ranking UCI.

«Correre con questa maglia – ammette – è stato un grande salto in avanti per me. Tutti noi ragazzi abbiamo la sensazione di far parte del team WorldTour. Lo staff ci tratta come se fossimo dei professionisti e questo aiuta a trovare un miglior colpo di pedale e una migliore condizione. Ho avuto modo di correre qualche gara con i professionisti già da inizio anno, si tratta di una possibilità in più che il team ci dà e fa parte della nostra crescita e della maturazione. Il mio obiettivo, come quello di tutti gli altri ragazzi in questa squadra, è quello di provare a fare il salto tra i grandi nella prossima stagione».

Crescioli è in crescita in questo inizio 2024, merito della nuova avventura con la Technipes
Crescioli è in crescita in questo inizio 2024, merito della nuova avventura con la Technipes

Crescioli “opportunista”

Completano il podio Alessio Donati (Biesse Carrera) e Ludovico Crescioli (Techinipes #InEmiliaRomagna). Sono loro quelli che hanno da gioire più di tutti. Anche se, quando sei così vicino al successo, non ti accontenti mai di essere il primo dei battuti. 

«Avevo capito fin da subito – dichiara Crescioli – che le salite brevi e dure, con le strade strette, avrebbero messo in difficoltà tanti corridori. Si è deciso, insieme alla squadra, di correre nelle prime posizioni, per evitare intoppi e fatica in eccesso. Infatti siamo rimasti subito in 60, ho corso di rimessa, cercando di rimanere agganciato ai primi. Una volta scollinato l’ultimo GPM mi sono posizionato al meglio per giocarmi le mie carte in volata».

«Passare al team Technipes – continua – mi ha permesso di crescere fin da inizio anno. Sto bene, sono migliorato parecchio e ho fatto già un paio di corse con i professionisti: Laigueglia e Coppi e Bartali. Proprio quest’ultima mi ha dato una bella gamba in vista delle gare under. Oggi la prima è andata bene, domani ci sarà il Recioto, poi arriveranno Milano-Busseto e Piva. Dovrei tornare a correre con i pro’ al Giro di Abruzzo».

Stessa bandiera, morali diversi

Gli italiani nelle prime dieci posizioni sono addirittura sette. Giù dal podio rimangono tra gli altri: Pinarello, quarto e Romele, quinto. Il ragazzo dell’Astana Qazaqstan Development è quello con il volto più scuro, sul Giro del Belvedere aveva messo una “X” grande…

«Ho visto poca collaborazione in gruppo – recrimina Romele – nei giri intermedi, quelli con lo strappo di Pian della Vigna. Il ritmo non era sostenuto, così ho voluto mettere i miei compagni davanti per alzare i giri e restare nelle posizioni importanti. Ho perso Reibsch, che avrebbe potuto fare un grande lavoro di ulteriore controllo. La gara da quel momento è un po’ impazzita ed è stato difficile gestirla. Ho notato che avevamo contro gran parte delle squadre in gara, ma ci sta, fa parte del gioco. Peccato, porto a casa un quinto posto che mi gratifica, ho provato a fare la corsa e di questo devo essere felice. Non rimpiango nulla, ho comunque fatto una prestazione da protagonista».

Technipes #inEmiliaRomagna, il 2024 alla ricerca di trionfi

09.03.2024
6 min
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SANTARCANGELO DI ROMAGNA – Ci troviamo nell’entroterra romagnolo, per la precisione presso l’Azienda Agricola La Collina dei Poeti, un luogo che incarna a pieno l’amore per questa terra e vive le due ruote tutto l’anno. Qui il team Technipes #inEmiliaRomagna ha presentato la squadra per il 2024. Sei anni sono passati dalla sua creazione, nata a Faenza per l’intuizione di Davide Cassani e l’attuale presidente Gianni Carapia. Sei anni ricchi di successi che hanno portato al professionismo due atleti come Manuele Tarozzi e Alessandro Monaco.

Un anno fa la squadra ha fatto il suo esordio nel mondo delle continental e quest’anno è pronta a rilanciarsi a caccia di vittorie, più qualitative e convincenti. Su queste colline il poeta Tonino Guerra disse “l’ottimismo è il profumo della vita”. Dalle parole pronunciate da autorità, sponsor e tecnici quest’oggi il mantra pare proprio lo stesso. Dal giorno uno Michele Coppolillo ha diretto i ragazzi e oggi è pronto a rilanciare la squadra con un organico più che raddoppiato, con volontà di vittoria ben chiare. 

Il diesse Michele Coppolillo ha speso parole di ottimismo per il 2024
Il diesse Michele Coppolillo ha speso parole di ottimismo per il 2024
Cos’è stata la Technipes #inEmiliaRomagna fino ad oggi?

Siamo nati dall’intuizione di Davide Cassani, perché mancava qualcosa sul territorio regionale. Abbiamo deciso prima di tutto di dare la possibilità ai nostri corridori emiliano romagnoli di restare in regione e di non dover per forza emigrare fuori. Da lì il progetto è cresciuto negli anni e abbiamo raccolto dei risultati importanti tra cui anche una tappa al Giro d’Italia Giovani nel 2021. L’anno scorso abbiamo deciso di fare il salto nelle Continental, questo ci ha portato a fare un’attività più strutturata e ad alzare ancora di più l’asticella con anche appuntamenti di spessore in Italia e all’estero. Con l’obiettivo di fare crescere sempre di più i ragazzi. E’ cambiato un po’ tutto e siamo diventati più grandi.

Durante la presentazione il presidente Gianni Carapia ha detto che quest’anno i corridori ve li siete scelti…

In questi anni abbiamo seminato bene, abbiamo avuto modo anche di avere ragazzi che hanno scelto il mondo del lavoro, hanno capito che per alzare l’asticella bisogna confrontarsi con quelli più bravi, e alla fine questo per noi è un vanto. Non è per tutti la vita del ciclista. Abbiamo anche portato ragazzi al professionismo. Però detto questo vogliamo migliorare, vogliamo alzare ancora l’asticella facendo un’attività ancora più strutturata e con dei corridori di spessore, promettenti.

Dalle sue parole si è capito che c’è stato un investimento oneroso. Su 14 che siete solo Ansaloni è rimasto in squadra…

Sì, abbiamo sicuramente investito tanto su questo 2024. Oltre ai corridori abbiamo stilato un calendario importante che ci porti a confrontarci con i professionisti. Alzare l’asticella ha un costo che si traduce in personale, materiali e trasferte. 

Sentendo le parole dello sponsor Technipes pronunciate dal suo presidente Raffaele Barosi, questo’anno le vittorie devono essere al centro del progetto. Cosa ne pensi?

La vittoria è l’obiettivo di tutti. Io penso che se tu lavori bene i risultati vengono di conseguenza. Il fatto di mandare avanti questo progetto. Di fare una buona attività, e di crescere, richiede numeri. Ma come dico sempre e quest’anno più che mai, non è la quantità ma la qualità. Vogliamo portare la nostra maglia sui podi più importanti e non accontentarci. 

Nel suo intervento Davide Cassani ha detto che il sogno dei ragazzi è quello di passare professionisti. Il vostro sogno qual è?

Il mio sogno, e io dico sempre questa cosa, è vedere un corridore che passa e riesce a raggiungere il suo sogno, cioè quello di diventare professionista. Io penso che noi vinciamo quando il nostro corridore fra sette, otto, dieci anni arriva là, fa una carriera tra i professionisti, ha realizzato il suo sogno e ha fatto di questo anche il suo lavoro. Perché le vittorie in sé, pagano ma relativamente. Vedere Tarozzi lì a giocarsi le corse con la maglia Bardiani è un successo per il nostro progetto perchè so che porta avanti i nostri valori.

Come detto, ci sono tanti nomi nuovi quest’anno. C’è qualcuno da cui ti aspetti un po’ di più?

Come si può constatare dalle date di nascita abbiamo una squadra composta principalmente da giovani. Su 14 abbiamo 10 under 23, questo vuol dire che ci siamo rivoluzionati e puntiamo molto su di loro. Per fare un esempio Ludovico Crescioli, ha fatto molto bene e pensiamo che quest’anno possa fare il salto definitivo. Mentre per gli elite, non mi piace dire che siano all’ultima spiaggia, perché alla fine il ciclismo moderno purtroppo è molto accelerato, nel senso che se hai 20/21 anni e non passi, diventi già una seconda scelta. Noi abbiamo dato un’ulteriore occasione a questi ragazzi, come Innocenti, Garibbo e Cavallo, corridori fortissimi. Per questo faremo un’attività che gli darà l’occasione di correre in mezzo ai professionisti per mettersi in mostra e di avere ancora qualche chance. Come ha detto anche prima Bruno Reverberi (intervenuto durante la conferenza, ndr), una volta si passava a 24 o 25 anni e si maturava ancora più in là. Ovvio, il ciclismo è cambiato, si matura prima, però bisogna capire anche il percorso del ragazzo che ha avuto prima, se ha avuto un problema o meno. Secondo me a 23 anni, a 24 non si è finiti, bisogna dargli un’ulteriore chance.

La squadra a febbraio è stata in ritiro a Calpe
La squadra a febbraio è stata in ritiro a Calpe
A novembre c’è stato il trentennale della Mercatone Uno, dove tu ovviamente eri presente. Quella squadra che ha fatto la storia del ciclismo italiano era una realtà “piccola” nata dalla volontà di Romano Cenni di creare una squadra nella sua regione. Cosa porti di quel mondo lì all’interno di questo team?

Sono cambiati veramente i tempi. E’ cambiato il ciclismo, è cambiato tutto. Mentre vent’anni fa, tra virgolette con poco si riusciva a far tanto, con un gruppo che anche a detta di Beppe Martinello, era una squadra sulla carta anche debole ma che riusciva a raccogliere risultati enormi. Eravamo una famiglia e la nostra forza veniva proprio da lì. Abbiamo avuto la fortuna di essere un tutti per uno, per Marco Pantani. Però io credo che quel cameratismo, quell’amicizia sana, il sapore di famiglia sia la chiave per raggiungere risultati importanti.  

L’AD della Technipes Raffare Barosi in chiusura della presentazione ha parlato di un numero di vittorie su cui avete posto l’obiettivo. Qual’è?

Vogliamo migliorare le 7 vittorie dell’anno scorso e ho già detto tutto. Ma tanto i numeri come le parole, li porta via il vento. 

A conferma di tutto ciò, su quanto sia importante il come e la qualità della vittoria e non il numero, dalla Collina dei Poeti risulta facile citare frasi come: «Quando stacchi tutti e arrivi da solo, la vittoria ha il sapore del trionfo». A pronunciarla non fu un poeta emerito ma bensì un ragazzo che le poesie le scriveva con le sue imprese, Marco Pantani. 

Crescioli saluta la Mastromarco. E’ il momento di crescere

19.12.2023
6 min
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Possiamo considerare questa intervista a Ludovico Crescioli un continuo di quella fatta un anno fa (era il 14 dicembre 2022). Un altro anno è passato e il giovane toscano in forza alla Mastromarco Sensi Nibali dal 2024 sarà con la Technipes #InEmiliaRomagna e fa di nuovo un punto insieme a noi. Crescioli era uscito alla ribalta in quel famoso Giro della Lunigiana del 2021. Aveva terminato la corsa alle spalle di Lenny Martinez, i due erano divisi da 34 secondi. Nel proseguire della carriera le loro strade hanno preso direzioni tanto diverse

Martinez quest’anno ha esordito alla Vuelta, indossando la maglia rossa per due tappe. Crescioli, invece, ha messo in fila il suo secondo anno da under 23 alla Mastromarco. Di domande e spunti di riflessione ce ne sono tanti e Crescioli con l’intelligenza e la lucidità che ha sempre dimostrato, li analizza con noi.

Dopo due anni alla Mastromarco ha deciso di cambiare squadra, dal 2024 sarà con la Technipes
Dopo due anni alla Mastromarco ha deciso di cambiare squadra, dal 2024 sarà con la Technipes
Intanto come stai?

Bene, tutto bene. Ho ripreso ad allenarmi da un mese abbondante. Ieri (domenica per chi legge, ndr) ho fatto 5 ore in bici. Oggi, invece, è stata una giornata di scarico. Sto ancora alternando bici e palestra. Ho già iniziato a lavorare con Alessandro Malaguti, preparatore della Technipes. Insieme alla squadra ci siamo incontrati già un paio di volte, l’ultima settimana scorsa: sono fiducioso, l’ambiente mi piace molto. Abbiamo un preparatore e anche un nutrizionista. 

E’ la prima volta che ti rapporti con figure del genere?

Da under 23 sì. Alla Mastromarco ci seguiva Balducci, che faceva da diesse e preparatore. Non avevamo un nutrizionista e mi basavo sulle cose imparate al Casano quando ero juniores. Quest’anno in Technipes c’è uno staff più ampio, dove tutti hanno il proprio ruolo. Più consigli si hanno e meglio è (dice con una risata, ndr). 

Il 2023 che anno è stato?

Travagliato, all’inizio della stagione mi sono ammalato parecchie volte. Avevo spesso bronchiti, tosse e febbre. Capitava che mi ammalassi dopo una corsa, così dovevo restare fermo una settimana e non riuscivo mai ad avere il colpo di pedale giusto. Questo fino a maggio.

La gamba in Polonia al Nation Grand Prix non era al meglio ma si è messo a disposizione dei compagni (PT Photos)
La gamba in Polonia al Nation Grand Prix non era al meglio ma si è messo a disposizione dei compagni (PT Photos)
Poi che è successo?

Mi sono sistemato con la salute ed ho messo insieme due esperienze importanti. Prima l’Orlen Nations Grand Prix con la nazionale di Amadori, poi il Giro Next Gen con la Mastromarco. La vera svolta è stato proprio il Giro, da lì in poi ho trovato il colpo di pedale giusto, infatti al campionato italiano sono arrivato nono. 

E la corsa con la nazionale che cosa ti ha lasciato?

Una bella esperienza. Non avevo una condizione super, ma ho aiutato tanto i miei compagni. In più ho avuto occasione di mettermi alla prova in un contesto internazionale. Essere stato convocato mi ha fatto un enorme piacere. Dopo il Giro Next Gen sono anche andato a Sestriere per una decina di giorni e mi sono allenato con la nazionale. Non sono andato subito in ritiro perché ci tenevo a correre la Bassano-Monte Grappa e la Zanè-Monte Cengio. Peccato che poi il 10 agosto, in gara sono caduto e mi sono rotto il polso. 

Non il miglior modo per presentarsi al finale di stagione.

No, anche se poi quando sono tornato in gruppo ero contento. Mi interessava correre e farlo prima dell’inverno, per avere anche il morale giusto.

Al Giro Next Gen la condizione del toscano era in crescita
Al Giro Next Gen la condizione del toscano era in crescita
Il colpo di pedale giusto lo hai trovato dopo le due corse a tappe: Orlen e Giro Next Gen, non è un caso. Forse ti sono mancate queste corse per crescere…

Di corse a tappe ne ho fatte due da junior (tra cui il Giro della Lunigiana, ndr). Poi da primo anno under 23 ho corso al Valle d’Aosta, infine in questa stagione ho aggiunto Orlen e Giro Next Gen.

Dopo due anni da under 23 che tipo di corridore pensi di poter diventare?

Da quel Giro della Lunigiana avevo messo nel mirino di crescere nelle corse a tappe. Ho pensato che quella potesse diventare la mia strada. 

Ma alla Mastromarco, in questi due anni ne hai fatte poche, solo tre.

Da loro mi sono trovato bene, specialmente il primo anno, quando avevo ancora la scuola da finire. Poi nel 2023 mi sono accorto che avevo bisogno di crescere ancora e così ho deciso di cambiare. Questo anche per fare un calendario più importante. In Mastromarco ho corso tante gare regionali e nazionali, ma poche internazionali.

Crescioli è andato in ritiro con la nazionale di Amadori tra luglio e agosto, a Sestriere
Crescioli è andato in ritiro con la nazionale di Amadori tra luglio e agosto, a Sestriere
Quando sei andato a misurarti in contesti come Orlen e Giro che hai visto?

Che sono una spanna sopra, che erano diversi. Questo è stato un ulteriore stimolo a volermi migliorare, a crescere. Credo molto nella Technipes e loro credono in me. Me lo hanno dimostrato fin da subito, ho parlato tanto con Chicchi e Cassani, ma anche con Chiesa e Coppolillo. Proprio con Chicchi, che è toscano, ho fatto il viaggio in macchina per andare al ritiro della settimana scorsa. 

Che cosa ti ha detto?

Ho percepito che sono contenti di avermi tra di loro. Sono fiduciosi e io lo sono verso la squadra, sono una continental e questo, secondo me, mi aiuterà a fare il passo in più che cerco

Dopo il Lunigiana si diceva che fossero venuti a cercarti anche dei Devo Team…

Sono andato alla Mastromarco e non me ne pento, con loro avevo un accordo da prima del Lunigiana. In questi due anni con loro sono cresciuto ed ora è giunto il momento di crescere ancora, questo è il motivo del cambio di squadra. 

Nel 2021 Pinarello, coetaneo di Crescioli, è passato alla allora Bardiani, alternando attività under 23 di alto livello e corse con i pro’
Nel 2021 Pinarello, coetaneo di Crescioli, è passato alla allora Bardiani, alternando attività under 23 di alto livello e corse con i pro’
Nel 2021, ultimo tuo anno da junior, iniziavano i trasferimenti dei ragazzi all’estero, ora sono una normalità. Secondo te hai pagato questa tempistica?

Quando ero secondo anno io, sono passati professionisti Pellizzari e Pinarello (quest’ultimo arrivato terzo al Giro della Lunigiana di quell’anno, ndr). Il fatto dei trasferimenti all’estero si è sdoganato dai 2004 in poi. Chiaro che in un Devo Team sei più seguito e guardato, però non rimpiango quello che ho fatto. 

Saremo contenti di fare un punto con te durante la prossima stagione, intanto ti facciamo un grande in bocca al lupo per il 2024.

Va bene e W il lupo!

Rivoluzione Technipes #InEmiliaRomagna: si riparte dai giovani

23.10.2023
5 min
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I primi sguardi sul prossimo futuro la Technipes #InEmiliaRomagna li lancia da Riolo Terme, dove i ragazzi sono stati per un mini ritiro. Due giorni così da conoscersi meglio e iniziare a lavorare sulla stagione che verrà. Il team romagnolo ha cambiato tanto rispetto al 2023, la rosa ha subito una bella rivoluzione. Incuriositi da tale scelta siamo andati a chiedere a Michele Coppolillo, il primo diesse del team. La scorsa stagione su 12 atleti la Technipes contava 6 elite e 6 under, quest’anno il trend è cambiato. 

«Per il 60 per cento – racconta “Coppo” – la squadra sarà composta da ragazzi di primo anno. In totale, su 14 atleti avremo 11 under e 3 elite. Abbiamo appena chiuso un raduno di due giorni, che ci è servito solamente per conoscerci, i ritiri inizieranno più avanti. Quello fondamentale per lavorare e gettare le basi lo faremo molto probabilmente in Spagna, a fine gennaio, come fatto negli ultimi 2 anni». 

Tanti giovani

Il cambio di rosa è forte, tanti corridori sono andati via ed altrettanti ne sono arrivati. Si parte dai giovani, ma si potrebbe dire: si riparte. 

«Abbiamo deciso per una squadra giovane – continua Coppolillo – ma che potesse contare su uomini di esperienza. Scegliere di inserire tanti ragazzi di primo anno ci permette di lavorare con loro e farli crescere con la nostra mentalità. Si tratta di un progetto più a lungo termine, la nostra categoria di riferimento è l’under 23, poi abbiamo innesti con ragazzi elite che vogliono mettersi in gioco. Avremo una duplice attività: quella prettamente under 23 e quella di una continental, quindi con qualche gara con i professionisti. Rispetto all’anno scorso il calendario sarà simile, anche se abbiamo l’obiettivo di partecipare a qualche corsa internazionale all’estero, sempre dedicata agli under 23. Non sarà semplice ottenere gli inviti, ma sono fiducioso».

Rispetto alla stagione appena conclusa la Technipes #InEmiliaRomagna nel 2024 punterà sui giovani
Rispetto alla stagione appena conclusa la Technipes #InEmiliaRomagna nel 2024 punterà sui giovani

Si riparte da zero

Una volta entrati nella categoria under 23, il passato secondo Coppolillo conta poco. Non importa quanto si sia vinto prima, i valori si azzerano e si riparte da capo con l’ambizione di “costruire” corridori completi.

«I nuovi innesti di primo anno – spiega ancora il diesse – hanno un buon passato nella categoria juniores, chi più e chi meno. Ma in queste situazioni dire che un corridore sia forte o meno forte è relativo. Sono talmente giovani da essere in continua evoluzione, diciamo che abbiamo preso dei ragazzi interessanti sui quali lavorare».

Andrea Innocenti sarà uno dei tre elite in squadra, il fiorentino è in cerca di riscatto
Andrea Innocenti sarà uno dei tre elite in squadra, il fiorentino è in cerca di riscatto

Primo impatto

La novità in casa Technipes #InEmiliaRomagna all’inizio del 2023 era il passaggio a formazione continental. Dopo un anno si tirano le prime somme, e si cerca di capire se il cammino intrapreso sia quello giusto. 

«Il 2023 – spiega Coppolillo – ci è servito per dare un’impronta importante: siamo diventati continental e di conseguenza abbiamo fatto un’attività che potesse giustificare la categoria. Mettere i ragazzi in condizione di misurarsi con i professionisti è utile per la loro crescita, per fornire input. Quando vai a correre con i grandi, vedi il divario che c’è, lo si nota tra una continental e una professional, figuriamoci quando arrivano anche le WorldTour. Ma il ciclismo è questo, devi toccare con mano il livello delle gare per capire dove bisogna arrivare. Pensate al Giro dell’Emilia dove le squadre WorldTour erano 16. Per i nostri 3 elite (Innocenti, Garribo e Cavallo, ndr) quelle gare saranno importanti per mettersi in mostra.

«Sugli elite – spiega Coppolillo – abbiamo deciso di tenere Innocenti visto il suo trascorso e i 4 anni di stop. La scorsa stagione si è comportato bene e per alcuni problemi non è riuscito ad esprimersi al meglio, ma il finale di stagione ci ha dato buone risposte. A 24 anni nel ciclismo moderno sei considerato vecchio, ma ogni ragazzo ha un percorso diverso».

Le porte rimangono aperte anche per Emanuele Ansaloni, che al momento sta cercando un ingaggio da pro’ (photors.it)
Le porte rimangono aperte anche per Emanuele Ansaloni, che al momento sta cercando un ingaggio da pro’ (photors.it)

Staff e corridori

La qualità della Technipes emerge anche dallo staff a disposizione, che tra diesse e team manager può contare su nomi di primo livello.

«La nostra squadra è nata 5 anni fa – conclude Coppolillo – come team under 23. Ogni anno abbiamo fatto dei passi in avanti che ci hanno portato sempre più lontani, pensate che fino al 2022 avevamo una rosa composta solamente da corridori emiliani e romagnoli. Nel 2023 abbiamo cambiato tutto e siamo cresciuti ancora. Parte fondamentale di questa crescita è merito dello staff: Chicchi e Chiesa sono due figure di riferimento. Il primo ha lavorato tanto con gli elite e ha molta esperienza, il secondo svolge un ruolo più da manager. Poter contare su figure di riferimento vuol dire tanto per i corridori.

«Se dovessi guardarmi indietro vedo la giusta crescita per la Technipes, esattamente come me la sarei immaginata. Quindi credo che il cammino intrapreso sia quello giusto».

Il temporale su Manerba e il disonore dello Stelvio

15.06.2023
6 min
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MANERBA DEL GARDA – La tappa successiva alla giornata dello Stelvio viene vinta da Lukas Nerurkar, atleta della Trinity Cycling. Corridore britannico nato e cresciuto, per i suoi primi sette anni di vita in Etiopia. Suo padre, Richard, è arrivato quinto alle Olimpiadi di Atlanta 1996, nella maratona. Il diciannovenne si è imposto in una volata a due con Brennsaeter della Equipe Continental Groupama FDJ

La fuga ha avuto margine complice la pioggia che ha reso difficile la discesa finale. Lo ha confermato anche la maglia rosa Staune-Mittet, dicendo che oggi era più facile perdere il Giro che vincerlo. Zero rischi e margine ai due attaccanti di giornata che ringraziano e si giocano la tappa. 

Nubi sul Giro

La pioggia è anche metaforica, anzi si potrebbe dire che sul Giro Next Gen “fioccano” squalifiche. Dopo l’arrivo in cima al Passo dello Stelvio si temevano degli strascichi sulle gambe dei corridori. La leggendaria salita non ha però influito come si sarebbe potuto immaginare. Sul Giro Next Gen si è scatenato un temporale che ha portato nel corso di una notte alla squalifica di 31 atleti

Il motivo è la violazione dell’articolo 2.12.007-4.6: “Un corridore attaccato al proprio veicolo, o quello di un’altra squadra viene squalificato ed escluso dalla corsa. L’ammenda è di 100 franchi svizzeri e 25 punti dalle classifiche UCI. L’esclusione è prevista anche per il veicolo, senza possibilità di sostituzione, ed il direttore sportivo viene sanzionato con 100 franchi svizzeri di ammenda”. 

Valerio Damiano, con il numero 75, è uno dei due ragazzi rimasti in corsa della Rostese
Valerio Damiano, con il numero 75, è uno dei due ragazzi rimasti in corsa della Rostese

Lo sconforto di Damilano

La Ciclistica Rostese è una delle squadre che si è ritrovata con il maggior numero di corridori squalificati: tre, come loro anche la Beltrami TSA Tre Colli. Il diesse dei piemontesi alla partenza aveva l’aria affranta.

«Io posso solo essere critico nei confronti dei miei ragazzi – ci dice seduto nel retro dell’ammiraglia – di quello che fanno gli altri non me ne frega nulla. Hanno provato a giustificarsi dicendo che lo facevano tutti, ma a me non interessa. In 46 anni che faccio il direttore sportivo non ho mai preso una multa. E’ successo perché il diesse che c’era sulla seconda ammiraglia si è fatto abbindolare. Mi avesse fatto un colpo di telefono mi sarei rifiutato di fare una cosa del genere».

«Ci sono dodici giudici – continua Damilano – se avessero messo due moto in più in fondo alla corsa non sarebbe successo. In tempi passati c’erano tre o quattro giudici che facevano su e giù, si facevano vedere e risultavano da deterrente. I filmati girati in rete fanno paura, io non ho mai visto una cosa del genere. Ora prenderemo dei provvedimenti nei confronti dei nostri ragazzi, diamo l’anima per cercare gli sponsor e due ragazzini rovinano l’immagine della squadra». 

La Sissio paga caro

Il ciclismo è cambiato, si vede nel professionismo e lo si nota anche tra i giovani. Una volta questo era il Giro d’Italia Dilettanti, poi è passato ad essere Under 23. Ora si parla di Next Gen “Prossima Generazione”. Nel ciclismo d’altri tempi queste cose erano all’ordine del giorno, ma nell’era dei social come occhio vigile sul mondo tutto ciò perde senso. L’immagine che è uscita dalla giornata dello Stelvio non è quella che invoglia a guardare e seguire il ciclismo. 

«Si è sempre fatto – parla Toffoli, diesse del G.S. Sissio Team – fin dal ciclismo eroico. La seconda macchina cerca sempre di salvare il salvabile, ma va bene. Erano d’accordo con me. A mezz’ora di distacco si cerca di aiutare i ragazzi, già ne stiamo perdendo tanti, se in più gli facciamo passare la voglia di correre. Portiamo all’arrivo e diamogli la soddisfazione di aver finito, anche zoppicando il Giro».

La domanda potrebbe essere quale sia l’onore di finire qualcosa che non si è meritato di portare a termine. Nello sport ci sono delle regole e, per quanto dure siano, servono per dare una forma allo sport che amiamo. 

Persico era arrivato sul traguardo con 20 minuti di ritardo, molto prima del tempo massimo (foto Instagram)
Persico era arrivato sul traguardo con 20 minuti di ritardo, molto prima del tempo massimo (foto Instagram)

Le versioni di Di Leo e Coppolillo

Nel comunicato stampa mandato da RCS Sport, come ogni mattina, dopo la partenza della tappa, erano stati aggiunti 7 nomi ai 24 qualificati nella serata di ieri. Tra i nomi di spicco risultano quello di Persico della Colpack-Ballan, mentre la Technipes #InEmiliaRomagna perde quattro corridori: Collinelli, Masoni, Montefiori e Umbri. 

«Abbiamo sbagliato – dice Coppolillo dall’ammiraglia mentre era in corsa – sono addolorato ed affranto. Lo sport è fatto di fatica e sacrifici, ho visto delle cose che vanno oltre, feriscono. Non sono abituato e non dobbiamo esserlo, a fine Giro penseremo a come affrontare al meglio questa cosa con i ragazzi».

Anche Rossella Di Leo, responsabile del team Colpack-Ballan, è in macchina che segue lo svolgimento della quinta tappa. «Persico è stato mandato a casa questa mattina, dopo che è stato presentato un video da un diesse di un altro team. Si è attaccato all’ammiraglia per 200 o 300 metri, ma per il resto si è fatto la salita da solo».

Al team di Coppolillo è rimasto il solo Dapporto
Al team di Coppolillo è rimasto il solo Dapporto

La parola alla Direzione Gara

Il via vai di membri dello staff sul Passo dello Stelvio è stato poi giustificato nel corso della serata con la squalifica degli atleti per traino. 

«A fine tappa – spiega Raffaele Babini, direttore di corsa di lungo corso qui presente al Giro Next Gen – eravamo ancora in una fase di indagine. Quando si interviene bisogna farlo con una serie di elementi certi ed inappuntabili. Ci sono due aspetti: il primo è quello del collegio dei commissari che ha l’obbligo ed il dovere, sportivo e umano, di applicare le norme regolamentari. Cosa fatta una volta che siamo venuti in possesso degli elementi necessari e certi. Arrivati in primis con una visione sul campo, ovvero i giudici che hanno riscontrato determinate infrazioni. I social da questo punto di vista rappresentano un grande occhio di falco che ha aiutato nelle indagini».

«L’UCI – conclude – quando ci sono delle dirette, che poi possono diventare delle differite, ha le immagini. Il presidente riceve in prima battuta gli elementi di infrazione, che poi sono stati approfonditi nel post tappa. Dobbiamo garantire a tutti degli elementi di equità, per il rispetto verso i corridori e l’organizzazione».