Dainese, anche la sauna finlandese per abituarsi al caldo

06.08.2021
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Ma come fa un pro’ a prepararsi d’estate con il caldo e il solleone che martellano sulla testa e sulla schiena? Spesso abbiamo parlato di alimentazione, ma poi il tutto come si traduce in soldoni? Un esempio può essere l’esperienza di Alberto Dainese, giovane della Dsm che di certo questa estate non ha “pedalicchiato”… visto che sta preparando la Vuelta.

In questi giorni Alberto è impegnato nella Vuelta a Burgos. Ha anche sfiorato la vittoria nella seconda frazione. La gamba è buona. Frutto di allenamenti specifici fatti anche proprio in ottica caldo.

Una sauna finlandese come quelle utilizzate dalla Dsm
Una sauna finlandese come quelle utilizzate dalla Dsm
Alberto, come la mettiamo con il caldo?

Diciamo che mi piace. O almeno meglio il caldo che il freddo.

Stai preparando la Vuelta, quindi hai dovuto spingere…

Ho fatto dei lavori proprio pensando alla Vuelta cercando il caldo. Sono stato per quattro settimane a Livigno e lì al massimo fa 20°. Poi con il team siamo stati in Austria e anche lì era abbastanza fresco e così per abituarmi al caldo sono tornato a casa, a Padova, per allenarmi con ben altre temperature. Non solo, ma per abituarmi sono uscito nelle ore più calde. Lo scorso 30 luglio mi sono allenato con 39°.

Caspita…

In Austria con il team, al termine delle uscite sempre per abituarci a queste temperature, a fine allenamento facevamo delle sedute in sauna finlandese. Siamo arrivati a fare anche 3 volte 10′. Di buono c’era che era rilassante! Ci hanno detto che a Burgos ci saremmo dovuto aspettare 40° in realtà non è stato proprio così.

Le maglia moderne estive sono molto sottili: traspirano bene sì, ma lasciano passare molto i raggi solari
Le maglia moderne estive sono molto sottili: traspirano bene sì, ma lasciano passare molto i raggi solari
Ma di solito esci sempre nelle ore centrali?

No, io generalmente mi alzo molto presto. Quindi se non avessi avuto questi impegni ci sta che sarei uscito anche alle 7 del mattino.

Riguardo all’alimentazione cambi qualcosa?

Non molto. Io prendo il porridge e poi del pane con un uovo strapazzato o sodo. Evito la caffeina che con le temperature elevate mi dà un senso di calore. Inoltre, non so se sia dimostrato scientificamente, ma a me il caffè fa venire i crampi. Semmai cerco di bere un po’ di più prima di uscire. In squadra abbiamo un protocollo.

Un protocollo? Spiegaci meglio…

Sì, quando ci sono più di 25°-27° dobbiamo prendere dei sali in più. Quando andiamo in ammiraglia per esempio c’è sempre una borraccia con dei sali.

E questo vale anche per l’allenamento?

Di solito esco con due borracce: una di malto e una di acqua. Le borracce di malto contengono 30 grammi di carboidrati e integrano un po’. In questo modo mangio un po’ meno cibo solido, meno barrette per intenderci… il che è meglio con il caldo. Poi i sali o te li porti dietro e li metti nella borraccia quando ti fermi alle fontane o altrimenti vai di acqua e basta.

Mentre con l’alimentazione varia qualcosa?

Ho la fortuna che mi piace molto la frutta acquosa tipo melone e anguria. Cerco di bere un po’ di più nell’arco della giornata e non rinuncio ad un buon gelatino, magari a merenda.

Usi anche delle creme protettive?

Sempre. Io ho una carnagione chiara e la protezione 50+ è immancabile. Anche perché le nuove maglie estive sono talmente sottili che quando sono “stese” passa tutto. E si rischia di avere anche quella “fantastica” abbronzatura con il segno delle bretelle, della fascia del cardio…

E sulla bici fai degli interventi?

Abbiamo due oli: uno invernale che serve più per lo sporco e uno per l’estate che è meno “denso”. E poi gonfio un po’ di più le gomme. D’inverno le lascio un po’ più basse se magari ci sono delle zone di umido o del bagnato.

Hayter sta male: «Garofoli, prepara la valigia. Vai al Giro…»

04.06.2021
3 min
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Due settimane fa ci aveva messo una pietra sopra. Il malumore per l’esclusione dal Giro d’Italia U23 si era posato e Gianmarco Garofoli aveva cominciato a concentrarsi sulle gare in nazionale: la Orlen Nations Cup in Polonia di fine maggio e la Corsa della Pace in Repubblica Ceca. Poi, come spesso accade, un compagno (Leo Hayter, fratello di Ethan che corre nella Ineos Grenadiers) è stato poco bene e il marchigiano del Team Dsm, originariamente prima riserva, ha preparato la valigia e in tutta fretta ha preso la via di Riccione. Dove ieri, mantenendo le faticose previsioni del cittì Amadori, ha tirato per 40 chilometri, cercando di rintuzzare la fuga partita da lontano che ha reso a Cantoni la tappa e la maglia di leader.

«Abbiamo dormito un po’ tutti – dice – siamo arrivati a 40 secondi dai primi e dispiace perché non siamo riusciti a fare lo sprint. Però per la classifica non abbiamo perso tanto, visto che davanti non c’erano grossi nomi».

Nella gara di Extra Giro a Meldola, Garofoli secondo dietro Verre e prima di Puppio
Nella gara di Extra Giro a Meldola, Garofoli secondo dietro Verre e prima di Puppio

Lavoro duro

Il Giro d’Italia non si improvvisa, ma il cambio di programma ha raddrizzato la stagione condizionata da tante corse cancellate e da un avvio in sordina fra Le Samyn, Piva e Belvedere. Quando si è capito che la mancanza di corse rendeva necessario aumentare i carichi di lavoro, Garofoli si è rimboccato le maniche e fra Giro di Romagna e le stesse Strade Bianche ha tirato fuori prestazioni all’altezza delle sue aspettative.

«Qua ci sono arrivato bene – dice – ma non come altri che hanno lavorato in altura. La settimana passata ho corso in Belgio, alla Ronde Van Limburg dove ha vinto Merlier. Mi sono staccato negli ultimi 7 chilometri su un tratto di pavé, ma ho lavorato tutto il giorno per il nostro velocista. Al Giro siamo venuti con Henri Vandenabeele, che l’anno scorso è arrivato secondo. Voglio stargli accanto per imparare qualcosa, dato che essendo stato a lungo riserva, le aspettative sono quelle che sono».

Al Giro di Romagna ha iniziato a conoscere Juan Ayuso, portento della Colpack
Al Giro di Romagna ha iniziato a conoscere Juan Ayuso, portento della Colpack

La scuola del Giro

Il ragazzo è ambizioso e non nasconde che l’esclusione iniziale dal Giro avesse lasciato una punta di delusione, in un anno lontano da casa in cui la semplice gestione della vita quotidiana, dalla cucina all’amministrazione della casa, si sta rivelando una grande scuola di vita.

«Purtroppo in Olanda e Belgio – dice – le corse continuano a saltare. Avrei dovuto fare la Fleche Ardennaise e il Circuit de Wallonie, ma era stato previsto che ci andassero gli uomini del Giro e io non ero stato ancora ripescato. Perciò cercherò di sfruttare il Giro al meglio possibile. Mi piacerebbe fare classifica, ma a un certo punto diventerà impossibile, perché dovrò lavorare lontano dall’arrivo. Ieri l’ho fatto dai meno 60 ai meno 20 e poi sono arrivato sesto nella volata di gruppo. Il finale era veloce e rischioso e il nostro velocista non ha voluto rischiare per il settimo posto, dato che davanti erano rimasti comunque in sei. Perciò tirerò. Cercherò di aiutare il capitano e di imparare da lui. E soprattutto voglio mettermi in mostra, anche agli occhi della squadra. A prescindere dal risultato, è ora che si veda quanto valgo».

Roche, gli sfottò di Bardet e una Scott che va veloce

29.05.2021
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Terzo a Stradella, perché alla fine l’ha passato anche Consonni, Nicholas Roche, figlio di Stephen e cugino di Daniel Martin, ha ormai più di un capello bianco ed essendo professionista dal 2005 ne ha anche il diritto. Avete idea di quanti pensieri, fatiche e situazioni si vivono in così tanto tempo? L’altro giorno lo avevamo chiamato in causa per il modo di correre furibondo di questi ultimi anni e per il problema della sicurezza che non dipende solo dai percorsi.

Oggi invece la curiosità verte sul suo strumento di lavoro, la bicicletta (nella foto di apertura al Tour of the Alps). Perché quando in carriera ne hai cambiate così tante, diventi una sorta di tester molto attendibile. E se da una parte è vero che se chiedete a qualsiasi corridore un’opinione sulla propria bici, vi risponderà (ogni anno allo stesso modo) che è la migliore di sempre, leggendo fra le righe è possibile cogliere le sfumature. Perciò, dato che dal 2014 Nico ha pedalato su Specialized, Pinarello, Bmc, Cervélo e ora Scott, ci siamo fatti raccontare qualcosa di più sull’ultima arrivata in casa Team Dsm. Partendo dalla discesa del Giau che, a detta di mezzo gruppo, col gelo e l’acqua ha messo a dura prova i freni di tutti i team.

Questa la Addict di Hindley, poi ritirato, al via del Giro
Questa la Addict di Hindley, poi ritirato, al via del Giro

«Ma per fortuna noi – dice – non abbiamo avuto problemi importanti. Abbiamo frenato tantissimo, ma sempre in sicurezza. Ho sentito i compagni e anche amici di altre squadre. Qualcuno è arrivato al limite».

Quando si cambia la bici, si chiedono informazioni agli amici oppure si prende a scatola chiusa?

Avevo chiesto a Matthews e Trentin, che abitano vicini a Monaco. Non avevo mai corso prima con Scott, ma quando entrambi mi hanno detto che è un’ottima bici per aerodinamica e rigidità, ci sono salito sopra più tranquillo. E devo dire che ho anche trovato subito la posizione.

Bardet ha fatto il record della discesa del Giau con ruote Shimano da 650
Bardet ha fatto il record della discesa del Giau con ruote Shimano da 650
Aerodinamica e rigida?

L’anteriore non lo smuovi, è molto preciso. Quando vai full gas con le ruote alte, diventa molto rigida e difficile da guidare. Devi trovare il giusto compromesso, scegliendo le ruote giuste. E devi saperla guidare. Io ad esempio la discesa del Giau l’ho fatta piano, a rischio zero, perché non avevo fretta di arrivare a Cortina. Mi sono fermato in cima, avevo finito il mio lavoro. Mi sono cambiato la maglia. Per me un Giro ben riuscito è un Giro che arriva a Milano. Non sono come i velocisti che vincono una tappa e vanno via. Ma se avessi dovuto fare la discesa del Giau con le ruote alte e a tutto gas, sarebbe stata un bell’impegno. Bardet per questo mi ha preso in giro.

Per cosa?

Perché secondo Strava ha fatto il record della discesa e mi ha dato 2 minuti. Lui ha usato delle ruote Shimano per me fantastiche da 650. Una mezza misura fra l’alto e il medio profilo. Io ero innamorato delle 650 senza dischi, ma ora che le hanno aggiornate, devo dire che sono davvero il top. Ma in squadra ne abbiamo soltanto due paia e le ha solo lui: per la bici da gara e su quella di scorta.

Con quali gomme state correndo?

Ho riscoperto i tubolari Vittoria. Devo ammettere che negli anni alla Cofidis non li amavo, invece dal 2017 con la Bmc, da quando hanno cambiato tanto anche in azienda, sono diventati un’altra cosa. Un altro mondo rispetto a 12 anni fa.

Hai mai fatto una volata con la Addict?

Sì ed è vero che è una bici che sa fare tutto. Non ho sprintato per vincere, ma al Tour of the Alps ho vinto lo sprint del gruppo a Naturno, alle spalle della fuga. Ha una buona velocità. L’anno scorso avevamo la bici per gli scalatori e la bici per quelli più veloci. In questa devo dire che convivono entrambe le anime e va bene anche per un corridore come me che pesa 70 chili e non 58 come gli scalatori.

Questa la volata di Naturno al Tour of the Alps, vinta su Padun
Questa la volata di Naturno al Tour of the Alps, vinta su Padun
Quando hai usato per la prima volta i freni a disco?

L’anno scorso con la R5. C’è stato un periodo di adattamento, poi si ricomincia a spingere e sposti più avanti il limite. Ci hanno venduto i freni a disco parlando della sicurezza, omettendo di dire che grazie ai dischi, ai telai sempre più aerodinamici e alle ruote velocissime, ci si spinge ancora più vicini al limite. Le discese sono pazzesche. In pianura si vola. Negli ultimi due o tre anni, c’è stato un salto di qualità pazzesco…

Per il resto della storia, tornate indietro di qualche pagina. Il tema merita un’attenta rilettura…

Roche, le bici veloci e i corridori che non frenano

25.05.2021
3 min
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Nicholas Roche ha la testa che gira più veloce delle parole. E così quando, nel giorno di riposo del Giro d’Italia, in un discorso a proposito della sua bici si finisce a parlare di quanto siano migliorati i mezzi meccanici e quali conseguenze ciò abbia sulla sicurezza in corsa, davanti a noi si apre il mondo affascinante e un po’ folle di ciò che c’è in realtà nella testa dei corridori.

«Ci hanno venduto i freni a disco parlando della sicurezza – ride l’irlandese – omettendo di dire che grazie ai dischi, ai telai sempre più aerodinamici e alle ruote velocissime, ci si spinge ancora più vicini al limite. Le discese sono pazzesche. In pianura si vola. Negli ultimi due o tre anni, c’è stato un salto di qualità pazzesco».

La cadute non sempre dipendono dagli ostacoli, ma dai corridori che non frenano
La cadute non sempre dipendono dagli ostacoli, ma dai corridori che non frenano
Anche in salita?

Anche in salita. Bernal è Bernal, ma i nuovi materiali hanno alzato le velocità anche sulle montagne e sugli strappi e ovviamente in pianura. Le bici perdonano meno errori e questo secondo me è la causa di tante cadute. Okay, le regole dell’Uci sono a volte pazzesche, ma non è sempre colpa degli altri. Gli organizzatori cercano tutte le situazioni che possano produrre spettacolo. Il ponte con il vento, messo proprio per fare i ventagli. Il tratto di strada flagellato dal vento, per lo stesso motivo. Gli organizzatori fanno la loro parte, il resto lo fanno i corridori.

Che cosa significa?

Che non freniamo. Che il livello è così alto, che anche per prendere una salita di 15 chilometri fai la volata. Devi stare in posizione, usare la squadra, non c’è posto per la prudenza. Vi racconto un aneddoto.

Prego…

Anni fa andammo da uno psicologo dello sport in Danimarca. Ci portò Riis e siccome non avevamo dietro le bici, durante il giorno facevamo palestra. Un giorno il tipo venne e ci chiese di immaginare che cosa avremmo fatto se avessimo trovato davanti un tunnel buio. Io gli risposi che avrei accelerato, lui mi rispose che la normalità sarebbe stato frenare. Deve aver pensato che fossi pazzo, ma è un fatto che ad ogni curva pericolosa, tunnel o strettoia, il corridore accelera. In gruppo c’è tanto stress che produce cadute inutili. Se la radio annuncia che dopo il Gpm c’è una discesa pericolosa, ci sono almeno 8 squadre che fanno la volata per prenderla davanti. La colpa è dei corridori che non frenano.

Quando il gruppo vede una galleria buia, secondo Roche, di solito accelera
Quando il gruppo vede una galleria buia, secondo Roche, di solito accelera
Quando dovrebbero frenare?

Avete presente le rotonde in Italia, che hanno quella specie di rientranza del marciapiede, fatta per costringere le auto a fare una semicurva e rallentare? Se sei sulla destra e ti allarghi per fare segno del pericolo, in quel poco spazio di sicuro si infila qualcuno. Se la discesa è veloce e lasci spazio davanti per sicurezza, ne trovi almeno due che si infilano e si buttano dentro.

Sempre stato così?

Diciamo che la mentalità del corridore è sempre stata questa, ma ultimamente è peggiorata. E’ l’evoluzione della gara e di chi impara dagli errori e diventa a sua volta più cattivo, stressato preciso. Se perdi una corsa perché mentre eri a centro gruppo qualcuno ti è andato via da davanti, stai sicuro che la volta dopo vorrai stare davanti anche tu. E cosa succede se 180 corridori vogliono stare davanti? Si cade. Rischiare fa parte del mestiere, basta solo essere consapevoli che tante volte ce la cerchiamo con manovre da matti.

Addict RC, con Dainese sulla Scott del Team DSM

05.05.2021
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La nuova Scott Addict RC del Team DSM è una bici leggera, reattiva. A primo impatto sembra essere studiata per gli scalatori (in apertura le gambe e la bici di Romain Bardet al Tour of the Alps), ci sono però alcuni aspetti che vanno approfonditi con maggiore attenzione.

Scott Addict RC
La Scott Addict RC del Team Dsm, linea pulitissima
La Scott Addict RC del Team Dsm, linea pulitissima

La bici è equipaggiata con ruote e gruppo Shimano Dura Ace, il top di gamma che ben si addice a una bicicletta da WorldTour. Ma la prima particolarità che salta all’occhio sono i cavi totalmente integrati: un dettaglio studiato nei minimi particolari per rendere la bici più aerodinamica, quindi più performante. Questa soluzione è stata resa possibile anche dall’introduzione di un asse eccentrico per la forcella. Una caratteristica che semplifica il lavoro dei meccanici proprio in relazione al passaggio interno dei cavi.

«E’ una bici leggerissima – dice Alberto Dainese, velocista del Team DSM – si potrebbe pensare, a prima vista, che sia pensata solo per gli scalatori. Ma non è così: la Scott Addict RC ha tutte le qualità per esprimersi al meglio anche negli sprint. Dal mio punto di vista – continua – la bici deve essere rigida onde evitare dispersioni di watt. E’ giusto che si muova un po’ per assecondare i movimenti del corpo, soprattutto nelle volate, ma non troppo. In questo devo dire che la bici è perfetta».

Alberto Dainese ha 23 anni, è professionista dal 2020
Alberto Dainese ha 23 anni, è professionista dal 2020

Flussi d’aria ottimizzati

Per i tubi del triangolo principale è stata adottata la geometria (brevettata) del profilo aerodinamico per ottimizzare il flusso d’aria e minimizzare la resistenza alla penetrazione. Le tubazioni sono oversize, danno un senso di affidabilità importante, mentre i forcellini della nuova Addict RC si integrano perfettamente con il perno passante per merito di un’attenta sagomatura dei tubi. La bici è montata con i freni a disco, seguendo la tendenza delle ultime stagioni in cui ormai la transizione sta diventando definitiva.

«Il telaio è leggermente sloping – riprende Dainese – e il fatto che sia così leggero mi aiuta in salita. Però quando si tratta di sprigionare watt vi assicuro che riesce a dare il meglio di sé. E non è una cosa scontata. Se dovessi definirla con tre parole direi che è una bici, nel suo complesso, rigida, reattiva e sicura. Capite perché è bello correre su un telaio del genere? Ha tutto quello che serve. Inoltre tra le qualità di maggior rilievo aggiungo anche l’alta scorrevolezza delle ruote Shimano e del movimento centrale».

Lo Scott Addict RC, colore acceso brillantinato
Lo Scott Addict RC, colore acceso brillantinato

Leggera e reattiva

La leggerezza è un motivo di grande attenzione da parte dei tecnici del Team DSM: si capisce dalla scelta dei componenti. La sella che usano i corridori è la PRO Falcon che pesa 209 grammi. Mentre il reggisella è il Syncros Duncan SL aero. E’ stato diminuito anche il peso del nuovo collarino reggisella: appena 12 grammi e ugualmente una chiusura ideale per la fibra di carbonio.

«Quando ci passi tante ore al giorno – riprende Dainese – riesci a renderti conto se la bici è confortevole: sotto questo punto di vista non mi posso veramente lamentare. Un’altra caratteristica importante riguarda la guidabilità in discesa. Quando sbagli una curva, hai la possibilità di correggere la traiettoria. Non è sempre è possibile, ci sono delle bici molto più rigide che non ti perdonano errori».

Un look scintillante

La colorazione della bici del team è di un intenso blu scuro brillantinato, altri modelli in commercio, sia pure con allestimenti diversi, propongono la tinta Prism Grey Green oppure il Pearl White. In ogni caso, è impossibile non notarla: elegante e appariscente, grazie a un design moderno.

«Le cose che più apprezzo in una bici? L’estetica, perché anche l’occhio vuole la sua parte. Poi la rigidità e la reattività, perché da questo abbinamento di caratteristiche nasce una vera bomba per le volate. Sono veramente contento di correre con una bici così ben concepita», conclude il corridore veneto.

Attenzione, al Team DSM le apparenze ingannano…

20.04.2021
3 min
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Perdere in un solo colpo Hirschi, Kelderman e Matthews significa dover riscrivere l’asse portante della squadra e a prima vista il solo arrivo di Romain Bardet (nella foto di apertura) potrebbe sembrare troppo poco per il Team Dsm, ma attenzione perché la scelta dei dirigenti si è rivelata invece azzeccata.

Giro d’Italia 2021, Romain Bardet al debutto nella corsa rosa
Giro d’Italia 2021, Romain Bardet al debutto nella corsa rosa

Colpo Bardet

Il francese arriva al Team Dsm con la chiara intenzione di fare quell’ulteriore salto di qualità necessario da un lato per mettersi in luce nelle classiche e poi per centrare l’obiettivo di un Giro e proprio dall’Italia Romain ha cominciato per la prima volta nella sua carriera.

«Qui c’è un modo diverso di lavorare, tutto molto più organizzato», ha dichiarato dopo i primi giorni di ritiro. Non solo corse a tappe però, perché Bardet potrebbe essere impiegato anche come finalizzatore in alcuni tipi di classiche a lui più congeniali.

A fargli da contraltare nei grandi Giri ci sarà infatti Jai Hindley, la rivelazione dell’ultima corsa rosa, persa solo all’ultimo giorno. Il suo ritorno al Giro non è stato dei più fortunati, ma i numeri ci sono..

Tirreno-Adriatico 2021, Jai Hindley atteso a tante conferme
Tirreno-Adriatico 2021, Jai Hindley atteso a tante conferme

Attesa per Brenner

Il 2021 dovrebbe poi essere l’anno della crescita definitiva per Marco Brenner, tedesco che nelle categorie giovanili ha dimostrato una straordinaria propensione per le corse a tappe come aveva evidenziato al Giro di Lunigiana, conquistando ben 3 tappe su 4. Dopo i primi approcci fra i pro’, è ora di iniziare a mostrare il suo talento. Per le classiche poi ci sono atleti esperti, come Benoot e i fratelli Kragh Andersen, insomma a ben guardare, chi lo ha detto che il Team DSM si è indebolito?

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Thymen ArensmanDeilNed04.12.19992020
Nikias ArndtBuchholzGer18.11.19912013
Romain BardetBrioudeFra09.11.19902012
Tiesj BenootGandBel11.03.19942015
Cees BolZaandamNed27.07.19952019
Marco BrennerBerlinoGer27.08.20022021
Romain CombaudSt.DoulchardFra01.04.19912015
Alberto DaineseAbano TermeIta25.03.19982019
Nico DenzWaldshut Ger15.02.19942016
Mark DonovanPenrithGbr03.04.19992018
Nils EekhoffRijsenhoutNed23.01.19982020
Felix GallNussdorf Aut27.02.19982020
Chad HagaMc KinneyUsa26.08.19882011
Christopher HamiltonBendigoAus18.05.19952017
Jai HindleyPerthAus05.05.19962018
Max KanterCottbusGer22.10.19972018
Asbjorn Kragh AndersenFredericiaDen09.04.19922014
Soren Kragh AndersenMiddelfartDen10.08.19942016
Andreas LeknessundTromsoNor21.05.19992021
Niklas MarklQueidersbachAut03.03.19992021
Joris NieuwenhuisDoetinchemNed11.02.19962017
Casper PedersenCopenaghenDen15.03.19962017
Nicolas RocheConflans (FRA)Irl03.07.19842005
Martin A.SalmonGermersheimGer29.10.19972020
Michael StorerSydneyAus28.02.19972018
Florian StorkBundeGer27.04.19972019
Jasha SutterlinFriburgoGer04.11.19922014
Martijn TusveldUtrechtNed09.09.19932017
Ilan Van WilderJetteBel14.05.20002020
Kevin VermaerkeS.Margarita Usa16.10.20002019

DIRIGENTI

Ivan SpekenbrinkNedGeneral Manager
Rudie KemnaNedDirettore Sportivo
Wilbert BroekhuizenNedDirettore Sportivo
Roy CurversNedDirettore Sportivo
Sebastian DeckertGerDirettore Sportivo
Michiel ElijzenNedDirettore Sportivo
Gerben HeidstraNedDirettore Sportivo
Marc ReefNedDirettore Sportivo
Luke RobertsAusDirettore Sportivo
Albert TimmerNedDirettore Sportivo
Hans TimmermansNedDirettore Sportivo
Philip WestGbrDirettore Sportivo
Ben WiddershovenNedDirettore Sportivo
Matthew WinstonGbrDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Da Cervélo a Scott ed ecco arrivare per Bardet e i suoi compagni le Addict RC, le Foil e non per ultime le Plasma. Bici montate completamente Shimano, con pneumatici Vittoria Corsa.

CONTATTI

TEAM DSM (Ned)

Birnieweg 15, 7418 HH Deventer (NED)

cycling@keep-challenging.com https://team-dsm.com

Facebook: @WeAreTeamDSM

Twitter: @teamdsm

Instagram: weareteamdsm

Scott Addict RC

Le Scott del Team DSM di Bardet e Hindley

20.04.2021
3 min
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Nuovo sponsor per l’ex Team Sunweb, che oltre a cambiare i colori della maglia ha cambiato anche biciclette, infatti quest’anno il nuovo arrivato Romain Bardet pedalerà sulle Scott. Il marchio svizzero ha messo a disposizione dei corridori del Team DSM le seguenti bici: Addict RC, Foil e Plasma.

Leggera e rigida

L’Addict RC, che vediamo nell’immagine di apertura, è una bicicletta nata proprio dalla pluriennale esperienza di Scott nel mondo del professionismo. Il telaio ha un peso di 790 grammi e la forcella di 320 grammi. Rispetto alla versione precedente c’è stato un miglioramento del rapporto rigidità leggerezza del 14,5%. Questi valori da vera purosangue sono dovuti a una sofisticata stratificazione di fibre di carbonio a modulo alto, che ha portato a una maggiore rigidità del movimento centrale. Per mantenere il peso basso, tutti i tubi del telaio sono cavi.
Anche per l’Addict RC è stata posta un’attenzione particolare alla forma dei tubi per renderli più aerodinamici e ottimizzare il flusso dell’aria.

Manubrio in monoscocca

Proprio per ridurre la resistenza all’aria è stato montato il manubrio in monoscocca in carbonio Syncros Creston iC SL, con il passaggio dei cavi interno e design ergonomico. Il peso di questo manubrio è di 295 grammi.
A livello di ruote il Team DSM viene equipaggiato con le Shimano. Nello specifico vediamo le Dura Ace C40 in carbonio con un profilo di 40 millimetri. Sono disponibili sia per tubolare che tubeless e hanno una larghezza di 28 millimetri, che permette di lavorare al meglio con pneumatici di misura larga.

Scott Foil DSM
La Scott Foil è la bici ideale per le tappe veloci
Scott Foil DSM
Con le sue linee aerodinamiche la Scott Foil è la bici ideale per le tappe veloci

Forcella più larga

La Foil è la bicicletta dalle linee più aerodinamiche della gamma Scott. Nella nuova versione è stata completamente ridisegnata la forcella per permettere il passaggio interno dei cavi ed avere un flusso d’aria migliore. Lo spazio della forcella ora consente di montare pneumatici fino a 30 millimetri. Proprio per favorire l’aerodinamica anche il morsetto del canotto sella è stato integrato in modo da avere un profilo più pulito.
Come la Addict RC, anche la Foil è equipaggiata con il manubrio Syncros Creston iC SL per un’integrazione totale di tutti i cavi. La versione che vediamo nell’immagine troviamo le ruote Shimano Dura ace C40, le stesse dell’Addict RC.

La Plasma 5 ha un ampio range di regolazioni
La Plasma 5 ha un sistema manubrio, appendici e sella che permette ampie regolazioni

Per una posizione perfetta

Per le prove contro il tempo sarà utilizzata la Scott Plasma 5. Tutti i tubi di questa bicicletta sono stati pensati per massimizzare l’efficienza aerodinamica. I tecnici Syncros si sono concentrati su un sistema completo di manubrio, appendici e posizionamento di sella tale da consentire un’ampia gamma di regolazioni in modo che ogni corridore possa trovare la migliore posizione.
Le ruote sono del marchio PRO, sempre di Shimano, che fornisce la lenticolare per il posteriore e la ruota a razze per l’anteriore.

La sella Stealth di PRO
La sella Stealth di PRO

La scheda tecnica

GruppoShimano Dura Ace Di2
RuoteShimano C40 e PRO
PneumaticiVittoria Corsa in graphene
ManubrioSyncros
Sella PRO
ReggisellaSyncros
PedaliShimano Dura Ace

Tutto di alto livello

A livello di componentistica troviamo manubri e reggisella di Syncros, i portaboracce Elite, i pneumatici Vittoria Corsa, le selle PRO e i pedali Shimano Dura Ace. Sempre del marchio nipponico è anche il gruppo con il Dura Ace Di2

Hindley ci spiazza: Giro 2020 perso sull’Etna

18.04.2021
4 min
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Lo ritroveremo domattina con il numero attaccato sulla schiena a solcare le strade delle Alpi e riconoscere alcuni dei passaggi che all’ultimo Giro lo videro in rosa. Jai Hindley sembra sereno, con i capelli più lunghi e la risata divertita quando per qualche istante ci troviamo a parlare di Umbertone Di Giuseppe che lo accolse in Abruzzo al suo sbarco in Europa.

«Si lavora per quel Giro d’Italia che mi ha fatto conoscere – ammette – ma qualcuno mi conosceva già. Forse non avrei mai immaginato di arrivare alla partenza dell’ultima crono con la maglia rosa, ma il fatto di essere andato bene in montagna è il risultato di tanti anni di duro lavoro. Per cui, se mi volete chiedere se mi sia stupito di essere venuto fuori a quel livello, vi dico di no!».

Il Giro del 2020 perso nell’ultima crono: un colpo molto duro
Il Giro del 2020 perso nell’ultima crono: un colpo molto duro

Decisivo l’Etna

A dispetto del suo essere esile, il timbro di voce è quasi baritonale e ti rendi conto che tanti ragionamenti li abbia fatti e poi raccontati più e più volte. Piancavallo. Lo Stelvio. Campiglio. Sestriere. Sarà mai possibile che tutto si riduca alle tappe di cui s’è già tanto parlato e non ci sia da qualche parte il rammarico per un giorno che non è andato come se l’aspettava?

«Il giorno dell’Etna – dice e ci spiazza – quando ho perso quasi un minuto rispetto al mio compagno Kelderman. Magari se fossimo arrivati insieme, sarebbe stato un altro Giro. Ma non ho rimpianti, l’ho giocato al meglio che pensavo e facendo quel che mi è stato chiesto».

Jay Hindley, 2015, Aran Cucine
Jay Hindley nel 2015, quando correva in Abruzzo con la Aran Cucine
Jay Hindley, 2015, Aran Cucine
Hindley nel 2015, quando correva con la Aran Cucine

Inverno in Europa

L’inverno non è passato come al solito e anche in questo il Covid ci ha messo lo zampino. Niente caldo australiano a gennaio, bensì un inverno europeo come quello dei compagni.

«Non sono tornato in Australia a gennaio – ammette – dove di solito posso allenarmi a tutto gas. Sono restato in Olanda e quando faceva troppo freddo siamo andati in Spagna. Lo stacco invernale comunque è stato più lungo, perché di fatto ho finito di correre alla fine di ottobre. E poi quando ho ripreso, è stato subito chiaro che avrei dovuto lavorare per il Giro. Detto questo, non so dire se sarò uno dei favoriti, ma l’esperienza del 2020 sarà una buona base di partenza. Avremo una buona squadra, con Bardet che sarà un bel riferimento. E semmai mi scoccia aver dovuto abbandonare il Catalunya perché sono stato male. Il Tour of the Alps servirà a mettere nelle gambe i chilometri che mancano. Proverò a testare la mia forma, si andrà forte. Andiamo a divertirci. Il risultato non conta, la testa è sul Giro».

La terza settimana

L’Italia gli piace, Hindley ammette di avere un vero debole. Correre qui gli ha dato la sua vera dimensione di corridore, sin da quando si ritrovò a lottare per la maglia rosa al Giro d’Italia U23 del 2017, cercando con il compagno Lucas Hamilton, con lui al prossimo Giro, di sconfiggere l’imbattibile Sivakov di quegli anni.

«L’Italia – dice – mi ha aperto gli occhi su me stesso, non tanto per i risultati quanto per il coraggio di spingermi oltre il limite. Magari il Giro del 2020 non fa testo, è stato strano per tutti. Nessuno si sarebbe aspettato quel podio, nessuno avrebbe pensato a una corsa così selvaggia. Deve essere stato molto bello da vedere, molto duro però da correre. Quest’anno potrebbe essere lo stesso, ma mi auguro che si possa avere una gestione diversa delle tre settimane. L’anno scorso si è deciso tutto nella seconda, ma di regola il Giro si decide nella terza, sulle grandi montagne. E se penso che anche quest’anno ci sarà una cronometro come ultima tappa… ».

Prove di crono alla Parigi-Nizza: il Giro si concluderà ancora con una crono
Prove di crono alla Parigi-Nizza: il Giro si concluderà ancora con una crono

E Remco come sta?

Non lo ammette, ma aver perso la maglia rosa in quell’ultimo giorno a Milano gli fa abbassare lo sguardo e cambiare il discorso.

«Secondo voi – mettendosi nei panni dell’intervistatore – cosa ci dobbiamo aspettare da Evenepoel? Io non avrei mai scelto di debuttare in un grande Giro, anche se il suo incidente è stato davvero brutto. Gli auguro tutto il meglio, perché è un grande atleta».

Il bello del ciclismo è che ogni anno si riazzera la memoria e si ricreano nuove storie. La sua riprenderà da domani sulle montagne fra l’Austria e l’Italia, in attesa di riprendere in mano quel filo rosa strappato nel 2020 all’ultimo tiro.

Bardet al Giro, sì o no? Poche ore e lo sapremo

29.03.2021
4 min
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Nove stagioni nella stessa squadra non sono poche. Tanto è stato il tempo che Romain Bardet ha militato nell’Ag2r La Mondiale (oggi Ag2R Citroen). Da quest’anno il trentenne francese ha deciso di cambiare. Dopo una stagione particolare come quella del Covid, per lui piuttosto anonima, è passato al Team DSM.

Anche per Romain la carriera è arrivata ad una sorta di bivio: essere davvero un grande o cambiare obiettivi e aspirazioni. Un po’ come per il suo “gemello” Pinot, l’etichetta di eterno giovane comincia a non essere più così calzante.

Bardet in allenamento sulle strade di casa, quelle del Massiccio Centrale
Bardet in allenamento sulle strade del Massiccio Centrale

Vorrei ma non posso

La Parigi-Nizza, qualche classica nelle Ardenne, l’amato Delfinato che si corre spesso sulle strade di casa e il Tour de France. Per quasi un decennio il copione di Bardet è stato questo. 

«Sono molto felice di aver firmato per la Dsm – aveva detto durante lo scorso autunno – Era arrivato il momento di cambiare».

Già, cambiare: ma siamo sicuri? Fino a qualche settimana fa Bardet aveva il Giro d’Italia nel mirino, adesso invece sembra aver rimesso in discussione un po’ tutto. Ed ecco che sono riemerse le dichiarazioni d’amore per la Grande Boucle, nonostante gli apprezzamenti all’Italia e alle corse italiane tra Strade Bianche e Tirreno.

Al Giro non ci è mai venuto, eppure potrebbe essere una corsa molto in linea con le sue caratteristiche di scalatore puro. Lui stesso ci confidò, in un Delfinato di qualche anno fa, che gli sarebbe piaciuto provarlo, ma ci disse anche che sponsor e aspettative del team erano tutte convogliate verso il Tour. Come a dire: vorrei ma non posso.

Romain Bardet_Tour2020
Bardet è stato all’Ag2r dal 2012 al 2020 cogliendo tre vittorie di tappa al Tour
Romain Bardet_Tour2020
Bardet è stato all’Ag2r dal 2012 al 2020 cogliendo tre vittorie di tappa al Tour

Se non ora, quando?

Adesso però non ha scuse. Il cambiamento di team e di preparazione era stato anche piuttosto netto. Lasciare le sue tradizioni, le sue certezze lo aveva fatto rimettere in gioco e questo era quello che voleva. 

Tra le varie dichiarazioni di Romain ce n’è stata una in particolare che ci ha fatto riflettere e che faceva pensare ad una svolta nel suo calendario: «Ero stanco di un programma di corse sempre uguale e del ruolo di leader indiscusso – aveva confidato all’Equipe in tempi non sospetti – E’ stato così dal mio secondo anno da professionista e non ho mai avuto la possibilità di crescere “all’ombra”. Alla Dsm non solo potrò lavorare con più calma e precisione, ma in più potrò fare gare anche solo per aiutare la squadra, senza per forza avere ambizioni personali. All’Ag2R dovevo vincere, ma il mio approccio non è mai stato realmente quello di vincere. Può sembrare strano ma è così».

Ecco che in qualche modo torna a galla il discorso della pressione, dello stress. E le sue parole sono assolutamente condivisibili, ma allora perché non optare per il Giro?

Bardet alla Strade Bianche, suo debutto stagionale, ha chiuso in 20ª posizione
Bardet alla Strade Bianche, suo debutto stagionale

Giro sì, Giro no

Tutto sommato Bardet si è ben comportato alla Strade Bianche, gara che ama particolarmente (forse gli ricorda i suoi trascorsi da biker), alla Tirreno ha lavorato bene e lui stesso ha detto di essere contento di quanto fatto. Specie dopo la crono conclusiva di San Benedetto del Tronto.

«È stato un inverno molto intenso per me, forse il più duro della mia carriera. Sono riuscito a migliorare la mia posizione. In Dsm hanno un ottimo software che permette di vedere dei feedback in tempo reale. Adesso guardiamo alle prossime gare».

E quindi vedremo finalmente Bardet al Giro d’Italia? Romain e la sua squadra hanno detto che scioglieranno i nodi a fine marzo, pertanto bisognerà attendere ancora qualche ora. Quel che è certo è che se dovesse essere al Giro, davvero darebbe uno scossone alla sua routine e forse alla sua carriera. Anche perché poi andrebbe alla Vuelta che ha fatto solo una volta (nel 2017). Insomma Bardet ha la possibilità di non essere più “Tourcentrico”, coglierà questa occasione? Lo sapremo a breve.