Look Cycle e il Team Cofidis pedaleranno ancora insieme

16.09.2025
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E’ dal 2023 che il Team Cofidis, una delle squadre simbolo del ciclismo francese, può contare su un partner tecnico di assoluto prestigio come Look Cycle. L’azienda di Nevers in questi anni ha messo a disposizione del team transalpino il meglio della sua produzione, a partire dalla bicicletta ufficiale della squadra, la 795 Blade RS, oltre ai pedali Keo Blade Carbon Ti e al misuratore di potenza Keo Power.

Proprio in questi giorni Look ha ufficializzato l’estensione per ulteriori tre anni della sua partnership tecnica con il Team Cofidis. Il prolungamento interesserà, oltre al team maschile, anche la formazione femminile e quella di paraciclismo.

Da sinistra: il team manager Vasseur, Raphael Jeune, sponsoring manager, Patrick Delcambre e Federico Musi, CEO di Look

Una collaborazione sempre più forte

Punto di forza della rinnovata partnership è sicuramente la costante collaborazione che si è creata in questi tre anni tra gli ingegneri R&D di Look e lo staff tecnico del Team Cofidis. Il risultato è lo sviluppo di prodotti sempre più avanzati in grado di rispondere al meglio in ogni situazione di gara, combinando tecnologia all’avanguardia, precisione industriale e artigianalità francese.

La conferma di quella che è la visione di Look verso il ciclismo la troviamo ben espressa nelle parole di Federico Musi, CEO di Look Cycle.

«Questa rinnovata partnership con il Team Cofidis – ha dichiarato Musi – incarna perfettamente la nostra visione: progettare e produrre in Francia soluzioni tecniche di livello mondiale, al servizio delle prestazioni sia dei professionisti che degli appassionati. E’ motivo di orgoglio per i nostri team supportare una squadra francese ai massimi livelli internazionali con i nostri telai, pedali e tecnologie di misurazione della potenza, ora abbinati a gruppi e ruote Campagnolo per offrire agli atleti Cofidis un equipaggiamento ancora più competitivo. Noi di Look crediamo che l’innovazione debba essere guidata da precisione, passione e collaborazione, e questa partnership estesa ne è un ottimo esempio».

Questa la Look 795 Blade RS utilizzata dal Team Cofidis
Questa la Look 795 Blade RS utilizzata dal Team Cofidis

Qualche numero

Da quando Look Cycle nel 2023 è tornato ad essere partner tecnico della squadra, il Team Cofidis ha ottenuto diversi risultati di assoluto prestigio. Tra questi meritano una citazione i seguenti:

  • Vittoria di tappa al Giro d’Italia, con Benjamin Thomas.
  • Due vittorie di tappa al Tour de France 2023, con Victor Lafay e Ion Izagirre.
  • Una vittoria di tappa alla Vuelta a España, con Jesús Herrada.
  • Titolo di Campione Nazionale Francese su Strada, vinto da Victoire Berteau.
  • Numerosi titoli nazionali di paraciclismo, tra cui quelli con Mathieu Bosredon e Katell Alençon.

Benjamin Thomas, campione olimpico e corridore del Team Cofidis, ha accolto con entusiasmo la notizia del prolungamento della partnership fra la sua squadra e Look. Ecco le sue prime parole:

«E’ una grande notizia continuare a collaborare con Look – ha affermato Thomas – sappiamo di poter contare su un equipaggiamento preciso e affidabile, progettato da tecnici che ci ascoltano davvero. Che si tratti di sprint, tappe di montagna o cronometro, i loro telai e pedali soddisfano tutte le nostre aspettative. Da campione olimpico, so quanto sia importante ogni piccolo dettaglio. Avere al nostro fianco un marchio francese impegnato è una vera risorsa per la squadra».

Look fornisce le bici anche al team professional femminile
Look fornisce le bici anche al team professional femminile

Parla Vasseur

Chiudiamo con il pensiero Cédric Vasseur, General Manager Team Cofidis, punto di riferimento della formazione francese.

«Siamo molto orgogliosi di proseguire la nostra partnership con Look Cycle. Mettere a disposizione dei nostri ciclisti tutta la competenza e la tecnologia di questo iconico marchio francese era una priorità assoluta. Dal 2023, la nostra collaborazione con Look ci ha permesso di sviluppare attrezzature sempre più innovative e performanti. Condividiamo valori comuni e la stessa visione del ciclismo. Siamo certi di offrire ai nostri team attrezzature di livello mondiale in continua evoluzione. Look e Campagnolo ci hanno inoltre reso la prima squadra nel gruppo professionistico a utilizzare un gruppo a 13 velocità: un salto tecnologico che si è rivelato un vero successo. Sono convinto che insieme continueremo a scrivere nuovi capitoli nella storia del ciclismo. Questa partnership è anche un’avventura umana, guidata dalla passione e dall’amore per la performance».

Look

Una Look che celebra la storia e il Tour de France

22.07.2025
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Per Look la tradizione e la storia hanno un valore, vanno rispettate e celebrate. Come ogni anno Look vuole celebrare la sua storia e la partecipazione al Tour de France con la riproposizione degli abbinamenti cromatici che hanno reso famosa l’azienda francese.

Così per la Grande Boucle Look ha messo a punto i modelli 795 Blade RS con la base nera e le sovrapposizioni blu, gialle, bianche e rosse, il tutto completato con il nuovo sistema Campagnolo a 13 rapporti (e naturalmente le ruote).

795 Blade RS Team Replica Cofidis Tour de France 2025
795 Blade RS Team Replica Cofidis Tour de France 2025

Look 795 Blade RS

Livrea cromatica a parte (quella messa a punto per il Tour de France prende il nome di Iconic Black Radial), tecnicamente la bicicletta è quella normalmente usata dai corridori del Team Cofidis, ovvero l’ultima versione della top di gamma 795 Blade RS. Leggerezza, efficienza e funzionalità allround, ma anche aerodinamica: questo significa Blade 795 RS. Un monoblocco in carbonio, ottenuto grazie ad un blend di tessuti con orientamenti specifici, così come è specifica l’applicazione delle resine epossidiche. Si parla di un telaio che pesa meno di 900 grammi nella taglia small e che permette di passaggio di pneumatici fino a 32 millimetri di larghezza. Una bici usata in ogni situazione, dalle salite alpine, fino al pavé delle corse del nord, una bicicletta che nella configurazione usata da professionisti è di poco superiore ai 7 chilogrammi.

Al pari di telaio e forcella, c’è anche il manubrio integrato Look Combo Aero. In realtà è una sorta di semi-integrato piega/stem che offre diverse possibilità di aggiustamento ed è stato disegnato insieme alla bicicletta (come il reggisella).

Il valore aggiunto del nuovo Campagnolo

Lo avevamo anticipato poco dopo il termine del Giro d’Italia. Dopo l’esordio ufficiale della trasmissione a 13 rapporti, tutti gli atleti che partecipano al Tour sono dotati del nuovo cambio Super Record Wireless 13s e delle ruote con vari profili. Le ruote sono gommate con i tubeless Vittoria. La sella è Selle Italia.

Look 795 Blade RS Iconic Black Radial (potremmo definirla una vera Team Replica) è disponibile per il pubblico, con le ruote WTO Ultra da 60 millimetri (tubeless da 28), ad un prezzo di listino di 13999 euro.

Look Cycle

La 795 Blade RS di Look diventa un’opera d’arte

14.06.2025
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In occasione di un evento congiunto organizzato da Campagnolo e Look Italia per l’arrivo a Vicenza del Giro abbiamo avuto l’opportunità di vedere da vicino e in anteprima una vera e propria opera d’arte. Si è trattato di una versione speciale della Look 795 Blade RS, la stessa utilizzata dal Team Cofidis, dipinta a mano dall’artista londinese Glitch Pop, Jay Kaes. La sua collaborazione con Look è iniziata al Rouleur Live dello scorso anno quando lo stesso Jay Kaes aveva dipinto due telai Look davanti ai visitatori.

Look si è affidata all’artista londinese Jay Kaes per realizzare una versione unica della 795 Blade RS
Look si è affidata all’artista londinese Jay Kaes per realizzare una versione unica della 795 Blade RS

Solo 50 telai

Limitata a soli 50 telai, la serie speciale “The Art Of Cycling × Jay Kaes” fonde l’eccellenza ciclistica francese con l’espressione artistica, trasformando il top di gamma di Look in un’icona senza tempo. 

Ogni telaio dipinto a mano da Jay Keys viene meticolosamente rifinito, sempre a mano a Nevers, nella sede di Look, applicando un’interpretazione glitch-pop dei colori Look ispirati all’artista Mondrian. Come anticipato, saranno prodotti solo 50 telai, numerati singolarmente. Piccole variazioni nella pennellata renderanno ogni telaio unico.

Ogni set include telaio e forcella in carbonio, attacco e manubrio aerodinamico integrato e reggisella in carbonio. Completa il tutto un paio di pedali Keo Blade Ceramic Ti in edizione limitata con l’opera d’arte glitch-pop di Jay Kaes e un poster A4 stampato del design.

La Look 795 Blade RS è la bici utilizzata anche dai corridori del Team Cofidis
La Look 795 Blade RS è la bici utilizzata anche dai corridori del Team Cofidis

L’arte si fonde con la performance

L’opera d’arte realizzata da Jay Keys è applicata alla piattaforma 795 Blade RS, utilizzata come detto dal Team Cofidis. Le sue caratteristiche tecniche principali prevedono una struttura in carbonio ad alto modulo 1.5K, profili dei tubi testati in galleria del vento e un cockpit integrato. Il risultato finale e un mix perfetto di rigidità/peso, ideale per ogni genere di competizione, dai grandi Giri alle corse di un giorno.

Parola ai protagonisti

Federico Musi, CEO, Look Cycle, si è così espresso su questa particolare iniziativa che ha coinvolto la sua azienda: «L’arte è qualcosa che di solito si ammira in una galleria o su una parete. Con questo progetto, abbiamo trasferito quella creatività su un telaio pronto per la gara, così che i ciclisti possano portarlo con sé nel mondo e usarlo ogni giorno. Dimostra che l’ingegneria delle prestazioni e l’espressione artistica possono condividere lo stesso spazio».

La chiosa finale non può che spettare a Jay Kaes: «Ho voluto tradurre il ritmo e il movimento del ciclismo in colore e forma. Il risultato è un oggetto funzionale che si pone anche come un pezzo di cultura visiva».

La fase della verniciatura è stata una delle parti più delicate ma la soddisfazione di vedere prendere forma all’opera d’arte non ha eguali
La fase della verniciatura è stata una delle parti più delicate ma la soddisfazione di vedere prendere forma all’opera d’arte non ha eguali

Prezzi e disponibilità

Come anticipato saranno solo 50 i pacchetti esclusivi già disponibili a partire dallo scorso 3 giugno presso rivenditori LOOK Cycle selezionati e su lookcycle.com. Ogni pacchetto ha un prezzo di 10.000 €/£/$ e include telaio, pedali e un poster in edizione limitata.

Look

Una tappa con la Cofidis: emozioni dentro la corsa

28.05.2025
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BORMIO – Una giornata trascorsa nella seconda ammiraglia del Team Cofidis a respirare la corsa e sentirne le voci. Entrare nel vivo del Giro d’Italia è qualcosa di unico e in grado di regalare un punto di vista diverso alla corsa rosa. Il ritrovo con la formazione guidata da Roberto Damiani è nel piazzale che ospita i pullman alla partenza di San Michele all’Adige. La squadra francese non ha un uomo in classifica e in una frazione complicata ed esigente come la numero diciassette di questo Giro c’è un unico obiettivo: andare in fuga

Saliamo in macchina con Gorka Gerrikagoitia, diesse della Cofidis, che ci farà da sherpa sulle montagne che dal Trentino ci portano nel cuore delle montagne lombarde: a Bormio. 155 chilometri e due passi da far tremare le gambe: Tonale e Mortirolo

Eccoci alla partenza, a sinistra Gorka Gerrikagoitia, il diesse che ci ha accompagnato in questa giornata
Eccoci alla partenza, a sinistra Gorka Gerrikagoitia, il diesse che ci ha accompagnato in questa giornata

Ore 12,25: si parte

Chiudiamo la portiera e si entra in clima gara, la seconda ammiraglia anticipa la partenza e si va a posizionare al primo rifornimento. Si trova uno spazio tra le macchine di Alpecin-Deceuninck e quella della XDS Astana, i vincitori di ieri. La gara si accende presto e l’andatura del gruppo procede a scatti ci racconta la voce di radio corsa. L’uomo designato per entrare nella fuga del mattino è Stefano Oldani e la tattica è semplice: avvantaggiarsi per poi cercare di rimanere agganciati al gruppo della maglia rosa qualora dovesse rientrare. 

La maglia rossa e gialla del milanese si intravede sempre nel piccolo schermo dell’ammiraglia. Una volta superato il traguardo volante di Cles il gruppo in avanscoperta prende forma, Oldani c’è. Tra le portiere e i sedili carichi di ruote e borracce si sente la voce di Roberto Damiani, calma e serafica. Il diesse lo guida dandogli indicazioni continue: «Stai sulle ruote – si sente dal trasmettitore gracchiante – non ti devono vedere fino in cima al Tonale».

«La strada spiana ora – riprende poco dopo – mancano tre chilometri alla vetta».

«Vai regolare del tuo passo – gli consiglia quando Fortunato allunga – c’è anche il Mortirolo dopo». Intanto la zip della maglia rossa e gialla è spalancata. «Bene sei scollinato – ancora – è il momento di mettere in bocca qualcosa».

Il gruppetto

Alle spalle di Oldani c’è la macchina guidata da Damiani, come dicevamo, mentre noi con Gorka Gerrikagoitia e il massaggiatore Michael Mainguenaud siamo dietro al gruppetto. Già dai chilometri iniziali del Tonale si capisce che la giornata alle spalle dei primi sarà lunga. Ancor prima che parta la salita vera e il gruppetto dei velocisti prende forma. Dalla sua coda è un continuo avanti e indietro tra le ammiraglie. Ci sono da riempire le tasche e le gambe. Jonathan Lastra, Nicolas Debeaumarché, Jan Maas, Sylvain Moniquet e Anthony Perez vanno e vengono. C’è chi chiede un gel, una borraccia con cinquanta grammi di carboidrati (c’è scritto sul tappo) o delle barrette. 

Tonale alle spalle e ci si lancia in discesa, di chilometri davanti ce ne sono ancora novanta ma almeno i successivi venticinque non causeranno altro mal di gambe. Debeaumarché prende la mantellina troppo tardi e non riesce a chiuderla in tempo. Si prende qualche rischio e qualche parola di rimprovero da parte del diesse basco Gerrikagoitia. 

Intanto in testa alla corsa Oldani lotta per rimanere con i migliori
Intanto in testa alla corsa Oldani lotta per rimanere con i migliori

Mortirolo e attacchi

Il gruppo di testa attacca il Mortirolo, Oldani è ancora con i primi e la voce di Damiani torna a scandire la salita. Intanto alle spalle la Polti-VisitMalta fa il ritmo. «Così danno una grande mano alla EF Easy Post – commenta Gerrikagoitia – non capisco perché tirare ancora. Ormai la fuga è andata. Oggi Carapaz lo vedo bene, secondo me attacca ancora». 

Il segnale va e viene e la piccola televisione posizionata tra noi e il diesse basco ci mostra poche immagini. Nel frattempo il gruppetto, numeroso oggi, fa girare le gambe con la speranza che la salita finisca presto. Due corridori della Intermaché rientrano, sono Van Der Hoorn e Van Hoecke, per festeggiare il recupero si battono un pugno energico in segno di intesa. Dalla macchina escono altri gel e barrette e quando Carapaz attacca a pochi metri dal GPM dietro si intravede l’arco dei meno cinquanta chilometri all’arrivo. «La giornata è ancora lunga», si commenta in macchina. 

Per cinque dei sette corridori della Cofidis rimasti in gara questa tappa si prospetta lunga e difficile
Per cinque dei sette corridori della Cofidis rimasti in gara questa tappa si prospetta lunga e difficile

Del Toro o Carapaz?

La picchiata verso Sondalo e la Valtellina fanno tirare il fiato e riordinare le idee in coda al gruppo. Davanti iniziano i fuochi d’artificio. «Steinhauser – commenta Gerrikagoitia – è un buon alleato per Carapaz. Secondo me riprendono la fuga e va a vincere». Però la presenza di Pidcock porta la Q36.5 Pro Cycling a collaborare per chiudere il gap. Lo strappo de Le Motte viene preso di petto e Bardet dalla testa della corsa allunga. Su di lui si riportano Carapaz e Del Toro: la vittoria è un gioco a tre. 

Quando la maglia rosa allunga nell’ultimo chilometro il commento del nostro compagno di viaggio è un’espressione classica tra gli spagnoli: «Que ataque brutal!». «Questo è un bel colpo per Del Toro – commenta il diesse della Cofidis – un segnale importante per il morale. Ma la sfida è aperta».

Il messicano festeggia, a noi mancano ancora quindici chilometri all’arrivo e quando pensiamo che la condanna di chi corre alle spalle è di fare fatica e avere poco tempo per recuperare inizia anche a piovere. Nel nostro passaggio sulla salita de Le Motte il gruppetto si allunga e il numero 23 Simon Guglielmi perde le ruote. Lo passiamo, lui si accoda un attimo e poi ritrova la sua ammiraglia. Prima della deviazione verso l’arrivo supera la coda delle macchine e gira a sinistra verso il traguardo. Un cenno di ringraziamento a Gerrikagoitia e le strade si dividono

E’ stata una giornata lunga, finita ben dopo i primi ma allo stesso tempo ricca di emozioni. Vivere una tappa nel vivo della corsa e insieme agli ultimi ci ha ricordato che il Giro d’Italia è di tutti e non solo delle maglie colorate e degli sguardi pieni di energie. Tutti meritano rispetto e qualche parola e questo il popolo del ciclismo che è accorso numeroso sulle strade lo sa. L’entusiasmo non è mai mancato, nemmeno 37 minuti e 28 secondi dopo il passaggio Del Toro.

Campagnolo Bora Ultra WTO 60, testate le ruote dei pro’

02.04.2025
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MASSA MARITTIMA – C’è un paio di Campagnolo da 60 da provare, quelle con livrea team ed inizialmente destinate al Team Cofidis. La nostra giornata è iniziata in questo modo e meglio di così non poteva andare.

Campagnolo torna nel WorldTour come partner tecnico del Team Cofidis, una sponsorizzazione che ha i contorni anche di un ritorno dopo un anno lontano dalla Champions League del ciclismo (da italiani speriamo anche in un rilancio deciso dell’azienda). Ora ci concentriamo sui feedback delle WTO 60 con breve intervento di Federico Gardin, responsabile del prodotto e del marketing Campagnolo.

Difficile che la ruota vada in crisi e che metta in crisi la guida, ovvio è che è da 60 (foto MirrorMedia-BCA)
Difficile che la ruota vada in crisi e che metta in crisi la guida, ovvio è che è da 60 (foto MirrorMedia-BCA)

Per il team le ruote da catalogo

«Non ci sono differenze tra i prodotti forniti al Team Cofidis – racconta Gardin – e quelli presenti nel catalogo a disposizione dell’acquirente comune. Le Bora Ultra WTO da 60 hanno gli stessi mozzi, sfere e raggi, lo stesso carico dei raggi e cerchio di una normale ruota. L’unica diversità è legata alle scritte ed i loghi, bianchi nella versione team, in modo che dalle immagini televisive il prodotto risalti in modo maggiore. Il ritorno nel WorldTour dopo un anno di assenza – conclude Gardin – è stato voluto, ci è stato chiesto e per Campagnolo è il primo passo verso un rilancio deciso».

Raggiatura G3 e cerchio non eccessivamente spanciato, elegante (foto MirrorMedia-BCA)
Raggiatura G3 e cerchio non eccessivamente spanciato, elegante (foto MirrorMedia-BCA)

Le ruote che abbiamo provato

Per noi è stato un assaggio, anche se il feeling immediato che hanno mostrato queste “ruotone” da 60 è qualcosa che lascia di stucco. Poco più di 50 chilometri e poco oltre i 1.000 metri di dislivello positivo, su un percorso molto ondulato e qualche rampetta oltre il 10% di pendenza. Anche un po’ di vento laterale ha condito il nostro test.

Non abbiamo montato i tubeless Vittoria come quelli in dotazione agli atleti Cofidis, ma un tubeless Pirelli RS da 30 millimetri di sezione. Il binomio ruota/tubeless da 30? Perfetto, considerando il canale interno con l’abbondante larghezza di 23 millimetri.

Si tratta di una coppia di ruote 2Way-Fit (predisposta naturalmente al tubeless) che non necessita di tape interno al canale. Ha 21 raggi in acciaio per ruota e la predisposizione G3 con nipplo nascosto nel cerchio full carbon. Il mozzo anteriore ha il corpo in carbonio ed entrambi hanno i cuscinetti ceramici Cult con sistema cono/calotta da pre-carico regolabile esternamente. Il peso dichiarato della coppia scende sotto i 1400 grammi.

Sulle ruote Campagnolo non serve il tape per il tubeless (foto MirrorMedia-BCA)
Sulle ruote Campagnolo non serve il tape per il tubeless (foto MirrorMedia-BCA)

Meno estreme di quanti sia lecito pensare

E’ ovvio che non si tratta di una ruota per andare a passeggio, ma quello che colpisce fin dalle prime pedalate è la facilità, ovviamente la fluidità e la scorrevolezza (caratteristiche da DNA Campagnolo). Il tubeless da 30 fa molto del lavoro (gonfiato a 4,2 sul posteriore e 4 sull’anteriore), ma non è solo questione di pneumatici. Soprattutto l’anteriore impegna il giusto quando in discesa si guadagna velocità, non tende a chiudere le traiettorie e non sbilancia l’avantreno quando arriva una folata inaspettata dai lati.

Sotto il punto di vista del sostegno, ad esempio quando ci si alza in piedi sui pedali, è davvero tanta roba. Super equilibrata e sostenuta, non mostra una rigidità che potrebbe risultare controproducente (e stancante).

Da rilanciare e da portare, se a velocità alta è meglio (foto MirrorMedia-BCA)
Da rilanciare e da portare, se a velocità alta è meglio (foto MirrorMedia-BCA)

Non solo una ruota da sprinter

Non molto tempo addietro i profili da 60 erano da contestualizzare alle sole gare veloci ed a quella categoria di utilizzatori propensi a sprintare. Non è più così, o per lo meno, le ruote con i profili alti e altissimi fanno parte della dotazione di scalatori, grimpeur e amanti dei dislivelli importanti. Nel caso specifico delle Bora Ultra WTO 60, un peso inferiore a 1.400 grammi garantisce un resa ottimale anche quando il naso è all’insù.

Con pendenze al di sotto del 10% si può fare una buona andatura (anche per gente normale che si allena). Significa che una 60 come questa non pesa ed è pienamente sfruttabile quando è montata su bici non aero.

In conclusione

Campagnolo Bora Ultra WTO 60 è una ruota da usare, sfruttare e godere tutti i giorni. Super efficiente, per nulla estrema ed un gran bel vestito per la bici, che sia aero concept, oppure più magra ed esile, non è scomoda, non è un prodotto da cavallo pazzo.

Ha un prezzo importante (3.690 euro), ma come affermato in altre occasioni, una ruota Campy dura in eterno e non stufa neppure a distanza di anni. Volendo fare un confronto con una Shamal di ultima generazione, la WTO da 60 si pone su un livello superiore, sotto tutti i punti di vista (anche in fatto di prezzo di listino).

Campagnolo

Alla scoperta di Fretin, il nuovo (velocista) che avanza

02.03.2025
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Milan contro Milan. No, non è il classico titolo calcistico da weekend di un quotidiano sportivo italiano, ma il riassunto attraverso un semplice slogan di uno dei temi della Kuurne-Bruxelles-Kuurne prevista per oggi. Con Jonathan Milan alla ricerca di un primo sigillo classico trovando tra i suoi avversari un giovane belga, Milan Fretin, che ha impressionato tutti nel suo inizio stagione cogliendo già due vittorie, tra Almeria e Algarve.

Il ragazzo di Genk, prossimo ai 24 anni sta scalando rapidamente le gerarchie non solo della sua squadra, la Cofidis che ha bisogno dei suoi punti come dell’aria, ma anche dello stesso sprint mondiale. E’ forse la maggior sorpresa di questo inizio di stagione, ma chi è in realtà?

Il giovanissimo Milan esordì nel 2018 alla Van Moer Logistics. Si è costruito pian piano esplodendo nel 2024
Il giovanissimo Milan esordì nel 2018 alla Van Moer Logistics. Si è costruito pian piano esplodendo nel 2024

«Quando ero ragazzino, ho iniziato con il motocross – racconta dal suo ritiro belga prima della corsa – Poi ho cambiato per la bici, ma è stata una scelta quasi obbligata dopo che mi sono rotto la clavicola. Ho pensato che la bici era più sicura. Ho anche fatto un corso. Avevo 9, 10 anni, a quel tempo dovevo vincere la mia paura, perché da una parte la velocità mi piaceva, dall’altro mi spaventava. Le cose hanno iniziato a prendere una piega più seria quando sono passato U23, nelle fine della Lotto-Soudal dopo aver corso in piccole squadre belghe. Ho fatto due anni in un team Professional importante come la Sport Vlaanderen Baloise e lo scorso anno ho ottenuto il contratto nel WT, ero super felice. Tra l’altro un quadriennale, a dimostrazione della fiducia del team francese. Devo dire grazie a Nico Mattan, che era mio diesse da junior e mi ha sempre seguito, essendo grande amico di mio padre. Mi ha dato i consigli giusti».

Ti aspettavi un inizio di stagione così importante, con due vittorie?

E’ pazzesco. E’ un sogno per tutti, per ogni ciclista. L’anno scorso era già stato molto forte, con un paio di successi che mi hanno dato lo stimolo per affrontare un buon inverno e per diventare ancora più veloce e sono felice di averlo fatto, questi risultati mi confermano che sono sulla strada giusta.

La vittoria nella tappa della Volta ao Algarve, battendo Meeus e Ganna
La vittoria nella tappa della Volta ao Algarve, battendo Meeus e Ganna
Ti consideri un semplice velocista o pensi di avere altre caratteristiche?

E’ ancora un po’ un mistero per me. La prima vittoria alla Clasica de Almeria era uno sprint molto veloce. Negli ultimi 10 anni hanno vinto sempre grandi sprinter. Ma è stata una giornata dura, con quasi 3.000 metri di dislivello. Io credo di poter emergere anche su percorsi mossi, difficili. E ora con le classiche sono curioso di vedere se riesco a mostrare dove sono arrivato.

C’è uno sprinter al quale ti ispiri o somigli tecnicamente?

Tom Boonen. E’ un grande campione, ma con umiltà è quello a cui penso di somigliare di più, come anche Alaphilippe, sa fare sprint, ma sa anche scalare molto bene. Ho molto rispetto per lui ma mi piacerebbe affrontarlo a viso aperto, credo che me la potrei giocare.

Fretin ha corso nella Lotto al suo esordio da U23. Vincendo due gare nazionali
Fretin ha corso nella Lotto al suo esordio da U23. Vincendo due gare nazionali
Lo scorso anno sei arrivato alla Cofidis, che cosa è cambiato per te correndo nel team francese?

E’ sempre stata una squadra che ammiravo. Ricordo quando ero junior era una maglia che mi ispirava. E’ una squadra francese che mi ha accolto davvero bene. La scorsa stagione è stata difficile. Abbiamo dovuto aspettare tanto per  la prima vittoria, arrivata grazie a Thomas al Giro d’Italia. Ora abbiamo già 4 vittorie quindi è un inizio molto superiore rispetto all’anno scorso e la squadra ha cambiato un sacco di cose durante l’inverno. Dovevamo farlo. Quindi abbiamo tutti nuovi allenatori. Ci prepariamo molto più duramente rispetto all’anno scorso. Facciamo anche palestra, l’anno scorso non la facevo. Ora mi piace la palestra post allenamento. Inoltre siamo molto contenti delle nuove bici Look, siamo passati alle ruote Campagnolo e alle gomme Vittoria e devo dire che si sente subito la differenza. Tutti abbiamo reagito tipo «wow, è pazzesco quanto sia più veloce». E questo fa la differenza.

Le tue vittorie sono state molto importanti per il ranking del team, qual è l’atmosfera in squadra, c’è paura di perdere il WorldTour?

Durante l’inverno ci hanno detto che è un anno molto importante per noi. Decisivo per il team. Ma quando corri cerchi di non pensarci. Io cerco sempre di fare del mio meglio. E quando fai del tuo meglio i punti sono la naturale conseguenza. In questo è coinvolta l’intera squadra, non basta l’uomo che vince, tutti devono dare il loro contributo se vogliamo raggiungere la salvezza. Anche l’Astana è molto forte, anche loro stanno vincendo, anzi nel ranking volano e questo non va bene per noi. Hanno avuto una grande partenza. Ma finché continuiamo a vincere e continuiamo a pedalare come stiamo facendo ora, penso che possiamo salire ancora un po’ per prendere le squadre davanti a noi.

Due vittorie e ben 19 top 10 per il belga. Qui è 3° nello Sparkassen Munsterland Giro dietro Philipsen
Due vittorie e ben 19 top 10 per il belga. Qui è 3° nello Sparkassen Munsterland Giro dietro Philipsen
Ora ti aspettano le classiche, quale ti piace di più e perché?

E’ difficile da dire, finora non ho avuto molta fortuna nelle classiche di primavera. A me istintivamente piace la Roubaix, quando arrivi sul pavé con la gente e tutti che ti urlano contro e vai così veloce, dimentichi quanto stai soffrendo. E’ davvero pazzesco sentire quanta gente c’è ai lati della strada. Quindi amo davvero quella corsa e spero di poterla vincere un giorno.

Quest’anno correrai il primo grande tour, il Giro d’Italia. Avresti preferito essere al Tour de France, pensi che le volate saranno diverse da quelle francesi?

Per ora sono nella squadra per la corsa rosa, ma è ancora presto, preferisco pensare a obiettivi più vicini. Come prima grande corsa a tappe però sarei contento di affrontare il Giro, dove vorrei essere protagonista negli sprint, centrare bei risultati sempre per il discorso di prima. Tutti dicono che il Tour è di un altro livello, un po’ più difficile e soprattutto è molto nervoso. Sento dire che è un’esperienza che ti cambia. Poi quest’anno si arriverà a Lille che è il quartier generale della Cofidis, lì si dovrà fare una grande gara. Per me comunque è indifferente, sarei felice con entrambi. Se riesco a concludere il Giro e ad avere una bella sensazione e a diventare più forte quest’anno, allora forse l’anno prossimo potremo fare il Tour.

Fretin è alla Cofidis dallo scorso anno. Il team francese gli ha fatto firmare un quadriennale
Fretin è alla Cofidis dallo scorso anno. Il team francese gli ha fatto firmare un quadriennale
Tu sei  uno dei tanti giovani belgi che stanno emergendo, qual è il vostro segreto per essere così tanti?

Questa è una bella domanda. Non so se c’è un segreto. Sicuramente abbiamo un sacco di squadre qui e un sacco di belle gare da affrontare, che ti costruiscono sin da quando hai 15 anni. Impari davvero che cosa sia il ciclismo. Hai gli sprint, hai altre gare, hai i venti trasversali. Poi il ciclismo in Belgio è molto popolare, quasi al livello del calcio. E con tante squadre a disposizione puoi crescere bene. Poi è importante che tu abbia un buon allenatore che ti faccia continuare a fare passo dopo passo. E anche in questo siamo molto avanti.

Che obiettivi ti poni per quest’anno?

Come velocista vuoi prendere più punti possibili. Quindi in ogni gara che inizio voglio vincere e la squadra si aspetta che io ottenga buoni risultati per vincere. Se poi arrivasse una vittoria al Giro, la mia stagione sarebbe perfetta…

Campione o gregario, Damiani spiega la regola delle due W

22.02.2025
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Qualche giorno fa Finn Fisher-Black, il neozelandese della Red Bull protagonista di quest’inizio di stagione ha rilasciato una lunga intervista a Rouleur spiegando come il suo passaggio di squadra provenendo dalla UAE sia stato dettato dalla ricerca di spazio. Era stanco di essere considerato un gregario, voleva avere chance personali e, da quel che si è visto nelle prime corse, aveva anche le sue ragioni e soprattutto propellente nelle gambe…

Il cambio di squadra ha fatto bene a Finn Fisher-Black: titolo nazionale e 4 podi
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Le sue parole hanno però riproposto l’eterno tema delle ambizioni di un giovane: approdare in un team WorldTour è per tutti un traguardo, ma molti vorrebbero che fosse anche un inizio, invece spesso (soprattutto per i ragazzi italiani) c’è da fare i conti con la realtà, che spesso li confina in ruoli di secondo piano.

E’ un argomento con il quale Roberto Damiani, diesse della Cofidis, si è confrontato spesso: «Il tema è delicato e io lo affronterei ponendo innanzitutto una domanda: i giovani che approdano nelle WorldTour sono davvero tutti da WorldTour? Spesso purtroppo il valore dei corridori è gonfiato da vittorie giovanili che dicono molto poco e dalla pressione dei procuratori. Il circuito maggiore ha ormai un livello altissimo, anche coloro che sono “svezzati” da tempo faticano, anche perché non esistono più le corse di preparazione, ogni volta che metti il numero ti chiedono il risultato, l’11 deve girare, altro che storie…».

Lo sprint vincente di Valentin Ferron a La Marsellaise, primo acuto Cofidis nel 2025
Lo sprint vincente di Valentin Ferron a La Marsellaise, primo acuto Cofidis nel 2025
E’ un problema soprattutto per i più giovani che cercano spazio…

Sì, perché l’approccio può essere traumatico. Cominci a non fare i risultati che sognavi, ti trovi quasi impantanato, ti butti giù. Prima o poi questo mestiere ti pone davanti alla realtà e ti chiede di guardarti dentro. Chi lo fa, chi si rende conto del suo valore e capisce che può ritagliarsi un ruolo importante ha un futuro. Magari sarà un aiutante, un luogotenente, ma sarà per anni in questo mondo guadagnando bene. Chi non si rassegna ma non ottiene risultato, è destinato a scendere dal treno.

E’ un discorso che travalica l’aspetto prettamente sportivo…

Sì, perché bisogna ragionare con la testa, mettersi in gioco in una fetta importante della propria vita. Io dico sempre ai miei ragazzi, quando arrivano alle soglie del team, che devono provarci, ma se capisci che non hai le qualità per emergere, per fare il leader devi saperti adattare anche al ruolo del gregario.

Daniel Oss, a sinistra, con Sagan, un’accoppiata gregario-campione andata avanti per anni con grandi risultati
Daniel Oss, a sinistra, con Sagan, un’accoppiata gregario-campione andata avanti per anni con grandi risultati
Tu lavori in un team francese ma hai avuto e hai corridori italiani. Quanto pesa non avere una squadra nazionale nel WorldTour, per il movimento tricolore?

Tanto, è debilitante. Ogni squadra ha comunque, di base, una predilezione per i corridori di casa propria che viene dalla risonanza che le loro vittorie hanno nei mercati dove gli sponsor agiscono. Se si fanno scelte tattiche, la bandiera conta, una vittoria di un corridore straniero non può avere lo stesso peso di uno locale. Noi ad esempio abbiamo avuto un clamoroso ritorno d’immagine da La Marsellaise perché a vincere è stato Valentin Ferron. Ma era così anche da noi, ad esempio ai tempi della Liquigas. Lì c’era un corridore che ho sempre ammirato…

A chi ti riferisci?

A Daniel Oss. Quand’era giovanissimo si era messo in evidenza come un grande specialista soprattutto per le classiche del nord, ma ha avuto l’intelligenza di comprendere che non sarebbe mai stato un leader e si è ritagliato uno spazio importante al fianco di Sagan, costruendosi così una carriera importante. Un altro esempio è Ulissi, che da parte sua è stato capace di ritagliarsi sempre le sue occasioni tanto da vincere ogni anno. Perché aveva saputo cogliere le opportunità, si era messo in mostra e chi dirigeva ha creduto in lui. Devi saper emergere, anche nelle condizioni più difficili e sperare che quei risultati solletichino l’attenzione di chi guida il team.

Per Pellizzari l’approdo nel WorldTour, ora però comincia tutto. Il team vuole risultati
Per Pellizzari l’approdo nel WorldTour, ora però comincia tutto. Il team vuole risultati
Quindi è più una responsabilità di chi guida o di chi corre?

Principalmente di quest’ultimo che deve fare i conti con se stesso e saper cogliere le occasioni, essere pronto per esse. Io apprezzo tantissimo il lavoro che fanno team come Polti e VF Bardiani, perché danno l’opportunità ai ragazzi di mettersi in mostra, ad esempio l’azione dei 3 VF a Maiorca è stata davvero importante. Se sai sfruttare l’opportunità cresci. Pellizzari ha saputo farlo, è approdato in un grande team, ora starà a lui sapergli ritagliare spazi anche lì.

Si parla spesso del gregario, ma ormai non ti pare un termine desueto?

Certamente il gregario non è più il portaborracce, ormai in squadra ci sono ruoli specializzati: chi per il treno delle volate, come per aiutare in salita e così via. Guardate che cosa fece Marco Velo da corridore, trasformandosi da luogotenente di Pantani in salita fino ad aiutante di Petacchi nelle volate, un doppio salto mortale. Oppure quel che ha fatto Bruseghin. Io dico sempre ai corridori, quando hanno ormai 2-3 stagioni alle spalle, che il tempo passa in fretta e il nostro mondo è regolato dalle due “W”: work o win ossia lavora o vinci.

Marco Velo davanti a Petacchi. Il cittì sii è completamente riciclato nella sua attività agonistica
Marco Velo davanti a Petacchi. Il cittì sii è completamente riciclato nella sua attività agonistica
Secondo te, quindi, anche la “preferenza nazionale” si può superare?

Se hai qualità, il team ha tutto l’interesse a investire su di te. Bernal ha vinto essendo un colombiano in un team britannico. Sta a te farti spazio, ma considera che comunque questo è un lavoro nel quale si vince di squadra. Ne ho conosciuti tanti che con i premi vinti dal compagno di squadra si sono fatti casa…

Ruote Campagnolo e tubeless Vittoria. Cofidis, una svolta netta

06.02.2025
5 min
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Una sorta di trasferimento tecnico non da poco, perché tutto cambia. Escono di scena le ruote Corima e sono arrivate le Campagnolo con la predisposizione tubeless, con diverse opzioni e profili dei cerchi. Via i tubolari Michelin ed entrano i tubeless Vittoria. Sulle bici Look della Cofidis c’è un bel po’ di Italia.

Ancora una volta andiamo alla ricerca di quei dettagli tecnici (ancora da scoprire per quello che concerne i feedback degli atleti) nuovi di questo inizio stagione. Abbiamo chiesto alcuni feedback a Martina Alzini che corre nel team francese dal 2023.

I primi test a Denia dopo la consegna dei nuovi materiali (foto Team Cofidis)
I primi test a Denia dopo la consegna dei nuovi materiali (foto Team Cofidis)

Coinvolti nel progetto

Alzini abita a meno di un’ora dalla sede di Vittoria ed il quartier generale di Campagnolo a Vicenza non è poi così lontano. La intercettiamo al termine di una intensa giornata nel Velodromo di Motichiari.

«Quando è stato ufficializzato l’accordo tra Vittoria, Campagnolo ed il team – dice, molto motivata – siamo stati invitati a Brembate, una visita in azienda certo, ma anche una giornata informativa dove gli staff tecnici ci hanno mostrato una serie di analisi, dati, numeri e risultati. E’ stato motivante. In primis lo ritengo un passaggio fondamentale della mia attività, secondo perché è davvero interessante fare parte di un processo di crescita ed evoluzione. Ho percepito un coinvolgimento particolare che arriva con una sorta di conferma da Cedric (Vasseur, manager del Team Cofidis, ndr) il quale vede questo accordo, non solo come una partnership, ma un pacchetto votato ad offrire una nuova immagine, sempre più competitiva, performante e ricercata».

Martina Alzini durante i test di rilevazione del lattato sul Col de Rates (foto Team Cofidis)
Martina Alzini durante i test di rilevazione del lattato sul Col de Rates (foto Team Cofidis)
Hai avuto modo di mettere alla frusta i nuovi componenti?

Solo in parte, perché da una parte ci sono le tante ore di attività in allenamento e le ore di bici fatte durante i ritiri. Dall’altra, a mio parere, il giudizio principale ed una sorta di confronto con il passato arriva nel momento in cui ci sono più giorni di gare a disposizione. Sono le competizioni che danno il vero polso della situazione. Ad oggi ho fatto solo una corsa.

Ti sarai fatta un’idea

Spunti interessanti sulla scorrevolezza, soprattutto nei lunghi tratti pedalati, in discesa e dove c’è da fare velocità. Diciamo che soprattutto le ruote confermano la loro nomea.

Scorrevoli?

Scorrevolissime. Per me è una prima volta sulle ruote Campagnolo, su strada non le avevo mai usate, mentre su pista sì. Posso dire che in tutto questo comparto, ruote e gomme, i tecnici del team hanno anche ascoltato i corridori che l’anno passato avevano chiesto maggiori performance. E’ arrivato un binomio tutto nuovo e credo che sia proprio la combinazione a fare la differenza.

Hai usato profili diversi?

Abbiamo fatto qualche prova, anche con i ragazzi, ma di solito io tendo ad usare profili da 60 o simili. Coquard ad esempio non si è fatto mancare le 80 e ha vinto in Australia.

Per la Alzini binomio Campagnolop/Vittoria come d’abitudine sulla bici da pista
Per la Alzini binomio Campagnolop/Vittoria come d’abitudine sulla bici da pista
Capitolo tubeless, ti sei già fatta un’idea precisa?

Su strada per me è una cosa tutta nuova, ma porto con me una specie di feeling che mutuo dalla pista, una sorta di affinità. Nei mesi che hanno preceduto le Olimpiadi abbiamo sempre utilizzato i tubeless e dal punto di vista di tecnico lo ritengo un vantaggio non da poco, considerando che c’è molta differenza tra i tubolari usati fino all’anno passato ed i tubeless che abbiamo in dotazione oggi.

Solo feeling oppure c’è dell’altro?

Oltre alle ruote Corima con predisposizione al tubolare, abbiamo quasi sempre utilizzato tubolari da 25, relativamente piccoli, soprattutto se contestualizzati nelle gare del Nord con fondi impegnativi. Poche volte i 28, quindi a monte c’è anche un fattore tecnico non secondario. I tubeless che abbiamo sono da 28 in avanti.

Vittoria N.EXT TLR per gli allenamenti e famiglia PRO TLR per le gare (foto Team Cofidis)
Vittoria N.EXT TLR per gli allenamenti e famiglia PRO TLR per le gare (foto Team Cofidis)
La prima cosa che hai percepito usando i tubeless su strada?

Ribadisco che a mio parere è il binomio ruote/gomme a fare una grande differenza, ma di getto direi la grande tenuta in curva, al pari di una sensazione di sicurezza e di avere sempre un po’ di margine.

Il comfort?

Più che il comfort inteso come comodità mi spingo a dire una maggiore confidenza e perché no, quel comfort piacevole che non guasta dopo tante ore di bici.

Damiani e il modello Cofidis: niente devo ma tanto scouting

26.01.2025
5 min
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Dall’esperienza di Nicolò Arrighetti e Diego Bracalente, stagisti alla Cofidis per una settimana, è nato lo spunto per chiamare Roberto Damiani. Il diesse del team francese è stato in Spagna a seguire il ritiro dei suoi ragazzi, al quale hanno partecipato anche i due giovani azzurri. Quando raggiungiamo Damiani al telefono ci accoglie con il suo tono gentile e disponibile, che invoglia a parlare e ascoltarlo.

«Stavo guardando gli spostamenti per il Giro d’Italia – racconta – più precisamente per arrivare in Albania. Arrivare a Durazzo non sarà semplice, bisogna viaggiare da Lille, dove partiranno i nostri mezzi pesanti (camion, pullman e ammiraglie, ndr) fino a Bari. Dalla Puglia si prende il traghetto e si attraversa l’Adriatico. Fare il giro dei Paesi dell’ex Jugoslavia diventava troppo complicato a causa delle dogane e dei controlli».

Dall’arrivo di Michelusi nello staff performance è iniziato un lavoro di osservazione e valutazione tra giovani
Dall’arrivo di Michelusi nello staff performance è iniziato un lavoro di osservazione e valutazione tra giovani

Un passo indietro

La stagione della Cofidis si sta costruendo man mano. Damiani dapprima farà un salto in Spagna per seguire la sua prima gara del calendario europeo, successivamente si sposterà in Francia per il Tour des Alpes Maritimes. Ma il grosso del suo calendario sarà in Italia, con Laigueglia, Strade Bianche, Sanremo. Concluderà la primavera con le gare del Nord: Harelbeke, Gand e Fiandre. 

«Tuttavia – riprende – per arrivare pronti a queste gare dovevamo passare prima dal secondo ritiro stagionale. Siamo stati in Spagna per un paio di settimane. Durante quei giorni abbiamo aperto le porte a qualche under 23, sette in totale, che si sono alternati all’interno del team».

Il lavoro di scouting ha già portato i suoi frutti, alla Cofidis per il 2025 è arrivato Clément Izquierdo dal team AVC Aix-En-Provence (foto Mathilde L’Azou)
Il lavoro di scouting ha già portato i suoi frutti, alla Cofidis per il 2025 è arrivato Clément Izquierdo dal team AVC Aix-En-Provence (foto Mathilde L’Azou)
Cosa vuol dire accogliere dei ragazzi under 23 da voi a gennaio. 

Si tratta di un lavoro di scouting che ha preso il via già nel 2024. Stavo leggendo poco fa il vostro articolo sui giovani della Mapei. La scelta di molte formazioni di creare un team di sviluppo ci ha portati a fare un’attività di ricerca tra gli under 23. Non c’è altra via di scelta. La scorsa stagione la Cofidis ha rivoluzionato il settore performance. E’ arrivato Mattia Michelusi, il quale ha iniziato a valutare, testare e capire i giovani. 

Molte squadre WorldTour fanno nascere i devo team, voi?

Molte formazioni dirigono parte del budget per creare squadre continental, ma non è un’idea che mi piace molto. In Francia i costi sono elevati e per fare una squadra devo serve più di un milione di euro. Io ho parlato con Cofidis e ho proposto loro un sistema alternativo. 

Portare gli under 23 al ritiro di gennaio è un modo per mostrare loro come lavora e come funziona un team WorldTour (foto Instagram)
Portare gli under 23 al ritiro di gennaio è un modo per mostrare loro come lavora e come funziona un team WorldTour (foto Instagram)
Ovvero?

Fare un lavoro di scouting europeo. Abbiamo preso i nove Paesi nei quali Cofidis è presente commercialmente. Ci siamo guardati in giro e a gennaio si sono selezionati i primi sette profili, li abbiamo scelti tra Francia, Italia, Belgio e Spagna. 

In questo modo cosa cambia?

Si lavora a stretto contatto con diverse realtà sulle quali si ha fiducia. Ad esempio Arrighetti arriva dalla Biesse Carrera. Io so che di Milesi e Nicoletti mi posso fidare, visto che nel 2024 abbiamo preso come stagista un loro corridore. Questo discorso vale anche per Bracalente. Con queste formazioni si instaura un rapporto di massima trasparenza e solidarietà.

Nel 2024 era toccato a Filip Gruszczynski, sempre della Biesse Carrera fare uno stage con la Cofidis (foto Instagram)
Nel 2024 era toccato a Filip Gruszczynski, sempre della Biesse Carrera fare uno stage con la Cofidis (foto Instagram)
E’ un modo anche per responsabilizzare le squadre.

Vero. In più loro possono affermare di avere un rapporto stretto con la Cofidis, il che permette di avere un maggiore appeal per i ragazzi under 23. E’ un titolo qualificante e che valorizza il lavoro di formazioni continental già esistenti. Inoltre creare una formazione development permette di tenere sotto controllo quei dieci o dodici ragazzi che si prendono. Mentre noi, collaborando con tante formazioni, abbiamo un bacino maggiore. Si parlava della squadra dei giovani della Mapei, voglio dire una cosa.

Prego…

Io sono arrivato alla Mapei l’anno in cui nasceva questo progetto. Avevamo uno staff dedicato e un personale di riferimento. L’investimento economico non era stato di poco conto. Nel ciclismo moderno ci sono troppi venditori di sogni. I procuratori guardano al loro interesse e non a quello del ragazzo. Invece lavorare con i giovani deve essere un piacere. Portarli con noi in ritiro è stato bello, sia Bracalente che Arrighetti hanno toccato con mano una realtà differente. Sapete qual è la cosa che mi è piaciuta di più?

L’obiettivo di queste due settimane di stage svolte a gennaio è quello di trovare i tre stagisti da inserire nel 2025 (foto Instagram)
L’obiettivo di queste due settimane di stage svolte a gennaio è quello di trovare i tre stagisti da inserire nel 2025 (foto Instagram)
Dicci.

Vederli integrati nel gruppo. La sera giocavano a carte e parlavano con i professionisti. In bici si sono mostrati forti e preparati, ma la cosa che ho voluto dire loro è stata di non vivere quei cinque giorni come un test continuo. Non è da una mancata risposta a uno scatto in un ritiro di gennaio che si decide il loro futuro. Volevo che si accorgessero del fatto che si fa sempre ciclismo, cambia la cornice ma il quadro no. 

Però cercate comunque delle risposte? 

Questo è chiaro. Alla fine non nascondo che da questi sette ragazzi vogliamo tirare fuori quelli che saranno gli stagisti che verranno a correre con noi a fine anno. 

I tuoi corridori che hanno detto?

Mi è piaciuta molto una battuta di Thomas che parlando mi ha detto, riferito ad Arrighetti: «Chi è quello? Mentre facevamo la simulazione di corsa mi ha messo alla prova». Mi ha reso felice perché vuol dire che i ragazzi si sono sentiti liberi di muoversi e di fare come se fossero con i loro coetanei. Questo è sicuramente un aspetto positivo.