Pirelli, un nuovo tubolare per il Giro d’Italia

04.05.2021
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Pirelli sta facendo le cose in grande. Dopo aver rinnovato la gamma dei copertoncini con i P Zero Race da gara e i P Zero Road da allenamento, ha fornito ai team con i quali collabora per la stagione 2021 (Team Bike Exchange, Trek Segafredo, AG2R Citroen) e che parteciperanno al Giro d’Italia, un tubolare alleggerito del 10%, mantenendo inalterate le caratteristiche di aderenza e resistenza. Stiamo parlando del nuovo P Zero Race Tub SL. E aggiungiamo, prima di entrare nel dettaglio, che alleggerire uno pneumatico del 10%, considerando la funzione che svolge, ovvero quella di garantire aderenza e scorrevolezza non è semplicissimo.

Il tubolare P Zero Race Tube SL completo
Il tubolare P Zero Race Tube SL completo

Tubolare perfezionato

Il tubolare per molti anni ha vissuto come protagonista assoluto nel mondo del ciclismo. Lo si può considerare tuttora il leader nel proprio settore, nonostante i tubeless e i copertoncini abbiano siano stati al centro negli ultimi mesi di notevoli sviluppi.

Pirelli è andata oltre: ha cercato di perfezionare, laddove possibile, anche il tubolare. Come detto in precedenza, il miglioramento è avvenuto grazie a una riduzione di peso, a sua volta dovuta alla scelta di nuovi materiali. Anziché utilizzare il solito lattice all’interno del tubolare, per i P Zero Race Tub SL, Pirelli ha optato per una particolare camera d’aria realizzata con poliuretano termoplastico (TPU): un materiale leggero e impermeabile. Si tratta della prima volta che esso viene utilizzato per realizzare una camera d’aria per tubolare. Il risultato ottenuto, dopo un attento lavoro, è notevole: garantisce le stesse prestazioni di velocità, aderenza, scorrevolezza e soprattutto un’efficace protezione dalle forature. Riesce inoltre ad eliminare, finalmente, la perdita di pressione dei tubolari tradizionali.

Il nuovo tubolare P Zero Race Tube SL
Il nuovo tubolare P Zero Race Tube SL

Materiali innovativi

La carcassa del P Zero Race Tub SL è realizzata in Corespun 320 TPI: una mescola innovativa SmartEVO Compound, che Pirelli ha studiato per i nuovi P Zero Race. Dai test effettuati su strada è stato riscontrato un miglioramento di guidabilità del mezzo e soprattutto un’aumentata velocità ascensionale, la cosiddetta VAM.

Lo pneumatico P Zero Race Tube SL, ultraleggero
Lo pneumatico P Zero Race Tube SL, ultraleggero

Apprezzamenti di Chaves

Non sono mancati di certo gli apprezzamenti. Esteban Chaves corridore del team Bike Exchange ha commentato così l’utilizzo del nuovo tubolare P Zero Race Tub SL: «Ero entusiasta quando ho visto il grande calo di peso promesso dai nuovi tubolari. Le gomme sono veloci e maneggevoli come sempre, ma ora sono più leggere. Lo si sente soprattutto nelle salite».

Il prezzo consigliato al pubblico è di 119,90 euro.

velo.pirelli.com

La via di Yates alla maglia rosa. Parla Algeri

03.05.2021
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Tutti per Simon Yates, sorride Algeri. Il Team Bike Exchange è pronto a stringersi attorno al suo capitano, reduce dal successo nella classifica generale all’ultimo Tour of The Alps e grande favorito per l’imminente Giro d’Italia. Fra gli addetti ai lavori che la pensano così, il vincitore dell’edizione 2000 e attuale opinionista Rai Stefano Garzelli.

Test a Montalcino

Per saperne di più, abbiamo chiesto a Vittorio Algeri, direttore sportivo dal 2012 della formazione australiana, come procedono gli ultimi preparativi per la campagna in rosa del ventottenne di Bury, a meno di una settimana dal via. Il Giro inizierà il prossimo 8 maggio con la cronometro (8,6 chilometri) che si snoderà nel centro di Torino.

Vittorio Algeri, 68 anni, diesse del Team Bike Exchange
Vittorio Algeri, 68 anni, diesse del Team Bike Exchange

«Stiamo terminando gli ultimi preparativi – ha risposto Algeri – ci sono ancora un sacco di cose da sistemare per noi dello staff, mentre i corridori sono praticamente pronti. Da corridore ho corso 8 Giri d’Italia, mentre ho perso il conto di quelli fatti da ds. Stavolta sarò in ammiraglia soltanto nelle prime tappe e poi durante tutta l’ultima settimana, mentre il resto della Corsa Rosa verrà seguita dai miei colleghi australiani.

«La squadra arriverà a Torino mercoledì sera, al termine di una giornata in cui effettuerà la ricognizione in vista dell’undicesima tappa, sulle strade bianche di Montalcino. Sarà una di quelle più delicate. Simon ha fatto la Strade Bianche per conoscere un po’ il terreno, però purtroppo è caduto e non aveva potuto finirla. Comunque, il percorso è diverso, per cui è importante che lo veda. Non è certo duro come il pavé, ma è pur sempre insidioso».

Al Giro del 2018 iniziò a calare nella terza settimana, sul Finestre il blackout
Al Giro del 2018 iniziò a calare nella terza settimana, sul Finestre il blackout

Sega di Ala: durissima

Insomma, ogni dettaglio è stato preso in considerazione e il terreno per attaccare non mancherà per Simon. Qualche idea se l’è già fatta, come conferma il suo ds bergamasco.

«Già a Sestola c’è un arrivo esigente, non è una salita durissima, ma sarà un primo test per vedere anche chi sono gli avversari. I miei colleghi australiani hanno visionato tutte le tappe e qualcuna di quelle di salita l’hanno provata anche i corridori. Il giorno dopo la conclusione del Tour of the Alps, ad esempio, Simon e alcuni altri compagni hanno scalato il Passo di San Valentino e la successiva Sega di Ala (in apertura, nella foto Mosna), traguardo della 17ª tappa. Sono rimasti impressionati soprattutto da quest’ultima ascesa, che han trovato davvero molto dura».

Mikel Nieve sarà l’uomo in più per la salita, basco di 36 anni
Mikel Nieve sarà l’uomo in più per la salita, basco di 36 anni

Conferme in corsa

La differenza grande rispetto al passato per il Team Bike Exchange è che la sua punta di diamante è più tranquilla che mai, merito delle ulteriori conferme ricevute al Tour of the Alps.

«E’ il primo anno che Simon arriva al Giro disputando una gara subito prima – prosegue Algeri – io sinceramente gliel’avevo consigliato già in altri anni, in cui aveva preferito l’altura e la scelta di questa stagione sembra si sia rivelata buona. Ha conosciuto una parte degli avversari che troverà sulle strade del Giro, ma soprattutto ha scoperto se stesso, la propria condizione e oliato i meccanismi di squadra. Simon lo vedo tranquillo come non mai, perché sa di poter far la differenza quando conta».

Un super team

E tutto l’organico della formazione australiana ruoterà tutto intorno a lui. «La squadra è attrezzata per tutti i percorsi. Abbiamo corridori come Nieve e Schutlz che sono una sicurezza in salita. Per le tappe pianeggianti, potrà fare soprattutto affidamento su Hepburn, Juul Jensen e Kangert. Quest’ultimo ha una grande esperienza e potrà proteggerlo da ulteriori insidie». Completano la rosa altri due gregari pronti a sacrificarsi per il proprio capitano come Scotson e Meyer. 

Kangert è stato la spalla di Nibali e Aru all’Astana, ora è con Yates
Kangert è stato la spalla di Nibali e Aru all’Astana, ora è con Yates

Rosa a Milano

Alla quarta partecipazione consecutiva al Giro, Simon vuole vestirsi ancora di rosa, ma stavolta sul podio finale di Milano. Aveva indossato il primato per 13 giorni nel 2018 e lo aveva visto sfumare a causa di una crisi nella tappa regina dell’ultima settimana, con l’attacco decisivo di Chris Froome sul Colle delle Finestre.

«Nel 2019 poi, per cercare di rifarsi, è arrivato troppo stanco al Giro, esagerando con la preparazione – spiega Algeri – mentre lo scorso autunno la condizione era migliore, ma si è messo di mezzo il Covid. Deve fare tesoro di queste esperienze e, se non succederà nulla a livello di cadute o salute, se la può giocare. Non ci interessa prendere la maglia presto, perché il Giro è lungo e si rischia di arrivare in debito di ossigeno nell’ultima settimana, che è quella determinante. Il segreto dei grandi Giri non è andare fortissimo un giorno, ma essere sempre lì».

Colleoni al fianco di Yates: «Tirando si impara…»

27.04.2021
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Al Tour of the Alps gli è toccato tirare: pratica assai diffusa e salutare tra i corridori più giovani, soprattutto se in squadra hai un certo Simon Yates, che la maglia di leader l’ha portata sino in fondo. E così Kevin Colleoni ha cominciato a dare uno spessore più solido alla sua carriera, partecipando alla vittoria di squadra senza mai tirarsi indietro. A 21 anni, se non ti chiami Pogacar o Evenepoel, per diventare grandi serve anche questo tipo di lavoro, che ti consente di mettere nelle gambe i giusti chilometri e giorno dopo giorno di crescere nella convinzione e sul piano fisiologico.

«E’ dura, sicuramente è dura – diceva alla partenza del terzo giorno, all’indomani della tappa e della maglia di Yates – siamo riusciti a prendere la maglia di leader e adesso dobbiamo controllare. Ma devo dire che veder arrivare sul pullman Simon dopo la vittoria mi ha dato tanto morale. Davvero una marcia in più».

Colleoni con Nieve e il Team Bike Exchange nel fretto della prima tappa al Tou of the Alps
Con Nieve e il Team Bike Exchange nel fretto della prima tappa al Tou of the Alps

Un peso in meno

A volerla leggere con attenzione, la sua convocazione per la corsa italo-austriaca ha tanto il sapore della promozione sul campo. Se al Uae Tour e poi alla Settimana Coppi e Bartali si poteva trattare di una messa alla prova senza particolari obblighi, la presenza nel team che già dalla partenza avrebbe dovuto scortare Yates verso la vittoria fa pensare che sul piano della solidità Kevin abbia già convinto i nuovi datori di lavoro.

«Comunque sia, ci vuole tempo – dice – perché comunque è un altro ritmo. Per stare in salita con i migliori c’è da lavorare molto, ma il fatto di essere di aiuto per la squadra offre uno stimolo per lavorare con il massimo impegno. E tutto sommato il fatto di avere un compito da svolgere è un peso in meno rispetto a quando nelle categorie minori mi veniva chiesto di fare la corsa. Qua aiutare è l’unica cosa che si può fare, perché si va veramente forte e si dà il massimo per aiutare la squadra».

Il manubrio di Colleoni come un roadbook, con tutte le cose da sapere
Il manubrio come un roadbook, con tutte le cose da sapere

La condizione cresce

Il prossimo passaggio potrebbe però vedere mezzo riflettore puntato sul bergamasco che per la preparazione viene seguito personalmente da Marco Pinotti, che da quest’anno è uno dei coach della squadra australiana.

«Finora ho sempre fatto corse da 5 giorni – spiega – così quando torno a casa, gli allenamenti sono fatti di 3-4 giorni di recupero e poi si riparte. E poi ci sono le corse. La corsa a tappe ad esempio dà condizione, però serve tempo anche per recuperare. E tutto questo pian piano mi fa migliorare. Da adesso in avanti, ci prepareremo per corse più lunghe, di una settimana e poi vedremo di fare il punto. Il mio prossimo impegno sarà il Giro d’Ungheria e poi vedremo di fare bene al Giro del Delfinato. Quindi ci sarà un periodo di stacco e poi gli italiani e poi si parlerà del finale di stagione».

Colleoni con Julien Simon al Gp Indurain: sarà 22°, migliore dei suoi
Con Julien Simon al Gp Indurain: sarà 22°, migliore dei suoi

Il suo spazio

E’ presto per valutare se ad agosto Kevin sarà convocato per la Vuelta, quantomeno dice di non averne un’idea. In ogni caso il Delfinato, per il livello del gruppo in queste ultime settimane, sarà indubbiamente un passaggio impegnativo e prestigioso.

«Finora ho aiutato Yates e mi sta bene così – dice – ma credo che qualora se ne presentasse l’occasione, avrò anche il mio spazio. Nelle corse di inizio anno mi hanno lasciato la mia libertà, però è ovvio che per avere carta bianca, bisogna andar forte e quindi c’è da lavorare ancora tanto».

Con 19 giorni di corsa e tre piazzamenti nei 10 alla Settimana Coppi e Bartali, ora Colleoni tirerà un po’ il fiato a casa, poi dal 12 al 16 maggio sarà in gara al Giro d’Ungheria. E chissà che da quelle parti non si possa incidere la prima tacca…

Tour of the Alps, primo arrivo in salita e spunta Simon Yates

20.04.2021
4 min
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A Simon Yates era rimasto strozzato in gola l’attacco a Prati di Tivo, quando lo stratosferico Pogacar di marzo era andato a riprenderlo gettando le basi della sua vittoria alla Tirreno-Adriatico. A lui erano andati 6 piccoli secondi e uno zaino di malumore. Ma il ragazzo è orgoglioso e, come ci ha ben spiegato Vittorio Algeri, non ci sta a lasciare vantaggio a suo fratello Adam, vincitore del Catalunya. Così è tornato a casa dalla corsa spagnola con il nono posto sul groppone e si è allenato per bene. Avendo certo in testa il Giro d’Italia, ma anche quel sassolino nella scarpa: pareggiare i conti col fratello. Adesso è certamente presto per dire che Yates abbia ipotecato la vittoria del Tour of the Alps, ma ha offerto una bella dimostrazione di superiorità.

Si sale verso vette innevate, ma la temperatura è mite
Si sale verso vette innevate, ma la temperatura è mite

Testa e gambe

Ha attaccato nel tratto più duro del Kaunergrat-Piller Sattel, ha guidato da grande nella discesa e poi ha scalato con sicurezza l’arrivo di Feichten im Kaunertal. Tutto fa pensare a grandi gambe e grande determinazione.

«Ogni giorno qui è dura – dice – ma non potevo scegliere paesaggio più bello per la prima vittoria di stagione. Ci ho provato più volte, è stata una salita molto impegnativa. Non è stato facile sbarazzarsi di quei ragazzi, ma mi piacciono queste tappe più brevi. Sono combattute sin dall’inizio piuttosto che fare 150 chilometri a spasso e correre solo nel finale. E’ stata una buona giornata, sono molto contento. Fin qui tutto bene, ma ci sono ancora molte tappe molto difficili da affrontare, la quarta ad esempio, quindi vedremo cosa possiamo fare nei prossimi giorni».

Moscon in crisi per le pendenze, frenato anche da una foratura: buon compleanno
Moscon in crisi per le pendenze, frenato anche da una foratura: buon compleanno

Finale in apnea

Simon, come suo fratello Adam, come Landa e pochi altri, quando attacca tira il lungo rapporto. Per questo, quando scatta fa subito il vuoto e costringe gli altri a inseguire su ritmi spesso asfissianti. Così Sivakov ha provato a tenere duro e in un paio di occasioni è riuscito ad acciuffarlo. Ma all’ennesima accelerazione del piccolo britannico, il russo si è arreso alla sua stazza superiore, mostrando il fianco a uno dei rivali del prossimo Giro d’Italia.

«Ma Sivakov è andato forte – dice Yates – e come lui Quintana. Il livello di partecipazione a questa corsa è molto alto e se devo essere onesto, fare il vuoto mi è costato parecchio. Negli ultimi chilometri ho un po’ sofferto».

Visto un Sivakov brillante sulla rotta del Giro, in attesa di Bernal
Visto un Sivakov brillante sulla rotta del Giro, in attesa di Bernal

Brutti ricordi

Nell’attesa delle premiazioni Yates era di ottimo umore, nella conferenza stampa successiva lo ha confermato. Il medico della squadra intanto ragionava ad alta voce sul Giro abbandonato lo scorso anno per la positività al Covid. E si augurava che le misure saranno più stringenti, quantomeno nella scelta degli hotel che lo scorso anno al Giro hanno visto corridori e turisti condividere gli stessi spazi.

Sul traguardo di Feichten im Kaunertal, l’arrivo solitario di Simon Yates
Sul traguardo di Feichten im Kaunertal, l’arrivo solitario di Simon Yates

White all’attacco

Poco più avanti, il diesse del Team Bike Exchange, Matthew White, tracciava un bilancio positivo della giornata.

«Oggi è stata una corsa impressionante per Simon – diceva – molto dura. Doveva essere una tappa dedicata alla sua preparazione come tutta questa gara, che serve a costruire la forma migliore per il Giro d’Italia. E’ la prima vittoria dell’anno per lui e sono certo che ce ne saranno altre. Adesso cercheremo di difendere il suo vantaggio sino alla fine. Sarà pure una corsa in preparazione, ma è una corsa importante e 45” sono un margine su cui ragionare».

Quintana ha provato un paio di scatti, poi ha ceduto 1’42”
Quintana ha provato un paio di scatti, poi ha ceduto 1’42”

Un buon vino rosso

Sembra che Simon lo abbia sentito, sembra che non abbia fatto altro che pensare a questo su quell’ultima salita.

«Il Tour of the Alps – dice – non è paragonabile al Giro d’Italia, perché qui si corre in modo molto più aggressivo. Però prendiamo il buono e andiamo avanti. Non credo che dedicherò questa corsa a qualcuno in particolare perché so il duro lavoro che ho dovuto fare per tornare a questo livello. Perciò stasera apriremo una buona bottiglia di vino rosso con i miei compagni, la berremo e poi penseremo alla tappa di domani».

Team Bike Exchange: si riparte con un solo Yates

20.04.2021
3 min
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Anno di grandi cambiamenti per la società australiana, che ha preso il nome di Team Bike Exchange, dallo sponsor tecnico (saluti a Scott e passaggio alla Bianchi), fino all’impostazione stessa della squadra. L’addio di Adam Yates è molto pesante, ridisegna completamente gli equilibri del team ed è arrivato oltretutto nell’ultimissima parte del ciclomercato in maniera un po’ inattesa, soprattutto per la destinazione del britannico, gli odiati… cugini della Ineos. La separazione dei due fratelli Yates rappresenta una scelta ben precisa, quella di dare maggiori responsabilità a quello rimasto, Simon, che ha dovuto cucirsi sulle spalle i gradi di capitano per ogni grande Giro.

Tour of the Alps, Simon Yates vince da solo la 2ª tappa
Tour of the Alps, Simon Yates vince da solo la 2ª tappa

Rinforzo Matthews

I responsabili della Bike Exchange hanno pensato bene di riscrivere le caratteristiche del team, per renderlo competitivo in ogni situazione. L’arrivo di Michael Matthews porta grandissima qualità nelle corse di un giorno, soprattutto per le grandi classiche, grazie all’australiano che è un interprete di prim’ordine sia per quelle veloci che per quelle altimetricamente più impegnative.

Con Kangert invece si dà maggior corpo alla squadra per garantire copertura alle punte in montagna, aggiungendo spessore al lavoro di gente come Nieve e Meyer, mentre Chaves resta l’uomo per i colpi di mano, una funzione che sembra avergli ridato fiducia come si è visto nel 2020.

Alla Gand-Wevelgem 2021, grande lavoro per Michael Matthews
Alla Gand-Wevelgem 2021, grande lavoro per Michael Matthews

Colleoni in rampa

Con grande curiosità sono attesi poi i primi passi fra i professionisti del “figlio d’arte” Kevin Colleoni, considerato uno dei prospetti più promettenti non solo del movimento italiano, corridore che nelle prospettive del team australiano potrebbe un domani raccogliere l’eredità di Adam Yates come leader nelle corse a tappe.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Hans J.J.BauerTakakaNzl07.04.19852010
Samuel J.R.BewleyRotoruaNzl22.07.19872012
Brent BookwalterAlbuquerqueUsa16.02.19842008
J.Esteban Chaves RubioBogotàCol17.01.19902011
Kevin ColleoniPonte S.PietroIta11.11.19992021
Luke DurbridgeGreenmountAus09.04.19912012
Alexander J.L.EdmonsonTiriAus22.12.19932016
Tsgabu Gebremaryam GrmayMacalléEth25.08.19912012
Kaden GrovesBrisbaneAus23.12.19982020
Lucas HamiltonAraratAus12.02.19962017
Michael HepburnBrisbaneAus17.08.19912012
Damien HowsonAdelaideAus13.08.19922014
Amund Grohdahl JansenNesNor11.02.19942017
Christopher JensenWaldsteinDen06.07.19892012
Tanel KangertVandraEst11.03.19872008
Alexander KonychevVeronaIta25.07.19982020
Michael MatthewsCanberraAus26.09.19902011
Cameron MeyerViveashAus11.01.19882009
Luka MezgecKranjSlo27.06.19882011
Mikel Nieve IturraldeLeitzaEsp26.05.19842009
Barnabas PeakBudapestHun29.11.19982020
Nicholas SchultzBrisbaneAus13.09.19942017
Callum ScotsonGawlerAus10.08.19962019
Dion SmithTauakiNzl03.03.19932016
Robert StannardSydneyAus16.09.19982019
Simon Philip YatesBuryGbr07.08.19922014
Andrey ZeitsPavlodarKaz14.12.19862008

DIRIGENTI

Brent CopelandRsaGeneral Manager
Matthew WhiteAusDirettore Sportivo
Vittorio AlgeriItaDirettore Sportivo
Gene BatesAusDirettore Sportivo
Julian DeanNzlDirettore Sportivo
Mathew HaymanAusDirettore Sportivo
David Mc ParlandAusDirettore Sportivo
Marco PinottiItaDirettore Sportivo
Andrew SmithRsaDirettore Sportivo
Matthew WilsonAusDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Il team australiano, che ha cambiato nome ma non proprietà, corre da quest’anno su bici Bianchi: un ritorno, visto che al debutto del gruppo al professionismo proprio da Bianchi si partì. I corridori hanno a disposizione modelli Oltre XR4, Specialissima e Aquila CV: le prime due sono dedicate alle gare in linea, mentre la terza è per le cronometro. L’equipaggiamento è Shimano, gli pneumatici Pirelli.

CONTATTI

TEAM BIKE EXCHANGE (Aus)

Via Ginevra 5, 69 Lugano (SUI)

contact@greenedgecycling.comwww.greenedgecycling.com

Facebook: @GreenEdgeCycling

Twitter: @GreenEDGEteam

Instagram: greenedgecycling

Bianchi Oltre XR4

Cambio in Australia: tutti su Bianchi

20.04.2021
3 min
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Da quest’anno le biciclette Bianchi saranno al fianco degli uomini del Team Bike Exchange. I modelli usati da Simon Yates e compagni saranno: Oltre XR4, Specialissima e Aquila CV. Le prime due sono dedicate alle gare in linea, mentre la terza è per le cronometro.

Una certezza

La Oltre XR4 è una bicicletta dai profili aerodinamici molto spiccati e adatta a tutti i terreni, non a caso nelle stagioni passate ha vinto gare come la Milano-Sanremo e corse a tappe come la Vuelta. Quest’anno la vedremo nella versione con i freni a disco. Il telaio è stato realizzato utilizzando la tecnologia Bianchi CV (Countervail) che cancella l’80% delle vibrazioni che provengono dalla strada. Questo risultato è stato ottenuto grazie all’utilizzo di una resina speciale.
L’ottima efficienza aerodinamica della Oltre XR4 è dovuta anche al manubrio integrato firmato RC Reparto Corse e realizzato da Vision, che permette il passaggio interno dei cavi per la massima pulizia frontale.
Le ruote sono le Shimano C60 disc in carbonio con un profilo di 60 millimetri. Il mozzo a flange larghe e il cerchio disassato aiutano in termini di aerodinamica e di elevata rigidità. Saranno disponibili sia per pneumatici tubolari che tubeless.

Specialissima team bike exchange
La Bianchi Specialissima ha un telaio da 750 grammi
Specialissima team bike exchange
La Bianchi Specialissima ha un telaio da 750 grammi

La novità di Bianchi

La nuova Specialissima è la bicicletta adatta per affrontare gli arrivi in salita impegnativi, infatti il peso del telaio è di 750 grammi. Anche su questa bicicletta troviamo il freno a disco. Il telaio è stato realizzato con la tecnologia Bianchi CV di cui abbiamo parlato in precedenza. Le linee dei tubi sono meno generose rispetto alla sorella Oltre XR4, anche se la nuova versione strizza l’occhio all’aerodinamica.
Anche per la Specialissima c’è il manubrio firmato Reparto Corse, realizzato in collaborazione con Vision con il passaggio interno dei cavi. Le ruote sono sempre di Shimano, in questo caso le C40 in carbonio con un profilo di 40 millimetri.

Jack Bauer Bianchi Aquila CV
Jack Bauer sull’Aquila CV nella crono dell’UAE Tour
Jack Bauer Bianchi Aquila CV
Jack Bauer sull’Aquila CV nella crono dell’UAE Tour

Un’Aquila molto veloce

Per le prove contro il tempo i ragazzi della Bike Exchange avranno a disposizione l’Aquila CV. Un telaio che spicca per le sue doti aerodinamiche e garantisce la piena trasmissione di potenza alla ruota posteriore. Anche per l’Aquila CV è stata usata la tecnologia Countervail per ridurre le vibrazioni.
Per la bicicletta da cronometro le ruote sono di Vision, più esattamente la Metron 81 SL all’anteriore e la lenticolare Metron TFW al posteriore. Proprio su quest’ultima è stata usata una vernice ultraleggera che incrementa l’efficienza aerodinamica e mantiene il peso sui 945 grammi. Oltre alle ruote saranno di Vision anche il manubrio e le appendici.

Portaborraccia Tacx Ciro
Le Bianchi saranno equipaggiate con il portaborraccia Tacx Ciro
Portaborraccia Tacx Ciro
Le Bianchi saranno equipaggiate con il portaborraccia Tacx Ciro in carbonio

La scheda tecnica

GruppoShimano Dura Ace Di2
RuoteShimano e Vision per le cronometro
PneumaticiPirelli
ManubrioReparto Corse by Vision
Sella Reparto Corse by Vision
ReggisellaReparto Corse
PedaliShimano

Shimano, Fizik, Tacx e Pirelli

Tutte le biciclette sono equipaggiate con lo Shimano Dura Ace Di2 Disc, selle Fizik e portaborracce Tacx. Infine, i pneumatici sono i Pirelli PZero sia nella versione tubolare che tubeless.

Matthews nelle Ardenne per cancellare la iella del pavé

11.04.2021
3 min
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Michael Matthews è tornato a casa, nelle file del Team Bike Exchange da cui proveniva, alla fine del 2020 dopo 4 anni al Team Sunweb. Un periodo redditizio per il corridore classe 1990 di Canberra, con due tappe al Tour, le due prove canadesi del WorldTour e lo scorso anno la corsa di Plouay. Quest’anno Michael compirà 31 anni e al netto di una bella carriera da 35 vittorie (finora), non si può nascondere che dopo la vittoria del mondiale U23 a 20 anni attorno al suo nome ci fossero altre attese. Lui lo sa e non si nasconde. Perciò dopo il 6° posto della Sanremo e il 5° della Gand, si prepara a sbarcare sulle strade delle Ardenne, cercando di dare una forma più consistente al suo ben pagato ritorno a casa.

Con il 3° posto di Amilly, Matthews per un giorno leader della Parigi-Nizza
Con il 3° posto di Amilly, Matthews per un giorno leader della Parigi-Nizza
Come è andata finora?

Sono stato entusiasta di essere tornato quassù, soprattutto perché l’anno scorso me le ero perse. Sono state corse super aggressive, visto il modo in cui ultimamente corrono tutti. Si parte e si fa subito la selezione.

Ha raccontato Trentin che alla Gand siete stati voi i primi ad approfittare del vento.

Prima della corsa, abbiamo fatto una bella riunione. Mat Hayman, il nostro direttore sportivo, ci ha dato una buona idea su cosa fare circa 70 dopo la partenza. Ha suggerito che se ci fossimo messi in testa con tutta la squadra, avremmo potuto approfittare del vento laterale.

Ci siete riusciti?

Ha funzionato. Il gruppo si è rotto e davanti si è formata una fuga di circa 25 corridori con 5 di noi (foto di apertura). E’ andata bene e poi abbiamo lavorato per tutta la gara cercando di impedire gli scatti e darmi la migliore opportunità per lo sprint in finale.

E qui qualcosa invece non ha funzionato. Che cosa?

Nel finale eravamo rimasti in sette e io purtroppo non avevo più le gambe per vincere lo sprint. Lo stesso ho dato il massimo, la squadra ha fatto un lavoro fantastico. E tutto sommato la cosa mi aveva dato fiducia per il Fiandre.

Ma anche lì…

Mi ero sentito sempre meglio dopo ogni gara. Avevamo fatto una bella ricognizione con i compagni il giovedì, stavo bene. Sembrava che tutto andasse secondo i piani fino al secondo passaggio sul Qwaremont.

Fiandre sfortunato: insegue sul Qwaremont, poi affonda…
Fiandre sfortunato: insegue sul Qwaremont, poi affonda…
Che cosa è successo?

Circa 10 chilometri prima ero rimasto coinvolto in una caduta e avevo dovuto inseguire. Ero quasi rientrato, ma c’è stata un’altra caduta ai piedi del muro. Avevo delle ottime gambe, ho continuato a inseguire, ma se non sei con i primi sul secondo Qwaremont, diventa tutto più difficile.

E lì si è chiuso il tuo Fiandre?

Ho cercato di lottare per tornare in gara, ma sono finito nel terzo gruppo. Pensavo a un risultato molto migliore.

Cosa cambierà nelle Ardenne?

Sento di avere ancora una buona condizione, per cui ora sono ancora più motivato a cercare di ottenere un risultato. Alla Freccia del Brabante sono arrivato due volte secondo (nel 2014 e nel 2015, ndr), è una gara che mi piace. E’ sempre dura e aggressiva. E penso che la ripetizione delle salite possa giovarmi.

Pensi di poter vincere?

Abbiamo una squadra davvero forte, quindi spero che possiamo fare una buona gara. Un po’ di fortuna non guasterebbe. Sarebbe bello finire sul podio ancora una volta, però onestamente questa volta puntiamo alla vittoria. Voglio rimettere a posto le cose dopo il Giro delle Fiandre.

Il colpo del Colibrì. E Chaves sogna le Olimpiadi

06.04.2021
4 min
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Il Colibrì è tornato a sorridere! Esteban Chaves con uno dei suoi attacchi in salita si è portato a casa la tappa più dura della Vuelta Catalunya. Il piccolo scalatore colombiano sembrava destinato a grandissimi obiettivi, ma poi diversi inconvenienti di salute lo avevano rallentato. Spesso facendolo sprofondare e veri “buchi neri” come quello avvenuto dopo il ritiro al Giro 2018. Mononucleosi e altri problemi allergici. Non era più lui.

Al Giro, Chaves vanta tre vittorie di tappa e un secondo posto nella generale (2016)

Il portacolori della BikeExchange però non ha perso la sua arma migliore, il sorriso, e ha continuato a lavorare a testa bassa. L’anno scorso una stagione particolare come per tutti, ideale però per “resettarsi”, e adesso eccolo di nuovo a lottare con i migliori. Sarà tornato il Colibrì che faceva secondo al Giro d’Italia alle spalle di Nibali?

Esteban, dopo due anni sei tornato alla vittoria: cosa hai provato? È stato bello vederti sorridere …

Esatto, due dopo l’ultima vittoria al Giro d’Italia a San Martino di Castrozza, che fu davvero “muy especiale” per me. E questa vittoria al Catalogna mi ha portato allegria. Ci voleva proprio, dà morale.

Chaves nella crono inaugurale del Giro dei Paesi Baschi
Chaves nella crono inaugurale del Giro dei Paesi Baschi
Prima gara dell’anno e subito un successo: come ti sei preparato? Hai cambiato qualcosa?

E’ risultato di tanto lavoro, un lavoro duro, fatto con la squadra.

Come hai passato l’inverno in Colombia?

E’ stato un inverno abbastanza corto perché la Vuelta è finita a novembre inoltrato. E così a metà dicembre ero già rientrato dalla Colombia per allenarmi. Lì si sta bene, c’è la famiglia, il buon tempo, l’altitudine… Sono venuto in Europa per il nostro training camp ad Oliva, in Spagna, e poi sono ritornato in Colombia prima di tornare per la Vuelta a Catalunya.

Quali sono i tuoi programmi? Sarai al Giro?

Ancora non so di preciso – fa una breve pausa Chaves – Adesso sono qui al Paesi Baschi, farò poi le classiche delle Ardenne e un periodo di riposo. Lì deciderò se farà il Giro o il Tour. O anche la Vuelta, ma tenendo sempre in mente i Giochi Olimpici come obiettivo, la cosa più importante della stagione.

I tuoi problemi fisici sono stati lasciati indietro?

Bisogna guardare avanti, considerando il problema che abbiamo avuto. Sapevamo solo che c’era bisogno di tempo per tornare alla miglior condizione fisica. Serviva pazienza, poco a poco. Come ho fatto da quando sono passato professionista e dal 2008: ho sempre fatto in più come risultati e come maturazione fisica e spero che questo andamento possa continuare.

L’attacco nella quarta tappa del Catalunya che lo ha portato al successo
L’attacco nella quarta tappa del Catalunya che lo ha portato al successo
Visto come hai vinto, a ti senti pronto per affrontare questi giovani così forti?

Mi sento normale, contento di quello che sto facendo. Per adesso va bene così. Credo che i giovani siano molto interessanti e professionali oggi.

Senti lo stress in questo ciclismo moderno? Si parla di “marginal gains”, Dumoulin se ne va, si fanno tanti ritiri, la dieta è sempre più particolare …

Io credo che il ciclismo sia molto più semplice di quello che sembra attualmente. C’è molta informazione, molti che parlano, ci sono i social. Da parte mia penso ad allenarmi bene, a mangiare bene, a riposarmi bene.

Sei in scadenza di contratto, hai già parlato con la tua squadra o pensi che cambierai?

Vero, mi scade il prossimo anno e non ho un contratto per l’anno che verrà. Ma presto parlerò con la mia squadra. Per me resta la prima opzione, però non si scarta nessun’altra possibilità.

Chaves sarà felice a fine stagione se …?

Se la finirò senza inconvenienti!

Gemelli Yates, uguali per modo di dire! Algeri racconta

31.03.2021
4 min
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Gli Yates sfuggono alla regola, come fu in epoca recente anche con gli Schleck, secondo cui tra due fratelli che corrono uno va forte e l’altro fa numero. Sarà perché sono gemelli? I due britannici vanno come le moto e adesso che Adam è passato alla Ineos Grenadiers avranno finalmente modo di misurarsi. E se inizialmente è parso strano che si siano separati, adesso la novità inizia a sembrare ghiotta. Pur essendo gemelli, quali sono le differenze fra loro? Lo abbiamo chiesto a Vittorio Algeri, che li ha accolti alla Orica-GreenEdge nel 2014 e li ha visti crescere.

Lo scatto di Simon Yates verso Prati di Tivo è stato un bel segno di vitalità
Lo scatto di Simon Yates verso Prati di Tivo è stato un bel segno di vitalità
Sono proprio uguali?

Mica tanto. Adam è più estroso e al limite anche nervoso. Simon è più calmo e riflessivo. Adam a volte esplode. Sono sempre stati così, ma fra loro vanno d’accordo, pur essendo sempre in competizione. Se uno vince, l’altro cerca di pareggiare subito i conti. Ricordate quando nel 2018 Simon vinse alla Parigi-Nizza e il giorno dopo Adam andò in fuga e vinse alla Tirreno-Adriatico a Filottrano? Fra loro è sempre così.

Simon sembrava più vincente…

Simon sembrava il predestinato, ma Adam ripeteva che avrebbe vinto grandi corse anche lui. Al Catalunya ci è riuscito e si è lasciato indietro anche il fratello, ma va detto che Simon ha perso le corse spagnole di inizio stagione e ha bisogno di fare chilometri.

Scattano entrambi in salita con il lungo rapporto.

Adam ha sempre esagerato. La sua prima corsa con noi fu in Argentina. Nella settimana che precedeva la gara, seguendolo in allenamento non facevo che dirgli di andare più agile. Poi però vinse la classifica dei giovani, quindi evidentemente quei rapportoni non li pagò.

Adam Yates ha vinto il Catalunya, precedendo i compagni Porte e Yates
Adam Yates ha vinto il Catalunya, precedendo Porte e Yates
Simon è più agile?

Agile è un parolone – sorride Algeri – e comunque hanno i loro allenatori che li guidano. Piuttosto spero che Simon abbia risolto i suoi problemi e possa tornare quello del Giro 2018. Ha doti importanti. L’anno scorso era preparato bene per il Giro, poi saltò fuori la positività al Covid. Quest’anno ha corso la Tirreno senza preparazione. A Prati di Tivo ha attaccato bene, ma si è visto che in finale gli è mancata la base. E a Castelfidardo ha avuto i crampi per lo stesso motivo.

Era prevedibile che si sarebbero separati?

Secondo me era nell’aria e credo che Ineos abbia fatto una bella offerta. In più qui al Team Bike Exchange nel frattempo era tornato Matthews, per cui il budget si è stretto.

Ricordi quando dissero che non sarebbero mai andati al Team Sky?

Ci ho pensato (Algeri ride, ndr), ma cambiare idea ci può stare. Il primo pensiero quando Adam disse che sarebbe andato là, fu che sarebbe andato a tirare per gli altri. In realtà fino a questo momento ha avuto le gambe per imporsi ed essere lui uno dei leader. Sono contento se riuscirà a confermarsi a quel livello, altrimenti ci saranno logiche di squadra da seguire, come è normale.

Simon e Adam alla Vuelta 2018 corsa insieme: Adam si riconosce per la cicatrice sul mento
Insieme alla Vuelta 2018: Adam si riconosce per la cicatrice sul mento
Lo vedi adatto ai grandi Giri?

Sulla carta si è sempre pensato che fosse Simon il più adatto alle tre settimane, in cui bisogna sapersi gestire in modo più oculato. Adam può vincere bene il Catalunya, anche se sempre con noi fece un bel Tour nel 2016, arrivando 4° in classifica dietro Froome, Bardet e Quintana, ma a soli 37″ dal secondo posto. E sempre quell’anno vinse la maglia bianca. Sarei curioso di vederlo partire come leader, per capire come regge la responsabilità.

Mentre Simon?

Simon deve mettere chilometri nelle gambe. Non so se al Catalunya abbia sofferto il fatto di stare dietro al fratello – chiude Algeri – spero solo che torni ai suoi livelli. Così poi vederli uno contro l’altro sarà ancora più divertente.