La settimana di Mohoric da San Sebastian al Polonia

09.08.2021
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Alle 13,10 Matej Mohoric vedrà abbassarsi la bandierina e partirà assieme agli altri 151 corridori per la prima tappa del Giro di Polonia nella città medievale di Lublin. Il campione nazionale sloveno è forte e va forte. Dopo la terrificante caduta del Giro, ha vinto il campionato nazionale e due tappe al Tour. Quindi è arrivato secondo a San Sebastian e sarà uno dei leader della Slovenia ai mondiali in Belgio, come annunciato da tempo dal cittì Hauptman. Il Polonia è il primo passo di questo avvicinamento e allora gli abbiamo chiesto come sia arrivato al via della corsa, partendo proprio dal giorno di San Sebastian. Una settimana da professionista, tra allenamenti e incombenze alternative.

«Sabato 31 luglio – dice – ero nei Paesi Baschi, ho corso a San Sebastian. Abbiamo percorso 227 chilometri in 5 ore 42′. Il giorno dopo ho corso Circuito di Getxo. Ero stanco dallo sforzo del giorno prima. Abbiamo fatto 194 chilometri in 4 ore 33′ (ha vinto Nizzolo su Aleotti, Matej ha dato una mano a Buitrago, finito terzo, ndr)».

Secondo la scorsa settimana a San Sebastian dietro Powless: una settimana dopo al via del Polonia (foto in apertura)
Secondo la scorsa settimana a San Sebastian dietro Powless: una settimana dopo al via del Polonia (foto in apertura)

Matej ha 26 anni, è stato iridato juniores e poi U23. E’ altro 1,85 e pesa 72 chili. La sua Bahrain Victorious corre su biciclette Merida e anche lui dal Tour ha potuto usare la nuova Scultura. Visto che se ne parlerà, la squadra utilizza integratori SiS.

Cominciamo allora, cosa hai fatto nei giorni successivi al weekend basco?

Lunedì ho fatto il viaggio per tornare a casa. Il mio volo era a mezzogiorno, con lo scalo, quindi sono arrivato a casa la sera e quel giorno non mi sono allenato. Martedì invece sono uscito giusto per fare delle foto con la bici per un’intervista. Ho fatto 30 chilometri in poco più di un’ora.

Due giorni di quasi recupero, insomma…

D’inverno a volte capitano delle settimane con un solo giorno di riposo, ma nella fase alta della stagione a volte faccio delle settimane intere con solo sgambate per cercare di riposare bene. Mercoledì comunque sono uscito con la bici da crono. Ho fatto 60 chilometri in un’ora 40′, mentre giovedì ho fatto 115 chilometri in 4 ore, con delle salite fatte piano, senza sforzare. Ero ancora stanco dalle due corse del weekend. 

Mercoledì si è allenato con la bici da crono: quella di Katowice potrebbe essere decisiva per il Giro di Polonia
Mercoledì si è allenato con la bici da crono: quella di Katowice potrebbe essere decisiva per il Giro di Polonia
Venerdì e sabato?

Venerdì ho fatto di nuovo un giorno di riposo per recuperare al meglio. Sono uscito con la Mtb elettrica e ho fatto un’ora. Sabato invece ho fatto 123 chilometri in 4 ore su strade vallonate, senza salite lunghe e qualche strappo fatto forte. E poi sono partito per la Polonia.

Le settimane sono sempre uguali?

Le settimane non sono mai uguali. Con il mio preparatore Paolo Artuso (il tecnico veneto segue anche direttamente Colbrelli, Caruso e Jonathan Milan, ndr) adattiamo l’allenamento in base a quanto sono stanco dalle corse e dagli allenamenti. Ci sono dei periodi senza tanti giorni di corsa, allora faccio anche fino a 25 ore di allenamento a settimana. Durante la stagione piena invece corro parecchio, allora più che altro esco in bici per cercare di recuperare meglio e più veloce tra le corse.

E’ molto attento alla sua bici. Foto di aprile: dal Tour, il team usa la nuova Merida Scultura
E’ molto attento alla sua bici. Foto di aprile: dal Tour, il team usa la nuova Merida Scultura
La distanza la misuri in chilometri oppure in ore?

La durata dell’allenamento la misuriamo in ore.

Che cosa porti con te nelle tasche quando fai distanza?

Porto parecchio cibo, soprattutto delle barrette e dei gel. Poi porto il portafoglio con i documenti, la mascherina (spero che di questa si possa fare a meno prima possibile), le chiavi di casa e il mio telefono. 

Non ti fermi mai al bar?

Non tanto spesso. Lo farei volentieri, ma non ho tempo, sono sempre di fretta. La giornata ha troppe poche ore per il mio stile di vita. I rifornimenti li faccio fermandomi al volo, comprando delle bibite e qualcosina da mangiare. 

Ti alleni da solo oppure in gruppo?

Dipende. Mi piace sia andare da solo, soprattutto quando sto bene e mi voglio allenare bene. Quando vado da solo spingo di più e faccio più salite rispetto a quando vado in compagnia. Mi piace uscire con gli altri quando sono un po’ più stanco oppure quando non devo fare i lavori specifici.

In allenamento, come in corsa, si provano le barrette ufficiali del team
In allenamento, come in corsa, si provano le barrette ufficiali del team
Hai una salita per i tuoi test oppure cambi spesso percorsi?

Cambio spesso i percorsi, ma comunque alla fine la base sono sempre le stesse salite. Poi magari nel punto più lontano da casa, cerco di trovare qualche strada o salita nuova.

I percorsi di allenamento somigliano alle gare che andrai a fare?

Sì, con Paolo cerchiamo sempre di adattare gli allenamenti e soprattutto i lavori specifici alle gare dove voglio fare bene.

A che ora ti svegli di solito la mattina?

Verso le 6,30 e prima di tutto voglio bere il mio caffè. A volte anche due…

Che cosa mangi per colazione? Sempre uguale o dipende dall’uscita?

Più o meno sempre cose simili, ma adatto la quantità a base di quante ore vado a fare in bici. Mi piace cominciare con il caffè e la spremuta fresca, magari con un pezzo di frutta fresca. Poi mangio i cereali (porridge) oppure pane con la marmellata o il miele. A volte mi preparo le crépes.

Si allena in modo specifico in base al percorso su cui correrà. Qui al Tour de France
Si allena in modo specifico in base al percorso su cui correrà. Qui al Tour de France
A che ora esci di solito in bici?

Verso le 9,30.

Che cosa mangi per pranzo quando rientri?

Vario molto. Tante volte preparo quasi tutto già la mattina, così quando torno posso mangiare senza aspettare troppo tempo.

Se fai una distanza, che cosa mangi quando rientri nel pomeriggio?

Il pranzo non cambia tanto a base della distanza, ho sempre fame quando rientro. Anche perché quando faccio poco in bici non mangio e quando faccio l’allenamento lungo mangio molto anche mentre vado.

Quando sei a casa di pomeriggio fai ancora stretching?

Sì, lo stretching lo faccio la sera, prima di cena o prima di andare a dormire.

Fai sempre i massaggi quando sei a casa?

I massaggi li faccio una volta ogni tre giorni.

Che cosa mangi per cena?

Dipende da cosa ho mangiato a pranzo. Un primo c’è sempre, sia a pranzo che a cena. Il secondo invece lo faccio solo una volta al giorno. Mi piace tanto la pasta in tutti i modi, gli gnocchi e, se è buona, anche la pizza. Tra i secondi invece mi piace il salmone, il pesce e poi tutto il resto se è fatto bene. Cucino tanto, mangio quasi sempre a casa e vario molto. Non usciamo spesso fuori a mangiare. 

Bevi alcolici oppure soltanto acqua?

Qualche volta oltre all’acqua bevo volentieri anche una birra, oppure un bicchiere di vino, soprattutto se siamo in buona compagnia. Ma non mi piace esagerare con gli alcolici. 

Ci sono cibi che non mangi?

Sicuramente sì, ma non tanti. 

Al Tour 2021 ha vinto due tappe: Libourne (nella foto) e prima Le Creusot
Al Tour 2021 ha vinto due tappe: Libourne (nella foto) e prima Le Creusot
Pensi tu alla manutenzione della bicicletta quando sei a casa?

Sono molto preciso con la mia bici. La lavo quasi ogni volta quando rientro, se è sporca. Se invece ha qualche problema la porto al meccanico di fiducia e ci pensa lui.

Quando buchi in allenamento, bomboletta oppure cambi camera d’aria?

Cambio la camera d’aria e poi porto una piccola pompa. Le bombolette non mi piacciono perché sono monouso e mi sembra un po’ uno spreco.

Hai scarpini da allenamento e da gara, oppure li fai ruotare?

Uso tre o quattro paia di scarpe che ruoto sempre, così sono sempre pronto se succede qualcosa. 

Super organizzato

Super organizzato. Sveglia presto per avere tempo di fare tutto. Il pranzo preparato prima di uscire. Metodico in allenamento e nella gestione dei materiali: la rotazione degli scarpini è il solo modo di averne un paio sempre pronto in caso di sostituzione o smarrimento. L’attenzione all’ambiente nell’annotazione finale sulle bombolette. A volte dalle abitudini quotidiane di un atleta cogli anche il suo modo di essere.

Dopo il Polonia, Mohoric correrà il Benelux Tour e poi il mondiale, ma non è da escludersi che altre corse si aggiungeranno al suo programma. E’ lampante che durante la stagione, una settimana a casa serva soprattutto per recuperare e tenere caldo il motore. La condizione è un qualcosa di magico: una volta raggiunta, si sta attenti a non sbagliare nulla per non vederla andar via.

Dai Giochi alla Roubaix: Artuso svela il Milan che vedremo

05.08.2021
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A Tokyo abbiamo visto un super Jonathan Milan. Il friulano è stato uno dei vagoni fondamentali del quartetto delle meraviglie. E’ arrivato alle Olimpiadi con una condizione super. Una condizione che in qualche modo va sfruttata ancora. La stagione del gigante della Bahrain Victorious, infatti, non finisce certo qui.

E lo sa bene Paolo Artuso, il coach del team che lo sta seguendo passo, passo da ottobre, da quando Milan è approdato alla Bahrain.

In Sardegna Milan ha faticato un po’ in salita, ma era previsto secondo Artuso
In Sardegna Milan ha faticato un po’ in salita, ma era previsto secondo Artuso
Dicevamo, Paolo, una condizione super…

Ma non è un caso che siano andati forte. Con Jonathan sono mesi che lavoriamo su ogni dettaglio. Ho visto i suoi valori un paio di giorni fa ed erano i suoi migliori. Abbiamo fatto un avvicinamento davvero buono.

Come?

Abbiamo alternato bene la strada e la pista. Faceva distanza su strada, senza forzare, e intensità in pista. Ma roba massimale: partenze da fermo, palestra… E poi ha recuperato bene dopo la Settimana Internazionale Italiana. Lì ha colto un secondo posto che gli ha dato morale.

Perché era un po’ giù?

No, solo che con il tanto lavoro accumulato faceva un po’ fatica. E infatti io gliel’ho detto subito: quando torni fai due giorni di riposo vero e vedrai che andrà tutto bene. E così ha fatto. Anzi, dopo che sono tornati in pista, anche il primo giorno ho chiesto a Villa di non fargli fare troppo. Poi su quello che hanno fatto tra Montichiari e il volo per Tokyo non ci ho messo bocca.

La volata della tappa persa contro Ackermann. Milan (in rosso) è partito troppo lungo
Nella volata della terza tappa vittoria di Ackermann a sinistra, ma Milan (in rosso) lo ha fatto soffrire
E adesso? Questa super condizione va sfruttata dicevamo…

Eh sì. Milan correrà la classica di Amburgo il 22 agosto e poi andrà al vecchio Bink Bank Tour, oggi Benelux Tour (30 agosto-5 settembre, ndr). Abbiamo scelto questa gara perché potrà aiutare Colbrelli e perché c’è una crono di 12 chilometri dove potrà fare molto bene. E poi c’è la Roubaix il 3 ottobre. E vi dico che Jonathan è super gasato per questa gara. Vogliamo metterlo un po’ alla prova sul pavè. E poi ancora ci saranno i mondiali su pista dalla settimana successiva. Sarà molto importante tornare a gestire bene, tra strada e pista, quel mese che va dalla fine del Benelux al mondiale, passando appunto per la Roubaix.

Proverà anche dei materiali per la Roubaix? Farà dei sopralluoghi?

No, per quel che riguarda il materiale c’è Haussler che li prova per noi. Lui è più sensibile. Testa gomme, ruote, ha un certo rapporto con Merida. E poi prima di fare delle prove, Milan deve capire cos’è la Roubaix, se gli piace. Insomma dobbiamo vedere come reagisce e se ne vale la pena investirci in chiave futura.

Anche tu, Paolo, hai avuto il tuo bel da fare in questo continuo alternare strada e pista…

Beh, ma quest’anno lo sapevamo. Le Olimpiadi erano il primo obiettivo e tutto è ruotato intorno a queste. Non abbiamo fatto neanche la cronometro tricolore per non intaccare la preparazione. E non è stato facile rinunciarvi perché Milan era il campione U23 in carica. Però già aveva lo stress dei Giochi, non l’aveva preparata e si trattava di una crono lunga, senza contare che parliamo di un giovanissimo: ha 20 anni. Se fosse andato male avrebbe avuto dei dubbi. Invece ha corso l’italiano su strada che gli ha dato buone risposte. Tanto che in Sardegna se avesse fatto una volata un pelo più corta magari avrebbe battuto Ackermann.

Jonathan Milan, volto sorridente per questo (quasi) 21 enne
Jonathan Milan, volto sorridente per questo (quasi) 21 enne
Veramente?

Eh, avrà fatto almeno 70 metri più di lui! In Sardegna ha fatto un po’ fatica sulle salite. Fino a 10′ le teneva bene, poi andava in difficoltà. Ma come ho già detto era normale. Aveva fatto un altro tipo di preparazione. L’ultima tappa è finita prima per agevolare il rientro. Così siamo arrivati all’aeroporto di Cagliari che erano le 15 e il volo lo avevamo alle 22. Cosa facciamo? Eravamo io, lui e Padun. Abbiamo noleggiato una macchina e siamo andati a cena fuori. L’ho guardato e gli ho detto: queste salite qua, il prossimo anno le devi “saltare via” facilmente, perché di corse piatte, piatte ce ne sono poche. E lui ha annuito.

Jonathan è un buono. E di certo ti avrà ascoltato. In questi Giochi e da quel vedevamo sui social ci è sempre sembrato molto sereno, come chi se le è godute queste Olimpiadi…

Si, sì… lui è un ragazzo pacifico. Potrà fare bene in questo finale di stagione. Come detto abbiamo preparato i Giochi e sono contentissimo di come ci sia arrivato. Adesso, dopo il suo ritorno riposerà un po’. Il fuso orario dovrebbe digerirlo meglio venendo verso ovest. E sono convinto che potrà fare bene. Sugli sforzi brevi avrà dei vantaggi.

Colbrelli riparte da Livigno e punta al mondiale senza Vuelta

29.07.2021
4 min
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Volendo cercare un sorriso in quei giorni nervosi di fine Tour, Sonny Colbrelli ha scoperto di non sapere a memoria il numero di sua moglie. Per cui, quando i gendarmi gli hanno portato via telefono e computer ed è stato costretto a farsi prestare un cellulare da qualche compagno, il problema è stato risalire al contatto di Adelina. Con la stagione che riparte, Sonny si poggia una mano sulla fronte, si mette a ridere e sulla vicenda aggiunge appena che ad ora è tutto in mano all’avvocato della squadra, ma se necessario ne prenderà uno in Francia per individuare il modo più rapido per chiudere la vicenda.

Tutto il rammarico di Colbrelli passando per secondo sul traguardo di Saint Gaudens: 2° alle spalle di Konrad
Tutto il rammarico di Colbrelli passando per secondo sul traguardo di Saint Gaudens: 2° alle spalle di Konrad

Ginocchio in attesa

Adesso il problema è una borsite al ginocchio, ereditata proprio dai giorni del Tour, che lo costringerà a saltare Il Tour de Pologne e Vuelta e lo costringerà a cercare un diverso avvicinamento al mondiale.

«Ho parlato con la squadra – spiega – e abbiamo deciso che è meglio non rischiare. Perciò ho preso la famiglia e siamo venuti in appartamento a Livigno, visto che tornerò a correre il 22 agosto ad Amburgo. Poi farò il Benelux Tour (la corsa da quest’anno non si chiamerà più BinkBank Tour, ndr) e tutte le corse di un giorno. Va bene lo stesso. Non credo che gli altri favoriti per il mondiale faranno la Vuelta…».

Imola aveva già fatto intravedere i miglioramenti in salita, il Tour ha dato conferma. Ora si riparte verso europei e mondiali
Il Tour ha dato conferma dei miglioramenti in salita. Ora si riparte verso europei e mondiali
Sei tornato dal Tour con il terzo posto di Tignes sulle Alpi e il secondo di Saint Gaudens sui Pirenei. Diventi scalatore?

Anche questa volta sono andato vicino alla vittoria, come due anni fa contro Sagan. Soprattutto per Saint Gaudens mi mangio le mani, perché Konrad ha trovato la super giornata. Ho avuto delle belle tappe di grazia. Nelle ultime quattro invece ho sofferto e mi è venuto fuori il male al ginocchio. Adesso farò 3-4 giorni pedalando in pianura sotto le gallerie di Livigno, poi aspetterò che il medico venga a darmi il via libera. E poi si riparte sul serio.

Si ritrova la condizione dei campionati italiani senza andare alla Vuelta?

Direi proprio di sì, lavorando bene in altura. La condizione e il peso di quel giorno, questo sarà decisivo. Finito il Tour ero stanco soprattutto di testa, non di fisico. Questo dice che stavo ancora bene, ma un po’ ho preferito mollare.

Tornando a Imola, secondo Simoni non ha senso fare gare di campionato italiano così lunghe…

Era bello duro e il caldo ci ha segnati tutti. E’ un fatto che le gare tricolori siano sempre lunghe e non credo che facendole di 180-200 chilometri le renderebbe meno spettacolari. Ci ho messo tre giorni per recuperare bene, dal tanto caldo che c’era.

La maglia tricolore a Parigi: viaggio faticoso più di testa che di gambe
La maglia tricolore a Parigi: viaggio faticoso più di testa che di gambe
Vista la gamba del Tour, hai qualche rimpianto di non essere andato alle Olimpiadi?

No, per me il percorso di Tokyo sarebbe stato troppo duro. Poi è vero che in salita sono migliorato e magari si poteva avere una giornata di grazia, ma sarebbe stata una scommessa nella scommessa. Chi non c’entrava niente in quella corsa era Van Aert, in senso buono ovviamente. Gli altri erano tutti scalatori. Ma certo si è confermato che i grandi Giri e il Tour in particolare ti danno una gamba che nessun’altra corsa può darti.

Europei e mondiali sono i tuoi obiettivi di fine stagione?

Esatto, il motivo per cui voglio ricominciare presto a lavorar per bene. Qui ora è brutto, per cui fare poche ore non sarà un peso. Ma se poi viene fuori il sole…

Come è stato correre al Tour con la maglia tricolore?

Molto bello. Tutti mi incitavano e chiamavano il mio nome. Ne è valsa la pena. Diciamo che il bagno di affetto è stato il modo per compensare il fatto che ancora una volta non sono riuscito a vincere una tappa.

Crono del Tour: Space Jet, l’arma in più per Bahrain Victorious

17.07.2021
4 min
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Il primo a partire della Bahrain Victorious è stato Marco Haller alle 13,27. Crono finale del Tour de France 2021: 30,7 chilometri da Libourne a Saint Emilion. Bici Merida Wrap TT e un body tutto nuovo, lo Space Jet, fornito da Alé per le prove contro il tempo. Il Tour de France volge al termine e la squadra guidata da Franco Pellizotti ha potuto utilizzare il nuovo capo speciale messo a punto proprio per la corsa francese.

«L’abbigliamento è insieme al casco – ci dice Alessia Piccolo, direttore generale Alè – uno dei componenti esterni che possono fare la maggiore differenza a livello aerodinamico, quasi più della bici. I body da noi proposti nascono dalle esigenze dei team, noi creiamo dei prototipi e li sviluppiamo insieme alle squadre».

Haller è stato il rpino corridore del team a partire nella seconda crono del Tour
Haller è stato il rpino corridore del team a partire nella seconda crono del Tour

La continua ricerca dell’azienda veronese, nell’ambito dei tagli, dei tessuti e delle soluzioni più ergonomiche ed aerodinamiche, ha prodotto un nuovo eccezionale risultato. Il body Space Jet à un capo rivoluzionario, studiato in galleria del vento, con l’obiettivo di fornire un guadagno di tempo da quantificare in decimi, migliorando così la performance dell’atleta.

Tre tessuti

Per questo body sono stati utilizzati tre tessuti diversi, in funzione delle porzioni di corpo che fasciano, a conferma che lo studio è anche anatomico.

Four Way Stretch. Corpino e parti stampate sono creati con questa fibra tecnica, la quale offre ottima elasticità multidirezionale, utile per il busto e le gambe, che in questo modo rimangono più liberi di seguire i movimenti dell’atleta. L’azione di leggera compressione permette al muscolo di reagire meglio ai piccoli shock dovuti all’asfalto e allo sforzo del corridore.

Zaffiro. La lycra power, con cui è fatta tutta la parte del cavallo, quella con il maggiore sfregamento, dovuto alla sella. Studiato per durare nel tempo ed avere un ottimo grip

Space Jet. Infine, su maniche, spalle e fianchi c’è il materiale che dà il nome al capo. Si tratta di un tessuto a navetta, bielastico, caratterizzato da un’inconfondibile struttura tridimensionale, posizionato proprio nei punti di delaminazione del flusso d’aria. La sua superficie ruvida, con diverse altezze e intrecci, risulta vincente nella corretta ed efficace gestione del “drag”: creando turbolenze nel flusso d’aria ne ritarda conseguentemente il punto di taglio.

Il body Space Jet ha debuttato al Tour de France
Il body Space Jet ha debuttato al Tour de France

Galleria del vento

La collaborazione con le squadre è ormai cruciale per il disegno del loro abbigliamento, per cui dopo aver registrato le volontà degli atleti, il passo successivo è lo sviluppo del prodotto in galleria del vento anche per la messa a punto e la scelta dei tessuti più redditizi. Infine si passa per il body fitting con gli atleti, per riscontrare che il lavoro fatto si adatti effettivamente alle loro misure.

«Questo prodotto è nato studiando i flussi d’aria in galleria del vento – precisa Alessia Piccolo – ormai alla base dello sviluppo, soprattutto su indumenti così tecnici. Abbiamo visto come nella parte delle spalle e delle braccia l’attrito fosse ancora elevato. Il tessuto Space Jet ha delle canaline che permettono al flusso d’aria di scorrere via evitando così l’effetto vortice».

Mohoric, giusto o sbagliato quel gesto sul traguardo?

17.07.2021
4 min
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Eppure ad alcuni il gesto di Mohoric sulla linea è parso inappropriato. Ma inappropriato perché? Forse perché, si dice da qualche parte, così facendo ha dato risalto a un avvenimento che, se immotivato come dice la Bahrain-Victorious, sarebbe dovuto passare sotto silenzio. Tuttavia è giusto che passi sotto silenzio, se immotivata, la perquisizione delle stanze dopo una tappa pirenaica, che costringe i corridori a cenare alle 23 con la sottrazione dei telefoni che, per chiunque sia un po’ avvezzo a viaggiare, sono il solo contatto ormai con le famiglie? Probabilmente no.

La procura di Marsiglia è la stessa che nel settembre scorso indagò su Quintana e due membri dello staff dell’Arkea-Samsic, che furono arrestati e poi rilasciati. Identico il motivo che portò all’apertura dell’inchiesta della quale non si è saputo più nulla.

Indice sulla bocca e gesto della lampo: «Zitti tutti»
Indice sulla bocca e gesto della lampo: «Zitti tutti»

Lucidità pazzesca

Ieri Mohoric, già vincitore a Le Creusot e arrivato al Tour dopo la terribile caduta del Giro, ha vinto perché è stato semplicemente il più forte, come ha riconosciuto con grande obiettività Laporte, secondo all’arrivo. Ha vinto perché da sempre ha una visione di corsa lucida e pazzesca e quando riesce a mettere in fila tutti i tasselli delle sue osservazioni, è capace di azioni a colpo sicuro.

«Sulla carta – ha raccontato – era un giorno per lo sprint, ma volevo essere sicuro di essere pronto per qualsiasi mossa. Quando ho sentito che stava arrivando un altro gruppo, sapevo che anche loro avrebbero fatto un grande sforzo per chiuderci, quindi sono rimasto calmo. Alla fine, si trattava di seguire la mossa giusta, e quando Pollit ha attaccato, ho contrattaccato e sono riuscito a creare un gap. Ho sofferto negli ultimi dieci chilometri, ma ho continuato a lottare fino al traguardo».

Il gesto sull’arrivo

E alla fine poco prima di passare sulla riga, si è messo un dito davanti alla bocca e ha mimato il gesto di una lampo sulle labbra, pretendendo il silenzio delle tante voci dopo la perquisizione effettuata mercoledì sera a Lescar nelle stanze della sua squadra dai gendarmi dell’ufficio centrale per la lotta alle infrazioni ambientali e salute pubblica.

«In effetti, tagliando il traguardo – ha detto – volevo dire a tutte le persone che mettono in dubbio la nostra prestazione che stiamo semplicemente facendo enormi sacrifici per arrivare al successo. Che prestiamo attenzione all’alimentazione, ai piani di allenamento, ai piani di gara e che non è mai divertente stare fuori casa. Facciamo tutti questi sacrifici per essere pronti per la più grande gara del mondo. Il nostro team ha funzionato bene in passato e continua a farlo oggi. Quello che è successo mercoledì sera ci ha reso una squadra ancora più unita».

Un’azione solitaria con una grande scelta di tempo
Un’azione solitaria con una grande scelta di tempo

Cena alle 23

E’ successo tutto mercoledì sera, dopo la vittoria di Pogacar al Col du Portet, quando arrivati nell’hotel i corridori sono stati accolti da uno squadrone di agenti in uniforme. Il giorno dopo, la procura di Marsiglia ha spiegato di aver aperto un’indagine preliminare dal 3 luglio per “acquisizione, trasporto, detenzione, importazione di una sostanza o di un metodo vietato all’uso da parte di un atleta senza giustificazione medica” contro la Bahrain-Victorious. Ed è nell’ambito di queste indagini che mercoledì sera è stata effettuata la perquisizione. Sono stati ispezionati tutti i veicoli, le stanze dei corridori e dello staff. I computer di diversi membri del team sono stati analizzati e molti documenti, file di allenamento compresi, sequestrati. Dopo quella tappa così dura, i corridori sono potuti andare a tavola alle 23.

Seconda vittoria di tappa per Mohoric, dopo Le Creusot
Seconda vittoria di tappa per Mohoric, dopo Le Creusot

Metodi sbagliati

«Hanno sequestrato alcuni telefoni e computer – ha raccontato Mohoric – e avevano promesso di restituirceli venerdì mattina, ma non abbiamo ancora riavuto nulla. Cercando di vincere la tappa volevamo dimostrare di essere una delle migliori squadre del gruppo, mentre l’altra sera siamo stati trattati come criminali. Ci siamo mostrati degni collaborando con la polizia. Quello che è successo potrebbe essere stato un male per ottenere un bene, ma siamo stati accusati di cose che non capiamo ed è stata messa in dubbio la nostra integrità. La nostra squadra non ha mai fatto nulla di illegale e personalmente non ho visto nulla di illegale nel ciclismo.

«Non ho problemi con quello che è successo e possono anche spulciare il mio telefono. Se dobbiamo passare attraverso questo per dimostrare che siamo puliti, per me va bene. Devono continuare a fare controlli, questa è una buona cosa per il ciclismo. La trasparenza ci aiuta. Ci sono stati problemi in passato ma non esistono più nella mia generazione. Ma i modi giusti forse non sono questi».

Eppure, ad alcuni il gesto di Mohoric sulla linea è parso inappropriato. Ma inappropriato perché? E perché sarebbe inappropriato, se di ciò convinti, rivendicare la propria estraneità?

Un mattino con Damiano fra le montagne della leggenda

03.07.2021
5 min
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Il Passo Eira è sfiorato dalle nubi basse del mattino, ma non è freddo. Peggio ieri, quando l’acquazzone ha fatto precipitare la temperatura fino ai 5 gradi, sconsigliando i corridori dall’uscire. Damiano Caruso è sceso prima per fare due parole, di cui gli siamo davvero grati. L’intenzione è infatti quella di non distrarsi dalla concentrazione verso Tokyo, quindi anche la nostra presenza sarà ridotta al minimo, rispettando i sui spazi. Il programma di oggi prevede quattro ore fra le montagne della leggenda, ma quando prima di lasciarlo lo vedremo fare ripetute sullo Stelvio con il 53, avremo ben chiaro che cosa possa essere una distanza di quel tipo in termini di lavoro e fatica.

Quota 2.208

I meccanici hanno già messo in fila le bici degli altri ragazzi del Team Bahrain Victorious, ma finora è venuto giù soltanto Gino Mader con i suoi ricci sparsi. Con Damiano, nell’hotel La Tea a Trepalle, appunto al culmine del Passo Eira, ci sono anche la moglie Ornella e i figli Oscar e Greta, che certo rimpiangeranno il mare del Commissario Montalbano, ma non i 40 gradi che in questi giorni attanagliano i sud della Sicilia. Qui adesso ce ne sono 13, le montagne si stagliano nette contro il cielo e la vita sembra più bella. Damiano si siede, il racconto comincia da dove lo lasciammo, a Milano, disfatto sull’asfalto di Piazza Duomo e poi in estasi sul podio del Giro d’Italia. Secondo, chi l’avrebbe mai detto alla partenza?

Neanche nei sogni

«Il dopo Giro – racconta – è stato particolare. Diciamo che le emozioni provate al Giro sono continuate anche dopo. Soprattutto la parte bella è stata quella di sentire da vicino il calore della gente, di tutte le persone che hanno tifato per me e comunque hanno seguito in Giro».

L’abbraccio di Ragusa. Lo stadio. Gli amici. I messaggi. Un’onda inattesa che lo ha travolto e portato lontano, più lontano di ogni orizzonte che avesse immaginato da ragazzino quando partì per andare in Toscana, sognando questo senza il coraggio di dirlo in giro. Damiano è magro, abbronzato e ha lo sguardo determinato. Ha chiuso la porta sulle tante richieste e si è concentrato sul lavoro.

Il ritiro della Bahrain Victorious si trova oltre i 2.000 l’hotel Latea si trova proprio al passo Eira
Il ritiro della Bahrain Victorious si trova oltre i 2.000 l’hotel Latea si trova proprio al passo Eira
E’ stato faticoso?

Magari per qualcuno non lo è, ma per me era tutto nuovo. Mi sono trovato al centro delle attenzioni dei media. Ho passato tante giornate, tanti pomeriggi a chiacchierare con i giornalisti e con le persone che volevano sapere di più di questo Giro. Credo che faccia parte del nostro lavoro, quindi è stata un’esperienza anche questa.

Quando hai saputo di essere uno dei cinque per Tokyo?

Bene o male con Cassani ci eravamo già parlati durante il Giro d’Italia. E dopo Milano mi ha detto che comunque ero uno di quelli quasi sicuri della maglia. Perciò sotto questo punto di vista ero abbastanza tranquillo. Poi c’è stato il campionato italiano. Non mi aspettavo una grande prestazione, per una serie di motivi che tutti possono immaginare, viste le mille cose fatte nei giorni precedenti. Però adesso siamo sulla strada buona. Sono a Livigno per cominciare l’avvicinamento. In realtà è iniziato da un po’, però adesso è il momento di fare le cose giuste per arrivare davvero pronti.

Cosa si fa a Livigno?

Di solito quando vengo su d’estate, si fa mantenimento e anche recupero. Questa volta invece sto lavorando in maniera diversa. Farò dei lavori di qualità. Dovremo essere pronti per la prova in linea di Tokyo e non avremo molte gare per rifinire la condizione. In queste giornate ci sarà da spingere di più.

Dopo il Giro e finita la fase delle interviste, la quiete di Livigno per ripartire
Dopo il Giro e finita la fase delle interviste, la quiete di Livigno per ripartire
Bel posto per farlo…

Penso che Livigno in estate sia per noi ciclisti o gli sportivi in generale, il miglior posto dove prepararsi per gli obiettivi nella seconda parte di stagione. Un posto adatto per andare in bici, ma è anche bello venirci con la famiglia. Diciamo che su queste montagne ognuno può trovarci quello che cerca. Nel mio caso, faccio vita da eremita. Questo ritiro è molto importante. Quindi magari ti ritagli 10 minuti, un’oretta con la famiglia, giusto per stare con i bambini. Ma tutto il resto è incentrato sulla bici e sulle sensazioni personali.

C’è differenza fra l’emozione di Rio e quella di Tokyo?

A Rio ero super contento, perché realizzavo un sogno che era appunto quello di partecipare alle Olimpiadi. Chiaramente sono contento anche adesso, però ora c’è una responsabilità in più, perché ci affacceremo alla gara senza un leader unico, quantomeno ancora dovrà essere deciso. E quindi abbiamo tutti un ruolo più importante.

Cinque capitani alla pari?

Non avendo un uomo di punta ben preciso, dobbiamo ragionare tra di noi su come affrontare la gara e cercare di ottenere il massimo risultato. Questo in ognuno di noi deve essere una motivazione extra, per lavorare al meglio e arrivare a Tokyo al massimo della condizione. Quantomeno fare tutto il possibile per esserlo.

Il risultato del Giro è diventato un’arma in più in termini di convinzione?

Al Giro ho capito semplicemente che quando sono in condizione, con la mentalità giusta e motivato nella maniera corretta, posso competere anch’io con i più forti. E’ chiaro che alle Olimpiadi troveremo i migliori atleti al mondo, quindi il livello sarà veramente alto. Però chiaramente si va in gara per vincere. Non bisogna mai sottovalutarsi e partire già battuti, questo mi sembra ovvio. Perciò io lavoro, sono sereno vado per la mia strada. E poi quello che verrà si vedrà…

Breve pausa per togliere gambali e mantellina ai piedi del Foscagno, poi si parte vero altre montagne
Breve pausa per togliere gambali e mantellina ai piedi del Foscagno, poi si parte vero altre montagne

Un nuovo Caruso

Lo chiamano. Si scende a sinistra e poi si risale verso il Foscagno. Il vento e il sole hanno diradato le nubi, si annuncia una grande giornata di lavoro. Le strade qua in alto sono solcate da decine di ciclisti. Bettiol e Ciccone oggi seguono altre traiettorie. Dumoulin si allena speso per i fatti suoi. I ragazzi del Bahrain Victorious si avviano. Damiano dà in inglese le direttive ai compagni ed è lui ad attivare la posizione in tempo reale su whatsapp affinché l’ammiraglia sia aggiornata sui corridori quando una coda imprevista la costringa a fermarsi. Si va verso lo Stelvio. E se il gigante sarà in buona, l’obiettivo sarà arrivare in cima. Le montagne sono amiche, ma vanno rispettate. E Damiano ha imparato a parlare con loro. Da quando quel giorno verso l’Alpe Motta ne ha riconosciuto il richiamo ed è stato ammesso nel regno dei più grandi. Buona strada, ragazzo.

Dal Giro al Tour, Pellizotti racconta i 47 giorni di Mohoric

03.07.2021
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Sono passate solo poche ore da quando Matej Mohoric gioiva sul traguardo di Le Creusot. Sono passate invece parecchie settimane da quella terribile caduta al Giro. Il corridore della Bahrain Victorious aveva fatto l’ormai celebre capriola in avanti, atterrando di testa e schiena sull’asfalto, mentre era in attacco in discesa verso Campo Felice. 

E nel mezzo cosa è successo? Come ha passato questi 47 giorni che separano caduta del Giro e trionfo al Tour? E’ successo che Matej si è messo sotto, ha lavorato sodo, tanto da vincere in questo intermezzo anche il campionato nazionale.

La caduta dello sloveno al Giro (screenshot a video)
La caduta dello sloveno al Giro (screenshot a video)

Una caduta “fortunata”

«Mamma mia – racconta emozionato il suo diesse Franco Pellizotti – quando è partito ieri ho pensato: cavolo manca ancora tanto. Ma poi se ci si pensa quando lui va in fuga vince così. E poi vedendo chi c’era all’attacco con Matej (il riferimento è a Van Aert e Van der Poel, ndr)… Ha avuto la fortuna di trovare un bel compagno di fuga, quel Van Moer è un bel “cammellone” ed ha collaborato parecchio».

Franco è al Tour. In ammiraglia dietro al suo pupillo ieri c’era proprio lui. Ma il friulano ha seguito Matej sin dal giorno di quella caduta. Ed è con lui che vogliamo riavvolgere il nastro.

«Vero, dopo quell’incidente al Giro gli sono stato vicino, ci siamo sentiti spesso. Alla fine è stato anche “fortunato” perché a parte la commozione celebrale e qualche contusione non si è fatto molto male, non ha riportato fratture. Il Tour poi era già in programma e quasi quasi è stato un “bene” fermarsi in quel momento. Ha potuto recuperare alla grande. Come si dice: non tutti i mali vengono per nuocere. E il risultato si è visto».

Mohoric (a sinistra) in fuga con Brent Van Moer
Mohoric (a sinistra) in fuga con Brent Van Moer

Sorpresa? Anche no!

Pellizotti racconta che dopo la caduta Mohoric è stato fermo una settimana. Poteva riprendere anche prima ma in squadra hanno preferito attendere qualche giorno in più visto che non c’era proprio pensando al Tour. 

«Questo – riprende il diesse – gli ha consentito di recuperare bene e quando ti fermi che sei in una condizione strepitosa, come quella che aveva al Giro, ci metti poco a tornare a buoni livelli. In più Matej è un professionista esemplare. Si è allenato molto bene. Tanto è vero che al rientro ha vinto il titolo nazionale sloveno. Che poi uno dice: okay in Slovenia… ma andiamo a vedere chi c’era! Insomma mentalmente ne è uscito bene. E per me vederlo subito competitivo non è stata una sorpresa».

Franco Pellizotti (43 anni) diesse della Bahrain Victorious
Franco Pellizotti (43 anni) diesse della Bahrain Victorious

Morale sempre alto

Ma allora c’è da chiedersi come abbia vissuto quei giorni dopo la caduta. Era più dispiaciuto per aver lasciato i suoi compagni al Giro o più preoccupato per non essere in forma per il Tour?

«Matej è un ragazzo sopra la media, ha una grande intelligenza e conosce i suoi mezzi, nel senso che sa quello che deve e che può fare. A volte però proprio la testa è il suo punto debole, perché magari è talmente convinto di quello che fa che poi sbaglia.

«Però posso dirvi che la sera della sua caduta al Giro era in stanza con i ragazzi. Anche Damiano (Caruso, ndr) era rimasto un po’ scosso (tanto più che era alla sua ruota e ha visto tutto, ndr) ed era Matej che dava morale alla squadra. Proprio perché è intelligente e consapevole sapeva che in qualche modo gli era andata bene e quindi no, non era abbattuto».

Con i tanti punti conquistati sui Gpm a fine tappa Mohoric ha vestito la maglia a pois
Con i tanti punti conquistati sui Gpm a fine tappa Mohoric ha vestito la maglia a pois

Più spazio senza Haig

In Francia Mohoric, tanto più dopo il ritiro di Jack Haig, l’uomo di classifica della Bahrain, aveva più carta bianca. Se al Giro doveva aiutare Landa in pianura e nelle tappe mosse, al Tour doveva stare vicino all’australiano in pianura e doveva (deve) essere l’ultimo uomo per Colbrelli in quelle mosse.

«Mohoric – dice Pellizotti – è il nostro road capitan al Tour. Sa come muoversi. Si sa gestire. Se guardate bene, anche ieri in salita lavorava e tirava ma senza esagerare, mentre in discesa, che è il suo forte, recuperava. E’ stato Matej stesso a decidere il momento dell’attacco. E ha fatto bene ad anticipare visti i nomi che erano in fuga con lui, come ripeto. Una vittoria così importante gli mancava, tanto più dopo quello che gli è successo. Mi è bastato vedere la sua faccia sull’arrivo per capire cosa significasse quella vittoria». 

Milan, da Imola a Montichiari ricercando il colpo di pedale

21.06.2021
4 min
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Dopo aver fatto una fatica indicibile al campionato italiano di Imola, ingobbito sulla Gallisterna portando avanti i suoi 194 centimetri, Jonathan Milan è tornato in Friuli, ha cambiato la valigia e stamattina alle 10 si è messo in macchina verso Montichiari. «Dove Villa ci ha annunciato che faremo prove di gara – dice il corridore del Team Bahrain Victorious – in cui si vedrà chi ha la gamba, il colpo di pedale, per capire a che punto siamo».

Dopo i campionati italiani su strada, per Milan è ripresa la routine del velodromo
Dopo i campionati italiani su strada, per Milan è ripresa la routine del velodromo

La crono mancante

Per esperienza e gusto personale, Jonathan avrebbe dovuto correre il tricolore a cronometro, ma avendo trascorso le ultime settimane facendo lavori finalizzati alla pista senza prepararsi come sarebbe servito, ha preferito dedicarsi alla causa di Colbrelli. Ha tirato. Ha masticato la sua bella dose di fatica. Ha comunque fatto l’esperienza di un campionato italiano al primo anno da pro’. E ora è pronto per rituffarsi nell’avventura olimpica.

«Se fossi andato a fare la crono – dice e sorride – avrei fatto un buco nell’acqua. Tutti gli allenamenti fatti finora erano propedeutici alla pista, anche su strada. Partenze da fermo. Lavori sui 2-3 minuti simulando situazioni della pista, pur con altri rapporti e un altro ambiente. Le crono sono la mia specialità, ma sarebbe stato impossibile farne una di 45 chilometri senza preparazione specifica».

In Belgio ha provato varie corse, mostrando un bel colpo di pedale sul pavé: qui ad Harelbeke, ma si è ritirato
In Belgio ha provato varie corse, mostrando un bel colpo di pedale sul pavé

La gestione condivisa lo soddisfa. Se da un lato Paolo Artuso, coach della squadra, fa da raccordo e gestisce i tempi del lavoro, la preparazione in senso stretto è seguita ancora da Andrea Fusaz, del CTF Lab, come negli accordi presi alla firma del contratto. Tuttavia, nel rispetto della giovane età, l’attività su strada di Milan è stata finora piuttosto blanda.

In pratica dopo il Fiandre del 4 aprile, sei tornato in corsa il 6 giugno al Giro di Slovenia…

E nell’intervallo ho fatto tanta pista, perché l’obiettivo era di preparare gli europei, anche se poi li hanno rinviati. Forse senza quell’appuntamento, avrei corso di più, ma penso che il programma sia stato giusto e che la squadra mi stia supportando bene. Il prossimo anno la strada sarà il punto centrale, comincerò ad avere i miei obiettivi, mentre tutto quello che verrà quest’anno servirà per fare esperienza. Ho sperimentato piccole corse a tappe come Uae Tour e Slovenia, grandi classiche e corse minori. Sono ancora nella fase dell’inserimento e mi sto trovando bene.

La pista resta centrale fino alle Olimpiadi, poi la strada avrà il sopravvento?

Dopo Tokyo si correrà su strada e vedremo semmai verso fine stagione cosa fare con europei e mondiali su pista.

Però intanto c’è da capire se andrai alle Olimpiadi, anche se a rigore di logica dovresti essere uno di quelli sicuri.

La sto vivendo abbastanza tranquillamente. Se inizio ad agitarmi, non vado da nessuna parte. Quel che sarà sarà, se sarò convocato, farò del mio meglio.

Sei stato a Livigno con gli altri?

Sono salito su 5-6 giorni prima, perché sarei sceso per andare al Giro di Slovenia. Il periodo minimo perché sia utile è di due settimane.

Jonathan Milan, europei pista 2020
Agli europei di Plovdiv 2020 ha conquistato l’argento nell’inseguimento individuale, oltre a quello nel quartetto e il bronzo nel chilometro da fermo
Jonathan Milan, europei pista 2020
Agli europei di Plovdiv 2020, argento nell’inseguimento individuale e nel quartetto e il bronzo nel chilometro
Come è andata in Slovenia?

Ho fatto fatica. E quando la domenica sono tornato in Italia, sono andato subito in pista e quel lunedì (14 giugno, ndr) avevo davvero mal di gambe, perché fra altura e corsa certi lavori che in pista sono la base mi mancavano. Il colpo di pedale si perde. Per questo da oggi farò poca strada e tanta, tantissima pista.

Se sarai convocato, andrai alla Settimana Italiana in Sardegna, dal 14 al 18 luglio, giusto?

E’ nei programmi e dovrei andarci con la squadra.

L’ultima la dedichiamo a tuo fratello Matteo: sta ancora andando forte?

Si sta allenando e speriamo possa fare una bella seconda parte di stagione. Tutti gli juniores come lui l’anno scorso hanno perso un’annata, un brutto colpo. Tanto di cappello perché è riuscito già a vincere. Non è stato facile per noi, che comunque avevamo più attività e una base più alta. Figuratevi loro…

Carboidrati e falsi miti: sfatiamoli con il nutrizionista di Padun

18.06.2021
5 min
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Il racconto di Padun sulla gestione dei carboidrati, sull’intervento da parte del suo nutrizionista e sul dimagrimento ci ha incuriosito. I corridori parlano fra loro e, soprattutto i giovani e quelli che pensano di trovare tutto su internet, si formano spesso convinzioni sballate. Come ad esempio quella di eliminare i carboidrati per restare magri. Il guaio è che ci si accorge del pasticcio quando è tardi e magari per qualche convinzione strampalata si è buttata la stagione.

«La bravura di Mark – spiega Nicola Moschetti, nutrizionista del Team Bahrain Victorious – è stata proprio andare contro queste sue idee, affidandosi a dei professionisti. E’ stato bravo e il risultato è che adesso va alla grande».

E allora entriamo nella vicenda Padun, prendendo scherzosamente in apertura l’immagine di Alberto Sordi e la celebre frase tratta da Un americano a Roma – «Macaroni… m’hai provocato e io te distruggo, maccaroni! Io me te magno!» – per capire che i carboidrati in realtà non vadano affatto evitati. E che la carriera dell’ucraino sia cambiata grazie alla loro corretta assunzione, iniziata con un lavoro di educazione nutrizionale, affinché capisse che la periodizzazione li rende più funzionali ed efficaci.

Fra corridori c’è la credenza sballata che i carboidrati facciano solo ingrassare
Fra corridori c’è la credenza sballata che i carboidrati facciano solo ingrassare
Caro Moschetti, in che modo è iniziato il lavoro con Padun?

Dall’analisi delle sue abitudini. Era capace di fare un carico enorme di carboidrati prima di partire, poi li eliminava completamente, sia durante sia dopo l’allenamento o la gara. I corridori hanno il falso mito che per dimagrire si debba non mangiare in allenamento. E Mark era uno di questi, ma non sapeva che i grassi bruciano alla fiamma dei carboidrati. Per cui può starci qualche allenamento senza usarli per migliorare la definizione corporale, ma il dimagrimento di cui è stato protagonista è derivato proprio dall’uso giusto dei carboidrati.

Che cosa lo rende giusto?

Li assumi quando servono, li riduci quando non servono. In questo modo si dà uno stimolo al metabolismo. Unito al fatto che in altura si brucia di più, ecco spiegati quei 4,5 chili in meno che erano il nostro obiettivo. Ma non si dimagrisce smettendo di mangiare, lo si fa seguendo un piano nutrizionale, per cui perdi peso mantenendo la potenza.

Il calo di peso di Padun è avvenuto durante 25 giorni in altura, mangiando nel modo giusto
Il calo di peso di Padun è avvenuto durante 25 giorni in altura, mangiando nel modo giusto
Cosa è cambiato rispetto al Padun che mangiava grandi quantità di pasta in partenza e poi non mangiava più?

E’ cambiato che a colazione ora mangia i carboidrati attraverso pane integrale, oppure 70-80 grammi di porridge. A questi somma un apporto proteico scegliendo fra latte, oppure yogurt, prosciutto, uova. Poi grassi buoni tramite frutta secca, noci e mandorle.

Durante l’allenamento?

I carboidrati arrivano tramite barrette specifiche, oppure banana o paninetti, altrimenti borracce con maltodestrine o gel. In questo modo, quando rientra, il suo pranzo sarà un piatto di pasta o carboidrati a basso indice glicemico, in modo da scongiurare l’aumento di massa grassa. E anche a cena ci sarà una quota di carboidrati, anche in funzione del lavoro del giorno successivo.

A colazione, per Padun carboidrati attraverso il porridge
A colazione, per Padun carboidrati attraverso il porridge
Una bella differenza…

Se fai il pieno di carboidrati a colazione, vai incontro di sicuro a un calo glicemico, per cui ti ritrovi in allenamento o in corsa svuotato di energie. Quel senso di pedalare a sfinimento non è il segnale che si sta dimagrendo, ma che si sta perdendo capacita di prestazione. La colazione è un pasto importante, ma senza sfondarsi. Perché poi in allenamento puoi dare da 60 a 90 grammi di carboidrati per ora e sei più che a posto.

Confermi che purtroppo una delle brutte abitudini dei corridori sia il sentito dire?

E’ molto diffuso e per questo si deve partire da una buona educazione alimentare di base. E’ vero che i carboidrati in eccesso fanno salire di peso e aumentare la massa grassa, ma è anche vero che sono la sola benzina del nostro corpo. Se li elimini o li riduci troppo, infici la prestazione e il recupero che inizia la sera dopo la tappa o dopo l’allenamento che dir si voglia. Stare troppo leggeri a cena riduce il recupero.

I grassi a colazione li assume anche attraverso frutta secca
I grassi a colazione li assume anche attraverso frutta secca
Padun è stato bravo ad andare contro le sue convinzioni, ma come fate a scongiurare il rischio che ci ricada?

Lo seguo giornalmente. Ci sentiamo, lui ha una tabella e la nutrizione è basata sui suoi feedback dopo il lavoro che ha fatto e quello che deve fare. Perché è vero che ci sono i nutrienti, le quantità e la strategia nell’assumerli, ma alla base c’è comunque il rapporto umano. E’ il solo modo per sgretolare il muro di convinzioni frutto di poca informazioni o di ricerche sbagliate su internet.

I famosi integratori contaminati che hanno rovinato più di una carriera?

Anche quelli. Oppure prodotti miracolosi che fanno perdere peso senza alcuna evidenza scientifica che lo attesti. E poi comunque si parla di integratori, non di alimenti sostitutivi. E l’integratore in quanto tale ha bisogno di poggiarsi su qualcosa di più sostanzioso. Ma credo che la risposta migliore sia stato aver visto Mark vincere in quel modo al Delfinato. Tante teorie senza la prova dei fatti rischiano di rimanere tali.