Il San Pellegrino di Remco, fra bici, strudel e Play Station

01.08.2023
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In questi giorni Yankee Germano è al Polonia. Il massaggiatore friulano della Soudal-Quick Step è arrivato in carovana dopo aver cambiato a tempo di record il parabrezza del furgone sfondato dalla grandine, che ha danneggiato anche il tetto di casa e l’auto della compagna, che il 14 ottobre diventerà sua moglie. In questa vita adrenalinica, che si fa fatica anche a descrivere, Yankee ha trovato il modo di tirare il fiato nel ritiro della squadra a Passo San Pellegrino (apertura, foto Visit Val di Fassa). Andava su già ai tempi della Liquigas, mentre questa volta ha scortato Evenepoel e tutti i corridori non impegnati al Tour de France. E’ nata così la condizione di Remco per vincere San Sebastian e per rimettere in palio la maglia iridata domenica prossima.

Così abbiamo approfittato di Yankee per farci raccontare questi giorni lontani dal solito approdo di Livigno, per saperne di più e capire cosa possiamo aspettarci dal biondino belga.

L’Hotel Cristallo fu inaugurato nel 1967 ed è di proprietà della famiglia Chiocchetti (foto Visit Val di Fassa)
L’Hotel Cristallo fu inaugurato nel 1967 ed è di proprietà della famiglia Chiocchetti (foto Visit Val di Fassa)
Di nuovo in ritiro a San Pellegrino, insomma…

C’ero già stato quando lavoravo in Liquigas, esatto. C’eravamo andati anche con la Quick Step nell’anno del lockdown, quando annunciarono la ripresa delle gare. Si partiva a metà stagione e così andammo su per venti giorni, quasi un mese e ci trovammo davvero bene. Però c’era ancora in ballo l’accordo con Livigno, per cui, quando è terminato, ne è stato siglato uno nuovo con l’Hotel Cristallo al Passo San Pellegrino.

Come vi siete trovati?

Sono stati molto disponibili con noi. Diego, il padrone dell’albergo, ci ha detto che ci tiene molto perché ha diversi turisti belgi che vanno su d’inverno per sciare. Quindi come ritorno, immagino che faccia comodo avere la squadra di Evenepoel che si allena. Ci hanno dato disponibilità su tutto. Anche la cucina era a nostra disposizione. Gli chef facevano quello che chiedevamo. Sembra poco, ma già l’orario del pranzo è un tema importante. Se si fanno quattro ore, magari si pranza alle 14. Ma quando se fanno sette, arrivi a tavola a pomeriggio inoltrato e poi anche la cena, visto il tempo dei massaggi, va spostata. Sul piano dell’alimentazione, la nostra dietista aveva fatto un elenco di quello che i corridori avrebbero dovuto mangiare e non abbiamo mai sgarrato.

Un’attenzione completa, dai pasti agli allenamenti?

Era tutto stabilito. Il piano di allenamento, le ore e di riflesso il menu. I corridori sono stati contenti. Ovvio, il posto è impegnativo. Per i velocisti c’è tanta salita, mentre a Livigno avevano quei 20 chilometri nelle gallerie che ti permettono di fare lavori specifici. Però è piaciuto anche a loro. Scendevano in Val di Fassa o verso Belluno e ogni giorno c’era la possibilità di fare un percorso differente. Gli scalatori, con Remco e gli altri, si sono proprio sbizzarriti con tutte le salite che ci sono nei dintorni.

Un’intervista per Remco Evenepoel sul Passo San Pellegrino (foto Visit Val di Fassa)
Un’intervista per Remco Evenepoel sul Passo San Pellegrino (foto Visit Val di Fassa)
Remco ha detto di aver lavorato davvero bene…

Ha lavorato davvero bene e come lui tutto il gruppo che lo seguiva. L’atmosfera era serena, tranquilla, senza tensioni. Col fatto che sei in cima al valico, intorno ci sono solo alberghi, null’altro. Quindi il gruppo si è unito ancora di più. Dopo cena ci si fermava nel bar a bere una Coca e intanto si chiacchierava, si rideva, si giocava a carte. A un certo punto hanno fatto il torneo con la PlayStation. Tutto aiuta per fare gruppo…

E intanto si sono allenati duro come si è sentito dire?

Ci hanno dato dentro. Erano tutti quelli che non facevano il Tour, il resto della squadra, a parte qualcuno che era già in altura. Tipo James Knox che abita ad Andorra o Cattaneo che sta a Sankt Moritz ed è rimasto a casa.

Sono sempre usciti divisi in due gruppi?

I primi giorni hanno fatto anche un gruppo unico. Però avere 16 corridori può essere un problema visto che le strade sono strette. Così facevano percorsi diversi o se dovevano fare lo stesso, partivano scaglionati, con 20 minuti fra un gruppo e l’altro. Magari si fermavano a bere il caffè tutti insieme e poi ripartivano sfalsati, per non dare fastidio al traffico. Gli automobilisti ti rispettano, lo straniero forse di più, forse perché glielo insegnano nelle autoscuole.

Yankee ha collaborato con Viviani alla Liquigas e poi alla Quick Step: i due sono grandi amici (foto Sara Cavallini)
Yankee ha collaborato con Viviani alla Liquigas e poi alla Quick Step: i due sono grandi amici (foto Sara Cavallini)
Da noi no?

Noi dello staff abbiamo le patenti per i mezzi pesanti e per il pullman e ogni tot di tempo devo andare a fare il rinnovo. E io litigo ogni volta in Italia, perché quelli che hanno le patenti del camion e del pullman non superano alla giusta distanza e magari all’ultimo momento suonano pure.

E’ mai capitato di scendere a Moena nel giorno di riposo per stare in mezzo alla gente?

Qualcuno è sceso a bersi il caffè, poi è risalito in bici con tranquillità. Il bello di lassù secondo me è che è veramente un ritiro di squadra. Ti alzi, fai colazione, allenamento e massaggi. Recuperi, mangi e dormi, mentre altri posti magari ti distraggono. Nei giorni di recupero è capitato che organizzassero il giretto in mountain bike, qualcosa di facile sui sentieri per bere il caffè e magari mangiarsi una fetta di strudel in qualche rifugio. Alla fine non ti viene neanche voglia di andare giù e poi risalire, perché da una parte o dall’altra, sono più di 10 chilometri di salita, anche duri.

C’era anche qualche direttore sportivo?

Bramati, che di solito fa questi ritiri, alla fine hanno voluto portarlo a fare la prima ammiraglia al Tour de France. Per cui la prima settimana c’erano solo i due coach: Vasili Anastoupoulos e Koen Pelgrim. Poi a metà ritiro è arrivato Klas Lodewyck.

Tempo buono o tempesta come poi a casa tua?

I primi giorni pioveva di mattina, come in montagna dove è molto variabile, perciò qualche volta abbiamo ritardato la partenza di mezz’ora. Poi è sempre stato bello, i primi giorni anzi faceva un po’ freschetto, così partivano coperti, anche perché scendevano in bici da 2.000 metri. Invece dopo 5-6 giorni è venuta fuori la bomba di calore, sia dalla parte di Moena sia da Belluno.

Davvero tanto caldo?

Quando uscivo anche io in bici, guardavo i termometri nei paesi, quelli delle farmacie, e segnavano fino a 37 gradi. Per fortuna sopra, pur arrivando a 30-32 gradi, era ventilato e si sopportava meglio. In ogni caso, quando tornavano in hotel, le borracce erano sempre tutte vuote.

Ci sono stati cicloturisti che si accodavano ai ragazzi?

DIrei di no. Magari capitava il turista che veniva a vedere e chiedeva di fare la foto, perché di turismo in bici lassù ce n’è parecchio. Però sono stati tutti abbastanza discreti. Venivano vicino, noi gli dicevamo come fare e loro aspettavano il momento giusto. Magari al rientro, dopo che avevano finito di discutere dell’allenamento e prima di andare in camera.

In questi giorni, Yankee è al Tour de Pologne. Per questo salterà i mondiali, ma andrà agli europei
In questi giorni, Yankee è al Tour de Pologne. Per questo salterà i mondiali, ma andrà agli europei
Siete riusciti anche a seguire il Tour?

Tutti i giorni, mentre si facevano i massaggi. Per noi è stata un po’ critica fino alla vittoria di Asgreen, ma la mia impressione è che gli altri fossero davvero di un altro pianeta. Loro due sono forti, però per me il più forte è Van Aert. Vedere come aiutava l’altro in salita, pesando 75 chili, è stato impressionante. E quest’anno andava anche meno dell’anno scorso. Farà un bel mondiale…

Sempre che vada d’accordo con Remco. L’anno scorso non sembrava…

Però ho visto che quando fanno i rulli per defaticare, la chiacchierata se la fanno. Si danno la pacca sulla spalla, forse i due galli si stanno abituando l’uno all’altro. E Remco ha davvero una grande gamba…

Remco torna in gruppo. Cosa farà al Tour de Suisse?

10.06.2023
4 min
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«Remco, sai che Pogacar ti ha invitato al Tour? Cosa gli rispondi?», abbiamo chiesto a Remco Evenepoel. E lui: «Lo ringrazio, ma non quest’anno! Mi sono scambiato qualche messaggio con lui, ma deve capire che già sono stato tanto tempo su una montagna deserta e spesso è stato noioso. Ci ho messo mesi per preparare il Giro mettendo quell’obiettivo davanti a tutto e solo così, con tanto lavoro, ci sono arrivato in ottima forma. Per il Tour deve essere la stessa cosa. Devi essere al 150% . Non lo puoi preparare, cambiando un programma due o tre mesi prima».

Il corridore della Soudal-Quick Step è pronto a tornare in gara dopo l’abbandono del Giro d’Italia per Covid. Il buonumore sembra non venire meno e la convinzione… beh, quella neanche a dirlo. Sappiamo bene quanto Remco conti su stesso. E a ben ragione.

Lunedì 15 maggio, Remco lascia il Giro. Già nella serata precedente la news della positività al Covid e il conseguente ritiro (foto @woutbeel)
Lunedì 15 maggio, Remco lascia il Giro. Già nella serata precedente la news della positività al Covid e il conseguente ritiro (foto @woutbeel)

Coda polemica…

La call con il campione del mondo si apre giusto con la coda di polemiche con cui ha lasciato il Giro. Il perché se ne sia venuto via cosa di corsa. C’è persino chi gli ripropone “l’attacco” di Pier Bergonzi sulla Gazzetta dello Sport.

«Io – spiega Remco – non riservo odio per nessuno. So come stavo e come è andata. Già durante la crono di Cesena non riuscivo a spingere come faccio normalmente. Non erano quelli i miei valori. E nella prima settimana dopo il ritiro ogni giorno stavo peggio. Non avrei reso che al 50%. Se avessi lasciato dopo la prima tappa di montagna sarebbe stato peggio… anche sui giornali.

«Quando ho fatto il test, la T si è colorata subito e in modo intenso. Sono stato davvero fermo per diversi giorni. E per me non è stato facile rinunciare al tanto lavoro fatto e andato in fumo in un attimo.

«Per fortuna la mia famiglia, mia moglie, gli amici, il mio cane mi sono stati vicino. Abbiamo fatto un barbecue…».

Remco ha ripreso a pedalare un paio di settimane scarse dopo lo stop per Covid. Tuttavia ci ha messo un po’ per ritrovare le sensazioni migliori, quelle lui ha chiamato di normalità. «Per fare bene le 6-7 ore di allenamento».

Allenamento monster giovedì scorso per Remco: 231 km, 4.335 metri di dislivello sulle cotes delle Ardenne (foto Instagram)
Allenamento monster giovedì scorso per Remco: 231 km, 4.335 metri di dislivello sulle cotes delle Ardenne (foto Instagram)

Ripartenza svizzera

«La stagione va avanti. Non è finita e credo che ripartire dal Giro di Svizzera sia la cosa migliore. E’ una corsa WorldTour. E’ importante, con grandi salite e due cronometro. Già domani ci saranno da fare 14′-15′ a tutta. Una crono da fare “full gas” sin dalla partenza. In generale è un percorso molto bello.

«Non sono al livello del Giro chiaramente, per il quale lavoravo da mesi, ma se non stessi in forma, se non avessi una condizione adatta ad una gara WorldTour non partirei».

Un’altra piccola polemica, chiamata in causa a dire il vero più dalla stampa belga, ha riguardato la scelta di Evenepoel di fare il Tour de Suisse (11-18 giugno) anziché il Giro del Belgio (14-18 giugno), tanto più che faceva tappa nei pressi del suo paese (pare che anche il re del Belgio sarebbe rimasto male sulla sua non-presenza). Polemiche che tra l’altro seguono quelle di Lefevere il quale aveva detto che lo Svizzera pagava poco la presenza del campione del mondo…

«Ho già vinto due volte il Giro del Belgio – ha detto Remco – e mi sembrava carino provare a vincere altro. Inoltre è importante sfoggiare la maglia iridata in giro nel mondo. In Belgio già ho corso quest’anno… e non è finita. In più il Giro di Svizzera è anche una gara WorldTour ed è importante per me e per il team pendervi parte».

Crono fondamentale per Remco che punta al campionato nazionale e ai mondiali. In Svizzera avrà due crono
Crono fondamentale per Remco che punta al campionato nazionale e ai mondiali. In Svizzera avrà due crono

Verso i mondiali

Il Giro di Svizzera è un crocevia cruciale per la stagione di Evenepoel. Dopo questa “apparizione” l’asso della Soudal-Quick Step infatti correrà il campionato nazionale a crono e poi tornerà in Italia. 

Remco infatti verrà al Passo San Pellegrino, in Val di Fassa. Ci resterà con molti compagni per almeno due settimane, poi andrà verso i lidi spagnoli della Clasica de San Sebastian e quindi ecco far capolino i mondiali di Glasgow.

Già da domani aspettiamoci dunque un Remco agguerrito come sempre. Pronto a puntare alla vittoria. La squadra è per lui. «Siamo qui per fare il massimo – ha detto Evenepoel – il programma è questo. Già vincere domani non sarebbe male, anche se con corridori come Van Aert, Kung, Bisseger… il mio obiettivo è guadagnare terreno sugli uomini di classifica».

Infine una battuta da ex calciare sull’imminente finale di Champions League che vedrà contrapposti due calciatori belgi di spicco: Kevin De Bruyne, del Manchester City, e Romelu Lukaku, dell’Inter.

«Sono due grandi giocatori, in due grandi squadre. Ed è importante per la nostra Nazionale. Credo che il Manchester City sia favorito».

Soudal-Quick Step, sulla bici di Remco l’occhio di Oppici

12.05.2023
5 min
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NAPOLI – Quando Evenepoel si è ritrovato per terra sulla via di Salerno per colpa del celebre cagnolino, il primo a scendere dall’ammiraglia con la bici di scorta è stato Fausto Oppici, meccanico della Soudal-Quick Step.

Fino allo scorso, il milanese era al Team Bike Exchange, oggi Jayco-AlUla, dove seguiva le corse e (quando era a casa) si occupava del magazzino. Quando si è reso conto di non avere più una vita, è tornato alla squadra belga da cui aveva spiccato il volo e adesso è con il campione del mondo al Giro d’Italia. C’era lui anche alla fine del 2022, quando Remco andò a fare i sopralluoghi in costiera amalfitana, gettando le basi per la sfida al Giro.

Fausto Oppici ha 52 anni: prima d diventare meccanico è stato un buon dilettante
Fausto Oppici ha 52 anni: prima d diventare meccanico è stato un buon dilettante

«In realtà con lui – quasi si schermisce – non ho un grandissimo rapporto, perché abbiamo fatto corse differenti, ma da quello che ho visto in questi primi giorni del Giro, come tutti i grandi campioni vuole avere il meglio possibile. Fanno fatica, quindi è giusto cercare di dargli il massimo».

Oppici è stato anche meccanico della nazionale per 19 mondiali fra Italia e Australia e ha lavorato in due Olimpiadi con gli azzurri e due con gli australiani.

Si fa qualcosa di diverso nel preparare le bici di una squadra che punta alla maglia rosa?

La differenza non è molta, perché l’occhio deve essere lo stesso. Se sbagli qualcosa, devi intervenire e soprattutto il corridore se ne accorge, che sia campione o gregario. Il lavoro è lo stesso, ma sicuramente lo stimolo è diverso. Un conto è andare al Giro sperando di vincere una tappa, altra cosa se vuoi il bottino pieno. La mentalità magari è la stessa, le motivazioni cambiano. Per cui c’è qualche bici in più, qualche ruota in più, qualche attenzione in più.

Le bici ricevono lo stesso trattamento, che siano del capitano o del gregario
Le bici ricevono lo stesso trattamento, che siano del capitano o del gregario
Quante bici in più?

Soprattutto quelle del leader sono sempre due più degli altri. Comprese le 8 che corrono, abbiamo 25 bici da corsa e 17 da crono. Per quello che invece riguarda le ruote, il numero è sempre quello, perché ne servono sempre tante. E considerando tutti i profili a disposizione, il numero è notevole. Abbiamo 50 coppie di ruote da strada, più 25 da crono.

Hai trovato grandi differenze in questa squadra rispetto alla tua prima esperienza?

No, la mentalità è sempre quella. Qui si corre per vincere ed essendo una squadra belga, c’è la passione della gente che ti spinge a fare sempre più di quello che potresti.

L’occhio è lo stesso, le motivazioni sono più forti. Sapere di mettere le mani sulla bici di Remco moltiplica l’attenzione?

Attenzione sì, mentre la metti a posto ti fermi a guardare qualcosa che potrebbe essere diverso o migliore. Una volta che hai finito il lavoro, devi essere sicuro di quello che hai fatto. Se continui a pensare che manca qualcosa, metti mano ed è sempre un toccare. E finisci col peggiorare, invece che migliorare.

Anche il meccanico deve studiare il percorso del Giro per valutare le varie scelte tecniche?

Prima lo facevamo molto di più. Adesso magari si dice ai ragazzi che partiamo tutti col i pignoni 11-34 e facciamo tutto il Giro con quel rapporto. Invece prima magari si partiva con l’11-21, poi magari se le salite erano ripide si metteva il 25. Poi è arrivato il 28. Invece adesso con le 12 velocità, a partire dall’11 hai una gamma di rapporti praticamente completa.

Oppici è subentrato nello staff dei meccanici belgi, di cui aveva già fatto parte
Oppici è subentrato nello staff dei meccanici belgi, di cui aveva già fatto parte
Per le ruote invece c’è da scegliere?

C’è da dire che tutta la gente ringrazia quando passa il Giro, perché si fanno le strade nuove. Quindi da quel lato, può capitare la buca, ci mancherebbe, ma le strade mediamente sono tutte belle. Quanto allo scegliere il tipo di pneumatico, noi usiamo il copertoncino in cotone con la camera d’aria in lattice. Abbiamo avuto a disposizione anche i tubeless, ma i corridori si sentono meglio sul copertoncino.

Il tubeless non viene usato davvero mai?

Solo quando piove. Abbiamo sul camion le ruote preparate per la pioggia: sono lì ferme, sperando di non usarle troppo spesso. La terza bici è montata con quelli. E se vediamo che è brutto, le prendiamo prima di partire. Altrimenti rimaniamo con i copertoncini e come scorte sull’ammiraglia teniamo bici montate allo stesso modo.

Oggi si scala Campo Imperatore, quali ruote e che rapporti per Evenepoel?

Ruote basse e come sempre il 34.

Lago Laceno: Evenepoel solo tra gli squadroni

09.05.2023
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Due corse in una ma con un elemento comune: la maglia rosa. La frazione di Lago Laceno ha visto il trionfo di Aurelien Paret-Peintre e il passaggio del simbolo del primato dalle spalle di Remco Evenepoel al norvegese Andreas Leknessund.

«Aurelien sta bene. E’ qui per fare bene e per la classifica», ci aveva detto il suo compagno Andrea Vendrame alla vigilia della crono della Costa dei Trabocchi. E il corridore della Ag2R-Citroen se l’è giocata bene.

Sgambettava da scalatore, agile. Ha colto l’occasione del compagno di fuga in cerca della maglia rosa, più generoso nel tirare, e si è portato a casa il successo più importante della sua carriera.

Soudal scricchiola

Ma Lago Laceno ci ha detto soprattutto una cosa: Remco Evenepoel c’è, la sua squadra un po’ meno. E’ vero che c’era pioggia. E’ vero che all’inizio la tappa è stata incredibilmente dura e incerta, ma sta di fatto che nel finale (e non solo) il campione del mondo è rimasto da solo.

Ad uno ad uno i suoi compagni si sono staccati: alcuni prima dell’ultima salita, il che era anche lecito perché avevano tirato parecchio, altri in precedenza.

«E’ stata una giornata durissima – ci racconta Giada Borgato che ha seguito la corsa in moto per la Rai – hanno fatto due ore “pancia a terra”. La prima parte era tutta un su e giù. Ho visto facce che non vi dico.

«Mi auguro che crescano i ragazzi della Soudal – va avanti Borgato – ma ho seri dubbi. Già sulla prima salita Van Wilder ed altri compagni erano in difficoltà. Ballerini è stato tra i primissimi corridori a saltare. Faceva fatica vera. Probabilmente ha pagato le due tappe precedenti, che comunque per loro sono state stressanti. Ma per assurdo ci sta che lui, più velocista, si stacchi presto anche se è strano. Magari era in giornata no. Il problema è che si sono staccati subito gli altri.

«Si è staccata gente come Cerny, Serry, Hirt e poi anche Van Wilder che dovrebbe essere l’ultimo uomo di Remco in salita e che, da quel che ho visto, lo avevano anche preservato. Fortuna per loro che è andata via la fuga, hanno rallentato e sono rientrati dopo il primo Gpm».

La Soudal schierata. Dopo che la fuga è partita, la squadra di Evenepoel si è ricompattata, ma nel finale si è sfaldata di nuovo
La Soudal schierata. Dopo che la fuga è partita, la squadra di Evenepoel si è ricompattata, ma nel finale si è sfaldata di nuovo

Serrare i ranghi

Il problema è che queste non sono ancora salite dure. Cosa accadrà quando ci saranno le scalate vere? Cosa succederà già fra tre giorni a Campo Imperatore? I dubbi di Lago Laceno sono ampi. E tutto sommato alimentano l’incertezza del Giro d’Italia.

Viene da pensare a Davide Bramati, diesse della Soudal-Quick Step, a quel che dirà questa sera ai suoi ragazzi nel “giro delle camere”. A come mantenere la calma. 

“Brama” ha parlato di una giornata no da parte dei suoi. Nulla è perduto sia chiaro. Anche perché se c’è un corridore forte e tranquillo in gruppo quello è proprio Evenepoel. Ma qualcosa va fatto.

Bisogna serrare i ranghi. Correre compatti e nascosti. In casa Soudal-Quick Step devono prendere atto della situazione. Cosa che hanno fatto le altre squadre. Hanno visto che qualcosa si può fare. Che Remco può restare solo. 

«Penso – va avanti Giada – che Brama abbia poco da dire ai suoi ragazzi. Alla fine hanno fatto il loro. Seppur faticando, hanno controllato la corsa nella prima parte. Hanno fatto andare via la fuga giusta. Poi sono le gambe che contano e se non ne hanno, non ne hanno…. 

«Brama era tranquillo. E lui lo conosciamo com’è quando è nervoso! Ma sa bene che corridori ha in mano. Per me oggi ha fatto bene a perdere la maglia».

E questo ormai è appurato. Il rischio è che a Campo Imperatore la maglia rosa gli ricaschi addosso, ma intanto è così. E un po’ di stress in meno non fa male.

Inoltre non va dimenticato – e questo lo ha saggiamente ribadito anche Borgato stessa in diretta tv – che la Soudal-Quick Step è storicamente una squadra per le classiche. Solo da un paio di stagioni sta virando sui grandi Giri. Ci vuole tempo per questa metamorfosi. Pensiamo solo alla UAE Emirates di Pogacar due anni fa…

Giada Borgato (ex professionista) commenta il Giro d’Italia dalla moto per la Rai (foto Mirror Media)
Giada Borgato (ex professionista) commenta il Giro d’Italia dalla moto per la Rai (foto Mirror Media)

Remco sereno

In tutto ciò viene da chiedersi come sta Evenepoel. Lui ci è sembrato rilassato. Attento. Prima del Gpm finale si è chiuso la maglia con la semplicità di chi non era a tutta.

«Remco è tranquillissimo – prosegue Borgato – aveva il viso disteso ed era bello in faccia. L’ho visto sereno, anche quando è venuto indietro alla macchina per cambiare le ruote e fare la pipì. Ha fatto tutto con i suoi tempi, con calma. Non aveva gli occhi sbarrati di chi stava perdendo tempo. E lo stesso quando è rientrato. Lo ha fatto senza stress. Sarebbe potuto rientrare da solo

«Remco parla in gruppo, scherza con gli altri. Anche oggi, quando era venuto dietro all’ammiraglia, ha scambiato due battute col mio pilota che è belga. Gli ha detto qualcosa del tipo: “Mamma mia che tappa”. Un po’ come Caruso: “Finito il trasferimento? Quando parte la fuga?».

La Venosa-Lago Laceno è stata dura anche per le condizioni del meteo
La Venosa-Lago Laceno è stata dura anche per le condizioni del meteo

Ineos più forte

Lago Laceno ci ha anche detto che la Ineos-Grenadiers è la squadra più forte. Oltre ai due capitani, Thomas e Geoghegan Hart, nella scalata finale c’erano tre gregari e un altro si era staccato solo a 4 chilometri dalla vetta. Mentre Puccio e Ganna si erano spostati ai piedi dell’ascesa e solo dopo aver concluso il loro lavoro.

Stando alle parole di Giada – Remco è rimasto solo già dopo la prima salita – viene da chiedersi perché non lo abbiano attaccato. Che sia stata un’occasione persa?

«Non lo hanno attaccato per più motivi secondo me – spiega Borgato – primo perché si era lontani dal traguardo. E poi anche la Jumbo-Visma traballa. Ma per loro il discorso è un po’ diverso. Hanno perso gente come Gesink e Foss per Covid, Tratink per incidente alla vigilia del Giro. Oggi ho visto benino Kuss, ma Oomen è rimasto attaccato per un pelo. Magari loro, che sono stati chiamati all’ultimo e sono scalatori, potranno crescere strada facendo.

«E non lo hanno attaccato perché siamo ad inizio Giro e per me fare certi sforzi può essere rischioso».

Con la Soudal in queste condizioni se corridori come Sam Oomen (in foto) troveranno una buona gamba sarà un doppio colpo per Roglic
Con la Soudal in queste condizioni se corridori come Oomen (in foto) troveranno una buona gamba sarà un doppio colpo per Roglic

Assalto sfumato?

In effetti per un colpo “alla Torino 2022” servivano squadre forti e compatte e al di fuori della Ineos sembra non ce ne siano in gruppo per ora. La stessa Bora-Hansgrohe, che tutto sommato si è mostrata in buona condizione, per fare un attacco del genere avrebbe dovuto sacrificare il suo secondo leader, Kamna. 

«Konrad va bene, ma cerchi di preservarlo. Mentre Jungles l’ho visto spesso in difficoltà. Denz come arriva una salita si stacca e anche Benedetti è più per la pianura. E ancora: le salite di oggi erano pedalabili, salivano fortissimo. Credo serva qualcosa di più per staccare Remco».

Maggio senza Giro. Andrea Bagioli tra paesini e tv

08.05.2023
4 min
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Maggio è il mese del Giro d’Italia, ma non tutti sono immersi nella corsa. C’è anche il maggio di chi è a casa per ricaricare le pile in vista di appuntamenti futuro. Uno di questi atleti è Andrea Bagioli.

Il giovane corridore della Soudal-Quick Step ha chiuso la sua campagna del Nord con la Liegi. Ma forse sarebbe meglio dire che ha chiuso la sua prima parte di stagione. Andrea ha messo nel sacco 23 giorni di corsa. Ha iniziato con le gare majorchine di fine gennaio. Poi dei buoni piazzamenti, su tutti il secondo posto in una tappa dei Paesi Baschi.

Ai Baschi Baschi Andrea si è messo a disposizione dei compagni, ma ha avuto anche carta bianca
Ai Baschi Baschi Andrea si è messo a disposizione dei compagni, ma ha avuto anche carta bianca
Andrea come va questo tuo maggio?

Dopo la Liegi ho fatto una settimana di riposo totale. Niente bici. Sono andato in Toscana con la mia ragazza nella zona di Montalcino… dalle parti della Strade Bianche insomma! Un tour rilassante ed enogastronomico… E dallo scorso lunedì ho ripreso a pedalare.

Com’è guardare il Giro da casa? Ammesso che tu lo guardi…

Lo guardo eccome! E’ un po’ strano perché in un certo senso vorrei essere lì anche io, ma so che nei programmi – anche se non è ancora ufficiale – c’è il Tour de France, quindi sono tranquillo. Però mi piacerebbe farlo, dopo quattro anni che sono professionista non l’ho mai fatto.

Com’è vedere invece i tuoi compagni in corsa e per di più vederli vincere, prendere la maglia rosa?

Bello! Ed è anche uno stimolo in più per me. Vedenre che sono forti e vanno bene ti dà qualcosa in più.

E poi tu stando dentro la squadra, fosse anche da una chat di gruppo, vedi cose che gli altri non vedono, conosci i retroscena…

Quello è vero. Sappiamo come gira tutto, cosa fanno prima di una crono. Vedi una cosa in televisione, un movimento e sai perché lo fanno. Per esempio quando nella crono ho visto che Mattia (Cattaneo, ndr) utilizzava la ruota alta, ho capito che l’avrebbe montata anche Remco.

Bagioli (classe 1999) è arrivato 6° all’Amstel Gold Race (in foto)
Bagioli (classe 1999) è arrivato 6° all’Amstel Gold Race (in foto)
Per quanto riguarda il tuo maggio a casa cosa farai? Hai detto che hai ripreso e poi?

Per ora sto facendo solo endurance e pochi lavori. Poi da giovedì andrò in altura con la squadra a Sierra Nevada e ci resteremo due settimane e mezzo. Poi scenderemo. Starò ancora una settimana a casa e quindi partirò per il Delfinato.

Nello specifico cosa stai facendo? Per esempio fai anche dei richiami in palestra?

No, richiami in palestra adesso no. Magari farò qualcosa in ritiro in altura, anche con dei pesi, ma leggeri. Mentre gli esercizi a corpo libero quelli li faccio, due o tre volte a settimana, come del resto tutto l’anno. Li faccio dopo gli allenamenti, nel pomeriggio-sera.

Prima hai parlato di endurance. Cosa intendevi?

Uscite di 3-4 ore, ma senza finirmi. Bisognava riprendere a fare ore. Dalla prossima settimana inserirò dei lavori più specifici. Ma più sulla forza e non cose ad alta intensità. Questa fase va considerata un po’ come fosse una sorta d’inverno. Poi man mano che ci avviciniamo alle gare inserirò anche quella. E credo che già in altura faremo questo tipo di lavori: soglia e fuorisoglia. 

Quindi non nella settimana tra altura e Delfinato?

Più in ritiro. In quella settimana quando torno a casa farò alcuni giorni di scarico e poi due, massimo tre giorni – con dei lavoretti più intensi… giusto per riportare a regime il motore in vista della gara. Per adesso l’obiettivo è non sfinirsi in allenamento, perché per arrivare al campionato italiano e al Tour, se lo farò, la strada è ancora lunga.

Gaggio Monastero, uno dei paesini in Valtellina “scoperti” da Bagioli in questi giorni di uscite meno intense
Gaggio Monastero, uno dei paesini in Valtellina “scoperti” da Bagioli in questi giorni di uscite meno intense
Visto che adesso devi solo fare ore si sella, in questa fase ti capita di fare percorsi diversi? Di andare a scoprire quel paesino fuori mano?

Sì, sì… Molto spesso. Quando abbiamo i lavori abbiamo i nostri percorsi e le nostre salite. So che quella salita ha la pendenza necessaria e che per scalarla impiego quel “tot” di tempo, per cui vado lì. Quindi alla fine fai sempre quelle due o tre salite. Quando invece si presentano delle uscite in cui devo andare “a spasso” ne approfitto per scoprire posti nuovi, paesini, strade.

L’ultimo che hai scoperto?

Si chiama Gaggio Monastero e sta in Valtellina. E’ una salita molto dura, infatti penso che in futuro non la farò molto spesso! Ma è stata davvero una bella salita e un bel panorama.

Regoli gli orari dei tuoi allenamenti in base alle tappe del Giro?

Non proprio, non è che cambio le mie abitudini, però cerco di regolarmi per essere sicuro di vedere almeno gli ultimi chilometri e magari parto un po’ prima la mattina. 

Andrea, si va al Tour per…

Per vincere una tappa! Qualcosa ho visto… Ripeto, non è ancora certo che ci sarò ma vediamo di fare il meglio possibile.

Sorrisi e un brivido, il primo giorno in rosa di Remco

07.05.2023
4 min
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SAN SALVO – «Ieri sera Remco ha tenuto un piccolo discorso, ma quel che ha detto è top secret», inizia così il racconto Patrick Lefevere patron della Soudal-Quick Step di Evenepoel. La prima giornata in maglia rosa del belga e del suo clan sembra essere stata tranquilla. Quasi un proseguimento della festa di ieri.

Tappa tranquilla, salvo quel brivido a 3,7 chilometri dall’arrivo. Lo scarto improvviso di un corridore e di Davide Ballerini, alla cui ruota c’era proprio Evenepoel, e tutto era già passato. Ma che spavento. In quel frangente c’è stato giusto il tempo di “fare la conta”. «Ci siamo tutti. Remco sta bene». E’ questo quel che si saranno di certo detti i ragazzi di Lefevere.

Patrick Lefevere è il team manager della Soudal-Quick Step (a destra Alessandro Tegner). Lo abbiamo incontrato dopo l’arrivo di San Salvo
Patrick Lefevere è il team manager della Soudal-Quick Step. Lo abbiamo incontrato dopo l’arrivo di San Salvo

Volare bassi

«C’è una bella atmosfera nel nostro clan – dice Lefevere – ma questo è normale quando si vince. Eravamo concentrati tutti per la crono di ieri e tutti siamo venuti consapevoli qui in Italia. Sappiamo quanti sacrifici ha fatto Remco e quanti ne hanno fatti i suoi compagni. E’ stato fatto un lungo lavoro per preparare questo goal. E quando si riesce a vincere è un piacere ulteriore».

Un piacere ulteriore. Gioia, euforia, ma anche grande serietà. Nonostante la maglia rosa, nonostante la Liegi, ma forse sarebbe più facile dire, nonostante Remco, si vola bassi.

Lefevere sa che il viaggio è solo all’inizio e lui in oltre 40 anni di ciclismo ha l’esperienza e il sangue freddo per capire che nulla è ancora fatto.

Poco dopo il via Remco ha salutato sua moglie Oumaima, anche lei in rosa
Poco dopo il via Remco ha salutato sua moglie Oumaima, anche lei in rosa

Calici sì, maglia no?

Giusto però festeggiare. Giusto godersi un trionfo, quello di ieri, che è stato schiacciante e maggiore delle aspettative.

«Vero – va avanti Lefevere – ieri sera i ragazzi hanno fatto festa ma io non ho dovuto frenare nessuno. Sono dei professionisti. Tra l’altro Remco neanche beve. Ha versato il Prosecco nei calici dei compagni e dello staff. Poi ha fatto questo discorso di un minuto. Quel che ha detto resta tra noi, ma posso dire che ha ringraziato i compagni e tutto lo staff.

«Perché questa è una vittoria di tutta la squadra. Remco stesso si è reso conto che questa crono è stata preparata da tempo, già solo per la scelta dei rapporti, per dire».

Intanto i compagni di Evenepoel rientrano al bus alla spicciolata. Remco invece non c’è. Lui è alle premiazioni e alle interviste. E’ l’onere della maglia rosa. E forse anche per questo la Soudal-Quick Step vorrebbe perderla momentaneamente. 

Ma è anche vero che giusto dopo l’arrivo, Evenepoel ha dichiarato che: «Lungo il percorso ho sentito che la maglia rosa è davvero speciale in Italia. Tutti ti chiamano, ti salutano. Per me significa molto indossarla». Vedremo come andrà questa storia…

Per il campione belga una giornata tranquilla. Era sorridente in gruppo. Poi un po’ di tensione nel finale
Per il campione belga una giornata tranquilla. Era sorridente in gruppo. Poi un po’ di tensione nel finale

Tranquilli ma non troppo

«E’ stata una giornata tranquilla, almeno fino agli ultimi 7 chilometri – ha proseguito Lefevere – poi sono arrivati davanti i velocisti e noi abbiamo pregato che andasse tutto bene, almeno fino ai -3. Lì sei fuori dal pericolo – Lefevere fa una pausa – che poi non sei fuori pericolo, ma certo se c’è una caduta ai 3,7 chilometri come oggi può essere un problema. Tanto più che è stato il corridore davanti a Remco a fare la manovra sbagliata».

«Per fortuna – ha commentato lo stesso Evenepoel – è andato tutto bene. Siamo rimasti davanti per evitare guai. Ma quella è stata una caduta abbastanza seria. Ho visto sbandare quel corridore. Siamo riusciti a stare fuori dai pericoli grazie alla squadra. Nell’immediato è stato uno shock, ma poi sono tornato subito a concentrarmi».

Una cosa è certa: questa caduta un po’ di tensione l’ha creata in casa Soudal. Davide Bramati, si affaccia un secondo dal bus e ci fa una smorfia, come a dire “che rischio”. Ma fa parte del gioco: serenità e, se vogliamo anche ottimismo, sono fondamentali in questi casi.

«Come detto le cose vanno bene, l’atmosfera è buona e il leader è tranquillo – conclude Lefevere – e poi io vedo dei ragazzi molto motivati. Sanno bene di cosa è capace Remco dopo due Liegi, dopo la Vuelta e per questo hanno fiducia in lui. E lui li ripaga con le vittorie».

A Pescara arriva Remco… leader vero

04.05.2023
5 min
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PESCARA – «Non voglio che il mio eventuale stress si ripercuota sui compagni», parole da vero leader. Parole di Remco Evenepoel. Il campionissimo della Soudal-Quick Step alla vigilia del Giro d’Italia, ha parlato con una maturità nuova. Almeno così ci è parso.

Sorridente, solare, sicuro ad ogni domanda della sua conferenza stampa, Remco ha sempre risposto a testa alta, dando la sensazione di avere già tutto sotto controllo. E’ così che il campione del mondo si appresta ad affrontare il suo terzo grande Giro.

Remco Evenepoel (classe 2000) nella conferenza stampa all’antivigilia del Giro d’Italia
Remco Evenepoel (classe 2000) nella conferenza stampa all’antivigilia del Giro d’Italia

Dal Giro 2021

Evenepoel si appresta ad affrontare il suo secondo Giro, ma stavolta tutto è diverso. E’ diverso perché sono passati due anni e due anni sono un’eternità quando ne hai appena 23 e sei alle prime stagioni di professionismo. E’ diverso perché nel frattempo hai vinto tanto.

In bacheca ha messo una Vuelta e un campionato del mondo. Senza toccare le Liegi e tutto il resto. E’ diverso perché in quel 2021 Remco era ancora nella fase post incidente del Lombardia quando per un soffio non finì la carriera… se non di più.

«Per il precedente Giro d’Italia – ha detto Evenepoel – avevo fatto una preparazione di sei settimane, stavolta sono mesi che ci lavoro. Sono mesi che mi alleno, mangio e dormo… Il che è stato anche noioso, ma è stato utile. Anche con il peso sono okay. E poi vengo da corse come il UAE Tour, il Catalunya e ho vinto la Liegi, cosa che mi dà molta fiducia. Mentre la volta scorsa non avevo mai gareggiato».

Evenepoel
Giro 2021: il belga era al suo primo grande Giro. Ottenne due quarti posti: San Giacomo e Campo Felice (in foto). Si ritirò dopo 17 tappe
Evenepoel
Giro 2021: il belga era al suo primo grande Giro. Ottenne due quarti posti: San Giacomo e Campo Felice (in foto). Si ritirò dopo 17 tappe

Leader vero

E la fiducia Evenepoel la ripone anche nella squadra. Il belga dopo la Vuelta dello scorso anno ha capito quanto questa sia fondamentale. E non è una frase fatta per un campione come lui, così giovane e così “tutto istinto”.

«Sono due mesi che sto con questi ragazzi e sono orgoglioso di essere il leader del nostro gruppo. Darò il massimo, ma al tempo stesso sono super rilassato. Stiamo vivendo il tutto senza stress e dobbiamo vivere positivamente ogni tappa. Per questa sfida serviranno tante energie positive. E poi non voglio mettergli pressione per il mio eventuale nervosismo».

Remco riserva poi un pensiero ai compagni che all’ultimo sono stati sostituiti, vedi Masnada: «Mi spiace che Fausto non ci sia. Quando sta bene è uno dei gregari più forti in assoluto per la salita. Senza contare che è anche italiano e gli italiani al Giro hanno una super motivazione. Ma Hirt lo sostituirà bene.

«C’è Ballerini che è un corridore fortissimo su tutti i terreni. Rispetto alla Vuelta abbiamo cambiato qualcuno, ma era normale, anche perché è diverso il percorso».

Il ceco Jan Hirt (a destra) dovrà sostituire in salita Fausto Masnada (a sinistra)
Il ceco Jan Hirt (a destra) dovrà sostituire in salita Fausto Masnada (a sinistra)

Team e rivali

«Credo che abbiamo una squadra equilibrata e tra le più forti. Noi e la Jumbo-Visma siamo costruite per stare attorno ad un uomo. Altre squadre come Bahrain-Victorious, UAE Emirates, Ineos-Grenadiers… hanno più pedine e possono inventarsi qualcosa. Anche se secondo me, la Ineos ha un progetto preciso intorno a Thomas». 

Evenepoel sa bene che la grande sfida è quella con Primoz Roglic. I due si sono sfidati senza esclusione di colpi già al Catalunya e in quell’occasione ad avere la meglio è stato lo sloveno.

«Non potremmo combattere come al Catalunya – spiega Evenepoel –  qui siamo in una corsa di tre settimane, lì di una sola. Qui ci sono tre crono, lì nessuna. E’ chiaro che è tutto diverso. Primoz è un corridore molto forte. Credo di essere alla sua altezza, ma io sono cresciuto molto dal Catalunya».

Al Catalunya grandi duelli tra Evenepoel e Roglic. Alla fine l’ha spuntata lo sloveno… Sarà così anche in questo Giro?
Al Catalunya grandi duelli tra Evenepoel e Roglic. Alla fine l’ha spuntata lo sloveno… Sarà così anche in questo Giro?

Primoz e non solo

Il guanto di sfida dunque è lanciato. Non che cambi molto per Remco e forse neanche per Primoz, ma tutti aspettano al varco questi due assi. E li aspettano già da dopo domani. Ma quella rosa è una sfida che si vincerà non solo a colpi di pedale, ma anche di attenzione ai particolari: da quelli in corsa a quelli fuori corsa.

«Prendere la maglia sarebbe bello, ma “anche no”», questo è stato il concetto espresso da Remco, consapevole che poi va difesa e che si spenderebbero troppe energie per difenderla.

«Io credo che sabato i favoriti siano Ganna e Kung. Il mio obiettivo è quello di arrivare in rosa a Roma e per questo nella crono voglio guadagnare più tempo possibile sugli avversari per la classifica generale.

«Anche stamattina ho fatto 4 ore con parecchio dietro motore alternando la bici da strada con quella da crono. Devo dire che è un percorso impegnativo, soprattutto nel finale, e che ho trovato parecchio vento contro».

Remco si è allenato meticolosamente per questo appuntamento. E’ davvero magro (foto Instagram)
Remco si è allenato meticolosamente per questo appuntamento. E’ davvero magro (foto Instagram)

Attenzione a 360°

«E’ un Giro d’Italia molto impegnativo, specie nella terza settimana. Quali saranno le tappe chiave oltre alle crono? Dico che le tappe quattro, sette ed otto non vanno sottovalutate e lo stesso quelle di Crans Montana e di Bergamo».

Oltre allo stress, un’altra insidia “da fuori” è il Covid. Dalle positività della Liegi se ne è tornato a parlare parecchio. Roglic ha perso due pedine di peso come Foss e Gesink. Mader è andato a casa. E la stesa sorte, seppur non si trattasse di Covid ma di un altro virus, è toccata giusto al compagno Masnada. Ma per non rischiare nulla la Soudal-Quick Step lo ha lasciato a casa. 

«Staremo attenti anche al Covid – ha concluso Remco – ci laveremo le mani, useremo la mascherina… Ma la vivremo serenamente».

Il Giro parte, Masnada resta a casa fra lacrime e rabbia

04.05.2023
5 min
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Non ha voglia di parlare, il tono di voce è flebile. Fausto Masnada risponde per i tanti anni di conoscenza e perché forse, da qualche parte dell’anima, fa piacere che qualcuno si interessi. Doveva essere l’uomo più vicino al capitano. Rivediamo le foto, rileggiamo i sogni e i progetti. Invece di colpo il suo nome non è più fra quelli che da sabato lotteranno per il Giro con Evenepoel.

La Soudal-Quick Step non se l’è sentita di rischiare e di colpo le settimane di lavoro sul Teide sono state spazzate via. Lo stesso destino di Ciccone, l’amico di sempre, ma non per il Covid. L’ultima volta, in uno scambio di messaggi, Fausto ci aveva detto che sarebbe andato al Romandia per verificare che il fastidio al soprassella fosse superato. Invece a fermarlo è stato altro.

Al Romandia, tirando per Cerny assieme a Cavagna, ma la salute di Masnada è già precaria
Al Romandia, tirando per Cerny assieme a Cavagna, ma la salute di Masnada è già precaria

«Con il soprassella – dice – va tutto bene, è superato. Invece è venuta fuori una cosa virale, sono appena uscito da una visita. Il venerdì ho preso il volo per tornare da Tenerife. Fino al giorno prima stavo benissimo, ho fatto l’ultimo allenamento di quattro ore e mezza senza alcun problema. Invece quando la sera sono arrivato a casa, non mi sentivo benissimo. Lunedì sono partito comunque per il Romandia, ma il dottore della squadra mi ha visitato e ha visto che c’era qualcosa. Così ha iniziato a darmi l’antibiotico, ho retto per due o tre giorni, poi la cosa è peggiorata drasticamente e mi sono ritirato. Abbiamo fatto una serie di altri controlli, anche quelli risultavano positivi, per cui niente…».

Perciò la speranza di fare il Giro è svanita così?

Purtroppo sì. Tre settimane sono tre settimane. Il Giro non è una corsa di quattro giorni, dove vai e dici che al massimo la prendi come allenamento e, se non va bene, torni a casa. Soprattutto quest’anno, che si va per cercare di vincerlo. Non hanno voluto correre il rischio di portarmi al 50 per cento. Li capisco, cosa potevo dirgli? Insistevo per farmi portare e poi magari dopo una settimana tornavo a casa perché non riuscivo a respirare? Sarebbe stato una doppia sconfitta. Per me, ma anche per loro. Avrei fatto un torto alla squadra…

La preparazione a Tenerife era filata al meglio. Il venerdì Masnada è andato a casa, Remco alla Liegi (foto Instagram)
La preparazione a Tenerife era filata al meglio. Il venerdì Masnada è andato a casa, Remco alla Liegi (foto Instagram)
E’ peggio per il morale o per la salute?

Diciamo che l’ottanta per cento è duro per il morale, il resto per il fisico. Alla fine la salute si recupera, il morale è peggio. Il Giro parte e io resto a casa, dopo la preparazione che si è fatta e tutti gli impegni che ci sono stati. Era tutto perfetto, ma il problema è che certe volte non va come dovrebbe.

Cosa ti hanno detto i compagni?

Sono uno che non disturba gli altri. Non ho scritto particolari messaggi, ma qualcuno mi ha cercato per chiedermi cosa avessi. Non c’erano annunci da fare. Sinceramente questa è l’unica chiamata che ho fatto, non ho aperto social, non ho aperto messaggi, non ho risposto a nessuno perché non ho voglia di stare a parlare di queste cose. E’ meglio mandare giù, far finta di niente, guarire e guardare al prossimo obiettivo.

«Allenarsi e basta è duro. Ti esaurisci fisicamente e mentalmente». Sul Teide c’è solo il lavoro… (foto Instagram)
«Allenarsi e basta è duro. Ti esaurisci fisicamente e mentalmente». Sul Teide c’è solo il lavoro… (foto Instagram)
Dispiace per tutta la fatica fatta…

Era tutto improntato proprio sul Giro d’Italia. Dal rientro a Tenerife fino a Pescara c’erano 12 giorni, era tutto perfetto, invece in un momento si stravolge tutto. Non è bello, soprattutto per quello che c’è dietro. Conoscete il mondo del ciclismo. Ti fai il mazzo, ti alleni per due mesi chiuso in un hotel a 2.200 metri di quota con i tuoi compagni. Non è sempre facile. E ti dici che adesso andrai al Giro e sfogherai tutte le energie e raccoglierai per tutto quello che hai sofferto. Invece non è così…

Quale può essere un obiettivo per non pensarci più?

Adesso sto recuperando e poi magari questo mese farò un’altra gara. Comunque ho corso poco e vedrò con la squadra dove andare. Stare in corsa è ben diverso che allenarsi, perché allenarsi e basta ti porta all’esasperazione. Ti esaurisci fisicamente e mentalmente, tante volte è meglio correre, soprattutto adesso. Spero di tornare presto a quell’atmosfera, al fatto di sentirsi in gara, di stare nel gruppo. Non so dove, vedrò cosa farà la squadra in questo mese e cercherò di andarci dando il massimo.

Scherzi sul Teide: nuova posizione aerodinamica per fare prima possibile i 220 chilometri dell’allenamento (foto Instagram)
Scherzi sul Teide: nuova posizione aerodinamica per fare prima possibile i 220 chilometri dell’allenamento (foto Instagram)
Anche perché il lavoro non vada buttato…

Esatto, alla fine c’è stato questo problema, però tutto il lavoro fatto uscirà prima o poi. Recuperare una settimana non mi farà buttare via due mesi. Mi sono allenato tanto, questo prima o poi deve pagare.

Avevamo parlato della tappa di Bergamo…

Sicuramente non ci sarò, questo l’ho già messo in previsione. Come andare al lavoro e non poterlo fare. Non sarò a Bergamo per non sentire l’atmosfera del Giro e del fatto che passi davanti a casa e che tutti facciano domande. Preferisco stare da solo, resterò tranquillo qui a Monaco. Qui forse nessuno verrà a cercarmi…

Il Belgio lo aspettava. Evenepoel bis alla Doyenne

23.04.2023
6 min
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Probabilmente se non fosse piovuto si sarebbe presentato a Liegi con tre minuti di vantaggio. Ancora una volta Remco Evenepoel ha fatto uno show dei suoi. Il Belgio lo aspettava. I tifosi sull’arrivo quando è scattato sulla Redoute hanno lanciato un boato. E urlato il suo nome.

Una festa sì, ma il duello tanto atteso della Liegi-Bastogne-Liegi non c’è stato. La caduta di Tadej Pogacar ha compromesso questa domenica di sport. Un duello che quasi era già epico, anche se ancora doveva disputarsi per la prima volta di fatto. Davvero un peccato che non ci sia stato.

Remco Evenepoel conquista la sua seconda Liegi consecutiva
Remco Evenepoel conquista la sua seconda Liegi consecutiva

Superiorità netta

Ma come cantavano anche i Queen “The show must go on”, lo spettacolo deve andare avanti. E così ancora di più la Soudal-Quick Step ha preso in mano la gara. 

Che il campione del mondo stesse bene lo si vedeva a occhio nudo. Pedalava a bocca chiusa quando gli altri ce l’avevano spalancata. Guardava il panorama quando gli altri impugnavano stretto il manubrio e guardano fissi la ruota davanti. Guadagnava terreno quando chi gli stava a ruota Tom Pidcock si staccava perché era in pieno fuorigiri. 

«Remco – ha detto il corridore della Ineos Grenadiers – è stato incredibilmente forte oggi. Non c’era davvero niente da fare. Io ho capito subito che non potevo seguirlo, ma corro per provare a vincere e l’ho seguito lo stesso».

Remco sta bene, mette alla frusta i suoi e l’atteso attacco sulla Redoute non può non arrivare. Tanto più che ha già “consumato” i suoi: per forza deve attaccare. E infatti…

Dopo essere rimasto da solo Evenepoel è stato attentissimo nella guida. In discesa e in curva non ha mai rischiato troppo
Dopo essere rimasto da solo Evenepoel è stato attentissimo nella guida. In discesa e in curva non ha mai rischiato troppo

Sulle uova…

E qui si apre un capitolo interessante. Evenepoel è in fuga, ma non rischia nulla. Anche in settimana vi avevamo detto che non avrebbe osato troppo per tutelare il suo Giro d’Italia. E’ un obiettivo troppo grande quello rosa. E ci lavora da tempo.

E così per radio gli dicono ogni cosa. Pidcock già è un fenomeno di suo in discesa e gli rientra con facilità dopo la Redoute. Remco fa tutto con calma e lucidità. Guida come se stesse pedalando sulle uova.

E lo si vede alla prima curva dopo essere rimasto solo. L’iridato si tira su. Si allarga, stringe, poi si riallarga. Una traiettoria da manuale delle giovani marmotte. Pidcock, ma anche gli altri, invece entrano diretti “a cannone”. Solo su quella curva l’iridato avrà perso 5”. Capito perché è idea comune che sarebbe arrivato a Liegi con tre minuti senza pioggia?

Altri dettagli del suo grande margine. In un tratto stretto e veloce in discesa fa allontanare la moto, non vuole il minimo intralcio sulle traiettorie, neanche da dietro. Evita con costanza le linee bianche della segnaletica orizzontale. Troppo scivolose. E in discesa prende sempre il manubrio nella curva e mai sulle leve. Sembra un esordiente, non il campione del mondo tanto è palese il “compitino” che sta sbrigando (nel senso buono s’intende!).

Un grande calore per Remco. Non è ancora ai livelli di Van Aert, ma la sua popolarità è in netta crescita
Un grande calore per Remco. Non è ancora ai livelli di Van Aert, ma la sua popolarità è in netta crescita

Qualche difficoltà?

A noi da fuori è sembrato tutto facile, ma sentendo è Evenepoel stesso è stato più complicato di quanto potesse sembrare. 

«La vittoria di quest’anno – ha detto il belga nel dopogara – è ancora più bella perché sono orgoglioso di aver vinto con questa bellissima maglia sulle spalle. E speciale. Come ho detto più volte, volevo questa vittoria per avere la foto per la mia camera da letto. Ora ce l’ho!

«E’ vero non ho rischiato troppo. Quando ho sentito che avevo un minuto di vantaggio ho pensato più a spingere sulle salite, che non in altri punti. La strada era scivolosa. Per esempio, quando ho attaccato sulla Redoute, la ruota posteriore slittava».

Senza Pogacar

L’assenza di Pogacar è l’altro punto chiave della Liegi. Come sarebbero stati i piani con Tadej in corsa? In qualche modo, essendo meno veloce in volata, quello costretto ad attaccare era Remco stesso. Tanto più che il suo ritmo gara non era dei migliori visto che veniva dal Teide. E non a caso ieri in Soudal-Quick Step hanno svolto dei lavori di attivazione, come ci aveva detto Bagioli, toccando anche la soglia. E Remco aveva addirittura fatto dietro motore.

«I piani? Dovevo attaccare dalla Redoute in poi – spiega – sapevo di dover spingere al massimo lì per staccare tutti. Abbiamo mantenuto questo programma. Ma è stato meno facile del previsto perché comunque la Jumbo-Visma ci ha attaccato. Noi però siamo rimasti calmi e abbiamo fatto la nostra corsa».

Il resto del podio è andato a Pidcock che in volata ha avuto la meglio su Buitrago e Healy
Il resto del podio è andato a Pidcock che in volata ha avuto la meglio su Buitrago e Healy

Il graffio di Lefevere

Sornione, Patrick Lefevere, team manager della Soudal-Quick Step, arriva ciondolante sull’arrivo. Passa tra folla e giornalisti. Evenepoel deve ancora arrivare e lui raccoglie i complimenti della gente. Nonostante Van der Poel, nonostante Van Aert, alla fine la sua squadra – quassù un vero totem per certe gare – non torna a casa a mani vuote.

«Ora diranno che ha vinto perché Pogacar è caduto – ha detto sibillino ai microfoni di Sporza – ma già lo scorso anno avevamo vinto allo stesso modo. E anche lo scorso anno avevamo avuto una primavera difficile. Ma siamo ancora qui».

Il belga ha rivolto un pensiero a Pogacar: «E’ dura. Ci sono passato. Spero stia bene»
Il belga ha rivolto un pensiero a Pogacar: «E’ dura. Ci sono passato. Spero stia bene»

Ora il Giro

E adesso davvero sotto con il Giro d’Italia. Se prima Evenepoel aveva una pressione pari a dieci, ora è diventata pari a cento. L’operazione Giro doveva partire già questo martedì con un sopralluogo sul Lussari, ma le recenti nevicate hanno mescolato un po’ le carte. In ogni caso questa sera è il momento di fare festa.

«Come festeggio? L’anno scorso – ha detto alla tv Belga Evenepoel – ho potuto festeggiare a lungo questa vittoria, non avevo altri obiettivi imminenti. Quest’anno avrò meno tempo. Però ho un accordo con la nutrizionista della squadra. Se vincevo potevo mangiare le patatine fritte. Lei ha detto di sì e quindi stasera saranno patatine fritte!».