Raccagni: i due podi e il racconto dei primi mesi in Belgio

22.03.2023
7 min
Salva

Uno dei nostri italiani all’estero ha iniziato la stagione con il piglio giusto: si tratta di Andrea Raccagni Noviero (in apertura a destra). Con la maglia della Soudal Quick Step Devo Team ha già trovato due volte la via del podio. Due bei risultati che danno fiducia nel suo percorso, ancora lungo, di crescita. Insieme a Raccagni leviamo la tenda al sipario del neonato Devo Team, guardando dietro le quinte della squadra più importante del Belgio

«Le prime gare sono andate sorprendentemente bene – racconta da casa – la prima era una gara 1.2, quella di domenica una corsa del calendario nazionale. Però sono risultati inaspettati, l’anno scorso avevo già fatto un po’ di esperienza in prove del genere, ma non ero in grado di correre da protagonista. Quest’anno, invece, riesco ad essere pronto e performante, considerando che nelle corse 1.2 abbiamo trovato anche squadre professional».

Raccagni arriva da due anni fra gli juniores alla Work Service
Raccagni arriva da due anni fra gli juniores alla Work Service
Cosa è cambiato dallo scorso anno?

Gli allenamenti sono cambiati e tanto. La squadra ha un unico preparatore di riferimento ed è davvero in gamba. E’ soprattutto grazie a lui se ora dopo 150 o 170 chilometri riesco a fare buoni numeri. 

Hai lavorato tanto in inverno?

Ci siamo concentrati molto su allenamenti e recupero. A dicembre e gennaio ho messo nelle gambe tante ore, e per migliorare ancora di più sono andato in ritiro da solo in Spagna. 

Cosa è cambiato negli allenamenti?

I volumi direi, faccio tante ore rispetto all’anno scorso, sono molto più controllato. Il preparatore carica l’allenamento su Training Peaks e io me lo ritrovo sul Garmin, è tutto molto semplice. Mentre pedalo ho una linea che si muove sullo schermo e io devo rimanere nei parametri indicati.

Raccagni (a destra) dopo il podio ottenuto domenica alla Zuidkempense Pijl-Gp Wilfried Peeters, ds della Soudal (al centro)
Raccagni (a destra) dopo il podio ottenuto domenica alla Zuidkempense Pijl-Gp Wilfried Peeters, ds della Soudal (al centro)
Hai lavorato in palestra?

Sì, ho messo su un po’ di massa, però alternando varie attività. In palestra sono andato molto in inverno, fino a tre volte a settimana. Il giorno più duro durante la preparazione era il mercoledì: tre ore di bici, un’ora in palestra e la sera corsa.

Quindi anche tanta corsa a piedi? Come mai?

Riesci a fare volume, io la facevo principalmente a bassa intensità. Poche volte mi sono ritrovato a fare delle ripetute. La corsa poi ti aiuta a sviluppare anche la forza, ed è una buona alternativa alla palestra. 

Hai aumentato l’intensità in bici?

No. Quando faccio intervalli di lavoro come il VO2Max o i 30-30 non sono mai al massimo dello sforzo. Però, quando poi mi trovo in corsa e devo andare a tutta, riesco ad avere wattaggi migliori. 

E sul recupero?

Ho un orologio, ed il preparatore, tramite uno strumento, collegato a Training Peaks, monitora le ore, i battiti e la variabilità cardiaca. In questo modo riesce sempre a sapere come ho dormito e se ho recuperato nella maniera giusta. Più dormi e meglio stai, e di questo me ne accorgo anche quando salgo in bici. Per esempio: ieri sono tornato all’una di notte dal Belgio ed ho dormito solo sette ore. Se oggi dovessi fare una gara non riuscirei a performare al meglio. 

Correre al Nord è differente, la gara viene gestita in maniera più aggressiva dai corridori
Correre al Nord è differente, la gara viene gestita in maniera più aggressiva dai corridori
Come sei riuscito a migliorare il ciclo del sonno?

In Belgio si hanno ritmi di vita diversi, si cena molto presto, capita che alle 19 siamo già a tavola. Una volta finito di cenare, c’è ben poco da fare quindi si va a letto prima. Anche la notte prima delle corse riesco a dormire otto o nove ore. Complice il fatto che le gare partono sempre intorno a mezzogiorno, ed in Belgio in un’ora e mezza sei ovunque. 

Come si organizzano le corse: trasporti, bici e tutto il resto?

Per me è un po’ diverso, perché io prendo l’aereo ogni settimana da casa per andare in Belgio a correre. Di solito parto il sabato mattina e torno la domenica sera. Quando arrivo però è tutto perfetto: ho già la bici pronta per la sgambata e un pulmino che mi porta all’hotel. Gli altri ragazzi, quelli belgi, sono più autonomi.

Un trattamento da professionisti insomma…

Siamo sicuramente seguiti in maniera perfetta, però non è tutto così estremizzato. Per esempio, sul lato dell’alimentazione siamo molto liberi. Le gare che andiamo a fare non hanno tanto dislivello, per cui possiamo avere qualche chilo in più, uno o due, sia chiaro. Lo stesso preparatore ci dice che è meglio, così da non arrivare tirati alla fine ed avere più potenza da scaricare sui pedali.

Raccagni ha colto il primo podio in Olanda, alla Dorpenomloop Rucphen, sua terza gara stagionale
Raccagni ha colto il primo podio in Olanda, alla Dorpenomloop Rucphen, sua terza gara stagionale
In corsa come vi comportate?

Non abbiamo mai un capitano designato, ognuno può giocarsi le proprie occasioni. In gara dobbiamo comunicare tanto ma questo non è un problema. Domenica abbiamo attaccato tutto il giorno, non puntiamo a controllare la corsa ma a porci sempre in vantaggio, mettendo un uomo in fuga o anticipando i velocisti. Il mio compagno, Jonathan Vervenne, proprio domenica, ha vinto con una sparata negli ultimi cinque chilometri. 

I percorsi ed il modo di correre sono nuovi per te?

Come detto qualcosa avevo già provato gli anni scorsi, ma non con così tanta varietà. La difficoltà maggiore sono i ventagli, è un continuo aprire il gruppo. Molte volte i diesse, nelle riunioni prima della gara, ci dicono di spezzare il gruppo anche dopo solamente 20 chilometri. Quando si può fare la differenza è sempre bene cogliere l’occasione, ti ritrovi in vantaggio e gli altri devono inseguire. Poi rientrano sempre, perché dopo pochi chilometri le ammiraglie non fanno barrage, ma per farlo mettono nelle gambe una fatica incredibile. Una volta che ti stacchi, per qualsiasi motivo, è difficile che rientri in cinque minuti, anzi, spesso ci metti chilometri e chilometri. 

Ti è capitato di trovarti ad inseguire il gruppo?

Urca! Nelle prime cinque gare ho forato quattro volte e ne sono caduto una. Quando sei all’inseguimento del gruppo è una faticaccia. Si è sempre con la gamba in tiro, la corsa di domenica l’ho finita con 285 watt medi. La domenica precedente, dove sono arrivato terzo anche in quel caso, ho finito con 300 watt medi.

Si è piazzato alle spalle di Laurenz Rex (1°) e di Gianluca Pollefliet (2°)
Si è piazzato alle spalle di Laurenz Rex (1°) e di Gianluca Pollefliet (2°)
Cosa hai capito da queste prime esperienze?

Che correre davanti è fondamentale, perché se ti trovi dietro nel momento sbagliato sei finito. Meglio stare sempre nelle prime posizioni, prendi un po’ di vento ma è preferibile al rincorrere. In gruppo non si sta bene, non c’è la fase tranquilla di corsa, “colpa” anche dei percorsi. 

Che percorsi hai trovato?

Oltre al vento, che più vai verso l’Olanda più aumenta, tante curve e strade strette, è un continuo rilanciare. Non facciamo molto dislivello ma la fatica è sempre tanta, le corse vengono dure a seconda di come le interpreti. In gruppo non si sta mai bene, i velocisti devono avere una grande resistenza. E anche se rimangono attaccati sprecano tanti uomini per restare in gruppo o per chiudere sulle fughe. Domenica il mio compagno ha fatto un’azione incredibile negli ultimi cinque chilometri, che ha messo nel sacco tutti i velocisti. E’ partito ed è arrivato al traguardo con tre secondi di vantaggio, è rimasto sempre a quella distanza. Quegli ultimi cinque chilometri li abbiamo fatti a 52 di media e lui davanti era da solo, con cinque, massimo sette, secondi. 

In queste gare c’era anche Delle Vedove, ti sei confrontato con lui?

Sì, avendo lo stesso procuratore, siamo spesso in contatto. Proprio domenica mi raccontava di come alla Intermarché abbiano un modo di correre differente. Loro lavorano per un uomo solo, il velocista, che domenica era proprio lui. Noi alla Quick Step partiamo con diverse opzioni, anche perché non è facile capire cosa succederà poi in corsa. 

Raccagni (a sinistra) sulle pietre del Nord ha ritrovato Delle Vedove (al centro), suo compagno di team nel quartetto iridato a Tel Aviv (foto Uci)
Raccagni (a sinistra) al Nord ha ritrovato Delle Vedove (a sinistra) suo compagno nel quartetto iridato a Tel Aviv (foto Uci)
Tu sei arrivato anche a giocarti la vittoria alla Dorpenomloop, com’è stato?

Tostissimo. E’ stato il podio più importante dei due conquistati, perché la corsa era una 1.2, proprio per questo gli avversari erano fortissimi. Il ragazzo della Intermarché che ha vinto, Laurenz Rex, corre nella WorldTour, ha fatto gare come la Volta a Andalucia. Siamo arrivati in tre a giocarci la vittoria in volata: il ragazzo della Intermarché, uno della Lotto Dstny ed io, ma gli altri due erano più forti. 

Un bell’inizio insomma, che dà fiducia.

Assolutamente. Anche perché la squadra è contenta e mi sta dando tante occasioni per mettermi in mostra. Mercoledì non dovevo correre la Younger Coster Challenge, ma visto che sto andando bene la squadra mi ha dato fiducia e continuerà a farlo se ne darò la motivazione.