Samuele Battistella entra da quest’anno nella ampia squadra di atleti e testimonial Sidi. Il giovane corridore di Castelfranco Veneto, classe 1998, è stato campione del mondo U23 nel 2018 e corre dal 2021 nel team Astana Qazaqstan, con cui l’anno scorso ha vinto la bellissima prima edizione della Veneto Classic. Di recente ha visitato il quartier generale Sidi di Maser per conoscere nel dettaglio la produzione artigianale con cui vengono realizzate le calzature del marchio veneto.
Samuele Battistella ha chiuso la stagione con la splendida vittoria alla Veneto ClassicBattistella ha chiuso il 2021 vincendo la Veneto Classic
Una visita graditissima
«Quella che ci fatto Battistella – ha dichiarato Rosella Signori, la figlia del fondatore Dino – è stata davvero una bellissima sorpresa. Non posso negare che le visite di tutti gli atleti che sponsorizziamo e supportiamo tecnicamente durante l’intera stagione mi riempiono di gioia e orgoglio.
«Come succede in questi casi – continua Rossella – una giornata lavorativa si è trasformata in festa, ed aver avuto in sede Samuele è stato davvero un graditissimo regalo. Abbiamo passato un bel momento assieme a questo giovane, promettente e piacevole ragazzo. E devo ammettere che si è anche comportato bene in produzione! Siamo contenti che abbia acquisito maggiore conoscenza del prodotto. Sono convinta che entrambi faremo tesoro di questa giornata, come di tutti i confronti tecnici che inevitabilmente e fortunatamente si creano in occasione di incontri come questo».
Battistella all’interno dei laboratori di Sidi Battistella all’interno dei laboratori di Sidi
Una volta entrato all’interno dello stabilimento Sidi, Battistella si è letteralmente “tuffato” nel mondo della produzione artigianale di calzature per ciclismo. Si è messo al collo il grembiule realizzando passo dopo passo alcuni dei procedimenti che rientrano nei canoni specifici della manifattura produttiva delle calzature Sidi. Guidato dagli artigiani e da alcuni dipendenti Sidi di lungo corso, Battistella ha avuto l’opportunità di lavorare sulle sue proprie scarpe. In questo modo è riuscito ad apprendere in prima persona l’attenzione al dettaglio e la meticolosità che rendono unico ciascun paio di calzature Sidi…
Artigiano per un giorno
«E’ stato davvero incredibile – ha dichiarato Battistella – non avevo mai visto così da vicino la produzione di una grande azienda di calzature per il ciclismo. E’ stato veramente bello osservare con quanta esperienza venga affrontato ciascun passaggio. Il risultato di questo lavoro è sotto gli occhi di tutti, ma ciò che rende questo brand speciale è proprio il cosiddetto dietro le quinte. La storia, la tecnologia e il tempo che richiede la realizzazione qualitativa di un vero prodotto fatto a mano in Italia».
Calco del piede di Samuele Battistella che aiuta gli artigiani di Sidi a realizzare le scarpe per il corridore dell’Astana Calco del piede di Samuele Battistella che aiuta gli artigiani di Sidi a realizzare le scarpe per il corridore dell’Astana
«Le scarpe rappresentano una delle componenti fondamentali per un ciclista – ha proseguito il corridore – richiedendo una perfezione ed una cura che definirei da… orologiaio. Questa azienda è certamente un punto di riferimento per l’alta qualità nel proprio settore ed è emozionante vedere quante personalità del ciclismo e del motociclismo hanno scritto pagine gloriose di sport indossando queste scarpe. Una motivazione in più per i giovani corridori come me».
Il giovane corridore veneto ha inoltre colto l’opportunità per visitare il piccolo museo di Dino Signori: un luogo molto caro al fondatore della Sidi e davvero “colmo” di innumerevoli ricordi dei grandi campioni che hanno corso e vinto indossando ai propri piedi Sidi.
L’idea c’è venuta due giorni fa, parlando con Battistella dopo la vittoria alla Veneto Classic. In piena euforia per il primo successo da professionista, Samuele ci disse di aver risolto la gastrite che lo aveva tormentato al Giro d’Italia (in paertura nella tappa di Canale, la peggiore per lui) e che essa derivava da intolleranze alimentari finalmente rintracciate. Ma davvero un’intolleranza alimentare può essere così invalidante?
Lo abbiamo chiesto a Erica Lombardi, dietista dell’Astana-Premier Tech che assieme agli allenatori del team ha contribuito a rimettere in sesto Battistella fino alla sospirata vittoria.
«Il caso di Samuele – spiega la toscana – è solo uno degli esempi di quello che succede nel ciclismo e nello sport in generale. C’è una grande confusione fra le allergie e le intolleranze. Le prime provocano una reazione del sistema immunitario fino anche allo shock anafilattico, le seconde danno reazioni di altro tipo e meno violente. Le prime sono legate alla semplice assunzione, le seconde al superamento di una quantità critica».
Togliere il glutine è una moda: può essere necessario, ma non tutti hanno la stessa rispostaTogliere il glutine è una moda: può essere necessario, ma non tutti hanno la stessa risposta
Il discorso è noto e insieme complesso. Le due grandi allergie sono quelle alle proteine del frumento (grano) e del latte (che sono immunomediate). Le due più grandi intolleranze sono quelle al glutine (celiachia) e al lattosio che si ricercano rispettivamente con biopsia in ultimo e breath test (test del respiro). Per le altre intolleranze la situazione è più complessa, ma si passa comunque per l’intervento del medico.
Si potrebbe anche procedere per tentativi, come spesso accade. Ma se si ha a che fare con un atleta professionista e il problema viene fuori durante la stagione, c’è poco tempo da perdere e non si può prescindere, come accaduto per Battistella, da una diagnosi che quelle intolleranze le ha effettivamente individuate.
Sganciandoci dal caso specifico, sono discorsi che si sentono sempre più spesso. Perché di colpo salta fuori l’intolleranza?
Perché ci sono le mode. E una di queste è quella che più fuorvia i corridori che iniziano a seguire diete con prodotti artificiali e non specifici. Adesso si tende a togliere il glutine e poi magari ne parliamo. Ma tutti i prodotti senza glutine e anche quelli senza lattosio sono arricchiti con altri ingredienti. Le bevande di avena o di riso con cui viene sostituito il latte contengono sale, olio e altri ingredienti che le rendano appetibili. Quali conseguenze hanno questi ingredienti sull’organismo dell’atleta? In alimentazione bisogna cercare di costruire, l’atleta deve essere nutrito. Togliere e basta porta spesso problemi.
Nelle bevande alternative al latte vengono usati ingredienti per renderle appetibiliNelle bevande alternative al latte vengono usati ingredienti per renderle appetibili
Si tende a togliere il glutine…
Il glutine è la parte proteica del cereale, magari può servire. Si tolgono cose che magari non sono contemplate nella tua nutrigenomica e…
Aspetta, scusa, definisci nutrigenomica per favore?
In parole semplici, ci sono due tipi di studio di cui tener conto: la nutrigenetica e la nutrigenomica. La prima è la branca scientifica che indaga su quanto la costituzione di un individuo possa influire sulla sua dieta. La nutrigenomica, invece, fa il percorso opposto. Cioè indaga su come la dieta influenzi le predisposizioni genetiche dell’individuo. Ogni persona ha risposte diverse rispetto a quello che mangia. Togliere a tutti lo stesso nutriente non ha lo stesso effetto.
Come l’allenamento?
Esatto, si deve personalizzare. Non è che se tutti vanno in altura hanno la stessa risposta, no? Il dietista serio è quello che parlando con l’atleta individua la giusta combinazione in base alle sue caratteristiche. Si devono guardare gli orari in cui mangia, il ritmo circadiano degli ormoni… Bisogna guardare cosa mangia, con cosa viene abbinato. Se mangi sempre uguale e salta fuori una reazione anomala, allora c’è un problema.
Erica Lombardi è la dietista toscana dell’Astana, ma segue anche altri atleti (foto Instagram)Erica Lombardi è la dietista toscana dell’Astana, ma segue anche altri atleti (foto Instagram)
Ci sono dietisti meno seri?
Il corridore per tanti è un cliente e non un paziente, cui cercano di vendere qualsiasi cosa. Tolgono il latte e per compensare mettono due volte il pesce, che però potrebbe contenere mercurio. Non esiste il cibo buono che fa bene in assoluto, dipende da come viene usato. Fanno diete senza glutine e basso contenuto di carboidrati, perché così impone la moda, poi appena assumono un minimo di carboidrati si riempiono d’acqua. L’alimentazione del corridore va definita e deve essere ripetibile, perché non sempre hanno dietro il dietista e il cuoco.
Battistella si era… inceppato per un’intolleranza?
E anche per altri fattori. Le intolleranze c’erano e un medico le ha diagnosticate, si è trattato poi di verificare la quantità soglia. Non si trattava di eliminare, ma di dosare. Per un corridore, l’equilibrio gastrico è fondamentale. Il fegato e lo stomaco devono essere in perfetto ordine. Bevono tanto. Mangiano tanto. Subiscono sbalzi termici e scossoni di strade irregolari, come sul pavé. Poi c’è il fattore emotivo, perché ci sono studi anche sulle emozioni legate al cibo. Lo sfogo per un’intolleranza in questi casi sono reazioni gastro-intestinali. Infiammazioni intestinali, che rischiano di diventare croniche e sono invalidanti.
Elisa Balsamo è una delle atlete seguita da Erica Lombardi (foto Instagram)
L’intervento della dietista toscana quest’anno ha rilanciato alla grande Marta Bastianelli
Elisa Balsamo è una delle atlete seguita da Erica Lombardi (foto Instagram)
L’intervento della dietista toscana quest’anno ha rilanciato alla grande Marta Bastianelli
Come ci si accorge se un corridore ha questi problemi?
Serve il medico, superficialmente si può fare un’anamnesi nutrizionale, ma non arrivi alla causa esatta. Ce ne possiamo accorgere durante una corsa a tappe perché siamo sempre lì, ma poi si deve passare sempre dal medico per escludere i vari fattori e capire se le cause siano organiche o psicologiche. Purtroppo combattiamo quotidianamente con questi miti e falsi miti che nel ciclismo dilagano.
Perché?
Perché i corridori sono sempre in cerca di qualcosa che li faccia andare più forte, senza rendersi conto che la soluzione il più delle volte passa dalle cose più semplici. Vi faccio l’esempio di Marta Bastianelli. Ha solo dovuto mettere ordine nella dieta e nella distribuzione dei pasti e ha ricominciato ad andare fortissimo. Senza chissà quali accorgimenti cervellotici. La semplicità è la chiave di tutto.
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Non poteva esserci modo migliore per finire l’anno. Da solo, su un traguardo vicino casa, con i tifosi che oltre le transenne avevano il suo accento. Così Samuele Battistella si è portato a casa la Veneto Classic, la corsa che nelle intenzioni dell’organizzatore Pozzato potrebbe diventare una classica WorldTour.
«E’ stata dura impestata – dice il trevigiano dell’Astana – con Trentin siamo andati sempre fortissimo, a tutta sin dalle prime salite. Tanto che a un certo punto ho deciso di anticipare, sperando che dietro non trovassero l’accordo. E così è stato».
Sul muro della Tisa, il forcing di Trentin ha fatto male, ma il trentino è caduto ai meno 21. Sfortuna nera…Sul muro della Tisa, il forcing di Trentin ha fatto male, ma il trentino è caduto ai meno 21. Sfortuna nera…
La scelta di Martino
In squadra si erano accorti che finalmente per Battistella la ruota avesse preso a girare come doveva e come tutti si aspettavano già da qualche tempo.
«Nei giorni scorsi – racconta – ho tirato per Lutsenko e quando passavo davanti, il gruppo si spaccava e rimanevamo in pochi. Così oggi Martinelli ha deciso di dami fiducia. Era nell’aria, insomma, e per questa volta Lutsenko è stato tenuto come alternativa. Sta andando così forte che sarebbe stato una garanzia. E devo dire che la squadra mi ha sostenuto davvero bene».
Caduto Trentin, Battistella ha proseguito da solo ed è arrivato al traguardo con 6″ su HirschiCaduto Trentin, Battistella ha proseguito da solo ed è arrivato al traguardo con 6″ su Hirschi
Due mesi asciutti
Il suo approdo all’Astana era stato un colpo inatteso dello scorso fine stagione, quando la Ntt lasciò tutti liberi prima dell’arrivo di Assos e alcuni corridori andarono via. All’Astana arrivarono Battistella e Sobrero, che nella continental del team sudafricano avevano svolto la carriera da U23. Con Samuele iridato degli under 23 ad Harrogate come ciliegina sulla torta. E proprio l’iride era stato la sua ultima vittoria fino ad oggi. Il 27 settembre del 2019.
«Non mi ricordavo cosa si provasse a vincere – sorride mentre tutti lo cercano – e forse non me ne rendo ancora conto. Perciò potrei dire che mi sento normale, ma in realtà non credo di essere completamente consapevole. Ho capito cosa stava per succedere solo all’ultimo chilometro. In salita mi avevano quasi preso, ma non ci hanno creduto abbastanza».
Pozzato (nella foto) e Johnny Moletta hanno portato a casa una settimana di ottimo ciclismoPozzato (nella foto) e Johnny Moletta hanno portato a casa una settimana di ottimo ciclismo
Problemi risolti
Bello sentirlo così motivato, bello che si sia lasciato dietro il brutto del Giro d’Italia, quando la dannata gastrite continuava a tormentarlo senza che riuscisse a venirne a capo. Stava bene nelle prime due ore, poi qualsiasi cosa ingerisse, gli dava mal di stomaco. Come fai ad essere brillante in una corsa di tre settimane se non puoi mangiare? Eppure proprio alla fine della corsa, il sesto posto di Stradella aveva dato il segnale della ripresa. Mentre le prove dell’estate hanno mostrato la fiducia rinovata.
«Non è stato semplice – spiega – ma alla fine abbiamo capito che la gastrite derivava da alcune intolleranze. Con gli allenatori e con la nutrizionista, Erica Lombardi, abbiamo fatto un lavorone e alla fine anche il peso è tornato a scendere rispetto al Giro d’Italia e adesso sto davvero bene».
Con il Ponte degli Alpini sullo sfondo, la prima vittoria di Battistella. Poi Hirschi e RestrepoCon il Ponte degli Alpini sullo sfondo, la prima vittoria di Battistella. Poi Hirschi e Restrepo
Un buon sapore
Chi va al riposo dopo una vittoria, vive sicuramente un inverno migliore e getta basi più solide per la stagione successiva. Battistella, il cui tempo con noi sta per scadere, se ne rende conto benissimo.
«Questa vittoria è un po’ una rinascita – dice – a inizio stagione ho avuto problemi di salute per cui sono stato fuori forma per un po’. Sono riuscito a ritrovare la condizione solo a fine Giro d’Italia, quindi è anche un riscatto per una stagione andata male all’inizio, ma finita molto bene. Sono motivato e contento. Vado in vacanza con un ottimo sapore in bocca. Ci voleva proprio…».
Alle sue spalle uno dei podi più belli dell’anno, con Bassano e il suo Ponte degli Alpini sullo sfondo. Il tributo che Pozzato ha voluto riconoscere alla città in cui vive e che sancisce anche l’ottima riuscita del progetto Ride the Dreamland. Pippo e Johnny Moletta hanno portato a casa un trittico di corse molto belle, con vincitori di spessore e una partecipazione che andrà sicuramente a migliorare.
Viene da pensare che se collocate in un’altra parte del calendario, queste corse potrebbero davvero spaccare. Perché in qualche modo, sia pure alla metà di ottobre, hanno spaccato ugualmente.
Con la stagione che sta per partire, siamo piombati nel weekend di Manuele Boaro per parlare di questo ciclismo, degli stimoli, del futuro e del suo 2021
E’ dovuto andare fino al Circolo Polare Artico, per scoprire una parte di se stesso. Erano ormai un paio d’anni che da Samuele Battistella ci si attendeva un segnale, una dimostrazione che quel titolo mondiale U23 arrivato nel 2019 non era stato casuale, ma anzi il primo segno di una carriera importante. All’Arctic Race, gara in 4 tappe disputata in Norvegia, Battistella ha chiuso con un 4° posto che vale molto di più per come è maturato, per come il corridore veneto si è comportato, per come soprattutto ha saputo gestire la sua squadra, l’Astana per la prima volta tutta stretta intorno a lui.
Inizialmente, almeno a suo dire, le cose non dovevano andare così: «Io pensavo di cercare un’occasione per vincere magari una tappa, invece con il 5° posto nella prima frazione ho visto che avevo la gamba e alla sera si è deciso di spostare le responsabilità su di me».
Una stagione tutta a inseguire la forma, quella di Battistella, qui al Giro d’Italia chiuso all’82° postoUna stagione tutta a inseguire la forma, quella di Battistella, qui al Giro d’Italia chiuso all’82° posto
Una sfida al… caldo della Norvegia
Quando parla della gara norvegese, è particolare l’approccio che il giovane veneto ha mostrato: «Mi incuriosiva molto correre da quelle parti, pensavo anche a dare un’occhiata ai paesaggi che attraversavamo, non capita spesso di superare il Circolo Polare Artico. Quel che mi ha colpito di più però è stato il clima: salvo la pioggia del primo giorno, abbiamo sempre trovato temperature intorno ai 25°, lì certo non te le aspetti…».
Ma torniamo alla gara: «Quando mi hanno detto che avrebbero corso per me è stata una bella sensazione, ma sapevo anche che ci dovevo mettere molto del mio per meritarmi tanta fiducia. La gamba però girava bene e alla fine ho chiuso 4° nella frazione più dura e sono rimasto sempre con i migliori, anche nell’ultima tappa».
L’Arctic Race of Norway è andata a Hermans (BEL), davanti a Eiking (NOR) e Lafay (FRA). Battistella ha chiuso 4° a 20″L’Arctic Race of Norway è andata a Hermans (BEL), davanti a Eiking (NOR) e Lafay (FRA). Battistella ha chiuso 4° a 20″
Ma non è finita qui…
Un piazzamento il suo che raddrizza un po’ una stagione che non era nata sotto i migliori auspici: «Tra un incidente e l’altro non sono mai riuscito ad andare come volevo per tutta la primavera, diciamo che ora comincio a raccogliere i frutti del lavoro, molto più tardi di quanto avrei voluto, ma almeno la stagione è ancora lunga e posso avere altre occasioni, tra Plouay e il BinckBank Tour, ad esempio».
Quando hai solo 23 anni, tutto ha un sapore nuovo, quando ne hai 31, l’esperienza ti porta a giudicare in maniera diversa. Fabio Felline ha preso Battistella sotto la sua ala, lo ha per così dire pilotato in corsa, anche se poi a ben guardare non ce n’era neanche tanto bisogno: «Non mi ha sorpreso più di tanto, doveva solo stare bene, sapevo che poteva gestire la corsa con autorità come ha fatto. Correndoci insieme ti accorgi subito che ha non solo talento, ma “quell’imprinting vincente”, lo si è visto quando la squadra si è votata per lui: la cosa lo ha stimolato, non spaventato».
Fabio Felline, 16° in classifica finale, ha corso in supporto a Battistella, trovandolo molto maturatoFabio Felline, 16° in classifica finale, ha corso in supporto a Battistella, trovandolo molto maturato
Da Felline un gran bel giudizio
Si sente, parlando di lui, che Felline ha una grande considerazione del giovane: «Sa il fatto suo anche caratterialmente: al Giro d’Italia si è messo a disposizione della squadra svolgendo ogni compito, in Norvegia si è fatto sentire quando serviva, si vede che sa interpretare il ruolo di capitano e che sa prendersi le sue responsabilità. Di qualità ne ha a iosa, si vede, ora che sta bene deve solo sfruttare le sue potenzialità».
Parole che, dette da un corridore che ha sicuramente molto prestigio in virtù di quello che ha fatto hanno un peso. Da parte sua Felline, parlando di se stesso, è molto sincero: «Se avessi dovuto fare la Vuelta mi sarei preparato diversamente, considerando invece il programma che mi aspetta ho scelto di lavorare con più calma, quindi in Norvegia non ero certo al massimo e mettermi a disposizione di Samuele, guidarlo anche con qualche parola mi è sembrata la cosa migliore. La gara era molto veloce, basti pensare che la media peggiore nei quattro giorni è stata di 43,5. Potevo finire più avanti in classifica, ma a che cosa sarebbe servito?».
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Lo Zoncolan apre un periodo di tappe di montagna, nelle quali l'alimentazione gioca la parte del leone. Ne parliamo con Erica Lombardi, dietista dell'Astana
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E dopo aver ascoltato Maurizio Mazzoleni sulla gestione degli atleti dal punto di vista medico-sanitario chiamiamo in causa Samuele Battistella, per affiancare ai numeri del preparatore le sensazioni del corridore.
Il corridore dell’Astana-PremierTech era alla sua prima partecipazione al Giro d’Italia. Per lui era tutto nuovo. Il “protocollo Astana” ha pertanto lasciato impressioni indelebili.
L’importanza di alimentarsi in corsa: Battistella è sempre stato molto attento durante il GiroL’importanza di alimentarsi in corsa: Battistella è sempre stato molto attento durante il Giro
Samuele, allora come è andato questo Giro dal punto di vista dei controlli imposti dallo staff medico?
Eh, diciamo che fare tutti quei controlli mattina e sera è stato impegnativo. Però i dati che ha raccolto Maurizio mi serviranno per il futuro. Saranno utili per conoscermi. Devo dire però che per me soprattutto l’inizio del Giro non è stato facile perché ho avuto una gastrite, stavo curando delle intolleranze alimentare e all’inizio è stato destabilizzante.
Sensazioni e numeri andavano di pari passo?
Alla fine la gamba girava meglio di giorno in giorno e sono rimasto stupito da queste sensazioni. Il giorno della vittoria di Bettiol abbiamo fatto una tappa lunghissima e le salite finali dopo quei 231 chilometri non era così scontato tenerle. Sono rimasto sorpreso da queste buone sensazioni.
E anche sui famosi watt le sensazioni corrispondevano ai valori?
Diciamo che computerino e gambe andavano d’accordo. Nella prima settimana ho battuto record su record: ho fatto i miei best sui 5′, sui 10′ e così via. E anche nella seconda settimana le cose non sono cambiate troppo. Nella terza invece ci si è calmati un po’.
E la sorpresa negativa?
Non ho mai avuto di quelle crisi cattive che ti chiedi: «E adesso come la porto all’arrivo?». Quindi direi che non ho avuto sorprese negative. Merito della gestione alimentare e della dietista, Erica Lombardi, che ci seguiva prima, dopo e durante le tappe.
Patate lesse, riso, pasta: erano mangiati (a rotazione) già nel bus subito dopo la docciaPatate lesse, riso, pasta: erano mangiati (a rotazione) già nel bus subito dopo la doccia
Durante?
Sì, il lavoro del nutrizionista non si limita solo al pre e post gara. Erica fa anche uno studio della gara e ti dice cosa mangiare di ora in ora. Poi dipende dall’intensità del momento. Se la prima ora è passata tranquillamente magari mangi meno, se si è andati forte mangi un po’ di più. Ma è molto sottile il limite tra il mangiare troppo o troppo poco. E’ importante azzeccare le quantità perché se mangi molto richiami troppo sangue dalle gambe per la digestione, se mangi poco poi resti a secco. Quando infatti riesci a seguire quelle indicazioni alla lettera, non vai mai in crisi.
Qual è stato il giorno più duro per te?
Quello del Giau. Ero caduto a Gorizia, mi ero fatto male ad un ginocchio e con il freddo è stato difficile finire la tappa, avevo dolore. Ma superato quel giorno poi è stato tutto più facile.
Mazzoleni ci ha detto che dopo la tappa di Ascoli, con arrivo in salita a San Giacomo, si sono accessi alcuni “allarmi rossi” nel software Astana. Tu facevi parte di quei corridori andati in “zona rossa”?
Quella tappa è stata molto dura. Il freddo nella discesa da Forca di Presta è stato inaspettato. Eravamo vestiti con le divise estive, non avevamo un abbigliamento adatto, inoltre siamo andati molto forte e non sono riuscito ad alimentarmi bene. A fine tappa in effetti ero un po’ sottopeso, ma sono riuscito a recuperare bene. Quel giorno oltre ai 170 grammi di carboidrati mi hanno fatto mangiare di più nel pasto del pomeriggio cioè in quell’ora, ora e mezza tra il massaggio e la cena.
Battistella in fuga nella tappa di Stradella che con i 231 chilometri è stata la più lunga del GiroBattistella in fuga nella tappa di Stradella, la più lunga del Giro
E cosa si mangia per esempio?
Muesli e latte vegetale o qualche zucchero più semplice, magari anche una barretta.
E delle pulsazioni al mattino? Sentivi questa differenza di battiti tra Torino e Milano?
Eh sì, avevo dieci pulsazioni in più a fine Giro, ma è normale dopo 21 tappe. Ma anche se erano più alte, non ero finito. E questo è buono.
Con il riposo? E’ vero che si fa più fatica svegliarsi man mano che si va avanti con le tappe?
In generale nell’ultima settimana si tende a dormire meno perché si è più stanchi, meno rilassati. La mattina era poi difficile tirarsi su e quando appunto mi misuravo le pulsazioni sul letto avvertivo che i battiti erano più alti, che il cuore doveva pompare di più.
Nel dibattito sui disordini alimentari interviene Marino Rosti. Il modo di affrontare il problema nei team è sbagliato. La privazione ne è la conseguenza
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Affrontare una corsa di tre settimane non è cosa da poco dal punto di vista fisico. Lo sforzo è talmente grande che il corpo ne esce trasformato. O almeno era così fino a qualche anno fa. Si modificava la muscolatura, per i più giovani si diceva che aumentava la cilindrata, si perdeva peso. Ebbene come variano i parametri di un corridore in un grande Giro?
Mazzoleni segue l’Astana da molti anniMazzoleni segue l’Astana da molti anni
I test prima del Giro
Ad aprirci le porte di questo delicato settore è Maurizio Mazzoleni, preparatore dell’Astana-PremierTech che ci spiega prima di tutto come e quando vengono stabiliti i parametri di riferimento.
«Noi abbiamo svolto una prova funzionale sul Teide, già prima del Tour of the Alps. In quell’occasione abbiamo svolto due test sul lattato in salita: uno più sulla distanza e uno più sul breve. Da lì abbiamo estrapolato i parametri di riferimento per il Giro. Fra Tour of the Alps e Giro abbiamo fatto un’analisi delle le Ftp (Functional Threshold Power, potenza alla soglia funzionale), con le variazioni e gli adattamenti che abbiamo verificato sul campo.
«A Torino (partenza del Giro, ndr) abbiamo fatto la plicometria agli atleti per verificarne la percentuale di massa grassa e di massa magra. I nostri ragazzi venivano pesati due volte al giorno: una prima della colazione e una sul bus appena conclusa la tappa, prima della doccia. Questa seconda “pesa” è molto importante in quanto ci fornisce uno dei dati più delicati: la disidratazione. Se il peso è calato dell’1,5% rispetto al mattino si accende un campanello di allarme».
Ogni sera venivano calibrate (o ricalibrate) le quantità di cibo per i singoli atletiOgni sera venivano calibrate (o ricalibrate) le quantità di cibo per i singoli atleti
I controlli pre-gara
A questo punto Mazzoleni nella sua spiegazione divide il monitoraggio in due fasi: quella pre-gara e quella post-gara.
«Sempre la mattina prima del via, oltre al peso veniva eseguito il controllo delle urine (Usg) per verificarne la densità e se questa era acida o basica. Un altro parametro del nostro protocollo in Astana è la variabilità cardiaca. Il corridore restava 5′ sdraiato sul letto con la fascia cardio prima di andare a colazione. Tutti questi dati erano poi inseriti in un software sviluppato da noi preparatori, insieme ai medici, che ci permette di capire se il ragazzo ha recuperato o no dal giorno prima.
«A questo punto, una volta raccolti tutti i dati venivano visualizzati da noi preparatori e dallo staff medico. Se nella scheda di ogni singolo atleta appariva una luce verde, tutto okay, gialla si accendeva un preallarme, rosso c’era una situazione di allarme. I dati e i colori ci permettevano di dare, praticamente in tempo reale, delle indicazioni ai diesse sulle eventuali tattiche da attuare, gli uomini da poter far lavorare di più e quelli da tenere un po’ più tranquilli. Poi non è detto che questo software decideva le tattiche, ma era un’informazione ulteriore che si dava ai diesse. E devo dire che a volte è accaduto che qualche modifica sia stata fatta».
Il freddo, la pioggia e gli alti ritmi della 6ª tappa hanno portato ad un dispendio energetico più elevato del previstoIl freddo, la pioggia e gli alti ritmi della 6ª tappa hanno portato ad un dispendio energetico più elevato del previsto
Dopo la tappa
Al termine delle tappe ricominciava poi il lavoro di preparatori, medici e anche del nutrizionista.
«La prima cosa che si fa – dice Mazzoleni – è quella di prendere i computerini dei ragazzi e analizzare i file. I dati più immediati che ci servono sono il battito massimo, quelle medio, la percentuale del battito medio rispetto a quello massimo e il consumo calorico. Tutto ciò serve soprattutto al nutrizionista (in questo caso la dietista, Erica Lombardi, ndr) per sapere quanto ha consumato il corridore. Il nutrizionista immediatamente ricalibra le quantità di cibo da ingerire. Dico ri-calibrare perché comunque già il giorno precedente si fa una stima del dispendio energetico a cui si va incontro, ma poi andamento della gara, variazioni atmosferiche come vento e temperatura possono incidere. E tutto ciò è importante per la salvaguardia del peso».
Gli atleti erano pesati due volte al giornoGli atleti erano pesati due volte al giorno
Peso costante
Ecco questo è un passaggio importante: la salvaguardia del peso. Fino a qualche tempo fa si iniziava un Giro con un certo peso e poi si scendeva di diversi chili, anche tre o quattro. E per certi aspetti qualcuno ne era contento. Oggi non è più così.
«Questi controlli – riprende Mazzoleni – servono per non sottostimare quel che bisogna mangiare, non per mettere gli atleti a dieta. Si presuppone che al via di una gara importante come il Giro si abbia un peso ottimale.
«In pratica non si accende la “casella rossa” che vorrebbe dire che per un giorno o due quel corridore, ammesso che non sia un uomo di classifica, dovrebbe starsene più tranquillo. Se sono capitati “allarmi rossi”? Sì, nella tappa con arrivo a San Giacomo, sopra ad Ascoli. Quella frazione è stata molto intensa, inoltre dopo il passaggio a Castelluccio di Norcia la temperatura è scesa moltissimo e questo ha richiesto un consumo energetico più elevato per mantenere costante la temperatura corporea, quindi abbiamo dovuto ricalibrare il reintegro post tappa».
Battistella ha finito bene il suo primo grande Giro, sia come parametri fisici che come prestazioniBattistella ha finito bene il suo primo grande Giro, sia come parametri fisici che come prestazioni
L’esempio di Battistella
Per tradurre tutto questo lavoro in qualcosa di più concreto, Mazzoleni ci riporta di dati di Samuele Battistella, mostrandoci quanto siano variati i suoi valori da Torino a Milano.
«Nel complesso direi che è andata bene per tutti – spiega il preparatore lombardo – abbiamo avuto un solo ritiro, Felline, ma perché è diventato papà!
«Veniamo a Battistella. A Torino il suo peso era di 67,2 chili a Milano di 67: in pratica identico. Nell’arco del Giro ha avuto un’oscillazione tra peso massimo e minimo di 800 grammi. La plicometria ha evidenziato un calo dell1% di massa grassa, ma questo è un dato che va preso con le molle in quanto ci sono molti modi per prenderlo. Il suo battito basale, cioè quello del mattino a riposo, era di 51 pulsazioni al minuto a Torino e di 61 a Milano. Dieci pulsazioni in più, segno che la stanchezza si è fatta sentire. Si riabbassava un battito o due, dopo i giorni di riposo».
E i famosi watt sono calati?
«Diciamo – conclude Mazzoleni – che Battistella è stato molto costante in tutte e tre le settimane, non abbiamo evidenziato cali prestativi in lui. Magari ad inizio Giro erano migliori, ma non ha avuto cali degni di nota. E questo dice che lui è stato bravo e che anche noi abbiamo lavorato bene».
Volti diversi al traguardo, mentre la gente si va concentrando verso il palco. A differenza di ieri, questa volta accanto alle transenne c’è un discreto schieramento di poliziotti che impediscono ai tifosi di assieparsi alle transenne. Ma alla fine, quando si tratta di applaudire il vincitore e la maglia rosa, qualcuno riesce a sfuggire al controllo e altri semplicemente escono nel giardino di casa. Come i proprietari e gli ospiti della villetta col prato che per sorte si trova proprio davanti al palco e battono le mani con i volti raggianti. E’ il Giro d’Italia, ragazzi, difficile restare indifferenti.
E mentre Ganna entra ed esce per indossare la rosa e poi la bianca, sul traguardo passano a distanza di 4 minuti uno dall’altro Aleotti e Battistella, due dei giovani italiani su cui si concentrano tante attese. Il primo arriva stanco per aver fatto egregiamente il proprio lavoro per Sagan. Il secondo arriva stremato, con la rassegnazione e la rabbia di chi non è riuscito a fare un bel niente.
Cimolai è arrivato secondo, una beffa lunga solo 4 secondiCimolai è arrivato secondo, una beffa lunga solo 4 secondi
Aspettando Sestola
Aleotti ha tirato per due salite, facendo quello che Sagan in qualche modo stamattina aveva anticipato. Anche se alla fine la missione è riuscita solo a metà e fra i velocisti importanti che sono riusciti a fare fuori si contano soltanto le… teste di Merlier, Nizzolo ed Ewan. Sul rettilineo, Peter è stato anticipato da Cimolai e si è lasciato dietro, fra gli altri, Viviani e anche Gaviria.
«Stavo bene – dice Aleotti, con gli aloni bianchi di sale sui pantaloncini – era chiara l’intenzione di staccare i velocisti e arrivare con Peter. E’ quello che ho fatto sulle salite, cercando di dare il massimo. Erano veloci. Si stava meglio a ruota. Però penso di aver fatto un bel lavoro»
L’entusiasmo dei vent’anni e la sorpresa per un Giro… conquistato in extremis possono trasformarsi in un boomerang? Giovanni sorride, con la serenità di chi sta davvero bene.
«Ieri – dice – è stata una giornata facile, oggi avevamo del lavoro da fare, quindi è stato più impegnativo. Giorno per giorno ci saranno tappe più o meno dure e domani non sarà proprio una passeggiata. Vedro tutti i volti della fatica, ne sono certo. Conosco il versante di Sestola. E’ diverso, molto impegnativo. Ripido. Sono 3,5 chilometri molto duri. Poi c’è una discesina e alla fine si sale ancora».
Sulla terza salita si è spenta la luce e Battistella è scivolato nelle retrovieSulla terza salita si è spenta la luce e Battistella è scivolato nelle retrovie
Dieta forzata
Battistella è magro come un chiodo. D’accordo che non lo incontravamo da un po’, ma davvero è tiratissimo. Anche se non si tratta chiaramente di un bel segno.
«Mi è tornata la gastrite – dice tirando fuori il problema di cui ci aveva parlato il 19 aprile – la crono è andata bene, poi devo aver preso un caffè di troppo e si è rimesso in moto tutto. Quando c’è da fare 5-6 ore, non vado avanti. Il dottore dice che non possiamo farci nulla, che lo stomaco ha bisogno dei suoi tempi. Solo che io nel frattempo non posso mangiare. Non posso mangiare tanto come terapia, associata a tutto il protocollo che speravo di essermi lasciato alle spalle. E non posso mangiare perché, se lo faccio, mi si blocca lo stomaco e finisco come oggi. La luce si è spenta sulla terza salita e a quel punto non aveva più senso andare a tutta. Non mangio e non assorbo niente. E così facendo, ho perso 2 chili dalla Freccia Vallone ad oggi. Speriamo che migliori».
Quando se ne va, la strada è ormai sgombra. I pullman sono a un paio di chilometri verso la campagna. Se questo è l’andazzo, domani la scena sarà simile. Aleotti magari dovrà lavorare per Buchmann o Fabbro. Battistella invece su quell’ultima salita rischierà di vedere le streghe. E alla fine i loro volti saranno gli stessi di oggi…
P.S. A margine della storia di Aleotti e Battistella, annotiamo le parole di un Cimolai decisamente amareggiato.
«Non avevamo i distacchi giusti – dice il friulano arrivato secondo – e io neppure sapevo che ci fosse ancora davanti Van der Hoorn. Per fortuna non ho alzato le braccia, non avrei mai voluto essere ricordato come uno di quei corridori. Sto bene, ma avrei preferito fare secondo battuto da Sagan o da Viviani, che per aver lasciato vincere uno a quel modo. Non mi capitano tante occasioni di vincere, fra sei giorni divento papà. Sarebbe stato un giorno perfetto. La morale? Siamo stati dei polli!».
E' tornato a casa da Copenhagen con un tampone positivo in valigia. Giorni duri per Battistella, iniziati col podio al tricolore. Ma il veneto è ripartito
Un Giro senza velleità personali, ma per aiutare Martinez, battuto solo da Pogacar. Così Aleotti trova le risposte che cercava. Ora si corre per vincere
Corridori che arrivano, corridori che vanno e corridori che spariscono. Sarà per le mascherine, il casco e gli occhiali, ma a un certo punto ci siamo accorti che Samuele Battistella era introvabile. E andando a scavare ci siamo resi conto che dal quarto giorno della Parigi-Nizza del veneto si erano perse le tracce. Era sul Teide, dice. Perciò potete immaginare che piacere rivederlo fra i partenti dell’Amstel Gold Race.
«Anche se non l’ho finita – ammette – era impossibile dopo venti giorni sul Teide e tutto il carico di lavoro fatto per il Giro d’Italia. Dal primo metro ho fatto una fatica incredibile. Sono venuto quassù per tirare e l’ho fatto al massimo fino al circuito del Cauberg, poi li ho visti andar via…».
E’ arrivato all’Amstel dopo tre settimane sul Teide (foto Instagram)E’ arrivato all’Amstel dopo tre settimane sul Teide (foto Instagram)
Il vulcano dei ciclisti
Ecco dov’era finito! Il Teide da anni è un vulcano al contrario: anziché sputar fuori lapilli e lava, inghiotte corridori. E quando li restituisce, solitamente sono più forti, temprati e a prova di fatica. E così anche Samuele, iridato under 23 ad Harrogate 2019, era lassù lavorando per il Giro: prima grande corsa a tappe della sua giovane carriera. Dopo che proprio il Giro dello scorso anno ha cambiato significativamente la cilindrata e le prospettive del suo compagno Matteo Sobrero.
Però eri sparito da prima, alla Parigi-Nizza…
Nella seconda tappa, mi è venuta una gastrite fortissima, ho provato a tenere duro, ma alla fine sono stato costretto a tornare a casa. E a quel punto mi sono beccato delle belle placche in gola, per le quali ho dovuto fare una settimana di antibiotici, da cui è stato difficile recuperare. Ho anche verificato con un tampone che non fosse altro e per fortuna non lo era. E poi è venuto il momento di andare sul Teide, non c’era tempo per correre o fare altro.
Parigi-Nizza, terza tappa: il giorno dopo il ritiroParigi-Nizza, terza tappa: il giorno dopo il ritiro
Come è fatto un blocco di lavoro pesante per il Giro lassù?
Non c’è pianura, pochissima. Anche sotto. Si fanno dislivello ed ore, con il corpo che ne esce stremato perché di fatto simuli lo stress di una corsa. Nell’ultima settimana abbiamo fatto anche lavori dietro moto per cercare il ritmo. Tranne un paio di volte che siamo scesi e risaliti in ammiraglia per fare dei lavori con le bici da crono, ogni giorno si tornava su in bicicletta. Era parte dell’allenamento. Ed è tanto lunga…
Con chi eri?
Con Sobrero e Felline, Vlasov, Tejada e Pronskiy. Doveva venire anche Gorka Izagirre, ma la figlia a scuola ha avuto un contatto con un positivo e in Spagna, in questi casi, mettono in quarantena tutta la famiglia per una settimana. Anche con tampone negativo. Per cui alla fine Gorka è rimasto a casa.
Se hai lavorato per il Giro, perché venire nelle Ardenne e non scegliere il Tour of the Alps?
Perché in futuro questo è il mio tipo di corse. Quando si tratterà di venire per vincerle, avrò le idee più chiare. Ieri non avevo la gamba, però l’Amstel mi ha ricordato tanto il percorso di Harrogate. Questo tipo di strade mi si addice. Ora torno alla Freccia e alla Liegi che ho fatto l’anno scorso per approfondire la conoscenza. E comunque non siamo andati male. Fuglsang è arrivato nella scia dei primi ed è stato spesso davanti, ma diceva che forse ha sbagliato a prendere troppo indietro l’ultimo Cauberg.
Come arriverai al Giro?
Molto bene. Dopo la Liegi farò un’altra settimana di altura e in tutto saranno 25 giorni. Mai fatta tanta in vita mia. Andrò per una settimana sul Pordoi, mi sono organizzato da me. La squadra ci ha pagato il Teide, parlando con Mazzoleni e Cucinotta è venuto fuori che quella settimana potrebbe essere importante e allora andrò su.
L’obiettivo dell’Astana al Giro è fare bene con Vlasov?
L’obiettivo dell’Astana al Giro è vincere con Vlasov. Lo conoscevo da prima, quando era under 23 in Italia. E’ russo, ma per certi versi è italiano anche lui. Vado ad aiutarlo molto volentieri. Sono stato in stanza con lui nelle due settimane di ritiro a inizio anno, è un bravissimo ragazzo.
Sul podio dei mondiali U23 di Harrogate, accanto a Bisseger e Battistella c’è Pidcock, che ieri si è giocato l’AmstelCon Pidcock sul podio di Harrogate 2019: all’Amstel scenari differenti
Soddisfatto del passaggio in Astana?
Come crescita personale, mi sto trovando molto bene. C’è un grande livello di serietà e di organizzazione. La preparazione è buona, lavoro con Cucinotta, ma di fatto è sempre in collegamento con Mazzoleni.
E’ cambiato qualcosa nel tuo modo di lavorare?
Parecchio, in realtà. Non faccio più tanti lavori di soglia e fuori soglia, ma abbiamo alzato il volume del medio. Come sensazioni, sento che la gamba spinge bene. Per andare bene al Giro immagino sia quello che serve. E questo ora è il mio obiettivo.
Northwawe sceglie il team Astana-Premier Tech. Il famoso marchio italiano, noto per la produzione di scarpe da ciclismo, propone al team kazako (in apertura ecco Matteo Sobrero in fuga al Uae Tour) il modello di scarpini Mistral Plus, che presenta caratteristiche tecniche di alto profilo. Tra queste si segnalano un’ottima termoregolazione del piede grazie all’utilizzo di un mesh 3D a celle esagonali e una struttura superiore leggera e ventilata, che unisce comfort e resistenza. La suola degli scarpini è forata per garantire il passaggio dell’aria dalla punta al tallone, mentre il sistema di chiusura presenta un doppio rotore SLW3, che permette una regolazione micrometrica a rilascio step-by-step.
La chiusura avviene tramite un doppio BOA.Doppio Boa per chiudere e rete in mesh 3D per la miglior traspirazione
Ai piedi di “Batti”
Per schiarirci le idee abbiamo deciso di ascoltare il parere di Samuele Battistella, corridore lo scorso anno al team NTT e da quest’anno all’Astana, che ha vinto il campionato del mondo nella categoria under 23 ad Harrogate, in Inghilterra. Ricordiamo inoltre che gli scarpini Northwawe sono stati protagonisti di numerose vittorie di prestigio, ad esempio la Milano-Sanremo del 2002 con Mario Cipollini, i campionati del mondo del 2005 con Tom Boonen, il Giro d’Italia nel 1997 con Ivan Gotti, passando per le classiche vinte da Gilbert e da Cancellara nel 2011.
Samuele quest’anno correrai con gli scarpini Mistral Plus del marchio Northwawe, quali sono le tue sensazioni?
Sono gli scarpini che utilizziamo noi del team Astana. Mi ci trovo molto bene. Non ci avevo mai corso perché io ho sempre utilizzato gli scarpini Sidi, eppure devo dire che sono ottimi.
Ci sono molte differenze tra questi due marchi?
Sono costruite in modo diverso, però io non ne ho risentito molto. Vi dico la verità, non ho provato dolori o quant’altro. La chiusura dei Mistral Plus è stretta e a me va più che bene. Sono scarpini eccellenti.
La tomaia e la rete in mesh 3D a celle esagonali lasciano traspirare molto bene il piede
Uno dei vantaggi che questi scarpini offre è la suola traforata, che cosa ne pensi?
Mi piace questa cosa perché comunque non compromette la rigidità e ti aiuta molto quando devi correre con una temperatura alta. Mi ricordo l’anno scorso alla Strade Bianche faceva molto caldo ed era una di quelle situazioni in cui questa peculiarità avrebbe fatto la differenza.
Utilizzi sempre lo stesso paio di scarpini sia per correre che per allenarti?
Quest’anno ci hanno dato tre paia di scarpini a testa, io cerco di alternarli per quanto possibile. Voglio abituarmi ad utilizzarli per non sentire molta differenza tra un paio e l’altro.
Samuele Battistella da quest’anno corre con l’AstanaSamuele Battistella da quest’anno corre con l’Astana
Effettivamente c’è il rischio di sentire una calzata diversa anche tra scarpini uguali, se uno di essi viene utilizzato sempre e l’altro no…
Certo, per questo io cerco di usarli tutti e tre, perché magari con l’usura una scarpa rischia di ammorbidirsi rispetto a un altra. Ed io per evitarlo, utilizzo questo sistema.
Alcuni corridori sostengono che per fare le volate il piede deve essere completamente bloccato in modo da evitare dispersioni di watt, tu che cosa ne pensi?
Io non sono quel tipo di corridore, se mi ricordo stringo gli scarpini, però diciamo che vado a sensazione. Posso stringerli a metà gara se ne avverto la necessità, ma non sono come Alaphilippe che invece dà molta importanza a questo dettaglio.
C’è un aspetto degli scarpini che pensi sia fondamentale?
Diciamo che il principale è la comodità e se ci penso bene anche la rigidità. In fin dei conti ci pedaliamo per molte ore, quindi questi due aspetti ci devono sostenere. Infine l’aspetto estetico.
La suola in carbonio traforata si sposa bene con le corse al caldoLa suola in carbonio traforata si sposa bene con le corse al caldo
Certo anche l’occhio vuole la sua parte…
Già, ma ovviamente questa è una cosa soggettiva.
Come saranno i vostri scarpini esteticamente?
Noi utilizzeremo la limited edition per il trentesimo anniversario del marchio Northwawe, che sono di colore bianco e marrone chiaro con rifiniture dorate. Questa edizione però cominceremo ad utilizzarla circa a maggio.
Insomma non vi manca proprio niente…
No, sono scarpe veramente belle. Se ci aggiungete anche che sono comode e molto performanti, direi che ci possiamo ritenere soddisfatti.
Battistella da solo sul traguardo della Veneto Classic. Per il trevigiano dell'Astana, ritorno alla vittoria dopo due anni. Decisiva la fiducia di Martinelli