Aleotti: in Canada un altro passo verso i grandi

20.09.2022
5 min
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Sull’aereo di ritorno dal Canada, insieme agli uomini che, probabilmente, si giocheranno il mondiale, c’era anche Giovanni Aleotti. Il giovane della Bora Hansgrohe ha corso il GP de Quebec ed il GP de Montreal (foto di apertura Bora Hansgrohe), portando a casa una nuova esperienza e due buoni risultati, che rappresentano un nuovo scalino di crescita nella sua stagione. 

«Sono tornato dal Canada all’inizio della scorsa settimana – spiega – mi sono dovuto riabituare al fuso orario italiano. Sono solo sei ore ma riprendere i ritmi non è facilissimo, soprattutto per quel che riguarda gli allenamenti e le corse. Riprenderò a correre da ottobre con il Giro dell’Emilia, Tre Valli Varesine ed infine Giro di Lombardia».

Per Aleotti era il debutto nelle corse WorldTour canadesi, qui alla prima delle due: il GP del Quebec (foto Bora Hansgrohe)
Per Aleotti era il debutto nelle corse WorldTour canadesi, qui alla prima delle due: il GP del Quebec (foto Bora Hansgrohe)

Il mondo fuori dall’Europa

La due giorni di corse conclusa nel Paese della foglia d’acero fa parte di un nuovo step nella crescita di Aleotti. Un modo per vedere da vicino e confrontarsi con i migliori corridori al mondo, correndo spalla contro spalla. 

«E’ stata una bella trasferta – prosegue – ed è andata bene. Era la prima volta che prendevo parte a queste gare ed era la mia prima volta in Canada. Senz’altro si tratta di una trasferta diversa rispetto a quelle classiche fatte in Europa. Ci sono tante cose diverse: quando corriamo nel nostro Continente le squadre si muovono più autonomamente, così anche per la ricerca degli hotel. In Canada, invece, ci siamo mossi nella stessa giornata, tutte le squadre erano sullo stesso aereo e alloggiavamo in un solo hotel. L’ho vissuta in modo diverso, con molta curiosità. Una delle cose che mi ha sorpreso maggiormente è l’organizzazione, davvero ottima. Già sul volo eravamo insieme a persone dello staff, una volta atterrati vari bus ci hanno accompagnato in hotel, dove non ci è mancato assolutamente nulla».

L’ultima classica World Tour disputata da Aleotti era stata la Liegi: qui in ricognizione con Benedetti (a destra)
L’ultima classica World Tour disputata da Aleotti era stata la Liegi: qui in ricognizione con Benedetti (a destra)

Circuiti cittadini

Una delle particolarità di queste corse in Canada è che il percorso era organizzato all’interno di circuiti. Una cosa che siamo abituati a vedere raramente dalle nostre parti

«Organizzare due gare del genere in grandi città come Quebec e Montreal – dice Aleotti – non deve essere semplice. Vuol dire tenere chiuse le strade per tutto il giorno ed in due città grandi è dura. Mi sono piaciute molto come gare, soprattutto per l’ambiente che c’è intorno. Mi trovo molto bene anche a correre nei circuiti, le corse tra loro erano molto differenti e complicate da gestire. Avere tanti giri a disposizione: 16 al GP Quebec e 18 a Montreal, permette di studiare il circuito nei minimi particolari. Un dettaglio che ha fatto la differenza al Quebec, perché la corsa era più tattica e potevi scoprire come si muoveva il gruppo nei passaggi decisivi. Al GP di Montreal, invece, il tracciato era più selettivo e venivano fuori le qualità dei singoli». 

Aleotti si è riconfermato al Sibiu Tour, vincendolo per il secondo anno di fila (foto Tiberiu Hila)
Aleotti si è riconfermato al Sibiu Tour, vincendolo per il secondo anno di fila (foto Tiberiu Hila)

Una buona risposta

Aleotti, alla luce di queste parole, può dirsi soddisfatto di aver corso nelle posizioni di testa in tutte e due le gare. Ma cosa gli è mancato per riuscire a stare con i migliori? Visto che in entrambe le corse ha pagato un distacco, seppur minimo (12 secondi al GP Quebec e 22 a Montreal). 

«Nella prima delle due (Quebec, ndr) ho pagato forse un po’ di inesperienza. Mi sono fatto prendere dalla foga di stare con i primi – dice – e ho risposto a troppi attacchi sprecando tante energie. Me lo avevano detto che quel percorso premiava chi era in grado di risparmiare ogni goccia di energia. A Montreal il percorso era più duro e ne è venuta fuori una corsa ad eliminazione e visto anche il dislivello di quasi 5.000 metri, premiava gli scalatori. Stare in testa al gruppo e confrontarmi con i migliori al mondo è stato molto bello e motivante, mi ha fatto capire che sto, anzi stiamo, lavorando nella giusta direzione. L’ultima mia corsa di un giorno era stata la Liegi, 4 mesi fa, dovevo recuperare il ritmo gara, cosa che ho fatto nella prima delle due gare». 

Dopo la corsa a tappe rumena è volato al Tour de Pologne per correre accanto a Sergio Higuita
Dopo la corsa a tappe rumena è volato al Tour de Pologne a sostegno di Sergio Higuita

A pochi secondi dai primi

«A Montreal, mi sentivo decisamente meglio e sono sempre stato vicino ai migliori, li ho persi solamente sull’ultima salita. Certo, questo fa la differenza tra vincere e perdere ma non mi sarei aspettato un piazzamento così buono in una corsa WT. Una gara tosta dove i primi saranno poi al mondiale. Sono corridori ad un livello ancora troppo alto, per il momento, sono mancate le gambe per seguirli, ma dopo sei ore di gara è normale, si sono mostrati più forti e brillanti. Però ero lì e questo mi ha dato fiducia, sono rimasto molto contento del risultato. Vedendo anche la mia crescita negli ultimi anni da under 23 direi che il tempo è dalla mia parte, sono sempre stato uno che ha bisogno di un periodo di adattamento più lungo. Ora al Giro dell’Emilia e alla Tre Valli Varesine potrò mettermi nuovamente in mostra, entrambe saranno dei circuiti, sicuramente più duri di quelli canadesi ma la filosofia è la stessa. La prima è anche la mia gara di casa, ci tengo particolarmente, quindi ci si rimbocca le maniche e si lavora».