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Michael Minali: la famiglia, il ciclismo e il futuro

03.10.2022
4 min
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La famiglia è quella che ci guida alla scoperta del mondo, ci fa conoscere tutto quello che per noi è ignoto. All’interno delle mura domestiche i nostri genitori, o fratelli maggiori, ci trasmettono le loro passioni e i loro valori. Quando il tuo cognome è Minali è chiaro che all’interno della tua famiglia si parli esclusivamente di ciclismo. Per Michael Minali è stato esattamente così (in apertura festeggia la vittoria al GP Ciclistico Sannazzaro de Burgondi, foto Facebook Campana Imballaggi). Figlio di Nicola, professionista tra gli anni ‘90 ed i primi 2000, vincitore di tappe alla Vuelta, al Tour de France ed al Giro d’Italia. Michael ha anche un fratello maggiore: Riccardo, classe 1995 e ritirato a fine 2021, che conta cinque anni nel ciclismo dei grandi.

«La passione, come è logico che sia – dice con un sorriso Michael – è nata vedendo mio papà e mio fratello. Mi hanno fatto provare ad andare in bici e me ne sono subito innamorato, così a 7 anni ho iniziato a fare le prime gare. Quello che mi ha subito affascinato del ciclismo è stato il contatto con l’aria aperta e avere degli amici con i quali condividere questa passione. Poi sono passati gli anni e questo sport ha iniziato a temprarmi ed insegnarmi molto, nel corso degli anni penso di essere diventato più uomo».

Minali Intermarché 2021
La famiglia Minali ha una grande tradizione nel ciclismo: prima il padre Nicola, poi il fratello Riccardo ed infine Michael
Minali Intermarché 2021
La famiglia Minali ha una tradizione nel ciclismo: prima il padre Nicola, poi il fratello Riccardo ed infine Michael
Michael, intanto arrivi da un buon periodo, con tre vittorie all’attivo…

E’ un periodo nel quale la gamba sta girando bene, ho dovuto sistemare qualcosa in preparazione ma ora ne vedo i frutti. Mi spiace solo che a inizio anno non è andata come mi aspettassi, ho avuto un periodo negativo dove non trovavo riscontro del lavoro fatto in allenamento. Quando ho visto che i risultati iniziavano ad arrivare ho seguito l’onda emotiva ed ora mi sento meglio.

Come hanno reagito in casa quando hai detto di voler fare ciclismo?

Mio papà era la persona più contenta del mondo, mi ha sempre chiesto se fossi sicuro di andare avanti, ogni anno me lo chiedeva. La mia risposta non è mai cambiata: voglio provare a diventare uno dei grandi.

Il veneto è passato under 23 nel 2018 con la Colpack, anche il fratello Riccardo ha corso nel team bergamasco (foto Scanferla)
Michael è passato U23 con la Colpack, anche il fratello Riccardo ha corso nel team bergamasco (foto Scanferla)
Hai mai visto tuo padre correre?

Direttamente no, ero troppo piccolo (Michael è nato nel 1999, il padre Nicola ha smesso di correre nel 2002, ndr). Ho tanti ricordi degli episodi che mi raccontava, poi negli anni mi sono incuriosito ed ho iniziato a cercare dei video su internet. Uno di quello che mi ha maggiormente colpito è quello della caduta alla Tirreno: si vede la bici che sbanda da una parte all’altra della carreggiata, mi sono spaventato. 

E con tuo fratello Riccardo che rapporto hai?

Con lui vado molto d’accordo, ci vediamo spesso anche al di fuori della bicicletta. Quando ero piccolo non mi interessava molto quello che faceva, pensavo a divertirmi, sia in bici che fuori. Diventando grande, più o meno da junior, il livello diventa quasi professionale ed in quel momento sia mio padre che mio fratello mi hanno dato tanti consigli. Nella nostra famiglia si è sempre parlato di ciclismo, anche nei momenti di vita quotidiana

Sei al primo anno da elite, che percorso è stato il tuo?

Ho sempre fatto fatica al passaggio di categoria, soprattutto da under 23, il primo anno l’ho proprio sofferto. Ero arrivato in una squadra come la Colpack ed avevo poco spazio per mettermi in luce. A metà del secondo anno, proprio per ritagliarmi più occasioni sono andato alla Work Service con Contessa e quei mesi sono stati decisamente più positivi. 

Michael nel 2021 ha corso alla Iseo Rime Carnovali prima di trasferirsi alla Campana Imballaggi (foto Scanferla)
Michael nel 2021 ha corso alla Iseo Rime Carnovali prima di trasferirsi alla Campana Imballaggi (foto Scanferla)
Poi però sei ritornato alla Colpack.

Volevo provare a tornare in una squadra “grande” tra continental, parlai con Bevilacqua e decisi di riprovarci. La sfortuna che nel mio tentativo di riprovarci si mise di mezzo la pandemia.

Hai cambiato molte squadre, pensi che questa cosa non ti abbia permesso di trovare la giusta continuità?

Alla Iseo Rime Carnovali mi sono trovato bene, soprattutto con lo staff che mi ha accolto a braccia aperte. Sono rimasto da loro solamente per una stagione perché hanno scelto di fare una squadra solamente di giovani e io quest’anno entravo nella categoria elite. Con la Campana Imballaggi, mi sono trovato subito bene, Alessandro Coden mi ha accolto come un figlio. Anche il gruppo squadra è molto unito. 

Ti appresti al tuo secondo anno da elite, pensi di avere ancora qualche chance di passare pro’?

E’ difficile passare da elite perché negli ultimi anni si prendono ragazzi sempre più giovani, alcuni direttamente dalla categoria juniores. E’ un problema per il sistema e di conseguenza lo diventa anche per me, perché ovviamente i posti per noi elite sono sempre meno. Fino a quando ho la forza e la motivazione proverò a ritagliarmi un posto nel professionismo.

Riccardo Minali entra in Alé: un’occasione da cogliere al volo

21.01.2022
5 min
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Vi ricordate di Riccardo Minali, il giovane velocista e promessa del ciclismo azzurro, fino al 2021 professionista con la Intermarché Wanty Gobert?

Il veronese, in apertura con Alessia Piccolo, ha chiuso la propria attività di corridore lo scorso 31 dicembre per entrare in un’altra squadra, certamente diversa da un team WorldTour, tuttavia ugualmente competitiva e strutturata per vincere gare diverse. Quelle che si corrono tutti i giorni, sette giorni su sette, nel mercato dell’abbigliamento cycling. Minali infatti indosserà la maglia di Alé Cycling, il brand veronese, fondato nel 2014, che ha ufficializzato la “new entry” aziendale che merita di essere raccontata.

Riccardo si è allenato fino a pochi giorni fa, poi ha accettato la provvidenziale offerta di Alé Cycling
Riccardo si è allenato fino a pochi giorni fa, poi ha accettato la provvidenziale offerta di Alé Cycling

Una lunga storia

Minali è diventato professionista nel 2017 con l’Astana dopo 14 vittorie da U23 con il Team Colpack. Conclusi i due anni nel team kazako, è passato nella Israel Cycling Academy, poi una stagione alla Nippo-Delko e il 2021 con la Intermarché-Wanty-Gobert, vincendo in questi cinque anni due tappe al Tour de Langkawi e ottenendo diversi piazzamenti. Riccardo conosce molto bene Alé; per i trascorsi agonistici, per il rapporto di amicizia con Alessia Piccolo e con la famiglia Zecchetto, sia perché suo padre Nicola, velocista da 50 vittorie, lavora invece in DMT.

«Mi viene da sorridere – ci ha confidato Minali, che abbiamo intervistato in sede – se penso che una delle vittorie da juniores più belle l’ho colta proprio davanti a questo stabilimento. E sul palco mi fecero indossare una maglia Alé… Forse una delle prime prodotte, considerando che vinsi proprio quando il marchio era appena partito».

Riccardo Minali nel laboratorio di sartoria per testare in prima persona i prodotti Alé
Riccardo Minali nel laboratorio di sartoria per testare in prima persona i prodotti Alé
Riccardo, cosa significa questo ingresso in Alé? 

Per me significa davvero tantissimo. Alessia Piccolo, che di Alé è la general manager, mi ha letteralmente dato questa importante carta da giocare. In pochi giorni sono sceso dalla bicicletta e sono entrato nel mondo del lavoro. Mi ritengo fortunato, perché ci entro dalla porta principale, andando a rappresentare uno dei marchi leader al mondo per quanto riguarda la produzione di abbigliamento per il ciclismo.

Quale sarà il tuo ruolo?

Qui viene il bello… Alessia ha una grandissima energia, che oggi vuole ancor di più trasmettere all’azienda andando a riorganizzare alcune attività. Ringiovanendo alcune funzioni e soprattutto costruendo un gruppo competente, appassionato e con tanta voglia di far bene. In questo momento mi sto muovendo a tutto tondo. Affianco gli agenti nei negozi, partecipo alle riunioni con i creativi (bellissima quella di lunedì scorso di presentazione della prossima collezione PR.S…), tengo i rapporti con i team e di conseguenza con i corridori che forniamo.

Riccardo Minali con papà Nicola e mamma Monica dopo la vittoria al Gp Fiera del Riso 2015 (foto Scanferla)
Minali con papà Nicola e mamma Monica al Gp Fiera del Riso 2015 (foto Scanferla)
Che cosa pensi di portare in azienda?

Ho il vantaggio di avere tanta voglia di imparare. Ho l’esperienza del corridore, so cosa vuol dire e soprattutto quanto sia fondamentale vestirsi bene in bicicletta. Alessia mi sta dando moltissima fiducia e vede un’azienda in costante trasformazione. Quello che farò sarà dare il massimo, inserirmi in fretta, e ripagare questa fiducia che mi oggi stimola moltissimo.

Se dovessi definire due caratteristiche essenziali dei prodotti Alé, che cosa ti salta subito in mente?

Solo tre? Battute a parte rispondo di getto dicendo la vestibilità, la qualità dei materiali unitamente all’attenzione maniacale al confezionamento del capo. In pratica… la collezione Klimatik!

Spiegaci meglio…

La vestibilità di Alé è proverbiale. Fidatevi di uno che fino ad oggi sulla bicicletta ci ha praticamente vissuto, avendo pedalato tutti i giorni ininterrottamente dai 6 ai 26 anni. Non conosco un corridore dei team WorldTour con i quali collaboriamo (quest’anno BikeExchange, Bahrain Victorious e Groupama FDJ, ndr) che si sia mai lamentato dei nostri capi. E l’abbigliamento indossato dai pro’ è esattamente lo stesso che l’azienda propone a tutti gli amatori e dunque alla propria clientela nel mondo. I materiali poi sono a dir poco eccezionali: confezionati in Italia da mani espertissime, con esperienza più che trentennale, e spesso abbinati a quelle grafiche originali che da sempre distinguono con evidenza Alé dal resto del gruppo.

Riccardo ha visitato tutti i reparti della sede di Alé per prendere confidenza con il nuovo incarico
Riccardo ha visitato tutti i reparti della sede di Alé per prendere confidenza con il nuovo incarico
E perché Klimatik?

Perché Klimatik è la collezione Alé che preferisco. Una vera e propria icona. Il top secondo me per chi deve vincere il freddo anche nelle giornate più difficili. Torno a dire, fidatevi di uno che l’anno scorso in occasione della tappa con arrivo a Cortina d’Ampezzo quasi non finiva il Giro d’Italia per via di un abbigliamento non all’altezza.

E allora, in bocca al lupo Riccardo per questo tuo nuovo percorso. Da adesso in poi, proprio come nella tua carriera ciclistica, serviranno tanta forza e molta testa: qualità alle quali andranno aggiunti quegli “ingredienti magici” nei quali Alé fermamente crede e che si chiamano passione e cuore.

EDITORIALE / Si ricomincia dalla Spagna e da qualche nodo

10.01.2022
5 min
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Si ricomincia. Nel giorno in cui si sono riaperte le scuole, con gli stessi interrogativi si rimette in moto il gruppo. Siamo atterrati stamattina all’aeroporto di Valencia e sul volo che ci conduceva in Spagna, abbiamo riconosciuto Andrea Peron diretto al ritiro della Quick Step-Alpha Vinyl per conto di Castelli, Mauro Scovenna e Nicola Minali di DMT verso il UAE Team Emirates e Andrea Pasqualon, che sta raggiungendo la Intermarche-Wanty-Gobert in ritiro.

Il ciclismo virtuale

Anche il ciclismo ha le sue DAD nella forma di conferenze stampa virtuali, come quelle che nei prossimi giorni vedranno tutti i corridori di altre squadre connettersi col mondo. Tutti i giornalisti collegati ascolteranno (e scriveranno, ciascuno ovviamente al suo meglio) le stesse parole. In un momento come questo sarebbe assurdo discutere le scelte in materia sanitaria, ma cogliamo sfumature che non convincono del tutto, visto che per il resto del tempo i corridori sono a casa loro, sulle strade, in mezzo alla gente. Tanto che qualche grosso nome non sarà in ritiro perché alle prese con il dannato virus.

Poi ci sono squadre più coraggiose che – in cambio di green pass, tampone molecolare e test antigenico in loco – permettono ai giornalisti di avvicinarsi. E’ il caso della Quick Step-Alpha Vinyl (in apertura foto dalla pagina Facebook del team) e proprio mentre stiamo guidando verso il loro hotel di Calpe, ripassiamo a mente gli incontri che faremo cercando di ottimizzare la grande occasione. Certe occasioni vanno colte, per l’opportunità professionale di realizzare contenuti solo nostri e per gratitudine verso chi ha ritenuto di aprirci le porte.

Anche il Team Bahrain è in ritiro in Spagna, ad Altea (foto TBV)
Anche il Team Bahrain è in ritiro in Spagna, ad Altea (foto TBV)

Stando all’elenco ricevuto, dovremmo essere i soli italiani presenti, ma questo non vuole essere motivo di inutile vanto: certe ruote le lasciamo ai pavoni. Serve per far capire che anche noi di bici.PRO abbiamo accettato di correre un piccolo rischio e di investire sul nostro lavoro, sulla soddisfazione dei lettori e sulla qualità che solo l’essere presenti permette.

Gli incauti acquisti

Sono bastate poche battute con Nicola Minali all’aeroporto di Bergamo, intanto, per renderci conto che suo figlio Riccardo è sulla porta del ritiro. Squadre lo hanno cercato e poi bidonato. Altre gli hanno offerto nuovamente il minimo dopo sei anni allo stesso modo. E se sei un uomo e il lavoro non lo vedi come un capriccio, certe condizioni dopo un po’ non ti stanno più bene.

Nelle stesse ore, scorrendo i vari social, ci siamo accorti di amici corridori che proprio in questi giorni sono a fare altro. Dovrebbero allenarsi perché sono giovani e forti, ma nessuno li ha confermati e questo, lasciatecelo dire, lo troviamo indegno di un movimento che lascia a casa uomini maturi e già capaci di fare il proprio mestiere, per investire su ragazzini la cui speranza è sfondare, con la spada di Damocle di concludere prima ancora di aver iniziato.

Giorni fa un procuratore ci ha spiegato che coloro che smettono non sarebbero nemmeno dovuti passare. Un bel modo per descrivere la piaga degli ultimi anni e ci dispiace solo non aver avuto la prontezza di un’altra domanda: quando li vendevate alle squadre che ora li hanno scaricati, le avvertivate del bidone in arrivo? E ai ragazzi avevate detto che sarebbe stato meglio cercarsi un altro lavoro?

Riccardo Minali, il primo da destra, sarebbe sul punto di smettere
Riccardo Minali, il primo da destra, sarebbe sul punto di smettere

America e quarantene

Si ricomincia, dunque, con le stesse incertezze di chi stamattina è rientrato a scuola: studente o insegnante. E mentre i ragazzi non sanno se andranno avanti in presenza o dovranno fare ricorso alla DAD, il ciclismo ha già visto la cancellazione della Vuelta San Juan.

«Gli ospedali laggiù – ci ha detto ieri Roberto Amadio, che la organizza – non sono attrezzati come da noi. E non possono permettersi l’esplosione di troppi casi».

Per lo stesso motivo il Belgio e l’Olanda hanno chiuso le porte agli spettatori e cancellato eventi, mentre i corridori si fanno saggiamente i conti. Così Van Aert, cui pure un mondiale di cross non spiacerebbe vista la beffa dello scorso anno, ha ritenuto di rinunciare perché la trasferta americana potrebbe esporlo a svariati rischi, non ultimo quello di qualche quarantena inattesa. E parliamo di atleti vaccinati, non di spregiudicati alla Djokovic che in queste ore sta cercando di entrare in Australia senza vaccino e con la flebile attenuante, sostenuta dai suoi legali, di aver avuto il Covid ed esserne quindi immune.

Van Aert ha vinto gare di cross a raffica, ma diserterà i mondiali. Anche lui è in Spagna con la Jumbo Visma
Van Aert ha vinto cross a raffica, ma diserterà i mondiali. Anche lui è in Spagna

L’UCI va avanti

L’UCI va avanti. A molti i mondiali di cross a Fayetteville sembrano un azzardo. Altri hanno scelto la via del coraggio e stanno preparando il necessario.

Il cittì Pontoni ci ha detto di non aver ancora ricevuto indicazioni precise, ma l’Italia ci sarà e porterà un bel gruppo di juniores agguerriti. Seguendo nei giorni scorsi le gare tricolori, abbiamo trovato più entusiasmo e prospettive nelle sfide giovanili piuttosto che in quelle dei più grandi. Perché il livello resterà quello e il movimento italiano rimarrà confinato in una splendida nicchia, se d’estate i nostri specialisti non cominceranno a correre seriamente su strada

Quello che sta facendo Gaia Realini, tricolore ieri fra le U23, e che farà Silvia Persico, la nuova campionessa italiana delle elite, che dopo i mondiali riprenderà su strada con la maglia della Valcar.

Gaia Realini nasce nel cross e si sta facendo largo su strada
Gaia Realini nasce nel cross e si sta facendo largo su strada

Donne a tutto gas

Il ciclismo delle ragazze cresce alla velocità della luce. L’arrivo della Roubaix e il ritorno del Tour alzano il livello delle attese. Sono così tutti sulle spine per l’assenza del Giro Donne, il cui percorso non è stato ancora svelato, mentre il calendario vede la corsa a tappe sovrapporti a troppi altri eventi. E poi c’è quella voce per cui già da quest’anno potrebbe andare nelle mani di RCS Sport.

Il nostro giro di opinioni fra le continental italiane, iniziato con la Isolmant e la BePink nei giorni scorsi, prosegue oggi con la marchigiana Born to Win e andrà avanti con altri tecnici e altre storie.

Il WorldTour ha impresso un’accelerazione pazzesca. Le ragazze vedono finalmente la possibilità di guadagnare sul serio dal proprio lavoro e accettano le offerte di team che si stanno rinforzando per raggiungere il necessario livello tecnico e sostenere un’attività sempre più importante.

Anche qui bisognerà stare attenti tuttavia che le giovani non vengano irretite da facili promesse, salvo poi scoprire dopo un paio di stagioni che dovranno smettere e qualcuno intanto dirà che non erano in grado di essere professioniste.

Ghirmay 2020

Minali, sei pronto a scommettere su Ghirmay?

05.10.2021
5 min
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C’è qualcosa che possiamo sapere in più su Biniam Ghirmay Hailu, vicecampione del mondo degli U23? Forse sì, anche se il suo nome nel ciclismo internazionale è gia un trend topic, ma abbiamo voluto provare a sentire chi lo conosce bene. E che prima della rassegna iridata ha fatto una scommessa con lui sul piazzamento finale.

Riccardo Minali è compagno del 21enne eritreo alla Intermarché Wanty Gobert: da agosto (dopo il passaggio dell’africano nella formazione belga) sono tornati ad essere nella stessa formazione dopo l’esperienza assieme l’anno scorso alla Delko.

«Per me è un fenomeno – dice – veramente. E’ molto veloce, tiene alla grande sulle salite di cinque chilometri e forse più. Ha un gran futuro, gli viene tutto molto semplice. È cresciuto nel centro Uci e nel 2018 da junior riuscì a battere l’imbattibile Evenepoel (che quell’anno conquistò 23 vittorie internazionali, ndr). Spero che non lo brucino e lo facciano maturare a dovere».

Il velocista veneto è fresco reduce dal Sparkassen Musterland Giro – semiclassica tedesca disputata il 3 ottobre che quest’anno è partita da Enschede in Olanda – e in questo ultimo scorcio di 2021 ha ancora qualche gara da disputare. E con loro la possibilità (e speranza) di guadagnarsi la riconferma o un nuovo ingaggio per l’anno prossimo.

Ghirmay Leuven 2021
L’argento iridato di Biniam Ghirmay è la prima medaglia maschile africana alla rassegna ciclistica mondiale
Ghirmay Leuven 2021
L’argento iridato di Biniam Ghirmay è la prima medaglia maschile africana alla rassegna ciclistica mondiale
Riccardo il tuo calendario finale cosa prevede?

Ho ancora tre corse sicure. Milano-Torino, Gran Piemonte e Serenissima Gravel. Quest’ultima però sappiamo che è una gara sui generis. Potrei correre anche il Giro del Veneto ma è da decidere. Spero comunque di fare bene perché la forma c’è.

Queste gare le correrai sapendo della tua attuale situazione contrattuale?

Ti dico la verità. Le farò col coltello fra i denti. Come del resto ho fatto da due mesi a questa parte, prima alla Vuelta e poi nelle ultime corse al Nord. Non ho ancora in mano un ingaggio per l’anno prossimo. O meglio, non credo che, salvo cambiamenti dell’ultimo istante, sarò riconfermato qui in Intermarché. So che stavano pensando ad altre soluzioni però aspettiamo, qualche contatto ce l’ho avuto. Onestamente non mi vedo senza squadra l’anno prossimo.

Che stagione è stata finora con la formazione belga?

È stata una buona annata, mi trovo benissimo. Sono migliorato tanto, è il primo anno che faccio le cose come Dio comanda. Ho fatto tanti buoni piazzamenti, diverse top ten alla Vuelta. Ad esempio nell’ottava tappa (vinta da Jakobsen, ndr) stavo bene, ero in ottima posizione ma ho dovuto fare i salti mortali per non finire sulle transenne negli ultimi 200 metri. Ho chiuso dodicesimo, peccato. Pensate che nei miei primi quattro anni da professionisti non avevo mai disputato un grande giro e quest’anno ne ho fatti due. Giro d’Italia e Vuelta, entrambi portati a termine, che non è semplice, ve lo assicuro. Queste due gare mi hanno fatto fare un salto di qualità.

Minali Intermarché 2021
Per Riccardo Minali una buona stagione, ma dove lo ritroveremo nel 2022?
Minali Intermarché 2021
Per Riccardo Minali una buona stagione, ma dove lo ritroveremo nel 2022?
Facciamo un rapido bilancio guardando le tue precedenti squadre.

All’Astana sono riconoscente perché mi ha fatto passare professionista (nel 2017, ndr). Ho fatto due anni di apprendistato, dove avevo tanto da imparare ma non era una formazione adatta ai velocisti, erano più da giri a tappe. In Israel (all’epoca Professional, ndr) ho vissuto l’annata peggiore di sempre perché ho avuto diversi infortuni ed ho sempre rincorso la condizione migliore senza mai trovarla. L’anno scorso in Nippo Delko è stata una stagione di transizione. Avevamo un determinato programma agonistico che poi, per un motivo o l’altro, non è stato portato a termine.

Torniamo a Ghirmay, come ti trovi con lui?

È un bravissimo ragazzo, quando è arrivato ad agosto è stato accolto bene da tutti. Ho un buonissimo rapporto con lui. È calmo ma in bici va forte, ha grinta e non guarda in faccia nessuno. Ha voglia di imparare e crescere. È molto metodico in allenamento e anche giù dalla bici è molto preciso, come sull’alimentazione. Però sono riuscito a farlo cedere (ride, ndr). Vi racconto questo aneddoto.

Ghirmay Laigueglia 2020
Biniam Ghirmay, il suo primo squillo al Laigueglia 2020, fra Rosa e Ciccone (poi vincitore su di lui)
Ghirmay Laigueglia 2020
Biniam Ghirmay, il suo primo squillo al Laigueglia 2020, fra Rosa e Ciccone (poi vincitore su di lui)
Spiegaci, siamo curiosi.

Il 12 settembre abbiamo corso il Gp Fourmies e alla sera siamo andati a Charleroi perché avremmo poi corso in Belgio. Dovevamo cenare, io ho proposto una pizza perché era più facile trovarla. Lui invece non voleva mangiarla, perché non la riteneva adatta al suo programma di avvicinamento al Mondiale. Voleva riso e pollo.

Come è andata a finire?

Alla fine lo convinsi ma mi disse tra il serio e il faceto “fra due settimane ho il Mondiale e se vado male sarà colpa tua”. Io accettai la scommessa. Gli risposi invece che avrebbe vinto o comunque fatto una grande corsa. E che se fosse andata così avrebbe dovuto dedicarmi pubblicamente la vittoria o la medaglia conquistata. Alla fine lo ha fatto solo nella chat della squadra e rideva di quell’episodio.

Quindi per te non è stata una sorpresa vederlo sul podio.

Assolutamente no, non avevo altri favoriti tranne lui. Ne ero certo che sarebbe andato fortissimo, gliel’ho ripetuto ancora prima della gara. Anzi devo dire che un po’ mi stupisce vederlo secondo perché io lo avevo pronosticato vincente. Poi merito a Baroncini che ha fatto un grande numero e tanto meglio per l’Italia però lui era lì. Vi assicuro che Ghirmay fra qualche anno sarà uno dei migliori in circolazione.

Nicola e Riccardo, padre e figlio: due mondi diversi

28.02.2021
4 min
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Nicola e Riccardo Minali, padre e figlio uniti da una come caratteristica: andare tanto veloci. Nicola, attivo dal 1993 al 2002, ottenne in carriera 50 vittorie, svettando in tutti e tre i grandi Giri e portando a casa due edizioni consecutive della Parigi-Tours quando ancora era una delle classiche regine per i velocisti. Era la principale alternativa a Re Leone Cipollini, tanto potente il toscano, quanto scattante e minuto il veronese. Curiosamente, suo figlio, oggi velocista di punta della Intermarché Wanty Gobert, ha un fisico possente ben più di suo padre.

Al Uae Tour 2021, per RIccardo un buon 9° posto nell’ultima tappa
Al Uae Tour 2021, Riccardo 9° nell’ultima tappa

Riccardo: un altro ciclismo

Fare paragoni è difficile perché nel ciclismo il tempo scorre veloce e vent’anni sono l’equivalente di due ere geologiche.

«Ai tempi di mio padre trovavi uno, due treni che guidavano la volata – afferma Riccardo – oggi ne hai 5-6 che cominciano a battagliare a chilometri di distanza dal traguardo, è un altro ciclismo, si va molto più forte».

Al Tour de Langkawi 2018, vittoria in maglia Astana
Al Tour de Langkawi 2018, vittoria in maglia Astana
Quanto ti ha influenzato tuo padre?

Quando correva o si allenava, io lo aspettavo a casa vestito da ciclista. Mia madre (i tre sono insieme nella foto di apertura, @photors.it) mi adattava le divise che lui smetteva. Praticamente sono nato in bici, io come mio fratello Michael, che corre fra gli under 23 ed è anche lui velocista. Tanti ricordi delle sue gare non ne ho o meglio le ho viste poi al computer, ma ricordo ad esempio che quando vinse a Parigi nell’ultima tappa del Tour, io c’ero.

Velocista lui, velocisti voi figli: un caso?

Non saprei, siamo molto diversi. Lui da quel che ho visto era più scattante, aveva lo sprint secco. Io ho bisogno della volata lunga per emergere, poi ad esempio lui se la cavava in salita, io proprio non vado. Ho un’altra stazza.

Nicola: mai avuto treni

«Riccardo rispetto a me è molto più equilibrato – dice la sua papà Nicola – io forse ero più scaltro ma dovevo esserlo, se non avevi il treno dovevi improvvisare ogni volta…».

Al Giro del 1998, Nicola vince a Forte dei Marmi su Strazzer
Al Giro del 1998, Nicola vince a Forte dei Marmi su Strazzer
Forse però avevi anche avversari diversi…

Ai miei tempi contava la fantasia, ora contano i watt… Già ai meno 20 dal traguardo vedi che si va a 70 all’ora, noi ci arrivavamo dopo lo striscione dell’ultimo chilometro. Basta una pinzata di freni e sei fuori dalla lotta. E’ un altro ciclismo, indubbiamente.

Riccardo: folla in volata

Torniamo a te: correndo con tante squadre che preparano la volata, si può ancora lottare da soli, sfidando i treni?

Si può, ma serve tanta fortuna, avere strada libera senza intoppi, per centellinare le energie quando sorpassi e risali verso le prime posizioni. Basta che un “vagone” dei treni, appena finito il suo compito, te lo trovi davanti e la volata è persa. Bisogna poi considerare che ai tempi di mio padre, del suo livello erano 3-4, ora ce ne sono almeno una quindicina che possono vincere, c’è molto più equilibrio.

Nel 2019 un po’ di colore alla Vuelta San Juan
Nel 2019 un po’ di colore alla Vuelta San Juan

Nicola: più cattivo

Fin qui il discorso tecnico, ma la volata è anche questione di spirito, di carattere, di quel pizzico di follia che può fare la differenza.

«Verissimo, io sono uno Scorpione – sentenzia Nicola – Riccardo è sicuramente più buono di me. Io dovevo essere determinato a giocarmi tutto perché sapevo che avevo una sola pallottola a disposizione.

Nel 2013 Riccardo vince da junior il Gp Giordana. Nicola al suo fianco
Nel 2013 Riccardo vince da junior il Gp Giordana. Nicola al suo fianco

A lui dico sempre che ci deve mettere quel pizzico di sana cattiveria agonistica in più. Ora per fortuna ha una squadra che crede in lui, anche se non può certo correre al suo servizio. Deve solo crederci perché verrà il suo momento, ne sono più che sicuro. Ha solo bisogno che finalmente la fortuna guardi dalla sua parte…».

Minali: «Dalle stalle alle stelle in 10 minuti»

16.02.2021
5 min
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In queste righe c’è tutta la grinta e la passione di un ragazzo che a soli 25 anni è stato ad un tanto così dal dover appendere la bici al chiodo. Riccardo Minali invece non si è arreso e alla fine ha avuto ragione, approdando infine nel WorldTour con la Intermarché-Wanty-Gobert. 

Lo sentiamo in un pomeriggio d’inverno, mentre l’Italia è sferzata da Burian, quando ha terminato gli allenamenti e si dedica al recupero…

Minali è passato pro’ nell’Astana, poi è andato alla Israel (in foto) e alla Delko
E’ passato nell’Astana, poi è andato alla Israel (in foto) e alla Delko
Riccardo, partiamo dalla situazione attuale: che inverno è stato il tuo?

Questi ultimi mesi molto bene. Soprattutto dopo aver saputo il programma dalla mia squadra per questa prima parte di stagione. Voglio partire forte e non vedo l’ora di iniziare – dice Minali con tono squillante – La condizione è buona.

E cosa prevede il tuo programma?

Inizierò allo UAE Tour, poi farò due classiche minori in Belgio. Che poi minori… lassù non ce ne sono di minori! E quindi andrò al Catalunya.

In effetti da quelle parti il ciclismo è un’altra cosa. Inoltre tu già vieni da un’esperienza europea, eri alla Delko…

La cultura ciclistica in Belgio credo equivalga alla nostra Serie A calcistica. Vedi la gente assiepata su ogni muro fiammingo ad ogni corsa.

Adesso sei all’Intermarché Wanty Gobert ma la tua carriera è stata costellata di alti e bassi, possiamo dire così?

Sì, ho fatto le prime due stagioni all’Astana e non mi sono trovato bene, ma benissimo! In quel team c’era tanta Italia a partire da Martinelli e Mazzoleni. Poi nei due anni successivi ho avuto grandi difficoltà. Avrei dovuto cambiare squadra e andare in un’altra WorldTour, ma non dico neanche il nome, e invece mi sono ritrovato alla Israel Academy che era già una bella realtà, ma non era il team attuale. Lì mi sono infortunato e sono stato due anni ad inseguire la condizione con la conseguenza che neanche correvo sempre. Ho avuto le mie possibilità ma non si sono avverate. L’anno scorso sono approdato alla Delko, ma credo che quella passata sia stata una stagione difficile per tutti, tanto più per chi come me aveva un solo anno di contratto.

Riccardo Minali, 25 anni, sta per iniziare la sua quinta stagione da pro’
Minali sta per iniziare la sua 5a stagione da pro’
E non hai rinnovato…

No, ho fatto dei piazzamenti ma non ho vinto. Già avevano altri sprinter e quindi sono rimasto a piedi. E direi per fortuna, visto che sono finito qui alla Wanty, la squadra perfetta per me.

Perché perfetta?

Mi sento come a casa anche se alla fine con loro ho fatto un solo ritiro. Mi hanno subito preso in considerazione e mi hanno fatto sentire sprinter. Sono felicissimo, è come essere nel paese dei balocchi. Ho guardato il lato positivo. Io penso che la vita sia una ruota che gira e non può sempre andare male. Non ho mollato nei momenti più duri. Mi sono allenato da solo, senza squadra, senza un contratto. Ma non volevo smettere a 25 anni. Adesso sono in una grande squadra e ho poca paura di scontrarmi coi grandi.

Che storia! E come è andata la trattativa per arrivare alla Intermarché Wanty Gobert?

A inizio novembre ero quasi rassegnato a dover smettere. Poi loro che erano diventati WorldTour avevano bisogno di un altro velocista per il secondo calendario (i team WT corrono su più fronti contemporaneamente, ndr). Avevano solo Danny Van Poppel. E di velocisti senza contratto non che ce ne fossero molti in quel momento. Mi sono trovato al posto giusto al momento giusto. Gli ho mandato i file, i miei valori… Però il sì definitivo è arrivato ormai verso fine dicembre. Alla vigilia di Natale per la precisione. In quei dieci minuti di telefonata sono passato dalle stalle alle stelle. E da quel momento ho ripreso ad allenarmi per degli obiettivi. Capito? Da niente al WorldTour. Per questo dico che non vedo l’ora d’iniziare, di mettere la maglia e di fare quello che, senza presunzione, mi viene abbastanza bene.

Minali ha vinto due tappe al Tour de Langkawi nel 2018
Minali ha vinto due tappe al Tour de Langkawi nel 2018
Siete poi un bel gruppetto d’italiani e questo vi dà anche una certa “garanzia” di fare il Giro. La squadra vorrà attirare attenzione e per farlo deve avere gente motivata e che susciti interesse, come i corridori italiani…

Siamo un bel gruppo. Pasqualon ormai è un pilastro del team. Poi ci sono Petilli, Rota, il diesse Piva e persino un meccanico, Francesco Giardiniere, che tra l’altro è veronese come me. A me piacerebbe un sacco fare il Giro e darò il massimo per essere nella rosa. E c’è anche quella tappa, la Ravenna-Verona, che arriva nel centro della mia città… ci sarebbero tutte le persone che mi conoscono e mi vogliono bene. Però da qua al Giro è lunga, intanto pensiamo a partire forte.

Già, ma allo UAE Tour ci sarà il mondo…

Esatto, con quel lotto partenti non dico che sia più facile vincere al Tour ma…

Beh non è così sbagliato quello che dici. Laggiù si concentreranno i migliori (non solo sprinter) di Giro e Tour..

Ho dato uno sguardo ai partenti e ci sono almeno 13-14 velocisti che potrebbero tranquillamente vincere. Il lato positivo però è che ci saranno più treni, più gente esperta e più punti di riferimento.

Dicci tre velocisti in attività che ti piacciono…

Viviani perché è un idolo per quel che ha fatto e quel che potrà fare, per la sua multidisciplinarietà e per il suo modo di essere corridore. Elia ha senso tattico. Ewan perché quando sta bene è un vero proiettile. E Sagan perché anche se non è un velocista puro ha una classe infinita. 

La tattica di Viviani, la punta di velocità di Ewan, la classe di Sagan…

Ed avresti il velocista perfetto! Almeno per me…