La presentazione del Tour de France ha avviato il dibattito sulle sfide 2025. Erano tutti in attesa del percorso del Giro ed è superfluo far notare che il rinvio (per motivi che nulla avrebbero a che vedere con l’aspetto sportivo) ha lasciato aperto il discorso ed esposto la corsa italiana a una figura di cui nessuno avvertiva la necessità. In casa Visma-Lease a Bike, in cui pure si è preso in considerazione il Giro per Vingegaard, il ragionamento va avanti sulla sfida francese. E il diesse Grischa Niermann, che pochi giorni fa avevamo sentito per commentare la stagione della sua squadra, ha iniziato con Het Nieuwsblad a fare il punto su quanto accaduto all’ultimo Tour.
«Non diremo – ha ammesso – che se Jonas non fosse caduto, avrebbe vinto il Tour. Pogacar è stato il miglior corridore al mondo dall’inizio alla fine dell’anno. Lo ha dimostrato in ogni occasione e presumiamo che sarà di nuovo più forte nel 2025. Dovremo quindi fare molto meglio come squadra».
Grischa Niermann è il primo direttore sportivo del team olandese (foto Visma-Lease a Bike)Grischa Niermann è il primo direttore sportivo del team olandese (foto Visma-Lease a Bike)
Percorso per Vingegaard
Il percorso francese sorride al miglior Vingegaard, come è chiaro che sorrida a Pogacar. Tadej ha infatti dimostrato che a fare la differenza non siano i percorsi, ma la sua voglia di correre per vincere. Tolta la prima settimana nel Nord della Francia, non mancano le tappe impegnative.
«Che si tratti di un percorso per Jonas? Sembra interessante, con molto dislivello, inclusa una cronometro in salita. Dopo il Tour di quest’anno – prosegue Niermann – si può dire però che sia il percorso giusto anche per Pogacar. Sapevamo già alcune cose, ma da ora in poi possiamo davvero attuare la nostra pianificazione per il Tour de France. Il nostro obiettivo principale della stagione è vincerlo».
Vingegaard è arrivato al Tour 2024 dopo la caduta di aprile, ma i suoi dati in salita sono parsi i migliori di sempreVingegaard è arrivato al Tour 2024 dopo la caduta di aprile, ma i suoi dati in salita sono parsi i migliori di sempre
Quali Giri?
Non è casuale che il tecnico parli al plurale, essendosi reso conto che nell’unica occasione in cui Vingegaard ha battuto il miglior Pogacar (sull’edizione 2023 pesa infatti la frattura dello scafoide), nel Tour del 2022, la guerra fu vinta grazie al gioco di squadra. Indimenticabile lo scontro nel giorno del Granon, in cui Roglic e il danese misero in mezzo lo sloveno, che però nel frattempo è diventato più scaltro e potente. Roglic nel frattempo non c’è più ed è difficile immaginare chi potrebbe prenderne il posto, se Uijtdebroeks o Jorgenson. Ma al centro resta il livello di Vingegaard.
«Vedremo quale sarà la preparazione ottimale per Jonas – dice Niermann – perché Pogacar ha dimostrato quest’anno che il Giro era adatto per lui e lo ha vinto. Con il nostro team performance vedremo se l’esperienza sarà convincente anche per Jonas. Forse il percorso di avvicinamento attraverso alcune classiche in primavera potrebbe essere un’altra buona soluzione. Non posso ancora dire nulla al riguardo, nemmeno se Jonas potrà correre tutti e tre i Grandi Giri. Forse è così, anche se la possibilità non è molto alta».
I progressi in salita di Evenepoel al Tour 2024 sono stati eclatanti: il belga (classe 2000) crescerà ancoraI progressi in salita di Evenepoel al Tour 2024 sono stati eclatanti: il belga (classe 2000) crescerà ancora
Pericolo Evenepoel
E poi c’è da considerare il terzo incomodo, quel Remco Evenepoel che nel 2024 ha salito uno scalino altissimo rispetto all’anno precedente. I progressi in salita palesati nel Tour chiuso al terzo posto hanno stupito il gruppo e si può pensare che altri passi avanti seguiranno. Aver vinto per due volte il Tour, insomma, non rappresenta per Vingegaard la garanzia di essere la sola alternativa a Pogacar.
«Non possiamo sederci e pensare che andrà tutto bene – dice Niermann – pur con la consapevolezza che Jonas abbia iniziato il Tour in ritardo, a causa della caduta. E probabilmente avremo di nuovo a che fare anche con Remco Evenepoel. Non starà fermo neanche lui e temo che sarà ancora più vicino. Vogliamo che il Tour 2025 sia una grande battaglia e che noi come squadra possiamo davvero vincerlo di nuovo».
Bernal conferma che dopo il Giro del 2021, per il prossimo anno è giunto il tempo di tornare al Tour. La schiena è a posto. E a settembre lavoro in pista
Forse non è mai stato facile, anche se poteva sembrarlo. Di certo da quando Pogacar ha alzato il numero dei giri, essere Remco Evenepoel è diventato un lavoro molto più difficile. La sua estate è stata spettacolare e pesante. Dopo il terzo posto del Tour, che va considerato un grandissimo risultato, il belga ha tirato dritto verso le Olimpiadi e le ha vinte entrambe: a crono e su strada. Solo a quel punto ha staccato la spina, ma nei 30 giorni passati fra la gara in linea di Parigi e l’inizio del Tour of Britain, Remco ha recuperato davvero poco. Al punto che andare nel Regno Unito è diventato il modo per sfuggire al tritacarne mediatico cui è stato sottoposto in patria.
Ugualmente ha vinto il mondiale crono, mentre su strada si è dovuto inchinare all’impresa di Pogacar. Il quale, conquistata la maglia gialla a Nizza, si è allenato sin da subito, ma di fatto ha avuto 43 giorni per recuperare e ricaricare le batterie. Se metti un Pogacar moderatamente fresco contro un Evenepoel moderatamente finito, il lavoro di essere Remco diventa un’impresa a perdere. Il suo gesticolare all’indirizzo degli altri nell’inseguimento allo sloveno al Lombardia era il segno di un comprensibile nervosismo con cui dovrà imparare a convivere. Non è facile perdere ogni volta, quando si è abituati a vincere.
Alla partenza da Bergamo, Evenepoel sapeva di essere stanco, ma ha provato a dare tuttoAlla partenza da Bergamo, Evenepoel sapeva di essere stanco, ma ha provato a dare tutto
La batterie scariche
Dopo il Lombardia, Evenepoel ha pianto. Sul traguardo si è chinato sul manubrio, ha tolto gli occhiali e si è asciugato gli occhi. Non deve essere stato facile per lui ripassare sul ponticello del suo orribile salto nel vuoto e insieme tenere testa alla furia di Pogacar.
«Tutti sanno come era andata qui a Como quattro anni fa – ha detto – e quest’anno la corsa è ripassata per la prima volta nello stesso punto, sia pure in direzione opposta. Da allora, non è più stato facile venire da queste parti. La mia prestazione è stata in linea con il Tour de France. In quel caso, Tadej mi ha preceduto di 9 minuti, ma ne avevo 10 su quelli dietro di me. Qui è successa la stessa cosa. Lui ha vinto con 3 minuti di vantaggio, ma fra me e quelli dietro c’era ugualmente un bel margine. Il secondo posto lo considero una vittoria personale. Nell’ultima settimana ho sentito che le batterie si stavano scaricando, ma sono rimasto calmo. Ho corso il Giro dell’Emilia e la Coppa Bernocchi come allenamento. E oggi questo ha dato i suoi frutti, con il secondo posto nell’unica Monumento che ho corso quest’anno. Ho quasi realizzato tutti i miei sogni, con il podio al Tour e due medaglie d’oro ai Giochi Olimpici. Quindi posso essere orgoglioso, penso di meritarmi un 9 in pagella».
Evenepoel non ha seguito lo scatto di Pogacar, ma ha gestito l’inseguimento come al TourEvenepoel non ha seguito lo scatto di Pogacar, ma ha gestito l’inseguimento come al Tour
Il dominio nei numeri
Singolarmente rispetto alle abitudini, ieri sia Pogacar sia Evenepoel hanno pubblicato su Strava i file dei reciproci Lombardia. Risulta che Pogacar ha trascorso 5 ore 58’ in sella, coprendo i 247,7 chilometri (dislivello di 4.470 metri) a 41,4 di media. Ha consumato 5.013 calorie e ha pedalato a 93 rpm medie.
Il suo attacco sulla Colma di Sormano (13,05 chilometri al 6,6 per cento di media) gli ha permesso di conquistare il KOM in 30’18” alla media di 25,9 di media. Evenepoel ha impiegato 31’23” a 25 di media.
Pogacar ha fatto la differenza nei tratti ripidi. Nel segmento “Tratto duro” della salita (2,38 chilometri all’8,2 pe cento), Tadej ha impiegato 5’53” (media di 24,3 km/h), contro 6’27” (a 22,1 di media) di Evenepoel.
L’unico segmento in cui il belga non ha perso è stato la discesa: 9,6 chilometri percorsi quasi nello stesso tempo: 9’37” per Pogacar, 9’38” per Evenepoel. Ha invece continuato ad accumulare passivo nel tratto conclusivo di pianura. Pogacar ha pedalato nel tratto “Albavilla da Buccinigo” a 38,8 chilometri orari. Evenepoel, che magari a quel punto era già rassegnato, pedalava a 35,8 di media.
Nel confronto a distanza fra Pogacar ed Evenepoel, lo sloveno ha sempre guadagnato, tranne in discesaNel confronto a distanza fra Pogacar ed Evenepoel, lo sloveno ha sempre guadagnato, tranne in discesa
Incidente e calendario
La domanda che tutti si pongono è se ci sia in giro qualcuno in grado di contrastare Pogacar. E casomai se sia più prossimo a riuscirci Vingegaard che si sta ricostruendo oppure il più giovane Evenepoel, che ha solo 24 anni: due meno dello sloveno.
«Devo restare paziente – ha detto Evenepoel – perché posso ancora ridurre il gap su Tadej e avvicinarmi a lui. La mia prestazione del Lombardia è resa promettente dal vantaggio che alla fine ho avuto su Ciccone (1’15”, ndr). Questo è ciò che mi dà fiducia per il futuro, sapendo che devo continuare a lavorare in montagna, perdere peso per raggiungere questi obiettivi. Ho ancora margini di miglioramento, qualche percentuali da guadagnare. Quest’anno è stato particolare, perché l’infortunio ai Pasi Baschi mi ha impedito di fare una pausa prima del Tour. Ma nonostante ciò sono sempre riuscito a fare il massimo di quello che volevo».
Con Tosatto si ragiona di Thomas che punta alla Vuelta. Ma intanto ecco le immagini del Tour. E allora parliamo di Pogacar, ma anche di Rodriguez e Bernal
CAVENAGO – Mezz’ora a cavallo fra i saluti di fine stagione e un viaggio indietro nei mesi. Tadej Pogacar ha lo sguardo sereno e parla con tono pacato. Si indurisce solo quando due francesi gli chiedono sui sospetti di doping, ma dopo una fiammata nello sguardo, gestisce le risposte con grande realismo. I giornalisti attorno sono pochi, quelli che lo hanno raccontato per tutto l’anno e fanno domande mirate. Ne viene fuori mezz’ora che sarebbe impossibile da sbobinare alla lettera, ma che consegna una serie di risposte davvero piene di contenuti. Domani a quest’ora il Lombardia entrerà nel vivo, per ora fuori dall’Hotel Devero i ritmi sono blandi. Non c’è l’elettricità di inizio stagione, la consapevolezza permette di vivere ogni cosa con il giusto distacco.
Per il Lombardia, Pogacar ha due bici iridate, quella decorata per il mondiale e la quarta sarà una Colnago neraPer il Lombardia, Pogacar ha due bici iridate, quella decorata per il mondiale e la quarta sarà una Colnago nera
Siamo alla fine di una stagione molto ricca per te e l’Italia questa volta è stata uno snodo speciale. Che rapporto hai sviluppato con il nostro Paese?
Mi sono divertito molto in Italia quest’anno. Ho iniziato con la Strade Bianche e molti allenamenti lì intorno. Mi sono preparato per il Giro e anche il Tour è iniziato da qui. E domani ci sarà il Lombardia. Devo dire che l’Italia mi ha trattato bene e mi sono divertito. Spero che nei prossimi anni potrò fare qualcosa di simile.
Finora hai puntato a vittorie che non avevi mai centrato, mentre il Lombardia lo hai già vinto per tre volte. Gli stimoli sono uguali?
Di sicuro voglio prefissarmi obiettivi diversi. Ma a questo punto della stagione, il Lombardia è il Lombardia e non ci sono molte altre gare simili da fare. E’ una bella corsa da fare ogni anno e se riesco a vincerne il più possibile, a me sta bene. Sono stato qui tre volte e per tre volte ho vinto. Vedremo domani. Se ci riesco, sarò felice. Se non ci riesco, mi sarò divertito ugualmente.
Tutti ti vedono come il grande favorito, forse la vera sorpresa sarebbe se non vincessi…
Penso che nel ciclismo non sia mai facile vincere, quindi non sarei sorpreso di non vincere. Però sono pronto a dare tutto un’ultima volta. La cosa principale sarà godermi la giornata. Spero nel bel tempo e poiché non ci sono molte gare di un giorno belle come il Lombardia, vorrei godermi il percorso e la giornata, qualunque cosa accadrà.
Alla Tre Valli Varesine, Pogacar si è esposto nel nome della sicurezza è ha ottenuto lo stop della corsa per maltempoAlla Tre Valli Varesine, Pogacar si è esposto nel nome della sicurezza è ha ottenuto lo stop della corsa per maltempo
Dove trovi la motivazione alla fine di una stagione così?
E’ qualcosa che scopri dentro di te, per la squadra e per rispettare i programmi che sono stati fatti. Se fai un cambiamento alla fine della stagione, se scegli di non partire, tocca a un altro e non lo troverei corretto. D’altra parte, queste sono belle gare e io sono in buona forma. Mi sento bene in bici, quindi perché non continuare a correre finché non posso? E soprattutto avendo la maglia di campione del mondo, penso che potrò godermi ancora di più la gara.
Vincere è bello ma non è mai facile. Nelle ultime occasioni hai scelto la fuga da lontano, nel tuo gusto come sarebbe vincere lottando con qualcun altro sino alla fine?
Andare da soli porta con sé un po’ di rischio, devi sapere come stai. Alla Strade Bianche, sin dall’attacco ero abbastanza sicuro di poter vincere. Ai mondiali ho rischiato restando fuori per due ore e mezza e non sapevo se ce l’avrei fatta. Se invece si tratta di arrivare in uno sprint ristretto oppure a due, c’è molta più adrenalina, più che correre da soli. E’ fantastico vincere una volata, ma non sono un esperto, quindi preferisco andare da solo e assicurarmi di poter vincere.
Quando attacchi da solo, come a Zurigo o all’Emilia, ti sorprende che nessuno ti segua?
In Svizzera, di sicuro c’erano corridori che potevano seguirmi, ad esempio Evenepoel. All’Emilia eravamo più vicini al traguardo, pioveva, quindi è stato un giorno piuttosto duro. Ho espresso una grande potenza, lì potevo immaginare che nessuno mi avrebbe seguito. Ma non direi, come ho letto, che ho la stessa forma del Tour. Stiamo correndo gare di un giorno, è diverso da un Grande Giro in cui devi essere performante per tre settimane. Se oggi mi mettessi sulla linea di partenza del Tour, non credo che potrei farcela. Siamo in bassa stagione (sorride, ndr), si pensa alle vacanze. Se guardiamo il singolo giorno, magari i numeri sono gli stessi del Tour, ma gli sforzi non sono paragonabili.
Arrivare in una volata ristretta o anche a due dà grande adrenalina, ma non garanzia di vittoria. Meglio arrivare da soliArrivare in una volata ristretta o anche a due dà grande adrenalina, ma non garanzia di vittoria. Meglio arrivare da soli
Qual è secondo te il miglioramento più grande che hai fatto quest’anno come corridore?
Non lo so per certo. Una parte importante di me sta crescendo. Di sicuro sto maturando, ho più esperienza rispetto agli anni passati. E ormai ho un approccio diverso con l’allenamento e anche fuori dalla bici. Devo dire che quest’anno mi sono sentito più a mio agio in bici e ho avuto degli snodi nella stagione che hanno fatto crescere la fiducia.
Quali snodi?
La prima iniezione di fiducia c’è stata al Giro. Mi sono sentito bene, non ho avuto una brutta giornata e l’ho vinto. Nel periodo dopo il Giro, non avevo molti impegni e non ci sono state persone che mi abbiano disturbato, quindi ho potuto riposare e allenarmi in quota con Urska. E’ stato un periodo piacevole e rilassante e allo stesso tempo, una buona preparazione. Quella è stata la seconda parte in cui ho capito che potevo fare molto bene il Tour. E quando mi sono presentato al via, già il secondo giorno a San Luca ho fatto uno dei migliori 5-6 minuti di potenza e da quel momento in poi, è stato un bel Tour. Niente è perfetto, ma più o meno è andato tutto come avevo pianificato.
Pensi che domani Evenepoel potrebbe darti del filo da torcere?
Questa settimana non è stata la migliore per lui. E’ stata davvero dura. Se non sei preparato mentalmente alla fine della stagione, anche per una gara sotto la pioggia o con quel tempo pessimo, non riesci a tenere duro. Se non c’è una grande motivazione per vincere gare, è difficile arrivare a giocarsela. Ma penso che per il Lombardia sia diverso. Penso che Remco sia pronto mentalmente più per la grande corsa, che per le più piccole. Quindi penso che domani proverà.
Pogacar si aspetta domani una reazione di Evenepoel, che secondo lui è arrivato al finale non troppo concentratoPogacar si aspetta domani una reazione di Evenepoel, che secondo lui è arrivato al finale non troppo concentrato
Dal 1998, c’è sospetto su chi domina in questo sport. In Francia ci sono media che hanno iniziato a dire che siccome sei molto dominante, allora aumenta anche il sospetto. Come reagisci di fronte a questo?
Il mondo oggi è così, si vedono dominatori in ogni ambito. Negli affari. Nel tennis, nel golf, nell’NBA, nel football, in qualsiasi altro sport vedi predominio dalle squadre o dei singoli atleti. Penso che ci sia sempre qualcuno che domina, finché arriva un nuovo talento, un giovane più affamato, una squadra migliore e ci saranno altri dominatori.
Cosa pensi di chi porta avanti sospetti sul tuo conto?
Il ciclismo è uno sport in cui in passato le persone facevano di tutto per ottenere dei risultati e hanno messo a rischio la loro salute. Molti ragazzi che non conosci nemmeno probabilmente hanno problemi di salute o mentali, per quello che facevano ai loro corpi 20-30 annifa. Secondo la mia modesta opinione, penso che il ciclismo abbia sofferto molto in quegli anni. Non c’è fiducia e tocca a noi ciclisti riconquistarla. Non c’è niente che possiamo dire, se non fare la nostra gara e sperare che la gente inizi a crederci. Ma avrai sempre bisogno di un vincitore e il vincitore avrà sempre più occhi puntati addosso.
Fine stagione col sorriso: all’Emilia Pogacar ha regalato questa mortadella gigante a uno spettatore slovenoFine stagione col sorriso: all’Emilia Pogacar ha regalato questa mortadella gigante a uno spettatore sloveno
Con tanto di commenti sul suo conto?
Qualcuno penserà sempre o dirà che il vincitore è un imbroglione. Forse tra qualche generazione, la gente dimenticherà il passato, si dimenticherà di Armstrong e di quei ragazzi che facevano quello che facevano, e forse andremo avanti. Dalla mia esperienza personale, penso che il ciclismo sia uno degli sport migliori, il più pulito. Dove tutte le persone cercano di essere sane e non più malate nel nome della prestazione. Perché lo sappiamo che non puoi spingerti oltre il limite, che è meglio rimanere in salute. Se vuoi rischiare la tua salute e la tua vita per dieci anni di carriera, allora è solo uno spreco di vita ed è una cosa stupida. Ma ci saranno sempre persone invidiose e sospettose e non c’è niente che io possa fare al riguardo.
Ti capita di voltarti e guardare le vittorie di quest’anno?
Ho smesso di farlo. Al momento mi lascio trasportare dalla corrente, da una gara all’altra. Cerco di divertirmi con la squadra, ma non penso che questa stagione sarebbe potuta essere migliore di così.
Il giorno dopo la vittoria di Pogacar al Giro dell’Emilia, Van der Poel ha vinto un’altra Roubaix, anche se questa volta si chiamava mondiale gravel. Una corsa piatta, più corta dell’Inferno del Nord, in cui l’olandese ha fatto valere la sua capacità illimitata di andare forte in pianura. Visto il livello dei rivali e la comodità della bici da fuoristrada, si capisce che Mathieu abbia avuto vita (quasi) facile nel lasciarsi dietro Florian Vermeersch a 13 chilometri dall’arrivo, con Stuyven ed Hermans vicini alla soglia dei 4 minuti. Ben altra fatica è costata la vittoria a Marianne Vos, che il giorno prima ha dovuto vedersela in un arrivo allo sprint con Lotte Kopecky.
Ieri Van der Poel ha conquistato il mondiale gravel con un’azione solitaria (foto Instagram/Alpecin-Deceuninck)Nella gara delle donne, Marianne Vos ha preceduto Lotte Kopecky (foto Instagram/Visma-Lease e Bike)Ieri Van der Poel ha conquistato il mondiale gravel con un’azione solitaria (foto Instagram/Alpecin-Deceuninck)Nella gara delle donne, Marianne Vos ha preceduto Lotte Kopecky (foto Instagram/Visma-Lease e Bike)
La solitudine
Nel ciclismo dei fenomeni, la solitudine è un luogo spensierato in cui far valere la propria superiorità. E’ così da qualche anno a questa parte. Ne abbiamo avuto la conferma nella Roubaix dell’olandese e la riprova ai mondiali di Zurigo e poi a Bologna, dove Pogacar ha polverizzato le velleità dei rivali, prima ancora di polverizzarne la resistenza. Un post di Adriano Malori su Instagram rende perfettamente lo stato d’animo dei rivali al via.
«Immaginate di essere Evenepoel, Roglic, Pidcock. Siete alla partenza del Giro dell’Emilia e guardando verso destra, sulla linea di partenza, vedete questo personaggio qui fresco reduce da un mondiale dominato dopo la doppia corona Giro-Tour. A quel punto le alternative sono due: sperare in una sua foratura a 500 m dall’arrivo (500 m non prima se no fa in tempo a rientrare e vincere). Mandare tutti a quel paese, imprecando perché lui sia anche qui, ed entrare nella classica osteriaccia bolognese e finire la stagione a tagliatelle col ragù e sangiovese. Qualsiasi decisione uno prenda…lui vincerà lo stesso!!».
Evenepoel, Roglic e in mezzo Pogacar: con quale spirito gli altri due erano al via dell’Emilia?Evenepoel, Roglic e in mezzo Pogacar: con quale spirito gli altri due erano al via dell’Emilia?
Il solo fenomeno
Il giorno dopo la Strade Biancheprendemmo parole per il titolo di un altro editoriale: «Il fenomeno è solo uno, si chiama Pogacar». Lo sloveno era alla prima corsa 2024 e se la aggiudicò con 81 chilometri di fuga solitaria. Sette mesi dopo, avuta la conferma del teorema di partenza, ci troviamo alle prese con un’imbarazzante sensazione di troppo. Non perché sia troppo il vincere dello sloveno o troppo il gap rispetto agli avversari. I numeri ipotizzati giorni fa con Pino Toni, sia pure con criterio empirico che potrebbe essere ridimensionato dalla realtà dei dati, mostrano che contro uno così c’è davvero poco da fare. Contro lui e anche qualcun altro della sua squadra. «Siamo all’Agostoni per vincere – diceva ieri mattina Roberto Damiani – e per fortuna Pogacar non c’è. Il guaio però è che ci sono Hirschi e Christen».
Quando lo svizzero ha vinto la corsa, quelle parole sono risuonate profetiche. Hirschi il prossimo anno andrà via con destinazione Tudor Pro Cycling. Sarà interessante vedere se il cambio di ambiente e di allenatori lo rallenterà o se continuerà in questa meravigliosa scia di vittorie. Il UAE Team Emirates è più che mai la squadra numero uno al mondo ed è così evidentemente in ogni suo comparto.
Strade Bianche, 81 chilometri di fuga e vittoria: il portentoso 2024 di Pogacar era iniziato cosìStrade Bianche, 81 chilometri di fuga e vittoria: il portentoso 2024 di Pogacar era iniziato così
Tadej come Binda
Il senso del troppo di cui parlavamo poc’anzi si è riverberato in un pensiero forse poco sportivo durante la cavalcata di Pogacar sul San Luca: lo abbiamo trovato noioso, come se ormai lo stupore si stia affievolendo. Ammettiamo che il suo non essere italiano potrebbe aver contribuito a quella sensazione. Se al suo posto ci fosse stato Piganzoli, saremmo stati per tutto il tempo a incitarlo. Ma forse dopo un anno intero di Piganzoli solo al comando, da amanti del ciclismo e non tifosi di qualcuno in particolare, avremmo avuto la stessa reazione (Piga, tu intanto provaci, poi con la noia facciamo i conti!). E allora c’è venuto in mente quanto accadde con Binda nel 1930.
A causa della sua superiorità, il campione di Cittiglio fu pagato dagli organizzatori per non partecipare al Giro. Gli promisero 22.500 lire, una somma che copriva la vittoria finale più alcune tappe. Binda accettò e ottenne anche il permesso di partecipare ad alcuni circuiti contemporanei al Giro. Così con gli ingaggi raddoppiò la somma ottenuta per non partecipare. Poi andò al Tour, il primo per squadre nazionali, ma dopo una caduta e due tappe vinte, si ritirò. Quando gli fu chiesto il perché, disse che non aveva ancora ricevuto i soldi del Giro. Glieli diedero alla vigilia del mondiale di Liegi, che Binda ovviamente vinse.
Alfredo Binda, 5 Giri, 3 mondiali, 4 Lombardia, nel 1930 fu pagato per non correre il Giro (foto Wikipedia/Mondonico Collection)Alfredo Binda, 5 Giri, 3 mondiali, 4 Lombardia, nel 1930 fu pagato per non correre il Giro (foto Wikipedia/Mondonico Collection)
La superiorità di Pogacar non ricorda quella di Merckx, cui tanti lo stanno accostando, quando piuttosto quella di Binda. Al giorno d’oggi pare che il Giro paghi i corridori perché vengano al Giro, non certo per lasciarli a casa. Pur continuando a pensare che il fenomeno sia solo lui, speriamo anche che i rivali, da Vingegaard a Evenepoel, passando per Van der Poel, Van Aert e Hirschi, trovino gli argomenti per avvicinarsi un po’. Altrimenti più che di strapotere, sentendoci come quelli cui non va mai bene niente, con una punta di bonaria invidia per gli amici sloveni, bisognerà iniziare a parlare di una simpatica dittatura.
Peter Sagan ha passato la Tirreno stringendo i denti. Andrà alla Sanremo. E' ammirato da Van der Poel. E andrà al Catalunya per essere in forma al Nord
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Remco Evenepoel ci ha anche scherzato su qualche giorno fa dopo aver rivisto il titolo iridato contro il tempo: «Per fortuna che ero sul gradino più alto del podio altrimenti con questi due spilungoni ai miei lati neanche sarei entrato nelle foto». I due spilungoni erano Filippo Ganna ed Edoardo Affini, entrambi più alti di un metro e 90. Ma questa frase ha sollevato una questione interessante: l’altezza è sempre sinonimo di forza?
Pensiamoci. L’ultimo cronoman di bassa statura di un certo livello fu Chris Boardman e forse Levi Leiphemer, il quale però prima di altri aveva intuito determinate posizioni, altrimenti il gesto della crono è sempre stato a favore dei passistoni alti. Gente che può sfruttare tanti muscoli e leve lunghe.
E tutto sommato anche a Zurigo tra gli juniores e gli under 23 hanno vinto corridori di statura elevata. E prima dell’era Remco bisogna scorrere appunto a Boardman, Catania 1994, per trovare un iridato contro il tempo più basso di un metro e 75 centimetri. Ricordiamo che Remco Evenepoel è alto 171 centimetri.
Boardman è stato uno degli iridati a crono più bassi: era alto 174 cm (foto Getty Images)Boardman è stato uno degli iridati a crono più bassi: era alto 174 cm (foto Getty Images)
Sentiamo Malori
La stazza quindi conta? E fino a che punto? Ne abbiamo parlato con i due italiani forse più esperti in materia: Adriano Malori e Marco Pinotti.
«Remco è piccolo, è vero – spiega Malori, 1,82 di statura – ma quel che conta è la muscolatura. Torniamo indietro di qualche anno. C’era Cancellara che vinceva poi venne Tony Martin. Lui era due spanne più alto, ma al tempo stessa aveva quadricipiti enormi e spalle strettissime. E per questo guadagnava: era super aerodinamico. O al contrario, prendiamo Enric Mas: anche lui è alto, ha leve lunghe e potrebbe andare forte a crono, ma non ha la stessa muscolatura di Remco. E ancora Castroviejo, che è alto 1,71. Lui è forse in assoluto il corridore più aerodinamico come posizione che abbia visto. E’ molto schiacciato, grazie anche alla sua elasticità, ma non ha la stessa potenza e spalle tanto strette, quindi perde qualcosa rispetto a Remco e agli specialisti».
La scena che più ha fatto sorridere dopo i mondiali crono di Zurigo, con “il piccoletto” in mezzo ai due gigantiLa scena che più ha fatto sorridere dopo i mondiali crono di Zurigo, con “il piccoletto” in mezzo ai due giganti
Il fisico di Remco
Malori entra nel dettaglio dell’analisi della fisionomia di Evenepoel. Remco è un brevilineo: «Ma anche le braccia relativamente lunghe e questo unito alle spalle più piccole rispetto ai cronoman puri gli consente di distendersi e chiudersi bene. Ecco quindi che ha il fisico perfetto per andare forte a crono. Non solo, ma questa sua caratteristiche si riscontra anche su strada. Perché quando attacca a 60 chilometri dall’arrivo fanno fatica riprenderlo? Perché è potente e super aerodinamico».
Facendo un passo indietro e ipotizzando un paragone con gli specialisti degli anni ’90, per Malori gli sviluppi aerodinamici e le nuove posizioni lo hanno agevolato.
«Consentite infine un commento alla crono iridata. Ganna ha perso il mondiale per 6”, io sono convinto che sia andata così perché il percorso non era del tutto per specialisti. C’era una salita piuttosto impegnativa. E lì Pippo ha pagato non solo in termini di tempo, ma anche di dispendio energetico. Pensateci, l’ultimo vero percorso a crono per specialisti tra mondiali ed olimpiadi qual è stato? Quello delle Fiandre 2021 e chi ha vinto?». La risposta è implicita e dice proprio Ganna.
Anche Castroveijo secondo Malori è super aerodinamico, ma ha spalle più larghe e meno forza rispetto a RemcoAnche Castroveijo secondo Malori è super aerodinamico, ma ha spalle più larghe e meno forza rispetto a Remco
Parola a Pinotti
Da Malori passiamo a coach Marco Pinotti. Una brevilineo tra gli spilungoni. «Parlo dei mio caso – dice Pinotti, alto 1,76 – e nel contesto dei miei tempi. Io non avevo una grande potenza assoluta, ma avevo una buona posizione, una posizione stabile che mi consentiva di spingere bene. Remco oltre ad avere un cda (coefficiente aerodinamico, ndr) ottimo, ha anche un grande motore, una grande potenza, che unito ad un’ottima posizione ne fa un grande cronoman».
La sua abilità in questa disciplina quindi da dove viene? E’ un fattore di watt, di aerodinamica, di posizione…
«Per me è di posizione e di conseguenza di aerodinamica. Certamente Evenepoel è un cronoman atipico. Ha il busto corto, una gabbia toracica importante e quadricipiti possenti: tutto ciò lo rende particolarmente adatto al tipo di sforzo che richiede una prova contro il tempo. Chiaro che i watt assoluti contano: un cronoman di alta statura ha più muscoli, più forza, più leva… Remco non avrà mai gli stessi watt di Ganna. Il fatto è che lui ha i watt di un atleta di 65-67 chili, pure essendo più leggero (60-61 chili, ndr). E poi pensiamo a come va in pianura anche su strada».
Sia Malori che Pinotti hanno preso a esempio anche la posizione d’attacco di Evenepoel su strada: anche questa potente e aeroSia Malori che Pinotti hanno preso a esempio anche la posizione d’attacco di Evenepoel su strada: anche questa potente e aero
Punti di vista
E qui Pinotti ripete esattamente quel che ha detto Malori prima: Remco è aerodinamico “per natura” e per questo riesce ad andare via quando è in fuga. Mentre va in disaccordo con Malori quando si parla di regole.
Secondo Malori le quote fisse, come la distanza fra linea del movimento centrale e punta delle appendici, svantaggiano gli atleti più alti: «In alcuni casi si vede che Ganna è sacrificato in certe posizioni – spiega Adriano – e tutti questi studi sull’aerodinamica, l’evoluzione dei materiali lo hanno aiutato ad ottimizzare la sua potenza». Mentre per Pinotti il ritocco ai regolamenti ha ridato vantaggio anche a questi ultimi e che tutto sommato Remco sarebbe stato Remco anche con materiali e posizioni meno aero.
«Io penso – conclude Pinotti – che la forza di Remco a crono dipenda molto dalla sua posizione. Fate caso a quanto è stabile. Se non fosse per le curve, sulla sua schiena potresti mettere un bicchiere d’acqua e quello non si muoverebbe, questo perché è riuscito a riportare i test in galleria su strada. Tanti in galleria del vento ottengono buone posizioni, ma poi su strada si muovono e molto di quel lavoro decade. Io credo che questa sua stabilità dipenda anche da una buona forza nella parte alta del corpo: spalle, braccia… che gli consentono di sostenersi bene».
Insomma, la regola che il cronoman debba essere alto e potente resta valida: leve lunghe e watt assoluti hanno ancora il loro perché. Poi la cura dell’aerodinamica può aiutare, certamente, ma è Remco Evenepoel la vera eccezione.
ZURIGO (Svizzera) – Inutile dire che la folla di giornalisti arrivati in massa dal Belgio si aspettasse il duello tra il Remco baldanzolo della vigilia e il Pogacar venuto per conquistare la maglia che sognava da bambino. Il mondiale di Zurigo prometteva di essere il primo vero scontro al vertice in una grande classica, dopo la caduta di Pogacar nella Liegi vinta da Evenepoel nel 2023 e quella di Remco ai Baschi prima della Liegi vinta lo scorso aprile dallo sloveno.
Invece qualcosa non ha funzionato. E come pure lo scorso anno, vinta la cronometro su Ganna e Affini, Remco ha corso un mondiale sotto tono. Difficile dire se il motivo sia legato al recupero dopo gli sforzi della prova contro il tempo. Alle Olimpiadi, fra strada e pista c’erano comunque sette giorni e la cosa non gli ha creato troppi problemi. Oppure si potrebbe pensare semplicemente che nella prova su strada delle Olimpiadi non ci fosse Pogacar. Di certo però, Evenepoel visto a Parigi aveva un’altra sostanza rispetto a quello del mondiale.
Evenepoel e Alaphilippe, ritirato dopo 15 chilometri con la slogatura della spalla: Julian sarebbe stato un bell’ago della bilanciaEvenepoel e Alaphilippe, ritirato dopo 15 chilometri con la slogatura della spalla: Julian sarebbe stato un bell’ago della bilancia
L’attacco temuto
Sven Vanthourenhout, commissario tecnico uscente della nazionale belga, ha ammesso in un’intervista a Het Nieuwsblad di non essere rimasto troppo sorpreso per l’attacco di Pogacar al mondiale.
«L’ultima volta che Stuyven è venuto da me mentre la fuga con Laurens De Plus si stava allontanando – ha detto ripensando al mondiale – mi ha chiesto se avrebbero dovuto tirare. Gli ho detto di no, ma di stare attenti al tentativo successivo. Avevo visto che nella fuga non c’erano alcuni Paesi, soprattutto Olanda, Svizzera e Spagna. In teoria avrebbero dovuto tirare loro, invece non si muovevano. Allora ho pensato che avrebbero provato a scattare. E Tadej, con Tratnik là davanti, avrebbe potuto muoversi da solo. Infatti quindici minuti dopo ha attaccato e la sua mossa ci ha isolato. A quel punto infatti toccava a noi tirare, essendo dietro con Evenepoel. Eppure non pensavo che la gara fosse già chiusa e di fatto non lo è stata sino alla fine. Tadej non ha staccato il gruppo per due minuti. Ma quel momento è stato decisivo».
Quinten Hermans tira il gruppo alle spalle di Pogacar. Dietro ha Tjesi Benoot, ma il vantaggio non decresceQuinten Hermans tira il gruppo alle spalle di Pogacar. Dietro ha Tjesi Benoot, ma il vantaggio non decresce
Un tentato suicidio
Evenepoel ha deluso? Fra coloro che avrebbero potuto fare di più, il belga era annunciato come l’unica possibile alternativa a Pogacar. Invece alla resa dei conti è mancato, facendo capire sin dal momento dello scatto di Pogacar di non avere le gambe e di conseguenza l’ardire per seguirlo. Volete che il miglior Evenepoel non si sarebbe divertito ad accettare quella sfida?
«Forse è così – ha spiegato il campione olimpico di Parigi – forse anche no. A 100 chilometri dal traguardo bisogna essere onesti… Ho pensato che fosse un tentativo di suicidio. Ovviamente l’ho visto andarsene. Ero accanto a Van der Poel e abbiamo avuto entrambi la sensazione che fosse una mossa folle. Sicuramente avevo le gambe per scattare e l’ho dimostrato più avanti nella gara. Ma pensavamo che fosse ancora troppo lontano. Finirà che l’anno prossimo attaccheremo a 200 chilometri dal traguardo. Sono deluso? No, sono campione olimpico. L’argento o il bronzo sarebbero stati una bella medaglia, ma alla fine non sarebbe cambiato molto per la mia carriera. Tadej è stato eccezionale, ma un mondiale l’ho già vinto e l’anno prossimo ci sarà un’altra possibilità».
Evenepoel ha provato qualche scatto, ma non incisivo come quello di Pogacar. Tanto che non ha staccato nessunoEvenepoel ha provato qualche scatto, ma non incisivo come quello di Pogacar. Tanto che non ha staccato nessuno
Le gambe di Remco
Vanthourenhout prosegue nella sua disamina e conferma che, al netto del grande lavoro dei belgi, il capitano non sia stato nella sua giornata migliore.
«A un giro dalla fine sono andato accanto a Remco – ha raccontato – e non ho dovuto dire niente. Ho capito subito che era finita. Non penso che avesse le super gambe che voleva. Non c’è niente di sbagliato in questo, ma si è capito che a quel punto la gara fosse chiusa. Sarebbe stato meglio se Remco fosse andato con Pogacar, ma mancavano comunque più di cento chilometri. E comprensibile che non abbia risposto subito. Avevamo una buona squadra, venuta per vincere. Tutti hanno cercato di fare la loro parte, alcuni hanno avuto una giornata migliore di altri. E alla fine siamo finiti quinti. Per vincere, Remco doveva essere al 100 per cento e non credo che sia stato così. Eppure ugualmente, anche con questo scenario alla fine avrebbe potuto vincere il mondiale».
Dopo l’arrivo con Van der Poel, Evenepoel ricorda il momento in cui Pogacar è andato viaDopo l’arrivo con Van der Poel, Evenepoel ricorda il momento in cui Pogacar è andato via
Un mondiale estenuante
Al netto di definire la percentuale di forma di Evenepoel, quel che resta è lo stupore per il gesto di Pogacar, che ha sorpreso per coraggio e intensità. Va anche bene che nessuno lo abbia seguito sul momento, ma ha colpito che ogni tentativo di inseguimento sia naufragato.
«E’ speciale – ha concluso Evenepoel – davvero unico che sia partito a 100 chilometri dal traguardo. Noi eravamo completamente in fila dietro di lui, ma alla fine ci siamo avvicinati solo un po’. Anch’io avevo buone sensazioni, ma è stato un mondiale massacrante, molto difficile. Questo è tutto quello che potevo fare. A quattro o cinque giri dalla fine abbiamo iniziato a spegnerci, giro dopo giro. Ma non ho niente di cui lamentarmi. De Plus era in fuga ed è stato grandioso. Poi Wellens e Van Gils hanno provato a ridurre le distanze e poi ho iniziato a muovermi anche io. Quindi è iniziata una fase di scatti e momenti di stanca. Solo alla fine c’è stata un po’ di collaborazione e in volata più di così non potevo fare».
Stamattina in una riunione tecnica, la Soudal-Quick Step deciderà se Evenepoel correrà le prossime gare italiane. Lui avrebbe voglia e non a caso dopo il mondiale ha parlato di Emilia, Bernocchi, Tre Valli e Lombardia. Ma ancora i programmi sono sub judice. «E’ stata una stagione lunga e difficile, quindi sono un po’ stanco di allenarmi. E’ meglio correre ancora un po’. E poi concedersi un bel periodo di riposo».
Intanto in Belgio si sfoglia la margherita per trovare il successore di Sven Vanthourenhout. E pare che Philippe Gilbert avrebbe fatto sapere alla Federazione di essere interessato all’incarico.
ZURIGO (Svizzera) – Col suo berretto arancione in testa, Mathieu Van der Poel ha salutato i mondiali di Zurigo di ottimo umore. Lo davano tutti così spacciato sull’impegnativo circuito elvetico, che vederlo al terzo posto dietro Pogacar e un altro scalatore come O’Connor dà l’idea di una vera impresa. In proporzione paragonabile a quella dello sloveno nel cogliere l’iride.
«Che cosa ho detto a Tadej – dice Mathieu – dopo che gli ho fatto i complimenti? Gli ho detto che è un pazzo e che non credevo sarebbe arrivato. Ma per me è sempre bello quando il corridore più forte diventa campione del mondo e quest’anno il più forte è lui».
I due sono amici, perlomeno ottimi conoscenti. Fece scalpore la dichiarazione, vinta l’Amstel Gold Race del 2023, in cui lo sloveno ringraziava l’olandese per avergli indicato il punto in cui attaccare. Nulla di disdicevole, tantopiù che pochi giorni prima, al Fiandre, Pogacar lo aveva stracciato senza troppi complimenti. Van der Poel era lì quando Pogacar ha attaccato. Eppure, nonostante lo conosca così bene, ha pensato che l’altro fosse davvero impazzito.
L’iridato uscente al foglio firma: un saluto al pubblico e poi di nuovo nella mischiaL’iridato uscente al foglio firma: un saluto al pubblico e poi di nuovo nella mischia
Che cosa hai pensato?
Che non fosse il momento giusto, che fosse un attacco dettato dal panico, invece lui ha provato nuovamente quanto è forte. Dopo la sua vittoria del Fiandre dissi che era cominciata l’era di Pogacar, ora inizio a pensare che durerà a lungo (sorride, ndr).
Nel momento del suo attacco, sei stato inquadrato mentre parlavi con Evenepoel. Che cosa vi siete detti?
GlI ho detto che Tadej stava buttando via l’occasione di vincere il mondiale. Pensavo che lo avremmo ripreso e lui si sarebbe bruciato, ma mi sbagliavo.
Dicevano tutti che il percorso fosse troppo duro per te…
Invece ho fatto una buona preparazione e ho tirato fuori la miglior performance di sempre in salita. Posso essere molto contento di questo terzo posto, sono molto soddisfatto. Ma penso che quest’anno Pogacar sia più forte che mai e dopo la stagione che ha fatto merita di aver vinto. Penso che sarà un bel campione del mondo da seguire in ogni corsa che farà.
Van der Poel ha lottato per una medaglia, mostrando grossi passi avanti in salitaVan der Poel ha lottato per una medaglia, mostrando grossi passi avanti in salita
Terzo su questo percorso significa che puoi puntare anche a classiche più dure?
Questa è la mia idea e non è per caso che abbia provato a dimagrire di un po’. Non mi vedo a fare classifica nelle corse a tappe, mentre in futuro potrei mettere nel mirino la Liegi oppure il Lombardia. Intanto nel prossimo weekend farò il mondiale gravel, sul resto e sul fatto che arriverò al Lombardia ci sono solo voci e non so chi le abbia messe in giro.
Tadej è partito e non hai provato ad andargli dietro: perché?
Ero molto concentrato sul prendere una medaglia, facendo quindi la mia corsa. L’ho visto partire e da quel momento l’obiettivo è diventato salvare più energie possibili. Non pensavo che fosse in controllo, credevo più in un grosso rischio. Credevo che il Belgio avrebbe chiuso il gap e che avremmo potuto giocarcela ancora. Ho visto il distacco scendere fino a 36 secondi e abbiamo pensato tutti che la sua fuga fosse finita. Invece ha accelerato ed è tornato a 45 secondi. In ogni caso non rispondere è stata la scelta vincente.
Alla fine il terzo posto lo premia e gli fa capire di avere magine anche in classiche più impegnativeAlla fine il terzo posto lo premia e gli fa capire di avere magine anche in classiche più impegnative
Credi davvero che sarà un buon campione del mondo?
Ne sono certo, saprà cosa fare. Io mi sono divertito a portare la maglia iridata anche per più di un anno. Non dimenticherò mai il tempo da campione del mondo. Sarà per sempre un ricordo della mia carriera. Così come lo sarà questa corsa. Credevo fosse partito con l’ossessione della vittoria in corso, invece semplicemente aveva ancora tanto da dare.
WETZIKON (Svizzera) – All’appello mancava il campione del mondo. Invocato, indicato, suggerito da alcuni come possibile favorito, mentre altri lo danno per spacciato su un percorso per lui troppo severo. Scherzando, ieri Evenepoel ha rammentato di un allenamento insieme a Van der Poel sulle strade spagnole, in cui avrebbe tirato il collo al rivale/amico olandese. La salita, un certo tipo di salita non gli è amica. Mathieu lo sa, i rivali lo sanno. E forti di questa consapevolezza tutti si affacciano sulla vigilia della sfida.
«Intanto io un mondiale l’ho vinto – ha detto ieri sera – e penso sia stato un privilegio. Questo era in ogni caso un obiettivo che volevo raggiungere nella mia carriera e che sicuramente dà tranquillità. Quanto a domenica, siamo sempre in attesa di capire se avrò la super giornata».
In casa Olanda c’è chi scalpita anche fra le donne: Demi Vollering è impazienteIn casa Olanda c’è chi scalpita anche fra le donne: Demi Vollering è impaziente
Definisci la super giornata: a Glasgow ne hai avuta una?
Non so se la mia forma sia paragonabile a quella dello scorso anno. E’ difficile da dire. In quel momento stavo uscendo dal Tour de France e non vedevo davvero l’ora che arrivasse quel grande giorno. Ora ho un atteggiamento leggermente diverso, lo stesso cui sono più abituato quando si tratta delle classiche. So che sto andando bene, ma resta da vedere se avrò davvero una bella giornata.
Credi che Evenepoel e Pogacar ti permetteranno di entrare facilmente in corsa?
Non credo che si guarderanno troppo, ma di certo faranno corsa parallela. Molte nazionali cercheranno di anticipare e proveranno a isolare sia Evenepoel che Pogacar. Se lo farò anche io? Dipende dalle gambe, dall’andamento della gara e da quanto sono forti i team che cercheranno di controllare. Anticipare deve avere senso, non serve a niente correre con trenta secondi di vantaggio sul gruppo. Alcune gare in questi giorni, anche gli under 23 hanno dimostrato che è un modo di correre che ti svuota e ti punisce.
Dopo le Olimpiadi, Van der Poel è tornato ad allenarsi in Spagna, preparando il rientro al Renewi TourDopo le Olimpiadi, Van der Poel è tornato ad allenarsi in Spagna, preparando il rientro al Renewi Tour (foto Instagram)
Due giorni fa Pogacar ha fatto un riferimento al tuo peso, dicendo che avresti perso un chilo e mezzo per andare forte qui…
Quanto sono più leggero? Non lo so esattamente. Dalle Olimpiadi ho iniziato a mangiare un po’ meno. In primavera non guardo quasi nulla, ovviamente mangio sano, ma presto meno attenzione alle porzioni. Ora ci sono stato più attento.
Hai detto che aver vinto il mondiale è stato un privilegio: credi che tutti possano meritarlo?
Con la maglia iridata mi sono divertito. Il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix sono ricordi sicuramente speciali. Chi vorrei che vincesse domenica? Remco e Tadej sarebbero dei bellissimi campioni del mondo. Se guardi la loro stagione, se lo meriterebbero davvero. Ma diventare campione del mondo non è facile. E i giri che abbiamo fatto sul percorso hanno confermato che sarà molto dura.
Pogacar è il favorito più gettonato per i mondiali di domenicaSu questa salita che ricorda la Redoute, Evenepoel è pronto a colpireIn qualche passaggio del percorso, Van der Poel ha anche forzato il ritmoPogacar è il favorito più gettonato per i mondiali di domenicaSu questa salita che ricorda la Redoute, Evenepoel è pronto a colpireIn qualche passaggio del percorso, Van der Poel ha anche forzato il ritmo
Hai cambiato idea dopo aver visto il percorso?
Forse in parte sì. Sarà molto dura, lo ripeto e lo sapevo già prima della ricognizione. Ora però ne ho avuto la conferma. E’ possibile vincere contro uno come Pogacar? Sì, è sempre possibile. Magari non per me, ma per altri ragazzi. Se tutti dovessero andare in partenza con l’idea che Tadej ha vinto comunque, tanto varrebbe regalargli subito la maglia iridata.
Di più non dice. La sensazione è che in cuor suo avrebbe voglia di fargliela vedere, ma sappia anche di non avere la condizione dei momenti migliori. L’estate non è stata la sua stagione migliore. Chiuse le classiche con il Fiandre e la Roubaix, dal Tour in avanti non c’è stato un solo giorno in cui Mathieu sia sembrato Van der Poel. La vittoria nella prima tappa del Lussemburgo potrebbe essere l’eccezione che conferma la regola o il segnale dell’atteso risveglio. Il percorso di Zurigo non farà certo sconti.
Parlando con Matxin a Giro finito, il bilancio della UAE Emirates è più che positivo. Tutti hanno fatto la loro parte. Peccato non aver vinto con Molano
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WETZIKON (Svizzera) – Per capire quanto quei due non si amino o comunque abbiano fiutato sportivamente l’uno il sangue dell’altro, basta iniziare dalla risposta che Evenepoel ha dato alla battutina perfida con cui ieri sera Pogacar aveva chiuso la sua conferenza stampa. Richiesto sul rivale belga, lo sloveno ne aveva lodato le abilità e il sangue freddo nella crono. Ma poi, quasi a volerlo tenere distante, aveva detto che la gara su strada sarà un’altra cosa. Aveva parlato di «a different game».
A Remco l’hanno riferito senz’altro. E allo stesso modo in cui la risposta di Pogacar sembrava pensata per l’uso, anche il commento del belga è sottile. Ironico e apparentemente scanzonato: eppure conoscendolo, se l’è legata al dito. Ecco quello che ha detto stamattina il belga, che ha riunito i giornalisti nel suo hotel prima di uscire in allenamento.
«Sarà davvero un altro gioco – ha detto – con una bici diversa, quindi una gara diversa. Ci saranno anche più ciclisti. Non sei da solo, quindi è esattamente un gioco diverso. Voglio dire, sappiamo tutti cos’è una gara ciclistica, quindi non è una novità».
Poi si è voltato verso i compagni, con una risatina che ha fatto capire più di altre parole. Senza Van Aert, che pure gli avrebbe coperto le spalle, il Belgio sarà tutto votato alla sua causa. Per vincere un mondiale serve gente forte e determinata. Per vincerlo contro Pogacar va tutto elevato al quadrato.
Evenepoel è sembrato molto calmo e più aperto all’approfondimento di PogacarEvenepoel è sembrato molto calmo e più aperto all’approfondimento di Pogacar
Cosa hai imparato da ieri, guardando la gara degli juniores?
Niente. Abbiamo guardato la loro gara, ma penso che non si possa paragonare alla nostra. Il gruppo è esploso già prima della caduta locale e in più pioveva. Noi avremo condizioni asciutte, quindi non ci sono troppi punti in comune. Penso che sia più importante guardare la gara under 23 di oggi. In ogni caso non abbiamo ancora fatto la riunione tecnica, quindi non so come correremo.
Che tipo di corsa vorresti?
Se devo credere ai giornali, ci sono due grandi favoriti. Quindi penso che i loro team debbano cercare di prendere il controllo della gara. Ma dipende da come si svilupperà la gara una volta entrati nel circuito. E’ sempre speciale gareggiare al mondiale, quindi dovremo valutare giro dopo giro e assicurarci di essere in grado e aperti per fronteggiare situazioni di gare multiple.
La crono iridata ha seguito la crono e la strada delle Olimpiadi. Manca una vittoria per l’enpleinLa crono iridata ha seguito la crono e la strada delle Olimpiadi. Manca una vittoria per l’enplein
Dopo la stagione trionfale che hai avuto arrivi qui più rilassato del solito?
Penso di essere sempre abbastanza rilassato, ma la mentalità rimane la stessa. Voglio puntare al massimo e do il 100% di me stesso, come faccio sempre. E se poi verrà una vittoria, allora sarà stato un giorno super buono. Altrimenti, se non succederà… così è la vita. Penso che si debba sempre cercare di motivarsi, non importa in quale situazione. Quindi è abbastanza chiaro che sono rilassato, ma ancora molto motivato per le ultime due, tre settimane della stagione. Qui avremo a che fare con un percorso duro, un sacco di cambi di ritmo e di salite, quindi sarà una gara lunga e dura. Ma forse un po’ meno del previsto, almeno pensavamo che il tratto in linea fosse più impegnativo…
Ti sei allenato in Spagna con Van der Poel, come valuteresti la sua condizione in salita, vedendo questo percorso?
L’ultimo allenamento che abbiamo fatto insieme, per lui non è stato molto buono (ride, ndr). Penso che sia migliorato al Giro del Lussemburgo. E’ un corridore che sa come entrare in forma al momento giusto. Alla fine saranno passate tre settimane tra quell’allenamento e la gara di domenica, quindi sono abbastanza convinto che sarà in buona forma. E’ anche chiaro che Mathieu è un po’ più pesante di me e Tadej, quindi dovrà sollevare quel peso a ogni singolo giro. Questo potrebbe forse costargli un po’ di energie nel finale. Però è un corridore di livello mondiale, quindi non puoi mai darlo per morto, finché non è finita davvero.
Evenepoel pensa che il percorso sia duro per Van der Poel: ma gli atleti di questa classe non vanno sottovalutatiEvenepoel pensa che il percorso sia duro per Van der Poel: ma gli atleti di questa classe non vanno sottovalutati
Pensi che dopo quell’allenamento con te in Spagna si sia demotivato?
No, è quasi impossibile. E’ sempre molto motivato e sa come ricaricare le batterie dopo un periodo difficile. Quindi penso che sarà pronto.
Si può pensare che in qualche modo sarete alleati per battere Pogacar, anche solo per il fatto che parlate olandese?
No, penso che sia abbastanza semplice da capire. Sono qui con la nazionale del Belgio, non con l’Olanda. Non sarò mai loro alleato. Abbiamo il nostro piano e dobbiamo cercare di correre nel modo migliore per me e non per Mathieu. Non faremo accordi con altre nazioni.
Remco, domenica vorresti ritrovarti da solo con Pogacar ai 5 chilometri dall’arrivo?
Se non ci sono altre opzioni, penso che non avrei scelta. So che Tadej è un corridore molto veloce, ha un ottimo sprint. Ovviamente è una gara di 280 chilometri, quindi lo sprint potrebbe essere un po’ diverso. Ma se quella fosse la situazione, allora la accetterei e proverei a fare lo sprint per cercare di vincere. Il finale non è durissimo, quei 5 chilometri sono veloci, ma dopo una gara così lunga saranno ugualmente impegnativi.
Ieri Pogacar ha punzecchiato Evenepoel, che stamattina ha risposto con l’ironiaIeri Pogacar ha punzecchiato Evenepoel, che stamattina ha risposto con l’ironia
Saresti disposto a collaborare con lui fino all’ultimo, dato che è così veloce?
Se parliamo dello sprint in una corsa a tappe, in cui ci sono in ballo anche altri interessi, allora forse il risultato di uno sprint a due sarebbe già abbastanza definito. Ma al mondiale è diverso. C’è qualcosa da conquistare al traguardo, quindi penso che sarebbe nel mio diritto non tirare più negli ultimi chilometri. Tadej ha dimostrato un paio di volte di essere il più veloce di noi due, quindi ci sarà da vedere. E spero anche che alle nostre spalle non ci sia un gruppo che può rimontare (sorride, ndr). Tadej si è ritrovato in quella situazione una volta al Fiandre e non è andata bene. Se vai verso il traguardo del mondiale, vuoi vincere. Ma ovviamente, anche gli altri hanno medaglie da conquistare. Spero io non debba trovarmi nella stessa situazione.
E’ facile adattarsi a una situazione simile, per te che di solito tiri dritto sino in fondo?
No, credo di averlo già imparato soprattutto al Tour, dove ho dovuto correre in modalità più difensiva. Penso che il Tour mi abbia davvero insegnato a pedalare con una maturità superiore, diciamo, e anche a pensare un po’ di più. Quindi penso che se domenica la situazione sarà quella, non mi troverò di fronte a qualcosa di nuovo.
Eveneoel racconta che al Tour ha imparato a correre in modo più conservativoEveneoel racconta che al Tour ha imparato a correre in modo più conservativo
Senti una pressione aggiuntiva, dato che sei sul punto di centrare la seconda doppietta, dopo quella olimpica?
No, è una cosa che mi spinge e basta. Sarebbe folle riuscirci ed è sempre più facile parlarne che correre per farlo. Quindi dovremo vedere come andrà. Certo, ora che ne ho tre su quattro, sono un po’ più vicino che lontano. Ci proveremo e si vedrà.
Negli ultimi anni, il Belgio ha raccolto molti successi: merito dei grandi corridori, ma anche del cittì Vanthourenhout. Qual è secondo te la sua migliore qualità come tecnico della nazionale?
Penso che Sven sia davvero bravo a creare un rapporto professionale tra i nuovi corridori che entrano nella nazionale. E’ anche piuttosto rilassato e giovane e questo aiuta. Conosce il ciclismo un po’ meglio dei tecnici più anziani, coglie bene certe situazioni e questo è molto positivo per il gruppo. Certo, è sempre più facile lavorare con un gruppo forte, con leader forti: nazionali forti e corridori forti. Ma ovviamente, devi essere anche in grado di gestire la pressione. E penso che lui l’abbia fatto molto bene. Di sicuro chi dovrà sostituire Sven avrà un compito difficile.
La crono iridata ha seguito la crono e la strada delle Olimpiadi. A Evenepoel manca una vittoria per l’enpleinLa crono iridata ha seguito la crono e la strada delle Olimpiadi. Manca una vittoria per l’enplein
Se dovessi indicare tre corridori per il podio, quali nomi faresti?
Non lo farò. E’ un campionato del mondo, ci sono sempre delle sorprese. Chi potrebbe esserlo? Faccio un nome secco: Victor Campenaerts…
Il compagno di nazionale solleva lo sguardo dal punto in cui lo teneva fisso da un pezzo, si volta verso di lui e sorride. Ridono tutti. Il tempo delle interviste con le televisioni e poi andranno a pedalare sul percorso. Cresce la sensazione che stiamo per assistere a un mondiale di rara intensità.
Pogacar fa il bello e il cattivo tempo. Vince a Longwy e va in giallo. Controlla corsa, uomini con una lucidità disarmante. E se lo dicono i compagni...