Visconti, la cronaca ora per ora dei giorni di Mondello

Giada Gambino
06.12.2021
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Il sole e talvolta  qualche nuvola accompagnano gli allenamenti di Visconti che, come ormai usuale in questo periodo, si è ritirato per qualche giorno nella sua Palermo. E’ solo, in totale calma e relax. Le sue giornate iniziano e finiscono in una piccola e graziosa casetta nel cuore di Mondello, un perfetto “locus amoenus” per ritrovare se stessi e ricominciare con tanta grinta. Così Giovanni ci racconta la sua routine palermitana… 

Per Visconti due settimane in una casa di Mondello, concentrandosi soltanto sulla bici (foto Instagram)
Per Visconti due settimane in una casa di Mondello, concentrandosi soltanto sulla bici (foto Instagram)
A che ora ti svegli ?  

La sveglia è alle 8, faccio colazione e alle 9 sono già in sella

Cosa mangi la mattina? 

Faccio una buona colazione, mi sono comprato tutto quello che mi serve: uno yogurt proteico, cereali, qualche fetta biscottata integrale con miele o Philadelphia. E soprattutto un buon caffè… Quello non deve mancare mai! 

Appena esci in bici… 

Mi vedo con Fiorelli. Siamo una bella coppia (ride, ndr), mi trovo davvero bene e il tempo passa velocemente e in maniera piacevole quando ci alleniamo insieme. 

Si comincia con un test: da quest’anno Visconti collabora con Paolo Alberati (foto Filippo Fiorelli)
Si comincia con un test: da quest’anno Visconti collabora con Paolo Alberati (foto Filippo Fiorelli)
Come si strutturano gli allenamenti? 

In questo periodo in media faccio circa quattro ore al giorno, alternando due giorni di lavori e un giorno di scarico. Si fanno lavori di forza, medio, velocità e volate.

C’è qualcosa che porti con te durante gli allenamenti, che non può mancare mai? 

Quest’anno ho cambiato regime e non possono mancare barrette, gel, sali.  

Cosa hai cambiato esattamente? 

A differenza degli altri anni, mi alimento meglio in bici. Il cibo ormai è diventato un argomento importante nel ciclismo. Probabilmente negli ultimi anni mi sono logorato fisicamente sbagliando a non alimentarmi correttamente in allenamento con i carboidrati e gli zuccheri necessari. Magari pensavo di stare bene, di evitare questi cibi che, tendenzialmente, si pensa non facciano bene. Però se prima di arrivare a casa ti viene una crisi di zuccheri, stai male, ti senti senza forze e capisci che bisogna cambiare qualcosa.  

Con Fiorelli a Caccamo, paese con il castello (e il fantasma di Matteo Bonello) a circa 45 chilometri da Palermo
Con Fiorelli a Caccamo, paese con il castello (e il fantasma) a 45 chilometri da Palermo
Ti fermi mai per un caffè ? 

Qui in Sicilia è praticamente impossibile non fermarsi, ma non per un caffè! Entrando nei bar vieni catturato dai dolci tipici e dalla diversa rosticceria. Naturalmente cerco di evitare, ma quando fatico e me lo merito, cedo alla tentazione. 

A che ora rientri?

Per le 14,30. Appena arrivo prendo subito uno shaker proteico e mi faccio la pasta che è sempre il miglior alimento per recuperare. 

Fra cannoli e frutta martorana (a base di pasta di mandorle), la pasticceria siciliana è una dolce tentazione durante gli allenamenti
Fra cannoli e cassatine, la pasticceria siciliana è una dolce tentazione durante gli allenamenti
Come la cucini?

Pasta in bianco, semplice, ma la adoro.  

Quanto è importante l’assunzione delle proteine? 

Nella prima mezz’ora post allenamento è fondamentale per ricostruire il muscolo nel miglior modo.

Dopo pranzo? 

Mi riposo. Qui ho più relax rispetto che a casa su, in Toscana. Mi mancano i miei bimbi, ma essendo questo un vero e proprio ritiro, seppure in parte solitario, mi prendo tutto il tempo necessario per rilassarmi e fare massaggi quando possibile

Il 2021 di Visconti è stato un anno difficile per problemi di salute. C’è grande aria di riscatto
Il 2021 è stato un anno difficile. C’è grande aria di riscatto
La cena? 

Leggera, ho comprato pollo, insalata e acqua. Quando l’indomani devo affrontare una mattinata impegnativa, preferisco mangiare la pasta, per avere una bella scorta di carboidrati per l’indomani.  Dopo di che, nient’altro che relax: guardo un po’ la televisione, un po’ i social e verso mezzanotte vado a dormire. 

Cosa cambia rispetto a quando sei a casa tua? 

E’ un po’ diversa la routine! Spesso mi sveglio alle 6,45 per accompagnare i bambini a scuola, magari salto anche la colazione in quel momento e la faccio quando ritorno in modo da uscire alle 10 in bici, anche perché lì c’è molto freddo. Uscendo tardi in bici, molto spesso salto il pranzo e quindi integro solo con uno shaker proteico e dei carboidrati quando ritorno. Per il resto è tutto molto simile e cerco di dedicare del tempo ai miei figli.

Loulou vuole Fiandre, Liegi e Lombardia. Si può fare Malaguti?

28.11.2021
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Julian Alaphilippe ha detto che ci sono tre corse che vorrebbe vincere più di altre: il Giro delle Fiandre, la Liegi-Bastogne-Liegi e il Giro di Lombardia. Tre monumenti che su carta sono alla portata del campione del mondo. Tuttavia se per la Liegi e il Lombardia non dovrebbero esserci problemi (ci è già andato vicino), nel ciclismo sempre più specializzato di oggi la corsa fiamminga potrebbe restargli un po’ fuori dai radar. Ultimamente infatti a vincerla sono corridori dal peso mediamente più elevato. Un dubbio simile non potevamo lasciarlo in sospeso e così abbiamo chiesto ad Alessandro Malaguti, preparatore giovane, che ha corso fino a pochi anni fa e che oggi ha un suo centro, Relab, a Forlì.

Fiandre, Liegi, Lombardia: una tripletta che è già stata compiuta. L’ultimo a riuscirci è stato Philippe Gilbert (e tanto è cambiato da allora) e prima ancora un certo Michele Bartoli. Cosa dovrebbe fare quindi l’asso della Deceuninck-Quick Step per realizzare questa impresa? Ma soprattutto: si può ancora fare?

Alessandro Malaguti, oggi è un preparatore atletico e lavora nel centro Relab, di cui è socio fondatore
Alessandro Malaguti, oggi è un preparatore atletico e lavora nel centro Relab, di cui è socio fondatore

Impresa possibile

Parola quindi a Malaguti: «Si può fare tutto! Abbiamo visto Wiggins, un pistard, vincere il Tour… Di sicuro è più facile che Alaphilippe possa vincere il Fiandre. Valverde la prima volta che l’ha fatto a 39 anni è entrato nei primi dieci, segno che se hai certe caratteristiche è una corsa che puoi conquistare.

«Corridori del genere sono “totali” e per certi aspetti è quasi facile allenarli, ma certo vanno gestiti. Alaphilippe può farcela: è veloce, ha il cambio di ritmo, è abbastanza forte a crono e sa guidare bene la bici. L’unico limite potrebbe essere il peso, perché in effetti è un po’ leggerino».

L’incredibile volata tra Alaphilippe e Pogacar all’ultima Liegi. La corsa andò allo sloveno chiaramente
L’incredibile volata tra Alaphilippe e Pogacar all’ultima Liegi. La corsa andò allo sloveno chiaramente

Guai a snaturarlo

Ed è qui che volevamo arrivare con Malaguti. Tra un Asgreen e un Alaphilippe ci sono 13 chili di differenza: 75 per il danese e 62 per il francese: non sono pochi. Oggi la specializzazione conta parecchio e anche se sei un fenomeno come “Loulou” poi devi fare i conti con i numeri.

«Vero – dice Malaguti –  la differenza di peso è reale, però Alaphilippe ha dimostrato di saper andare bene su queste corse. Oggi il livello è alto ma è anche molto equiparato. Dopo i 200 chilometri sono ancora 50-60 corridori che possono vincere la corsa. E in un Fiandre a 20 chilometri ce ne sono ancora 30. Questo per dire che sì serve essere specializzati, ma neanche andrei troppo a sconvolgere un atleta che è forte. Snaturare le sue caratteristiche sarebbe un errore.

«Detto questo, qualcosa di più specifico glielo farei fare, a cominciare dalla forza. Gli farei fare più forza pura, più palestra. Lavorerei sui massimali: grandi carichi con poche ripetizioni. E anche in bici più picchi di breve durata.

«Ma torniamo al discorso di prima: sono qualità che Alaphilippe già possiede. Pensiamo al mondiale: quando è scattato lui gli altri sembravano fermi. E anche il lavoro sul passo è buono. A Leuven nel finale andava via di 53×12 a 52-53 all’ora dopo aver superato il muro dei 250 chilometri».

Al Lombardia di quest’anno Julian è rimasto “incastrato” nella tattica di squadra con Masnada davanti…
Al Lombardia di quest’anno Julian è rimasto “incastrato” nella tattica di squadra con Masnada davanti…

Verso un lavoro di fino

Però un gap di una dozzina di chili rispetto agli specialisti non è poco. La differenza di watt si fa sentire e anche i rimbalzi sul pavè saranno di più presumibilmente.

«Un po’ mi viene da ridere quando sento parlare di watt puri – continua Malaguti – Vi faccio un esempio. Quando ero ancora pro’, fino al 2016, toccavo i 1.200 watt di picco. Adesso che ho smesso di correre ne ho fatti anche 1.300, solo che peso 15 chili di più! All’epoca ero molto più potente. E’ il rapporto potenza/peso che conta e quello di Alaphilippe è ottimo.

«Sì due chili in più potrebbero aiutarlo sul pavè ma poi c’è la Liegi dietro l’angolo… e lì pesano».

Loulou in ricognizione sul pavè del Fiandre. Anche ogni dettaglio tecnico per lui che è al limite col peso potrebbe fare la differenza
Loulou in ricognizione sul pavè del Fiandre. Anche ogni dettaglio tecnico per lui che è al limite col peso potrebbe fare la differenza

Attenzione alla forza

«Se invece Alaphilippe – conclude Malaguti – questa sua tripletta vuole realizzarla in anni differenti, allora quei due chili ci stanno bene. Gli farebbero comodo soprattutto pensando al lavoro in palestra. Io gli farei fare un lavoro per fargli mettere massa, massa magra… alzandogli così i picchi di forza. Ma, ripeto, se lo allenassi io non lo stravolgerei».

«Proverei a fare qualcosa per il pavé. Magari cercherei qualche soluzione tecnica ulteriore con l’aiuto di Specialized, rivedrei qualche posizione, ipotizzerei qualche gara di ciclocross o mtb, più che altro per prendere confidenza con gli altri terreni, perché saper dove e come mettere le ruote in quelle corse significa risparmiare tante energie. E poi non dimentichiamo che è nella squadra ideale per poter tentare questa sfida.

«Se mi aveste chiesto della Roubaix sarei stato più incerto, perché lì in effetti il peso è davvero importante».

Prima stagione da ciclista. Quanto è cambiato il fisico di Palzer?

26.11.2021
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Ricordate Anton Palzer? Il ragazzo che in primavera lasciò l’alpinismo, dove era un vero leader per affrontare la sfida del ciclismo? Ebbene con lui abbiamo fatto una “chiacchierata” tecnica di questo sua prima stagione da corridore.

Il tedesco ha vestito i colori della Bora-Hansgrohe. Ha faticato come pochi, è rimasto scioccato dalle dinamiche di gruppo. Ma già dopo pochi mesi è stato in grado di concludere un grande Giro: la Vuelta. Non è poco, specie nel ciclismo di oggi, del cui livello siderale non smetteremo di parlare.

Spesso Anton si è messo al servizio della squadra, specie in salita
Spesso Anton si è messo al servizio della squadra, specie in salita
Ciao Anton, prima stagione da ciclista professionista: cosa ti è piaciuto e cosa non ti è piaciuto?

La mia prima stagione da professionista è stata davvero fantastica. Ovviamente ci sono stati alti e bassi, in particolare alla Vuelta. Quella spagnola è stata un’esperienza estrema, in cui ho dovuto forzare i miei limiti. A distanza di qualche mese però, posso dire che è stata anche l’esperienza più importante. Mi ha dato lo stimolo necessario per adattarmi a questo nuovo mondo.

Sei molto tecnico: quanto è cambiato il tuo fisico nel corso dei mesi?

Negli ultimi anni facevo circa 5.000 chilometri in bici oltre agli allenamenti con gli sci e con la corsa a piedi. In questa stagione ho percorso circa 23.000 chilometri da marzo, da quando ho cambiato disciplina. In realtà ho preso un po’ di peso, soprattutto a fine stagione. Credo molti liquidi perché i carichi di lavoro sono stati molto alti e il mio corpo era davvero stanco. In generale però penso che il mio fisico non sia cambiato molto. Bisogna considerare che parliamo solo di un periodo da fine marzo ad ottobre.

Ci sono stati dei cambiamenti nella posizione in bici dalla primavera al post-Vuelta? Insomma, degli adattamenti?

Ovviamente ci sono stati degli adattamenti dal primo montaggio con Specialized fino ad oggi. Hai bisogno di tempo per capire cosa ti aiuta ad aumentare le prestazioni, ma allo stesso tempo sentirti a tuo agio. Ho fatto un passo alla volta. E anche le mie capacità di guida della bici sono migliorate molto durante l’anno.

Nel corso della stagione Palzer ha affinato anche la sua tecnica di guida, una delle difficoltà maggiori
Nel corso della stagione Palzer ha affinato anche la sua tecnica di guida, una delle difficoltà maggiori
Quali sono state le maggiori difficoltà nel passaggio da scialpinismo e skyrunner al ciclismo?

La differenza più grande è stata la quantità di gare. Ho fatto più di 50 giorni di corsa quest’anno, negli anni precedenti non ne ho fatti nemmeno la metà. Credo che questa sia anche la parte più difficile del ciclismo in generale: riposarsi e allenarsi a sufficienza tra una gara e l’altra per crescere come ciclista.

E quali sono stati i vantaggi?

Penso che i muscoli non siano così stressati quanto nello scialpinismo o nella corsa. Sì, si va in “profondità” nel ciclismo, ma non così tanto. Io penso perché le gare sono molto più lunghe e lo sforzo è gestito in modo differente. Nello scialpinismo la maggior parte delle gare dura forse un’ora o due. In allenamento è facile fare 30 ore a settimana in bicicletta, 30 ore di corsa sono un’altra storia. Mi piace allenarmi, quindi il ciclismo per me è un ottimo sport.

Cosa è cambiato in termini di cibo? Ci sono somiglianze tra ciclismo e scialpinismo?

Non c’è stato nessun grande cambiamento ad essere onesti. Fondamentalmente la mia alimentazione si basa su un alto contenuto di carboidrati e pochi grassi. Ovviamente la strategia di alimentazione nelle gare è totalmente diversa proprio in relazione alla lunghezza delle gare stesse. È molto importante assumere calorie a sufficienza, soprattutto in un grande Giro poiché un giorno influenza il successivo. Ma in generale penso che non sia mai stato un grosso problema per me. 

Tutto facile insomma?

Non sempre. Un giorno ho commesso un errore: non avevo abbastanza liquidi in corsa. Ma ho imparato la lezione! E ora sono sempre molto concentrato su questo aspetto.

Svolgi ancora le attività di corsa e scialpinismo (quest’inverno ovviamente)?

Non proprio. Voglio concentrarmi sul ciclismo. Durante la fase di stacco mi sono divertito a passare un po’ di tempo in montagna. Però non ho corso, ma ho fatto delle escursioni. Le montagne sono molto importanti per me e lo saranno sempre.

Hai già ripreso la preparazione? E come ti senti?

Sono tornato ad allenarmi da quattro settimane ormai. Dopo le mie ultime gare ho fatto due settimane molto facili (detraining, ndr) seguite da tre settimane di riposo totale. Al momento sono a Gran Canaria per un training camp di due settimane. Sento già una bella differenza rispetto all’anno scorso. Le gare fatte hanno sicuramente avuto un impatto positivo e riparto da un livello diverso.

I tuoi compagni di squadra ti hanno fatto delle domande curiose? 

Ovviamente ci sono alcune domande da parte dei compagni di squadra ma anche da parte di altri corridori del gruppo. Ho visto che ci sono molti atleti che fanno un po’ di scialpinismo in inverno e mi chiedono della mia esperienza.

E quest’inverno troverai qualcuno che farà sci alpinismo con te?

Sono sicuro che mi allenerò sugli sci in inverno con i miei compagni di squadra austriaci. Ma non c’è molto tempo perché la stagione ciclistica è molto lunga e inizia presto.

Fondo invernale, come affrontarlo. Ne parliamo con Bartoli

23.11.2021
4 min
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Finite le vacanze ed il periodo di riposo è tempo di riprendere la bici per i corridori. Risalire in sella è sempre complicato, soprattutto dopo il periodo di stacco completo. Ci sono tanti aspetti da curare e la testa è il primo di questi. Una mente riposata ti permette di concentrarti pienamente sulla stagione che sta per iniziare. Lo sa bene Michele Bartoli, che in gruppo ha corso molti anni e che ora segue la preparazione dei “suoi” corridori.

Con Michele affrontiamo il discorso di quello che viene definito il fondo invernale. Tra novembre e dicembre i corridori pongono le basi per la stagione futura (in apertura, Wout Van Aert alle prese con le prime fatiche, ndr).

Giovanni Carboni, mountain bike, inverno 2020
La mountain bike è una buona alternativa per allenare riflessi e guida del mezzo. Qui Giovanni Carboni
Giovanni Carboni, mountain bike, inverno 2020
La Mtb allena riflessi e guida del mezzo. Qui Giovanni Carboni
Abbiamo visto che Colbrelli va dall’osteopata, serve?

Sì, fa bene. E’ un periodo talmente delicato che non bisogna lasciare nulla al caso. E’ necessario fare un check sull’atleta a 360 gradi così da rimetterlo in sella sicuri di evitare problemi fisici.

Ci si rimette in moto anche con della ginnastica…

E’ importante accompagnare sempre alle uscite in bici dei lavori di cross ability, a me non piace far utilizzare macchinari. Si fanno esercizi a corpo libero dove l’atleta diventa il vero e proprio “macchinario” con cui lavorare. Tutte le squadre hanno dei fisioterapisti o dei preparatori che indicano gli esercizi da fare.

Dopo tutti questi accorgimenti (necessari) ci si rimette in bici.

Per le prime tre settimane il lavoro da fare è aerobico, parlando in watt la zona 3 (Z3). Lavorare in questa fascia permette al corpo di migliorare le qualità atletiche che serviranno poi come base per la stagione. Solitamente si fanno uscite con un alto minutaggio.

I primi mesi è importante allenare il corpo e il cuore con degli esercizi di cross ability. Qui Jonathan Milan
Alla ripresa è importante fare esercizi a corpo libero e di cross ability. Qui Milan
Quando si iniziano ad inserire dei lavori specifici?

Si inseriscono nella seconda parte della preparazione, quando ti avvicini alle prime corse.

Ecco, si lavora allo stesso modo anche se gli obiettivi nell’arco della stagione sono diversi?

Assolutamente, il fondo è importante per tutti allo stesso modo. Un atleta che punta alle classiche del nord inizierà ad entrare in condizione presto iniziando a fare qualche gara già a febbraio. Se, invece, l’obiettivo è il Giro d’Italia allora si punta ad arrivare con una buona condizione alla Tirreno-Adriatico

Gli stop inattesi

La nostra considerazione parte anche dal fatto che Alberto Bettiol la scorsa stagione aveva detto di aver avuto dei problemi nella preparazione. E che a causa di quello stop aveva perso 80 ore di allenamento, ha dovuto cambiare programma di lavoro puntando al Giro ma perdendo tutti gli obiettivi di inizio stagione…

Quanto influisce avere uno stop nella preparazione?

Purtroppo, influenza molto il lavoro. Più che un discorso di ore di allenamento perse ci si deve concentrare sulla qualità degli allenamenti che non si è riusciti a portare a termine.

Poi a dicembre/gennaio ci sono i ritiri, al caldo. Quanto conta il clima nella preparazione?

Ha la sua importanza, con il freddo si corre il rischio di subire qualche contrattura o dei problemi muscolari. Per questo a casa i corridori fanno lavori sul medio o all’85 per cento del massimale. Il caldo, invece, ti permette di fare lavori specifici e permette al corpo di assimilarli meglio.

Anche i ritiri, però, vanno ponderati.

L’atleta per allenarsi al cento per cento deve essere sempre sul pezzo dal punto di vista mentale. Il numero giusto di giorni in ritiro il corridore li fa volentieri e massimizza il lavoro. Un numero troppo elevato lo stressa e non si riposa bene non riuscendo poi ad assimilare il carico di allenamento.

Dopo le prime settimane di lavoro individuale le squadre organizzano i primi ritiri al caldo e si fanno i primi lavori specifici
A dicembre e gennaio le squadre organizzano i ritiri per assimilare il lavoro fatto a casa
Per concludere, fare attività alternative (nuoto, corsa, ecc.) è utile?

Lo era di più una volta, ma ancora prima che corressi io. Perché il periodo di stacco era molto più lungo, quindi i corridori trovavano attività alternative per rimanere un minimo allenati. Ora come ora lo stacco è minimo, massimo un mese, di conseguenza diventa un po’ impensabile inserire sport alternativi. Anche perché per farli fruttare servirebbe un periodo più lungo di lavoro.

Invece per quanto riguarda la doppia disciplina? Tu segui un’academy di ciclocross…

Io stesso arrivo dal ciclocross. Nelle categorie giovanili l’ho sempre praticato e ritengo che la multidisciplina ti permetta di sviluppare molte caratteristiche. Poi i ragazzi trovano anche il loro mondo e capiscono anche quello che gli piace fare.

Una volta professionisti serve per il fondo?

Non penso sia utile, al massimo uno può rincominciare con mountain bike o ciclocross nel periodo di rimessa in sella. Poi però bisogna concentrarsi sull’obiettivo della stagione, ovvero la strada. Per i ragazzi che li praticano agonisticamente tutto l’anno penso che tolga energie fisiche e mentali a tutti e due gli impegni. Già in questa stagione abbiamo visto come, per i motivi più disparati, Van Der Poel e Van Aert non siano stati competitivi come gli anni passati. Non si può correre tutto l’anno senza fare pause o staccando solamente 7-10 giorni.

Palestra e uscite lente: la settimana tipo di Colbrelli alla ripresa

18.11.2021
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Novembre inoltrato: tempo di ripartire. La ripresa è iniziata per tutti. Sonny Colbrelli, si è rimboccato le maniche giusto la scorsa settimana, ma è da questa che sta cercando di rimettersi al lavoro per bene.

E cercare appare un verbo assai indicato, in quanto il campione della Bahrain Victorious dopo una stagione in cui ha vinto tanto è indaffarato in moltissimi impegni. «Quante richieste dopo la Roubaix! Sponsor, eventi… ormai faccio le interviste mentre mi sposto in macchina», spiega Sonny che però non ha perso la sua innata gentilezza.

Con il campione italiano ed europeo, vogliamo fare la sua “settimana tipo” proprio alla ripresa. Come gestisce le prime settimane della stagione?

La colazione di Sonny è fortemente proteica, soprattutto in questo periodo
La colazione di Sonny è fortemente proteica, soprattutto in questo periodo
Sonny, prima di tutto: quanto è durata la tua pausa invernale?

Quest’anno sono stato fermo un mese e mezzo. Ho ripreso giusto la scorsa settimana, ma davvero ho fatto un mese totale senza toccare la bici. Soprattutto dopo questa lunga stagione devo dire che mi ha fatto bene. E poi di riposo non è mai morto nessuno!

Settimana tipo, un cult di bici.Pro. Con te analizziamo quella della ripresa, iniziamo?

Certo!

A che ora di ti svegli?

Tra le 7 e le 7,30, massimo, raramente alle 8 ma mai oltre. Ed è lo stesso orario per tutto l’anno.

Fai colazione subito?

Prima preparo il latte ai bambini e poi tocca a me!

Cosa mangi?

In base alla tabella scelgo cosa mangiare. Se per esempio ho la doppia seduta, palestra prima e bici poi, mi faccio un’omelette con quattro uova, ma solo due bianchi, del pane proteico, prosciutto e formaggio. E caffè a volontà.

Niente zuccheri?

In questi periodi mangio molte proteine. Anche per stare attento al peso. Gallette e marmellata le prendo nel pieno della stagione o se magari ho voglia perché devo fare qualcosa di più. Cerco di mangiare pochi zuccheri. Però giusto la settimana scorsa alla seconda uscita, dopo un’ora e quaranta minuti sono andato in crisi di fame. Il fisico si deve riabituare.

Palestra, bici… come ti organizzi?

Lunedì, mercoledì e venerdì faccio la doppia seduta: palestra e subito dopo esco bici.

Cosa fai in palestra?

Mi scaldo mediamente 20′-25′, non faccio rulli, ma tapis roulant, quindi corro. Poi esercizi di core zone, addominali e tanta pressa. L’unica cosa di pesi che faccio in palestra.

Come la fai?

Tantissime ripetute veloci intervallate dalla bici (rulli, ndr). Pressa e bici. Pressa e bici… così per tante volte. Io non amo molto la palestra, però abbiamo visto che dà i suoi benefici. Quest’anno l’abbiamo fatta anche in altura e ha dato i suoi frutti.

E poi esci in bici?

Esatto. Mangio una banana e porto una borraccia o due di maltodestrine.

In bici cosa fai?

Tutta scioltezza. Un paio d’ore, anche due e mezza.

Negli altri giorni (martedì, giovedì e sabato), invece cosa fai?

Esco in bici e faccio dalle 4 alle 5 ore se devo “sgrassare”. Io tendo ad ingrassare e, lo dico chiaramente, quando stacco… stacco. E’ importante anche per la testa. Anche per questo mangio più proteine. Quando invece reinserirò dei lavori specifici, di forza a colazione mi farò la mia bella tazza di latte e porridge con cereali, semi, noci e se non sono sazio ci aggiungo un paio di fette di pane (normale o proteico) con la marmellata.

Come gestisci queste prime uscite? 

La prima settimana vado molto tranquillo. Non sai mai bene come reagisci. Il fisico si deve riabituare. Faccio anche quattro ore, ma davvero “tranqui”. Porto a spasso la bici almeno per i primi 15 giorni. E poi sto facendo molta Mtb.

Davvero? Come mai?

Io non so se la mia abilità di guida alla Roubaix sia dipesa da questo, ma l’anno scorso ne ho fatta parecchia di Mtb, mi sono trovato bene, mi è piaciuto e quest’anno continuo. Le uscite del martedì, giovedì e sabato sono quasi tutte in Mtb per ora.

Tieni sotto controllo solo i watt o anche le pulsazioni?

Non guardo praticamente nulla, anche perché sennò mi scoraggio. In piena stagione certe salite le fai “a fiamma” e adesso vai pianissimo. Semmai butto uno sguardo sui battiti, ma più che altro per vedere che il cuore salga bene, segno che si è riposati.

A proposito, l’altro giorno Ballerini ci ha detto che alla ripresa sentiva un po’ di fastidio al soprassella, anche per te è così?

Sì, sì… confermo! Soprassella, ma anche schiena, ginocchia… sembra che è un anno che non vado in bici, non un mese! E questo è il motivo per cui da qualche stagione prima di risalire in sella faccio sempre una seduta o due dall’osteopata. Quando sei fermo, magari giochi a calcetto con gli amici, finisci la stagione con una caduta, fai delle camminate… non vorrei riprendere la preparazione e impostare il lavoro dell’intera stagione su un corpo che è storto.

Hai giocato a calcetto?

No, era per dire. Però con degli amici ho provato il padel.

Fai mai un giorno di riposo?

Sempre. Un giorno a settimana. Di questi tempi è la domenica, anche per stare un po’ con la famiglia, che ultimamente ho trascurato parecchio.

Sonny, riguardo all’alimentazione abbiamo parlato della colazione e il resto?

In queste settimane di ripresa cerco di rimettermi in riga. Per esempio sia dopo i giorni in palestra, sia quando vado solo in bici cerco di uscire a cavallo dell’ora di pranzo. In questo modo torno che sono le 15, più o meno. A quel punto mangio un frutto o due con dello yogurt e arrivo all’ora di cena. Qui, mangio preferibilmente un secondo, ma se il giorno dopo ho in programma di fare 4 ore e mezzo, un piatto di riso o di pasta me lo faccio.

Ti rimetti in riga, quindi niente dolcetto alla sera?

Eh… niente dolcetto. E non è facile, anche al pomeriggio: vedo i bambini che un pezzetto di cioccolato se lo mangiano e la tentazione c’è!

Gavazzi non molla, ma che fatica ripartire a quest’età…

11.11.2021
6 min
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Mentre sono tutti tornati dalle ferie e trascinando le pedalate stanno riprendendo gli allenamenti, Francesco Gavazzi prepara la valigia per andare in vacanza. Domani. D’altra parte il valtellinese ha corso il Giro d’Italia Criterium a Dubai la settimana scorsa e un po’ di recupero prima di ripartire serve anche a lui.

«La cosa più importante a questo punto della storia – sorride – è staccare il meno possibile. Una volta facevo anche quattro settimane senza nemmeno guardarla, se lo facessi adesso mi riprenderei a luglio dell’anno prossimo. Ho corso l’ultima il 17 ottobre alla Veneto Classic, ho un po’ mollato, ma massimo due giorni di buco. Insomma, 3-4 uscite a settimana le ho sempre fatte. Poi dipende da quanta attività hai fatto durante la stagione. Ad esempio ripartire dopo il 2020 in cui abbiamo corso pochissimo è stato molto duro».

Ha corso fino alla Veneto Classic, poi ha partecipato al Giro d’Italia Criterium di Dubai. Qui con Sagan
Ha partecipato al Giro d’Italia Criterium di Dubai, qui a ruota di Sagan

Come Nibali

Gavazzi ha tre mesi più di Nibali e ha fatto sapere che la prossima potrebbe essere la sua ultima stagione. La curiosità a ben vedere è proprio quella di scoprire quanto sia difficile stare al passo coi più giovani.

«L’importante è correre, per me è più importante di allenarsi. E’ un fatto fisiologico – spiega – fino a 4-5 anni fa, le corse avevano uno schema preciso. Dopo un po’ di chilometri, magari anche 50 fatti a fiamma, andava via la fuga. A quel punto il gruppo si tranquillizzava e a fine corsa si andava di nuovo a tutta per giocarsi la gara. Oggi invece la fase di respiro dura sì e no mezz’ora. Si va più forte a metà corsa che alla fine, perché poi si vince con quello che ti è rimasto. E questo modo di fare è difficile allenarlo a casa. A meno che non fai come i belgi che in allenamento sono sempre in gara, ma ognuno ha le sue abitudini e deve farci i conti».

Brillantezza cercasi

Il tempo che passa non incide tanto sulla resistenza, quanto piuttosto sulla brillantezza e la facilità nel raggiungerla. Su questo c’è poco da fare se non rimboccarsi le maniche.

Le fasi centrali di corsa, dice Gavazzi, oggi sono molto più tirate dei finali
Le fasi centrali di corsa, dice Gavazzi, oggi sono molto più tirate dei finali

«Ricordo che una volta andavo in Australia a inizio stagione ed ero subito pronto, anche senza aver fatto chissà cosa. Magari adesso faccio le stesse ore, ma devo aumentare la qualità. Finché ero in Androni mi gestivo da solo, non avevo un preparatore. Invece alla Eolo-Kometa lavoro con Carlos Barredo, che ha corso fino a pochi anni fa, e ho fatto una quantità di lavori sulla brillantezza che non avevo mai visto in tutta la mia vita. Sono lavori che danno frutto, te ne accorgi subito».

Migliora il recupero

Sono temi di cui nelle squadre si parla, soprattutto se il tuo team manager si chiama Ivan Basso, è stato un… discreto corridore e ha ricordi piuttosto precisi di come si allenava.

Dopo tanti anni si scioglie la coppia Belletti-Gavazzi: «Manuel non aveva più testa per continuare» (foto Instagram)
Dopo tanti anni si scioglie la coppia Belletti-Gavazzi (foto Instagram)

«Parlavo di calendario con Ivan – dice infatti Gavazzi – e gli dicevo che quando correva lui, poteva permettersi di allenarsi a casa per un mese e di essere competitivo al rientro. Magari faceva tanto dietro moto o allenamenti a ritmo gara, che ora almeno nel mio caso non servono più. I watt sono quelli, ma il diverso modo di correre ha scardinato tante abitudini. Le corse sono diventate imprevedibili, non si capisce più molto. Una qualità che non scade invece è il recupero, se ci sono gare di resistenza vado anche meglio. All’ultimo Giro d’Italia, i giovani della squadra facevano più fatica di me a recuperare».

Tranquillo col peso

Non cambia per fortuna la predisposizione a restare magri, che poggia però su sane abitudini, come quella di andare comunque a farsi delle lunghe camminate, e la pratica di altri sport.

«Per mia fortuna – dice – il peso non è un grosso problema. Metto su 2-3 chili e li butto giù senza diventare matto. Mentre in corsa, nonostante le tante teorie nuove, cerco di rimanere legato alla tradizione. Si è provato a puntare su un’alimentazione solo liquida, ma non mi ha dato vantaggi e ho preferito rimanere fedele alla solita linea. Per cui in gara si comincia con rifornimenti solidi e solo alla fine si prendono zuccheri con gel o borracce».

Francesco Gavazzi
All’Androni aveva perso gli stimoli, soprattutto dopo il 2020 del Covid e qualche tensione di troppo
Francesco Gavazzi
All’Androni aveva perso gli stimoli, soprattutto dopo il 2020 del Covid e qualche tensione di troppo

Il ruolo della testa

C’è però un fronte… caldo, di cui si è parlato anche questa settimana ed è la testa. La capacità di starci con la grinta e l’entusiasmo di sempre.

«La testa fa tanto – ammette – e io l‘entusiasmo l’ho ritrovato quest’anno. Senza quello, addio! Ho fatto magari più fatica di altri anni, ma la testa ha tenuto duro. Se invece hai problemi, ti stacchi. Non ho problemi a dire che in Androni avevo perso un po’ di allegria, invece quest’anno aver corso senza pressione ha cambiato le cose. Dovevo dare una mano ai compagni, ho fatto bene il mio lavoro e intanto ho scoperto che non andavo piano. Mi è venuto il morale. Così dopo il Giro ho parlato con Basso e gli ho detto che un altro anno lo avrei fatto.

Il secondo posto di Guardia Sanframondi al Giro d’Italia è stato uno dei lampi più belli di Gavazzi nel 2021
Il secondo posto di Guardia Sanframondi al Giro d’Italia è stato uno dei lampi più belli di Gavazzi nel 2021

«Quello che ti dà l’indicazione che è tempo di smettere? Il fatto che di colpo fai fatica ad allenarti e fare la vita. Ho visto Belletti, di cui sono amico. E quando mi ha detto che avrebbe mollato, gli ho fatto i complimenti: era la scelta giusta. Io invece mi sento ancora addosso l’entusiasmo e ho scelto di continuare. Al 98 per cento però sarà l’ultimo anno. Sapete anche da cosa si capisce? Dal fatto che quelli che correvano con me sono tutti in ammiraglia e in gruppo arrivano ragazzini che non so come si chiamano. E poi ho due bimbi a casa e forse è arrivato il momento di passare più tempo con loro…».

Un sacco di patate

Perciò adesso si va in vacanza, una settimana a Lanzarote senza allontanarsi troppo, visti il Covid e il fatto che è meglio per i bambini. E poi si tratterà di ripartire.

«Magari non avrò acciacchi alla ripresa – sorride – ma per i primi giorni mi sentirò un sacco di patate. Andrò in giro sentendomi inadeguato. Poi, dopo questa prima fase, il corpo si ricorderà di quello che ha sempre fatto e potremo cominciare sul serio».

Ballero in viaggio verso la nuova stagione. Ecco la sua ripresa

09.11.2021
5 min
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Le prime pedalate della nuova stagione sono sempre particolari. Hanno quel qualcosa di speciale anche per un professionista. Lo abbiamo visto la settimana scorsa con Damiano Caruso che ci disse: «Il momento di ricominciare lo senti dalle piccole cose». Ed è più o meno quello che sta facendo Davide Ballerini.

Il corridore della Deceunick-QuicK Step dopo tre settimane di stacco totale sta muovendo le prime pedalate. O meglio, sta rimettendo in moto il suo fisico. E questo comprende anche la parte in palestra. Una ripresa dettata dalle sensazioni, dalla “non fretta” e dal vivere ogni seduta con grande rilassatezza.

La Roubaix è stata l’ultima corsa del 2021 di Ballerini
La Roubaix è stata l’ultima corsa del 2021 di Ballerini
Davide quando ti sei fermato?

Dopo la Roubaix mi sono fermato subito. Stop totale per tre settimane. Sono stato a casa perché quando sei sempre fuori hai voglia di startene tranquillo, goderti gli amici. Niente mare, né viaggi.

Queste tre settimane sono state di stacco totale, quindi?

Sì, ho fatto un paio di passeggiate in montagna ma perché avevo voglia di stare all’aria aperta.

E adesso hai ripreso…

Ho ripreso a fare qualcosa da una settimana. Sto facendo delle uscite molto “free”. Faccio un paio d’ore e magari cerco di andarci nelle ore più calde. L’orario poi dipende molto anche da ciò che devo fare durante il giorno. Sapete, stando a casa si approfitta per fare tante piccole cose che durante la stagione non si possono fare. Per il momento alterno un giorno di palestra e uno di bici. 

Quindi niente “trasformazione” dopo la palestra…

No, perché sono esercizi molto tranquilli per il momento. In certi casi neanche uso i pesi. Ho comperato uno strumento multiuso che mi fa da palestra, con il quale faccio principalmente esercizi di squat, ma non mancano esercizi a corpo libero, stretching…

Invece in bici cosa fai? E come ti regoli con frequenze cardiache e watt?

Come detto, faccio un paio d’ore molto tranquille. Non ho un programma, se ho voglia di fare qualche salita la faccio, altrimenti vado in pianura. Per quanto riguarda le frequenze cardiache, di questi tempi sono piuttosto alte. Ci vuole poco e sei già a 150-160 battiti. Mentre per quanto riguarda i watt sono sui 250 circa. Un passo tranquillo, ma che non sia del tutto facile.

Testa libera dunque…

L’uscita me la godo. A volte sono anche andato in Mtb.

Domanda “strana”: ma un pro’ che pedala tantissimo tutto l’anno, dopo tre settimane di stop lo sente il fastidio al soprassella?

Caspita! Si, sente, si sente… Non ci sei più abituato e nelle prime uscite soffri un po’. Ma comunque non sto lì ad abbassare la sella o a cambiare qualcosa, altrimenti sarebbe poi un problema a livello muscolare. So che mi devo abituare. Tanto poi passa presto.

Parliamo anche un po’ di alimentazione: come ti sei gestito nella sosta e come ti stai gestendo in questa ripresa?

Non mi sono limitato o precluso nulla durante lo stop, ma non significa che mi sono lasciato andare. Ho notato che quando sono fermo ho molto meno appetito e quindi non ho faticato molto a non mangiare in alcuni casi. Ma ciò di cui avevo voglia lo mangiavo. Mi sono concesso qualche aperitivo in più con gli amici. Li puoi fare anche in stagione certo, ma vanno centellinati.

E adesso, Ballero?

Anche adesso: nessuna dieta. Ancora non è il momento. Per la dieta ti basi sugli appuntamenti che hai, sul calendario che ancora non conosco, e su quanti chili hai preso. Io per esempio ne avrò messi su un paio, non di più.

Beh, sei stato bravo…

A volte ho fatto un solo pasto a giornata, ma proprio perché non ne sentivo il bisogno. Poi sarà che adesso vivo da solo e se non avevo fame non mi mettevo a cucinare. Mentre prima, a casa con i miei quando mamma cucinava mi mettevo a tavola chiaramente. 

Un cioccolatino in più te lo sarai concesso…

Io il cioccolatino me lo concedo anche durante l’anno. Non ho questi limiti totali. Soprattutto se magari ho fatto 4 ore con dei lavori, me lo mangio eccome se ne ho voglia. Anzi, fa anche bene all’umore, mette allegria.

Ecco la piccola palestra che ha messo su Ballerini
Ecco la piccola palestra che ha messo su Ballerini
Ecco perché poi riesci a non ingrassare troppo durante l’inverno. Hai trovato un bell’equilibrio. Torniamo alle sensazioni di questa ripresa, Davide. C’è qualcosa a cui dedichi particolare attenzione?

La cosa più importante per me è riuscire a fare bene gli esercizi che mi dà il preparatore Vasilis (Anastopoulos, della Deceuninck, ndr), ma per farlo è fondamentale avere un buon rapporto con lui. Parlarci, raccontargli le tue sensazioni, perché lui guarda i dati e basta. Ci si deve conoscere bene invece.

E quali sono questi esercizi?

Quelli che fai più fatica a fare. E se fai più fatica o ti danno più fastidio evidentemente sono quelli di cui hai più bisogno. Per esempio a me danno fastidio i 40” con il rapporto lungo.

Parlando della palestra invece come ti stai regolando?

Le mie sessioni durano un’ora, massimo un’ora e mezza. Faccio il riscaldamento e poi attacco con gli esercizi, come lo squat…

Come fai il riscaldamento, sui rulli?

Non sempre, anzi… Spesso se devo fare lo squat inizio con i piegamenti, ma senza pesi e poi man mano aumento il carico. Oppure faccio dello stretching. Per me una cosa importante è cambiare spesso, altrimenti mi stufo un po’.

Hayter dalla pista ai grandi Giri, fantascienza o realtà?

08.11.2021
4 min
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Tempo fa chiacchierando di pista, Silvio Martinello ci disse che secondo lui Ethan Hayter un giorno avrebbe potuto vincere anche un grande Giro. L’inglese aveva mostrato una superiorità abbastanza netta nell’omnium ai mondiali di Roubaix. La maglia iridata sembrava una naturale conseguenza del suo scendere sul parquet. E forse anche per questo quella frase tuonò ancora più forte.

Le parole di Martinello ronzavano nella testa. E allora riavvolgendo il nastro, ti accorgi che in effetti questo ragazzino, per esempio, alla Coppi e Bartali prima vince la frazione in volata e poi scappa via in salita con Vingegaard. Non resta che gettare sul piatto della discussione questa idea, quasi una provocazione, a Dario David Cioni, diesse e preparatore alla Ineos-Grenadiers.

Hayter (23 anni) in pista ai recenti mondiali di Roubaix, dove ha vinto il titolo nell’omnium
Hayter (23 anni) in pista ai recenti mondiali di Roubaix, dove ha vinto il titolo nell’omnium
E’ così, Dario? Hayter può vincere un grande Giro?

Ethan per me è un corridore super versatile, ma da qui a vincere un grande Giro ce ne passa. Lui è molto forte. Può fare tanto e qualcosa ha già fatto vedere. Va forte a crono, va bene in salita e si butta anche nelle volate, ma credo che nei tapponi di montagna soffrirebbe un bel po’. Non so quanto possa essere competitivo.

Che margini ha secondo te?

Ne ha molti, soprattutto perché è ancora piuttosto giovane. Fino all’anno scorso ha fatto più pista che strada. La British Cycling sappiamo che è meno flessibile rispetto alla nostra Federazione e con i Giochi di mezzo già diversi mesi prima ha dovuto lasciare la strada per concentrarsi solo sulla pista, per poi tornarci solo mesi dopo al Giro di Norvegia (foto in apertura, ndr) che ha vinto. A Roubaix nell’eliminazione dell’omnium “giocava”. Elia (Viviani, ndr) mi ha detto che era sempre davanti, accelerava da seduto e gli altri restavano dietro.

Quindi l’ipotesi Hayter-grandi Giri è impossibile?

Dico che sicuramente succederà. Non so se già il prossimo anno o nel 2023, anche se non per puntare alla classifica, almeno all’inizio. Prima dovrebbe migliorare alcuni aspetti, come la posizione in bici su strada.

Per Cioni Ethan cade ancora troppo spesso, un aspetto che deve assolutamente migliorare
Per Cioni Ethan cade ancora troppo spesso, un aspetto che deve assolutamente migliorare
Cosa intendi?

Intendo un po’ in gruppo e un po’ in sella. Ethan cade ancora spesso. Non è il suo punto forte e ci deve lavorare un po’.

Hayter dovrebbe snaturare il suo fisico come fece Wiggins per puntare ai grandi Giri?

Non così tanto. Alla fine Ethan ha già vinto in Algarve una tappa con arrivo in salita. Chiaramente il livello non era altissimo, ma ha comunque battuto degli scalatori. In più sul modificare il proprio fisico io sono un po’ scettico. Potrebbe guadagnare qualcosa in salita, ma perderebbe molte delle caratteristiche che lo rendono vincente.

Facciamo un ragionamento. Togliendo i tre più forti delle corse a tappe, Roglic, Bernal e Pogacar, spesso si è visto come un grande Giro o comunque una corsa a tappe spesso venga decisa dagli abbuoni, dalle frazioni con arrivi nervosi. In tal senso le caratteristiche di Hayter sono perfette: un giorno prende 10” più l’abbuono, un giorno guadagna altri 3”…

Diciamo di sì. Potrebbe poi correre in difesa le tappe di alta montagna e guadagnare in quelle intermedie e a crono. Senza dimenticare che lui si butta spesso anche nelle volate di gruppo. Per me potrebbe arrivare a vestire la maglia di leader nei grandi Giri. Adesso è presto per pensare alle classifiche generali. Tuttavia se prendesse una bella fuga… allora cambierebbe tutto.

In Algarve Hayter vince la tappa con arrivo in salita guadagnando secondi preziosi con l’abbuono
In Algarve Hayter vince la tappa con arrivo in salita guadagnando secondi preziosi con l’abbuono
Hai detto che in montagna, nei tapponi, si dovrebbe difendere: quanto gli manca sul piano dei numeri, dei watt/chilo, rispetto ai big attuali?

I suoi dati precisi non li conosco, ma di certo dovrebbe calare un po’ di peso. Però lavorandoci a crono – tra l’altro è campione nazionale contro il tempo – abbiamo visto che ha un’ottima curva della potenza sia sulla breve distanza che sulla lunga. E nello sforzo sotto al minuto è anche più forte di Ganna.

Secondo te come reagirebbe se gli si proponesse l’idea di puntare alle classifiche generali?

E’ un ragazzo aperto ai cambiamenti. Ascolta, è tranquillo e fa quello che gli si dice.

Cosa ti ha colpito di questo ragazzo?

In una gara su pista di qualche anno fa prese il giro, o forse anche due, con una facilità estrema. E poi mi ha colpito quest’anno al Giro di Norvegia. E’ andato fortissimo al rientro. Anche lì, non era una corsa di primo livello, ma c’era la Jumbo-Visma che ha sponsor norvegesi ed era agguerrita. Ebbene, lo hanno attaccato ma lui non ha vacillato di un millimetro.

Damiano è già al lavoro e sogna il “club dei grandi Giri”

06.11.2021
5 min
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Se tanti atleti sono ancora in vacanza, c’è invece chi ha già ripreso a pedalare. Per Damiano Caruso il 2022 è già iniziato. Della sua sosta più o meno lunga ne avevamo parlato anche con Paolo Slongo. Nella sua Sicilia, il portacolori della Bahrain Victorious ha ripreso ad accumulare i chilometri che lo porteranno al ritiro di dicembre. O quantomeno sta facendo quel tanto per farsi trovare pronto prima di andare ad Altea (Spagna).

Per Damiano si tratta della 14ª stagione da professionista, ma la voglia e la passione di pedalare, come vedremo, sono sempre le stesse. Quando lo raggiungiamo sta per prepararsi ad uscire. Dice che andrà con degli amatori e che gli tireranno anche il collo. Ma aggiunge anche che di questi periodi glielo concede!

Caruso in questo periodo è uscito spesso in Mtb
Caruso in questo periodo è uscito spesso in Mtb
Damiano ci siamo lasciati alla Vuelta. Poi che cosa hai fatto? Come è andato il tuo riposo?

E’ andato meglio del previsto. Sto bene, mi sono riposato. Dopo la Vuelta non mi sono fermato subito, ma ho continuato a pedalare fino ai primi di ottobre. Ho fatto una sorta di de-training. E vi posso assicurare che mi è servito per testa e gambe (una sosta troppo lunga comporterebbe problemi col peso, ndr). Dopo una stagione così lunga e intensa sentivo proprio il bisogno di mollare un po’.

E quindi poi ti sei fermato del tutto?

Sì, una decina di giorni completamente fermo. Poi ho ripreso. Lo senti quando è il momento di ripartire. Lo capisci dalle semplici cose. Ti svegli al mattino e hai voglia di allenarti. Vedi la bici e hai voglia di farti un giretto. Per fortuna il desiderio di far fatica è tornato anche quest’anno!

Abbiamo visto che ti sei dato da fare, sei andato anche in mountain bike. Hai fatto una gara…

Eh sì. In realtà di gare dovevo farne due, una delle quali era l’Etna Marathon (una delle marathon più importanti d’Italia, ndr). Solo che pochi giorni prima del via sono caduto e avevo una spalla dolorante. Così la settimana successiva ho preso parte ad una piccola gara amatoriale non lontano da casa. Mi sono buttato nel mezzo. In generale comunque ho fatto parecchi giretti con persone e tifosi che mi chiedono di uscire durante l’anno, ma che per gare o di allenamenti non posso accontentare.

E come hai ripreso? Cosa stai facendo?

Esco in bici. Non faccio chissà quali salite e neanche tutti questi chilometri. Piuttosto cerco di avere buone sensazioni in vista dei carichi di lavoro che verranno. Inoltre ne approfitto per fare esercizi di stretching, lavori a corpo libero, un po’ di palestra, uscite in Mtb. Ho ripreso a mangiare da atleta. Insomma ho ripreso con le buone abitudini. L’obiettivo per il momento è arrivare bene a fine novembre quando inizierò la preparazione vera e propria.

Damiano (a sinistra) sul podio del Giro 2021, un risultato grandioso che però non lo ha cambiato
Damiano sul podio del Giro 2021, un risultato grandioso che però non lo ha cambiato
E questi allenamenti già li trasmetti alla squadra?

Metto tutto ciò che faccio sulla piattaforma del team: uscite, peso, sedute in palestra. Tengo così un mio diario e qualora volessi andare a rivedere qualcosa, posso farlo.

Ti capita mai di farlo?

Ogni tanto sì. Rivedo quel che avevo fatto nello stesso periodo degli anni precedenti, cerco di ricordare come mi ero trovato ed eventualmente aggiusto il tiro.

Questo per te, Damiano, è un inverno un po’ diverso: hai vinto una tappa alla Vuelta e sei salito sul podio del Giro. E’ cambiato qualcosa?

Cambia che adesso ho qualche impegno in più. C’è più gente che mi vuole parlare, ho più inviti ad eventi… Sono impegni, è vero, ma fanno anche piacere. Certo, sono tanti e qualche no lo devo dire. Ma questa è anche la gente che mi ha spronato a dare di più durante l’anno.

E dal punto di vista della preparazione, cambierai qualcosa?

Ora ciò che è importante è capire che calendario farò. Se oggi mi chiedeste: «Fai Giro o Tour?», non saprei rispondere. Dovremo trovare un punto di accordo tra quello che vorrei fare io e quello che vuole la squadra. E a quel punto valutare la preparazione adatta. Se non dovessi venire al Giro avrei una primavera più impegnata e già a dicembre inizierei in un certo modo. Se invece dovessi avere un picco a maggio me la prenderei un po’ più comoda. 

E tu hai qualche sfizio che vorresti toglierti? Cosa vorresti fare l’anno prossimo?

Vorrei chiudere un cerchio. Vorrei vincere una tappa al Tour per entrare in quel famoso club di corridori che hanno vinto tappe in tutti e tre i grandi Giri. Qualora decidessi di fare il Tour punterei ad una tappa, non penserei alla classifica. Insomma, credo che una frazione alla mia portata possa esserci.

Ma scherzi! Tanto più nel Tour del 2022 che sembra lasciare spazio agli attaccanti…

Il percorso si presta, è vero. Lo spazio poi secondo me c’è sempre. Basta arrivarci bene, motivato e convinto. Certe corse, certe tappe, anche se su carta non lo sono, possono diventare dure ed essere adatte a me.

Prima di lasciarti alla tua uscita, Damiano, toglici una curiosità: hai detto che ti sei allenato abbastanza regolarmente, ma col meteo come hai fatto? Abbiamo visto dei nubifragi in Sicilia, si è addirittura parlato di uragano nel Mediterraneo al largo della tua isola…

I danni ci sono stati, ma più nel catanese. A casa mia, nella zona di Ragusa, è stato tutto più tranquillo. In quelle giornate di maltempo sono uscito in Mtb e piovigginava appena. Era tutto sotto controllo.