Ridley Omnium Fast: agile, scattante e veloce

15.02.2025
4 min
Salva

Il campionato europeo su pista che si sta svolgendo in questi giorni a Zolder, in Belgio, ha messo in evidenza una grande novità tecnica per le discipline del parquet. Dal successo e dalla qualità del modello Arena Fast, Ridley ha colto l’occasione di presentare un nuovo modello: la Omnium Fast. Si tratta di una bicicletta da pista realizzata appositamente per le discipline di gruppo, come scratch, omnium, corsa a tempo, eliminazione e corsa a punti. La Omnium Fast è la nuova alleata del campione del mondo omnium Lindsay De Vylder

Le geometrie del nuovo modello di casa Ridley sono state studiate per soddisfare le esigenze degli atleti che si cimentano nelle gare omnium. Queste sono discipline nelle quali è importante combinare velocità e agilità in gruppo. L’atleta deve essere sempre pronto a cambi di ritmo e accelerazioni improvvise, per questo la geometria del telaio della Omnium Fast è pensata per reagire rapidamente a ogni movimento improvviso. 

La Ridley Omnium Fast ha una geometria progettata per le discipline di gruppo
La Ridley Omnium Fast ha una geometria progettata per le discipline di gruppo

Sviluppo aerodinamico

Il nuovo modello disegnato da Ridley unisce l’efficienza di due modelli di punta: l’Arena Fast, la bici da pista precedente alla Omnium Fast, e la Dean Fast Disc, la versione da cronometro. Un’unione nata grazie alle nuove regole UCI del 2022 che permettono un rapporto maggiore tra lunghezza dei tubi e larghezza. In questo modo le aziende hanno potuto creare tubi più lunghi e stretti. Rispetto al modello precedente la Omnium Fast presenta un angolo sterzo più ripido che garantisce al ciclista la massima  manovrabilità e reattività in gruppo. 

Nella Omnium Fast la posizione in sella risulta più bassa e aerodinamica. Inoltre, nelle gare a inseguimento può essere montato il manubrio da cronometro, che si integra perfettamente nel telaio grazie a due incisioni presenti sul tubo orizzontale. 

Il telaio è un mix di conoscenze e studi tra il modello Arena Fast e la Dean Fast Disc
Il telaio è un mix di conoscenze e studi tra il modello Arena Fast e la Dean Fast Disc

Nuovo manubrio

Ridley ha lanciato anche un nuovo manubrio, con geometrie e dimensioni ottimizzate, sempre nel rispetto delle regole imposte dall’UCI. Una larghezza tra i punti esterni di 35 centimetri, il minimo consentito. La larghezza nella parte superiore è di 30 centimetri, mentre nei drop raggiunge i 33 centimetri. 

Il design del manubrio è stato realizzato inserendo delle appendici aggiuntive, in modo che l’atleta possa assumere una posizione ancor più aerodinamica. La scelta di un rivestimento ruvido migliora la presa, garantendo un perfetto equilibrio tra aerodinamica e controllo. Il manubrio è compatibile con attacchi manubrio di diametro 31,8 millimetri e si può utilizzare anche su altre bici da pista Ridley, come l’Arena Fast in versione sprint o l’Arena A.

Sul manubrio sono state aggiunte delle appendici per garantire la massima posizione aerodinamica
Sul manubrio sono state aggiunte delle appendici per garantire la massima posizione aerodinamica

Personalizzabile

La Omnium Fast, così come il modello precedente, è dotata di Flip Chips nella forcella che permettono di avere una personalizzazione completa del comportamento dello sterzo. Se i Flip Chips vengono posizionati tutti in avanti il trail si riduce e la bici risulta più reattiva. Al contrario se i Flip Chips sono messi indietro la guida diventa più stabile. Si tratta di una regolazione facile, che può essere effettuata anche dal ciclista stesso. 

Un altro elemento comune tra l’Arena Fast e l’Omnium Fast sono i dropout Future Proof, compatibili con tutti gli standard di assi in uso grazie all’utilizzo di componenti intercambiabili. Qualora in futuro dovessero emergere nuovi standard, il ciclista potrà facilmente adattare i singoli elementi. 

Prezzo al pubblico: 5.999 euro.

Ridley

Donegà si rilancia nell’Arvedi per dimenticare il 2024

14.02.2025
5 min
Salva

Dialogare con Matteo Donegà è sempre stato abbastanza facile. Con i suoi modi educati è un ragazzo che non ha paura a dire ciò che pensa, come non ne ha quando sale in bici. E così parlare con lui in questi giorni di europei in pista, poco prima di guardare in televisione le corse dei suoi colleghi, è lo spunto ideale per approfondire il discorso.

Dopo una vita al CTF Victorius, diventato ora ufficialmente devo team della Bahrain, il 26enne ferrarese di Bondeno ha trovato nell’Arvedi Cycling il giusto approdo nel quale riscattare un 2024 a corrente alternata e rilanciarsi. Ora Donegà è nel pieno degli allenamenti in vista dell’esordio su strada a Misano il 23 febbraio e vuole iniziare col morale giusto.

Donegà ha puntato presto sulla pista per diventare un seigiornista (qui a Brema nel 2024)
Donegà ha puntato presto sulla pista per diventare un seigiornista (qui a Brema nel 2024)
Matteo con che stato d’animo stai seguendo gli europei in pista?

Li sto guardando volentieri perché amo la pista, ma non nascondo che lo faccio con un po’ di rammarico. Sapevo che non c’era la possibilità di andarci. Anche se Marco (il cittì Villa, ndr) non me lo ha comunicato, me lo ha fatto capire perché non mi ha chiamato nei ritiri pre-europei.

Non hai provato a contattarlo tu?

Onestamente non ho insistito nel chiamare Villa perché so che stava attraversando un periodo non semplice. Le voci dell’ultimo mese lo danno in uscita da cittì della pista per diventare quello della strada. So che questa cosa lo turba e forse non aveva la necessaria attenzione per poter parlare con me. Aveva cose più importanti a cui pensare. In compenso avevo parlato con Bragato per dirgli che io sono disponibile per partecipare alla Nations Cup di marzo (dal 14 al 16 a Konya in Turchia, ndr). Lui ha apprezzato la candidatura, ma mi ha risposto che bisognerà capire come si evolverà la situazione. Magari cambia il cittì e chissà cosa succede. Aspettiamo.

Donegà vuole riconquistare la maglia azzurra a partire dalla Nations Cup di marzo in Turchia
Donegà vuole riconquistare la maglia azzurra a partire dalla Nations Cup di marzo in Turchia
Resta aperta la porta per entrare in un corpo militare?

Ho investito quattro anni per provare ad entrarci e ci sto provando ancora, ma credo proprio che sia molto dura, forse più di prima. Ero in parola con l’Esercito e le Fiamme Oro, però so che ultimamente hanno aperto pochi concorsi. Mi sarei aspettato più supporto dalla nazionale, mi sarebbe bastato sapere anche se non c’erano possibilità così potevo fare una programmazione diversa. So che non sono l’unico che ha vissuto certe situazioni, tuttavia so che i tecnici hanno tanti corridori da seguire, anche più importanti di me, e quindi non faccio troppe recriminazioni.

Pertanto è stato un 2024 molto difficile?

Esatto. Era un anno olimpico e giustamente si lavorava ovunque in funzione di quello. Ne ero consapevole, però già da prima mi sono sentito messo ai margini dalla nazionale. Questo ha influito moralmente sulla mia programmazione e sulle mie prestazioni. Poi sono dovuto restare fermo per un mese e mezzo a causa di una caduta in cui mi sono rotto delle costole. Insomma, è stata una stagione altalenante. Per fortuna che ho avuto da Bressan (team manager del CTF, ndr) un grande aiuto.

Donegà ha corso nel CTF dal 2017 al 2024. Per lui è stata una seconda famiglia
Donegà ha corso nel CTF dal 2017 al 2024. Per lui è stata una seconda famiglia
In che modo?

Se non ci fosse stato Roberto e tutto il CTF non sarei riuscito a correre. Lui mi ha sostenuto tanto, mettendoci la faccia in più di una circostanza. Ad esempio lui ha cercato tanto di farmi inserire in un corpo militare, ma non poteva fare di più.

Quanto ti è costato lasciare il CTF?

Tantissimo, per me è stata davvero una seconda famiglia. Otto stagioni nella stessa società non si possono dimenticare in un secondo, tant’è che anche adesso mi faccio seguire dal CTF Lab. Però abbiamo fatto una scelta di comune accordo. Quest’anno la squadra è il devo team della Bahrain a tutti gli effetti. Le decisioni non arrivano più da Bressan o Boscolo e in squadra non c’era la necessità di avere un pistard. E’ stata una scelta obbligata, condivisa e comprensibile.

L’Arvedi Cycling è composta da tanti pistard. Per Donegà è la formazione ideale per fare doppia attività (foto Arvedi Cycling)
Nella Arvedi Cycling hai trovato una buona squadra e soprattutto tagliata per le tue caratteristiche.

Sì, sono molto contento di essere arrivato qua, dove trovo tanti compagni di nazionale, che sono ora a Zolder a giocarsi le medaglie continentali. Sono in una squadra che vive e interpreta la pista come me. Abbiamo già stilato un buon programma di gare, specialmente quelle adatte a noi pistard. Ad esempio siamo ben coperti con Boscaro che su strada è molto veloce, ma anche Galli può fare molto bene in certe corse.

Alla luce di tutto quanto e considerando quanto ha dedicato alla pista, se Matteo Donegà tornasse indietro c’è qualcosa che non farebbe?

Ultimamente me lo sono chiesto tante volte. Nel 2024 ho pensato seriamente di smettere col ciclismo. Se potessi tornare indietro, probabilmente non avrei abbandonato la strada così presto e così nettamente. Adoro la pista e all’epoca puntavo a diventare un seigiornista puro, solo che poi è cambiato tanto anche in quel mondo. Sono un classe ’98 e non mi sento vecchio, però di Sei Giorni ora ce ne sono meno e sono diverse rispetto a prima. Adesso arrivano i giovani e tanti stradisti. Quindi bisogna stare al passo coi tempi.

Donegà vuole tornare ai livelli del 2022 quando a Cali in Nations Cup vinse l’oro nell’omnium
Donegà vuole tornare ai livelli del 2022 quando a Cali in Nations Cup vinse l’oro nell’omnium
Facendoti un grande in bocca al lupo per il 2025, ti sei dato degli obiettivi?

Su strada con l’Arvedi cercherò di togliermi qualche soddisfazione ed essere un riferimento per la squadra. In pista mi piacerebbe tornare ai livelli di Cali 2022 quando vinsi l’oro nell’omnium alla Nations Cup e per i motivi che dicevo prima, vorrei guadagnarmi nuovamente l’azzurro per la prossima Nations Cup. Punto agli italiani in pista visto che l’anno scorso non si sono disputati. Diciamo che in generale vorrei fare una stagione migliore della scorsa.

Baima a Zolder: la campionessa juniores arriva tra le grandi

10.02.2025
5 min
Salva

I campionati europei pista di Zolder sono alle porte, le ore che separano gli atleti dall’inizio della campagna continentale sono risicate. Tra le rappresentanti del movimento azzurro su pista ci sarà anche Anita Baima, atleta classe 2006 dell’Horizon Cycling Club. Al suo primo anno da elite andrà agli europei forte del successo iridato nell’eliminazione ottenuto in Colombia lo scorso agosto. 

«Anche a Zolder – racconta dall’hotel dopo l’allenamento in bici del mattino – gareggerò nell’eliminazione, anche se l’ufficialità degli impegni ci arriverà nelle prossime ore. L’eliminazione è la mia gara, nella quale riesco a destreggiarmi bene e che mi piace parecchio. La convocazione per questo campionato europeo è arrivata un paio di settimane fa, giorno più o giorno meno. E’ stato un avvicinamento sereno, sicuramente sono felice di essere qui a Zolder. La presenza a questo primo appuntamento della stagione era un obiettivo stagionale».

Dopo il mondiale di Cali nel 2023 Anita Baima nel 2024 ha conquistato il titolo europeo nell’eliminazione
Dopo il mondiale di Cali nel 2023 Anita Baima nel 2024 ha conquistato il titolo europeo nell’eliminazione

Continuità

Dopo aver preso la medaglia d’oro ai campionati europei e ai mondiali juniores, Anita Baima entra nel mondo delle grandi. I primi passi li aveva già mossi qualche giorno fa a Grenchen, nella prova su pista che era stata etichettata dalla nazionale come appuntamento per tirare le somme. In Svizzera la giovane piemontese si è messa subito in evidenza, con un terzo posto alle spalle di Martina Fidanza e Martina Alzini (foto di apertura). 

«Grenchen – continua Anita Baima – è stata una tappa fondamentale di avvicinamento. Ho visto come si corre e come ci si muove, devo ammettere di essermi trovata subito bene. Di certo fare esperienze del genere aiuta a migliorare. Arrivare con una gara del genere alle spalle mi permette di essere più sicura dei miei mezzi, sicuramente c’è da imparare tanto. La grande differenza tra le atlete juniores ed elite è sicuramente l’andatura, sulla quale penso di aver lavorato abbastanza durante l’inverno».

A Grenchen, il 30 gennaio, l’ultima prova prima della rassegna continentale
A Grenchen, il 30 gennaio, l’ultima prova prima della rassegna continentale
Come hai affrontato la preparazione invernale?

In maniera diversa rispetto agli altri anni, cosa dovuta al cambio di categoria. Di solito iniziavo ad allenarmi tra febbraio e marzo, ma visto che sono passata under 23 sono partita ad allenarmi già a dicembre. 

Tanta pista?

Molta, mi sono allenata anche su strada ma ho lasciato più spazio al parquet visto che ci sarebbero stati gli europei. I primi ritiri con la nazionale li ho fatti a Montichiari a partire da dicembre, tutte le settimane andavo una a girare almeno un giorno lì. Poi con l’avvicinarsi delle gare è capitato di farne di più.

Il test di Grenchen ha fruttato ottimi piazzamenti: 3ª nell’eliminazione, 2ª nello scratch e 7ª nella corsa a punti
Il test di Grenchen ha fruttato ottimi piazzamenti: 3ª nell’eliminazione, 2ª nello scratch e 7ª nella corsa a punti
Una volta saputo della convocazione com’è stato l’avvicinamento?

Abbiamo fatto un ritiro a Montichiari ma ero l’unica ragazza presente visto che le altre erano impegnate al UAE Tour Women. Con loro ho avuto modo di correre nell’appuntamento di Grenchen di fine gennaio. 

Com’è andato?

E’ stata un’esperienza utile anche se breve. Un passaggio importante in vista dell’europeo che mi ha permesso di capire come si corre in certe gare. La differenza si sente, ma credo di essere sulla buona strada. Correre con le ragazze che sono un punto di riferimento per la nazionale è stato parecchio motivante. 

Per Anita Baima l’appuntamento di Grenchen è stato un modo per trovare il feeling con la nuova categoria
Per Anita Baima l’appuntamento di Grenchen è stato un modo per trovare il feeling con la nuova categoria
Che aspettative hai riguardo l’europeo?

Arrivo tranquilla, non ho aspettative particolari se non quella di fare esperienza. Gareggerò contro ragazze molto più grandi ed esperte. 

Pensi di dover cambiare il tuo modo di correre?

No. La cosa importante sarà riuscire a mantenere ciò che facevo prima. Sono una che studia la corsa, non parto subito all’attacco. Poi posso contare su una buona volata visto che su strada sono una sprinter. 

La giovane piemontese arriva all’europeo di Zolder senza pressioni ma sicura del suo cammino
La giovane piemontese arriva all’europeo di Zolder senza pressioni ma sicura del suo cammino
Come si ammazza il tempo in queste ultime ore di attesa?

Tra poco andremo a girare in velodromo, abbiamo l’ultimo turno di prova perché aspettavamo l’arrivo delle altre ragazze dal UAE Tour. In linea di massima ho un’idea di quali rapporti usare, ma aspetterò di fare le ultime prove prima di decidere. E’ comunque un parquet sul quale non ho mai girato, vedremo come scorre. Per il resto le ore scorrono abbastanza velocemente tra allenamenti in bici, prove in pista e massaggi. 

Con il cittì Villa hai parlato di obiettivi?

Mi ha lasciata tranquilla, anche una volta arrivata la convocazione non mi ha messo pressioni. Lo stesso hanno fatto le mie compagne. Al momento le conosco poco, questa esperienza potrà essere utile per entrare in confidenza e far parte sempre più del gruppo azzurro.

L’inverno di Sara Fiorin: dall’Australia al UAE per fare esperienza

05.02.2025
4 min
Salva

I primi passi, anzi le prime pedalate di Sara Fiorin con la nuova maglia della Ceratizit Pro Cycling Team sono arrivate in Australia. La velocista e pistard azzurra è al suo primo anno nel WorldTour, un salto importante che ha voluto fare insieme al team tedesco. Una scelta legata anche alla doppia attività, infatti con la Ceratizit, pista e strada riusciranno a combaciare.

Per Sara Fiorin (a destra) l’approccio con il mondo Ceratizit è stato facile, con le compagne ha trovato subito il giusto feeling
Per Sara Fiorin (a destra) l’approccio con il mondo Ceratizit è stato facile, con le compagne ha trovato subito il giusto feeling

Subito WorldTour

Dopo il Santos Tour Down Under Fiorin ha continuato a correre in Australia prendendo parte ad altre gare di un giorno terminando di correre l’1 febbraio. Da lì è volata in direzione Emirati Arabi per prendere parte al UAE Tour Women. In poco meno di un mese la velocista classe 2003 ha già preso parte a diverse gare di categoria WorldTour. 

«E’ stato sicuramente un inizio di stagione bello intenso – ci racconta a poche ore dalla prima tappa del UAE Tour Women – ma devo dire che è un bene aver iniziato la stagione con le gare in Australia. Questo mi ha aiutato anche per l’adattamento al caldo, rendendo più semplice il passaggio a temperature alte, cosa che abbiamo trovato qui negli Emirati Arabi».

L’esordio in Australia, seppur difficile all’inizio, le ha permesso di fare tanti chilometri e aumentare il volume
L’esordio in Australia, seppur difficile all’inizio, le ha permesso di fare tanti chilometri e aumentare il volume
Facciamo un passo indietro, com’è andato il ritiro invernale?

La preparazione con la nuova squadra è andata bene, siamo state a Calpe dall’8 al 20 dicembre e in quei giorni ho subito alzato l’asticella, si può dire, perché sono aumentati per me volume, intensità e dislivello. Direi che è stato un gran blocco di lavoro, anche se non semplice, ma comunque è sempre bello poter lavorare tutte insieme e iniziare a entrare in sintonia con le compagne.

Raccontaci dell’esordio in Australia.

I primi giorni non sono stati semplicissimi a causa del jet lag e delle alte temperature, che in alcune tappe sono arrivate anche a 36/37 gradi centigradi. E’ stato un po’ difficile gestire questo lato, ma giorno dopo giorno mi sono sentita sempre meglio. Dopo le prime due tappe ero più a mio agio in bici. Nelle altre gare dopo il Tour Down Under le temperature si sono abbassate ed è stato tutto un po’ più semplice.  

Il confronto con le compagne serve per crescere e migliorare
Il confronto con le compagne serve per crescere e migliorare
In gara le gambe come stavano?

In generale non ho iniziato a correre al mio massimo, nella settimana prima di partire non sono stata molto bene fisicamente e sono arrivata un po’ vuota alle gare. Con il passare dei chilometri la condizione è migliorata, comunque in queste prime gare dovevo restare vicina alle mie compagne a dar loro supporto. Nelle tappe adatte a me non arrivavo abbastanza fresca nel finale per provare a giocarmi qualche chance allo sprint.  

Cosa ti aspetti da questo primo anno nel WorldTour?

Sarà un anno di adattamento, l’obiettivo principale è di aumentare il volume in modo da arrivare più pronta nel finale. Non ho fretta di cercare risultati, anche la squadra mi lascia tranquilla e senza pressioni. Questo aspetto mi mette a mio agio e non vedo l’ora di fare i giusti passi di crescita. 

Visti i tanti impegni su strada Sara Fiorin non parteciperà all’europeo su pista a Zolder
Visti i tanti impegni su strada Sara Fiorin non parteciperà all’europeo su pista a Zolder
Dopo le gare in Australia subito un’altra corsa a tappe…

E’ un inizio di stagione intenso, ma devo ammettere che è un bene soprattutto in vista del fatto di voler mettere chilometri e volume nelle gambe. 

Prenderai parte ai campionati europei su pista?

Visto l’esordio in Australia e poi l’impegno del UAE Tour, non ho avuto modo di prepararli nel migliore dei modi. Ho comunque mantenuto la doppia attività, aspetto di cui la squadra è felice e mi supporta. Infatti anche prima di partire per il Tour Down Under sono stata spesso in pista ad allenarmi e sono riuscita a fare parecchi lavori ad alto ritmo e di intensità.

Dopo il UAE Tour cosa farai?

Torno in Italia e dopo un periodo di recupero e di allenamento riprenderò a gareggiare al Trofeo Oro in Euro a Montignoso il 9 marzo.

Stella: sprint vincente nel deserto, buona la prima!

28.01.2025
4 min
Salva

La prima vittoria italiana della stagione 2025 porta la firma del giovane Davide Stella, velocista al suo primo anno nella UAE Team Gen Z. Un esordio coi fiocchi per il pistard classe 2006 che alla quinta e ultima tappa del Tour of Sharjah mette in fila tutti (in apertura foto Tour of Sharjah). Il talento della pista azzurra, che nel mondiale juniores dello scorso settembre ha portato a casa due ori e un argento, ha cominciato con il piede giusto anche su strada. 

Nel deserto, tra moschee e sabbia fa un gran caldo. Al termine della tappa raggiungiamo Stella al telefono. Lui e i compagni del devo team della UAE Team Emirates si trovano al Dubai Mall per festeggiare. Un giro per salvarsi dal caldo e per trovare un po’ di svago alla fine di dieci giorni impegnativi. 

«Siamo arrivati negli Emirati – dice Stella al telefono – il 18 gennaio per correre una gara inaugurale. Poi è iniziato il Tour of Sharjah. Nei primi giorni sono stato male, ho preso un virus intestinale che mi ha debilitato parecchio. Ho perso quattro chili di liquidi. Man mano che le tappe passavano stavo sempre meglio (lo testimonia il quinto posto nella seconda tappa, ndr)».

Stella ha conquistato il titolo iridato con il quartetto azzurro, per loro è arrivato anche il record del mondo
Stella ha conquistato il titolo iridato con il quartetto azzurro, per loro è arrivato anche il record del mondo

Energia ritrovata

I chilometri sono passati e la forza è presto tornata a impossessarsi delle gambe di Stella, che nella volata di oggi ha chiuso in bellezza il viaggio negli Emirati Arabi.

«Come sviluppo di gara – spiega il velocista – mi sono trovato bene, in queste gare il gruppo controlla l’andamento della tappa. Tutto è più lineare. La volata di oggi è stata abbastanza nervosa, non è stato facile gestirla, tanto che all’ultimo mi sono trovato solo. Dopo l’ultima rotonda ero rimasto indietro, così ho lanciato lo sprint ai 400 metri. Piano piano sono risalito, fino a superare il primo. E’ stato uno sforzo abbastanza simile a quello che faccio in pista, dove siamo chiamati a fare tanti secondi con picchi alti di potenza. Prima di partire per venire qui a correre sapevo di stare bene, per quanto riguarda il picco di potenza massima ero su ottimi livelli. Non ho ancora metabolizzato bene il successo, magari tra qualche ora sarò più consapevole. Però iniziare così è bello, molto».

Nella prima volata del Tour of Sharjah Stella ha ottenuto un quinto posto, serviva solo prendere le misure (foto Tour of Sharjah)
Nella prima volata del Tour of Sharjah Stella ha ottenuto un quinto posto, serviva solo prendere le misure (foto Tour of Sharjah)

La parola del coach

Al Tour of Sharjah, insieme ai ragazzi del UAE Team Gen Z, c’era anche Giacomo Notari. Il preparatore del devo team non è andato con i ragazzi a festeggiare, per lui e lo staff è tempo di fare le valige e preparare il rientro di tutti i materiali. 

«Che corridore sia Stella – racconta Notari mentre è indaffarato con le ultime cose da sistemare – lo abbiamo visto fin dai primi test e anche da ciò che ha fatto su pista. Con lui abbiamo impostato un lavoro che ci permettesse di mantenere e migliorare l’esplosività, tanto che ha continuato ad allenarsi su pista durante l’inverno. A livello anaerobico è tanto, tanto, ma tanto forte. Si tratta di un velocista puro e lo si è visto fin dal primo ritiro, quando faceva le volate con Molano e se la giocava. Ma uno juniores forte può giocarsela con un corridore più maturo nello sprint secco. Quello che deve migliorare Stella è la resistenza».

Davide Stella ha impressionato Notari per la sua potenza nello sprint (foto Tour of Sharjah)
Davide Stella ha impressionato Notari per la sua potenza nello sprint (foto Tour of Sharjah)

Cammino misurato

Quello che ha intrapreso Davide Stella con il UAE Team Gen Z è un cammino lungo. Oggi, e in generale in questi primi mesi, ha fatto il primo passo. Che poi questo abbia portato già a una vittoria è un segnale che fa ben sperare e mette tutti di buon umore. Ma il percorso è ancora lungo

«L’equilibrio da trovare – continua Notari – è delicato. Stella deve mantenere lo spunto veloce, quindi una fase anaerobica forte. Tuttavia per esprimersi al suo massimo nelle volate deve riuscire ad arrivarci fresco, per questo si deve migliorare nella parte anaerobica. Durante l’inverno ci siamo concentrati su tutte e due le fasi, con tante ore in Z2 per aumentare la resistenza e i lavori sulle volate e in pista per mantenere lo spunto.

«In queste tappe le distanze non erano proibitive, sono distanze che uno junior può reggere, si parla di 120 0 130 chilometri per tappa. Ciò su cui dovremo lavorare sarà arrivare dopo 150 o 170 chilometri con lo stesso spunto veloce. L’ho detto ieri ai ragazzi, voi siete nel devo team per crescere, nessuno vi chiede di vincere dieci gare, ma di arrivare pronti per il salto nel WorldTour. Poi se si vince meglio (dice con una risata, ndr) ma non deve essere un’ossessione».

Sanarini lavora già sodo per il prossimo salto in avanti

21.01.2025
6 min
Salva

Non lascerà nulla al caso per alzare ulteriormente l’asticella. Il diciottesimo compleanno festeggiato con le compagne di squadra della BFT Burzoni è stato uno degli ultimi – piacevoli e giusti – svaghi prima di affrontare con un bel piglio il 2025. Linda Sanarini è entrata nella sua seconda stagione da juniores per diventare “più grande” non solo anagraficamente (in apertura foto Franz Piva).

L’avevamo lasciata protagonista della visita a casa della attuale Picnic-PostNL. Poi al pronti-via, l’anno scorso la padovana di Saccolongo era andata a bersaglio subito confermando le proprie credenziali dimostrate dall’oro ottenuto agli EYOF 2023. In successione per Sanarini è arrivato il tempo di indossare maglie diverse da quelle del club e raccogliere podi internazionali. Prima il tricolore conquistato nel campionato italiano a crono, poi cinque medaglie complessive in pista con la nazionale tra europei e mondiali. Ed ora il suo sguardo è puntato alla propria crescita, anche con qualche novità.

Linda come giudichi il tuo primo anno da juniores?

Il 2024 è stata un’annata di apprendimento, nella quale ho capito il valore della categoria. Su strada onestamente mi aspettavo di fare di più, anche se non mi lamento per i due successi che ho ottenuto. Però sentivo sempre che mi mancava qualcosa per arrivare al risultato pieno. Ad esempio aiutavo bene le mie compagne, volentieri e senza problemi. Anzi, ho imparato a lavorare per le altre, migliorandomi. Invece quando ero io che dovevo fare la gara, non avevo le stesse buone sensazioni. Credo comunque che ci possa stare.

In compenso in pista con la maglia azzurra ti senti più soddisfatta?

Sono contenta perché in nazionale abbiamo avuto un bel gruppo di lavoro, proprio come nella mia squadra. Devo dire che è stata una bella annata in pista, malgrado mi bruci ancora quell’omnium perso per soli 3 punti agli europei di Cottbus. Ed anche nell’omnium mondiale non sono stata troppo fortunata perché sono caduta quasi in ogni prova. E’ vero che non ho preso l’oro, però se ci ripenso sono felice delle altre quattro medaglie (argento nella madison e bronzo nel quartetto agli europei, due bronzi tra madison e quartetto ai mondiali, ndr).

Intanto come sono andati i ritiri con la squadra?

Sono andati molto bene pur con finalità diverse. Dal primo al sei di gennaio siamo state a Castagneto Carducci in Toscana dove abbiamo fatto un buon carico di lavoro. E’ stato anche il classico ritrovo per amalgamarci, visto che siamo cambiate tanto. Oltre alla nuova diesse Krizia (Corradetti, ndr), sono arrivate dieci nuove compagne, tutte del primo anno. Invece lo scorso weekend a Riva del Garda abbiamo sfruttato il bel clima facendo uscite da 3-4 ore con test in salita. Personalmente ho avvertito buone sensazioni, specialmente in salita dove mi sentivo più leggera, anche perché ho intrapreso un percorso con un nutrizionista.

Per quale motivo?

Intanto ammetto che al sabato sera per il mio compleanno avevo portato una bottiglia di spumante e una cheesecake al pistacchio, ma senza fare tardi o altri strappi alle regole (dice sorridendo, ndr). Battute a parte, non me lo ha imposto nessuno di andare da un nutrizionista, è una volontà partita da me. Questa stagione è molto importante per il mio futuro. Se andrò bene potrò mettermi maggiormente in mostra ed eventualmente ambire ad andare in determinate squadre. Quindi voglio fare tutto il possibile per essere pronta e più performante. E soprattutto non avere rimorsi per non averci provato.

Quest’anno sarai una delle “veterane” della BFT Burzoni. Che consigli dai alle nuove arrivate?

Intanto va ricordato che dall’anno scorso è rimasta anche Camilla Bezzone. Alle altre mie compagne posso dire che non devono cercare troppo il risultato. Devono correre tranquille perché il salto dalle allieve si sente molto. Ed io l’ho visto su di me. Comunque nei ritiri che abbiamo fatto, si è visto subito che ci tengono a fare bene.

Visto il 2024, partirai con i gradi di capitana. Ti spaventa o sei stimolata?

Sicuramente sono stimolata. Secondo me per noi quest’anno sarà importante la squadra in ogni gara. Anche se siamo formate da tante ragazze del primo anno, penso che strada facendo e corsa dopo corsa troveremo le necessarie affinità per fare belle prestazioni o fare risultato. Attenzione però che non sarà troppo semplice nemmeno per me perché dovrò metterci del mio per integrarmi con le mie nuove compagne.

Che obiettivi si è data Linda Sanarini?

Sicuramente farò ancora la doppia attività strada-pista, ma ho già detto a Masotti (il responsabile delle juniores in pista, ndr) che sarò disponibile solo dopo marzo, come vuole la mia squadra. Vorrei fare meglio dell’anno scorso. Su strada punto a fare bene a Cittiglio, ora che mi sento più adatta al percorso. Mi piacerebbe riconfermarmi nell’italiano a crono. Con la nazionale, visto che i mondiali in Rwanda sono duri, vorrei guadagnarmi una chiamata per gli europei in Francia. Indossare l’azzurro è sempre una grande soddisfazione. Diciamo però che in generale vorrei essere un punto di riferimento per le mie compagne, come è stata Asia Sgaravato per me l’anno scorso.

Viviani da Brema guarda agli europei su pista e al futuro su strada

14.01.2025
6 min
Salva

Si è conclusa ieri la Sei Giorni di Brema, nella quale ha corso la coppia formata da Elia Viviani e Simone Consonni. Il duo che ha conquistato l’argento a Parigi 2024 è tornato sul parquet e ha rispolverato un’intesa ormai consolidata negli anni. Quando intercettiamo Elia Viviani sono le 11 di lunedì mattina (ieri), per completare la gara manca solamente una giornata (in apertura foto Arne Mill). La coppia azzurra arrivava con il secondo posto in classifica, il morale è alto e la consapevolezza nei propri mezzi anche. 

«Stiamo bene – racconta Viviani – oggi (ieri per chi legge, ndr) c’è la parte finale di questa Sei Giorni, correremo in serata e finiremo verso mezzanotte. Arriviamo come secondi, anche se al termine della giornata più dura eravamo riusciti a conquistare il primo posto. Questa sera le prove saranno impegnative, quella che giocherà un ruolo chiave sarà un’americana da quattro ore, a sfinimento. Siamo tre coppie che si giocano la vittoria, quindi il podio è abbastanza certo, gli altri sono abbastanza lontani».

La Sei Giorni di Brema ha preso il via venerdì 10 gennaio (foto Arne Mill)
La Sei Giorni di Brema ha preso il via venerdì 10 gennaio (foto Arne Mill)

Competitivi

Viviani e Consonni sono arrivati a Brema pronti a gareggiare ad alti livelli. L’appuntamento principe della prima parte di questa stagione su pista saranno gli europei, che si correranno tra un mese esatto a Zolder. 

«Mi aspettavo di essere già competitivo qui in Germania – dice anche Viviani – il primo giorno è sempre uno shock però superato quello si entra a regime. La pista di Brema è corta, quindi bisogna prendere le misure con i rapporti e con l’agilità. A Montichiari, in questi mesi di preparazione, non ho lavorato molto con Simone (Consonni, ndr) ma l’affiatamento tra noi è forte. La grande differenza la fa sempre il primo giorno, superato quello si va avanti».

Elia Viviani e Simone Consonni godono di un grande affiatamento in pista (foto Arne Mill)
Elia Viviani e Simone Consonni godono di un grande affiatamento in pista (foto Arne Mill)
Cosa vuol dire correre su una pista corta come questa?

Che bisogna avere gambe ma anche le giuste tempistiche. Le prove sono tutte impegnative, nella giornata più corta abbiamo fatto 85 chilometri, in quella più lunga ben 140. Sono tante ore, minimo due nella giornata meno impegnativa, a ritmi folli. Su una pista corta come questa si prendono subito le misure. Si utilizzano dei rapporti più leggeri, ora pedaliamo con un 58 sulla corona anteriore e 17 nel pignone posteriore.

Alte velocità e tanta agilità?

Le medie sono comunque elevate, stiamo parlando di 55/57 chilometri orari a serata. Con questi rapporti vuol dire girare a 120 pedalate al minuto

Ogni sera, mettendo insieme le diverse prove, i corridori percorrono tra gli 85 e i 140 chilometri (foto Arne Mill)
Ogni sera, mettendo insieme le diverse prove, i corridori percorrono tra gli 85 e i 140 chilometri (foto Arne Mill)
Vi siete preparati in maniera particolare per questa Sei Giorni?

Su strada si fa sempre tanto fondo. Insieme a Marco Villa, nel classico ritiro in pista a Montichiari, abbiamo lavorato sempre allo stesso modo. L’unica differenza è stata nel dietro moto dove abbiamo alleggerito il rapporto di un dente per aumentare le pedalate al minuto. In genere su pista si gira tra le 105 e le 110 pedalate al minuto. 

Appena finito l’impegno di Brema mancherà meno di un mese agli europei su pista, come li preparerai?

Andrò a correre ancora sul parquet. Sarò a una gara di classe .1 ad Anadia il 25 e il 26 gennaio. Poi dovrei andare alla Sei Giorni di Berlino, che si correrà il fine settimana tra il 31 gennaio e l’1 febbraio. 

Viviani sta preparando gli europei su pista di Zolder, dove correrà nell’eliminazione
Viviani sta preparando gli europei su pista di Zolder, dove correrà nell’eliminazione
Che europeo sarà visto che molti dei protagonisti della pista non ci saranno?

Nella preparazione a Montichiari capiremo bene come agire. Il cittì Marco Villa sicuramente guarderà al futuro e lancerà un quartetto giovane. A mio modo di vedere non andiamo con tante ambizioni di medaglia, anche se poi abbiamo corridori in grado di fare buone prestazioni. Sarà un europeo rivolto al futuro, e con questo intendo a Los Angeles 2028, ovvero la prossima Olimpiade. 

Tu sarai uno dei riferimenti di questo gruppo…

Sì, ma non ci sono soltanto io. Abbiamo anche Lamon e Scartezzini come punti saldi. Se pensiamo al quartetto questo è in mano a Lamon, sia per il suo ruolo in gara che per la gestione del gruppo. Quando si parla di Olimpiadi bisogna guardare al quartetto, all’omnium e all’americana. Il primo come detto è in buone mani con Lamon. Mentre per l’omnium il riferimento sarà Simone (Consonni, ndr) lui a Los Angeles vorrà esserci e raccoglierà il mio testimone. 

L’ultima corsa su strada in maglia Ineos è stata la CRO Race a ottobre del 2024
L’ultima corsa su strada in maglia Ineos è stata la CRO Race a ottobre del 2024
Il quartetto rimarrà la disciplina di punta?  

Sì, ma allo stesso tempo quando si riparte bisogna farlo dalle basi della tecnica. Quindi saranno importanti tutte le discipline come lo scratch, l’eliminazione, l’omnium e la madison. Corse che insegnano a stare in pista e muoversi sul parquet. Magari all’inizio non va tutto bene, ma sono passaggi utili per crescere e prendere la mano con questa disciplina. 

Quali discipline correrai agli europei?

Avrò la conferma a breve, ma dovrei fare l’eliminazione. Poi mi piacerebbe disputare la corsa a punti, ma decideremo insieme a Marco Villa. Certo che sarebbe bello farla, non essendo prova olimpica non ci sono molti momenti in cui mettersi alla prova in questa gara. 

Una volta finite le vacanze ha partecipato, come ogni anno, all’evento Beking Monaco (foto Instagram)
Una volta finite le vacanze ha partecipato, come ogni anno, all’evento Beking Monaco (foto Instagram)
Com’è stato il tuo inverno, vista anche la scadenza del contratto e l’addio alla Ineos?

Uguale a tutti gli altri. Mi sto allenando come tutti gli anni, ho fatto uno stacco di tre settimane, sono andato in vacanza con Elena (Cecchini, ndr) e ho ripreso a pedalare a Monaco. Ci sono delle cose che si stanno evolvendo, comunque sono pronto per correre. 

La tua preparazione non ne ha risentito quindi?

Assolutamente no. Comunque avrei fatto lo stesso programma di gare su pista e la stessa preparazione. Ora appena rientrerò da Brema farò un po’ di allenamenti su strada per non perdere il volume fatto in precedenza. L’avvicinamento agli europei prenderà la svolta decisiva negli ultimi dieci giorni. Una volta tornato da Berlino (che dovrebbe essere l’ultima gara prima della prova continentale, ndr) farò specializzazione in pista con allenamenti sul ritmo gara, studio dei rapporti e tutto il resto.  

Selva, il Natale in Danimarca come “coach” da velodromo

28.12.2024
6 min
Salva

Forse nel suo immaginario Francesca Selva non poteva desiderare un Natale migliore di questo. L’idoneità sportiva arrivata qualche settimana fa dopo un inaspettato allarme fisico. Il soggiorno in Danimarca a Roskilde a casa del fidanzato. Il velodromo iridato di Ballerup a venti minuti. E la famosa madison di 100 chilometri in mezzo agli amici-colleghi nel doppio ruolo di atleta e coach.

Il legame col Paese nordico è sempre stato profondo per Selva, ma nell’ultimo anno si è rafforzato ulteriormente da quando ha conosciuto il velocista Oskar Winkler poco prima della Champions League della pista nel 2023. Nonostante i suoi soli 25 anni, la veneziana ha maturato una grande esperienza in pista, intravedendo nel suo compagno potenzialità da esprimere in modo più completo. Francesca si è messa al servizio di Oskar come allenatrice o, come dice lei, consulente e pianificatrice, tanto che sono arrivati subito un paio di risultati importanti, col beneplacito dello staff della nazionale danese. E siccome proprio in questi istanti Selva sta correndo sull’anello di Ballerup, l’abbiamo sentita alla vigilia della gara per farci spiegare come sta vivendo questa fase della sua vita.

Winkler ha vinto i titoli nazionali nell’inseguimento a squadre e nel keirin. Nel 2025 correrà anche su strada (foto Skovbolle)
Winkler ha vinto i titoli nazionali nell’inseguimento a squadre e nel keirin. Nel 2025 correrà anche su strada (foto Skovbolle)
Francesca sei una presenza fissa nel velodromo danese in questo periodo, giusto?

Sì, è vero. E’ un evento incredibile questa gara di Capodanno, come la chiamano loro. Gli uomini corrono questa madison di 100 chilometri, mentre per noi donne è più corta, e il pubblico si gode lo spettacolo. Poi alla fine si festeggia in anticipo l’arrivo del nuovo anno. Per loro è una grande tradizione. E quest’anno ha un sapore particolare…

Come mai?

Perché è l’ultima gara da pro’ di Morkov, che correrà il coppia con Mads Pedersen. Ma è l’ultima gara anche per Julie Norman Leth (un argento olimpico, due ori europei e due mondiali proprio quest’anno tra madison e corsa a punti, ndr) e per la mia storica compagna di Sei Giorni e meeting Amalie Winther Olsen (nove titoli nazionali, ndr). Insomma, stavolta non potevo proprio mancare.

Naturalmente in gara ci sarà anche il tuo fidanzato Winkler. Che tipo di corridore è?

Oskar ha un anno in meno di me. Alto, fisico potente da passista, ha ricominciato a correre circa cinque anni fa. In Danimarca c’è un regolamento diverso dall’Italia con tre categorie, dove un elite sale in base ai punteggi ottenuti anziché per età. Lui è come se fosse ripartito dagli amatori e tra strada e pista è tornato nella categoria in cui possono aprirsi porte importanti. Avendo corso quando era più giovane, ha dovuto solo togliersi un po’ di ruggine di dosso. I risultati infatti si sono visti.

Quali sono stati?

Lui nasce come velocista, tant’è che da U23 aveva corso un europeo in pista facendo il chilometro da fermo. Contemporaneamente faceva anche lo scratch, ma ha voluto dedicarsi maggiormente alle discipline endurance. Così in un anno e mezzo di lavoro è riuscito ad andare alla prova di Nations Cup a Il Cairo nel 2023. Ora Oskar è entrato nel gruppo della nazionale danese, specialmente quello del quartetto. E sapete meglio di me quanta concorrenza ci possa essere in una nazionale di così alto livello. Pochi giorni fa, ha vinto il titolo danese del keirin e dell’inseguimento a squadre. Nel frattempo la sua formazione Team Give Steel-2M Cycling è diventata continental e nel 2025 potrà fare maggiore attività su strada.

Donegà ha corso in coppia con Winkler, notando le sue potenzialità e gli aspetti da migliorare
Donegà ha corso in coppia con Winkler, notando le sue potenzialità e gli aspetti da migliorare
Tu ti sei definita sua “coach”. Come mai?

Non pensate alla preparazione atletica perché lui ha già il suo allenatore, che è uno dei cittì della nazionale. Sto seguendo Oskar più dal punto di vista della gestione psicofisica della gara e degli altri eventi. Gli ho visto vincere degli scratch con tre giri di anticipo, poi però non aveva la stessa energia per primeggiare nelle altre specialità dell’omnium. Ha corso la Quattro Giorni di Ginevra in coppia con Donegà. Anche lui mi ha detto che saper dosare la potenza, sincronizzando gambe e testa. E quando lo farà potrebbero essere dolori per tutti (dice sorridendo, ndr). Ma gli curo anche altri aspetti.

Quali?

Si sa che noi pistard facciamo una vita un po’ nomade e dobbiamo quindi sempre organizzarci da soli facendo incastrare tante cose. Ho proposto ad Oskar una serie di gare in Europa per fargli fare esperienza non solo in pista, ma anche a livello organizzativo. Così gli ho pianificato le gare e i relativi spostamenti. Avevamo un planning preciso (ride, ndr). Ad esempio l’ho voluto portare alla Sei Giorni di Fiorenzuola, anche perché era in concomitanza con la partenza del Tour de France da Piacenza. Il suo cittì mi ha detto che ho fatto bene a farlo girare. Più si confronta, più cresce.

E come ti trovi in questo ruolo?

Mi sono sempre reputata un buon corridore senza aver il talento di altre atlete. Tuttavia penso di conoscere bene questo mondo e di sapermi destreggiare in tutto, facendo pure la meccanica. Vorrei insegnargli i trucchi del mestiere e come la testa può colmare il gap con le gambe. Oppure come ci si sposta finché non fai parte di una squadra in modo stabile. Questa estate ho fatto quasi 11.000 chilometri in 40 giorni con l’auto piena di quattro bici. Da Marcon, casa mia, a Praga, poi in Belgio nella casetta della Torelli per andare in traghetto alla Ride London. Quindi rientro in Belgio e ripartenza per la Danimarca. Infine ritorno in Italia. Per queste pianificazioni mi sento molto preparata e mi piacerebbe un domani fare questo di mestiere, magari anche in un team pro’ seguendo la logistica.

Che annata è stata per te invece?

Devo dire che questi ultimi mesi, seguendo i progressi di Oskar, sono stati la mia rivincita. Lui è stato la mia motivazione per tante cose. Ho avuto una stagione difficile, dove non mi sono mai sentita bene. Prima della Tre Giorni di Londra a fine ottobre ho preso il Covid. Le gare successive le ho sofferte tutte, finché non ho fatto dei controlli. A novembre sono andato dal dottor Moretti che mi ha trovato una miocardite da Covid. Lui è il medico che aveva curato Colbrelli dopo il suo malore e per un attivo ho rivisto in me lo stesso problema di Sonny. Ho curato la miocardite facendo due settimane di riposo assoluto, poi il 7 dicembre ho avuto l’idoneità sportiva dopo tante visite.

Francesca sorride. L’idoneità sportiva è arrivata dopo una miocardite e i suoi consigli hanno portato il fidanzato in nazionale
Francesca sorride. L’idoneità sportiva è arrivata dopo una miocardite e i suoi consigli hanno portato il fidanzato in nazionale
Cosa chiedi al 2025?

Onestamente non saprei, però sicuramente di non avere più noie fisiche o di salute. Per il resto vorrei continuare come sto finendo quest’anno. Nuovi stimoli e nuove obiettivi da raggiungere. Per la prossima stagione ho deciso di tesserarmi con la società del mio paese. Si chiama ASD Velodrome Marcon e per me non poteva esserci soluzione migliore.

La settimana tipo: Martina Fidanza, Natale fra strada e pista

24.12.2024
5 min
Salva

La settimana tipo degli atleti è sempre molto variegata.In questi anni difficilmente ne abbiamo viste due uguali o molto simili, e quella di Martina Fidanza, che vi proponiamo, è ancora più diversa rispetto alle altre.

Fidanza, infatti, appartiene a quel lotto di azzurri e azzurre che sono anche alla corte di Marco Villa. Senza contare che ha anche cambiato squadra, è passata dalla Ceratizit alla Visma-Lease a Bike, cosa che come vedremo ha effetti sulla preparazione. È dunque interessante vedere come concilia le due attività, specie in questa settimana natalizia

A Montichiari Fidanza svolge una grande percentuale del suo lavoro, almeno in questa fase invernale (foto Instagram)
A Montichiari Fidanza svolge una grande percentuale del suo lavoro, almeno in questa fase invernale (foto Instagram)
Martina, come inizia la tua settimana tipo?

Difficile per me stabilire una settimana tipo visto che di mezzo c’è anche la pista. Diciamo che in questa settimana natalizia, per esempio, c’è un po’ di tutto. Lunedì, per esempio, sono andata a Montichiari per girare in pista.

In questi casi com’è la tua giornata?

Mi alzo verso le 7. Faccio colazione e poi vado a Montichiari. Ci metto un’ora abbondante, dipende anche dal traffico, e lì si gira. La durata delle sessioni dipende anche da quanti siamo e quanto c’è da attendere tra le sessioni di un gruppo e l’altro. Nel pomeriggio comunque si torna e alla sera sono a casa.

Questo era il tuo lunedì, passiamo al martedì?

Oggi palestra e bici. Mi piace raggiungere la palestra in bici, anche perché così mi scaldo anche un po’. Lì mi cambio, conosco bene i proprietari: hanno le mie scarpe e quel che mi serve. Faccio i lavori di forza ed equilibrio. Quando ho finito, parto subito in bici e faccio un paio d’ore di scioltezza.

Mercoledì?

In questo caso, visto che domani è Natale, riposo. Ho cercato di organizzarmi così. Cercherò di svegliarmi il più tardi possibile, quasi verso l’ora di pranzo, così da saltare un pasto (la colazione, ndr) e godermi poi la giornata in famiglia!

Fidanza in allenamento preferisce sempre inserire qualche salitella. Tra qualche giorno vestirà ufficialmente i colori della Visma
Martina in allenamento preferisce sempre inserire qualche salitella. Tra qualche giorno vestirà ufficialmente i colori della Visma
E siamo a giovedì…

Farò tre ore. Tre ore tranquille a Z1 o anche Z2. In Visma-Lease a Bike mi stanno facendo lavorare molto in questa zona per ora. E’ un puro allenamento di Fat Max, ideale dopo il pranzo di Natale! Anche se non sono una scalatrice di certo, mi piace comunque inserire sempre delle salitelle nel corso delle mie uscite, così da movimentare un po’ il tutto. Stavolta, più che altre volte, cercherò di partire presto così che possa essere a casa per l’ora di pranzo e stare in famiglia.

Venerdì?

Di nuovo andrò in pista. Stavolta per una due giorni e infatti resterò a dormire a Montichiari. Venerdì è prevista una doppia sessione: una al mattino e una al pomeriggio. Sabato invece lavoreremo solo al mattino. Ma poi resteremo lì in quanto abbiamo organizzato una cena per festeggiare la vittoria olimpica di Chiara (Consonni, ndr) e Vittoria (Guazzini, ndr) delle Olimpiadi. Alla fine non c’è mai stato troppo tempo per stare tutti insieme.

Ed eccoci a domenica…

Esatto, tornerò a casa e andrò ad allenarmi. Di nuovo un paio d’ore tranquille, anche perché comunque verrò da due giorni di qualità in pista.

Questa è la parte della preparazione, Martina: come ti regoli invece con l’alimentazione, specie ora che sei passata in un team dove questo aspetto è particolarmente curato?

In effetti è forse la parte che più è cambiata. Ci tengono molto e sono molto attenti. Hanno messo a punto un’app con la quale, scannerizzando i codici a barre di ciò che mangiamo, sappiamo le quantità e i bilanciamenti da assumere. Non si tratta tanto di non mangiare questo o quello, tanto o poco, ma di avere sempre il giusto bilanciamento. Posso anche prendere un pezzetto di cioccolata, ma poi so che per il resto del giorno quel quantitativo di grassi o di zuccheri l’ho già preso. So quanto mi resta di quel nutriente.

Il porridge di Martina: inizia così la sua giornata alimentare
Il porridge di Martina: inizia così la sua giornata alimentare
In effetti è interessante…

Interessante e pratica direi. Loro sanno ciò che mangio e anche io. Mi stanno facendo cambiare gradualmente. Per esempio, a colazione ho riscoperto il porridge. Alla base c’è l’avena, io me lo faccio come voglio: quindi yogurt greco, che non necessariamente è quello allo zero per cento di grassi (anche se capita più spesso), quindi avena, frutta, frutta secca, miele o se voglio una crema di cioccolato che mi piace molto. Inserisco il tutto nella App e loro sanno cosa ho mangiato.

Cosa hai cambiato di più sin qui col passaggio alla nuova squadra?

L’alimentazione in bici. Ora mangio davvero di più. Il concetto in Visma è quello di assumere quello che serve. E quello che serve per pedalare al meglio. Quando faccio le tre ore, per esempio, i 60 grammi di carboidrati non mancano mai. Mentre sul fronte degli allenamenti il cambiamento per ora è molto graduale.

Riguardo alle tempistiche di una tua giornata standard, diciamo così, come sono i tuoi orari?

Mi sveglio tra le 7 e 8, dipende cosa devo fare e se devo andare a Montichiari, da quanto fa più o meno freddo. Mi alleno. Pranzo. E verso le 20 solitamente ceno.

Vai a letto ad un orario stabilito?

No, se capita che siamo in famiglia mi piace restare tutti insieme, magari a giocare a carte. Oppure guardo un film. Ma di solito entro le 23 sono a letto. A volte mi piace fare stretching dopo cena, proprio prima di dormire.