Europei pista: clima non facile, ma bei segnali dalle giovani azzurre

23.07.2025
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Quelli del velodromo di Anadia sono stati europei che si sono trasformati in una rassegna non semplice per la spedizione italiana. La morte improvvisa di Samuele Privitera al Giro della Valle d’Aosta ha toccato a distanza le anime soprattutto dei giovani corridori italiani. Tuttavia il raccolto ottenuto dalle donne juniores e under 23 parla di 10 medaglie complessive: tre ori e quattro argenti per le prime, un oro, un argento e un bronzo per le seconde.

Il bilancio della trasferta portoghese l’abbiamo chiesto a Diego Bragato, cittì femminile della pista (ruolo che condivide con Marco Villa) e capo del Team Performance della nazionale. Il tecnico di Motta di Livenza è già sul campo di gara impegnato alla “Tre Sere Internazionale Città di Pordenone”, ma torna indietro di qualche giorno per raccontarci come ha visto le sue atlete, in previsione anche dei mondiali juniores che si disputeranno sull’anello olandese di Apeldoorn dal 20 al 24 agosto.

Il team sprint (composto da Trevisan, Campana, Cenci e Fiscarelli) hanno vinto l’oro migliorando il bronzo del 2024
Il team sprint (composto da Trevisan, Campana, Cenci e Fiscarelli) hanno vinto l’oro migliorando il bronzo del 2024
Diego non possiamo non partire dalla tragedia del Valle d’Aosta che ha colpito da vicino anche Vittoria Grassi, fidanzata di Privitera. Come avete gestito quei momenti?

Sono state giornate molto difficili. Era la prima volta che mi capitava una situazione simile ed essendo genitore anch’io, l’ho vissuta in modo intenso. Per noi era il secondo giorno di gare. Avevamo saputo che Samuele era grave e Vittoria era in contatto con i suoi genitori che erano in ospedale, assieme a quelli del ragazzo. Non appena abbiamo avuto la tragica notizia, il mattino successivo le compagne sono state bravissime a darle conforto.

Lei come ha reagito, se esiste una reazione a queste cose?

Conosco bene Vittoria, è una ragazza solare, tant’è che è voluta restare con noi per ricambiare l’affetto delle sue amiche e colleghe. Aveva già corso le qualifiche col quartetto, però abbiamo deciso di farla rientrare il giorno dopo perché era giusto così. Abbiamo cercato di fare il meglio possibile in generale, ma non so se c’è un modo giusto o meno.

Alcune prestazioni delle U23 possono aver risentito di questa situazione?

Certamente sono notizie che ti condizionano, ma quest’anno sapevamo che con le U23 avremmo fatto un po’ più fatica rispetto al passato. Alcune erano assenti perché stavano recuperando da infortuni. Poco prima degli europei c’era il Giro Women e certe prove vanno preparate. Nonostante questo, Sara Fiorin è riuscita a venire in Portogallo e cogliere un bell’argento nello scratch. Bene anche Baima, bronzo nell’eliminazione. Siamo mancate in due specialità.

Quali?

Sicuramente il rammarico più grande arriva dall’inseguimento a squadre. Ci stavamo giocando il pass per le finali contro la Germania, con cui avevamo tempi molto vicini. Purtroppo la terza e la quarta ragazza si sono toccate in un cambio e sono cadute. E’ stato un errore tecnico, forse dato dal fatto che la pista di Anadia ti porta in uscita dalla curva in maniera molto veloce. Peccato eravamo da medaglia, così come nell’omnium.

Cos’è successo in quel caso?

Nulla di particolare, solo che Venturelli la mattina della gara si è svegliata con la febbre. Abbiamo dovuto dire a Basilico che avrebbe corso lei. E come dicevo prima, certe corse vanno preparate. Siamo certi che per come avevamo visto Venturelli e per come sa interpretare quel tipo di gara, avremmo potuto ambire ad un risultato importante. Sono cose che capitano, però in generale vediamo il bicchiere mezzo pieno con le U23.

Grandi soddisfazioni invece sono arrivate dalle juniores, che si conferma una categoria in costante crescita.

Assolutamente vero, siamo consapevoli di avere un grande potenziale con le juniores, pensando poi anche agli anni futuri. Siamo contenti perché il gruppo è forte, anche con le ragazze del primo anno. Ad esempio Fiscarelli, Rossignoli e Campana si sono integrate subito alla grande e tutte sono andate a podio. Siamo cresciute nella velocità dove abbiamo preso due ori tra team sprint e keirin. Bravissima Pegolo, così come Sanarini, che tuttavia deve affinarsi in corse come madison e omnium.

Rossignoli, Erja Bianchi, Sanarini, Pegolo e Elisa Bianchi si sono alternate nel quartetto, vincendo l’argento dietro la Gran Bretagna
Rossignoli, Erja Bianchi, Sanarini, Pegolo e Elisa Bianchi si sono alternate nel quartetto, vincendo l’argento dietro la Gran Bretagna
Altre note positive?

Siamo migliorate nel quartetto, dove abbiamo conquistato l’argento dietro la Gran Bretagna che ha fatto il record del mondo. Stessa cosa ad esempio con Rapporti nell’inseguimento individuale. E’ stata battuta dalla danese Fialla che ha fatto un tempo strepitoso. Se per batterci devono fare i record del mondo, allora significa che siamo sulla strada giusta. Per contro pecchiamo ancora di inesperienza in certe corse, ma mancano gare in Italia ed è difficile arrivare più preparate.

Che indicazioni ha tratto Diego Bragato per i mondiali di agosto?

Credo che per Apeldoorn siamo in crescita, proprio perché in questi europei abbiamo fatto quella esperienza in generale ed internazionale cui facevo riferimento prima. L’idea è sempre quella di mantenere una rosa allargata tenendo sott’occhio tante ragazze. Per i mondiali vorremmo portare un mix di atlete tra primo e secondo anno, perché abbiamo visto che funziona non solo tecnicamente.

Come sarà l’avvicinamento?

La settimana prossima inizieremo con gli allenamenti a Montichiari. Cercheremo di preparare a dovere le discipline in cui siamo più competitive e chiaramente salire di livello in quelle in cui lo siamo meno. Partiremo per l’Olanda il 17 agosto per prendere confidenza con quel velodromo. Siamo fiduciosi.

Diego Bragato agli europei ha dovuto gestire la tragica notizia della morte di Privitera (foto FCI)
Diego Bragato agli europei ha dovuto gestire la tragica notizia della morte di Privitera (foto FCI)
Guardando ancora più in là, si fanno già ragionamenti per Los Angeles 2028?

Gli europei delle giovani, così gli stessi mondiali, sono passaggi intermedi fondamentali per crescere ed accumulare punti per quelle che saranno poi le qualifiche olimpiche. Dall’anno prossimo riprenderà la caccia ai punteggi attraverso le prove di Nations Cup. Sappiamo che le cosiddette big non potranno farle tutte perché saranno impegnate su strada con le proprie formazioni. Disputarle con queste atlete, che nel frattempo saranno diventate più grandi ed esperte, sarà importantissimo e ci consentirà di lavorare con maggiore serenità o pianificazione.

Velodromo di Crema, un bene comune a favore dei giovani

23.06.2025
5 min
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CREMA – Siamo all’interno di un velodromo storico del nostro panorama, ovvero il Velodromo Pierino Baffi (padre di Adriano Baffi, ex corridore e ora direttore sportivo alla Lidl-Trek) di Crema. Ristrutturato e rimesso a nuovo, l’anello è da considerare anche una sorta di impianto polifunzionale dedicato alla comunità, non tanto per le attività che si svolgono al suo interno, ma per la promozione e valorizzazione (soprattutto) dell’attività giovanile.

Un anello con base in cemento, un impianto scoperto con un’area verde al centro che può essere adattata in base alle necessità. La pista ha una lunghezza di 329,25 metri. Abbiamo incontrato Graziano Fumarola, presidente del Consorzio di Gestione Pista a Crema, di fatto la società che raggruppa tutte le ASD del territorio ed ha il compito primario di gestire l’impianto.

Il Velodromo Pierino Baffi è in centro città
Il Velodromo Pierino Baffi è in centro città
Cosa rappresenta il Velodromo Pierino Baffi?

E’ il simbolo dell’interpretazione del valore della comunità, perché il velodromo è un bene di tutti. E’ ovvio che si rivolge principalmente ai ciclisti, o meglio, a quelle società che fanno promozione giovanile nel ciclismo, ma il nostro impianto vive e resta vivo anche grazie ad una serie di iniziative extra ciclismo.

Quando ha ripreso vita?

Così come lo vediamo adesso, a dicembre del 2023. Nel momento immediatamente successivo all’inaugurazione sono iniziate le attività ed i corsi di avviamento allo sport per i giovanissimi.

Graziano Fumarola è il presidente del Consorzio di Gestione Pista a Crema
Graziano Fumarola è il presidente del Consorzio di Gestione Pista a Crema
Una struttura versatile, ma c’è un punto di forza che vale la pena sottolineare?

E’ un velodromo dove possono entrare tutte le fasce di utenza. Quando è stato ristrutturato si è voluto mantenere una fascia di riposo, o di respiro, quella arancione, molto ampia e questo fattore permette l’ingresso a tutti. Questo ci permette di portare al suo interno anche i bambini, ovviamente c’è sempre l’occhio attento di tecnici laureati in scienze motorie.

Quindi gli allenatori sono tutti laureati?

Sì ed è una nostra scelta. Non solo, perché anche in questa direzione abbiamo coinvolto una serie di giovani che riescono ad interagire con i bambini, con i ragazzini nel modo adeguato. Non viene denigrato o fatto passare in secondo piano il lavoro svolto da chi ora è in pensione, oppure ha raggiunto una certa età, ma semplicemente viene data l’opportunità anche ai giovani tecnici di crescere. I piccoli corridori di oggi sono i campioni del futuro. I giovani tecnici di oggi sono i tecnici di successo di domani.

Con quale modalità viene aperto il velodromo?

Il programma di base prevede quattro giorni a settimana di apertura. Tre sono dedicati alle categorie agonistiche, uno ogni settimana è dedicato ai giovanissimi. A questo programma di base si aggiungono gli eventi di promozione ed eventuali aperture straordinarie. Inutile sottolineare che il sogno nel cassetto è quello di riportare l’impianto alle competizioni. Ci stiamo lavorando e penso anche al ciclocross come veicolo di promozione.

La categorie amatoriali e gli utenti comuni possono entrare?

Per ora no, ma stiamo lavorando anche in questa direzione per aprire il velodromo al pubblico comune, seguendo la filosofia di un bene a disposizione della società. Le difficoltà della chiusura attuale verso gli amatori sono legate alle responsabilità in caso di incidente.

In termini di gestione, quale è la parte più complicata da affrontare?

Il velodromo deve vivere, deve essere utilizzato. Ad oggi la parte complicata è la gestione delle responsabilità, la sicurezza e la gestione di eventuali infortuni. Paradossalmente non è la manutenzione, come si potrebbe immaginare.

Per quanto riguarda i costi?

Non più di tanto, nel senso che abbiamo la fortuna di essere pienamente supportati dall’Amministrazione Comunale. Certamente siamo attenti a far collimare il tutto, ma quando la politica è propositiva, tutto è più semplice, a tutti i livelli. La proposizione dell’amministrazione comunale ci ha permesso di attivare anche una serie di iniziative, una su tutte, dare in gestione il punto di ristoro alla Cooperativa Sociale La Casa del Pellegrino, allargando ancor di più il coinvolgimento giovanile ed il percorso di crescita dei ragazzi.

Alzini, brutta caduta in pista. Il 2025 non si vuole raddrizzare

10.06.2025
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Una gara in pista in Germania, corsa a punti. Una ruota che scoppia nel gruppo davanti a lei che stava rientrando da un altro giro guadagnato e in un momento Martina Alzini si è ritrovata per terra con un male cane alla spalla (in apertura indossa il tutore che la immobilizza). Come lei è caduta Anita Baima, con segni profondi ma nulla di rotto. Le foto su Instagram meritano un approfondimento, quest’anno non va nulla come dovrebbe. La milanese è a casa sua sulla sponda bresciana del Garda, cercando di convivere con le limitazioni dell’infortunio. Oltre a una costola rotta e varie abrasioni, la frattura della scapola è il boccone più duro da masticare e mandare giù.

«Ho dovuto fare quel post – sorride la campionessa del mondo 2022 di inseguimento a squadre – più che altro perché tanti mi chiedevano perché non fossi a correre. Alcuni sapevano della caduta, ma non cosa fosse successo in realtà. Insomma, era una gara con la nazionale. Eravamo io, la Guazzini e le due giovani Anita Baima e la Sara Fiorin. Per il nostro calendario era un periodo senza impegni su strada e veniva bene anche per fare un po’ di punti».

Subito dopo la caduta in Germania, con abrasioni e botte, Alzini ha vinto la prova in cui è caduta
E cosa è successo?

Stava andando bene, ci stavamo divertendo. Il giorno prima la “Guazza” era arrivata prima nell’omnium, mentre il secondo giorno io ho vinto la gara in cui sono caduta. Mancavano pochi giri alla fine e io ne avevo presi tre, quindi la classifica non poteva cambiare. Tra l’altro hanno pure fatto le premiazioni con un braccio al collo. Vi giuro, io una cosa così non l’avevo mai vista in vita mia. Sono arrivata a 28 anni…

Dove eravate a correre?

A Singen in Germania, una gara di classe 1. Stavo rientrando dal giro acquisito, quindi mi trovavo in quel solito momento di confusione. Da quello che ho capito, a una ragazza malesiana, che era in mezzo al gruppo, è esplosa la ruota davanti, coinvolgendo nella caduta anche Anita Baima che si è ferita il volto. L’ho sentita anche ieri, ha una ferita profonda anche al ginocchio, però niente di rotto. Insomma, mi sono trovata nel mezzo e non ho potuto farci niente. Così abbiamo scelto di rientrare in Italia. Le prime visite in ospedale non segnalavano nulla di rotto, ma inizialmente ho fatto solo le radiografie. Però il giorno dopo ho fatto una risonanza, perché avevo troppo male alla spalla.

Non erano i soliti postumi della botta, insomma?

In 28 anni non mi ero mai rotta nulla e ho capito che era un dolore mai provato prima, che non era un fatto solo di botte. All’inizio hanno parlato di una micro frattura. Però l’ortopedico ha visto bene tutto e ha parlato di una frattura più seria. Ho pubblicato la foto della lastra per far capire che comunque non è una cosa lieve e che starò un bel po’ fuori. Per assurdo, se mi fossi operata subito, avrei fatto prima.

L’ultima volta avevamo incontrato Martina Alzini alla Roubaix: qui con Chiara Consonni
L’ultima volta avevamo incontrato Martina Alzini alla Roubaix: qui con Chiara Consonni
La squadra come l’ha presa?

Personalmente all’inizio ho pensato proprio a quello. Dovevo partire per andare a correre, temevo potessero fare storie, invece continuo a ripetere che questa squadra per me sta diventando sempre di più una famiglia. Mi piace il ruolo che ho e ho fatto una riunione con tutti i tecnici. Ho preferito parlare chiaro. Gli ho detto di non pensare che la pista faccia male alla strada, ma Magnus (Backstedt, ndr), che tra l’altro è uno dei migliori direttori sportivi con cui abbia mai lavorato, mi ha risposto: «Marti, gli infortuni succedono anche in allenamento. Potevi uscire dalla doccia, inciampare nel gradino e spaccarti una caviglia». Ha commentato così. Ha parlato dei rischi del mestiere e ha aggiunto che ha due figlie che corrono in bicicletta e sa di cosa stavamo parlando. Mi stanno lasciando tranquilla, ma questo non toglie che sia stata una stagione sfortunata.

Per quanto tempo dovrai restare ferma?

Avrò il tutore per i prossimi 15 giorni e mi hanno detto che è già un po’ al limite, perché una persona normale lo terrebbe per un mese. Vedremo poi il decorso con le varie terapie, per capire che cosa posso fare. Però la spalla non la posso muovere, devo aspettare che l’osso si saldi. Pensavo che il 2024 fosse stato l’anno più ostico (ride amaramente, ndr), invece si può sempre peggiorare.

Il programma non prevedeva il Giro e neppure il Tour, giusto?

La squadra non fa il Giro. Avevo appena concluso la Vuelta e non avevo in programma il Tour. Però comunque di gare adesso ce ne sono veramente tante. Avrei fatto il Baloise, la nuova gara WorldTour di Copenaghen e le altre in Belgio. Poi ci sarebbero stati i tricolori che penso non farò. Sono solita lavorare per obiettivi e ad oggi purtroppo sul calendario non posso e non saprei quale obiettivo indicare, se non quello di guarire.

Dalla risonanza è emerso che il colpo alla spalla è in realtà una frattura della scapola destra
Come passano le giornate?

Ho deciso di rimanere qua a Brescia perché la mia vita è qua. Vivo da sola, ma sono molto fortunata perché ci sono tante persone che mi stanno vicino e hanno capito la situazione. Insomma, anche da questi momenti vedi chi ti vuole bene e chi no. Il gatto mi sta attaccato come una cozza e per ora la sto prendendo con filosofia. Se per stendere i vestiti o farmi da mangiare normalmente impiego 10 minuti, con un braccio solo serve mezz’ora. Mia mamma sta facendo sacrifici al lavoro per starmi accanto il più possibile, quindi non mi sento di dire che la sto vivendo male: forse perché sono vecchietta? Sono vecchietta (sorride con una punta di ironia, ndr), quindi ne ho viste di ogni e non ne sto facendo un dramma…

Olivo: il talento e le mille strade tra cui scegliere

24.03.2025
6 min
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Il percorso di Bryan Olivo tra gli under 23 sembrava avviato verso più rosei destini. Per il tre volte campione italiano nel ciclocross, prima nella categoria esordienti e poi anche tra negli allievi e juniores, la strada era spalancata. L’approdo nel Cycling Team Friuli di Renzo Boscolo, nel 2022, era la ciliegina sulla torta per un talento da scartare e consegnare al mondo dei grandi.

Invece la sfortuna ci ha messo del suo, dalla sua stagione d’esordio tra gli under 23 il friulano ha fatto fatica a mettere insieme un numero di gare accettabile. A inizio 2022 fu un problema al ginocchio a fermarlo per un po’, l’anno successivo si inserì un problema intestinale nel mese di maggio. Per concludere la collezione di episodi sfortunati nel 2024 è arrivato il carico da novanta con un’infiammazione al miocardio che lo ha tenuto fermo per due mesi. 

Per Bryan Olivo l’esordio stagionale è arrivato con la formazione WT del Bahrain Victorious, alla Volta ao Algarve
Per Bryan Olivo l’esordio stagionale è arrivato con la formazione WT del Bahrain Victorious, alla Volta ao Algarve

Qualità

A fronte di tutti questi episodi Renzo Boscolo ha deciso di portare con sé Olivo nel progetto del devo team Bahrain Victorious. Il quarto anno da under 23 non è nelle corde del tecnico triestino ma il talento di Olivo meritava di essere accompagnato ancora, nel tentativo di farlo sbocciare.

«Per il momento – racconta Renzo Boscolo – i due passaggi che Olivo ha fatto con la formazione WorldTour sono andati bene. Nelle gare di Rodi ha avuto un po’ di influenza, lui come altri del team, però si è ripreso bene. Ha lavorato tanto quindi speriamo abbia superato tutti i problemi di salute perché le qualità sono buone».

Finite le gare a Rodi con il devo team per il friulano rotta verso Nord, qui alla Nokere Koerse
Finite le gare a Rodi con il devo team per il friulano rotta verso Nord, qui alla Nokere Koerse
Quando è stato bene i risultati sono arrivati…

Oltre ai risultati nel ciclocross Olivo è andato forte sia a cronometro che in pista. Ha vinto il titolo nazionale under 23 nelle prove contro il tempo nel 2023. Mentre su pista nel 2021 ha conquistato l’argento nell’inseguimento a squadre juniores. Il suo problema sono i guai fisici che gli hanno tolto una grande fetta di attività e di crescita. 

Pensi abbia le qualità per emergere comunque?

Sì, indubbiamente. Un ragazzo come Olivo merita di stare al piano superiore, quello dei professionisti. 

In un mondo che va sempre più veloce con lui serve pazienza, tanto che anche voi siete andati oltre il vostro credo di non lavorare con ragazzi al quarto anno da U23.

Per il fatto di avere appeal tra i professionisti non posso negare quello che ho sempre detto, ai ragazzi viene chiesto sempre di più e poco importa delle problematiche che ci sono dietro al percorso di ognuno di loro. Un esempio che mi viene in mente in questo senso è quello di Pietrobon. Lui è rimasto fermo per due mesi, è ripartito dalla continental di Basso e Contador per poi entrare nella professional l’anno successivo. 

Olivo nel 2024 aveva iniziato la stagione alla grande con la vittoria alla San Geo
Olivo nel 2024 aveva iniziato la stagione alla grande con la vittoria alla San Geo
Il percorso di crescita non può essere lineare per tutti.

Diventa più difficile, ma non impossibile, lui è uno che può scalare questo muro e passare tra i grandi. Magari lo farà più piano, ma quando lo chiameranno sarà pronto. Poi credo che questa tendenza a prendere gli juniores e farli passare direttamente nel WorldTour si esaurirà. E ce ne sono altri di atleti che hanno avuto un percorso non lineare, ad esempio Malucelli.

Dopo il caso Gazprom sembrava tutto finito.

Invece si è messo in gioco ed è tornato a un buonissimo livello, tanto da essere rientrato nel WorldTour. Se ci è riuscito lui a trent’anni non vedo perché non debba farlo un ragazzo di ventidue. La cosa importante è che il lavoro dietro sia fatto bene, con una struttura che segua il ragazzo. A mio avviso c’è ancora spazio per Olivo. 

Che tipo di percorso c’è ora per lui?

Siamo stati chiari fin dall’inizio del progetto devo team. Dopo quattro anni da under 23 l’obiettivo deve essere fare determinate esperienze e correre gare di un certo livello. La cosa più importante è farsi trovare pronti quando il WorldTour chiama. Olivo fino a qui lo ha fatto, alla Volta ao Algarve

La sensazione negli anni è di aver avuto davanti agli occhi un corridore in grado di fare bene ovunque ma senza aver capito che strada può intraprendere, ce lo dici?

Per quanto mi riguarda Olivo è un croman e un pistard di valore. Un ragazzo in grado di dare un grande supporto alla squadra e capace di lavorare per i capitani. La sua forza in questo caso è sul passo e sull’affidabilità in corsa. 

Su pista lo si è visto poco.

Dopo quell’europeo al Cairo di quel gruppetto juniores (formato da Mion, Delle Vedove, Violato, Nicolisi e Olivo, ndr) in pochi sono stati portati avanti nel percorso con la pista. Al di là di questa considerazione Olivo ha portato avanti la disciplina, correndo i campionati italiani e andando spesso a girare a Montichiari. 

Olivo si è dedicato anche alla pista, qui in azione in maglia Cycling Team Friuli
Olivo si è dedicato anche alla pista, qui in azione in maglia Cycling Team Friuli
Può trasportare a tutti gli effetti queste qualità anche su strada diventando un vincente anche lì?

Alla San Geo del 2024 ha vinto e una settimana dopo sono iniziati gli ennesimi problemi. Lui è un corridore che ha bisogno di una corsa molto dura per emergere, però su strada può dire la sua. Il ragionamento è che tra gli under 23 potrebbe essere un vincente, ma non è detto che poi sali di categoria e continui ad esserlo. E’ un percorso di crescita da fare con calma perché da U23 sei forte fisicamente ed emergi, ma una volta che sei nei professionisti sono tutti forti a livello fisico. 

Forse un percorso di crescita in un devo team può fargli bene, ma non passare direttamente nel WorldTour, vista la poca possibilità di mettersi in mostra. 

Ognuno ha il suo cammino. Tanti ragazzi che sono passati da noi, ancora quando eravamo CTF, hanno poi avuto carriere diverse. Pietrobon è un esempio, ma pensate anche a De Cassan o ai gemelli Bais. Penso che un corridore come Olivo possa trovare la sua dimensione, dipenderà anche da quali offerte arriveranno. Per ora ha una stagione sulla quale puntare tanto e nella quale migliorare ancora.

Erja Bianchi vuole ripetersi, ma non chiamatela velocista

04.03.2025
6 min
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E’ stata una delle sorprese del 2024 tra le juniores. Al suo primo anno nella categoria, Erja Giulia Bianchi ha raccolto otto vittorie personali, il tricolore nella cronosquadre con la sua Biesse-Carrera, una miriade di piazzamenti e un bronzo europeo in pista. Il countdown per il debutto è agli sgoccioli e lei è pronta per iniziare la stagione con una consapevolezza maggiore dei suoi mezzi.

Domenica 9 marzo riparte da Nonantola con i favori del pronostico per il semplice fatto che l’anno scorso aveva dominato la volata sotto la pioggia (in apertura foto Ossola). Bianchi però non si scompone più di tanto, tenendo conto di una crescita psicofisica importante come ci ha raccontato lei. E noi ne abbiamo approfittato per conoscerla meglio e scoprire su quali obiettivi ha messo il proprio mirino.

Erja vive a Lonate Pozzolo, vicino a Malpensa, e frequenta il liceo scientifico-sportivo di Gallarate (foto Bicitv)
Erja vive a Lonate Pozzolo, vicino a Malpensa, e frequenta il liceo scientifico-sportivo di Gallarate (foto Bicitv)
Iniziamo col capire chi è Erja fuori dalla bici? O preferisci essere chiamata Giulia?

Va benissimo con entrambi i nomi, ma se qualcuno mi chiama Erja sono sicura che intenda me e mi giro per rispondere (dice sorridendo, ndr). Vivo a Lonate Pozzolo, a pochi chilometri dall’aeroporto di Malpensa. Frequento la quarta al liceo scientifico-sportivo di Gallarate e l’anno scorso ho chiuso con la media dell’otto.

Una buonissima votazione al pari della stagione agonistica. Come hai gestito entrambi gli impegni?

A scuola in effetti lo scorso è stato un anno abbastanza difficoltoso in relazione al mio primo anno tra le juniores. Nel secondo quadrimestre ho accumulato tante assenze per le varie gare, però sono stata molto tutelata ed aiutata dalle mie professoresse. Loro capiscono perfettamente la mia situazione e finora sono sempre riuscita a pianificare sia interrogazioni che compiti in classe. Anzi, devo dire che loro mi fanno spesso i complimenti per i miei risultati perché sono consapevoli della mia attività.

A febbraio Bianchi ha svolto un ritiro di 10 giorni in Provenza con le juniores e elite della Baloise-WB Ladies
A febbraio Bianchi ha svolto un ritiro di 10 giorni in Provenza con le juniores e elite della Baloise-WB Ladies
Immaginiamo te ne avranno fatti tanti l’anno scorso. Che stagione è stata per te?

E’ stato un 2024 decisamente sopra le aspettative. Non pensavo di poter raccogliere così tante vittorie. Tuttavia come in ogni stagione che si rispetti, ci sono state anche delle delusioni. E forse, col senno di poi, direi anche giustamente perché ti aiutano a crescere.

Quali sono state?

Fino a luglio è andato tutto bene in corrispondenza degli europei in pista a Cottbus. Ad agosto poi sono iniziate le botte morali. Sono andata in ritiro col gruppo pista in vista dei mondiali, ma non sono stata convocata per andare in Cina. A quel punto non sono stata più chiamata per i ritiri col gruppo della strada. Il mondiale era troppo duro per le mie caratteristiche e mi aspettavo di non rientrare nei piani, mentre invece speravo di poter correre l’europeo in Belgio che era adatto a me. Peccato, ci sono rimasta un po’ male, però so che queste decisioni ci possono stare.

Bianchi conquista a Bovolone la seconda delle otto vittorie. Un bottino inaspettato (foto Ossola)
Bianchi conquista a Bovolone la seconda delle otto vittorie. Un bottino inaspettato (foto Ossola)
Come hai superato quelle delusioni?

Non nascondo che ho fatto qualche giorno giù di corda perché sapevo di aver dimostrato di essere andata forte. Mi sono accorta però lì per lì di aver reagito bene a quelle esclusioni. E in questo mi ha aiutato molto il ritiro che ho fatto con la Biesse-Carrera. La mia squadra e le mie compagne mi sono state molto vicine e non mi ci hanno fatto più pensare. Tanto che da lì in poi sono tornata a vincere ancora. Ho imparato molto dalle compagne più grandi, sia fuori che dentro la bici.

Le caratteristiche quindi di Erja Giulia Bianchi sono quelle della velocista?

Devo dirvi che non mi piace essere definita velocista (dice ridendo, ndr). E’ vero, sono veloce e mi butto nelle volate di gruppo, però ho dimostrato di saper tenere anche su percorsi più ondulati. Penso alle vittorie ottenute al Lunigiana o al Giro delle Marche, dove l’altimetria era abbastanza mossa. In ogni caso questo inverno ho lavorato per tenere meglio su alcune salite o strappi.

In generale la preparazione com’è andata?

E’ andata bene. Fino a fine gennaio ho pedalato il giusto, poi a febbraio ho recuperato facendo due ritiri. Uno in Liguria con la Biesse-Carrera di cinque giorni e l’altro in Provenza con le juniores ed elite del Baloise-WB Ladies. Col team belga ho fatto dieci giorni in accordo con la mia squadra e sfruttando un’opportunità legata ad una loro conoscenza. E’ stata davvero una bellissima esperienza, sia per conoscere ed adeguarmi alle loro abitudini, sia per dialogare in inglese.

Quest’anno sarai una delle più grandi della Biesse-Carrera. Come ti senti in questo ruolo?

Saremo in tre del secondo anno. In effetti abbiamo fatto un bel cambiamento con diverse ragazze nuove nella categoria. Spero di poter essere un riferimento per loro, come lo sono state con me quelle che sono passate elite. Da quello che ho visto finora devo dire che abbiamo ragazze già in gamba e che sembrano pronte a fare bene.

Guardando le classifiche di rendimento del 2024 tu eri una delle prime tre e tutte e tre eravate del primo anno. Sai già chi potrebbe essere la tua avversaria principale?

Onestamente non saprei, ci sono tantissime ragazze che l’anno scorso sono andate fortissimo e faranno altrettanto quest’anno. E non dimentichiamoci quelle che arrivano dalle allieve che possono fare bene. Posso dire che secondo me Chantal Pegolo è quella che parte favorita quest’anno. L’ho vista in corsa e l’ho conosciuta meglio in nazionale. Lei va forte in volata, sui percorsi vallonati e tiene in salita come ha mostrato col terzo posto al campionato italiano.

Anche tu sei una dei nomi più accreditati. Senti un po’ di pressione per questa stagione?

A dire il vero non ne avverto molta. Ho imparato a gestire questo tipo di tensione sviluppando una mentalità diversa. Ho capito che devo correre ed allenarmi cercando di divertirmi senza pensare troppo a certe cose, poi vedremo. Ecco, sono curiosa di vedere come andrò a Cittiglio, che per me è una corsa vicino a casa. Non ci vuole tanto, ma spero di andare meglio dell’anno scorso (dice sorridendo riferendosi al suo piazzamento lontano dalle prime, ndr).

La Biesse-Carrera ha fatto 5 giorni di ritiro in febbraio in Liguria
La Biesse-Carrera ha fatto 5 giorni di ritiro in febbraio in Liguria
A parte le vittorie, ti sei data degli obiettivi particolari?

Ripetere la scorsa annata ovviamente mi farebbe piacere, però spererei di fare più esperienza all’estero, dove si cresce tantissimo. Oppure mi piacerebbe fare uno stage con un team continental come ha fatto Milesi alla BePink (sua attuale squadra, ndr), sapendo che me lo devo guadagnare facendo risultati e prestazioni. Anche la nazionale resta un obiettivo. Non penso che farò più parte del reparto velocità perché sono ben coperti ed ero stata chiamata in extremis. Mi metto però a disposizione per il gruppo endurance qualora lo volessero. Anche su strada vorrei guadagnarmi l’azzurro per gli europei (in Ardeche in Francia, ndr) che li vedo adatti alle mie caratteristiche.

Bragato, la performance e la pista donne: Los Angeles nel mirino

01.03.2025
7 min
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Fra le novità di maggior rilievo nei nuovi incarichi della nazionale, accanto a Salvoldi che torna nel giro olimpico con la pista degli uomini, c’è la promozione di Diego Bragato alla guida del settore femminile. Il trevigiano, che da qualche anno è il responsabile del Team Performance della Federazione, sale un gradino importante della sua progressione personale. Riceve in eredità il gruppo protagonista di europei, mondiali e Olimpiadi e dovrà portarlo fino a Los Angeles 2028.

«Era già da un po’ che parlavo con Amadio – racconta all’indomani di una giornata di test a Montichiari – e un giorno mi chiese, qualora la struttura tecnica fosse stata confermata, se me la sentissi di fare un salto in avanti. Gli ho sempre risposto di sì, ma chiedevo anche chi si sarebbe fatto carico di quello che stavo già facendo. C’è tutto il gruppo performance da gestire e io ci tenevo che il lavoro proseguisse bene».

Il nuovo disegno della nazionali porta la firma di Amadio: sua l’intuizione di investire su Bragato
Il nuovo disegno della nazionali porta la firma di Amadio: sua l’intuizione di investire su Bragato
E lui?

Mi ha detto che avrei potuto continuare a farlo. Mi ha permesso di rinforzare la parte performance, quindi posso delegare ancora di più. I ragazzi sono cresciuti e quindi potremo affrontarlo. Io terrò il ruolo di coordinamento, perché ho l’esperienza trasversale che gli altri ancora devono crearsi. Sono molto bravi nei vari settori, ma l’esperienza trasversale e il rapporto con i commissari tecnici l’ho costruito io negli anni

Cosa cambia invece per te in quanto commissario tecnico?

La responsabilità, perché è un gruppo da cui ci si aspetta tanto. Nelle dinamiche cambia poco, perché con loro c’erano già rapporti consolidati. Daremo continuità a quello che già c’era. Sono certo che per la gestione del budget, l’organizzazione delle trasferte e le scelte tecniche continuerò a confrontarmi con Marco (Villa, ndr). Sono cose che prima gestiva lui, adesso devo pensarci anch’io e quindi sono dinamiche su cui mi devo inserire.

La pista delle donne è passata dalla gestione rigida di Salvoldi a quella più libera, ma non meno ferma di Villa. Quale sarà la mano di Bragato?

Come stile, io sono più vicino a Marco, perché ho collaborato con lui per più di dieci anni e condivido la sua filosofia e io suoi metodi. Conosco bene anche il lavoro di Dino, perché ho lavorato al suo fianco. Probabilmente sono a metà strada tra l’uno e l’altro. Quindi parecchio dialogo e disciplina, ma nessuna imposizione.

Anche perché si tratta di un gruppo che già funziona…

Esatto. Mi piace puntare sul dialogo, sulla crescita della persona anche sul piano professionale. Quindi mi aspetto che le ragazze, quelle che ci sono già e quelle che cresceranno, si prendano la responsabilità del loro percorso. Io vigilerò, ma non sarò di sicuro il capo che le comanda.

La collaborazione fra Villa e Bragato prosegue: Marco sarà il supervisore della pista donne, Diego il cittì
La collaborazione fra Villa e Bragato prosegue: Marco sarà il supervisore della pista donne, Diego il cittì
Abbiamo un gruppo forte e ancora giovane. Pensi che i prossimi quattro anni saranno nel segno del gruppo che c’è già o si dovrà ragionare di ricambio?

No, il gruppo è quello di Parigi. Sarà un quadriennio di consapevolezza e di realizzazione di quello che si meritano, perché valgono molto. A Parigi abbiamo preso l’oro nella madison e siamo andati vicini alla medaglia del quartetto e la meritavano. Secondo me in questo quadriennio è giusto che possano fare il salto di qualità, perché sono certo che a Los Angeles andremo da protagonisti. Inseriremo eventualmente qualche junior fortissima, però parto da questo gruppo.

Insomma non è un caso che siano venute tutte agli europei?

Non so quali siano le parole giuste per dirlo. Una delle cose belle che Villa mi lascia in eredità, pur restando per fortuna al mio fianco, è la creazione del gruppo. Quello che è riuscito a fare con gli uomini, si sta verificando con le donne. Un gruppo che crede nel progetto e se ne prende la responsabilità. Soprattutto le ragazze che hanno vinto la medaglia, parlo di Consonni e Guazzini, hanno fatto un salto di qualità mentale e di responsabilità che ha motivato tutte le altre. Sono state loro le prime a spingere perché si andasse agli europei a prenderci qualche rivincita.

Sono cose di cui avete parlato?

Abbiamo condiviso questo ragionamento con loro, ne abbiamo parlato anche agli europei. Partiamo da questo entusiasmo, dal credere nel progetto perché è ciò che ci terrà sul pezzo per quattro anni. Sono loro le prime a voler arrivare competitive a Los Angeles e noi alimenteremo questo fuoco.

Del gruppo fa parte anche Federica Venturelli?

Federica è giovane, ma la consideriamo già dentro il gruppo. Ne faceva parte anche prima di Parigi. C’era per il Mondiale, ha lavorato con le altre. All’europeo sarebbe dovuta venire, ma si è fatta male. E’ parte del gruppo al 100 per cento.

Gli europei di Zolder non possono cancellare Parigi, ma lanciano la rincorsa verso Los Angeles
Gli europei di Zolder non possono cancellare Parigi, ma lanciano la rincorsa verso Los Angeles
Villa passava giornate intere in velodromo, tu abiti lontano da Montichiari. Come imposterai il lavoro?

In questi giorni stiamo parlando del budget per impostare poi l’attività. Già prima ero molto a Montichiari, almeno due o tre giorni a settimana. Continuerò ad esserci, ma programmerò di più gli interventi. Non abito lì, devo spostarmi, per cui avrò un programma ben strutturato. Marco mi darà una mano, i collaboratori come Masotti sono sul pezzo. La mia intenzione è quella di inserire anche le professionalità del gruppo performance, per portare ancora di più il lato scientifico. Avremo una squadra per coprire molto bene l’attività e programmare gli appuntamenti.

Ci sarà da recuperare l’entusiasmo di Elisa Balsamo per la pista, dopo l’uscita malinconica dalle Olimpiadi?

Con le ragazze ho sempre avuto un buon dialogo e ci tengo che rimanga. Elisa fa parte del gruppo e sa di esserlo. Era programmato e dichiarato che agli europei non sarebbe venuta. Ha una primavera importante che l’aspetta., è giusto che si concentri su questo.

Fra le novità, oltre al budget e i programmi, ci sono i rapporti da tenere con le squadre. Hai già pensato a come fare?

Sia a livello elite che juniores vorrei una connessione stretta con i manager. Con i preparatori l’avevo già, perché ogni volta che Villa andava in giro a parlare di programmi, io andavo con lui ed entravo nel tecnico con i miei colleghi. Per le squadre giovanili siamo in fase di costruzione. Abbiamo cominciato facendo i test nei giorni scorsi, ma vorrei che la nazionale diventasse un riferimento per le squadre. Io sono convinto che la Federazione e il gruppo performance diventeranno un valore aggiunto per le società italiane e anche per le squadre di livello WorldTour che faranno riferimento a noi.

Parliamo di te adesso: quanto è bello essere arrivato a questo incarico, come coronamento di un percorso?

Sicuramente è molto bello. Negli anni avevo quasi messo da parte l’idea, perché il discorso performance mi piace e mi vedevo più in quella direzione. Quando però è tornata fuori questa possibilità, ho accettato subito. Sono contento e mi motiva. Devo riprendere in mano tutta una parte di formazione su me stesso, cose nuove che devo fare e su cui devo crescere. Devo imparare a gestire un nuovo ruolo.

Elisa Balsamo fa parte del gruppo pista di Bragato, anche se ora la sua priorità è la strada
Elisa Balsamo fa parte del gruppo pista di Bragato, anche se ora la sua priorità è la strada
E’ prevista la tua presenza a qualche gara anche su strada come osservatore?

Mi è stato chiesto e comunque è nel mio stile quello di cercare di fare da collante. Un po’ per il mio ruolo nel gruppo performance e un po’ perché intendo far gruppo con gli altri tecnici. Sono già in contatto con Velo, l’ho invitato a seguire i test a Montichiari. Ci siamo già detti che andremo a vedere delle gare assieme, anche qualcosa di gare giovanili. L’obiettivo è trasmettere il messaggio reale che strada, crono e pista si muovono assieme e le società hanno un riferimento nella Federazione.

L’ultima e poi ti lasciamo in pace. Da amico, sei contento che Elia Viviani abbia trovato posto alla Lotto e non sia stato inserito nei quadri federali?

Elia lo vedo a pieno nei quadri federali, sarebbe una persona importante e azzeccata nelle dinamiche. Ma essendo soprattutto suo amico, sapevo quanto ci tenesse a continuare, quindi sono stato contentissimo per lui. Gli darò supporto per la preparazione, perché l’ho seguito in tutti questi anni e mi ha chiesto di dare continuità al lavoro. Sono contento di essere ancora al suo fianco, perché un campione come lui merita di scrivere la sua carriera.

Ha ancora qualcosa da dare?

Ne sono certo. Deve avere la mentalità che ha avuto a Parigi, cioè quella che Marco Villa ha definito di un 18enne che non aveva paura di lavorare sodo. Con questo approccio che gli appartiene, c’è ancora da dare. E soprattutto è in una squadra che ha capito cosa può fare e quindi secondo me si divertirà e darà un bel senso a questa stagione.

Cecchini: «Elia meritava più rispetto e umanità»

27.02.2025
6 min
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Elia Viviani è un nuovo corridore della Lotto Cycling, abbiamo avuto modo di raccontarvi le emozioni e i pensieri del pilastro della pista azzurra di recente. Un’occasione arrivata alla fine di un periodo duro che lo ha messo alla prova, sia fisicamente che mentalmente. Il giorno dopo l’annuncio, era il 20 febbraio, Elia Viviani è volato in Belgio al service course della squadra per sistemare gli ultimi dettagli ed entrare finalmente nella sua nuova stagione su strada. 

La giusta dimensione

Pochi giorni dopo lo abbiamo visto pedalare insieme a Elena Cecchini e Vittoria Guazzini su Cipressa e Poggio. Delle storie su Instagram che raffiguravano i primi chilometri di Viviani con la maglia della professional belga. Insieme a Cecchini e Guazzini ha fatto da Cicerone sulle strade della Classicissima, spiegando per filo e per segno ogni curva di quelle strade. Elena Cecchini farà tesoro di quelle parole e della sua grande esperienza per pilotare le compagne della SD Worx-Protime. Insieme alla friulana, compagna di Viviani, abbiamo voluto entrare nel momento del velocista veneto per capire anche con il suo occhio cosa abbia attraversato il suo compagno. 

«Vederlo in maglia Lotto – racconta con un sorriso Cecchini – mi ha fatto piacere ma è stato anche un po’ strano. Quando si è aperta questa opportunità mi ha chiesto cosa ne pensassi, gli ho risposto che per me è una bellissima squadra per ripartire dopo questo momento difficile. Io ho corso per il team femminile nel 2015 ed è uno degli anni che ricordo con più affetto. Ero veramente serena, a mio modo di vedere le squadre di matrice belga hanno qualcosa in più. Il ciclismo gli scorre nel sangue e vivi le cose in maniera diversa. Con più serenità, ma allo stesso tempo ti mettono voglia di andare in bici, di soffrire, di fare tutto con autenticità. Per questo sono contenta due volte, è una squadra senza tanti fronzoli. E’ quello che ho capito nel 2015 e che ha potuto capire anche lui fin da subito. Si tratta di una realtà semplice ma che allo stesso tempo lo considera molto ed è quello di cui Elia (Viviani, ndr) aveva bisogno in questo momento».

La foto usata sui social per annunciare l’arrivo di Viviani all’interno della Lotto Cycling
La foto usata sui social per annunciare l’arrivo di Viviani all’interno della Lotto Cycling
Com’è stata la prima pedalata insieme con la nuova maglia?

All’inizio è strano perché comunque anche negli ultimi tre anni ha sempre indossato un’altra maglia, però l’ho visto tranquillo. Per lui, ma anche per noi, sono stati momenti difficili.

Qual è stata, secondo te, la cosa più difficile per lui?

Il fatto che non fosse pronto a smettere, non perché avesse paura di ciò che arriva dopo la carriera sportiva. Elia aveva anche moltissime opportunità giù dalla bici. Però la verità è che ama il ciclismo, gli piace andare in bici e ama la bicicletta. In questi mesi di attesa, in cui era difficile sapere cosa sarebbe accaduto, l’ho visto tutte le mattine vivere la routine da atleta: colazione, bici e allenamento. 

La pista è stata il suo salvagente…

Sicuramente la pista l’ha salvato, perché ha avuto modo di stare concentrato su un obiettivo. Questi traguardi da raggiungere non gli hanno dato modo di gettare i remi in barca e dire: «Ok basta non mi va più di aspettare». Da canto mio ho sempre creduto che poi avrebbe trovato una sistemazione.

Viviani e Vittoria Guazzini all’imbocco della Cipressa
Viviani e Vittoria Guazzini all’imbocco della Cipressa
C’è stato un aspetto che ti ha creato dispiacere?

Che nel ciclismo di adesso si tende a incentivare la multidisciplinarietà che secondo me è fondamentale. Elia negli ultimi due anni ha lavorato tanto per l’Olimpiade di Parigi, sacrificando anche la strada. Nell’appuntamento olimpico ha fatto vedere che può ancora dire la sua. Nonostante ciò moltissime squadre hanno snobbato quello che lui ha fatto. 

Ci dicevi che è stato un momento difficile anche per voi, in che senso?

Lui mi ha sempre detto che gli sono stata di grande aiuto. E’ inutile nasconderlo anche Elia stesso ha avuto delle giornate no in questo periodo. Dal canto mio credo di essere stata brava a “normalizzare” la cosa. L’ho sempre trattato come uno che andava in bicicletta, anche quando non aveva un contratto. La mattina parlavamo di allenamento, di cosa avrei fatto io e gli chiedevo quali fossero i suoi programmi. La cosa che gli ho invidiato è la motivazione, a volte ci sono giorni in cui manca a me che ho un calendario pieno e ricco di appuntamenti stimolanti. Dentro di me dicevo: «Ma come cavolo fa a fare questa volata o la ripetuta in salita?». Lì ho capito di avere accanto una persona forte. 

Una delle prime pedalate in maglia Lotto è stata sulle strade della Sanremo, gara che Viviani vorrebbe correre
Una delle prime pedalate in maglia Lotto è stata sulle strade della Sanremo, gara che Viviani vorrebbe correre
C’è stato un momento particolarmente difficile?

Secondo me è stato a dicembre quando io ho lasciato casa per andare al primo training camp. Lì c’era una situazione di incertezza totale. L’obiettivo degli europei era ancora lontano. Andar via di casa e lasciarlo solo quando gli anni scorsi andavamo quasi sempre via insieme ai ritiri mi è dispiaciuto molto. Ho avuto anche io un attimo di debolezza. Poi la sera quando ci mettevamo sul divano comunque si parlava di questo, lui era costantemente in contatto con Lombardi, il suo agente. 

Quanto è stato diverso vederlo pedalare prima e adesso?

Elia fino al 31 dicembre si è allenato in maglia Ineos, nonostante tutto è una squadra che ama. Non ha mai avuto dei sentimenti avversi, alla fine conta quello che hai dentro. Vederlo pedalare in maglia Lotto è stato fantastico. Anche se dall’1 gennaio si è allenato con la maglia della nazionale, cosa che gli ha dato tanta motivazione. 

Vittoria Guazzini in cima alla salita della Cipressa
Vittoria Guazzini in cima alla salita della Cipressa
Perché nonostante una bella olimpiade, e il suo palmares, Viviani ha fatto così fatica a trovare una squadra?

Quello che ho visto, tramite questa esperienza, è che tanti gli hanno detto: «Sei vecchio». Altri che lo sprinter non serviva. Nel ciclismo moderno, soprattutto in quello maschile, tutti si stanno concentrando nel cercare corridori per le classifiche generali. Poi ci sono tanti corridori di 25 o 26 anni e pensare a un corridore di dieci anni in più pensano sia decrepito. A livello sportivo il gap c’è, ma poi ci sono moltissimi altri componenti nello sport: l’esperienza, la motivazione, la voglia ancora di far fatica e di sacrificarti. Alcuni atteggiamenti li ho trovati poco umani. 

Viviani ha espresso la volontà di fare la Sanremo, sarebbe bello incontravi dopo la corsa…

Sì. So che lui sta parlando con la squadra per il suo calendario e c’è un punto di domanda. Ovviamente a lui piacerebbe molto correrla, le gare italiane gli mancano. Negli ultimi anni ne ha fatte poche, quindi cercherà di esserci. Sarebbe bello finire la mia gara e aspettarlo all’arrivo.

Caro Lamon: cosa hai visto nei giovani talenti del quartetto?

25.02.2025
5 min
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Francesco Lamon è il filo conduttore dell’inseguimento a squadre azzurro su pista, la sua presenza al campionato europeo di Zolder è la conferma della sua importanza nel progetto. Il veneto è uscito dall’impegno continentale su pista con una buona gamba, tanto da sfruttarla per vincere lo Spinners Dubai. Un appuntamento su strada negli Emirati da quale è rientrato proprio ieri. 

«Avevo già corso a Dubai a gennaio – racconta mentre si dirige in palestra per allenarsi – ma l’impegno dell’altro giorno era più semplice. Ho corso con la maglia della Dubai Police. Ho deciso di fare questa gara dopo l’europeo su pista per sfruttare la condizione, visto che sul parquet la stagione non sarà così impegnativa».

Francesco Lamon ha sfruttato la condizione dell’europeo per correre e vincere lo Spinneys Dubai 92 Cycle Challenge
Francesco Lamon ha sfruttato la condizione dell’europeo per correre e vincere lo Spinneys Dubai 92 Cycle Challenge

Il nuovo ciclo

Il campionato europeo di Zolder ha acceso i riflettori sul quadriennio olimpico di Los Angeles 2028. I lavori sono ufficialmente iniziati. Francesco Lamon lo ha iniziato accanto a un’ondata di giovani talenti azzurri, ragazzi di vent’anni che si sono subito messi in mostra. 

«Iniziare questo 2025 insieme ai giovani – prosegue – è stato bello, mi sarebbe piaciuto riuscire a conquistare una medaglia. Ci è mancato davvero poco, ma penso che abbiano dato il massimo. Avendo girato poco insieme, visti gli impegni su strada e i vari ritiri, credo che il tempo fatto sia da considerarsi molto buono (il giovane quartetto ha fatto registrare 3’54″169, ndr). E’ un gruppo con dell’ottimo materiale sul quale lavorare e investire. Esserci giocati la medaglia di bronzo fino all’ultimo è stato un bel segnale e un ottimo punto di partenza».

Il quartetto che ha conquistato il quarto posto agli europei di Zolder era formato da: Lamon, Favero, Grimod e Boscaro
Il quartetto che ha conquistato il quarto posto agli europei di Zolder era formato da: Lamon, Favero, Grimod e Boscaro
Pensi possano seguire le orme di Ganna, Consonni e Milan?

Quando ho visto arrivare Ganna e Milan si vedeva che avessero qualcosa di fuori dal comune, un talento incredibile. Paragonarli ai giovani di ora è un azzardo, ma a livello di caratteristiche li vedo simili. Di “Jonny” e “Pippo” ce ne sono solo due al mondo. E’ difficile sovrapporli, ma questi giovani hanno talento, lo si è visto.

Da cosa?

I tempi fatti registrare da Favero e Grimod nell’inseguimento individuale non sono banali. Favero, che ha già corso il mondiale su pista dello scorso anno con noi, ha conquistato il quarto posto e ha girato in 4’08”. Un tempo di tutto rispetto considerando che è all’inizio della sua avventura, e l’inseguimento individuale è uno sforzo che più lo si fa più si capisce come affrontarlo. 

Francesco Lamon, a destra, è stato il punto di riferimento per i giovani in questa rassegna continentale
Francesco Lamon, a destra, è stato il punto di riferimento per i giovani in questa rassegna continentale
Su che aspetti hai lavorato maggiormente con loro?

Più che sulle prestazioni, quelle ci sono, c’era da essere bravi nel tenerli tranquilli. A loro giustamente manca l’esperienza e gestire la tensione non è facile. Hanno vent’anni, anche io alla loro età vivevo così le gare. Ho cercato di non far pesare questo aspetto e penso di esserci riuscito, rispetto al mondiale è andata molto meglio. Soprattutto con Favero. 

Come mai?

Dopo la caduta al mondiale dello scorso anno partiva più titubante ma sono riuscito a tenerlo sereno, anche con qualche battuta. Alla fine con un sorriso gli ho detto: «Peggio del mondiale non può andare». Credo che la forza del gruppo sia importante e anche sdrammatizzare aiuta i giovani. Cadere e sbagliare è normale e fa parte della maturazione. Favero a questo europeo ha fatto vedere ottime cose. 

I valori in campo sono ottimi, Favero (20 anni domani) ha conquistato il quarto posto nell’inseguimento individuale
I valori in campo sono ottimi, Favero (20 anni domani) ha conquistato il quarto posto nell’inseguimento individuale
Rispetto a quando arrivarono Ganna e Milan il quartetto è il riferimento della pista azzurra, per i giovani c’è più apprensione?

Quando loro due entrarono nell’orbita della pista, non eravamo una delle nazionali di riferimento. Ora la pressione è più alta, i giovani come Grimod e Favero arrivano in un contesto maggiormente incanalato. 

A livello di caratteristiche fare dei paragoni è difficile, ma come atteggiamento?

In questi ragazzi vedo la stessa determinazione che c’era negli occhi di Milan e Ganna. Questa cosa serve per aiutarli a sconfiggere l’ansia, abituarsi a far parte di un progetto grande e ambizioso. Bisogna prendere dimestichezza con il rappresentare una nazionale importante. 

Favero aveva già corso tra gli elite al mondiale del 2024, esordio sfortunato vista la caduta (in foto è consolato da Milan)
Favero aveva già corso tra gli elite al mondiale del 2024, esordio sfortunato vista la caduta (in foto è consolato da Milan)
Come lo si fa?

Rimanere presenti nell’ambiente. Quest’anno gli appuntamenti sono pochi, ci sarà una sola Coppa del mondo. Creare un gruppo non sarà facile visto che si correrà di meno, però questi ragazzi devono mantenere l’abitudine di venire in pista a girare. Se spariscono per sei mesi non va bene, serve continuità. 

Il fatto che sia arrivato Salvodi che li ha avuti da juniores è un vantaggio…

Sicuramente lui li conosce e loro conoscono il suo metodo di lavoro e sanno cosa vuole dagli atleti. 

Viviani alla Lotto e i pensieri di questi mesi difficili

21.02.2025
7 min
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Da ieri, 20 febbraio, Elia Viviani è un nuovo corridore della Lotto. Il matrimonio tra la formazione professional belga e il campione veronese è stato rapido, veloce. A 36 anni, compiuti lo scorso 7 febbraio, è il momento per il velocista azzurro di immergersi in una nuova avventura. Nella giornata dell’ufficializzazione, Elia si è goduto il suo lungo allenamento in bici, che lo ha tenuto occupato per la maggior parte del tempo. Negli anni Viviani ci ha mostrato di essere una persona sincera, che non si tira indietro e si assume le sue responsabilità. L’europeo su pista di Zolder non è andato come previsto, ma la notizia del trovato accordo con la Lotto mette davanti a uno dei volti di riferimento del ciclismo azzurro una pagina bianca tutta da scrivere

«Dopo Zolder – racconta da casa la sera – avevo bisogno di fare chilometri su strada, con oggi ho chiuso un bel blocco di tredici ore divise su tre giorni. Qua in Costa Azzurra il tempo è bello e si pedala con piacere».

Questa il post usato ieri sui social per annunciare l’accordo tra Viviani e la Lotto
Questa il post usato ieri sui social per annunciare l’accordo tra Viviani e la Lotto

Tutto in fretta

La notizia dell’accordo con la Lotto arriva a stagione iniziata e senza troppo preavviso, sia per gli addetti ai lavori che quasi per lo stesso Viviani. 

«E’ stata una cosa che ha preso forma nei giorni scorsi – prosegue – in Belgio durante gli europei ci siamo incontrati faccia a faccia. Si è parlato e a inizio di questa settimana si è concluso tutto. C’era la volontà di trovare una soluzione per il Giro, che non si è concretizzata. Una volta arrivata la Lotto abbiamo colto al volo questa occasione. Ho firmato per un anno, senza il pensiero che possa essere l’ultimo. La squadra è forte, tornerà nel WorldTour ed è tra le prime dieci al mondo, la Lotto non farà il Giro, ma sarà al Tour e alla Vuelta».

L’incontro decisivo tra il velocista azzurro e la Lotto è arrivato durante gli europei su pista di Zolder
L’incontro decisivo tra il velocista azzurro e la Lotto è arrivato durante gli europei su pista di Zolder
I contatti finali sono arrivati quindi quando eri in Belgio?

Già parlavamo ma abbiamo approfittato della vicinanza per vederci. Sono stato a Zolder una settimana esatta, essendo la Lotto una squadra belga veniva facile incontrarsi. 

Com’è stato fare l’europeo con questo pensiero in testa?

Positivo, ma anche di dubbio. Alla fine in questi mesi ci sono stati diversi contatti, ovvio che vederci ha aiutato e mi ha dato maggiore fiducia. Comunque il team manager aveva già un’ottima considerazione di me, quindi tutto era a mio favore. L’europeo in sé è iniziato malino con l’eliminazione, dove partivo per vincere e invece sono uscito quindicesimo per una banalità. Volevo affrontarla in maniera diversa rispetto al mondiale, con l’idea di non voler spendere troppe energie subito. Sono uscito che non ero ancora stanco.

Per Viviani la nazionale è stato un punto di riferimento nell’arco di tutta la carriera
Per Viviani la nazionale è stato un punto di riferimento nell’arco di tutta la carriera
Questione di testa o di gambe?

Gambe, assolutamente. Si è visto anche nell’omnium, so che a febbraio faccio fatica. Sono un “diesel” ho bisogno di avere chilometri e gare nelle gambe per essere al top. Sono partito così così nello scratch, poi bene la tempo race e una bella prova nell’eliminazione. Mi mancava quella componente di forza che si crea con una stagione su strada nelle gambe.

Com’è stato questo periodo nel quale se ne sono tante sul tuo futuro?

La mia forza è stata non ascoltare le cazzate. Se ne sono detti di tutti i colori, da che dovevo andare in una squadra, poi in un’altra, che sarei diventato il cittì della nazionale. Più di quello che viene detto non è stato facile gestire le reazioni. Quando è stato scritto che sarei diventato cittì, ho dovuto gestire tutte le reazioni e i messaggi ricevuti. Sono state queste le situazioni pesanti, per me. Ovviamente ho una scaletta di chi vale rispondere e chi non no, però comunque c’erano delle persone per le quali ho dovuto prendere tempo e rispondere. Alla fine mi sono sorpreso di come ho gestito questi ultimi mesi.

Viviani raggiungerà i compagni di squadra direttamente alle prime gare (immagine Instagram/Lotto)
Viviani raggiungerà i compagni di squadra direttamente alle prime gare (immagine Instagram/Lotto)
Sei riuscito a rimanere sereno?

Sì. La mattina mi svegliavo ed ero sempre concentrato sull’allenamento che avrei dovuto fare. A gennaio ho cercato un programma che mi permettesse di passare bene il tempo: quindi sono andato alla Quattro Giorni di Brema, poi alla Due Giorni di Berlino, il tutto con l’obiettivo degli europei. Insieme alla nazionale abbiamo messo giù un bel programma per tenermi “vivo” in attesa che qualche situazione si sbloccasse. E’ arrivata la Lotto e ne sono felice, perché parlando con il manager ho percepito subito la fiducia in me. In questo momento sento di aver bisogno di una persona che creda in me, che non si faccia troppe domande di quanti anni ho e di cosa posso fare fra due stagioni.

Quanto è stata importante la pista per mantenere concentrazione e focus?

Più che la pista, la nazionale e il famoso gruppo che abbiamo. Devo ringraziare tutti, dal presidente Dagnoni a Marco Villa e tutto lo staff azzurro. Se in questi mesi ho continuato a pensare alla bici e non a tante altre cose è grazie a loro. A partire dal primo gennaio quando non ho più indossato la maglia della Ineos, perché era la mia ex squadra e ho messo quella della nazionale. Per me rappresenta un rifugio, quindi più che la pista devo ringraziare il gruppo che abbiamo creato, che probabilmente mi dà indietro anche tutto quello che ho dato in questi anni.

Gli appuntamenti di gennaio su pista sono serviti per avere un obiettivo a breve termine e per allenarsi al meglio, qui insieme a Consonni a Brema (foto Arne Mill)
Gli appuntamenti di gennaio su pista sono serviti per avere un obiettivo a breve termine e per allenarsi al meglio, qui insieme a Consonni a Brema (foto Arne Mill)
Hai giocato un ruolo importante in vista degli europei…

Non era scontato esserci. Perché nell’anno post olimpico è partito un progetto nuovo per Los Angeles, loro senza alcun dubbio mi hanno supportato fino ad adesso. Come ho sempre detto, alla fine la nazionale è la mia squadra, ogni volta che ho avuto delle situazioni complicate ho sempre trovato una base solida alla quale appoggiarmi. Ci sono stati diversi momenti durante questi anni in cui la nazionale è stato un po’ il mio rifugio.

Il sogno Giro non lo metti nel cassetto…

Penso che sia una cosa corretta nei confronti della squadra che mi ha dato l’opportunità adesso. Loro non vogliono essere la formazione che mi fa smettere e io devo loro tutto il mio impegno. Vedremo come andrà quest’anno, se dimostrerò di poter stare a certi livelli non vedo perché dovrei fermarmi

L’appuntamento con il Giro per Viviani è solo rimandato. Nel 2018 in maglia Quick Step vinse 4 tappe e la classifica a punti
L’appuntamento con il Giro per Viviani è solo rimandato. Nel 2018 in maglia Quick Step vinse 4 tappe e la classifica a punti
La fede un po’ cieca che hai avuto nel continuare è stata anche legata tanto alla nazionale quindi? 

Assolutamente, se non ci fossero stati gli europei a febbraio probabilmente sarebbe stato tutto più difficile. Ho fatto 5.000 e passa chilometri negli ultimi mesi, farli senza avere niente in testa, giusto per portare la bici a spasso, non sarebbe stato semplice. 

A Zolder ti abbiamo visto impegnato tanto accanto ai giovani. 

Mi piace, l’ho sempre fatto, magari con dei giovani amici come è successo con Ganna e Milan. In questa nuova avventura dell’europeo ero insieme a dei ragazzi con cui forse avevo parlato una volta sola: Sierra, Stella, Grimod o Favero. Era una situazione diversa e devo dire che anche lì ho capito che mi piace dare loro dei consigli. Ho passato una settimana in camera con Davide Stella e mi sono trovato bene in quel ruolo. Penso inoltre che i giovani ne abbiano bisogno, l’ho visto dalle domande che facevano, da come venivano a cercarmi.

Uno degli obiettivi a breve termine per Viviani è tornare alla Milano-Sanremo, l’ultima volta che l’ha corsa era il 2022
Uno degli obiettivi a breve termine per Viviani è tornare alla Milano-Sanremo, l’ultima volta che l’ha corsa era il 2022
Trasportando cosa sulla Lotto quale può essere il tuo ruolo?

Innanzitutto voglio conoscere bene la squadra e i miei nuovi compagni. Sul mio ruolo credo che sarà inizialmente quello di capire le potenzialità dei giovani che abbiamo intorno, ovviamente qualcuno è già affermato come Segaert o De Lie. Cercherò di capire subito per chi e come posso essere importante, senza dimenticare che la squadra mi ha preso per sprintare. Avrò questo doppio ruolo, dove probabilmente mi vedrete in qualche occasione accanto ai giovani e in altre in cui avrò il mio momento. 

Quand’è che vai a conoscerli?

Probabilmente i compagni li vedrò direttamente alle gare, la squadra ha 25 corridori (26 con lui, ndr) quindi potrei iniziare abbastanza presto. Domani (oggi per chi legge, ndr) sarò in Belgio al service course del team un po’ per accelerare e capire le parti organizzative, la bici e tutto il resto. Avrò già un primo meeting con coach e team manager per vedere i programmi e dove ci sono delle possibilità di inserirmi subito.

Non vediamo l’ora di vederti in gara allora…

Manca poco, ci vediamo i primi di marzo.