ROUBAIX (Francia) – Mads Pedersen vorrebbe probabilmente essere altrove e non ne fa mistero. Diretto e tagliente come il vento della Danimarca da cui arriva, il capitano della Lidl-Trek è stato messo fuori gioco da una foratura nel momento peggiore e non è più rientrato. Dava la sensazione di avere tanta birra ancora da dare e lo ha dimostrato inseguendo come un ossesso, infuriandosi con quelli che non collaboravano e poi vincendo lo sprint nel velodromo che gli è valso il terzo posto. Che cosa sarebbe potuto succedere senza quella foratura?
Ti incenerisce con lo sguardo e ha ragione, perché probabilmente si è punito abbastanza da sé con certi ragionamenti. Campione del mondo quando nessuno se lo aspettava, adesso che è spesso sulla porta di una Monumento, trova sempre un inghippo che glielo impedisce. Non deve essere piacevole: fortuna per lui che riesce a voltare rapidamente la pagina.
«Non voglio fare il gioco dei se – dice subito – perché sappiamo come va a finire. Non ho avuto fortuna, non posso farci niente. Mi sentivo molto bene, avevo buone sensazioni e la squadra aveva fatto un lavoro impressionante tutto il giorno per tenermi fuori dai problemi e mettermi nei settori in una buona posizione. Fino a quel momento era andato tutto bene…».
La Lidl-Trek ha lavorato sodo per tenere Pedersen davanti: un ottimo lavoro di squadraLa Lidl-Trek ha lavorato sodo per tenere Pedersen davanti: un ottimo lavoro di squadra
Mancavano 71 chilometri all’arrivo, corsa ormai chiusa: come si fa a cambiare mentalità e iniziare a lottare per il terzo posto?
Penso sia qualcosa che devi fare. Quando succede una cosa del genere, devi prepararti per qualcosa d’altro. In quel momento, non sapevamo se fossimo in corsa per il podio. Ma in questa gara, non sai mai cosa succederà. Sai che se continui a lottare, potresti finire sul podio e così è andata.
Due settimane fa hai definito Van der Poel un mostro, come lo descriveresti oggi?
Il mostro non è scomparso (ride, ndr), lasciatelo con questo status.
Nelle ultime settimane, abbiamo visto molte belle battaglie tra Mathieu, Tadej e anche te, ma la Roubaix potrebbe essere stata l’ultima, perché probabilmente di qui in avanti non ci saranno più gare in cui combatterete l’uno contro l’altro…
Pensate che sia un peccato? Non direi, non vedo l’ora di non correre più contro di loro (ride e strappa il sorriso, ndr). Andrò in altro corse e troverò altri avversari, credo che tutti dobbiamo accettarlo e divertirci. Dovremo aspettare 12 mesi per rivedere certi duelli, spero nel frattempo di poter fare i miei risultati. Mathieu andrà al Tour e come lui anche Tadej, ma avranno obiettivi diversi.
Pogacar, Van del Poel, Pedersen: gli stessi uomini del podio del Fiandre, sono cambiati i vincitoriPogacar, Van del Poel, Pedersen: gli stessi uomini del podio del Fiandre, sono cambiati i vincitori
Non si gioca con i se, ma eri sicuro che avresti vinto la volata per il terzo posto?
Non avevo la sensazione di essere il più forte, quindi volevo anche che facessero tutti la loro parte. Negli ultimi 15-20 chilometri abbiamo avuto vento contrario e avevo bisogno di recuperare, quindi ho cercato di lasciargli fare il grosso del lavoro. Per fortuna hanno tenuto un ritmo alto che ha impedito gli attacchi e poi in volata ho dato tutto.
Secondo al Fiandre, terzo alla Roubaix. Sempre gli stessi corridori, che idea ti sei fatto del momento?
Non lo so, sta a voi di dire e fare certe considerazioni. Noi corriamo, cerchiamo di vincere, ci piace cercare fortuna sulle nostre biciclette. Fortunatamente sono stato in grado di finire nuovamente sul podio. Davvero a volte è tutto molto più semplice di quello che sembra…
ROUBAIX (Francia) – Sua madre lo ha abbracciato con grande discrezione e a quel punto Mathieu Van der Poel è andato verso il podio con lo sguardo rivolto alla tribuna che lo acclamava e nel petto l’orgoglio per la terza Roubaix consecutiva. In questo ciclismo che divora i record, oggi è stato eguagliato quello di Moser e la sensazione è che prima del fine carriera, l’olandese possa anche batterlo.
Forse neppure lui si aspettava uno svolgimento simile. Non credeva che sarebbe rimasto solo tanto a lungo, non lo aveva pianificato. La caduta di Pogacar lo ha chiamato allo scoperto troppo presto rispetto ai suoi piani e a quel punto non ha potuto fare altro che insistere. Ammette che per mezzo secondo ha anche pensato di aspettarlo, ma Van der Poel non è Pidcock, che aspettando Pogacar alla Strade Bianche ha fatto un bel gesto forzato: sapeva che avrebbe perso. Van der Poel è venuto per vincere la Roubaix e quando si lotta alla pari, non si fanno sconti a nessuno. Neppure a quell’idiota vestito da tifoso che a un certo punto ha scagliato contro di lui una borraccia gialla.
Nella conferenza stampa, Van der Poel ha raccontato la sua emozione per la terza RoubaixNella conferenza stampa, Van der Poel ha raccontato la sua emozione per la terza Roubaix
Cosa pensi della curva sbagliata da Tadej?
Era un po’ troppo veloce, la velocità era molto alta in quel momento. Non sapevo se sarebbe stato in grado di fare la curva, ma non avrei immaginato che sarebbe caduto. All’inizio mi stavo guardando indietro, prendendo distanza per curvare a mia volta. E forse questo ha impedito che cadessi sopra di lui. Da quel momento sono rimasto da solo e non credevo di dover fare una simile impresa. L’idea era di regolarla nelle ultime sezioni di pavé, ma è andata così. La difficoltà maggiore è stata che non sapevo nulla di quello che stava succedendo.
Che cosa vuoi dire?
Non avevo più la radio, mentre dopo la Foresta di Arenberg il mio power meter ha smesso di funzionare. E’ stato un esercizio al buio, non conoscevo il vantaggio e cosa stesse succedendo dentro di me. E’ stato difficile gestirlo. Anche quando ho bucato, non ho potuto dirlo alla radio. Quella poteva diventare una situazione difficile, perché non sapevo quanto vantaggio mi sarebbe rimasto. Però alla fine è andato tutto bene.
Hai mai pensato per un solo secondo di aspettare Pogacar?
Sì, all’inizio l’ho pensato, ma non sapevo che fosse caduto. Pensavo che sarebbe ripartito subito, invece mi sono voltato e mi sono reso conto che il distacco era molto grande. A un certo punto devi prendere una decisione e sappiamo bene che gli errori sono parte della Roubaix. Non sai mai cosa può succedere dopo, anche io ho bucato alla fine e lui avrebbe aspettato me? Le cadute e le forature sono parte di questa gara.
La foratura sull’ultimo tratto di pavé, ma il cambio bici gli costa appena 7 secondiNon solo unaborraccia addosso, ma anche della birra: il pubblico a volte oltrepassa il segnoLa foratura sull’ultimo tratto di pavé, ma il cambio bici gli costa appena 7 secondiNon solo unaborraccia addosso, ma anche della birra: il pubblico a volte oltrepassa il segno
Avere con te Philipsen sarebbe stato un grande vantaggio, per questo hai provato ad aspettarlo?
L’ho aspettato per la prima volta, perché non c’era un grande divario. Ho provato ad aspettarlo anche la seconda volta, ma questa volta il ritardo era già troppo, quindi sapevo sarebbe stato un duello fra me e Tadej e non avrebbe avuto senso aspettarlo ancora.
Pogacar ti ha costretto a rivedere la tattica o ha cambiato la corsa?
La Roubaix è sempre difficile, ovviamente, e hai bisogno anche di un po’ di fortuna, ma questa non è una grande sorpresa. Tadej, quando c’è, è lì davanti. E’ uno dei migliori o, meglio, è il miglior corridore del momento. Quello che fa è piuttosto eccezionale e sicuramente tornerà per provare a vincere questa gara.
L’incidente della borraccia ha danneggiato la soddisfazione e il divertimento di oggi?
Non si è portato via il divertimento, ma non è normale. Era una borraccia piena, forse mezzo chilo, e io arrivavo a 50 all’ora. Era come una pietra che mi ha colpito la faccia e questo non è accettabile. Aspettano e bevono birra, ma questa non può essere una giustificazione. Servono azioni legali perché poteva finire anche molto male.
Fra le bici viste alla Roubaix, la Canyon di Van der Poel era forse la più normale: lui ad esempio non vuole la monocoronaFra le bici viste alla Roubaix, la Canyon di Van der Poel era forse la più normale: lui ad esempio non vuole la monocorona
Tre Roubaix, si può dire quale sia la tua preferita?
Quella dell’anno scorso, con la maglia di campione del mondo e le migliori sensazioni sulla bicicletta. Oggi non ero così forte. Gli ultimi due settori di pavé sono stati molto difficili, prendevo a calci i pedali. Normalmente, se vai abbastanza veloce, hai il sentimento di volare, ma oggi non ho avuto questa sensazione. Vincere tre volte è già super speciale e non è qualcosa che ti aspetti quando inizi a correre. Ma vincerla per tre anni di seguito, considerando che serve anche parecchia fortuna, è piuttosto eccezionale.
Tre scontri con Pogacar su tre Monumenti corsi finora: che giudizio dai di questa primavera?
Sono molto felice, specialmente per come mi sono sentito. L’influenza che ho avuto la settimana scorsa non è stata ideale, ma ora mi sento meglio. Ho avuto la sensazione che le mie gambe stessero migliorando, per cui sono molto felice di poter finire questa stagione con una vittoria.
Sfinito nel prato, raccoglie l’abbraccio di Roxanne e dopo poco quello di sua madreSfinito nel prato, raccoglie l’abbraccio di Roxanne e dopo poco quello di sua madre
Pogacar ha detto che se fosse un bambino, tu saresti il tuo idolo: che effetto ti fa?
Se vedete cosa sta facendo, credo che finora io sia stato l’unico a batterlo. L’ho detto dopo la Sanremo, come anche il fatto che Tadej è l’unico corridore che può fare la differenza sulla Cipressa. Ha 26 anni, ha ancora molto da fare. Quando finirà la sua carriera, saremo di fronte a un altro Merckx, per cui lo ringrazio.
Hai un’idea delle tue prossime gare?
Ce l’ho chiarissima: da questo momento sono in vacanza. Oggi è finita la mia prima parte di stagione. E a dire il vero, non posso proprio lamentarmi.
ROUBAIX (Francia) – E’ persino comprensibile che Tadej Pogacar non faccia salti di gioia, ma ascoltandolo mentre risponde alle domande e guardandolo negli occhi si capisce quale fantastico balsamo sia la vittoria e quanto, per contro, oggi lo sloveno sia davvero stanco. Altre volte è stato sfinito, ad esempio al Fiandre, ma aver vinto aveva trasformato il suo umore. Nonostante fosse al primo assaggio di questa corsa così massacrante, si è mosso da vero campione. Tanto che nel momento stesso in cui è caduto, mancavano 38 chilometri all’arrivo, si era lanciato all’attacco di Van der Poel senza il minimo timore reverenziale. Già da una ventina di chilometri la Parigi-Roubaix si era trasformata in un violento corpo a corpo, la caduta l’ha chiusa.
«Shit happens – dice in inglese – per quella caduta non si può dire altro e me ne scuso. Quando segui una moto da lontano e vedi che gira, capisci che c’è una curva. Ma quando gli sei così vicino e quella gira all’ultimo, allora magari sbagli. Però sono scuse, avrei dovuto sapere che lì c’era una curva. Credo che sia stata un’ottima gara per la nostra squadra. Abbiamo ottenuto un terzo e un quinto posto, non è facile mettere due corridori in top 5. Penso che possiamo tornare l’anno prossimo, di nuovo con una squadra forte, ed essere motivati per giocarci la vittoria».
Pogacar voleva la pietra più grande e c’è andato davvero vicinoPogacar voleva la pietra più grande e c’è andato davvero vicino
Ancora loro due
Si sono ritrovati nuovamente in due: Pogacar e Van der Poel. Per un po’ c’è stato anche Philipsen, ma era scritto che non avrebbe retto altri attacchi. Gli altri invece erano già da tempo finiti nelle retrovie per un numero di forature in linea con il tipo di corsa, ma che raramente negli ultimi anni avevano appiedato i favoriti. Ha bucato subito Ganna e dopo di lui anche Pedersen, poi lo stesso Van der Poel, il cui vantaggio però era ormai tale da non destare preoccupazioni.
«Mathieu è un grande campione – spiega Pogacar – e uno dei migliori corridori del mondo. E’ un enorme onore lottare contro lui e, come ho sempre detto, se fossi più giovane e fossi un tifoso di ciclismo, sarebbe il mio idolo. Lottare contro lui mi dà anche un po’ di motivazione supplementare. Quando mi sono ritrovato con lui e con Philipsen ho pensato che mi ero cacciato in una situazione poco felice. Essere in fuga verso un velodromo con due dei corridori più veloci al mondo non è stata esattamente un’idea felice. Poi Philipsen si è staccato e ammetto di aver provato a farlo faticare. Invece Mathieu è stato troppo forte».
L’inseguimento inizialmente sembrava possibile, finché tra Pogacar e VdP c’erano solo 13-14 secondiLa curva sbagliata durante un attacco a 38 chilometri dall’arrivo: errore e beffa insiemeL’inseguimento inizialmente sembrava possibile, finché tra Pogacar e VdP c’erano solo 13-14 secondiLa curva sbagliata durante un attacco a 38 chilometri dall’arrivo: errore e beffa insieme
Consumo da record
Ha attaccato e risposto agli attacchi. Alla vigilia, il suo nutrizionista aveva spiegato che dalla lettura dei watt si potesse pensare che i tratti in pavé siano impegnativi come salite e la conferma arriva direttamente da Pogacar, che tiene una mano sulla guancia, come un bambino che le prova di tutte per non addormentarsi.
«E’ stata una gara piatta – sorride – ma in termini di potenza penso che sia stata una delle gare più impegnative che abbia mai fatto nella mia vita. Inoltre con quei colpi e tutto lo stress sul corpo, è stata davvero difficile. Forse ho pagato anche l’inesperienza e mi piace pensare che la prossima volta che verrò qui, non la troverò difficile come oggi. Avevo già detto che il mondiale di Glasgow fosse stato la corsa di un giorno più dura, ma oggi credo di averlo superato. Ci sono stati meno rilanci e meno fasi da 600 watt per 30 secondi, però il consumo energetico è stato sicuramente superiore».
Per questa primavera, il bilancio è di 2-1 per Van der Poel, che ha anche vinto la SanremoPer questa primavera, il bilancio è di 2-1 per Van der Poel, che ha anche vinto la Sanremo
Divertito, nonostante tutto
E quando gli chiedono se gli dispiaccia che di qui in avanti non ci saranno ulteriori scontri di questo tipo con Van der Poel, nello sguardo di Pogacar riaffiora il monello dei momenti più allegri, di quando si è divertito pur avendo fatto una fatica bestiale. Stessa cosa quando la domanda riguarda il Tour e se si sia chiesto cosa ci stesse a fare sul pavé, pensanto alla sfida francese.
«Non siate malinconici – dice – faremo altre corse, troveremo altri avversari, metteremo in scena altri duelli. Se mi sono divertito? Un po’, ma non ti diverti mai davvero quando vai a tutto gas per 5 ore. Però sì, è stato davvero bello. Mi dispiace deludervi, non c’è una sola volta in cui abbia pensato ai Tour de France. E’ ancora così lontano, insomma. Il programma nell’immediato prevede che domenica prossima io sia all’Amstel Gold Race, ma vediamo come mi sveglierò domattina».
Pronti per la Parigi-Roubaix. Ieri abbiamo visto la gara delle donne, oggi tocca agli uomini: da Compiegne a Roubaix, quasi 260 chilometri, 55,3 dei quali in pavé. Una prova così richiede massima attenzione sotto ogni aspetto, anche quello dei rifornimenti. Rifornimenti che sono gestiti da una “triade”: il nutrizionista, i direttori sportivi e i massaggiatori.
Tra i rappresentanti di quest’ultima categoria, ci siamo rivolti a Piero Baffi, massaggiatore, ma anche fisioterapista e osteopata della Ineos Grenadiers e in particolare uomo fidato di Filippo Ganna. Baffi ci spiega come si gestisce la parte dei rifornimenti a terra in una gara dalla planimetria lineare come la Roubaix. Una gestione che parte sin dal venerdì… come vedremo.
Fare i rifornimenti alla Roubaix è un vero caos. Questi vengono effettuati quasi sempre all’uscita dei settori in pavèFare i rifornimenti alla Roubaix è un vero caos. Questi vengono effettuati quasi sempre all’uscita dei settori in pavè
Piero, dicevamo dei rifornimenti a terra. Come vi organizzate per la Roubaix?
Quest’anno con i rifornimenti fissi imposti dall’organizzazione c’è stato un grande cambiamento. Direttori sportivi e nutrizionista indicano se distribuire i sacchetti o le borracce. Se il diesse, studiando la tappa o la corsa come in questo caso, reputa che ci sia un tratto tranquillo, allora resta fedele al “vecchio sacchetto”, altrimenti si va sulle borracce…
Cioè l’alimentazione liquida…
Principalmente è così, ma anche borracce e gel, borracce e barrette.
Oggi, come accennavamo, ci sono tre figure che gestiscono i rifornimenti. Un tempo era quasi tutto nelle mani del massaggiatore…
Esatto, si parte dal nutrizionista, il quale decide cosa devono mangiare gli atleti. Poi tocca ai direttori sportivi. Loro decidono i vari punti in cui distribuire i sacchetti o le borracce. Infine ci sono i massaggiatori che preparano il tutto.
Per la Roubaix avete previsto dei sacchetti?
Per una corsa intensa e complicata come la Roubaix si privilegiano le borracce. Borracce di acqua, di sali, di malto e soprattutto borracce con il gel attaccato, come accennavo. Noi in Ineos abbiamo sostanzialmente due borracce: una di acqua e una con sali minerali e carboidrati.
Come diceva Baffi, Pippo ormai predilige sempre di più l’alimentazione liquidaCome diceva Baffi, Pippo ormai predilige sempre di più l’alimentazione liquida
Come vengono distribuite?
Di solito si fa un’auto per punto con due massaggiatori. La nostra regola è che il primo che trovano a bordo strada ha l’acqua, mentre il secondo ha i sali. Il lato è obbligatorio, ed è a destra. Solo al Tour dello Yorkshire era a sinistra ed era difficile. In Australia e in altre gare inglesi, dove ugualmente si guida a sinistra, il rifornimento era normale, a destra. Ma il vero problema oggi è un altro.
Quale?
Col fatto che sono stati stabiliti i punti fissi, in ogni punto di ristoro ci sono 50 persone più o meno (2 per team, ndr) in pochissimo spazio. Per carità, poi ci si abitua a tutto, ma all’inizio soprattutto i corridori non erano contenti. Prima invece ogni squadra mandava le proprie auto lungo la corsa a piacimento. Un altro problema è che a volte questi punti fissi di rifornimento sono posti in tratti impensabili, come una discesa… per dire.
Hai detto che darete preferenza alle borracce. Quante ne consuma un corridore alla Roubaix?
Partiamo dai punti fissi, che in una prova così lunga sono tanti: l’organizzazione ne ha decretati 28 più due feed zone ufficiali. Ogni massaggiatore ha almeno cinque borracce per punto. Noi copriremo 14 punti. Se pensiamo che se ne preparano sempre un po’ di più di quelle che serviranno, si fa presto ad arrivare a 150 borracce solo per il rifornimento a terra fra tutti. In più c’è il frigo nelle ammiraglie. Alla fine, quindi, ogni corridore tra rifornimenti a terra e ammiraglia ne consumerà non meno di 15.
Piero Baffi è osteopata e fisioterapista di Ganna, ma come tutti coloro che rientrano nell’ampia figura del massaggiatore aiuta nei rifornimentiPiero Baffi è osteopata e fisioterapista di Ganna, ma come tutti coloro che rientrano nell’ampia figura del massaggiatore aiuta nei rifornimenti
Okay a privilegiare l’alimentazione liquida, ma in una corsa tanto lunga ci sarà anche qualcosa di solido. Cosa mangiano gli atleti?
Ora vanno molto di moda delle rice crispy con marshmallows. In corse così lunghe come la Roubaix questi si preparano in anticipo. Si mettono in un sacchettino, che sia a terra o in ammiraglia, prima del via. Di solito con questi cibi solidi ci partono, li mettono nella tasca. Prima del via noi massaggiatori li prepariamo e loro li prendono da un tavolo sul bus. A quel punto l’autista prende ciò che è avanzato e lo mette nella prima ammiraglia.
Piero, tu sei il massaggiatore di Ganna. Cosa ci puoi dire qualcosa dei suoi gusti?
Pippo non mangia quasi più cibo solido, ma in gare così lunghe è ancora “vecchio stile” e non disdegna un paninetto col prosciutto cotto. Lui e Puccio sono così, ma anche qualche spagnolo. Anche eventuali barrette, di regola, si mettono in tasca prima del via.
E con le borracce?
Pippo, come gli altri, cerca di stare sui 120 grammi di carboidrati l’ora, in ogni caso mai sotto i 90-100 grammi. Poi dipende anche da come va la gara. Riguardo ai gusti, da quest’anno con un nuovo sponsor questo “problema” non sussiste in quanto abbiamo un solo tipo di gel che tra l’altro è senza sapore. A Pippo piacciono le cose al cioccolato, specie per quanto riguarda i prodotti di recovery.
Ganna e i suoi durante la ricognizione. In queste fasi si testano anche i materiali e i portaborracce affinché tengano bene (foto Instagram)Ganna e i suoi durante la ricognizione. In queste fasi si testano anche i materiali e i portaborracce affinché tengano bene (foto Instagram)
Quando preparate il rifornimento?
Il cibo, cioè le cose solide, si prepara il giorno prima, mentre le borracce si preparano già dal venerdì. Il solido che deve essere più fresco si fa la sera prima, anche perché con gare così lunghe si lascia l’hotel molto presto. Al Fiandre, per dire, siamo partiti dall’hotel alle 7, quindi al mattino non hai tempo di fare nulla.
E il tuo lavoro di “rifornitore” come funziona oggi? Al Fiandre la planimetria è un dedalo e si possono fare tagli, alla Roubaix invece è lineare…
Il direttore sportivo stabilisce i punti di riferimento da coprire. Non è detto che siano tutti quelli fissi prestabiliti, magari uno o due si saltano come abbiamo visto. Di solito ogni macchina, cioè due massaggiatori o comunque due persone dello staff, fa due punti a testa, mentre chi fa l’arrivo – i massaggiatori che vediamo in tv con lo zainone sulle spalle – ne fa uno. Alla Roubaix, che è molto lunga, i punti diventano tre. Io dovrò fare 4 punti e so che avrò 40 borracce pronte e altrettante il mio compagno in auto.
Quindi devi studiare bene le tue tappe?
La sera si guardano i vari punti da raggiungere. I diesse ti indicano su Veloviewer il punto con il numero della tua macchina e sai che devi andare lì. Ci si aiuta anche con Google Maps, anche per verificare eventuali chiusure stradali. Ma alla Roubaix per certi aspetti è più facile, essendo in linea. Al Fiandre magari il navigatore pretendeva di attraversare la strada dove passava la corsa. Alla Roubaix corri da un punto all’altro sfruttando l’autostrada. Magari su Google Maps metti la via prima del punto preciso, così sei sicuro di avvicinarti e poi prosegui a piedi o, se si può, con Veloviewer.
COMPIEGNE (Francia) – La presenza di Pogacar alla Roubaix, come spiegava Pino Toni un paio di giorni fa, significa spingere verso l’alto ogni dettaglio all’interno del UAE Team Emirates. Questo non vuol dire che senza il campione del mondo la squadra sarebbe andate a sfidare il pavé senza ambizioni, ma che certo avrebbe avuto una minore necessità di portare tutto al limite. Superiore attenzione ai sopralluoghi (in apertura foto Fizza/UAE Emirates) e ai settaggi della bicicletta. Una maggiore presenza sui social (anche se questo non inciderà minimamente sulle prestazioni). Superiore attenzione sulla supplementazione in corsa. Va bene garantire a tutti la base migliore, ma ritrovarsi al via con qualcuno che può puntare alla vittoria spinge ad andare oltre il meglio. Anche nel mangiare.
«In realtà – spiega Gorka Prieto, nutrizionista del team – le classiche del Nord e la stessa Roubaix sono diverse da una tappa piatta del Tour perché certo mangiano di più. Ci sono più punti in cui prendere il rifornimento, ma in compenso è più difficile prenderlo. Ci sono gare in cui mangiano le stesse quantità, ma meno punti in cui passargli il sacchetto».
Le barrette in allenamento: per mangiare in corsa nelle classiche si ricorre più spesso a gel e borracceLe barrette in allenamento: per mangiare in corsa nelle classiche si ricorre più spesso a gel e borracce
I muri del Fiandre, ma anche il primo settore di pavé domani arrivano rispettivamente dopo tre e due ore di corsa: significa che si comincia a mangiare con calma?
Al contrario, iniziamo a mangiare dall’inizio perché altrimenti se ti dimentichi di farlo, puoi arrivare vuoto alle prime fasi impegnative. Quando poi si parla di classiche, mangiano sempre un po’ di più, perché parliamo di percorsi più impegnativi. Il Fiandre è durato 6 ore, mangiano più che in una tappa di 4 ore. Ma per il resto, non c’è niente di così diverso.
Si riesce a quantificare il consumo calorico tra muri e settori di pavé?
Alla fine noi guardiamo i watt, non c’è un modo diverso per guardare l’energia che si spende sul pavé rispetto all’energia che spende in una salita. Se guardiamo i watt, otteniamo le informazioni che ci servono. E dalla nostra osservazione, è venuto fuori che un settore di pavé può essere anche più impegnativo di un tratto in salita. Se si va a tutta, spingono oltre i 420, 450, forse 500 watt che quando sei in salita significa andare a tutta. Anche considerando i watt per chilo, le differenze sono minime.
Per la Roubaix avete studiato qualcosa di particolare da mettere nelle borracce?
Mangiano lo stesso di un’altra gara, non cambia niente. Anche se è cambiato il regolamento sui punti di rifornimento, si riesce a fare tutto lo stesso, perché alla fine mettono più punti. A patto che anche gli organizzatori imparino a sceglierli nel modo giusto. Nelle prime gare, ci siano ritrovati con il rifornimento in discesa e a quelle velocità prendere la borraccia è difficilissimo e anche pericoloso.
Impossibile per Pogacar trovare il tempo per mangiare o bere sui muri: alla Roubaix sarà lo stessoImpossibile per Pogacar trovare il tempo per mangiare o bere sui muri: alla Roubaix sarà lo stesso
Al Fiandre c’è stato forse il primo caldo vero in gara, domani sarà coperto con rischio di pioggia. Come cambia il consumo dei corridori?
Con il caldo del Fiandre, sapevano di dover assumere ogni ora la quantità pattuita di sodio, che chiaramente è legata alla temperatura. Per questo, quando si dispongono i punti di rifornimento, abbiamo anche noi, come tutte le squadre, un’applicazione in cui si guardano il vento, il caldo, l’umidità, ogni fattore ambientale. Una volta che hai stabilito quali siano le variabili ambientali, puoi mettere più elettroliti oppure più sali o carboidrati.
Quanto tempo prima fate questo tipo di valutazione?
Io lo faccio il giorno prima, quindi oggi. Si può provare ad anticipare, ma mi è capitato di farlo tre giorni prima e di essermi ritrovato con tutt’altro tempo. E’ sempre bene arrivare più vicino possibile. Il giorno prima posso sapere con sufficiente precisione se domani sarà caldo oppure freddo.
Percorsi nervosi, strade strette, alimentazione prevalentemente liquida con aggiunta di gel?
All’inizio magari si mangia più facilmente, ma poi viste le condizioni ambientali, è più facile prendere un gel e spremerlo in bocca. I gel Enervit che usiamo hanno 30-40 grammi di carboidrati e sono più facili rispetto a prendere una barretta, aprirla, mangiare un pezzo col rischio che ti cada. Anche per loro è più semplice mettersi in tasca più gel che barrette.
La doppia X indica la borraccia di Enervit Isocarb caricata con 60 grammi di carboidratiLa tripla X parla di 90 grammi di carboidrati: 30 grammi per ogni XLa doppia X indica la borraccia di Enervit Isocarb caricata con 60 grammi di carboidratiLa tripla X parla di 90 grammi di carboidrati: 30 grammi per ogni X
In che modo si compongono i fatidici 120-130 grammi di carboidrati per ora in una Roubaix?
Non esiste uno schema fisso dei prodotti con cui arrivare a quella quota. La fisiologia del corpo richiede che vengano assunti nella quantità prestabilita, non quale sia il mezzo di trasporto. Quello che importa è mangiare i carboidrati e per le caratteristiche di queste corse, in cui è molto facile cadere, è più semplice prendere borracce e gel e mangiare poi quello che serve.
A che temperatura sono le borracce che passate ai corridori?
Bel tema. Se è caldo, la temperatura giusta perché la digestione sia precisa è da 10 a 13 gradi. La borraccia troppo fredda è un rischio per l’ingestione, ma quando è caldo davvero gliela passiamo ugualmente, perché la usano per versarla in testa e abbassare la temperatura corporea. Ma di base, la borraccia da bere si aggira fra 10 e 13 gradi: non di più e non di meno.
In che modo riesci a gestire tutti questi aspetti se non sei presente alla gara?
Parlo ogni giorno con il corridore, quindi faccio tutto io con il cuoco. Loro hanno tutto su una app, in cui possono vedere la la quantità di cibo che indico. Io parlo con loro, con il cuoco e anche con il direttore. Alla fine, essendo organizzati così, non bisogna essere in tutte le gare. Abbiamo sviluppato questa app con la squadra che permette a me di non essere presente e a loro di verificare tutto nel telefono. In questi giorni ad esempio sono al Giro dei Paesi Baschi, ma credo che ormai in tutte le squadre si regolino così.
Prossima gara dopo i Baschi?
Il Giro d’Italia. Quello ad esempio lo seguirò tutto.
Due giorni per gli uomini, appena uno per le donne. La Parigi-Roubaix suona al pari di un regolamento di conti per qualcosa che si è messo in moto alla Sanremo, ha fatto il punto al Fiandre e si ripeterà domenica. Sta succedendo quel che un tempo era la regola e che ultimamente si era perso: gli stessi corridori in tutte le corse, anche quelle che in apparenza non sono le più adatte.
Pogacar, Van der Poel, Pedersen, Ganna, Stuyven e poi una rosa che si va allargando, perdendo forse di peso specifico, ma componendo un quadro di altissima competitività. E allora andiamo a guardare come è fatta la terza Monumento del 2025 e in quale scenario si svolgerà la sfida di domenica.
I tre di Sanremo si sono incrociati nuovamente al Fiandre e ora, assieme a Pedersen e Van Aert, si sfideranno ancora a RoubaixI tre di Sanremo si sono incrociati nuovamente al Fiandre e ora, assieme a Pedersen e Van Aert, si sfideranno ancora a Roubaix
400 metri di differenza
La Parigi-Roubaix numero 122 misura 259,2 chilometri. Il via sarà dato alle 11,10 da Compiegne, l’arrivo è previsto fra le 17,03 e le 17,35 nel velodromo di Roubaix. Le previsioni del tempo sono da qualche giorno tendenti al brutto. Dovrebbe piovere e la pioggia su quelle strade potrebbe riscrivere verdetti già scolpiti.
Il chilometraggio complessivo dei settori in pavé sarà leggermente inferiore rispetto allo scorso anno. Partendo dal primo di Troisvilles (chilometro 95), si contano 30 settori per un totale di 55,3 chilometri (in calo rispetto ai 55,7 del 2024). Differenza di 400 metri che può dire poco come fare la differenza tra chi vince e chi perde.
Vinto il Fiandre, Pogacar è ora puntato sulla Roubaix. Poi per lui, Amstel, Freccia e Liegi.Vinto il Fiandre, Pogacar è ora puntato sulla Roubaix. Poi per lui, Amstel, Freccia e Liegi.
I 31 settori di pavé e le loro stelle
Ecco a seguire i 30 settori di pavé che decideranno la Parigi-Roubaix numero 112. Il primo a Troisville, l’ultimo in quel breve tratto lastricato prima di entrare nel velodromo. Sono tre quelli a 5 stelle, salgono a sei quelli a 4 stelle. La numerazione è inversa rispetto all’avvicinamento al traguardo. Il settore numero 8 è composto da due tratti di pavé. Le donne affronteranno gli ultimi 17 settori.
N.
Settore (km fatti – lunghezza)
Difficoltà
30
Troisvilles a Inchy (km 95,8 – 2,2 km)
⭐⭐⭐
29
Viesly a Quiévy (km 102,3 – 1,8 km)
⭐⭐⭐
28
Quiévy a Saint-Python (km 104,9 – 3,7 km)
⭐⭐⭐⭐
27
Saint-Python (km 109,6 – 1,5 km)
⭐⭐
26
Vertain a Saint-Martin-sur-Ecaillon (km 116,7 – 2,3 km)
⭐⭐⭐
25
Verchaing-Maugré a Quérénaing (km 128 – 1,6 km)
⭐⭐⭐
24
Quérénaing a Artres (km 130,9 – 1,3 km)
⭐⭐
23
Artres a Famars (km 133,8 – 1,2 km)
⭐⭐⭐
22
Quérénaing a Maing (km 138,5 – 2,5 km)
⭐⭐⭐
21
Maing a Moncheaux-sur-Ecaillon (km 141,6 – 1,6 km)
⭐⭐⭐
20
Haveluy a Wallers (km 154,5 – 2,5 km)
⭐⭐⭐⭐
19
Trouée d’Arenberg (km 163,9 – 2,3 km)
⭐⭐⭐⭐⭐
18
Wallers a Hélesmes (km 170 – 1,6 km)
⭐⭐⭐
17
Hornaing a Wandignies (km 176,8 – 3,7 km)
⭐⭐⭐⭐
16
Warlaing a Brillon (km 184,2 – 2,4 km)
⭐⭐⭐
15
Tilloy to Sars-et-Rosières (km 187,7 – 2,4 km)
⭐⭐⭐⭐
14
Beuvry a la Forét a Orchies (km 194,1 – 1,4 km)
⭐⭐⭐
13
Orchies (km 199,1 – 1,7 km)
⭐⭐⭐
12
Auchy lez Orchies a Bersée (km 205,2 – 2,7 km)
⭐⭐⭐⭐
11
Mons-en-Pévèle (km 210,6 – 3 km)
⭐⭐⭐⭐⭐
10
Mérignies to Avelin (km 216,7 – 0,7 km)
⭐⭐
9
Pont-Thibault à Ennevelin (km 220 – 1,4 km)
⭐⭐⭐
8
Templeuve – L’Epinette (km 225,4 – 0,2 km)
⭐
8
Templeuve – Moulin-de-Vertain (km 226 – 0,5 km)
⭐⭐
7
Cysoing to Bourghelles (km 232,4 – 1,3 km)
⭐⭐⭐
6
Bourghelles to Wannehain (km 234,9 – 1,1 km)
⭐⭐⭐
5
Camphin-en-Pévèle (km 239,4 – 1,8 km)
⭐⭐⭐⭐
4
Carrefour de l’Arbre (km 242,1 – 2,1 km)
⭐⭐⭐⭐⭐
3
Gruson (km 244,4 – 1,1 km)
⭐⭐
2
Willems to Hem (km 251,1 – 1,4 km)
⭐⭐
1
Roubaix, Espace Crupelandt (km 257,8 – 0,3 km)
⭐
L’ingresso nella Foresta
Di nuovo rispetto allo scorso anno, ma in continuità rispetto alla chicane del 2024, la deviazione prima dell’ingresso di Arenberg toglie dal mazzo la situazione potenzialmente più pericolosa. Parlandone con i media, il direttore di gara, Thierry Gouvenou, ha spiegato la logica alla base della scelta di disegnare un anello attorno a Querenaing con due nuovi settori di pavé, lunghi rispettivamente 1.300 e 1.200 metri.
«Non sono particolarmente difficili – ha spiegato – ma significa che avremo cinque settori consecutivi senza asfalto. A quel punto, prima di entrare nella Foresta, i corridori faranno una deviazione attraverso il sito minerario di Arenberg. Ci saranno quattro curve a 90 gradi nel volgere di 600 metri. L’approccio al settore dovrebbe essere quindi più fluido rispetto al tornante che avevamo disegnato lo scorso anno. La comunità di Porte du Hainaut ha fatto riasfaltare un piccolo tratto che necessitava di rattoppi».
Il settore dell’Arenberg sarà il numero 19. A destra, la deviazione prima di immettersi nella ForestaOttobre 2021, nessuna chicane e pioggia. Si entra nell’Arenberg a tutta, Van der Poel e Colbrelli attaccanoIl settore dell’Arenberg sarà il numero 19. A destra, la deviazione prima di immettersi nella ForestaOttobre 2021, nessuna chicane e pioggia. Si entra nell’Arenberg a tutta, Van der Poel e Colbrelli attaccano
L’ispirazione di Stablinski
Inserita nel percorso nel 1968 per l’insistenza del francese Stablinski, la foresta di Wallers-Arenberg è il passaggio più suggestivo della gara. Il vero nome del settore, per come riportato sulla guida tecnica, è Trouée d’Arenberg, mentre il nome della strada è La Drève des Boules d’Hérin.
Si incontra a 90 chilometri dall’arrivo e il colpo d’occhio è spettrale e affascinante, come una lama di 2,3 chilometri inizialmente in discesa, che taglia in due la distesa di alberi alti. Nel giorno della corsa, i bordi sono assaliti da una massa di persone che lasciano ai corridori a malapena lo spazio per passare. Il posizionamento in gruppo prima della Foresta è fondamentale ed è questo il motivo per cui i chilometri precedenti sono sempre stati teatro di volate, spallate e varie… cortesie.
Roubaix 2023, Van Aert fora nel Carrefour de l’Arbre, Van der Poel prende il largoRoubaix 2023, Van Aert fora nel Carrefour de l’Arbre, Van der Poel prende il largo
Due settori a 5 stelle
Dentro e fuori in continuazione, con i massaggiatori all’uscita dei settori di pavé e gli uomini con le ruote che spuntano sul ciglio in ogni situazione critica. Oltre alla Foresta, i settori a cinque stelle sono Mons en Pévèle e il Carrefour de l’Arbre.
Il primo (numero 11) è lungo 3 chilometri e si incontra a 48,6 chilometri dal traguardo di Roubaix. I corridori sono già oltre la fatidica soglia dei 200 chilometri e sanno che hanno davanti il settore più malconcio dell’intero menù.
Il secondo (numero 4) invece è lungo 2,1 chilometri e si trova 17 chilometri dal traguardo. Sarà per la fatica o per la sua durezza, è il pavé che decide la corsa, con il fondo scassato e curve tecniche che favoriscono chi è più bravo a guidare.
A quel punto non resta che il glorioso arrivo nel velodromo André Pétrieux: una pista in cemento lunga poco meno di 500 metri, sulla quale i corridori devono ancora completare due giri.
La Roubaix Femmes del 2024 è stata vinta da Lotte Kopecky in volata su Elisa BalsamoLa Roubaix Femmes del 2024 è stata vinta da Lotte Kopecky in volata su Elisa Balsamo
La quinta per le donne
La quinta edizione della Parigi-Roubaix Femmes partirà domattina da Denain, su una distanza totale di 148,5 chilometri, la stessa del 2024. Resta invariato anche il conteggio dei chilometri sul pavé: le donne affronteranno gli ultimi 17 settori del percorso maschile, per un totale di 29,2 chilometri. Per loro non è prevista la Foresta di Arenberg, ma sulla via della parità anche questo potrebbe essere un muro da abbattere.
I vincitori uscenti delle due Roubaix sono da un lato Mathieu Van der Poel e dall’altro Lotte Kopecky, entrambi iridati al momento del trionfo francese, come già accaduto nel recente Fiandre. Con Pogacar lanciato alla conquista del celebre blocco di pavé e la belga in grande spolvero, l’opzione è nuovamente sul tappeto.
Gli anni non sono mai uguali, ma questo sembra il meno uguale di tutti. Quelli forti sembrano ancora più forti e gli altri, che nel 2024 erano parsi alla loro altezza, sono alle prese con varie vicissitudini. Se nel 2024 la Alpecin-Deceuninck era arrivata alla Roubaix con Philipsen vittorioso alla Sanremo e Van der Poel al Fiandre, questa volta la sensazione è che l’olandese dovrà fare da solo. Philipsen infatti c’è, ma al pari di Van Aert non dà la sensazione di solidità che lo scorso anno gli permise di vincere la Classicissima e arrivare secondo nel velodromo francese.
Mercoledì alla Scheldeprijs, Philipsen è stato secondo dietro MerlierMercoledì alla Scheldeprijs, Philipsen è stato secondo dietro Merlier
Caduta alla Nokere Koerse
Nella squadra dei fratelli Roodhooft una spiegazione se la sono data e sono convinti che la situazione sia ormai recuperata. Alla radice di tutto ci sarebbe la brutta caduta che Philipsen ha subito alla Nokere Koerse. Si correva due settimane dopo la sua vittoria di Kuurne e tre giorni prima della Sanremo. E proprio nel giorno della Classicissima, Philipsen sembrò davvero lontano dalla baldanza dell’anno precedente.
«Sono caduto piuttosto violentemente battendo il viso – ha raccontato mercoledì dopo il secondo posto nella Scheldeprijs – e sento ancora dolore. Non voglio cercare scuse, la caduta è avvenuta tre settimane fa, ma non voglio sottovalutarla. Subito dopo ho avuto un vero e proprio contraccolpo, credo di aver subito un piccolo colpo di frusta. L’osteopata ha lavorato molto sui muscoli che dal collo vanno verso il cranio, perché ho sofferto parecchio di mal di testa e non mi sono sentito bene in diverse occasioni. Non mi sono sentito bene nemmeno durante gli allenamenti della scorsa settimana».
Alla Sanremo, tre giorni dopo la caduta alla Nokere Koerse, di cui porta i segni sul mentoAlla Sanremo, tre giorni dopo la caduta alla Nokere Koerse, di cui porta i segni sul mento
Nuovi dubbi a Waregem
Ci sono stati sicuramente medici chiamati a valutare la sua situazione e non può essere il racconto dell’atleta a far suonare qualche campanello d’allarme, ma certo la scelta di correre la Sanremo dopo una caduta così violenta potrebbe non essere stata la più azzeccata. Pensiamo a Elisa Longo Borghini, appena fermata per una settimana, dopo la caduta al Fiandre.
«Alla Gand-Wevelgem – aggiunge – sono stato bene (Philipsen è stato uno dei pochi a rispondere a Pedersen, perdendo poi contatto per una foratura, ndr), ma pochi giorni dopo, alla Dwars door Vlaanderen, ho avuto ancora una brutta sensazionee mi sono fermato. Quindi dovremo aspettare e vedere se sarò di nuovo in forma alla Parigi-Roubaix. Ci abbiamo lavorato duramente e speriamo che domenica saremo ricompensati. La Roubaix è in ogni caso la classica che più mi si addice. Faremo la valutazione dopo domenica».
Dopo essere stato uno dei pochi a rispondere a Pedersen, la Gand di Philipsen si è chiusa per una foraturaDopo essere stato uno dei pochi a rispondere a Pedersen, la Gand di Philipsen si è chiusa per una foratura
L’avvicinamento di Philipsen alla Roubaix procede. Anche lo scorso anno era stato battuto da Merlier alla Scheldeprijs, ma non doveva fare i conti con i postumi della caduta. E’ certo che avere in gruppo il miglior Philipsen potrebbe dare a Van der Poel la leggerezza per accettare lo scontro frontale con Pogacar, contando sulla volata del compagno casomai gli attacchi non portassero a nulla. Anche se quest’ultima ipotesi suona davvero improbabile. Quelli forti sembrano così più forti degli altri, che difficilmente un attacco a due di quei due potrebbe cadere nel vuoto.
E’ stato visto sul pavé come se fosse casa sua, dietro moto, lanciato a tutta: Tadej Pogacar ha messo nel mirino la Parigi-Roubaix. Il campione sloveno, dopo aver superato le iniziali reticenze del team, ha deciso di affrontare questa sfida con tutto se stesso. Per lui non c’è corsa senza ambizione di vittoria e l’Inferno del Nord non fa eccezione (in apertura foto Instagram).
La UAE Emirates si è allineata alla sua visione e l’ha supportato con un sopralluogo tecnico ad altissima velocità (qui il video sul profilo X di Philippe Gilbert). Ne abbiamo parlato con Pino Toni, uno dei nostri riferimenti consueti, quando di mezzo ci sono test, preparazione, tecnica…
Le pietre della Roubaix sono diverse da tutte le altre e l’alta velocità ne amplifica la difficoltàLe pietre della Roubaix sono diverse da tutte le altre e l’alta velocità ne amplifica la difficoltà
Pino, Pogacar ha fatto sul serio. Perché provare il pavé dietro motore?
Perché non va mai alle corse per vedere come sono. Tadej va per vincerle tutte. Non avendo esperienza diretta della Roubaix, la velocità è un aspetto chiave per questa gara. Cambia la reazione della bici, cambiano le sollecitazioni, cambia tutto. Prendere una pietra a 35 o a 50 all’ora non è la stessa cosa. Le forze in gioco aumentano in modo esponenziale e vanno considerate sotto tutti gli aspetti, compresa la scelta del materiale.
In che modo la squadra ha affrontato questa sfida?
E’ tutto nuovo anche per loro. Parliamo di un test importante per l’uomo, ma anche per la bicicletta. La Colnago non ha ancora una storia consolidata alla Roubaix, al contrario di Specialized o Trek, che sono bici sviluppate per questo tipo di corsa. Il test serviva (anche) a capire le risposte del mezzo e a trovare i margini di adattamento, perché qui non si tratta solo di portare il corridore giusto: serve anche l’attrezzatura giusta.
Pino, da preparatore quale sei quando al termine di un test simile l’atleta ti dà il computerino, cosa vai a vedere?
Gli chiederei delle sensazioni prima di tutto, più che i watt. Dopo un test così non vai a guardare i watt appunto, o i numeri ma dove ti fa male. La Roubaix non è una corsa che si valuta con il cronometro. Le mani insanguinate post Roubaix non sono una leggenda. E poi le spalle, la schiena… lì si sente il dolore. Le sensazioni diventano dati. E’ un tipo di stress che ti rimane addosso per giorni. Ti segna. E Tadej questo lo sa e lo sta affrontando con la sua solita serietà. Poi è chiaro che si studiano anche i numeri, per carità…
Un frame del video che ritrae Pogacar in azione dietro motore sui settori della Roubaix. In tre di questi ha stabilito il KOMUn frame del video che ritrae Pogacar in azione dietro motore sui settori della Roubaix. In tre di questi ha stabilito il KOM
Che tipo di intensità si raggiunge in un test del genere dietro moto?
Si lavora su velocità alte. Con il dietro motore sul pavé sei a 50 all’ora e più. Quindi secondo me siamo su Z4, Z3 alto. E’ un’intensità importante, soprattutto per un fondo pianeggiante come quello della Roubaix. Non si tratta di muri, dove magari lavori su Z5. Ma anche sul piano, a quella velocità e su quel fondo, i muscoli e il sistema nervoso sono messi a dura prova.
Che poi fare la recon a tutta è un po’ il marchio di fabbrica di Pogacar e della UAE Emirates, prima del Fiandre hanno affrontato dei muri con i compagni che tiravano a tutta, si spostavano e lui partiva…
E’ il loro metodo, giustamente provano ai ritmi gara. L’hanno fatto il giovedì, giorno di solito riservato all’uscita lunga con intensità. Quattro ore buone con dentro queste prove sui settori. E’ un approccio molto mirato. Non si tratta di fare mille giri: lui e i suoi compagni sono usciti, hanno affrontato i muri a tutta e hanno chiuso il test. Metodo, determinazione e qualità.
In passato c’era stato qualcosa di simile, dietro motore sul pavé?
Sì, ricordo nel 2014 quando c’era il pavé al Tour de France ed io ero nella fila della Tinkoff-Saxo. All’epoca, durante l’inverno si provarono delle tappe, compresa quella sul pavé facendo appunto dietro motore. Io non ero presente, ma ricordo Contador e Bennati che svolsero questo lavoro. Anche in quel caso, non fu semplice fin da subito. Servono più passaggi per prendere le misure. E’ un lavoro che serve più all’atleta, nel caso di Contador che puntava alla classifica, che al mezzo, ma è chiaro che si testano anche soluzioni tecniche. Un po’ il contrario di Pogacar in questo momento.
Riprendiamo ancora una volta le immagini di Pogacar della Lille-Wallers Arenberg del Tour 2022. Quel giorno fu 7°Riprendiamo ancora una volta le immagini di Pogacar della Lille-Wallers Arenberg del Tour 2022. Quel giorno fu 7°
In concreto, cosa viene valutato nei materiali?
Il comfort. Quando hai un corridore che non solo vuole esserci, ma vuole fare la gara e soprattutto vincerla, allora serve il massimo adattamento. La scelta della bici, del telaio, della sella… tutto deve ridurre lo stress: il comfort alla Roubaix è fondamentale, specie per un atleta poco esperto (in questa corsa) come Pogacar. Non è come mandare uno che deve fare il gregario: qui hai un leader e la bici deve diventare un’estensione del suo corpo.
Pogacar però ha poco supporto in squadra in termini di esperienza per questa corsa. Anche se in ammiraglia c’è chi diverse volte l’ha finita nei dieci e una volta addirittura secondo, il diesse Fabio Baldato…
E’ vero. Se si guardano i suoi compagni ci sono specialisti della Roubaix. Politt, Wellens, Vermeersch… ma non hanno una storia da protagonisti assoluti per vincerla. Forse Baldato ha più esperienza di tutti, il problema per Tadej è che lui non corre più! E’ una corsa nuova anche come mentalità per la UAE Emirates. Hanno sempre corso in un altro modo e ora devono adattarsi all’idea di fare la Roubaix per vincerla, non solo per esserci. Ma non sono sprovveduti… per niente. Certo, i rischi ci sono. E sono tanti…
Chiaro. E anche la componente della fortuna non è da meno quando si parla di Roubaix…
E’ una corsa che ha un coefficiente di rischio altissimo. La caduta, la foratura, una buca… tutto può cambiarti la gara in un attimo. E’ una gara che incide sulla stagione. Consideriamo che il Tour “è vicino” e ogni incidente ha un costo. Gianetti lo sa e infatti non ne era entusiasta… Però quando hai un leader così, devi anche fidarti del suo istinto.
Sull’Oude Kwaremont Tadej ha preso il largo nel tratto “pianeggiante” in pavè, ma veniva dopo un muro e, come detto, le pietre della Roubaix sono diverseSull’Oude Kwaremont Tadej ha preso il largo nel tratto “pianeggiante” in pavè, ma veniva dopo un muro e, come detto, le pietre della Roubaix sono diverse
E’ la gara giusta per uno come lui?
Dipende. Se la vince, ha fatto la storia. Se perde, si dirà che ha sbagliato. E’ una corsa che può trasformarsi in leggenda, ma non è la corsa che ti consacra per forza. La fortuna pesa tanto, come ripeto. E loro, secondo me, sperano che non gli piaccia tanto. Così la fa una volta sola e basta. Il problema è che se gli piace, la rifà!
Dal punto di vista fisico come vedi l’approccio di Pogacar alla Roubaix?
E’ molto più leggero degli altri. Parliamo di almeno 10 chili in meno rispetto a Ganna, Van Aert, Pedersen. Questo fa una differenza enorme sul pavé. Ma attenzione, è vero che ha meno potenza e forse (occhio ai materiali) rimbalza un po’ di più, ma è anche vero che il suo minor peso farà sì che lo stress su bici e corpo sarà minore. Una pietra presa da uno di 80 chili ti può spaccare la ruota: il dietro motore gli ha dato molte nozioni in tal senso. Tadej ha molta più leggerezza e agilità, rischia meno anche sulle forature. Non è poco, alla Roubaix. Potrebbe arrivare un po’ più fresco nel finale.
Insomma Pino, credi che possa giocarsela davvero?
Secondo me, se Pogacar deve staccare qualcuno lo fa sui muri. E alla Roubaix i muri non ci sono. Lì vince chi resiste, chi sa stare davanti, chi ha fortuna. Se arriva in volata perde. Con Van Der Poel, Ganna, Pedersen non può arrivare allo sprint. Deve inventarsi qualcosa prima. E lì Tadej dovrà cercare un colpo dei suoi, da lontano, da campione assoluto. Per me resta una corsa in cui il rischio, anche per lui, è altissimo.
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La voce è squillante come da tempo non capitava. Le emozioni del Fiandre sono ancora fresche, nella mente e nel cuore di Letizia Borghesi. Una di quelle corse dove anche un piazzamento, nel suo caso il 6° posto, ha un valore particolare e un sapore dolce…
La gioia di Letizia e dei dirigenti del team per un piazzamento di grande spessore (foto Facebook)La gioia di Letizia e dei dirigenti del team per un piazzamento di grande spessore (foto Facebook)
Quella corsa, per la trentina di Cles ha sempre avuto un proprio fascino: «La prima volta l’ho corsa nel 2017, ero una ragazzina e capii subito che era nelle mie corde, anche se mi ritirai. Poi l’ho disputata praticamente ogni anno ma per una ragione o per l’altra non riuscivo mai a centrare il risultato. Questa volta è andata come volevo, almeno in gran parte…».
Che intendi dire?
Sono rimasta coinvolta nella maxicaduta che è costata la corsa alla Longo Borghini. Non mi sono fatta male, ma la bici si è danneggiata, ho dovuto aspettare per sostituirla, ho così perso tempo e anche energie nei 20 chilometri d’inseguimento. In quei lunghi minuti pensavo che fosse finita, che ancora una volta tornavo a casa con nulla in mano, invece sono riuscita ad agganciarmi. Ma quando c’è stata l’azione decisiva io ero rimasta un po’ indietro e forse non avevo la gamba per poter tenere quel ritmo, chissà che sarebbe successo se avessi avuto un approccio meno traumatico.
Letizia la fianco della Kopecky. Non è un caso, la Borghesi appare sempre più al livello delle più grandi (foto Facebook)Letizia la fianco della Kopecky. Non è un caso, la Borghesi appare sempre più al livello delle più grandi (foto Facebook)
Che cosa ti piace del Fiandre?
A me piacciono un po’ tutte le classiche del Nord – sentenzia la ragazza dell’EF Education-Oatly – Il pavé, le salite ripetute, gli strappi brevi ma molto ripidi, le strade strette: è tutto un mix nel quale mi trovo bene. Mi sarei trovata ancora meglio con il clima classico di quelle corse, tra pioggia e freddo, invece abbiamo trovato una giornata calda e serena.
Il piazzamento ottenuto impreziosisce un inizio stagione nel quale, a fronte di pochi squilli, c’è però la consapevolezza che sei molto più vicina alle cicliste più forti…
Effettivamente è così, mi accorgo che qualcosa è cambiato, che c’è stato un salto di qualità e guardandomi indietro so anche da che cosa è dipeso: quest’inverno ho abbinato la preparazione a qualche gara di ciclocross, anche in Belgio, nel periodo di Natale, quindi nelle grandi classiche. Correre per un’ora fuori soglia, costantemente al limite, ti dà quella resistenza e quella brillantezza che fanno la differenza. Appena ho iniziato a correre ho visto che andavo meglio, purtroppo a Maiorca mi sono ammalata e ho perso qualche giorno, ma è servito ora perché ho raggiunto un’ottima forma. Tanto è vero che le corse precedenti il Fiandre mi avevano un po’ innervosito, perché non si traducevano nei risultati che mi aspettavo.
Per la Borghesi le apparizioni invernali nel ciclocross le hanno fatto fare un salto di qualità (foto Facebook)Per la Borghesi le apparizioni invernali nel ciclocross le hanno fatto fare un salto di qualità (foto Facebook)
E’ il tuo momento di carriera migliore?
Diciamo che ho sempre dimostrato di essere costante, di andare forte a inizio come a fine anno, ma ogni stagione mi ha dato qualcosa in più. Mi accorgo di essere più matura e di essere migliorata e lo vedo soprattutto confrontandomi con le più forti, vedendo che tengo il loro passo. E’ un segnale importante. Ci sto arrivando piano piano, senza bruciare le tappe e questo mi dà molto coraggio.
Domenica c’è la Roubaix, che per chi ha dimestichezza con il ciclocross può essere un campo di battaglia favorevole…
Si adatta a me, lo scorso anno ho chiuso tredicesima ma fino all’ultimo ero nel vivo della corsa, in grado di giocarmi qualcosa d’importante. In quella corsa la guida conta tantissimo, le capacità tecniche, ma sappiamo bene quale influsso abbia la fortuna, quanto incida sull’esito finale. Sicuramente l’attendo con curiosità, proprio per verificare sul posto i miglioramenti scaturiti dall’inverno trascorso sui prati.
L’italiana dell’EF Education-Oatly guarda ora con fiducia alla RoubaixL’italiana dell’EF Education-Oatly guarda ora con fiducia alla Roubaix
Per ora non hai gareggiato tanto, perché?
E’ dettato dal calendario, considerando come detto che ho perso qualche giorno in Spagna. Ho disputato solamente prove in linea, nessuna corsa a tappe. In tutte le gare però sono andata abbastanza bene, stando sempre con le prime fino alle battute decisive. Non ho raccolto molto, ma c’ero.
A Oudenaarde, quando sei arrivata, che cosa hai pensato?
Ero felicissima, lo ammetto, proprio per com’era scaturito quel risultato. Per il fatto che ero riuscita a fare la volata pur con tutta la fatica accumulata lungo la gara e soprattutto nell’inseguimento. Poi, a freddo, riguardando la corsa capisco anche che con un po’ di fortuna si poteva ottenere anche di più. Ma avere un po’ di credito con la fortuna non fa mai male, no?