L’azzurro ritrovato e morale alle stelle: bentornata Guarischi

22.02.2022
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Una delle buone notizie del nuovo anno per Barbara Guarischi è il suo ritorno in nazionale. Per ora si parla soltanto del ritiro di gennaio in Spagna, ma è sempre più di quanto per un motivo o per l’altro le è stato concesso negli ultimi tempi. Essendo molto veloce ed esperta e alla vigilia di una stagione che sembrerebbe strizzare l’occhio alle ruote veloci, la sua presenza a Calpe potrebbe essere ben più di un semplice indizio.

«E’ stata una bella cosa esserci – racconta – per almeno due motivi. Uno perché a casa negli stessi giorni c’era cattivo tempo. L’altro è che l’ultimo mondiale l’ho fatto a Doha nel 2016 e poi quasi più niente. L’anno scorso sono stata azzurra per quattro giorni come riserva ai mondiali. Perciò quando Sangalli mi ha chiamata, sono stata ben contenta di accettare. Paolo è sempre stato quello che ci metteva una pezza e faceva da psicologo. Mi piace il suo modo di lavorare. Siamo grandi, veniamo quasi tutte da squadre con allenatori e nutrizionisti e sappiamo come gestirci. Con questo cambio, è stato giusto rendersi disponibile. E alla fine si è creato il giusto clima fra lavoro e serenità».

Lo scorso anno per quattro giorni in azzurro (la prima da sinistra), come riserva a Leuven
Lo scorso anno per quattro giorni in azzurro (la prima da sinistra), come riserva a Leuven

Tre anni in Spagna

Barbara è al terzo anno con il Movistar Team, nello squadrone che si è votato quasi completamente alla causa di Annemiek Van Vleuten e di Emma Norsgaard. Le altre, Guarischi su tutte, avranno le loro chance quando le due leader non ci saranno o non avranno le gambe giuste. Facendo un passo indietro al tema di leader e gregarie, la squadra spagnola si è data una struttura piuttosto verticale, prendendo spunto certamente dal modo in cui è organizzata quella degli uomini.

«Ora si va a Nord – spiega – con l’idea di essere al 100 per cento per Annemiek ed Emma, che puntano al bersaglio grosso. Quando non ci saranno loro, penso ad altre corse in Belgio o magari alla RideLondon Classique, proverò ad avere il mio spazio. La squadra è contenta che prenda in mano la corsa e a me sta bene così».

A gennaio, Guarischi in ritiro con il Movistar Team ad Almeria (foto Instagram)
A gennaio, Guarischi in ritiro con il Movistar Team ad Almeria (foto Instagram)
In che misura l’attività con la nazionale si inserisce in questa stagione così piena?

Gli europei e i Giochi del Mediterraneo potrebbero essere una prospettiva interessante. Non correndo il Giro d’Italia, soprattutto i secondi potrebbero essere un obiettivo, dato che si corrono negli stessi giorni. Quando parlavo a casa del rapporto con la nazionale, i miei dicevano che negli ambienti di lavoro certe cose capitano. Invece forse adesso si può provare a mettere delle scelte, orientando i programmi.

Come mai non sarai al Giro?

Non ho mai dato disponibilità, perché di solito è duro e soffro il caldo. Quest’anno nel mio programma dell’estate ci sono il Women’s Tour e poi il Tour de France. Restando nel tema delle gregarie, non so quante compagne vorrà Van Vleuten. Farà caldo anche in Francia, però magari verso il nord sarà meno asfissiante.

L’impatto con la prima Roubaix non è stato dei migliori, ma l’ha comunque conclusa in 49ª posizione
L’impatto con la prima Roubaix non è stato dei migliori, ma l’ha comunque conclusa in 49ª posizione
Nel frattempo il mondo sta cambiando e le vostre corse stanno diventando sempre più tirate e disordinate…

Il problema grande di quest’ultimo periodo è che si corre come gli uomini, con le grandi squadre e in mezzo le più piccole. La differenza è piuttosto netta, per cui le ragazze delle continental per fare risultato si infilano in ogni varco e con le velocità che abbiamo, basta poco per cadere. Per tutelarci, andiamo per gruppi di squadra, ogni leader col suo treno. Ma se una squadra mette in fila il gruppo e un’altra non riesce a tenere il ritmo, basta un’incertezza e succede un macello.

Hai passato parecchio tempo in Spagna durante l’inverno, come mai?

Sono stata tutto dicembre a Denia, perché la squadra non faceva ritiri e ho organizzato da me. A gennaio siamo andate ad Almeria, ma c’è stato un positivo e verso la fine del ritiro ci hanno rimandato a casa. Poi Calpe con la nazionale, quindi mi sono fermata in una casetta che ho a Barcellona e da qui andrò direttamente in Belgio per la Omloop Het Nieuwsblad.

La Guarischi mascherata al via della Vuelta CV Feminas, debutto stagionale
La Guarischi mascherata al via della Vuelta CV Feminas, debutto stagionale
La Movistar ha trovato un assetto sul fronte dei direttori sportivi?

Fra gli uomini c’è stato un po’ di riassetto, per cui con noi dovrebbero esserci Pablo Lastras e Jorge Sanz. Però credo che Pablo lo manderanno più spesso fra gli uomini, per cui alla fine il nostro referente sarà Sanz.

Cosa hai portato via dal ritiro con la nazionale?

La tranquillità che mancava e un primo contatto con le under 23 che non conoscevo, avendo sempre corso all’estero. E poi c’era una ragazza diversamente giovane, Tatiana Guderzo. Ci ha raccontato il contraccolpo dell’anno scorso, ma abbiamo scoperto che la delusione ha toccato più d’una ragazza. Abbiamo parlato tanto e raccontato aneddoti. E la mattina presto a colazione guardavamo gli highlights delle Olimpiadi Invernali. E’ stato un bel tornare, il modo giusto per riallacciare il filo.

Amadori e Sangalli, dal Liberazione prove di azzurro

15.02.2022
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Il Gran Premio Liberazione si avvicina a grandi passi. Il 25 aprile tornerà il “mondiale di primavera”, com’era chiamato soprattutto quando ancora c’era il ciclismo dilettantistico. Allora sulle strade di Roma si confrontavano i giovani talenti italiani e non solo con le corazzate dell’est europeo, quelle del “dilettantismo di Stato”. I tempi sono profondamente cambiati e ora le gare del Liberazione (ricordiamo che sarà una tre giorni piena di eventi, dal 23 al 25) sono nella giornata principale riservate a donne e Under 23.

Per la sua conformazione così particolare con un circuito da ripetere svariate volte, la corsa laziale sarà sicuramente un test importante anche in ottica nazionale. Marino Amadori e Paolo Sangalli, responsabili rispettivamente per under 23 e donne, hanno già cerchiato di rosso la data e saranno a Roma per assistere all’evento e prendere appunti. Già, perché il 2022 è pieno di impegni, si comincerà a parlare di nazionale molto prima del solito.

Amadori Colnaghi 2021
Marino Amadori, qui con Luca Colnaghi, guarda con molto interesse al Liberazione del 25 aprile (foto Scanferla)
Amadori Colnaghi 2021
Marino Amadori, qui con Luca Colnaghi, guarda con molto interesse al Liberazione del 25 aprile (foto Scanferla)

I Giochi del Mediterraneo

Non ci sono infatti solamente europei e mondiali, ma a fine giugno c’è l’appuntamento dei Giochi del Mediterraneo. Si potrebbe pensare che sia una manifestazione omnisportiva di serie B, ma così non è per l’Italia. Il Coni tiene molto a questo appuntamento e da sempre chiede alle federazioni di portare all’evento il meglio. Così non fanno i nostri soliti rivali francesi, quasi sempre sonoramente battuti nel medagliere ma che regolarmente ci finiscono davanti, seppur di pochissimo come a Tokyo, alle Olimpiadi.

Amadori questo lo sa bene e il suo lavoro, in attesa che la stagione prenda il via con la Coppa San Geo, è già iniziato.

«La gara dei Giochi del Mediterraneo sarà il 30 giugno – spiega – quindi due mesi dopo il Liberazione, ma questo non significa che la prova romana non darà indicazioni. Io anzi lo ritengo un appuntamento molto importante, al termine del quale fare un primo punto della situazione per capire quanti ragazzi potranno entrare in un’ampia rosa di azzurrabili, che penso potrà essere nell’ordine della cinquantina di nomi».

Percorso Liberazione 2021
Il tracciato del GP Liberazione, con i suoi 7 chilometri, non dà attimi di tregua (foto Simone Lombi)
Percorso Liberazione 2021
Il tracciato del GP Liberazione, con i suoi 7 chilometri, non dà attimi di tregua (foto Simone Lombi)

Percorso per chi sa rilanciare

Il tecnico azzurro conosce molto bene il percorso della corsa romana: «E’ un tracciato davvero unico e particolare. Non solo perché transita in uno scenario che nessuna altra città al mondo si può permettere, ma perché tecnicamente si presta a mille soluzioni, non puoi mai sapere in anticipo la trama che la corsa andrà a interpretare. Le squadre non hanno sufficienti uomini per controllare la corsa, così c’è spazio libero per passisti veloci e finisseur. Tanto è vero che anche quando si arriva in volata, si tratta di gruppi abbastanza ridotti rispetto al numero di partenti».

Proprio queste caratteristiche rendono la corsa romana un osservatorio ideale per chi poi deve costruire una nazionale che abbia un senso logico in base ai percorsi delle gare titolate: «Attendiamo di conoscere i tracciati dei vari impegni ufficiali, non dimenticando che gli europei quest’anno saranno disgiunti fra under 23 ed elite. Sicuramente quella di Roma è una buona verifica. Mi aspetto corridori che sappiano rilanciare l’azione su un percorso non durissimo, ma che non dà tregua. Chi vince il Liberazione deve per forza avere un grande valore, non si trionfa per caso a Caracalla…».

Paolo Sangalli da quest’anno è responsabile del settore femminile su strada
Paolo Sangalli da quest’anno è responsabile del settore femminile su strada

La lettura di Sangalli

Su quest’ultimo aspetto, magari a causa della differenza di forze fra donne e under 23, il suo collega Paolo Sangalli non è completamente d’accordo.

«Per le ragazze – dice – quello del Liberazione è un percorso molto duro, dalla Piramide si sale e col passare dei giri si fa sempre più fatica a rilanciare. Diciamo che è un tracciato esigente, questa è la parola giusta. Sono davvero contento che sia tornato in calendario, essendo una prova Uci 1.2 avrà anche una buona partecipazione. Sarà un valido banco di prova per le italiane non impegnate nel WorldTour».

Marta Bastianelli, qui vittoriosa alla Vuelta CV Feminas, ha vinto per due volte il LIberazione
Bastianelli, qui vittoriosa alla Vuelta CV Feminas, ha vinto due volte il Liberazione

Nessuna seconda scelta

Uno degli ostacoli per l’affermazione della gara femminile a livello internazionale è la sua concomitanza con le classiche del WorldTour, il giorno prima ci sarà la Liegi-Bastogne-Liegi che attirerà la maggior parte delle protagoniste.

«Io sarò a Liegi – conferma – ma il giorno dopo sarò anche a Roma, perché quella gara non voglio perdermela. Per ora non è nel WorldTour, ma questo secondo me è un falso problema, oltretutto nessuna gara può proporre una location unica come Roma. Io dico che le possibilità di crescita sono enormi, bisogna solo dare tempo al tempo».

Letizia Paternoster è la vincitrice dell’ultima edizione datata 2018 (foto FCI)
Letizia Paternoster è la vincitrice dell’ultima edizione datata 2018 (foto FCI)

Concomitanza Giro

Anche Sangalli sa bene che il Liberazione può, anzi deve essere un importante test per le gare future della nazionale. A cominciare dai Giochi del Mediterraneo.

«E’ vero che il percorso algerino non si conosce ancora – dice – ma le caratteristiche geografiche della zona algerina portano però a pensare che non sarà un percorso montagnoso. Per questo il Liberazione darà responsi molto utili. Costruire la nazionale non sarà facile: nel 2017 vincemmo con Elisa Longo Borghini la gara in linea ed Elena Cecchini la cronometro. Entrambe però non ci saranno per la contemporaneità con il Giro d’Italia. Ma saremo competitivi, questo è sicuro, non ci saranno seconde scelte nella nazionale azzurra».

Dei percorsi di europeo e mondiale, Sangalli si è già fatto un’idea: «Quello di Monaco sarà piuttosto simile a quello dell’edizione di Glasgow, mentre per il mondiale mi aspetto un tracciato molto nervoso, dicono sia per velocisti, ma con 1.500 metri di dislivello significa che devi tenere anche in salita se vuoi esserci nel finale».

Pennello, sapone e le parole giuste. Zanardi adesso è capitano

04.02.2022
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La maturazione di Silvia Zanardi è ben visibile. Non tanto per i risultati internazionali ottenuti che conosciamo tutti. E nemmeno tanto perché in ritiro lava in modo chirurgico la propria bici. Ma da quello che ci dice mentre lo fa e mentre si rivolge alle sue compagne della BePink.

La piacentina (in apertura nella foto Saccani), benché debba compiere ancora ventidue anni (il prossimo 3 marzo), parla sempre più da grande. Da riferimento per la squadra, ora che non ci sarà più una guida come è stata Silvia Valsecchi. D’altronde qualche giorno fa ce lo aveva detto Walter Zini quando ci aveva ospitato in ammiraglia che la Zanardi aveva acquisito maggior leadership e si sentiva più responsabilizzata su tanti aspetti. La crescita di una atleta passa, anzi parte, dai dettagli che vengono sempre più curati.

Alla scuola di Walter Zini, ogni atleta in ritiro tiene a posto da sé la sua bici: una grande scuola
Alla scuola di Walter Zini, ogni atleta in ritiro tiene a posto da sé la sua bici: una grande scuola

Bici senza ruote sul cavalletto, spray detergente, pennello in mano per sgrassare la catena e canna dell’acqua pronta all’uso. Facciamo compagnia alla campionessa d’Europa U23 e la ascoltiamo durante la pulizia del suo mezzo nel cortile della casa-ritiro.

Silvia abbiamo notato che dai già delle dritte da veterana. Come ti senti nel ruolo di capitana?

Non sono la più grande in squadra, però mi sento di essere quella più esperta in alcune cose. Quindi cerco di dare consigli. Anche se alcune delle mie compagne sono piccole e… monelle, non ho paura di rappresaglie da parte loro (lo dice ridendo mentre loro la osservano, ndr). Sanno che devono rigare dritto.

Silvia Zanardi, qui proprio con Zini, ha scelto di rimanere alla BePink per crescere nei giusti tempi
Silvia Zanardi, qui proprio con Zini, ha scelto di rimanere alla BePink per crescere nei giusti tempi
Che consigli dai alle tue compagne?

Questo ritiro ci serve per imparare ed insegnare alcuni aspetti che a me possono sembrare banali che invece non lo sono. Come ad esempio cambiarsi subito quando si torna dall’allenamento e non tenere troppo addosso i vestiti bagnati perché ci si può ammalare. Oppure in allenamento tirare poco ma ad un ritmo un po’ alto per evitare che quelle dietro si raffreddino visto che ancora non fa caldo. Non usare la catena storta oppure fare attenzione a quando si cambia rapporto. Proprio oggi una delle piccoline ha messo il 36 su uno strappetto e le è caduta la catena (sorride mentre lo dice alla diretta interessata, ndr). 

E’ vero che sei diventata maniaca dello stretching?

No, non esageriamo, però ci tengo che le mie compagne facciano le cose per bene. E’ molto importante, va fatto ogni giorno. Le sollecito a metterci impegno e costanza, come per tante altre cose.

In ritiro è Silvia a dare spesso il ritmo alle compagna (foto Saccani)
In ritiro è Silvia a dare spesso il ritmo alle compagna (foto Saccani)
E col cibo dai gli stessi consigli?

Sì, perché nessuna di noi è ancora seguita da una nutrizionista. E probabilmente dovremmo farlo per sapere cosa dobbiamo consumare. Stare attenti a cosa si mangia è fondamentale per fare un buon lavoro e avere un buon recupero. Ad esempio, se a colazione non mangi bene, ti viene fame subito durante l’allenamento e non è una buona cosa. Non è così che bisogna fare. Anch’io sono più brava…

Perché?

Ultimamente sto più attenta a tavola. Ho questo obiettivo. Al momento mi viene abbastanza facile, senza forzare. Mi sono data solo un giorno ogni sette/dieci per sgarrare. Magari con pizza o sushi e naturalmente col dolce (ride, ndr).

Tempo fa ci avevi detto che di solito ad inizio stagione fai un po’ fatica ad ingranare. Ti senti più avanti con la preparazione rispetto all’anno scorso nello stesso periodo?

Così così, abbiamo iniziato i lavori un po’ più tardi. Dopo la Champions League della pista ho fatto un breve periodo di riposo. Però mi sento comunque bene perché sono un filo più magra del solito in questo periodo dell’anno. Sento che vado meglio in salita e faccio meno fatica. In questa stagione voglio fare meglio dell’anno scorso.

Ecco la vittoria agli europei U23 di Trento, una delle perle del 2021 di Silvia Zanardi
Ecco la vittoria agli europei U23 di Trento, una delle perle del 2021 di Silvia Zanardi
Finora non hai fatto alcun ritiro con la nazionale.

Avevo parlato con Paolo (Sangalli, il nuovo cittì, ndr) e gli avevo detto che preferivo restare con la mia squadra per fare gruppo. Non si è offeso, anzi non mi ha dato l’obbligo di andare con loro e ha capito la mia scelta. Comunque ho sentito dire che ha cambiato il metodo di lavoro. E poi così anche Walter (Zini, ndr) poteva, giustamente, tenermi meglio sotto controllo qui in ritiro visto che sono ancora giovane. 

La consapevolezza di poter osare di più ce l’hai avuta dopo l’europeo di Trento?

Direi di no. Quella come ho già detto è stata una vittoria importante, ma colta tra noi U23. Un po’ di convinzione ce l’ho avuta cinque giorni prima dell’europeo alla quarta ed ultima tappa della Challenge by La Vuelta dove ho fatto quinta in volata. Nelle gare elite mi sottovalutavo. Ero sempre lì ad aspettare e poi… ciao. Ecco, ripensando bene adesso a quel giorno in Spagna, ho visto che fino agli ultimi 200 metri ero col primo gruppetto e non ho avuto la giusta cattiveria per azzardare di più. 

A Grenchen, l’ultima madison del 2021 con la compagna di squadra Matilde Vitillo (foto BePink)
A Grenchen, l’ultima madison del 2021 con la compagna di squadra Matilde Vitillo (foto BePink)
Silvia quest’anno cosa ti aspetti?

Ci tengo a fare bella figura a tanti appuntamenti. Di certo non all’inizio, perché sono ancora un po’ indietro. Un obiettivo sarà cercare di guadagnarmi la convocazione in nazionale, poi nel caso fare bene agli europei su pista, su strada o Giochi del Mediterraneo. Voglio fare ancora più esperienza con il mio team, disputando più gare su strada. E magari, memore degli insegnamenti dell’anno scorso, provare a rischiare ancora di più in corsa per non avere rimpianti. Da metà stagione in avanti sarò molto più competitiva e ci proverò tutte le volte che potrò.

Alzini, entusiasmo in azzurro e adesso l’avventura francese

27.01.2022
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Ancora qualche giorno poi si alzerà il sipario anche per il ciclismo femminile. Tra le ragazze che scalpitano per l’inizio della stagione c’è Martina Alzini, che ha lasciato la Valcar-Travel&Service dopo due stagioni per approdare alla francese Cofidis Women Team (contratto biennale).

Se in pista la milanese (che compirà 25 anni il prossimo 10 febbraio e in apertura è ritratta nella foto di Equipe Cofidis) è un punto fermo – ha conquistato tre ori europei U23 nell’inseguimento a squadre e un argento mondiale lo scorso ottobre – su strada invece vuole decisamente affermarsi per capire quali sono le sue qualità. Ha da poco concluso il ritiro di dieci giorni con la nazionale a Calpe in Spagna e prima che riparta con la nuova squadra l’abbiamo raggiunta al telefono per sentire il suo umore e sue intenzioni.

Il ritiro con la nazionale di Sangalli a Calpe ha molto motivato Alzini e le altre azzurre (foto Instagram)
A gennaio il ritiro con la nazionale di Sangalli a Calpe l’ha molto motivata (foto Instagram)
Martina, dopo i tre giorni in Slovenia col gruppo della pista a fine dicembre, ora questo collegiale azzurro su strada. Com’è andato? 

Molto bene. Le ragazze più giovani ed io abbiamo avuto l’onore di lavorare ed allenarci con atlete forti ed umili come Cecchini e Bastianelli. Si vede che hanno tantissima esperienza, sanno sempre darti quella dritta giusta che ti tornerà utile in futuro. Mi piacerebbe poter applicare questi consigli su strada e allo stesso modo vorrei essere come loro aiutando le più giovani in pista. Lavoro per guadagnarmi qualche convocazione anche su strada.

Hai notato qualche cambiamento con la gestione di Sangalli?

Paolo lo conoscevamo già da prima in vesti differenti (era il vice dell’ex cittì Salvoldi, ndr) però adesso è responsabile. Lui e Dino hanno due modi di lavorare molto validi, ma diversi e non critico assolutamente chi c’era prima. Paolo ci ha trattate da professioniste in tutti i sensi, venendo incontro alle esigenze di ognuna di noi. Anche se eravamo tutte assieme negli allenamenti, c’è chi aveva qualcosa in più da fare. Oppure a tavola c’è chi aveva qualche regola in più di nutrizione da seguire. Nessuno ha mai giudicato quello che stavamo facendo. E’ stato bello confrontarsi anche con Elisabetta Borgia (psicologa della nazionale e della Trek-Segafredo, ndr). Insomma ho apprezzato molto questo spirito propositivo. E c’è altro…

Alzini in testa. Il sesto posto del quartetto a Tokyo è un punto di partenza verso Parigi
Alzini in testa. Il sesto posto del quartetto a Tokyo è un punto di partenza verso Parigi
Cosa?

Sangalli fin da subito ha messo in chiaro la sua filosofia per le chiamate in azzurro. Un modo di ragionare che sposa molto quello dei team e che mi piace molto. Ovvero, non veniamo giudicate in base al peso, a quanto ci alleniamo o al risultato della classifica finale di una corsa, ma in base a quanto abbiamo fatto in gara. Verremo viste sul campo, su come ci siamo comportate, se siamo state d’aiuto alla nostra squadra e come abbiamo lavorato. Qualcuno potrebbe dire che queste sono cose scontate, ma quando il tuo coach te lo dice, ti fa sempre piacere.

La Cofidis oltre tutto sembra la squadra giusta per mantenere vivo il discorso della pista, anche in vista di Parigi 2024. Lo abbiamo visto nel 2021 tra gli uomini con Viviani e Consonni.

La pista non la abbandonerò mai, questo ci tengo a ribadirlo. Ho visto come hanno lasciato lavorare bene loro due e devo dire che nella scelta di venire qui ha influito anche qualche consiglio di Simone (Consonni, ndr). So che troverò la giusta professionalità e un ambiente non esasperato che consentiranno di tirare fuori la miglior versione di me tra pista e strada.

Il tuo 2022 su strada con il team francese come sarà?

Cercherò di prendere più coscienza dei miei mezzi. Di base sono una passista-veloce con un discreto spunto allo sprint e non disdegno le gare un po’ mosse, ma vorrei riscoprirmi. Vorrei capire quali sono realmente le mie caratteristiche. Spero di potermi ritagliare un po’ di spazio nelle classiche e puntare a qualche buon risultato in generale.

Guazzini e Alzini, dopo l’ottima esperienza alla Valcar, sono passate entrambe in Francia con Fdj e Cofidis
Guazzini e Alzini dalla Valcar sono passate in Francia con Fdj e Cofidis
Esordio e parte del calendario li hai già pianificati?

Debutterò dal 17 al 20 febbraio alla Volta Comunitat Valenciana, poi gare al Nord tra Belgio e Francia. Mi piacerebbe correre sia il Giro d’Italia Donne che il Tour de France Femmes, cercando di non finirmi nel primo per poi non compromettere il secondo, visto che si corrono a distanza di quindici giorni. Vorrei farli bene e spero di poter essere d’aiuto alla squadra.

Stai per disputare la tua settima stagione, tutte fatte con formazioni importanti. Ti senti di dare qualche messaggio alle junior che passano elite o alle giovani che maturano un po’ più tardi?

La mia filosofia di vita, sia per la scuola sia per la bici, è fare un passo per volta. Va bene porsi dei grandi obiettivi, ma prima si devono raggiungere i piccoli. Finché studi devi pensare alla scuola, perché se va male, poi è difficile recuperare o tornare indietro. Bisogna guardare le persone del team anziché sceglierlo in base al nome. E si deve avere una squadra che abbia pazienza e fiducia in te. In questo io forse ho sbagliato a passare elite con una formazione forte come la Alè Cipollini (era il 2016, ndr). All’epoca ero prima una studentessa che una ciclista, questo non lo devono dimenticare le giovani perché sono anni delicati quelli. Se dovessi tornare indietro, avendo visto come lavora, sceglierei Valcar.

Con questa immagine su Instagram, il suo compagno Benjamin Thomas l’ha ringraziata dopo l’oro della corsa a punti (foto Thibault Camus)
Con questa immagine su Instagram, Thomas l’ha ringraziata dopo l’oro della corsa a punti (foto Thibault Camus)
Martina, consentici di chiudere con una battuta. Nella Cofidis maschile ci correrà anche il tuo fidanzato Benjamin Thomas. Sfida in famiglia, chi sarà tra voi due a centrare il primo podio stagionale?

Lui, solo perché inizia a correre molto prima di me, non perché sia più forte. Scrivi bene, così come ti ho dettato, mi raccomando (ride, ndr). So che ci tiene alle prime gare in Francia e ovviamente gli auguro di raccogliere dei buoni risultati fin da subito.

In viaggio con Velo, regista azzurro delle crono

20.01.2022
5 min
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Quando un paio di giorni fa abbiamo raggiunto Marco Velo, stava guidando in autostrada alla volta di Padova. Glielo aveva chiesto Dino Salvoldi, per parlare ai ragazzi e i dirigenti della Sc Padovani juniores, nel programma di riorganizzazione della categoria. Appena due giorni prima, il bresciano era stato invece con Sangalli a Calpe assieme alla nazionale femminile. La sua missione è diffondere il verbo della crono, per far crescere una specialità in cui l’Italia eccelle grazie ai soliti giganti, ma che ha grosse lacune alla base.

«Per me è un mondo nuovo – racconta Marco, che nella foto di apertura è con De Marchi ai mondiali 2018 – ho sempre conosciuto il lato dei pro’, mentre ora devo confrontarmi con le altre categorie, dalle giovanili alle ragazze. Una nuova esperienza e anche una responsabilità. Dovrò ogni volta appoggiarmi ai tecnici di riferimento, ma mi pare che si sia creata la giusta collaborazione».

Il mondiale di Imola vinto con Ganna è un momento di svolta: Velo era con lui
Il mondiale di Imola vinto con Ganna è un momento di svolta: Velo era con lui
Un settore da rifondare o da costruire?

Un settore su cui lavorare tanto e bene. Per scegliere atleti da portare in nazionale, servono anche dei risultati da valutare. E visto che il Giro U23 non pare abbia previsto la crono e lo stesso dovrebbe essere con il Lunigiana, la Federazione sta lavorando a quattro prove, come una volta il Bracciale del Cronoman, da far disputare a maggio, giugno, luglio e settembre. Correranno tutte le categorie, tranne probabilmente gli elite, che hanno altri momenti di verifica.

Da maggio a settembre, perché non prima?

Perché soprattutto quando si parla di juniores, c’è da considerare la scuola. Per cui prima della fine dell’anno scolastico ci sono quelli che studiano poco, che magari vanno già fortissimo, mentre altri che magari sono ugualmente forti o anche di più, che per allenarsi sul serio aspettano l’estate. Si devono valutare ad armi pari.

Tanta attenzione sui più giovani?

Vanno seguiti e coltivati. Salvoldi si è buttato anima e corpo nel nuovo incarico. Sta girando tutta l’Italia con i risultati dei test fatti sugli allievi e credo che farà davvero bene. E intanto bisogna far entrare nella testa dei ragazzi e dei loro tecnici che la bici da crono bisogna usarla, non solo il prenderla il giorno prima della gara. Come ho visto fare a ragazzi che vanno alle partenze addirittura con bici non loro.

L’esempio dei pro’ è trainante?

Il loro orientamento è di usare la bici da crono almeno due volte a settimana, nel giorno di scarico o al termine di una distanza. Hanno chiaro che è una specialità olimpica e che con le crono si vincono i Giri. Se anche ci fossero in ballo 30 secondi, potrebbero essere decisivi. E loro lavorando hanno dimostrato che non c’è solo Ganna. Affini è cresciuto e Sobrero ha vinto il campionato italiano e ha partecipato al Team Relay degli europei che abbiamo vinto e c’era anche sul podio dei mondiali.

Sobrero è la terza via italiana alla crono, assieme a Ganna e Affini
Sobrero è la terza via italiana alla crono, assieme a Ganna e Affini
Vedi qualcun altro?

Ho in testa Baroncini, che ha fatto dei bei risultati, come il nono posto ai mondiali, magari senza averla preparata più di tanto e con materiali che potranno di certo essere migliorati.

Fra le donne?

In questo ritiro non c’erano tutte, ma Cavalli e Pirrone sono comunque due nomi da seguire. E siamo messi bene anche a livello juniores e under 23. Anche per loro vale la stessa regola: la bici va usata. Anche perché abbiamo davanti un calendario bello impegnativo, con europei, mondiali e i Giochi del Mediterraneo in Tunisia. Per questo sto frequentando molto i tecnici di categoria, anche se poi l’ultima parola sarà la mia.

A Bruges, Baroncini è arrivato al nono posto a 57″ dal vincitore, ma ha ancora ampi margini
A Bruges, Baroncini è arrivato 9° a 57″ dal vincitore: ha ampi margini
Immagini di fare un ritiro con gli specialisti?

Forse con i più giovani, difficile invece proporlo ai pro’, che hanno così tanti impegni. Però provare ad amalgamarli, come facemmo a Misano con Cassani, per provare il Team Relay è utile per non trovarsi disorganizzati nel giorno della gara. Le gare si vincono e si perdono per decimi di secondi, non si può trascurare alcun dettaglio.

In che modo affiancherete le squadre di club?

Saremo di supporto, tecnicamente e nella programmazione. Le squadre hanno i loro sponsor, comandano loro, ma se vedessimo bici non all’altezza, potremmo dare dei suggerimenti. Certi interventi sono più semplici con gli juniores, ma sappiamo che ci sono interessi anche lì.

Ti è cambiata la vita?

Non sono tanto più impegnato di prima quando seguivo Cassani, ma ho più responsabilità. So di poter contare su tecnici che conoscono benissimo gli atleti e so anche che non potrò fare tutto da me. Quando ai mondiali dovrò seguire ad esempio la ricognizione di Ganna, in cui ci sarà da prendere nota anche dei sassolini sull’asfalto, non potrò seguire anche le altre categorie. In quei casi ci saranno i tecnici, per quella politica di sinergie su cui stiamo puntando.

Velo proseguirà la sua collaborazione con RCS Sport, nell’arco della quale ha coperto molti ruoli
Velo proseguirà la sua collaborazione con RCS Sport, nell’arco della quale ha coperto molti ruoli
Continuerai a collaborare con Rcs?

E’ un bel modo per stare a contatto con gli atleti, senza dover per questo prendere la macchina e raggiungerli alle varie corse. 

Scirea collaborerà con te?

Scirea fa quello che fino allo scorso anno facevo io. E’ una figura importante, sono contento che ci sia. Ha esperienza nella gestione logistica e quando si va ai mondiali con uomini e donne di tre categorie, avere qualcuno che sa come fare, è veramente importante.

Le azzurre in Spagna lavorano e aspettano i percorsi

18.01.2022
4 min
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L’hotel Diamante di Calpe è lo stesso in cui si sono… accampati di nuovo i pro’ della Gazprom-RusVelo, quelli del Team Dsm e anche la nazionale britannica della pista. Quando Paolo Sangalli ha unito tutti i puntini degli spostamenti delle azzurre, si è reso conto che la cosa più utile da fare fosse portare il ritiro da loro, piuttosto che costringerle a un viaggio supplementare. Perciò nell’impostare il primo raduno del 2022, il nuovo commissario tecnico ha scelto la Spagna. Ci rimarranno fino a sabato, dato che il volo di ritorno è stato ritardato di un giorno. E poi torneranno per un secondo blocco, che condurrà al debutto di Valencia. Così il 2022 prenderà finalmente il largo.

«Siamo qui con un gruppo eterogeneo – dice Sangalli, che nella foto di apertura è con le atlete, con Marco Velo, i massaggiatori Moro e Gradi e il meccanico Foccoli – ragazze della strada, altre di strada e pista, quelle di strada e crono… Sono venuti anche Villa e Velo, si sta lavorando bene tutti insieme. Velo porta le metodologie che usano con Ganna, Affini e Sobrero, sono contento. Intanto le giovani sono a contatto con le più esperte e imparano tanto. Soprattutto quelle che corrono nelle squadre WorldTour hanno leader che non parlano italiano e tutto diventa più difficile. E anche per me l’occasione è utile per conoscere le nuove e seguirle per la prima volta in allenamento».

Il gruppo delle azzurre di rientro a Calpe, dopo l’allenamento sulle strade dell’entroterra (foto Fci)
Azzurre di rientro a Calpe, dopo l’allenamento sulle strade dell’entroterra (foto Fci)
Andiamo con ordine, come va col Covid?

Siamo attenti a tutto. Praticamente l’hotel è così grande che riusciamo a stare nel nostro gruppo senza avere quasi contatti con altra gente. Ogni cosa che si tocca, ci disinfettiamo le mani. Anche in ascensore riusciamo a evitare contatti. Il momento è questo, si deve stare attenti a tutto quel che si fa.

Come va nel nuovo ruolo?

E’ stato un passaggio quasi naturale, conoscevo già le ragazze. Ho iniziato a comunicare con i tecnici delle squadre, soprattutto le straniere, non per fare la voce grossa, ma per essere trasparente e fargli capire che la nazionale ci tiene. Hanno delle atlete che a noi interessano e per le quali sarà cruciale la giusta programmazione.

Programmazione: come si fa senza sapere bene dove e come si correrà?

Questo è il primo problema. Prima di ragionare dei programmi delle ragazze e fare una selezione credibile, bisognerebbe in effetti capire bene come saranno fatte le gare che dovremo affrontare. Non abbiamo ancora i percorsi definitivi. A quanto si sa, i mondiali di Wollongong si articoleranno attorno a due circuiti, ma non si capisce quante volte si farà l’uno e poi l’altro. Da quanto sappiamo, gli ispettori UCI non sono ancora andati a fare il sopralluogo, perché non è semplice, fra quarantene e altro.

Un gruppo eterogeneo, con azzurre specialiste della strada, della cronometro e della pista (foto Fci)
Un gruppo eterogeneo, con specialiste di strada, cronometro e pista (foto Fci)
Invece gli europei?

Aspettiamo a breve notizie dalla UEC per quelli U23 e juniores che si correranno ad Anadia, in Portogallo. Mentre Bennati e Velo andranno a breve a vedere quello degli elite a Monaco di Baviera. Abbiamo visto le altimetrie. C’è un tratto in linea ondulato e poi un circuito nervoso, ma tendenzialmente abbastanza veloce. Un po’ come Glasgow.

Bè, non ci dispiace allora, visto che quella volta vinse Marta Bastianelli…

Marta è qua assieme a Elena Cecchini e sono i fari del ritiro. Sono molto propositive e non avevo dubbi, ma questa disponibilità per me è un segnale importante. Erano già qua in ritiro o ne cominceranno un altro subito dopo, eppure non sono volute mancare.

Che notizie di Elisa Balsamo?

Anche lei in Spagna, ma con la Trek-Segafredo. Sarà con noi nel prossimo blocco, dal 7 al 16 febbraio. La soluzione spagnola per venire incontro alle loro esigenze è venuta bene e mi permetterà anche di seguire la prima gara. Nei limiti del possibile, cercherò di vederne il più possibile.

Tutto liscio, quindi?

E’ un momento di serenità e chi è fuori è giusto che un po’ sia scontento, perché vuol dire che ci tiene.

Il primo raduno 2022 si concluderà sabato, il secondo inzierà il 7 febbraio (foto Fci)
Il primo raduno 2022 si concluderà sabato, il secondo inzierà il 7 febbraio (foto Fci)
E intanto in Italia ha ripreso ad allenarsi la Guderzo, che punta alla maglia azzurra.

Mi ha comunicato questa decisione qualche giorno prima che uscisse. Ho rispetto assoluto per il corridore che è, non che è stato. Ha passione e sono contento per la squadra di Rigato perché Tatiana porterà in dote dei bei punti che potrebbero rendere qualche invito in più. Le ho detto che se vuole, potrà venire al prossimo ritiro.

Senti ancora Salvoldi?

Certo, siamo amici. Sta lavorando sodo con gli juniores. Conoscendolo, vedrete che andrà alla grande anche con loro.

A Wollongong un mondiale femminile super lungo?

17.12.2021
4 min
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Il prossimo mondiale su strada, quello di Wollongong, è forse il mondiale che più di altri sancirà la parità tra uomini e donne anche nel ciclismo. In realtà forse sarebbe più corretto dire che è l’intera stagione 2022 a rivedere questi equilibri.

Le gare WorldTour per le donne infatti aumentano sensibilmente per quantità e per distanza. Solo quest’anno il Fiandre, una tappa del Giro, il Gp Plouay, il mondiale erano tutte al di sopra dei 150 chilometri. E l’anno scorso l’Assisi-Tivoli del Giro ne contò addirittura 165. 

Ancora non si conosce con precisione la lunghezza del mondiale donne elite di Wollongong, ma gira con una certa insistenza una voce secondo la quale potrebbe misurare i 171 chilometri, il che sarebbe una distanza a dir poco notevole per le donne. 

Tuttavia non saremmo del tutto stupiti, visto che le stesse amazzoni a cronometro percorreranno  la stessa distanza dei colleghi uomini. A questo punto abbiamo chiamato in causa Paolo Sangalli, tecnico delle ragazze. 

Il circuito cittadino ha uno strappo di un chilometro ai -8 dall’arrivo
Il circuito cittadino ha uno strappo di un chilometro ai -8 dall’arrivo
Paolo, sembra che ai prossimi mondiali la distanza possa essere molto ampia, 171 chilometri…

Ma siamo sicuri che poi sarà questa? Perché i commissari dell’UCI ancora devono effettuare il sopralluogo. E solo dopo la loro visione avremo i numeri certi. Diciamo che conoscendo le distanze dei tre segmenti si potrebbe arrivare a 153 chilometri, che comunque è un bel chilometraggio.

Ed è più o meno la distanza che abbiamo visto a Leuven quest’anno…

Sì, tutto dipende da quante volte si percorrerà l’ultimo giro. Il tratto iniziale in linea misura 33 chilometri, c’è poi l’anello da 35 chilometri con la salita più lunga e siamo a 68 chilometri. Infine c’è il circuito cittadino da 17 chilometri. Io presumo che quest’ultimo si farà cinque volte e non sei.

E allora ragioniamo per assurdo, facciamo del “fantaciclismo” e poniamo che si percorra sei volte, quindi 170 chilometri di gara: che corsa vedremo?

Vedremo due gare in una. La prima dalla partenza all’ingresso nel circuito con la salita lunga (Mount Keira, ndr), per vedere chi è rimasta in gare. E la seconda da lì alla fine. Piuttosto sarà importante, soprattutto per le donne, proprio quella salita di 8 chilometri, che poi in realtà sono 6, visto che il primo e l’ultimo chilometro sono all’uno per cento. Inciderà molto di più rispetto agli uomini.

Quando andrai a vedere il circuito?

Ne parlavamo con Bennati, ma chiaramente siamo legati al discorso della pandemia. Ho visto la registrazione dell’organizzazione per ora. Non ci sono poi solo le salire. Bisogna vedere bene anche il vento. C’è tutta quella lunga porzione lungo la costa, non posso credere che non abbia influenza sulla corsa. Ci sono molte variabili.

Per Sangalli le distanze molto lunghe vanno a vantaggio di un atleta resistente come Elisa Longo Borghini
Per Sangalli le distanze molto lunghe vanno a vantaggio di un atleta resistente come Elisa Longo Borghini
In ogni caso la distanza sarebbe comunque non secondaria, tanto più che questo tracciato non sembra così facile per le donne come per gli uomini…

Di certo la salita lunga per le donne fa più selezione. Una selezione da dietro. Poi bisognerà vedere anche chi ci sarà e come sarà interpretata la gara. Penso per esempio all’Olanda. Se dovessero avere la Wiebes non credo faranno la salita forte… Anche se a noi andrebbe bene sapendo che la Balsamo quando la strada sale è più brava di lei!

Eppure i 150 e passa chilometri di Leuven si sono dimostrati abbastanza selettivi visto che non sono arrivate moltissime atlete davanti…

Vero. C’è stata un certa attenzione, infatti nei primi 40 chilometri sono andate tranquille. Mentre il circuito più duro, quello fuori Leuven, era abbastanza lontano dal traguardo. E per questo dico che per me quella distanza sarebbe un po’ troppo. Anche se ad alcune atlete andrebbe meglio… Di certo ne guadagnerebbe una ragazza di resistenza come la Longo Borghini.

Proprio a Wollongong le donne e gli uomini faranno gli stessi chilometri a cronometro. In più il calendario femminile quest’anno vedrà il Giro, il Tour, la Vuelta e gare mediamente più lunghe…

La distanza media si sta allungando tra le donne. Non solo, ma ci sono anche più gare. Avremo il Giro e il Tour nel giro di un mese, poco dopo l’europeo, a metà agosto la Vuelta e poi il mondiale. Quest’anno si capirà veramente anche tra le donne quanto è importante la programmazione. Con il WorldTour si alza il livello contrattuale ma si deve alzare anche il livello delle atlete e soprattutto le giovani dovranno stare attente.

Callovi in azzurro, finalmente una donna fra le donne

27.11.2021
5 min
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Nel turbinìo di inizio novembre delle nuove nomine della nazionale, c’è anche l’effetto domino che ha riguardato la squadra femminile. Dello staff del cittì Paolo Sangalli (per anni “vice” di Dino Salvoldi e suo successore naturale) fa parte ancora Rossella Callovi, stavolta in qualità di collaboratrice tecnica del settore strada per junior ed elite. 

Per la trentenne originaria della Val di Non – che da due anni vive a Trento dove lavora presso la caserma del 2° Reggimento Genio Guastatori Alpini (in apertura con Letizia Paternoster nella foto Ossola) – è un upgrade professionale importante. Da atleta è stata capace di vincere il mondiale junior 2009, poi nel 2016, a fine carriera, ha intrapreso gli studi universitari a Verona laureandosi in Scienze motorie e conseguendo la Magistrale in Scienze dello sport e della prestazione fisica.

In azzurro a Melbourne 2010, Callovi ha scortato Giorgia Bronzini al campionato del mondo
In azzurro a Melbourne 2010, Callovi ha scortato Bronzini al mondiale
Rossella ti aspettavi questa chiamata?

Diciamo di sì. Erano già tre anni che collaboravo nel settore pista con Salvoldi. Nell’ultima stagione ho intensificato questa mansione con due presenze fisse in pista. Grazie al distacco che ho potuto avere con l’Esercito ed anche al protocollo d’intesa tra le Forze Armate e il Coni, mi è stato permesso di andare a lavorare con la nazionale.

Il tuo ruolo quale sarà e come cambierà rispetto a prima?

Sarò dirottata sulla strada e farò da spalla a Paolo Sangalli, il quale ci darà il calendario delle corse da seguire sia per le elite che per le junior. Sarà fondamentale essere presenti nei campi gara per avere un occhio costante sulle ragazze e valutare le loro performance e risultati. Sarò una sorta di osservatrice che poi dovrà relazionare al cittì in vista di europei e mondiali.

Sarà difficile proseguire il lavoro fatto da Salvoldi?

L’eredità che ha lasciato Dino è enorme e credo che sia merito di ciò che ha seminato in tutti questi anni. Ora la via da percorrere è quella della continuità e cercare di mettere le ragazze nelle condizioni ottimali per fare bene.

Tutto l’ambiente, Callovi in testa, si aspetta molto da Sofia Bertizzolo
Tutto l’ambiente, Callovi in testa, si aspetta molto da Sofia Bertizzolo
Ti spaventa questo nuovo ruolo?

No, sarà stimolante, perché arricchirò il mio bagaglio. Lavorerò sodo mettendo a disposizione le mie risorse e competenze. Credo che operando in una certa maniera, dando il cento per cento, ciò che arriverà sarà una conseguenza.

In questa prima stagione da “vice” di Sangalli quale potrebbe essere una tua soddisfazione?

Eh, bella domanda (sorride, ndr). Per me una grossa soddisfazione è quando ottieni la fiducia delle atlete con cui lavori. In pista, ad esempio, è stato così e vorrei fosse altrettanto anche per la strada. E’ chiaro che, seguendo una certa programmazione di allenamenti e ritiri, avere degli obiettivi come europei e mondiali è fondamentale per fare tutto al meglio.

Come tecnico, qual è la qualità in cui ti senti più forte e quella che vuoi migliorare?

La migliore direi quella di tradurre le sensazioni e le necessità che l’atleta ti riporta sulla propria condizione fisica. Mettere tutto sul lato pratico e quindi trovare le eventuali soluzioni. Credo che l’aver corso in bici e i miei studi mi aiuteranno a recepire meglio il messaggio delle ragazze. La qualità invece che vorrei approfondire di più è quella dei rapporti che ci sono attorno alle atlete e alle società.

Bulleri Vuelta CV 2021
Rossella Callovi si aspetta molto anche da Chiara Consonni, che definisce «un trattore»
Bulleri Vuelta CV 2021
Callovi si aspetta molto anche da Chiara Consonni, che definisce «un trattore»
Nel 2022, a parte le solite note, ci sono alcune atlete da cui ti aspetti qualcosa?

Sì, ne ho tantissime per la verità, ma alcune le osserverò maggiormente. La prima è la Paternoster, cui sono stata molto vicina nell’ultimo periodo. Sono curiosa di rivederla su strada. Si è rilanciata in pista nel finale di stagione dopo che aveva avuto un po’ di problemi per un anno abbondante. La seconda è la Zanardi, che mi piace particolarmente e che ha ampi margini di miglioramento. Nome scontato anche il suo, ma che dovrà confermare l’enorme crescita fatta nel 2021.

Altri nomi?

Un’altra ragazza è la Bertizzolo. Ha un potenziale incredibile che vorrei lo mettesse bene in mostra nella nuova squadra e vorrei che il suo percorso di corridore crescesse ulteriormente. Poi c’è Chiara Consonni, che ha uno spunto molto veloce e sarà la prima punta della Valcar. Per me lei è un trattore (ride, ndr) e potrà togliersi delle soddisfazioni.

Siamo tutti curiosi di capire cosa potrà fare Barale (qui al centro dopo l’arrivo di Leuven 2021) al primo anno fra le elite
Cosa potrà fare Barale (a destra, a sinistra Ciabocco) al primo anno fra le elite?
Per quanto riguarda le più giovani, da chi sei incuriosita?

C’è un bel vivaio tra le junior. Ad esempio Venturelli e Ciabocco (rispettivamente primo e secondo anno, ndr) sono molto forti ma le lascerei libere da pressioni. Piuttosto vi faccio un paio di nomi di ragazze neo-elite. Valentina Basilico (andrà alla BePink, ndr) che quest’anno ho visto da vicino in pista dove ha vinto l’europeo junior e quattro medaglie ai mondiali al Cairo. Mi ha colpita il suo modo di correre. L’altra è Francesca Barale (passerà al Team Dsm, ndr) per il suo approccio alla gara. Non sta sulle ruote, non si risparmia ed ha la mentalità giusta per attaccare.