Baby campioni, occhi puntati sulla biker Mitterwallner

19.10.2021
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Se si va a guardare la tabella dei risultati di Mona Mitterwallner si fa fatica a trovare nella casella della posizione un numero diverso da 1. La giovane austriaca della Trek-Vaude, ha vinto praticamente tutte le gare a cui ha partecipato, tranne cinque. Ma solo una volta non è salita sul podio. E’ avvenuto in una gara, tra l’altro abbastanza piccola e di casa, in cui ha concluso al quarto posto (peggior risultato dell’anno).

L’austriaca ha vinto: coppa del mondo, campionato europeo, campionato del mondo e campionato del mondo Marathon. Per trovare un qualcosa di simile bisogna andare a scomodare vere regine della Mtb, Pauline Ferrand-Prevot e Jolanda Neff. Solo che loro hanno fatto tutto ciò ad un’età ben più matura. Non a 19 anni!

Mona Mitterwallner nei recenti mondiali in Val di Sole, da lei vinti chiaramente…
Mona Mitterwallner nei recenti mondiali in Val di Sole, da lei vinti chiaramente…

Sorpresa agli europei

Alla luce di questi eccellenti risultati la federciclo austriaca ha deciso di schierare agli europei di Trentino 2021 due biker, Laura Stigger e appunto lei. Entrambe due biker e entrambe nella gara U23, vinta dalla nostra Silvia Zanardi. Mona, al primo anno nella categoria e alla prima vera esperienza internazionale su strada ha colto un 11° posto. Al che sono scattate le sirene “dell’asfalto”. 

Su questo vero talento tirolese sono arrivate delle proposte. A muoversi per prima, sembra, sia stata proprio Trek, che ha il team WorldTour femminile con la Trek-Segafredo appunto. E da lì si sono mossi anche i procuratori Carera. Al momento però non c’è nulla di fatto, almeno così sembra. Anche perché a bloccare il tutto pare sia stata la Mitterwallner stessa.

Mona infatti è una “biker inside” e per il momento alla strada non ci pensa. Anche se qualcosa deve essere successo immediatamente a quella gara. E qualche proposta che l’ha fatta vacillare le è arrivata per davvero.

«Ho concluso all’11° posto la mia seconda gara su strada – aveva scritto sulla sua pagina Instagram qualche giorno dopo l’europeo – ma non devo essere arrabbiata. Ho dei conti in sospeso nella testa. Penso che prendere decisioni sia un aspetto della vita che può davvero preoccuparti e ho la sensazione di doverne prendere di grandi al momento. Per me la priorità numero uno sarà sempre il ciclismo, ma questo non svanisce i miei pensieri sulle scelte che devo fare». Insomma un indizio non da poco.

Mona agli Europei di Trento su strada
Mona agli Europei di Trento su strada

Nel guscio…

Voci provenienti dal circus della Mtb dicono che la 19enne di Silz, paesino a 40 chilometri ad Ovest di Innsbruck, lungo il fiume Inn, abbia rifiutato persino il passaggio alla Trek-Factory di Mtb, vale a dire il team controllato dalla casa madre. E sì perché il Trek-Vaude, come il nostro Team Trek-Pirelli per capirci, fa riferimento al distributore nazionale, in questo caso a Trek Germania. Trek è “solo” lo sponsor tecnico.

La squadra è gestita da Bernd Reutemann, team manager tedesco 51 enne. Un cuoco di formazione ma un imprenditore a tutto tondo di fatto. Un tipo istrionico come il suo “collega” della Bora-Hansgrohe, Ralph Denk.

«Ho messo su il team nel 2019 e l’ho ricreato in questo inverno – ha detto Reutemann in tempi non sospetti – Sembrava un momento folle visti i tempi, ma ho scelto gente giusta e motivata. Quello che ha fatto quest’anno Mona è un qualcosa d’incredibile».

Chi conosce Reutemann ci dice di una persona davvero buona con chi gli sta attorno, un “filantropo” ed è forse per questo che la Mitterlwallner non vuole uscire ancora dal guscio e restare in questo ambiente che la fa sentire protetta e che comunque le fornisce ogni tipologia di supporto. Per esempio il team non doveva andare in America per la chiusura della Coppa del mondo, ma un po’ per la pressione di Trek, e un po’ per farle fare l’en-plein hanno preso l’aereo per la gara Oltreoceano.

Mitterwallner nel mondiale Mx di Capoliveri. Alla sua ruota, l’esperta Wloszczowska, membro Cio come Federica Pellegrini (foto Egosport)
Mitterwallner nel mondiale Mx di Capoliveri. Alla sua ruota, l’esperta Wloszczowska, membro Cio come Federica Pellegrini (foto Egosport)

Pensando a Parigi

In realtà la motivazione principale che spinge la Mitterwallner a non compiere il grande salto si chiama Olimpiadi. L’austriaca ha dichiarato che tra i suoi sogni c’è quello di partecipare, ma probabilmente adesso anche di vincere, l’oro più prestigioso. 

Lei vorrebbe restare in Mtb fino a Parigi e poi eventualmente cambiare. In quel caso avrebbe appena 23 anni e tutto il tempo di fare molto anche su strada. Magari pensando a qualche apparizione in più nel corso di queste tre stagioni (ormai due di fatto) che ci separano dai prossimi Giochi.

Il fatto che squadre, sponsor e procuratori si siano attivati immediatamente per portare la ragazza su strada ci dice quanto sia importante nel ciclismo di oggi la corsa ai giovani. Bisogna arrivarci e arrivarci prima degli altri. Il talento non va sprecato. Questo non significa necessariamente che vada sfruttato o che sia visto come una “macchina da soldi” (forse un’espressione sin troppo forte), ma è un dato di fatto che la corsa ai baby fenomeni sia in pieno atto.

L’austriaca è fortissima in salita, ma è brava anche tecnicamente
L’austriaca è fortissima in salita, ma è brava anche tecnicamente

L’occhio dell’esperto

Tuttavia quando si parla di ragazzi così giovani, specie se donne, il rischio è molto elevato.

«Anche Jenny Risveds – ci dice Andrea Sabbadin giornalista di Pianeta Mountain Bike che segue da vicino gli atleti – aveva vinto tutte le gare di Coppa del Mondo U23 e aveva primeggiato in altre discipline. Idem la sua connazionale Laura Stigger (di due anni più grande, ndr), ma poi o si sono perse, come la svedese che dopo l’oro di Rio si è anche ritirata per un periodo. Oppure non hanno continuato a rendere nello stesso modo».

«Inoltre va considerata una cosa – continua Sabbadin – Oltre ad essere una “bambina” di età, la Mitterwallner è anche molto esile fisicamente. E’ magrissima, in questo caso ricorda moltissimo un’altra biker, Yana Belomoina. Anche lei ha vinto moltissimo in una stagione e poi si è arenata. Per dire che comunque serve anche un fisico che tenga alla lunga. Non è facile fare investimenti su atlete che sono sì fortissime, ma anche molto acerbe. Con le donne è più rischioso. In tante hanno vinto marathon e cross country e hanno fatto bene anche su strada, ma è un qualcosa che è avvenuto nel tempo, come per la Prevot. 

«Da quel che so io, Mona resta almeno un altro anno nel team attuale. Poi non so se passerà a quello Factory e da lì avrà rapporti anche con quello su strada».

Valtellina Ebike Festival, pronto il programma

21.08.2021
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Manca circa un mese alla seconda edizione del Valtellina Ebike Festival, importante evento dedicato alla mountain bike elettrica, in programma dal 18 al 19 settembre a Morbegno, in Valtellina. Gli organizzatori potranno contare sul supporto di MET Helmets che proprio a Morbegno ha la sua sede e che ricoprirà il ruolo di main sponsor della manifestazione.

https://www.youtube.com/watch?v=yuHsep3IDyo

Al sabato un tour all-mountain

L’iniziativa regina sarà il Festival Ride by Trek di sabato 19 settembre: un grande tour all-mountain che attraverserà vigneti, antichi borghi contadini, castelli e splendidi panorami che abbracciano la vallata fino al Lago di Como. Per rendere l’iniziativa fruibile dal maggior numero di persone sono stati pensati due percorsi che andranno fra loro a incrociarsi in più punti. Il primo, più facile, sarà principalmente su strade asfaltate o sterrate. Il secondo più impegnativo, prevederà il passaggio su sentieri di montagna, comunque mai estremi. Una soluzione volta a garantire un’esperienza divertente al professionista come all’appassionato di Mtb, oppure a chi vuole semplicemente vivere una bella giornata pedalando in compagnia dei propri amici. 

I sapori tipici… non potevano restare fuori dai giochi!
I sapori tipici… non potevano restare fuori dai giochi!

Anche un tour enogastronomico

La Valtellina è famosa, oltre che per le sue bellezze paesaggistiche, anche per il buon cibo. Proprio per questo motivo è stato previsto un self-guided tour su un percorso di 20 chilometri semplice e con poco dislivello. La bicicletta diventerà un semplice mezzo di trasporto tra quattro tappe enogastronomiche dove assaggiare i prodotti tipici del luogo. 

Per chi ama invece vivere emozioni forti sono invece in programma le attività E-Day Race, una gara all-mountain su un percorso di 40 chilometri, e la Trail Experience, un’escursione sui migliori sentieri enduro delle Alpi Orobie accompagnata delle guide locali di 360 Valtellina Bike.

Non solo alte quote, si potrà andare anche alla scoperta dei borghi
Non solo alte quote, si potrà andare anche alla scoperta dei borghi

Scoprire la Valtellina nascosta

Gli organizzatori del Valtellina Ebike Festival hanno previsto diverse opportunità per far scoprire angoli meno noti del loro territorio. Utilizzando le navette con partenza da Morbegno, si potranno visitare alcune valli laterali scegliendo le escursioni guidate by Schwalbe Val Gerola e Bitto, un tour che porta in alpeggio alla scoperta dei segreti della produzione di un formaggio dalla lavorazione antichissima, oppure Val Masino e Foresta Incantata, dove ci si inoltra in uno dei paradisi naturalistici più belli d’Italia e nel suo bosco secolare che ricorda i paesaggi delle fiabe.

Al Valtellina Ebike Festival, ogni tipologia di percorso… anche i più belli e panoramici
Al Valtellina Ebike Festival, ogni tipologia di percorso… anche i più belli e panoramici

L’eBike Village, cuore dell’evento

Punto di ritrovo per tutte le attività è l’eBike Village allestito nella grande piazza a ridosso del centro storico medievale di Morbegno. Qui si potranno noleggiare le e-mtb necessarie alle attività ma soprattutto visitare gli stand delle aziende espositrici, tra cui naturalmente MET Helmets, main sponsor dell’evento.

La manifestazione è sostenuta dalle più importanti istituzioni del territorio: Regione Lombardia, la Provincia di Sondrio, la Comunità Montana e il Comune di Morbegno, il BIM dell’Adda e da altri enti e fondazioni territoriali. Partner nella tracciatura dei percorsi è invece l’applicazione komoot.

Tutte le informazioni relative alle attività, al programma e alle modalità di iscrizione sono disponibili sul sito www.valtellinaebikefestival.com

Semestre Wilier da record: fatturato a +46%

07.08.2021
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Wilier Triestina, uno dei brand italiani più riconosciuti e strutturati a livello mondiale, ha recentemente ufficializzato i dati che certificano la performance del valore del fatturato del primo semestre 2021. E che performance!

I dati economici aggregati relativi ai primi sei mesi dell’anno certificano un considerevole aumento del fatturato. Lo storico marchio veneto fa segnare un +46% rispetto all’analogo periodo del 2020! A questo dato estremamente soddisfacente se ne aggiunge anche un’altro, quello che fa riferimento ai dati ricavati dalla stagione commerciale riguardante la collezione 2021. Anche in questo caso la crescita del valore delle vendite a fine periodo è pari al 44%. Quale conseguenza generata da questi positivi indicatori, il piano industriale dell’azienda prevede al 31 dicembre 2021 un fatturato complessivo di 65 milioni di euro.

Da sinistra: Michele, Enrico e Andrea Gastaldello, titolari Wiliier Triestina
Da sinistra: Michele, Enrico e Andrea Gastaldello, titolari Wiliier Triestina


Investimenti nel comparto Mtb

I dati semestrali che riguardano i pezzi prodotti conducono invece ad un aumento stimato a fine anno del 32% di biciclette prodotte. Questi numeri confermano la risposta estremamente positiva del mercato all’introduzione dei nuovi modelli Wilier Triestina, con particolare riferimento alle biciclette da corsa d’alta gamma: i modelli 0 SLR e Filante SLR – utilizzate nelle gare World Tour dai team Astana-Premier Tech e Total Energies, nonché dal grande sviluppo di tutto il comparto gravel.
È naturale che questi risultati di vendita e di fatturato abbiano prodotto grande compiacimento nel management e nelle maestranze di Wilier Triestina. Il prossimo “step” al quale l’azienda di Rossano Veneto intende dedicarsi è adesso lo sviluppo della gamma fuoristrada, una gamma che è stata recentemente arricchita dal lancio sul mercato del modello Urta SLR: la nuova “full” top di gamma di casa Wilier rivolta all’XC ed impiegata in gara dal team Wilier 7C Force, capitanato dall’ex iridato Massimo Debertolis.

Qualità, precisione, passione i cardini di Wilier
Qualità, precisione, passione i cardini di Wilier

Parola ad Andrea Gastaldello

«Abbiamo avviato un prossimo ed importante programma di investimenti – ha dichiarato Andrea Gastaldello, il presidente esecutivo di Wilier Triestina – che riguarda principalmente la Mtb. E questo sia a livello di sviluppo prodotto per entrambe le tipologie di trazione (muscolare e a pedalata assistita), quanto in considerazione degli eventi e delle sponsorizzazioni. Vogliamo intervenire su un segmento di mercato che fino ad oggi riteniamo non sia stato esplorato in profondità. Ed è un settore in cui il nostro brand ha un potenziale di sviluppo enorme. Abbiamo voglia di affrontare questa sfida con la stessa energia che abbiamo profuso nel mondo del ciclismo professionistico su strada. Ci auguriamo che questo entusiasmo sia foriero di altri importanti risultati commerciali e di bilancio come quelli appena registrati per gli anni a venire».

Wilier

Pidcock fenomeno a Tokyo. Ma che strana la caduta di VdP…

26.07.2021
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Nella gara più importante della vita, Tom Pidcock ha avuto tutto il tempo di godersi la festa. All’ultima curva, ha afferrato la bandiera con la Union Jack, se l’è messa sulle spalle e ha tagliato il traguardo in parata, laureandosi campione olimpico di Mtb a Tokyo. Fenomeno.

Il capitombolo di VdP

L’Izu Mtb Course ha giocato un brutto scherzo, invece, all’altro grande atteso protagonista, Mathieu Van der Poel, autore di un pauroso volo nel primo dei sette giri previsti. L’asso olandese ha perso più di un minuto dal rivale britannico, ma ha stretto i denti e provato a recuperare. Ha dovuto alzare però poi bandiera bianca quando il dolore non gli permetteva più di inseguire.

Un errore dovuto a un dettaglio tecnico del percorso. In pratica, dopo la ricognizione dei giorni scorsi, una passerella è stata tolta e la nuova conformazione del terreno ha ingannato il nipote di Raymond Poulidor, mandando in frantumi i suoi sogni di gloria.

Appena ha potuto l’inglese si è messo in testa e ha fatto una “crono in Mtb”
Appena ha potuto l’inglese si è messo in testa e ha fatto una “crono in Mtb”

La rincorsa alla Mtb

Dopo una primavera che l’aveva visto conquistare la Freccia Brabante e poi perdere al fotofinish sia l’Amstel Gold Race (da Van Aert) sia la tappa di Coppa del Mondo di Mtb in Moravia (da Van der Poel), Pidcock non si è perso d’animo. Ed ecco il lampo estivo che dà una svolta alla sua carriera.

Dal titolo iridato under 23 alla gemma olimpica in Giappone, recuperando dalla brutta caduta di inizio giugno con la rottura della clavicola che aveva messo in serio dubbio la sua partecipazione. Invece, eccolo qui in trionfo, per regalare alla Gran Bretagna la terza medaglia d’oro di giornata dopo quelle di Adam Peaty nei 100 rana e del duo Tom Daley e Matty Lee nei tuffi dalla piattaforma di 10 metri.

«Questa gara non ha niente a che vedere con tutte quelle che ho fatto in passato. L’Olimpiade trascende ogni sport, perché rappresenti un Paese e tutta una Nazione è sulle tue spalle, senza fare distinzioni tra le discipline – ha dichiarato il fuoriclasse del Team Ineos (secondo oro dopo quello di Carapaz) – È puro orgoglio nazionale: è incredibile». Poi sul suo recupero lampo dopo l’infortunio ha aggiunto: «È stato un momento difficile. Mi sono rotto la clavicola ed è incredibile essere qui adesso sul primo gradino del podio».

Pidcock è molto bravo tecnicamente. La frattura alla clavicola non lo ha influenzato
Pidcock è molto bravo tecnicamente. La frattura alla clavicola non lo ha influenzato

Una gara aggressiva

La tattica di gara aggressiva? Un marchio di fabbrica. «Mi piace prendere il controllo della corsa. Scelgo le mie linee, imposto il mio ritmo – spiega Tom – Una volta che siamo partiti stavo bene, tutto il nervosismo si è dissolto e mi sono concentrato. Meno male che questa roba (ha usato un termine ben più colorito, che non possiamo riportare, ndr) è ogni quattro anni perché è dannatamente (immaginate un altro termine più acceso anche qui, ndr) stressante. È triste che mia mamma e la mia ragazza non possano essere qui, ma non vedo l’ora di vederle: so che stanno piangendo di gioia a casa».

A completare il podio sono stati lo svizzero Mathias Flueckiger (argento) e lo spagnolo David Valero Serrano (bronzo). “Solo” quarto il re del cross country: Nino Schurter che a 35 anni suonati forse dovrà definitivamente abdicare questa leadership tenuta tanto a lungo.

Per Kerschbaumer una discreta partenza, poi un calando continuo
Per Kerschbaumer una discreta partenza, poi un calando continuo

Azzurro sbiadito

Il migliore degli azzurri è stato Gerhard Kerschbaumer, ventesimo.

«Non bisogna essere forti solo all’inizio – ha detto mestamente l’altoatesino – ma anche alla fine. Non ero al 100%, forse perché ho ascoltato troppo altre persone in fase di preparazione dei Giochi ed è stato un errore. In futuro, ascolterò di più me stesso». Deludono anche Luca Braidot, 25° e Nadir Colledani, addirittura 34°.

Domani tocca alle donne. Al via per l’Italia ci sarà Eva Lechner. 

Vaude aumenta il ritmo con la nuova Qimsa Wind T-Shirt

22.07.2021
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Pedalare sulle E-Bike può significare raggiungere delle velocità elevate a basso dispendio energetico e con una moderata sudorazione, proprio per questo motivo Vaude, azienda tedesca specializzata in produzione di abbigliamento ecologico, ha realizzato la speciale Qimsa Wind T-Shirt che protegge il corpo dalle insidiose correnti di vento, senza compromettere la traspirabilità del capo.

Materiale riciclato

La Qimsa Wind T-Shirt è prodotta per la maggior parte con poliestere riciclato, come si nota dall’etichetta Green Shape Vaude che indica un prodotto ecologico, realizzato con materiali sostenibili e certificati bluesign. Il lato posteriore della maglia invece è realizzato in tessuto jacquard, permeabile all’aria, che garantisce una rapida asciugatura non appena si percorrono pochissimi metri in discesa. Quest’ultimo si poggia delicatamente sulla pelle conferendo alla Qimsa Wind T-Shirt una vestibilità leggera e piacevole, proprio come preferiscono gli appassionati delle E-Bike.

Salita e discesa…

E’ l’indumento ideale per coloro che amano fare lunghe escursioni sulla propria E-Bike. La maglia inoltre è perfetta per affrontare lunghe salite e discese. Nelle salite infatti essa convince per le sue eccezionali proprietà traspiranti, mantenendo fresco e asciutto il corpo dell’atleta. Nelle discese invece mantiene una termoregolazione del corpo stabile, sia che si pedali su una bici elettrica o su una mountain bike. La Qimsa Wind T-Shirt è disponibile nelle versioni maschile e femminile. La maglia da donna presenta i colori blu e rosso, quella da uomo invece è realizzata in blu e beige. Ricordiamo che Vaude è distribuita in Italia da Panorama Sports Diffusion. Il prezzo consigliato al pubblico è di 89 euro per la versione maschile e 79 euro per quella femminile.

vaude.com

Thomas Pidcock Les Gets 2021

Pidcock, ritorno alla Mtb a Les Gets, con molti dubbi

05.07.2021
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Mentre Mathieu Van Der Poel concentrava in una settimana il massimo delle emozioni al Tour, conquistando la maglia gialla e saldando un vecchio debito con la memoria di suo nonno, Tom Pidcock riassaporava la Mtb, in quel di Les Gets, rituffandosi nella Coppa del mondo (foto di Alessandro Di Donato).

Rivederlo in gara a solamente un mese dalla caduta in allenamento ad Andorra, che era costata al talento della Ineos Grenadiers la frattura della clavicola, ha del miracoloso, a prescindere da come sia andata la prova transalpina.

Pidcock Les Gets 2021
Il britannico in azione a Les Gets: il clima francese non lo ha favorito, come anche altri biker
Pidcock Les Gets 2021
Il britannico in azione a Les Gets: il clima francese non lo ha favorito, come anche altri biker

Un mese dall’operazione, un mese a Tokyo

Il contrattempo, risolto con un’operazione lampo a Girona, aveva costretto il britannico a riscrivere completamente la sua tabella di marcia verso la gara olimpica di Mtb del 27 luglio, che inizialmente ricalcava per sommi capi quella del suo rivale olandese. Pidcock voleva infatti rifinire la preparazione su strada affrontando una prova a tappe di medio cabotaggio come il Giro di Svizzera per poi concentrarsi sull’offroad, ma l’infortunio gli ha tolto questa possibilità, costringendolo quasi a ripartire da zero.

A Les Gets, sulle Alpi francesi, Pidcock ha trovato condizioni estreme, con pioggia e freddo e un terreno decisamente scivoloso, che è costato a molti la gara. Il britannico è partito con circospezione, chiudendo 28° il primo dei 7 giri a 58” dallo svizzero Mathias Fluckiger (Thomus RN Swiss Bike), leader di Coppa.

Pidcock world cup 2021
A Les Gets Pidcock aveva chiuso 16° lo short track di venerdì. In classifica generale ora è decimo
Pidcock world cup 2021
A Les Gets Pidcock aveva chiuso 16° lo short track di venerdì. In classifica generale ora è decimo

Problemi di tenuta

Nella seconda tornata però si tornava ad ammirare il talento del britannico che risaliva fino alla 14ª posizione grazie al secondo tempo parziale. Il suo recupero continuava nel terzo giro fino alla 12esima piazza, ma poi una nuova caduta sul fango gli consigliava prudenza e Pidcock si è ritirato.

Quella francese era l’ultima sfida al massimo livello prima della gara olimpica: quali indicazioni trarne? Tecnicamente Tom non sembra aver perso nulla soprattutto come esplosività, ma resta tutta da stabilire la sua condizione in termini di resistenza, di fronte a corridori come lo stesso VdP che ha retto al meglio una settimana di Tour o gli stessi specialisti come Fluckiger e l’ex pro’ Ondrej Cink (Kross Orlen) che da quando è tornato alla Mtb sembra aver trovato nuova linfa e si candida per un ruolo da protagonista a Tokyo.

Fluckiger Les Gets 2021
L’arrivo vittorioso di Fluckiger (Sui), già primo a Leogang e ora nettamente in testa alla Coppa del mondo (foto Red Bull)
Fluckiger Les Gets 2021
L’arrivo vittorioso di Fluckiger (Sui), già primo a Leogang e ora nettamente in testa alla Coppa del Mondo (foto Red Bull)

Italiani nella Top 10

Andando un po’ al di là della gara di Pidcock, la prova francese ha incoronato ulteriormente Fluckiger, sempre più padrone della challenge e in grande spolvero a differenza del “re” Nino Schurter, che comunque in condizioni climatiche a lui sempre indigeste ha chiuso buon quinto.

In chiave italiana ben 3 atleti nella Top 10, anzi ben 3 friulani, con Daniele Braidot sesto e suo fratello Luca, convocato per Tokyo, ottavo ma che nella prima parte era stato anche in testa e ha messo in mostra ottimi segnali al rientro dall’altura, lo stesso dicasi per Nadir Colledani, decimo, mentre Gerhard Kerschbaumer si è ritirato come Pidcock. Ora ultime tre settimane di allenamento, prima di giocarsi tutto al tavolo giapponese.

L’occhio di Fontana su Pidcock e Van der Poel

24.05.2021
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“Fonzie” non è mai banale. Marco Aurelio Fontana, ex grande biker azzurro, oggi commenta le gare di Coppa del mondo per RedBull Tv e il suo occhio è stato “al servizio per noi”. Con il bronzo di Londra 2012 vogliamo tornare ad analizzare quei due fenomeni che corrispondono ai nomi di Tom Pidcock e Mathieu Van der Poel. 

Marco Aurelio Fontana (37 anni), oggi e-biker e commentatore per RedBull Tv
Marco Aurelio Fontana (37 anni), oggi e-biker e commentatore per RedBull Tv
Marco, Tom e Mathieu: come li ha visti?

Ho visto che vanno fortissimo. E’ vero però che la stagione degli stradisti è stata più corposa. Loro due hanno corso tanto e da tanto tempo. I biker no. In Francia non avevano gare, in Svizzera ne hanno fatte tre in croce, Avancini che viene dal Brasile poco o niente. Ci sta che vanno molto più forte adesso e che abbiano un altro ritmo. Poi che siano forti si sa. Inoltre sono giovani e sono più avvantaggiati da questa situazione.

Cioè?

Cioè che hanno poco più di 20 anni, sono soli, quando sei giovane passi meglio i problemi, come il Covid – fa una pausa Fontana – Penso a Schurter, 35 anni, la famiglia, il contratto da rivedere, un calo (anche se minimo) della sua parabola agonistica… Tutte queste cose incidono. Pidcock ha 15 anni meno di lui. Penso che una volta che Koretzky e Andreassen, giovani anche loro, trovano il ritmo possano fare bene lo stesso.

Analizziamo questi ragazzi. Partiamo da Pidcock…

E’ un fenomeno, gli piace quello che fa e quando è così ti spuntano le ali. Ha vinto in Svizzera la prima gara a cui ha partecipato e poi ha vinto a Nove Mesto, una gara così lenta, con così tanti tratti a piedi non si vedeva da Spa del 2007. In queste situazioni i crossisti come lui e Van der Poel sono avvantaggiati. In più Pidcock pesa poco. E vedere Van der Poel che si lamenta perché uno di lui è più leggero credo sia stata la prima volta. Ma sapete cosa mi colpisce?

Cosa?

Che due anni fa si diceva: ecco, Van der Poel, il numero uno in assoluto, un fenomeno che scalza Schurter. Poi arriva questo inglesino di 5 anni, 15 chili e 20 centimetri in meno dell’olandese e lo mette all’angolo. VdP fortissimo su strada punta alle Olimpiadi in Mtb e Tom dopo Nove Mesto ha detto: sono nato per la Mtb. Ecco, mi stupisce quanto cambi velocemente oggi lo sport.

Tom Pidcock e Mathieu Van der Poel: per Fontana i favoriti a Tokyo
Tom Pidcock e Mathieu Van der Poel: per Fontana i favoriti a Tokyo
Absalon ci ha detto che Pidcock guida molto forte in discesa. Che vada forte ad Albstadt, tracciato tra i meno tecnici, ci sta, ma che vinca nella super tecnica Nove Mesto il discorso cambia…

Vero. Guida forte e per avere 20 anni è molto calmo, rischia il giusto. Sentivo gli enduristi che mi dicevano: va piano. No, dico io, è composto. Questo significa che va per gradi.

E Van der Poel, come lo hai visto?

Tecnicamente è bravo anche lui. Semplicemente adesso non ha quel super ritmo. C’era chi andava più forte e lui non teneva i primi. Sì, faceva delle variazioni di ritmo molto nette su un tratto, ma nel giro era più lento. Tra il suo best lap e quello di Pidcock c’erano quasi 30”.

Pidcock era “costretto” a partire forte perché non aveva punti e doveva farne per non partire troppo indietro a Tokyo, mentre Van der Poel aveva già un posto nelle prime posizioni: magari l’olandese è più imballato perché sta seguendo un altro percorso, forse è in una fase di carico di lavoro. Ci può stare?

Sì, ci può stare. Questo è uno che ad ottobre volava sul Koppenberg, a gennaio dominava a Koksijde e in primavera vinceva la Strade Bianche. lui quando va, va… Mathieu è “on-off”. E’ difficile leggere in lui un percorso di avvicinamento verso un picco di forma. Insomma vince quando è il più forte.

Van der Poel più potente di Pidcock, ma meno brillante nelle prime gare di Coppa
Van der Poel più potente di Pidcock, ma meno brillante nelle prime gare di Coppa
Il percorso di Tokyo chi avvantaggia?

Ammetto che non so molto sul tracciato giapponese, ma Van der Poel è super esplosivo, anche Pid lo è. Se ripenso alla volata che ha fatto (sbagliando) nello short track di Nove Mesto fa paura. Però se proprio dovessi scommettere, a Tokyo punterei su Van der Poel. Di certo sarà una gara più aperta di Nove Mesto.

E invece parlando dei biker puri, chi può contrastarli?

Bella domanda. A Nino manca l’occhio della tigre e infatti vederlo arrabbiato dopo Nove Mesto è stato bello. Koretzky ha fatto una bella gara e se questo lo porti all’ultimo giro non lo togli così. Un conto è una gara di 300 chilometri come la Sanremo e un conto un cross country che dura un’ora e mezza. Però Tom e Mathieu non sono “intelligenti” (occhio a non fraintendermi, specifica Fontana): nel senso che non risparmiano, non limano, non seguono gli altri. No, dai, non ce l’ho un nome oltre loro due tra i biker puri. I favoriti sono Tom e Mathieu.

Pidcock Coppa Mondo 2021

Pidcock e la vittoria nel “suo” regno preferito

17.05.2021
4 min
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Certe volte viene da pensare che Tom Pidcock sia un grande talento “prestato” al ciclismo su strada. Il perché lo si capisce da come ha reagito alla sua vittoria nella seconda tappa di Coppa del Mondo di mountain bike, in quella Nove Mesto na Morave (CZE) dove già aveva conquistato ben 2 successi lo scorso anno fra gli under 23, su un percorso che evidentemente gli si addice come un guanto, sia che ci si gareggi in piena estate come nella strana stagione scorsa sia in quest’occasione, su un tracciato ancora intriso d’acqua piovana.

Le sue dichiarazioni del dopo gara dicono molto del suo pensiero: «Penso di essere nato per la mountain bike, è la specialità che pratico sin da quando ero piccolo e sinceramente è quella che mi diverte di più. La scelta di concentrarmi su di essa fino alle Olimpiadi è quella giusta e lo sto dimostrando».

Pidcock Nove Mesto 2021
Prima vittoria da elite per Pidcock, che nel 2020 aveva trionfato fra gli U23 (foto Redbull)
Pidcock Nove Mesto 2021
Prima vittoria da elite per Pidcock, che nel 2020 aveva trionfato fra gli U23 (foto Redbull)

Un dominatore assoluto

A Nove Mesto Pidcock non ha vinto, ha dominato, come era abituato a fare lo Schurter dei tempi migliori. Il campionissimo elvetico non ha potuto far altro che guardare da lontano l’impresa del britannico, non riuscendo mai ad avvicinarsi. Il suo settimo posto finale a 3’04” ha quasi il sapore di un passaggio di consegne, anche se dare il re per morto, a 70 giorni dalle Olimpiadi, è quantomeno azzardato…

Raramente un secondo posto ha un sapore così amaro. Mathieu Van Der Poel ha fatto fatica a digerirlo e questo traspare anche fra le righe del suo profilo Facebook: «Io amo questo percorso, sono andato forte ma non abbastanza perché Tom Pidcock ha volato». Inizialmente VDP ha messo in pratica la sua solita tattica, partendo a bomba per scrollarsi di dosso gli avversari, ma il rivale britannico era lì, incollato come neanche nelle prove di ciclocross era solito fare, poi intorno a metà gara, quando si stava avvicinando il pericoloso svizzero Matthias Fluckiger, Pidcock ha aperto il gas e la partita si è chiusa.

VDP Nove Mesto 2021
Un misto tra fatica e delusione sul viso di VDP al termine della sua prova, chiusa al 2° posto (foto Redbull)
VDP Nove Mesto 2021
Un misto tra fatica e delusione sul viso di VDP al termine della sua prova, chiusa al 2° posto (foto Redbull)

Quant’è amaro questo podio…

VDP lo ha visto andare via a un ritmo insostenibile, qualcosa che, nel mondo del fuoristrada, non era abituato a subire. Gli avversari, l’olandese dell’Alpecin Fenix ha continuato a tenerli dietro, finendo secondo a un minuto esatto da Pidcock, ma per uno che punta senza mezzi termini all’oro olimpico, per il quale ha sacrificato gran parte della stagione su strada, non è un bel segnale.

Un capitolo a parte lo merita il ceko Ondrej Cink (Kross Orlen) che ha chiuso 4° a due minuti, perché la sua storia è quella di un biker andato controcorrente. Considerato un campione sin da giovanissimo, destinato a raccogliere l’eredità di Jaroslav Kuhlavy olimpionico a Londra 2012 proprio davanti a Schurter, dopo aver conquistato podi mondiali ed europei, nel 2017 decise che era tempo di passare alla strada, come molti suoi colleghi.

Cink Nove Mesto 2021
Ondrej Cink, un talento ritrovato dalla Mtb e non compreso nel mondo dei pro’ (foto Redbull)
Cink Nove Mesto 2021
Ondrej Cink, un talento ritrovato dalla Mtb e non compreso nel mondo dei pro’ (foto Redbull)

Cink, professionista solo per poco

Ingaggiato dalla Bahrain Merida, Cink si è accorto presto di quanta differenza ci sia fra un mondo dove sei un riferimento e un altro dove invece sei uno dei tanti: un “lavoratore” per gli altri, dove il miglior risultato portato a casa è il 9° posto alla Vuelta Andalucia. Poco, troppo poco. L’anno dopo Cink ha fatto il passo indietro. Quel mondo non gli era piaciuto, ma per tornare quello di prima c’è voluto tanto tempo. Nel 2020 stava vincendo nella tappa di Coppa a Vallnord, ma all’improvviso fu costretto a fermarsi.

Il cuore batteva a 233 battiti al minuto. Riprese a correre, finì 10° ma quel problema andava scoperto e risolto. Neanche un intervento chirurgico ha però scoperto la causa dell’aritmia e Cink ha ripreso a gareggiare con la spada di Damocle sempre su di lui. Per questo un quarto posto è stato bello come un raggio di sole. Eppure è arrivato dietro Van Der Poel, ma lo stato d’animo era esattamente l’opposto…

I due Merckx della Mtb su Van der Poel e Pidcock

11.05.2021
7 min
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Per chi non li conoscesse Julien Absalon sta alla Mtb come Eddy Merckx sta alla strada. E Nino Schurter… anche! Julien oggi dirige la sua squadra, l’Absolute Absalon, mentre Nino è ancora in attività e corre con il Team Scott-Sram.

A loro, che con le Olimpiadi hanno un certo feeling, abbiamo chiesto dei due grandi fenomeni della strada che fanno rotta su Tokyo per la Mtb, Tom Pidcock e Mathieu Van der Poel. Le Roi, vanta due Olimpiadi. E un terzo oro, lo ha perso mentre si stava recando al via di Londra 2012, quando subì una impercettibile foratura. Julien si accorse di aver bucato sul count down. Nino invece a Rio 2016 si è preso il titolo a cui teneva di più.

Ricognizione di Rio 2016. Sagan si affida all’esperienza di Absalon (a sinistra)
Ricognizione di Rio 2016. Sagan si affida all’esperienza di Absalon (a sinistra)

Absalon: due fenomeni

Non è la prima volta che uno stradista partecipa alle gare di Mtb persino a quella olimpica, lo aveva già fatto Sagan a Rio 2016, ma lo slovacco non aveva le carte in regola per pensare ad una medaglia. Tom e Mathieu invece non solo aspirano alla medaglia, ma anche al metallo più pregiato.

«Per me questi personaggi possono vincere – dice Absalon – si tratta di due  fuoriclasse. VdP può vincere tutto: su strada, in Mtb e nel cross. E – aggiunge – anche contro Schurter. Il rischio per lui è il Tour. Ha detto che ci andrà ma se lo farà tutto rischia di arrivare stanco, di sprecare troppo, se invece farà dieci tappe allora andrà fortissimo.

«Ma c’è una cosa per me che lo ha avvantaggiato: il Covid. Se non ci fosse stata la pandemia avrebbe corso ininterrottamente, non si sarebbe “rigenerato” e sarebbe arrivato stanco. Così invece Vdp ha potuto programmare bene i suoi impegni e ha curato anche la parte tecnica in Mtb».

Ma Absalon non dimentica l’inglese.

«Tom invece è più acerbo di Mathieu. Ha vinto il mondiale U23, l’ho visto guidare in più di qualche occasione in Coppa e devo dire che in discesa è velocissimo, guida alla grande. Esce da questa prima parte di stagione su strada più forte di prima e più consapevole dei suoi mezzi. Potrebbe avere solo il problema di essersi stancato un po’ troppo. Lui ha già annunciato un avvicinamento diverso (ed ha esordito nelle gare di Mtb con una vittoria in Swiss Cup, ndr). Vedremo…».

Tom Pidcock ad Albstadt. Domenica si replica Nove Mesto. Il percorso sarà molto più tecnico
Pidcock ad Albstadt. Domenica si replica Nove Mesto. Il percorso sarà molto più tecnico

Adattamento rapido

Ma come si può passare da una disciplina all’altra con così poco adattamento? Anche perché poi bisogna farlo a livelli siderali. Non è un cross country di provincia.

«Bisogna considerare che stiamo parlando di fenomeni – ricorda Absalon – sono pochissime le persone al mondo che sono in grado di passare da una bici all’altra con questa naturalezza. Tra le donne ci riusciva Pauline (Ferrand-Prevot, ex iridata su strada nonché attuale compagna dello stesso Absalon, ndr). Loro riescono ad adattarsi in tempo reale».

Un passaggio del test event (femminile) di Tokyo che rende bene il tasso tecnico del percorso
Un passaggio del test event (femminile) di Tokyo che rende bene il tasso tecnico del percorso

Il percorso di Tokyo

Nella Mtb rispetto alla strada non contano “solo” le gambe, la tecnica di guida incide molto e questa è legata alla tipologia di percorso. Né Pidcock, né Tom hanno provato quello di Tokyo. Absalon parla di un tracciato molto esplosivo, con tante salite brevi ma ripidissime, un percorso che ricorda molto le caratteristiche fisiche che si devono avere in un ciclocross.

«Un percorso da biker veri in cui è avvantaggiato chi ha una grande partenza, perché a mio avviso non è così facile rimontare. E per questo serve potenza». Stando a queste parole emerge l’identikit perfetto di VdP e si capisce perché abbia scelto di puntare sulla Mtb.

«Un favorito? Difficile dirlo. Avancini sta andando molto forte, ma anche Koretzky e Carod stanno crescendo e sono bravi tecnicamente. E poi chiaramente c’è Nino. Sarà molto interessante vede “Pid” e VdP con loro, pensando anche al fatto che non partiranno nelle primissime posizioni».

Van der Poel ad Albstadt è partito molto forte, ma poi è calato giungendo 7°
Van der Poel ad Albstadt è partito molto forte, ma poi è calato giungendo 7°

Un bene per la Mtb

Però se due stradisti o comunque due atleti polivalenti dovessero arrivare e battere gli specialisti non sarebbe una bella cosa per il circus della Mtb.

«Per me – conclude Absalon – la loro presenza porta ad una buona esposizione mediatica il nostro sport. Entrambi muovono sponsor e grande appeal. I mei ragazzi, per esempio, sono orgogliosi di scontrarsi con loro e anzi sono stimolati a fare ancora di più. Si sono allenati ancora meglio sui loro punti di forza: guida, tecnica e tanta Mtb. Non si sono lasciati influenzare».

VdP in testa e Pidcock a centro gruppo. Queste sfide su ogni terreno esaltano anche i media
VdP in testa e Pidcock a centro gruppo. Queste sfide su ogni terreno esaltano anche i media

Parola a Nino

E dopo aver ascoltato Absalon, passiamo al campione olimpico in carica, Nino Schurter. Lo svizzero è l’erede naturale del francese. Per anni i due hanno dato vita a duelli epici, spartendosi tutto. Nino e Julien da una parte e il resto del mondo dall’altra. 

Quel che è interessante è che è stato proprio Van der Poel a incrinare l’assoluto dominio di Schurter dopo il ritiro di Julien. Una volta riusciva a tenerlo a bada con la tecnica, ma da quando Vdp è migliorato anche sotto quell’aspetto le cose sono cambiate.

«Come tutti, anche io ho dovuto riadattarmi un po’ al passato – dice Schurter – Di solito facevamo la Cape Epic a marzo (il Tour de France della mtb, una gara a tappe, ndr) invece sono stato sì in Sud Africa, ma per un training camp. Le prime due gare che ho fatto sono state buone, ho vinto. E questo mi rende ottimista per il resto della stagione.

«L’obiettivo principale sono sicuramente le Olimpiadi, ma questo non significa che andrò ai mondiali non ben preparato. Tutte le gare sono molto importanti. Anche dal punto di vista psicologico. Ai Giochi si affilano i coltelli anche per i mondiali».

Schurter in Germania ha chiuso secondo superato in volata da Koretzky alle sue spalle
Schurter in Germania ha chiuso secondo superato in volata da Koretzky alle sue spalle

Vecchio ma tosto

La concorrenza aumenta: Sarrou (iridato in carica), Avancini, Koretzky, che ha vinto domenica ad Albstadt proprio davanti a lui, e appunto i due fenomeni: questo di certo gli mette pressione e magari al tempo stesso gli toglie qualche certezza.

«Il fatto che sto invecchiando è un dato di fatto così come la concorrenza che sta aumentando. Ma ho ancora molti anni di esperienza a cui aggrapparmi – dice Nino – mi concentro su me stesso e cerco di fare il meglio possibile. Se poi questo è ancora abbastanza buono per resistere ai più giovani lo vedremo strada facendo. Una cosa è certa, non ho paura di nessuno.

«Il percorso di Tokyo è frenetico con salite molto ripide. Non sono troppo lunghe ma con il passare dei giri faranno la differenza. È anche abbastanza tecnico con salti e drop che mi piacciono molto. Credo che questo sia adatto a me e non solo a Tom o a Mathieu. E detta tra noi, non penso che loro abbiano alcun vantaggio. Una gara di Mtb dura 90′ ed è molto diversa da qualsiasi corsa su strada. Personalmente non vedo l’ora di correre la mia quarta Olimpiade».

Nino accoglie sul traguardo di una gara del 2018 un giovanissimo Van der Poel
Nino accoglie sul traguardo di una gara del 2018 un giovanissimo Van der Poel

Concentrato su VdP

A “preoccupare” di più Schurter sembra essere Van der Poel, forse perché con Pidcock ancora non ha avuto un vero scontro diretto essendo stato l’inglese U23 fino alla passata stagione.

«Sì sì, seguo le loro gesta e con interesse. Lo spettacolo di Van der Poel è stato impressionante. A partire dal mondiale di ciclocross fino alle classiche. Ormai è uno dei migliori professionisti su strada e cross. Mi chiedo solo se non abbia mai bisogno di una pausa o non si stanchi mai di tutte queste gare! Rispetto molto quello che fa e gli dò il benvenuto nella Mtb. La sua presenza è un valore aggiunto per la nostra disciplina.

Sagan è arrivato a Rio2016 sapendo di non poter vincere, VdP e Pidcock invece puntano decisamente al podio: cosa pensa Schurter degli stradisti che arrivano e possono trionfare?

«Il passato di Peter come biker era piuttosto lontano e non aveva abbastanza gare per essere competitivo per le medaglie a Rio. Per VdP e Pidcock invece il discorso cambia, eccome. Hanno dimostrato di avere tutte le carte in regola per essere tra i pretendenti per il podio alle Olimpiadi. Non so quante reali possibilità abbiamo loro due di vincere perché non sono sicuro di quante gare faranno prima delle Olimpiadi».