Mentre Mathieu Van Der Poel concentrava in una settimana il massimo delle emozioni al Tour, conquistando la maglia gialla e saldando un vecchio debito con la memoria di suo nonno, Tom Pidcock riassaporava la Mtb, in quel di Les Gets, rituffandosi nella Coppa del mondo (foto di Alessandro Di Donato).
Rivederlo in gara a solamente un mese dalla caduta in allenamento ad Andorra, che era costata al talento della Ineos Grenadiers la frattura della clavicola, ha del miracoloso, a prescindere da come sia andata la prova transalpina.
Un mese dall’operazione, un mese a Tokyo
Il contrattempo, risolto con un’operazione lampo a Girona, aveva costretto il britannico a riscrivere completamente la sua tabella di marcia verso la gara olimpica di Mtb del 27 luglio, che inizialmente ricalcava per sommi capi quella del suo rivale olandese. Pidcock voleva infatti rifinire la preparazione su strada affrontando una prova a tappe di medio cabotaggio come il Giro di Svizzera per poi concentrarsi sull’offroad, ma l’infortunio gli ha tolto questa possibilità, costringendolo quasi a ripartire da zero.
A Les Gets, sulle Alpi francesi, Pidcock ha trovato condizioni estreme, con pioggia e freddo e un terreno decisamente scivoloso, che è costato a molti la gara. Il britannico è partito con circospezione, chiudendo 28° il primo dei 7 giri a 58” dallo svizzero Mathias Fluckiger (Thomus RN Swiss Bike), leader di Coppa.
Problemi di tenuta
Nella seconda tornata però si tornava ad ammirare il talento del britannico che risaliva fino alla 14ª posizione grazie al secondo tempo parziale. Il suo recupero continuava nel terzo giro fino alla 12esima piazza, ma poi una nuova caduta sul fango gli consigliava prudenza e Pidcock si è ritirato.
Quella francese era l’ultima sfida al massimo livello prima della gara olimpica: quali indicazioni trarne? Tecnicamente Tom non sembra aver perso nulla soprattutto come esplosività, ma resta tutta da stabilire la sua condizione in termini di resistenza, di fronte a corridori come lo stesso VdP che ha retto al meglio una settimana di Tour o gli stessi specialisti come Fluckiger e l’ex pro’ Ondrej Cink (Kross Orlen) che da quando è tornato alla Mtb sembra aver trovato nuova linfa e si candida per un ruolo da protagonista a Tokyo.
Italiani nella Top 10
Andando un po’ al di là della gara di Pidcock, la prova francese ha incoronato ulteriormente Fluckiger, sempre più padrone della challenge e in grande spolvero a differenza del “re” Nino Schurter, che comunque in condizioni climatiche a lui sempre indigeste ha chiuso buon quinto.
In chiave italiana ben 3 atleti nella Top 10, anzi ben 3 friulani, con Daniele Braidot sesto e suo fratello Luca, convocato per Tokyo, ottavo ma che nella prima parte era stato anche in testa e ha messo in mostra ottimi segnali al rientro dall’altura, lo stesso dicasi per Nadir Colledani, decimo, mentre Gerhard Kerschbaumer si è ritirato come Pidcock. Ora ultime tre settimane di allenamento, prima di giocarsi tutto al tavolo giapponese.