Sbaragli, 2024 opaco senza il Giro, ma ora si cambia

20.01.2025
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Dal WorldTour a una professional, per giunta piccola, il passo è molto più lungo di quanto si possa pensare. Dalla Alpecin-Deceuninck (che nel 2023 gli ha permesso di arrivare in nazionale) a quella che lo scorso anno si chiamava Team Corratec (e si chiama ora Solution Tech-Vini Fantini), forse la distanza è anche superiore e Sbaragli lo sapeva. Quando si rese conto che il team belga non lo avrebbe confermato, il toscano si affrettò ad accettare il salvagente proposto da Frassi e Citracca e provò a dire che applicando quel che aveva imparato con Van der Poel, sarebbe andato avanti ugualmente.

In realtà le cose non sono andate come sperava e il mancato invito al Giro d’Italia, che ora a causa del nuovo ranking è ancor più inavvicinabile, ha spento le velleità della squadra e trascinato con sé il morale degli atleti. Però bisogna fare con quello che si ha in casa e così Sbaragli si è rimboccato le maniche e ha affrontato il tredicesimo inverno da quando è professionista. Nessun ritiro, se non quello breve di questi giorni a Montecatini. Le strade di casa e il meglio che s’è potuto tirar fuori dal gelo della Toscana.

«E’ tutto regolare – dice Sbaragli – tutto a posto. A parte questi giorni a Montecatini, per la preparazione sono stato a casa. Ho ricominciato con un po’ di allenamenti di routine, non sono andato da nessuna parte. La stagione scorsa è stata impegnativa dall’inizio alla fine. Abbiamo fatto tante gare, magari di livello più basso, in cui s’è potuto provare a fare risultato. Provare, perché non è scontato. Negli ultimi anni è cambiato tutto, quindi il livello medio in generale è aumentato dappertutto».

La squadra è in ritiro a Montecatini fino a domani per lanciare la nuova stagione (foto Team Solution Tech)
La squadra è in ritiro a Montecatini fino a domani per lanciare la nuova stagione (foto Team Solution Tech)
Come è stato questo primo anno fuori dal WorldTour?

In generale positivo. E’ normale, nelle squadre più piccole ci sono dei limiti. Però a livello personale, con l’esperienza che ho accumulato, sono riuscito ad apprezzare di più le cose positive rispetto ai deficit che oggettivamente ci sono. E’ stata una buona esperienza.

Ti aspettavi qualcosa di più?

Potevo fare di più, soprattutto a livello di risultati. Speravo di fare oggettivamente un po’ meglio rispetto a quello che è venuto fuori. Magari si vede sempre la sfortuna quando succede qualcosa, però ho sempre pensato che alla fine dell’anno più o meno si fa sempre pari. Per cui alla fine qualche piazzamento è venuto, ma meno di quel che pensavo. Quindi partendo da questo, il mio obiettivo principale è fare meglio nel 2025.

Ritratto della famiglia Sbaragli della scorsa estate: Kristian, Camilla e Lorenzo che è nato a marzo del 2020
Ritratto della famiglia Sbaragli della scorsa estate: Kristian, Camilla e Lorenzo che è nato a marzo del 2020
Dove si trova la motivazione?

Sono uscito dal 2024 abbastanza soddisfatto dal punto di vista atletico, per come sono riuscito a prepararmi per gli appuntamenti. Meno, come dicevo, a livello di risultati e quindi la motivazione è colmare questa differenza fra le sensazioni e i risultati veri e propri. Non sto parlando di vincere chissà cosa, però diciamo che vorrei tornare a essere competitivo. Per questo ho deciso di fare un altro anno e vedere di ottimizzare al meglio quello che ho fatto nel 2024.

Ottimizzare?

Sì, non solo per me. Secondo me a livello di squadra tutti hanno reso sotto le aspettative. Ci sono stati sicuramente alcuni motivi di fondo e, cercando di correggerli, si spera di fare meglio nell’anno che sta per cominciare.

Kristian Sbaragli, classe 1990, è professionista dal 2013. E’ alto 1,75 e pesa 74 chili (foto Team Solution Tech)
Kristian Sbaragli, classe 1990, è pro’ dal 2013. E’ alto 1,75 e pesa 74 chili (foto Team Solution Tech)
Non aver fatto il Giro ha cambiato la storia, però hai comunque fatto 62 giorni di corsa: non pochi.

Bisogna essere onesti. Non avevamo l’organico o un uomo che potesse fare bene in classifica o il target realistico di poter vincere 3-4 tappe. Nonostante ciò, partecipare al Giro era oggettivamente l’obiettivo principale della squadra. Così, quando ci è stato comunicato che non lo avremmo fatto, ci sono state delle ripercussioni sul morale sia dello staff sia dei corridori. In una squadra deve girare tutto nel migliore dei modi e se succede una cosa del genere, non è detto che poi si riparta come se niente fosse.

Non era possibile riprendere in mano la situazione?

Per quanto mi riguarda, non andare al Giro è stato il tassello mancante che poi ha inciso anche sulla seconda parte di stagione. Non parlo per gli altri corridori, però nel mio caso fare un Grande Giro mi ha sempre aiutato per impostare la stagione in una determinata maniera e per avere una condizione positiva nei mesi successivi. Però è andata così e non possiamo farci più niente.

Sbaragli e la bici Pardus: secondo il toscano un cambiamento positivo (foto Team Solution Tech)
Sbaragli e la bici Pardus: secondo il toscano un cambiamento positivo (foto Team Solution Tech)
Come si fa per resettare le motivazioni?

Io sono abbastanza tranquillo, vi dico la verità. Non sono stato un campione, per l’amor di Dio, però sono abbastanza tranquillo della carriera che ho fatto. In questa ultima fase mi piacerebbe riuscire a togliermi qualche soddisfazione personale nelle gare in Italia. Vincere è sempre più difficile, soprattutto per chi non lo fa da tanti anni. Però me lo sono posto come obiettivo…

Dovunque capiti?

Qualunque sarà la gara. Se uno sta bene e si butta dentro, non sai mai come finisce. Qualche prova WorldTour ci sarà modo di farla, mentre per il ranking non faremo sicuramente il Giro d’Italia, non potremo neanche chiedere l’invito. Saperlo subito ci permetterà di concentrarci sul resto della stagione.

Sbaragli e le sue nuove ruote: la squadra userà prodotti Elitewheels (foto Team Solution Tech)
Sbaragli e le sue nuove ruote: la squadra userà prodotti Elitewheels (foto Team Solution Tech)
Nel frattempo siete passati alle bici Pardus, bici cinesi con cui corre anche la China Glory.

A livello tecnico abbiamo fatto uno step in avanti, sia a livello di ruote che di telaio. Non sempre si ha fortuna di essere al top sotto questo punto di vista, però penso che facendo il confronto stretto tra quello che ho utilizzato fino ad adesso e quello che utilizzerò da adesso in avanti, mi sento di dire che sotto questo aspetto si andrà bene.

Fatto il ritiro a Montecatini, dove debutterai?

Dovrei iniziare alla Marseillaise, il 2 febbraio in Francia. E poi se ci invitano al Dubai Tour, farei quello prima delle gare di marzo in Italia. E insomma, vediamo come va…

Veljko Stojnic, il serbo diventato toscano

24.01.2023
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Il capello corto e biondo, i lineamenti tipici dell’uomo dell’Est e un italiano praticamente perfetto, Veljko Stojnic (in apertura foto Sirotti) è ormai una colonna portante del Team Corratec. Ormai da anni vive nelle zone di San Baronto e a tutti gli effetti l’Italia e la Toscana sono la sua seconda patria.

Lo abbiamo incontrato nel ritiro della sua squadra a Montecatini mentre era indaffarato fra abbigliamento, foto, riunioni… e in procinto di spiccare il volo per la Vuelta a San Juan. Purtroppo la corsa argentina non è iniziata al meglio per il serbo. Veljko è incappato in un problema intestinale, molto frequente quando si viaggia in paesi “esotici”.

Veljko Stojnic (classe 1999) durante la distribuzione delle nuove divise
Veljko Stojnic (classe 1999) durante la distribuzione delle nuove divise
Veljko, ormai sei di casa qui in Toscana…

Eh sì, ormai sono cinque anni che sono a San Baronto. Sono arrivato nel 2018, da juniores alla Franco Ballerini e poi sono passato pro’ nel 2020 sempre qui in Toscana. E ormai sono fisso qui!

Come sei arrivato in Italia?

Nel 2018 feci metà stagione al centro UCI di Aigle, poi sono tornato a casa a metà anno. Non avevo squadra. Ho corso quel poco con la nazionale serba. Ho ottenuto dei buoni risultati e ho mandato un’e-mail ad un allenatore della nazionale slovena che conoscevo in cui dicevo che ero alla ricerca di una squadra. Lui a sua volta ha girato la mail ad alcune squadre in Italia e ha risposto la Ballerini. Mi contattò Andrea Bardelli. E mi misi d’accordo con lui per venire qui. E da lì è iniziato tutto per venire in Toscana.

E cosa ricordi?

Che non capivo tanto! Bardelli mi portava in giro, mi presentava, mi faceva conoscere tutti, ma io non capivo chi fossero e cosa mi dicevano. Ero timido. Ora invece conosco tutti in zona, saluto e parlo con tutti… come se fossi a casa mia.

Il serbo (maglia viola) all’attacco lo scorso anno al Giro di Sicilia (foto Instagram – Sirotti)
Il serbo (maglia viola) all’attacco lo scorso anno al Giro di Sicilia (foto Instagram – Sirotti)
E ormai sei toscano?

Sì! Mi piace la mentalità toscana. Sono accoglienti. Quando sono arrivato mi ha aiutato molto la famiglia Iacchi. La mia vita era difficile e loro mi hanno accolto a braccia aperte. Davvero mi hanno aiutato molto con il loro ambiente famigliare. E poi della Toscana mi piace molto la cucina, i piatti con i funghi! Ma il pane non mi piace tanto…

Come passi le tue giornate?

Per ora sto cercando casa. Sto ancora valutando se stare ancora nella zona della famiglia Iacchi a Rufina o magari trovare casa proprio qui a Montecatini, che tutto sommato è comodo anche per le trasferte. Una cosa è certa, quest’anno resto qui… in Serbia non si può fare il corridore. Sei da solo, non sempre il tempo è buono. Mi sveglio la mattina faccio colazione e poi devo solo pensare a fare il corridore. Tutta la giornata ruota attorno alla bici, dall’allenamento all’alimentazione. Non è come a casa in cui esci con gli amici o sbrighi delle commissioni per la famiglia.

Stojnic con Alessandro Iacchi. La sua famiglia ha accolto Veljko
Stojnic con Alessandro Iacchi. La sua famiglia ha accolto Veljko
Alessandro Iacchi è anche un tuo compagno qui alla Corratec. Come è correre con lui?

Alessandro è un po’ come un fratello ormai. L’anno scorso eravamo in squadre diverse, ma quest’anno ci siamo ritrovati insieme.

Sei ancora molto giovane (Stojnic è un classe 1999), che corridore sei?

Sto provando a calare un po’ di peso per cercare di andare più forte in salita. E per questo penso e spero di essere competitivo nelle gare di un giorno più dure, tipo il Giro dell’Appennino, o magari a fare bene in qualche classifica di qualche breve corsa a tappe. 

Oltre a fare bene in queste gare, qual è il tuo obiettivo quest’anno?

Migliorare, crescere e magari trovare una squadra WorldTour. Quella che mi hanno dato in questa squadra è una grande opportunità e spero di fare tanto per me e per loro.

Parsani: «Idea professional nata dopo il Lombardia»

20.01.2023
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Il Team Corratec è diventata una squadra professional. Non solo, ma parteciperà anche al Giro d’Italia e alla Tirreno-Adriatico. Serge Parsani è il direttore sportivo, ma soprattutto è il team manager di questo gruppo. Con l’ex Mapei avevamo già parlato di questo possibile salto dalla continental alla categoria superiore. Lo avevamo fatto in autunno, quando il progetto era un sogno… ben strutturato sì, ma ancora nell’aria c’erano solo parole.

Qualche giorno fa siamo stati nel clan del team toscano in quel di Montecatini, dove tra l’altro hanno la sede. E lì è stata presentata la squadra. Una press-conference per rivelarsi al mondo. In prima fila i tre diesse: Parsani appunto, Francesco Frassi e Fabiana Luperini.

Durante i giorni di Montecatini si sono svolti anche dei test in salita (foto Instagram)
Durante i giorni di Montecatini si sono svolti anche dei test in salita (foto Instagram)

Parola a Parsani

«Siamo partiti lo scorso anno – racconta Parsani – con l’idea di poter fare bene e di crescere. Il vero progetto della professional è iniziato dopo il Giro di Lombardia. C’era la squadra, serviva un manager. Io ci riflettuto una settimana e a quel punto ci siamo detti: okay facciamo la squadra professional».

«E questo è stato possibile grazie a Corratec, che ci ha permesso di migliorare e ha creduto in noi dopo la buona stagione 2022. Oggi siamo una vera squadra italiana, affiliata in Italia e con staff italiano. Non è facile reperire degli sponsor da noi e questo è un motivo in più per ringraziare Corratec.

«Lo vediamo con le WorldTour. Se loro sono su un altro pianeta è anche perché hanno la possibilità di creare, grazie a sponsorizzazioni valide, strutture che reggono nel tempo. E questo è il nostro obiettivo».

Parsani insiste parecchio sulla possibilità economica. E anche quando lo incalziamo sulle difficoltà nel divenire una professional lui taglia corto.

«Le difficoltà esistono dal momento che i soldi non ci sono – dice senza troppi giri di parole – una volta che Corratec ha creduto in noi, nel nostro progetto, siamo potuti partire con il discorso professional».

Siciliano d’origine, Amella (ottobre 2001) è il più giovane del team. Era alla Corratec anche lo scorso anno. Ha un contratto fino al 2024
Siciliano d’origine, Amella (ottobre 2001) è il più giovane del team. Era alla Corratec anche lo scorso anno. Ha un contratto fino al 2024

Avanti coi giovani

Per certi aspetti fu più difficile creare la squadra lo scorso anno quando si era continental che non quest’anno. Nel primo caso infatti per allestire una rosa bisogna dribblare molti parametri: numero di stranieri, numero di corridori al di sotto dei 23 anni, una parte con determinati punti, un’altra senza…

Quest’anno invece c’è stato il “problema” opposto, con tanti corridori, anche di un certo spessore che bussavano alla porta. Ma la linea principale è rimasta quella.

«Noi – dice Parsani – puntiamo molto sui giovani. Abbiamo preso Valerio Conti, che è il corridore più esperto e rappresentativo per quel che ha fatto nella sua carriera, ma ha solo 29 anni. Ed è il più vecchio della nostra rosa, pensate un po’…».

«L’età media è di 24,7 anni – interviene Frassi – Abbiamo deciso di tenere anche alcuni ragazzi che erano con noi lo scorso anno anche se non hanno raccolto grossi risultati, né li avevano ottenuti da under 23. Ma li abbiamo tenuti perché hanno dato buoni segnali. E allora perché non crederci? Perché non dargli una possibilità? Sono giovani, sono italiani, stanno maturando, erano già con noi: proviamo a portarli avanti».

Stefano Gandin (classe 1996) lo scorso anno ha ottenuto 3 vittorie e la maglia di miglior scalatore al Giro di Sicilia
Stefano Gandin (classe 1996) lo scorso anno ha ottenuto 3 vittorie e la maglia di miglior scalatore al Giro di Sicilia

E’ già futuro

La stagione della Corratec sta per partire. Scatterà fra circa 48 ore alla Vuelta a San Juan in Argentina, per proseguire poi al Saudi Tour, dove a guidare i ragazzi ci sarà anche Fabiana Luperini. Un segnale mica da ridere: una donna alla guida di un team maschile in un Paese arabo.

E poi si proseguirà con le altre corse a partire da quelle italiane.

«Se dovessimo fare il Giro – diceva Parsani appena quattro giorni fa – saremmo chiaramente contenti, altrimenti non sarà una tragedia. Sapremo farci trovare pronti e super impegnati anche con altre gare. Ma certo il Giro è tutta un’altra cosa. Il Giro cambia tutto».

E il Giro c’è. Nei giorni di Montecatini i diesse parlavano con orgoglio e anche un minimo di legittima preoccupazione di doppia e tripla attività in alcuni casi. In queste situazioni anche la logistica si complica. Servono mezzi, personale e un buon numerodi corridori. Corridori che ad oggi sono venti. Ad oggi…

Nairo sì, Nairo no

E sì, perché le voci di mercato dicono che Nairo Quintana si unirà alla squadra amaranto. Il colombiano, maglia rosa 2014, ha dichiarato in tempi non sospetti che avrebbe corso il Giro, e dalla Corratec non sono stati negati dei contatti.

Però è anche vero che Quintana esce dalla storia del tramadol e la Corratec ha firmato l’Mpcc proprio per poter guadagnare credibilità al primo anno di professional e poter accedere a gare importanti come quelle di Rcs ed Aso soprattutto.

In ogni caso si riparte dalle 12 vittorie dello scorso anno e dai tanti buoni piazzamenti.

«Siamo – conclude Parsani – un gruppo giovane, come detto. Affiatato. Affamato. E pieno di entusiasmo. Ed è su queste basi che abbiamo costruito la squadra.

«Ci sono corridori veloci come Attilio Viviani, Tivani, Dalla Valle e Konychev. Corridori scaltri e vincenti su percorsi misti come Conti, Karel Vacek, Stojnic e Gandin, forse il più scalatore del gruppo. E vere scommesse come Olivero, Iacchi e Amella. Da tutti quanti mi aspetto un grande impegno».

Conversazione con Attilio Viviani. Quante sfide in vista

19.01.2023
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Attilio Viviani si appresta ad affrontare una stagione molto importante, una di quelle che potrebbe dare una svolta alla sua carriera. E’ arrivato al Team Corratec e qui se non ha le chiavi in mano, poco ci manca. Ed è la prima volta da quando è pro’.

Il veronese, fratello d’arte, viene da due esperienze importanti, una addirittura nel WorldTour. Ha infatti corso in Francia con la Cofidis e in Belgio con la Bingoal Pauwels. Ora riparte “da casa”. Lo scorso anno ha anche sfiorato la vittoria. A 26 anni è ora di esplodere. E i presupposti ci sono tutti.

Viviani ha corso nelle fila della Cofidis dal 2020 al 2021. Ma nel 2019 fece lo stagista e colse anche un successo in Belgio (foto Instagram)
Viviani ha corso nelle fila della Cofidis dal 2020 al 2021. Ma nel 2019 fece lo stagista e colse anche un successo in Belgio (foto Instagram)
Attilio, torni a correre in Italia: cosa ti sei portato dietro da questa esperienza all’estero?

Tantissimo, sia dal punto di vista tecnico che di altro, come aver imparato lingue. E questa cosa me la ritrovo anche qui. Ci sono alcuni ragazzi che non parlano benissimo l’italiano, lo impareranno strada facendo come ho fatto io alla Cofidis con il francese. In questo modo anche loro trovano sempre un appoggio in me per qualsiasi domanda o dubbio che hanno. E credetemi è una cosa importante.

E poi ci sono gli aspetti più tecnici…

Mi porto dietro le esperienze in Cofidis, le vittorie con loro nel 2021 aiutando Elia in un calendario totalmente WorldTour. Lì ho perso forse l’occasione di fare risultati, ma ho colto in pieno l’occasione di fare esperienza dalla A alla Z, perché nel WorldTour devi essere sempre pronto. Come corridore quindi sono cresciuto tantissimo. E l’anno scorso alla Bingoal ho imparato a correre meglio in Belgio. E lì ci sono corse che mi piacciono un sacco e adatte. Anche da lì ho portato via un bel bagaglio di esperienza perché si va nella patria del ciclismo. Non solo ci corri ogni giorno…

Ma ci vivi proprio…

Esatto. Non vai su quella volta o due per questa o quella classica. Lo vivi nella quotidianità.

Attilio, parli con estrema maturità. Evidentemente è una caratteristica di famiglia! Ora sei alla Corratec, squadra giovane, più “familiare”, ma questo ambiente ti dà anche delle responsabilità e ti può far crescere. Qui non sei uno dei tanti: come vivi tutto ciò?

Me la sento eccome. E infatti ho accettato subito ad occhi chiusi questa proposta proprio perché è quello che voglio. Voglio esprimere innanzitutto le mie potenzialità e tornare ad essere quello che vince. Io e la Corratec ci sposiamo alla perfezione. Poi so bene che da questa intervista alla strada c’è tanto lavoro tutto deve andare bene. Ma io e la squadra abbiamo stessi stimoli e stessi sogni.

La scorsa stagione Attilio (al centro in giallo) ha corso con la Bingoal, per lui un podio e tre top 10
La scorsa stagione Attilio ha corso con la Bingoal, per lui un podio e tre top 10
Tuo fratello ti ha dato consigli anche su questo aspetto?

Mio fratello mi dà consigli ogni giorno. Sappiamo il professionista che è, quello che ha fatto, quello che ha passato – perché tanti magari non sanno quello che affronta ogni volta ma io sì – e se sono il corridore che sono è anche grazie a quello che mi dice lui. Elia è una strada da seguire. Ma bisogna anche capire quando arriva il momento di staccarsi, perché io sono io e lui è lui.

Pensa se il prossimo anno vi ritrovate alla Sanremo da rivali!

Intanto – ride Viviani – fino allo scollinamento del Poggio, se lo scolliniamo davanti, saremo amici… quasi fratelli! Penso che mamma, il nostro altro fratello, papà e tutti quanti a casa sarebbero contentissimi. E da lì quello che viene… viene. Non si scollina mica in tanti sul Poggio. Poi siamo tutti e due veloci… Scherzi a parte, la Sanremo è il sogno di tutti gli italiani veloci, anche se in queste ultime edizioni piace di più anche agli scalatori, vedi Pogacar, e per noi velocisti si fa più dura. Però la Sanremo resta sempre quella vinta da Petacchi o da Pozzato, che anticipa nel finale su un gruppetto folto. E questo non ti limita in partenza, anche se sei un velocista.

Che rapporto hai con la salita?

E’ dura! Si sale sempre più forte negli ultimi anni. Soprattutto dal post pandemia c’è stato un incremento del livello da parte di tutti. Incredibile. E ci si lavora tanto. Da come vanno le corse lo sprinter da 80 chili non ci sarà più. Ma da una parte tutto ciò va a vantaggio dei velocisti leggeri come me o come Elia.  

Cosa significa: “ci si lavora tanto”?

Per vincere una volata la prima cosa che devi fare è disputarla! Quindi devi superare le salite e anche benino, poi la volata ce l’hai e chiaramente continui a curarla. Ma non sai quanti uomini hai, chi ti può aiutare… Non c’è più il treno di una volta dove c’erano omoni da 80 chili che si mettevano in fila. Contro Cavendish non è mai facile vincere, ma in quel periodo vinceva tutto, anche per il treno che aveva. Quindi ci adattiamo e ci alleniamo anche per questo. Come dicevo prima non bisogna partire per una Sanremo già sconfitti.

Attilio Viviani (classe 1996) con il team manager e diesse Serge Parsani
Attilio Viviani (classe 1996) con il team manager e diesse Serge Parsani
Qual è il tuo programma di gare?

Adesso inizio dall’Argentina, poi quasi sicuramente andrò in Turchia ad Antalya. Anche per questo ho già una buona forma e ho fatto delle velocizzazioni in pista in questi ultimi giorni. E le ho fatte non solo per il meteo. Ci chiudevamo in pista anche col sole perché cercavamo brillantezza. Voglio partire bene.

Cosa ti aspetti dalla Vuelta a San Juan? 

Vado in Argentina con delle belle aspettative. Prendo quello che viene, ma puntiamo abbastanza in alto. E’ importante partire bene. Ne parlavamo anche con Serge (Parsani, ndr): troveremo tante squadre WorldTour che non si nasconderanno perché partire bene è importante anche per loro. Significa che tutto va subito meglio, nel team non si litiga mai… Poi da lì, andando ad Antalya, dove il livello è un attimo più basso, spero davvero di fare bene, anche se vincere non è mai facile.

Dal punto di vista tecnico come ti stai trovando? La vostra Corratec sembra bella filante, ideale per gli sprinter….

Ed è anche abbastanza leggera. E’ una bici scorrevole. Poi in allenamento non hai mai la possibilità di provarla ad alte velocità, ma nei giorni di Montecatini con doppie file anche a 50 all’ora, senti che la bici va. Ti sostiene bene e questo nel ciclismo d’oggi conta un sacco. 

Hai parlato di doppie file, quindi avete provato anche i treni?

Diciamo che siamo tutti giovani, ma ci conosciamo da tempo. Dalla Valle lo conosco dai tempi della Colpack, idem Tivani che abitava a Padova e certe volte ci allenavamo insieme. Konychev ha un’ottima esperienza, anche perché ha guidato velocisti di prima fascia fino all’altro giorno. Come dicevo nel ciclismo d’oggi non c’è più un vero treno e vedremo come organizzarci di corsa in corsa. Ma ormai 18-19 squadre su 20 non ce l’hanno. Per questo è importante che già ci conosciamo e continueremo a conoscerci in ogni minimo dettaglio.