Search

Vece, dopo la Champions si lavora per trovare più consapevolezza

11.11.2023
6 min
Salva

LONDRA – L’espressione sorridente che Emma Finucane, campionessa del mondo in carica della velocità, indirizza a Miriam Vece significa una bella iniezione di fiducia per lei. La ventenne gallese ha vinto da poco il primo round facendo tanta fatica per superare l’italiana nella batteria che le vedeva di fronte anche alla olandese Ruby Huisman.

Nella zona box del Lee Valley Velopark si assiste ad un continuo pellegrinaggio di atleti che salgono e scendono dalla pista per le varie prove della Uci Track Champions League. L’atmosfera è quella del grande evento che conoscerà il suo atto finale nella prima serata di oggi. Vece è alla terza partecipazione su tre edizioni e conosce bene la manifestazione allestita da Warnes Bros Discovery. Attualmente sta lottando per la top 10, però sa quali indicazioni trarre. Ne parla con Daniele Napolitano, suo compagno di nazionale ed arrivato nella capitale britannica per supportarla, oltre che per osservare gli avversari. Parlando con Miriam sul 2024 che la aspetta, abbiamo compreso meglio il valore di quello sguardo iniziale.

Nella Champions, Vece (in secondo piano) tra velocità e keirin ha alternato buone prove ad altre più anonime (foto Uci Track CL)
Nella Champions, Vece (in secondo piano) tra velocità e keirin ha alternato buone prove ad altre più anonime (foto Uci Track CL)
Possiamo considerarti una veterana della Champions. Che differenze hai notato dal 2021 ad oggi nelle tue prestazioni?

Nella prima edizione ho avuto più fortuna. Venivo dal mondiale di Roubaix dove ero andata bene ed avevo continuato ad allenarmi. Invece quest’anno e lo scorso arrivavo direttamente dalla off-season. Sono venuta qua per fare della gamba, correre e vedere il livello che c’è. Naturalmente mi fa piacere aver ricevuto l’invito, è sempre una bella manifestazione. Mi sto divertendo e qualche risultato l’ho ottenuto.

Lo sprint di prima con Finucane è uno di questi?

Direi proprio di sì, se contestualizzo la mia forma attuale. In pratica sono tornata veramente in pista a Maiorca. Dopo i mondiali non sono stata molto bene. Ho avuto problemi ai denti, poi mi sono operata al naso. Ho ripreso facendo lavori in palestra e su strada a Salerno, la città originaria dei miei genitori. Solo a ottobre inoltrato abbiamo ricominciato gli allenamenti a Montichiari. Poco fa ho fatto sudare Emma, che aveva lanciato uno sprint lunghissimo. Sono comunque soddisfatta in un certo senso perché qua, considerando il bel montepremi in palio, nessuno mente e tutte vanno forte.

Un pregio e un difetto della Champions League?

La cosa brutta, per modo di dire, o comunque stancante sono i viaggi. Arrivi il giorno prima della gara, devi montare la bici, corri al sabato, smonti la bici e la rimetti nel cartone da spedire. Diventa un po’ stressante fare così tutto di fretta. Lo penso ogni volta, però poi penso che se non mi avessero invitata ci sarei rimasta male (dice sorridendo, ndr). La cosa bella invece è che corri senza pressioni, almeno io. Faccio le mie prove cercando di imparare un po’ di tecnica e tattica. E un altro aspetto positivo è che posso rappresentare l’Italia, quest’anno assieme a Francesca (Selva, ndr).

La Champions può dare indicazioni per le altre manifestazioni internazionali?

Sì e no. La stessa Finucane non la vedo performante come ai mondiali. Sono sicura però che a gennaio, quando ci saranno gli europei, lei sarà al top. Viceversa, la Propster (campionessa europea nel team sprint e U23 nella velocità, ndr) che di solito non è tra le titolari della nazionale tedesca, in cui il livello è molto alto, qua alla Champions è stata leader nelle prime due prove. Diciamo che si può vedere a che punto sono le avversarie, ma non è troppo attendibile. Adesso da una settimana all’altra cambiano tante cose. Ad esempio io a Berlino sono arrivata in finale nel keirin, a Parigi la settimana scorsa invece un disastro. Poi contano gli allenamenti che si fanno, specie per me con Quaranta.

Cosa ti ha detto Ivan per questa Champions League?

Anche se mi considera una ragazza esperta, lui ha sempre da ridire (sorride, ndr). Mi dice sempre che devo ancora imparare a correre, più che altro perché mi sottovaluto tanto. In gara mi sembra sempre di non riuscire a fare le cose, quando invece Ivan mi ripete che le gambe le ho e che vado più forte di tante altre che mi arrivano davanti. Questa è una cosa negativa per quello che faccio. Perciò quando a casa analizziamo le gare, c’è sempre da discutere (e sorride nuovamente, ndr).

In vista degli europei e quindi delle Olimpiadi stai lavorando per colmare questo gap psicologico?

Sì, assolutamente, lo stiamo già facendo. Stare nel gruppo dei ragazzi mi aiuta tanto. Mi spronano e me lo dicono a ragion veduta, visto che mi alleno con loro. Spero di qualificarmi per Parigi…

La scorsa estate Quaranta la dava quasi per certa.

Con un piede sono a Parigi, con l’altro sono ancora in Italia. Al momento sono ampiamente dentro al ranking per andarci, sia nella velocità sia nel keirin, però per la qualificazione mancano ancora quattro passaggi. Voglio partire subito bene con l’europeo e poi guadagnare i punti necessari nelle altre tre prove di Nations Cup. Io dovrei andare malissimo e quelle dietro di me dovrebbero stravincere. Tutto può succedere. Finché non la ottengo, non ci credo. Di sicuro se dovessi fare dei bei tempi, allora anche quel famoso gap psicologico si ridurrebbe e sarebbe un po’ più facile prepararsi.

Miriam Vece (qui con Ivan Quaranta) a Parigi 2024 potrebbe essere la prima donna italiana della storia a fare velocità alle Olimpiadi
Miriam Vece (qui con Ivan Quaranta) a Parigi 2024 potrebbe essere la prima donna italiana della storia a fare velocità alle Olimpiadi
A Parigi potresti scrivere la storia come prima donna italiana nella velocità. Quando inizierà Miriam Vece a preparare il suo intenso 2024?

Finita la Champions League, farò una settimana di riposo d’accordo con Quaranta. Poi da fine novembre ci rimettiamo sotto. Per l’europeo si dice che potremmo fare anche un team sprint. Ivan vorrebbe portare delle giovani, ma vedremo. In effetti andare alle Olimpiadi sarebbe già un grandissimo traguardo, un vero orgoglio per me, visto che prima di me nessuna azzurra lo ha mai fatto. In ogni caso ci arriverò tranquilla. Quando vedremo che l’Italia sarà qualificata, allora con Ivan inizieremo a lavorare per il podio, pur sapendo che non sarà per nulla semplice. Però a Tokyo Kelsey Mitchell vinse la velocità ed era l’ultima arrivata. Quindi mai dire mai.

Tra sfogo e bilancio, la Champions di Francesca Selva

08.11.2023
6 min
Salva

Un malinconico post su Instagram, con cui Francesca Selva ha voluto fare il punto sulla sua partecipazione alla Champions League della pista. Le attese erano tante, l’ambizione non si è certo fermata davanti alla consapevolezza di una preparazione messa insieme frettolosamente nelle ultime settimane. E così all’orgoglio di farne parte si è sovrapposto un velo di sfiducia, nato più che altro dalla pressione psicologica. Allora per metterla un po’ sul leggero, strapparle un sorriso e in attesa di seguirla di persona nelle ultime due serate di Londra, abbiamo aggiunto Francesca a casa, un paio di giorni prima dell’ultima valigia.

Questa la foto utilizzata da Francesca Selva su Instagram per raccontareil suo stato d’animo (foto SWpix.com)
Questa la foto utilizzata da Francesca Selva su Instagram per raccontareil suo stato d’animo (foto SWpix.com)
Insomma, cos’era quel post?

A me piace scrivere, analizzare. E’ stato come fare un bilancio, concedersi uno sfogo. Sto facendo fatica e c’è stata anche un po’ di sfortuna. Nella prima tappa ho bucato e stavo bene. Nella seconda tappa, ho avuto una giornata no. Stavo male, non mi sarei neppure alzata dal letto. La settimana scorsa tutto sommato stavo abbastanza bene, non ho avuto problemi. Però ho fatto una serie di movimenti sbagliati in gruppo, ero spesso nella posizione sbagliata. E quindi, a causa di questi errori tecnici, anche se stavo bene il risultato che si può essere percepito dall’esterno non esprime quel che mi sento. Ho un po’ di amaro in bocca, mi dispiace perché vorrei riuscire a raccogliere tutto quello che posso. Chiaramente non è facile e probabilmente sto pagando il fatto di non aver mai gareggiato a livelli così alti. Non ho mai partecipato a europei o mondiali. Quindi la gestione della grandezza dell’evento mi pesa.

Ci sei arrivata anche senza una grande preparazione, no?

Esatto, infatti inizialmente ero già felice di essere là. Quando poi ci sono arrivata, ho scoperto che non mi bastava più. Questo è il succo della faccenda.

Le gare sono tiratissime, servono gambe ed esperienza per gestirsi al meglio (foto SWpix.com)
Le gare sono tiratissime, servono gambe ed esperienza per gestirsi al meglio (foto SWpix.com)
Non hai fatto mondiali, però sei stata due volte in Nations Cup, quindi un po’ di alto livello l’hai visto. Quali sono le differenze?

E’ la grandezza dell’evento, anche se non sono un’atleta che si agita prima delle gare. In Nations Cup si corre con la maglia azzurra e quello un po’ di peso sulle spalle lo mette. La prima volta ho corso con Matilde Vitillo e sapevamo che comunque era impossibile correre per una medaglia, per cui abbiamo cercato di fare il massimo. Lei è giovane, doveva fare esperienza, io dovevo portarle un po’ della mia nella madison. Quindi è stato più un passaggio di crescita per lei e l’ho vissuta tranquilla, senza pressioni. L’anno scorso a Cali correvo con Letizia Paternoster, quindi ero un po’ più agitata, perché sapevo di essere la pedina debole della coppia e avrei dovuto sputare sangue per vincere la medaglia che poi abbiamo preso. Però il livello era oggettivamente molto più basso, non c’è nessun paragone.

La Champions è così tirata?

Io non ho mai corso gare di questa portata. Il livello delle atlete è alto e le gare sono velocissime. Si va forte, si va tanto forte. E’ un altro mondo, proprio un modo di correre completamente diverso. E poi col fatto che è un format televisivo, tutti vogliono farsi vedere e cercano di dare il meglio. Quindi vengono fuori delle gare veramente tiratissime. Anche nella corsa a punti che facciamo al pomeriggio, che non serve assolutamente a niente, si scannano come se fosse veramente il campionato del mondo.

Francesca Selva divide le trasferte con Miriam Vece, impegnata nelle gare veloci (foto SWpix.com)
Francesca Selva divide le trasferte con Miriam Vece, impegnata nelle gare veloci (foto SWpix.com)
Come mai secondo te?

Si sente tanto la grandezza dell’evento. In un mondiale sai che ti stai giocando la maglia iridata, qua è diverso. L’atmosfera che c’è in pista ti fa sentire che sei al centro di una cosa enorme. Hai tutti gli occhi addosso e ti dici che non devi fare brutta figura, perché il mondo sta guardando.

Possiamo dire che hai cominciato dall’Università, senza passare dalla materna?

Diciamo di sì. A livello di esperienze, sono ancora una bambina. Sono entrata in nazionale a 23 anni, che è una cosa abbastanza fuori dagli schemi. Quindi chiaramente dalla parte della gestione emotiva mi manca ancora qualcosa. In più mettiamoci che è tutto molto frenetico. Arrivi il giorno prima. Monti le bici. Corri. Smonti le bici. Parti di nuovo. Vai a casa e fai tutto da sola. A me non pesa particolarmente, perché sono abituata a viaggiare così durante l’anno. Però chiaramente quando sei a quel livello, con gli inglesi che magari sono in 12 e hanno con loro lo staff della nazionale, le differenze si vedono. Intendiamoci, non credo che a me possa fare la differenza, se non un paio di posizioni. Non stiamo dicendo che potrei vincere.

Lo consideriamo un punto di partenza?

Prima di partire ero contenta di essere lì, mentre adesso effettivamente mi scontro col mio essere una persona competitiva. Quindi non mi basta semplicemente partecipare. Voglio giocarmela, però onestamente non potevo aspettarmi chissà cosa da me stessa. Quando sei lì, vuoi ottenere sempre di più. Anche io ho scritto che è un punto di partenza, invece la mia nutrizionista mi ha risposto che non è molto d’accordo. Secondo lei non è un punto di partenza, nel senso che io qua ci sono arrivata con un percorso ben duro e difficile e l’ho affrontato da sola. Quindi secondo lei, è un bel traguardo che ho raggiunto.

E tu cosa ne pensi?

Per me è il modo di realizzare quanto devo ancora lavorare, quanto voglio lavorare per arrivare lì, non solo per esserci. Spero che anche questo inverno io possa allenarmi ancora con la nazionale. Mi sono sentita con Marco Villa e Diego Bragato che stanno facendo i piani e ho chiesto di poter lavorare con loro. Ancora non sono pronta per giocarmi una vittoria a questo livello, però ci voglio arrivare. E farò tutto quello che serve.

Il fatto di essere sempre in diretta tivù fa sì che le gare siano sempre molto combattute
Il fatto di essere sempre in diretta tivù fa sì che le gare siano sempre molto combattute
Manca l’ultimo turno di questa Champions. Come quale spirito andrai a Londra?

Voglio provare a tirar fuori qualcosa di più, l’unica cosa che mi chiedo è di non pensarci. A questo punto non ho niente da perdere, quindi meglio fare ultima avendoci provato, piuttosto che restare per tutto il tempo a ruota. A Londra proverò a viverla un po’ più serenamente, senza pensare a dove sono e cosa sto facendo. La prenderò come una gara normale e la gestirò come faccio di solito. Alla fine devo essere contenta di essere lì e devo cercare di trarne il meglio, quindi proverò a divertirmi e basta. Il fatto che ci sia Miriam Vece con me è una fortuna e mi aiuta. La settimana scorsa ha fatto una volata che mi ha esaltato e quando sono salita nell’eliminazione, anche se stavo male, avevo voglia di spaccare il mondo. Insomma, siamo solo in due ed è sempre bello avere una compagna di nazionale che un po’ ti capisce. Ci stiamo divertendo tanto, al di là dell’aspetto delle gare.

In finale con Bianchi, poi tutti a casa: come sta la velocità?

08.08.2023
6 min
Salva

GLASGOW – «Settimo a 21 anni – dice Matteo Bianchi dopo la finale del chilometro da fermo – è un buon risultato. L’anno scorso i partecipanti erano di un livello inferiore e sono riuscito a portare a casa un secondo posto in qualifica e il quinto in finale. Quest’anno ci sono tutti i migliori: la differenza di esperienza e di maturità si è vista, però centrare la finale era un buon obiettivo e l’ho raggiunta. Siamo tutti molto giovani, io sono il più vecchio e non ho ancora 22 anni. Intorno vedo atleti di 27-28 anni al top della carriera, è normale vederli davanti. Si prende spunto. Che tipo di riscaldamento fanno o che tipo di approccio, anche se poi ci si affida ai preparatori e si seguono le loro indicazioni. Sono soddisfatto anche per aver abbattuto il muro del minuto su una pista non velocissima come Parigi l’anno scorso. Va bene, è la strada giusta».

Bianchi è entrato nella finale del chilometro, abbattendo il muro del minuto in qualifica
Bianchi è entrato nella finale del chilometro, abbattendo il muro del minuto in qualifica

Il bilancio azzurro

Il settimo tempo di Matteo Bianchi nel chilometro da fermo è l’emblema della situazione della velocità azzurra ai mondiali di Glasgow. E anche se da casa qualcuno potrà storcere il naso davanti a risultati non certo da prima pagina, chiederne ragione al responsabile di settore Ivan Quaranta è un modo onesto di inquadrare la scena.

«Questa – dice – è una categoria superiore alla nostra. Siamo partiti da un gruppo di giovani che hanno ben figurato ai campionati europei, vincendo tutto quello che si poteva vincere. Il kerin e il chilometro con Bianchi, abbiamo vinto il team sprint che è l’equivalente dell’inseguimento a squadre e quindi era la specialità più importante perché ci permette di qualificare un atleta per le Olimpiadi. Ogni gara che facciamo, miglioriamo. Qui abbiamo fatto il record italiano proprio nel team sprint e ci siamo classificati all’undicesimo posto a meno di un decimo dall’ottava e arrivare ottavi significava essere qualificati per le Olimpiadi, dato che vanno i primi 8 terzetti. Insomma, il nostro atleta più vecchio è Bianchi che ha 21 anni…».

Quaranta con Miriam Vece: poteva prendere il bronzo nei 500 metri, ma ha avuto un’esitazione in partenza
Quaranta con Miriam Vece: poteva prendere il bronzo nei 500 metri, ma ha avuto un’esitazione in partenza
Ti aspettavi di più o siamo in linea con le attese?

Forse Miriam Vece poteva fare qualcosa di più nei 500 metri, ma ha avuto un attimo di deconcentrazione alla partenza e ha perso 3 decimi sul blocco di partenza. Altrimenti avrebbe fatto più o meno il suo tempo e poteva ambire a una medaglia di bronzo. E poi ha fatto il Keirin, che però non è la disciplina più adatta a lei, perché ha un po’ paura nelle volate e ha fatto un tempo che secondo me non è nelle sue corde, perché a Montichiari in allenamento fa di meglio.

Nel maschile?

Bianchi settimo può essere un buon punto di partenza. Predomo si è già qualificato per la velocità e calcolate che qua si qualificavano 30 corridori in tutto il mondo. Quindi già essere nei top 30 mondiali a 19 anni è una bella cosa. Questo mondiale serviva per fargli fare un po’ di esperienza. Sicuramente sarà di buon auspicio per i prossimi anni. E comunque, non siamo tanto lontani. I tempi dei migliori in questo mondiale pre-olimpico sono gli stessi che fanno da 3-4 anni. Quindi loro sono fermi sugli stessi tempi di eccellenza, mentre noi pian piano ci stiamo avvicinando. Anche questa è una valutazione da fare.

Predomo non è riuscito a superare le qualificazioni dei 200 metri, ma ha solo 19 anni
Predomo non è riuscito a superare le qualificazioni dei 200 metri, ma ha solo 19 anni
La sintesi è che bisogna avere pazienza?

Esattamente. Dopo questa ondata, a livello mondiale dietro ci siamo noi. Siamo noi i campioni europei e del mondo juniores in tutte le discipline. Quindi se la storia dello sport è fatta di cicli, presto verrà il nostro momento.

Cosa si può dire a chi vorrebbe bruciare le tappe?

Si sa che ormai la velocità è diventata una specialità in cui progredisci di pari passo con i pesi che sollevi in palestra. I ragazzi fanno palestra e pista, poi palestra e ancora pista. Qualche volta si allenano anche su strada, ma soprattutto in palestra. Per arrivare ad alzare certi carichi, anche nel sollevamento pesi stesso, servono gli anni. Così pure per arrivare a spingere certi rapporti e andare a certe velocità. Servono gli anni di lavoro, che purtroppo se ne hai 18-19 non puoi aver messo insieme. Serve accumulare tanto volume di lavoro e il tempo in cui riesci a farlo è soggettivo, ma va previsto.

Predomo è passato in un anno da 100 a 190 chili di squat: ha 19 anni, siamo solo agli inizi
Predomo è passato in un anno da 100 a 190 chili di squat: ha 19 anni, siamo solo agli inizi
Ognuno quindi ha i suoi tempi e non vale la pena spingere per arrivarci prima?

Forse possono anche arrivare prima a certi carichi, ma li danneggi. Per esempio, Predomo l’ho conosciuto che sollevava 100 chili di squat, adesso ne solleva 190. Okay che Lavreysen a 26 anni ne solleva 250, ma da 100 a 190 già è un bel salto. Rischi che si fanno male, perché sono giovani e spingono. Più carichi e più spingono, però c’è da fare dei lavori progressivi per tutelare l’atleta.

Stasera Francesco Ceci è in gara nella finale per l’oro nel tandem paralimpico, perché è stato escluso dal giro della nazionale? Non farebbe comodo un atleta di esperienza vicino ai nostri atleti così giovani?

Non so cosa sia successo prima di me. Quando sono arrivato, lui purtroppo non c’era già più. Non so cosa ci sia stato con le Fiamme Azzurre, prima di essere inserito all’interno della Federazione, seguivo anche poco il settore. Ero direttore sportivo della Colpack, seguivo come un appassionato, però non ero dentro e non conoscevo le dinamiche del gruppo. Sicuramente uno che ha fatto tanti anni a livello mondiale, quantomeno avrebbe da trasmettere esperienza e tattica, però non sta a me giudicare quello che è stato fatto prima.

Per Napolitano, Bianchi e Predomo, nuovo record italiano del team sprint: 43″749, 2 decimi meglio del precedente
Per Napolitano, Bianchi e Predomo, nuovo record italiano del team sprint: 43″749, 2 decimi meglio del precedente
Fosse per te lo convocheresti?

Credo che ormai Francesco sia fuori da questo giro. Il regolamento impone di scegliere fra paralimpico o normodotato. Però mai dire mai. Quest’anno si è presentato vincendo l’italiano del chilometro, non è fermo e ha fatto dei tempi che difficilmente faceva prima quando era in attività. Si è presentato in forma, di questo bisogna dargli atto. Adesso ha fatto questa scelta, vedo che si sta anche divertendo. Ho visto che dà consigli a tutti, sono contento per lui.

L’Italia della velocità se ne va da Glasgow con Bianchi entrato nella finale del chilometro da fermo e il settimo posto finale. Predomo uscito subito dai 200 metri. Con Miriam Vece al di sotto delle sue possibilità nei 500 e il record italiano nella velocità olimpica. La strada per Parigi è ancora lunga, ma abbiamo ripreso da poco. Hoogland e Lavreysen sono due divinità gigantesche, noi li abbiamo sfidati con degli under 23. Come andare al Tour contro Vingegaard e Pogacar con gli azzurrini di Amadori. Tutto sommato, pensiamo che sia andata anche bene.

Miriam Vece, da Glasgow a Parigi per entrare nella storia

26.07.2023
6 min
Salva

FIORENZUOLA – «Negli ultimi anni Miriam Vece è stata la portabandiera della velocità. Facciamo pure tutti gli scongiuri possibili ma, ranking alla mano, al 99 per cento è qualificata per Parigi sia nella velocità che nel keirin. E sarebbe un evento storico perché mai nessuna italiana aveva partecipato alle olimpiadi nelle discipline veloci». Così Ivan Quaranta ci introduce la sua conterranea cremasca durante gli appuntamenti pre-mondiale. La rassegna iridata di Glasgow produrrà anche gli ultimi posti a cinque cerchi per la pista.

E Miriam Vece come vive tutto questo momento? Staccare un biglietto per Parigi 2024 è un traguardo importante sia per lei che per tutto il movimento. Ogni volta che incontriamo Quaranta non si può fare a meno di constatare quanto la velocità italiana sia cresciuta rispetto all’ultima volta. La 26enne di Romanengo è nel pieno della maturazione psicofisica. E’ nella fase ideale in cui contemporaneamente può crescere ancora per raggiungere risultati di rilievo ed essere un riferimento per le più giovani. Ne abbiamo parlato con lei.

Miriam quanto è cambiata la velocità da quando eri junior?

Tanto, tra materiale e voglia di fare. Otto anni fa avevo anche la scuola e la maturità a cui pensare quindi non riuscivo a dedicarmi totalmente alla bici. Ora con tecnologia e attrezzature nuove ci sono tanti secondi che ballano nelle discipline veloci. Poi bisogna considerare un aspetto mentale. Era un’altra epoca per noi velocisti. Non avevamo tanti appoggi, eravamo quasi isolati, ti allenavi da solo. Ora c’è Ivan che ci aiuta, è un mondo completamente diverso. Siamo un gruppo di ragazzi giovani che ha tante motivazioni.

Come ti trovi con loro?

Molto bene. Sono la più anziana, se così possiamo dire, visto che il più vecchio di loro ha 21 anni (ride, ndr). Vanno più veloce di me e per me sono un grande stimolo in allenamento, visto che sono spesso l’unica ragazza del gruppo. In pista cerco di seguirli e fare molte cose con loro. Rispetto a prima, penso che avere questo tipo di gruppo sia la differenza principale, poi a mio avviso ci va a ruota tutto il resto. Essere più serena di testa fa bene alla mia attività. Io sto bene con loro e ci tengo. I miei compagni hanno fiducia in me così come Marco e Ivan (rispettivamente il cittì Villa e Quaranta, ndr) che mi hanno supportata nei momenti più difficili come il mondiale dell’anno scorso dove è stato tutto in salita.

A certificare la tua considerazione internazionale ci sono state le partecipazioni anche alla UCI Track Champions League. Che effetto fa rappresentare l’Italia nella velocità?

Quello è un evento certamente spettacolare e di grande visibilità però faccio un discorso un po’ più ampio. Sono convinta che, se non nei prossimi due anni, per Los Angeles 2028 il nostro gruppo di giovani crescerà e riuscirà a far vedere che c’è anche l’Italia. Ora i ragazzi si scontrano con atleti forti ed esperti come Lavreysen o Hoogland. Però se continuiamo a lavorare così sono sicura che anche alla Champions League ci saranno più italiani nella velocità.

Miriam Vece correrà i mondiali di Glasgow per ottenere la certezza definitiva di essere a Parigi 2024
Miriam Vece correrà i mondiali di Glasgow per ottenere la certezza definitiva di essere a Parigi 2024
A proposito di grandi eventi, alle prossime olimpiadi ci sarai anche tu e non sarà una partecipazione qualunque per i nostri colori…

Se dovessimo chiudere oggi il ranking sarei dentro a Parigi ma come vedi sto toccando ferro (ride mentre con una mano è attaccata ad una transenna sciogliendo le gambe sui rulli, ndr). Battute a parte, sarò la prima donna italiana a partecipare nelle discipline veloci e sono orgogliosa. Riflettevo che è strano come una nazione come la nostra non abbia avuto nessuna atleta prima di me in una competizione così importante. Manca ancora un anno, incrocio le dita ma sto lavorando sodo per quell’obiettivo. Prima però c’è ancora Glasgow in cui voglio fare molto bene, uno step in più e in funzione di Parigi.

A che punto è la velocità italiana?

Sta crescendo e lo vedete anche voi. Per me è una questione di orgoglio sapere di avere compagne giovani come Beatrice e Carola (rispettivamente Bertolini e Ratti, ndr) che ambiscono a fare ciò che ho fatto io. Mi chiedono consigli, si ispirano a me, addirittura mi hanno chiesto di fare il team sprint con loro agli italiani. Vi dirò che spero che possa essere il primo di tanti da fare con le junior. Piuttosto, un problema potrebbe essere un altro…

Quale?

Parto dal mio caso personale ma vale per tutti. Nel mio piccolo ho raccolto risultati importanti ma in Italia, come sempre, si sa poco (sorride, ndr). Prima anche le discipline endurance erano poco seguite poi è arrivato l’oro di Elia a Rio 2016 e quello del quartetto a Tokyo. Anche a noi della velocità manca la medaglia del colore più bello per far capire a tutti il nostro valore. Già al mondiale ne basterebbe comunque una. Quello che facciamo non è da meno di quello che fanno gli altri. E’ vero che partire quasi da zero non ha aiutato a far parlare di noi, in termini di risultati. Con una medaglia qualcosa potrebbe cambiare ed utilizzo il condizionale apposta. L’anno scorso i ragazzi sono stati protagonisti agli europei U23. Bianchi ha vinto l’oro nel keirin davanti a Napolitano e nel chilometro. Hanno vinto il bronzo nel team sprint. Eppure siamo sempre lì, nessuno ne parla come dovrebbe o se lo ricorda.

Europei 2022, Miriam conquista il bronzo nei 500 metri
Europei 2022, Miriam conquista il bronzo nei 500 metri
Per la velocista Miriam Vece possono coesistere pista e strada?

Da junior penso che si possa fare velocità in pista e strada, dove magari non sei un fenomeno. Quando poi passi di categoria bisogna prendere una decisione. La scelta giusta forse non esiste. Devi fare quello che ti piace e devi essere realista con te stessa. Non bisogna impuntarsi come vedo in alcune ragazze che faticano su strada e la velocità non gli piace. Su strada si prendono più soldi ma il mondo della pista sta cambiando. La visibilità internazionale sta cambiando. La Champions League di cui parlavamo prima dà trentamila euro al vincitore, ad esempio. Di sicuro i corpi militari possono aiutare questo sviluppo con l’apertura di nuovi concorsi. Siamo partiti da poco ma loro stessi stanno vedendo che anche per noi ci sono già speranze per andare a Parigi e ancora di più per le prossime olimpiadi. E questo farà molto bene al nostro movimento.

Villa e una Nations Cup vissuta in emergenza

22.03.2023
6 min
Salva

Dopo le prime due tappe di Nations Cup su pista è il momento di fare un primo punto della situazione con Marco Villa. Siamo nel pieno delle qualificazioni olimpiche ed ogni trasferta assume un significato particolare in base alla corsa ai posti per Parigi 2024, ma il tecnico azzurro più che alla classifica guarda alle contingenze, legate al calendario dei suoi ragazzi intriso di impegni su strada. Bisogna fare di necessità virtù e non è facile.

Le due trasferte, a Jakarta e Il Cairo, non hanno portato grandi risultati, soprattutto con i quartetti ma Villa questo lo sapeva già: «Abbiamo dovuto affrontare queste trasferte in emergenza, facendo la conta degli elementi a disposizione, ma sinceramente speravo meglio. Per due volte in campo maschile siamo finiti fuori in qualificazione, ma abbiamo pagato problemi superiori a quelli che mi aspettavo e in una situazione già difficile, ci siamo trovati in ulteriori difficoltà anche se naturalmente non sono rimasto contento».

Tanti problemi per Villa nella gestione della Nations Cup. Anche in Canada ci sarà un team rimaneggiato
Tanti problemi per Villa nella gestione della Nations Cup. Anche in Canada ci sarà un team rimaneggiato
Che cosa è successo?

A Jakarta doveva venire con noi Pinazzi, ma la sera prima si è accorto di avere un problema con il passaporto e quindi non è potuto partire. Al Cairo Mattia sapeva di non poter venire essendo già stato precettato da Amadori per alcune trasferte azzurre su strada, è venuto con noi Boscaro, ma il giorno prima della gara ha avuto una crisi di asma da sforzo, non avendo preso le medicine prescritte e il medico ha sconsigliato il suo impiego. Non posso negare che siamo andati male, il vento freddo e la pista all’aperto non ci hanno aiutato. Ora resta la terza prova, speriamo di far meglio, avremo finalmente Pinazzi, ma non avremo un quartetto per i primi 4 posti.

In campo femminile le cose sono andate meglio…

Il quinto posto del Cairo è un bel risultato, considerando che mancavano quasi tutte le titolari e abbiamo inserito giovani come Crestanello e Vitillo che si sono ben disimpegnate. A Milton a differenza dei maschi avremo quasi tutte le più forti e quindi andremo per far bene.

Uno dei due podi azzurri in Egitto, grazie a Michele Scartezzini terzo nell’eliminazione
Uno dei due podi azzurri in Egitto, grazie a Michele Scartezzini terzo nell’eliminazione
Sui social molti si sono allarmati pensando al ranking olimpico e alla qualificazione per Parigi 2024: la situazione ti preoccupa?

La vittoria all’europeo ci pone in una situazione di tranquillità, oltretutto saranno 10 i quartetti qualificati, noi abbiamo una vittoria e due noni posti. Il problema non è la qualificazione, ma la posizione nel ranking. A me non piace andare nelle gare che contano davvero e partire per primi, secondi o terzi, voglio potermi regolare sulla base di quanto hanno fatto gli altri, quindi dovremo risalire la china. C’è un mondiale a punteggio doppio, nel 2024 ci saranno europei e altre due prove di Nations Cup. Io guardo all’aspetto complessivo, lì non dovremo sbagliare.

Il quartetto femminile francese in trionfo a Il Cairo. Per le azzurre un quinto posto non disprezzabile
Il quartetto femminile francese in trionfo a Il Cairo. Per le azzurre un quinto posto non disprezzabile
Chi non è avvezzo alle dinamiche del quartetto può pensare che sia troppo dipendente dal valore dei singoli: se Ganna e Milan non ci sono, si perde troppa qualità…

E’ vero solo in parte. Se non ci sono i titolari bisogna reinventare il quartetto e non è facile. Trovare chi fa la partenza, chi è secondo a tirare che è un ruolo molto delicato. Quando Ganna e Milan sono in gara, le loro trenate consentono agli altri di recuperare, Lamon ad esempio senza di loro è chiamato a un lavoro molto diverso. Cambiano tutti i meccanismi ma questo lo sappiamo. Io però mi aspetto che i giovani si mettano in gioco, mostrino entusiasmo per trovare spazio e non si sentano messi da parte perché ci sono quei due e altrettanto mi aspetto che i meno giovani si facciano vedere per guadagnarsi il posto. Vorrei che prendessero esempio da Viviani…

Il suo secondo posto nell’omnium lo mette al sicuro per i punti necessari per essere ai mondiali…

E’ stato bravissimo, ma io guardo oltre il risultato. Mi è piaciuta la sua continua ricerca di competitività per acquisire più sicurezza che gli sarà utile anche su strada. Alla Ineos sei sempre sotto esame, c’è una competizione interna incredibile. Inoltre mi piace che si stia impegnando anche per il quartetto, sa che se vuole essere a Parigi dovrà essere disponibile e competitivo anche per quello e superare la concorrenza di altri.

Per Viviani piazza d’onore nell’omnium dietro il transalpino Bourdat, ma ottimi segnali complessivi
Per Viviani piazza d’onore nell’omnium dietro il transalpino Bourdat, ma ottimi segnali complessivi
Queste prove di Coppa, relativamente alle altre squadre, che ti hanno detto?

La competitività è altissima, le altre Nazioni hanno perso al massimo un elemento, sapevamo già che non c’era partita. Alla Francia ad esempio mancava solo Thomas. Noi eravamo con il quartetto a mezzo servizio. Quando agli europei eravamo al completo la situazione è stata ben diversa.

Tornando a giovani e meno giovani, fra le donne questo sta avvenendo?

Io noto un grande entusiasmo, il mio lavoro è iniziato da poco. Mi sono accorto però che dietro una generazione di campionesse, da Balsamo a Paternoster, da Guazzini a Barbieri e le altre, c’è un buco. Ci manca quasi completamente il settore under 23, il che significa che dobbiamo lavorare sulle più giovani e farle maturare in fretta. Per questo le prestazioni di Crestanello e Vitillo mi hanno confortato. Il gruppo è nutrito, ma non dobbiamo dimenticare i ricambi.

Miriam Vece, qui in semifinale, ha chiuso quarta nella velocità, suo miglior piazzamento di sempre
Vece, qui in semifinale, ha chiuso quarta nella velocità, suo miglior piazzamento di sempre
Miriam Vece quarta nella velocità significa che la qualificazione olimpica è più vicina?

Sì, ha fatto un grande passo avanti, ma non deve fermarsi. Deve dare continuità alle sue prestazioni. Lei sa che la sua specialità, i 500 metri da fermo, non è olimpica, prima sottovalutava il keirin perché ne aveva un po’ paura, ma ora la vedo più convinta e in Egitto è andata a livelli altissimi, ma io credo siano quelli i suoi. Deve solo crederci, d’altronde nella velocità non abbiamo una squadra al femminile e al maschile forse è ancora presto per staccare il biglietto olimpico, quindi bisogna puntare sulle specialità singole.

Che ti aspetti dalla prossima prova di Milton?

Saremo ancora in emergenza, lo so già, ma almeno al maschile recupererò Pinazzi e fra le ragazze rientreranno un po’ di titolari. Spero comunque che le prestazioni siano superiori a quelle finora registrate, da parte di tutti.

Velocità: dopo Monaco Quaranta alza le aspettative

23.08.2022
5 min
Salva

Ivan Quaranta è già immerso nella nuova avventura dei suoi ragazzi, i mondiali juniores che si svolgono da oggi a sabato a Tel Aviv, ma in Israele è arrivato sull’onda di risultati come quelli di Monaco che hanno dato un risalto enorme al suo settore, la velocità, come da tantissimo tempo non accadeva. Nel suo piccolo anche la velocità su pista ha contribuito alla grande affermazione azzurra nella rassegna europea, con l’Italia per la prima volta trionfante nel medagliere della manifestazione multisportiva e terza in quello relativo al ciclismo su pista, pur in presenza di molte importanti assenze.

Bianchi Monaco 2022
Il podio del chilometro a Monaco, con Bianchi 2° al fianco del vincitore Landerneau (FRA) e di Dohrnbach (GER)
Bianchi Monaco 2022
Il podio del chilometro a Monaco, con Bianchi 2° al fianco del vincitore Landerneau (FRA) e di Dohrnbach (GER)

Bilancio superiore alle attese

Portare sul podio un ragazzo giovane come Matteo Bianchi e una ragazza più esperta come Miriam Vece che ha comunque ancora 25 anni (nella foto di apertura con Quaranta) significa che si sta lavorando più che bene, considerando che il settore ha preso vita praticamente da meno di un anno e Quaranta, giustamente, ha scelto di lavorare da subito con nuove leve (tanto è vero che la Vece, che pure collabora con il tecnico, lavora ancora nel centro Uci di Aigle in attesa che anche il settore femminile prenda maggiormente corpo).

Per questo è un Quaranta entusiasta quello che mette in archivio un evento che resterà come pietra miliare nella ricostruzione del settore: «Abbiamo raggiunto obiettivi inattesi, considerando che eravamo partiti con l’obiettivo di far fare esperienza ai ragazzi, tutti under 23. Significa che i risultati che avevamo ottenuto ad Anadia negli europei di settore non erano stati un caso, pur in un evento dal livello alto».

La velocità a Monaco ha rilanciato la scuola francese, qui Vigier vincitore di velocità e keirin
Vigier Monaco 2022
La velocità a Monaco ha rilanciato la scuola francese, qui Vigier vincitore di velocità e keirin
E quello di Monaco, di che livello è stato?

Sono i tempi a dire che è stato un grande evento, basti pensare che due atleti sono scesi sotto il minuto nel chilometro e uno di questi era Bianchi. Gli unici che mancavano erano i due olandesi Lavreysen e Hoogland perché dopo la vittoria nel team sprint hanno ritenuto la pista non sufficientemente sicura.

Questo tema è stato molto discusso, considerando anche le tante cadute alcune con conseguenze pesanti come per Letizia Paternoster. Che idea ti sei fatto in proposito?

Era sicuramente difficile da interpretare, molto breve, senza sufficienti rettilinei tanto è vero che nelle gare di velocità e di keirin è stato decisivo il sorteggio. La giuria ha infatti stabilito di far fare ai concorrenti 4 giri senza stayer in luogo degli abituali 3, ma chi partiva in testa aveva un vantaggio enorme. Inoltre anche la bassa pendenza ha pesato sull’evoluzione delle gare, ma considerando anche la scorrevolezza della pista non direi che essa fosse eccessivamente pericolosa. Bisogna sapersi adattare a ogni situazione.

Napolitano Monaco 2022
Napolitano ha conquistato l’accesso alle semifinali del keirin, un punto di partenza
Napolitano Monaco 2022
Napolitano ha conquistato l’accesso alle semifinali del keirin, un punto di partenza
Proprio a proposito del keirin, il cammino di Napolitano arrivato fino alla finale di consolazione ti ha sorpreso?

Non più di tanto perché a livello tattico Daniele è molto avanti, sa interpretare le gare. Gli manca ancora un po’ di gamba e i tempi in tal senso sono uno specchio di dove può e deve lavorare, ma non dimentichiamo che è al primo anno U23 eppure era stato sul podio ad Anadia. Inoltre sottolineerei un altro fattore: l’ucraino andato in finale era stato battuto dai nostri in Portogallo, quindi Napolitano poteva benissimo essere al suo posto. Il potenziale c’è tutto.

Considerando le prove sue e di Bianchi, argento nel chilometro da fermo ma anche il settimo posto nella velocità a squadre, cominci a pensare a una possibile qualificazione per Parigi 2024?

Sarei folle a non farlo, i risultati ci dicono che possiamo e dobbiamo provarci – afferma sicuro Quaranta – A Parigi andranno 6 squadre europee e noi, dati alla mano, siamo settimi ma a pochissimo dalla Polonia e a mezzo secondo dalla quarta. Il tempo è dalla nostra parte considerando l’età dei ragazzi, dobbiamo crederci. Il periodo di qualificazione scatterà nel prossimo febbraio o noi dovremo farci trovare pronti, ma io ci credo fortemente in questi ragazzi. Poi, sia chiaro, se andremo sarà per fare esperienza, per continuare in quel cammino di crescita che spero porterà a grandi risultati nell’edizione olimpica successiva.

Mondiali juniores, le finali

I mondiali juniores su pista si svolgono a partire da oggi e fino a sabato nel Sylvan Adams Velodrome di Tel Aviv, il velodromo più grande del Medio Oriente, intitolato al magnate israeliano che l’ha fatto costruire e che ha creato anche la Istael-Premier Tech. Già questa sera i ragazzi di Quaranta saranno impegnati nella velocità a squadre che potrebbe dare riscontri interessanti.

Martedì 23 agosto
Scratch W
Velocità a squadre W
Velocità a squadre M
Mercoledì 24 agostoInseguimento a squadre M
Scratch M
Keirin M
Inseguimento a squadre F
Eliminazione F
Giovedì 25 agostoCorsa a punti M
Inseguimento individuale M
Velocità individuale F
Omnium F
Venerdì 26 agosto500 metri da fermo F
Corsa a punti F
Inseguimento individuale F
Velocità individuale M
Omnium M
Sabato 27 agostoEliminazione M
Madison F
Chilometro da fermo M
Keirin F
Madison M
Nella velocità però continuiamo a soffrire…

Per questo dobbiamo in questo momento spingere maggiormente nella prova a squadre, perché se qualifichiamo il terzetto, un atleta sarà automaticamente ammesso al torneo olimpico di velocità e uno a quello del keirin. In questo il cammino di crescita del quartetto dell’inseguimento e il lavoro di Villa devono essere per noi la via maestra. Sono sincero, non tutto è andato perfettamente a Monaco, ma sarebbe stato folle pensare il contrario. Con calma dovremo ragionare non su quel che è andato bene, ma su cosa non ha funzionato per migliorare.

Intanto c’è da pensare alla rassegna iridata junior, con che prospettive siete partiti?

Abbiamo Predomo campione europeo e Minuta bronzo nel keirin, già questi due risultati dicono che dobbiamo puntare al bersaglio grosso e i ragazzi hanno tutto per riuscirci. Nella team sprint avremo in più Frizzarin, che arriva dal Bmx dove ha fatto 8° agli Europei, ci darà sicuramente una spinta ulteriore nel giro di lancio, io conto che potremo scendere di altri 3-4 decimi rispetto al tempo di Anadia. Siamo competitivi dappertutto, è questa la nostra nuova grande forza.

Il bronzo di Vece nei 500 metri, antipasto del mondiale

15.08.2022
3 min
Salva

«No, non ho rimpianti. So che fare la velocista è stata la scelta migliore – dice Miriam Vece – e quella che mi si addice di più. Brucia un po’ perdere l’argento per così poco. Mancano due mesi al mondiale di Parigi e ho tempo per preparare la rivincita».

Le parole dell’azzurra arrivano da Monaco dopo il bronzo nei 500 metri ai campionati europei. Il podio rappresenta un altro tassello importante nella sua scalata ai vertici della specialità. E se nei giorni scorsi Diego Bragato confermava come nel maschile ci sia da vincere ancora la resistenza della strada, parlando con Miriam è evidente l’orgoglio per la scelta che l’ha portata via da casa

Il bronzo ha dato soddisfazione nell’immediato, poi si è trasformato in un bel… rodimento
Il bronzo ha dato soddisfazione nell’immediato, poi si è trasformato in un bel… rodimento

Argento sfumato

Vece ha 25 anni, viene da Crema ed è tesserata per la Valcar-Travel&Service. Il suo bronzo nei 500 metri è venuto con il tempo di 33”434, che non è bastato per battere l’ucraina Olena Starikova, argento con 33”403, e la tedesca Emma Hinze, campionessa europea con 32”668. 

«Sono arrivata agli europei in buona forma -conferma – forse mi aspettavo di più dalla velocità, ma il ciclismo è anche questo. Non ho fatto molte di tappe in preparazione, solo le due Coppe delle Nazioni e una gara in Germania».

L’obiettivo di Vece sono ora i mondiali di Parigi che si correranno a ottobre
L’obiettivo di Vece sono ora i mondiali di Parigi che si correranno a ottobre

Supporto alla FCI

Il racconto di Bragato sull’aiuto della lombarda all’impostazione del settore velocità azzurro trova conferme nelle parole di Miriam, che ad Aigle vive a tempo pieno la dimensione del velocista.

«Sono orgogliosa e contenta – conferma fra un turno e l’altro degli europei – del nuovo gruppo che si sta creando in Italia con i velocisti. Posso solo esserne contenta e sono super fiera di tutti loro. Per quanto io possa aiutare Ivan (Quaranta, ndr) e Diego (Bragato, ndr), se hanno bisogno di qualsiasi consiglio sanno che possono contare su di me. Quindi certo, ho dato e sicuramente darò ancora una mano a entrambi».

Sul podio dei 500 metri, Vece è terza dietro Starikova e Hinze
Sul podio dei 500 metri, Vece è terza dietro Starikova e Hinze

Il test di Parigi

I mondiali di Parigi si svolgeranno a metà ottobre nel velodromo di Saint Quentin en Yvelines, in una sorta di test nel velodromo che ospiterà le Olimpiadi del 2024.

«C’è tempo per lavorare – prosegue Miriam Vece – con l’obiettivo di scendere sotto i 33 secondi. Negli ultimi 12 mesi tante cose sono cambiate e soprattutto è cresciuta la consapevolezza dei mezzi che ho! Niente di nuovo quanto a rapporti e bici, sono sempre gli stessi! Questo podio soddisfa, ma non al 100 per cento. Quando si è così vicini, si vuole sempre di più e quell’argento sfumato per 0.034 brucia, molto. Ma so anche che per l’oro bisogna lavorare molto. Emma Hinze si è confermata la regina anche di questa specialità».

Villa Glasgow 2022

Glasgow, missione compiuta. Villa traccia il bilancio azzurro

25.04.2022
5 min
Salva

Una tappa particolare, quella di apertura della coppa del mondo su pista a Glasgow. Innanzitutto per la sua collocazione temporale, accavallata con il periodo delle classiche delle Ardenne che ha posto molti atleti di fronte a una difficile scelta, cercando di ricavare spazio e libertà dagli obblighi imposti dalle varie squadre. Poi per i regolamenti Uci, che impongono una presenza in coppa (ci saranno sole altre due tappe, a Milton e Cali) per essere eleggibili per i mondiali e quindi per guadagnare punti importanti per la qualificazione olimpica.

Il cittì Marco Villa (nella foto di apertura fra Balsamo e Guazzini, seconde nella madison, le foto @arne_mill/FCI) è stato così costretto ad autentici salti mortali nella composizione della squadra azzurra, richiamando in nazionale tutti i migliori (chi è rimasto fuori, come Milan e Paternoster, è stato solo per problemi di salute) ma senza poterli “assemblare” come al solito, senza quindi aver potuto fare quei necessari lavori specifici di allenamento a ridosso dell’evento che a questi livelli sono decisivi. Se quindi a prima vista il quarto posto finale del quartetto olimpionico può sembrare deludente, scavando si scopre che ci sono precise ragioni.

Glasgow quartetto 2022
Il quartetto iridato ha chiuso 4°, dopo il miglior tempo in qualificazione con 3 dei 4 olimpionici
Glasgow quartetto 2022
Il quartetto iridato ha chiuso 4°, dopo il miglior tempo in qualificazione con 3 dei 4 olimpionici

5 podi, un buon inizio

Villa, in procinto di tornare in Italia, spiega il bilancio azzurro (un oro con Viviani nella “sua” eliminazione, argento delle due formazioni madison e della Vece nei 500 metri da fermo, bronzo del quartetto femminile) con la solita sincerità, senza pararsi dietro ad attenuanti: «I problemi che ho avuto io li hanno avuti tutti, devo abituarmi a questa situazione perché è chiaro che ragazzi e ragazze hanno la strada come attività primaria. Abbiamo comunque approntato un sistema che consente loro, almeno una volta a settimana di effettuare lavori su pista e questo serve per mantenere legato un filo e per fare ripassi, è chiaro che poi possono mancare quei particolari che fanno la differenza».

Il quartetto azzurro era stato il migliore in qualificazione, con Ganna al suo interno, poi che cosa è successo?

E’ proprio a questo che mi riferivo a proposito dei particolari. Il quartetto è fatto di sincronismi che devono funzionare alla perfezione: Lamon ha chiamato al cambio Scartezzini che non lo ha sentito, così il quartetto si è sfaldato e una cosa simile è avvenuta nella finalina. Non nascondo di esserci rimasto un po’ male, perché so bene il valore di questi ragazzi e so che ci tengono a far bene ogni volta che scendono in pista, ma sono esperienze che fanno parte del gioco.

Relativamente alla prova delle ragazze, la sensazione è che i vertici ora siano ancora più vicini…

Io sto portando avanti il lavoro che ha impostato con loro Salvoldi. Ho detto loro che sta a loro crederci, se lo faranno, fra due anni e mezzo saranno al livello delle migliori. Con la Gran Bretagna in semifinale erano davanti fin quasi alla fine, hanno perso per 60 millesimi perché la Consonni, che era quella che meno aveva lavorato su pista, ha ceduto, ma io guardo a quella sconfitta come a un fatto positivo, ora dobbiamo lavorare per trasformare quei 60 millesimi da uno svantaggio a un vantaggio nei confronti delle avversarie.

Come giudichi nel complesso la trasferta azzurra?

E’ stata positiva, va guardata con soddisfazione considerando proprio le difficoltà avute e lo scarso tempo per mettere a punto quei meccanismi che a questi livelli fanno la differenza. Ribadisco però che i problemi nostri li hanno avuti tutti: la Francia aveva qui il meglio, con Thomas reduce dal trionfo a Besseges e i quartetti che continuano a crescere pensando alle Olimpiadi di casa. La Gran Bretagna anche aveva i migliori effettivi, basti guardare la Archibald che si era fatta male nell’omnium è stata prontamente e degnamente sostituita nella madison. Per questo i risultati azzurri sono ampiamente positivi.

Viviani Eliminazione 2022
Viviani ha un po’ deluso nell’omnium, ma nell’eliminazione è sempre il re
Viviani Eliminazione 2022
Viviani ha un po’ deluso nell’omnium, ma nell’eliminazione è sempre il re
Come pensi di regolarti per le prossime tappe?

A Milton conto di portare molti Under 23, soprattutto per il quartetto, in modo da far fare loro esperienza, proprio perché ci tengo a lasciare la porta aperta a nuovi innesti in vista anche di Parigi 2024, quindi c’è bisogno che si confrontino ai massimi livelli. Fra le donne sicuramente ci saranno la Balsamo e la Consonni: a proposito di Elisa devo dire che la sua abnegazione le fa onore: durante le classiche ha fatto su e giù con il Belgio proprio per effettuare lavori in pista e i risultati si sono visti, sia nel quartetto, sia soprattutto nella madison con la Guazzini. Spero inoltre di recuperare la Paternoster che è mancata a Glasgow in quanto aveva la febbre, attendiamo gli esami per capire come sta, come anche vorrei portare la Fidanza in ripresa dopo il brutto incidente.

E a Cali?

In Colombia ci sarà una spedizione più ridotta nei numeri, è probabile che soprattutto al femminile ci saranno poche ragazze per la concomitanza con il Giro d’Italia, forse rinunceremo al quartetto. Per questo era importante essere a Glasgow al meglio delle nostre forze.

Glasgow donne 2022
Azzurre terze nel quartetto, con Alzini, Balsamo, Barbieri, Consonni e Guazzini
Glasgow donne 2022
Azzurre terze nel quartetto, con Alzini, Balsamo, Barbieri, Consonni e Guazzini

Intanto l’Olanda riparte senza Wild

Nel complesso la tappa di Glasgow ha confermato la sensazione emersa nel dopo Tokyo, ossia l’emergere di nuove forze pronte a smuovere le gerarchie. Nel quartetto maschile ormai la Francia è una seria candidata ai vertici mondiali, guidata da quell’Ermenault figlio d’arte che ai mondiali di Roubaix aveva impressionato nell’inseguimento individuale. Fra le donne le transalpine sono in netta crescita mentre anche l’Olanda inizia a interessarsi alla specialità, in un quadro di ricostruzione dopo l’addio della sua storica guida Kirsten Wild. Ci sarà molto da lavorare, ma noi ci siamo.

Miriam Vece Europei 2020

Velocità senza azzurri, ma la Vece guarda già avanti

21.07.2021
5 min
Salva

Se è vero che dal 2012 la spedizione italiana su pista (allora ridotta al solo Elia Viviani impegnato nell’Omnium e finito 6°) è andata espandendosi, continua a latitare nel settore velocità: una grande parte delle gare di Tokyo 2020 ci vedranno semplici spettatori ed è così da molto tempo, praticamente da quando Roberto Chiappa ha appeso la bici al chiodo.

Miriam Vece ci ha provato ed è indubbio che in questi 5 anni sia cresciuta a dismisura, fino ad arrivare sul podio mondiale nei 500 metri da fermo. Peccato però che la gara non faccia parte del programma olimpico e che nelle altre prove (velocità e keirin) ci siano ancora dei passi da fare per arrivare nell’elite planetaria. Intanto però la portacolori dell’Esercito continua ad allenarsi e intanto vive la sua attesa olimpica, come ogni altro appassionato sportivo.

Come stai vivendo da spettatrice l’attesa per questi Giochi Olimpici e quant’è il rammarico per non essere potuta entrare nel gruppo delle partecipanti?

Sinceramente la sto vivendo bene, so che mancano pochi giorni ormai e non vedo l’ora di vedere le mie compagne di nazionale e i ragazzi con cui mi alleno correre e far vedere quanto valgano. Certo non posso negare che ho dentro di me un forte disappunto per non esserci anch’io: a volte penso che non accenderò la TV finché le Olimpiadi non saranno finite, altre penso che è andata così e da qui posso solo imparare e migliorare.

Vece Europei 2020
Miriam Vece con il bronzo dei 500 metri da fermo agli Europei 2020, dopo quello vinto ai Mondiali
Vece Europei 2020
Miriam Vece con il bronzo dei 500 metri da fermo agli Europei 2020, dopo quello vinto ai Mondiali
Riguardando indietro, pensi che ci fosse davvero la possibilità di qualificarti o sei conscia che il processo di maturazione è più orientato verso Parigi 2024?

Non so onestamente come sarebbe andata se avessi iniziato ad allenarmi solo da velocista e cosi seriamente magari un anno prima. Nella velocità ci vuole tanta esperienza e tattica, cosa in cui sto migliorando di gara in gara, ma purtroppo con i se e i ma non si va da nessuna parte e la qualifica per Tokyo 2020/1 non è arrivata. Ora sicuramente il mio obiettivo più grande sarà Parigi 2024 e posso assicurare che ci sto già lavorando.

Tu sei giovanissima, ma eri bambina quando l’Italia presentò l’ultimo azzurro nella velocità (Roberto Chiappa nel 2008) mentre al femminile non siamo mai stati presenti: secondo te negli ultimi anni sono stati fatti progressi nel settore o siamo ancora molto indietro?

Sicuramente il nostro livello non è paragonabile al livello delle nazionali Top come Olanda, Gran Bretagna e altre, ma sono convinta che pian piano l’Italia si stia facendo rivedere. Penso che le due medaglie di bronzo vinte da me nel 2020 han fatto vedere che l’Italia si sta dando da fare e spero che questo possa rappresentare solo l’inizio. Allenandomi a Montichiari ho visto un gruppetto di 3 junior allenarsi da velociste, spero non mollino e vadano avanti, anche se essere velocista su pista vuol dire mollare completamente la strada e so che ad alcuni diesse la cosa non va molto giù…

Si parla spesso delle differenze fisiche prima ancora che tecniche tra i nostri specialisti e quelli delle nazioni più in voga (Olanda, Australia, Paesi orientali): è davvero tutta questione di muscoli?

La palestra fa una gran parte del lavoro, ma non tutto. Ci sono velociste come Voinova, la Welte e altre ragazze che hanno muscoli, ma non sono enormi eppure vanno fortissimo. Spingere i rapporti lunghi è la base al giorno d’oggi, che si allena sia in pista che in palestra e la tattica/tecnica fa la sua bella parte in gara, puoi essere veloce e forte quanto vuoi ma se non sai correre non vai lontano, parlo anche per esperienza personale: mi è capitato un paio di volte di essere quella col tempo migliore tra le due in batteria e poi ho perso la gara…

Gros Welte Europei 2018
La francese Gros e la tedesca Welte, due delle pretendenti al podio nella velocità a Tokyo
Gros Welte Europei 2018
La francese Gros e la tedesca Welte, due delle pretendenti al podio nella velocità a Tokyo
Tu che le atlete più forti le hai conosciute ed affrontate, chi vedi favorite per il podio olimpico nelle tre specialità (velocità individuale e a squadre e keirin)?

Ci sono tante ragazze che vanno forte ed è da un po’ che non ci sono gare internazionali e non le vedo correre, quindi non saprei. Ma sul podio della sfida per team sicuro metto Germania, Russia e credo Cina. Anche nella velocità e keirin sul podio vedo le tedesche; Sara Lee da Hong Kong penso sia un’altra delle favorite come può esserlo l’inglese Marchant , già medaglia olimpica a Rio. Nel keirin sul podio penso che ci sarà anche la coreana Lee. Poi in gara tutto può succedere, anche le russe, le olandesi e la francese Gros nelle specialità individuali non sono da sottovalutare.

Quanto inciderà l’assenza di eventi da oltre un anno per alcuni Paesi e pochissimi per altri (gli Europei disputati solo nel 2020 e a ranghi ridotti, annullati nel 2021, Mondiali disputati appena prima dello scoppio della pandemia)?

Il non correre per così tanto inciderà: l’adrenalina, l’ansia e la tensione prima di gare così importanti non si può vivere in allenamento, a differenza magari di un 200 metri lanciato che lo si può provare esattamente come si farebbe in gara.

Secondo te anche le condizioni particolari della rassegna olimpica, con gare senza pubblico, influiranno sugli esiti delle prove?

Se fosse una domanda personale per me ti direi sì. Sentire il pubblico urlare, applaudire e incitare mi dà sempre quella carica in più, poi va da persona a persona ma sono convinta che tanti atleti la pensano come me.

Lavreysen Hoogland 2020
Da sinistra Hoogland e Lavreysen, olandesi, secondo e primo ai Mondiali 2020. Una doppietta che si ripeterà?
Lavreysen Hoogland 2020
Da sinistra Hoogland e Lavreysen, olandesi, secondo e primo ai Mondiali 2020. Una doppietta che si ripeterà?
In campo maschile, considerando sempre le tre prove del settore, quali saranno i corridori e le scuole che si metteranno maggiormente in luce?

In campo maschile sul podio del TS mi aspetto olandesi e inglesi, sarà sicuramente una bellissima battaglia tra di loro come credo anche nella velocità e nel keirin. Gli olandesi sono campioni del mondo da anni e sicuramente faranno di tutto per vincere l’oro. Nelle specialità individuali penso che diranno la loro anche i giapponesi e australiani, poi penso che anche Nico Paul da Trinidad and Tobago che detiene il record nel mondo nei 200 metri possa fare molto bene nella velocità.

Tre soli anni per arrivare a Parigi: secondo te è un tempo ridotto per rimescolare le carte dopo Tokyo e quindi pensare a un contingente italiano più corposo e completo?

Penso che l’Italia, almeno in campo femminile, a Parigi avrà più esperienza e sono quasi certa che per alcune di loro sarà la seconda Olimpiade, sono tutte giovani e c’è ancora margine per migliorare. In campo velocità speriamo che tre anni siano abbastanza per arrivare dove vogliamo.

Che cosa significherebbe per te qualificarti per allora?

Qualificarmi per Parigi sarebbe il sogno di una vita, sarebbe scrivere la storia della velocità femminile in Italia ed è qualcosa che voglio e spero di riuscire a fare.