Ivan Quaranta ci sta facendo l’abitudine, ai ritorni trionfali dalle grandi manifestazioni giovanili e chiaramente si attende che presto la lunga scia si trascini anche alle prove dei grandi. Intanto però la rassegna iridata juniores di Apeldoorn gli (e ci) ha regalato una clamorosa sorpresa, un’inversione di tendenza con il gruppo delle ragazze azzurre che ha dominato il settore velocità con ben 3 ori, più il bronzo di quella che a conti fatti è stata la mattatrice della rassegna: Matilde Cenci.
Risultati che per certi versi cambiano le prospettive con cui viene visto il lavoro di Quaranta, a cui la Federciclismo aveva affidato, subito dopo Tokyo 2021, di far risorgere un settore storico per tutto il ciclismo italiano che era completamente caduto nel dimenticatoio. Ora non solo abbiamo un gruppo di Under 23 dalle grandi prospettive, ma anche le ragazze lanciano segnali importanti.


«Siamo riusciti a fare un bel gruppo – afferma il tecnico azzurro – Questi risultati sorprendono fino a un certo punto perché questo gruppo donne nasce sulla scia delle imprese di Miriam Vece, della sua rincorsa e storica partecipazione ai Giochi di Parigi. Questa cosa è stata importante per le ragazze giovani che hanno iniziato a interessarsi, a chiedere, a partecipare. Alla fine con lei a fare da apripista, queste ragazze hanno trovato una via di espressione e poi, quando puoi lavorare con quelle forti, è tutto più facile e cresci prima».
Capita spesso che interagiscano con Miriam?
Tantissimo. Lei spesso le consiglia, quasi mi dà una mano nella loro cura. Scherzando dicevo che ad Apeldoorn l’hanno stalkerizzata, per la gran quantità di telefonate e messaggi nel corso della rassegna…
Delle tre medaglie d’oro quale ti ha sorpreso di più?
Il chilometro da fermo, quella davvero non me l’aspettavo perché non essendo prova olimpica non la prepariamo nello specifico. Ma come è successo al maschile, con Bianchi che ha dimostrato di essere competitivo a livello mondiale, abbiamo dimostrato che anche fra le ragazze si può seguire la stessa strada.


Nella vittoria della velocità a squadre spicca il fatto che nel terzetto c’era anche Agata Campana che è una specialista della strada, quindi c’è una composizione un po’ diversa rispetto a quella classica della squadra maschile.
Agata ha dimostrato di avere delle ottime attitudini per questa disciplina. Nel Team sprint la terza come al maschile è l’elemento che ha un po’ più fondo. Anche Bianchi è un chilometrista che si allena anche tanto su strada, quindi è una dove la commistione è possibile. Consideriamo anche che a livello junior non c’è ancora quell’iperspecializzalizzazione che giocoforza interverrà più avanti. Tornando alla Campana, lei mi è stata utilissima perché rispetto alla Fiscarelli ha fatto un paio di decimi peggio come terza frazione, però a me è servita tanto per togliere una prova alla Fiscarelli. Quelle energie se le è ritrovate in finale, mentre in qualificazione abbiamo perso pochissimo, nel cambio ci abbiamo guadagnato tutti. Agata è stata bravissima nel svolgere il suo compito e adeguarsi.
Chi è Matilde Cenci?
Una ragazza forte – risponde Quaranta – che ha un passato da stradista e da allieva è stata anche campionessa italiana della madison, oltre a vincere su strada. Una ragazza veloce, forte, seria, che ha dedicato praticamente la vita a questo sport, pensate che è da gennaio che è in ritiro. E quindi è una ragazza su cui sicuramente si può puntare, lei come la Trevisan per il futuro. Entrambe l’anno prossimo passeranno di categoria, potranno correre con le Elite e inserendo la Vece nel team sprint potrebbe già essere una formazione capace di entrare nelle prime 8 a livello mondiale.


Si sa che in campo maschile ci vuole tempo per maturare, lo stiamo vedendo con la generazione dei Predomo, Minuta e gli altri. Per le donne è diverso, si matura prima, si arriva prima ai vertici?
C’è una differenza fisiologica. La donna matura prima anche fisicamente, quindi può iniziare prima a fare certi tipi di lavori, abbiamo un guadagno di un paio d’anni per poter fare certi lavori in palestra rispetto a un uomo e sono molto più redditizi. Perché? Appunto perché il sistema ormonale è già quasi completato. Faccio un esempio: la Cenci ha sfiorato il record del mondo del chilometro facendo 1’08”. La Fidanza, senza nessuna preparazione specifica, ha fatto 1’05”. Certamente servirà del tempo, dovremo lavorare senza fretta, sapendo però che vincere 3 titoli mondiali su 4 in palio non è una roba da poco.
Los Angeles per queste ragazze arriva troppo presto?
Io dico di no, dico che ce la possiamo giocare. Quando hai una Vece che è quarta nel ranking mondiale, una Trevisan che parte in 19”3 che già di per sé t’inserisce nelle prime 10 squadre al mondo, una Cenci che ti vince il chilometro sfiorando il record del mondo e conquistando il keirin facendo un giro e mezzo in testa, con un terzetto così si può anche pensare in grande. Bisogna lavorarci, fare allenamenti specifici insieme e li faremo. Inizieremo dopo il mondiale e già all’europeo 2026 conto che presenteremo la squadra. Lì sapremo qualcosa di più, se il progetto sarà realizzabile in tempi brevi, ma io sono convinto di sì.


I maschi sono passati un po’ sottotraccia, senza squilli…
Il team sprint ha chiuso al quarto posto, con una partecipazione di 16 terzetti – chiarisce Quaranta – Ghirelli nel Keirin ha vinto la finalina per il 7° posto ed è un primo anno. Cosumano ha fatto la seconda miglior prestazione come primo frazionista del team sprint di tutto il mondiale e anche lui è un primo anno. Melotti è stato bronzo all’europeo ma al mondiale era un po’ in calo. Sì, diciamo un po’ sottotono rispetto alle aspettative, però il materiale umano su cui poter lavorare c’è.
E i grandi?
Loro avevano una settimana di scarico mentre ero ad Apeldoorn, ora riprendiamo il lavoro verso i mondiali per continuare a progredire. Adesso stiamo preparando il mondiale sperando di entrare nelle 8 e dovremmo avere i tempi per poterlo fare. Siamo ancora in crescita, abbiamo ancora dei margini di miglioramento data la giovane età degli atleti e le possibilità di aggiornamento dei materiali e lavorando sulle posizioni dei corridori, per migliorare l’aerodinamica.
Il muro dei 43 secondi è raggiungibile?
Sì e penso che poterlo abbattere sia anche qualcosa che si realizzerà quanto prima. Chissà, magari già in Cile visto che la pista mi dicono essere molto veloce…