Il poker tricolore di Ganna, nella fornace di Sarche

22.06.2023
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SARCHE – Un caldo appiccicoso e molesto come quello che a Faenza lo aveva annientato, relegandolo al quarto posto dietro Sobrero, Affini e Cattaneo. Quando ieri Ganna è andato a farsi un giro sul percorso della crono tricolore, ha mandato un messaggio proprio a Sobrero, scrivendogli che sarebbe stata magra.

«E quando diciamo che è magra – sorride rinfrancato Pippo nella sala stampa, ricavata al fresco della Cantina Toblinovuol dire che proprio non ce n’è, che va proprio tutto male. E lui mi ha ricordato che nel 2018 ci aveva già fatto un campionato italiano da under 23, arrivando secondo dietro Affini (si partiva e si arrivava a Cavedine, ndr). Sapevo che nella prima parte avrei sofferto veramente tanto per non perdere e rimanere vicino a loro. Nella parte centrale potevo fare la differenza, ma con questo caldo non è mai facile. Devi fare quasi come in altura, che devi abbassare di tanto i valori. Però è andato tutto bene, siamo riusciti a portare a casa questo bel risultato. Fa piacere essere tornati».

L’amarezza del Giro

Mano a mano che gli arrivi si succedevano, ci siamo resi conto che seppure breve, la crono li ha messi veramente alla prova. Arrivavano lanciati in fondo al rettilineo e uscivano dal percorso per dare modo al cuore di riprendere i battiti e non fermarsi troppo bruscamente.

«Fino a questo momento – racconta Ganna – è stata una stagione tra alti e bassi. Mi sembra di fare le partenze in pista: parto e mi fermo: parto e mi fermo… Speriamo che adesso si parta e si vada avanti, sennò la situazione diventa critica. L’ultimo colpo me l’ha dato il Giro, dovermi ritirare è stata la mazzata più grande. Ero partito con la voglia di finirlo con una squadra che era ben presente e ha fatto vedere di poterselo giocare fino all’ultima tappa.

«Tornare a casa mi ha lasciato un nodo allo stomaco, però purtroppo la capacità di rimettersi in gioco fa parte dello sport e dello sportivo. Saper trovare di nuovo la motivazione per andare avanti quando le cose non vanno come si deve. E questa volta ho ricominciato in altura insieme a Matteo Sobrero ed Elia Viviani. Abbiamo fatto un bel blocco di lavoro insieme, abbiamo passato dei bei momenti a Livigno, cercando di resettare il cervello per ricominciare».

Fra le sorprese di giornata c’è anche il quarto posto di SImone Velasco. Sono stati 20 i corridori all’arrivo
Fra le sorprese di giornata c’è anche il quarto posto di SImone Velasco. Sono stati 20 i corridori all’arrivo

Una maledizione da sfatare

Dopo Livigno c’è stato il Tour de l’Occitanie. Racconta Cioni che il programma originario prevedeva il Giro di Svizzera, ma un paio di giorni prima Ganna ha avuto dei problemi di stomaco e così la squadra lo ha dirottato sulla corsa francese. Non essendoci crono, gli hanno prima chiesto di mettersi a disposizione dei compagni. E poi nell’ultima tappa gli hanno permesso di andare in fuga, per provare a vincere ed è arrivato il quinto posto.

«Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo – annuisce Ganna –  in previsione di questi giorni. Forse di testa l’italiano è uno degli appuntamenti che patisco di più, perché ogni anno fa sempre caldo e soffri veramente. E’ il rientro alle corse dopo un lungo periodo, ma questa volta siamo riusciti a sfatare anche questo mito. Sono stato sui miei valori e ho fatto quello per cui mi sono allenato. Quindi adesso meglio pensare a recuperare, perché sabato ci sono altri 200 e passa chilometri da affrontare».

Un altro podio per Mattia Cattaneo, con un distacco di appena 24 secondi da Ganna

Freschezza e mondiale

A detta di Viviani, che si è allenato con lui a Livigno e lo scorterà sabato nella prova su strada, Ganna era motivato sulla crono, ma anche sulla prova in linea. Fino a ieri, anche Pippo avrebbe indicato Zana tra i favoriti, ma l’uscita di scena del veneto apre altri scenari.

«A differenza degli altri anni – sorride mentre sorseggia la granita che gli ha portato il suo massaggiatore – ho fatto sì dei blocchi di lavoro, ma anche tanti blocchi di riposo. Forse l’arma vincente è riuscire ad arrivare freschi, non finiti: sia mentalmente che di gambe. E’ un aspetto su cui ridiamo ogni volta col massaggiatore Baffi. Non aver finito il Giro e passare dall’Occitania potrebbe avvantaggiarmi nell’avvicinamento al mondiale? Vediamo e incrociamo le dita, perché certo quella maglia mi piacerebbe riprendermela».

Per Tiberi e la sua (ancora) fresca maglia del Bahrain, un buon quinto posto a 1’02” dal vincitore
Per Tiberi e la sua (ancora) fresca maglia del Bahrain, un buon quinto posto a 1’02” dal vincitore

Il club delle crono

Affini lo sapeva di essere stanco: lo aveva detto alla vigilia e lo ha dimostrato con il settimo posto. Invece Cattaneo e Sobrero, usciti forte dal Giro di Svizzera, lo hanno messo alla prova. E’ come se gli uomini delle crono formassero una famiglia nella grande famiglia del gruppo. E se Sobrero è notoriamente suo… cognato, sentire che Cattaneo ha definito un onore essere finito secondo dietro di lui, lo fa sorridere.

«Con Mattia l’anno scorso abbiamo fatto insieme l’europeo – sorride – abbiamo condiviso la stanza, passato bei momenti. Abbiamo guardato film, abbiamo riso. E’ un bravissimo ragazzo. Quest’anno nelle prime tappe del Giro, prima che anche lui dovesse ritirarsi, si diceva: “Caspita, l’anno scorso abbiamo fatto il Tour e in gruppo non riuscivamo mai a parlare. Qui almeno ogni tanto riusciamo a scambiare due parole”. E’ bello riuscire a trovare dei momenti di leggerezza anche durante la corsa, quando si è tranquilli. E forse ti aiuta a legare di più con le persone».

Una granita sul tavolo e il pieno di registratori davanti: Ganna si racconta
Una granita sul tavolo e il pieno di registratori davanti: Ganna si racconta

Tre contro tutti

Sabato sarà bene avere buoni amici.  I corridori che militano in squadre straniere sanno di essere circondati dai tanti italiani, che per questa sola volta all’anno giocano in superiorità numerica.

«Il problema di sabato – ammette Ganna – è anche il numero dei corridori. Siamo in tre contro squadre che ne hanno magari 12, quindi non sarà semplice. Cercheremo di stare passivi, poi se si avrà la gamba, magari nel finale si proverà a fare qualcosa. Ovviamente non potremo essere noi a dettare le regole della corsa, quindi mi aspetto una partenza forte, perché ci saranno tante squadre che vorranno avere i corridori in fuga per non dover tirare. Perciò adesso si recupera. E’ divertente essere nello stesso hotel con squadre di ragazzini che vengono a chiedere la foto, è bello pensare di poter regalare un sogno. Se poi arrivasse una bottiglia di buon Trento Doc, stasera ne avremmo per brindare…». Bottiglia consegnata, il brindisi avrà certamente la sua origine controllata.

Livigno, Svizzera e forse Tour: come sta Sobrero?

08.06.2023
4 min
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L’ultima volta era in partenza per l’Amstel. Avevamo sentito Matteo Sobrero alla vigilia della campagna delle Ardenne, punto di passaggio sulla strada del Giro d’Italia. Aveva spiegato che dopo la Liegi si sarebbe fermato a casa e non in altura, perché quelle due settimane gli sarebbero servite soprattutto per recuperare. Invece, arrivati a Pescara, abbiamo realizzato che Matteo il Giro non lo avrebbe fatto. Il suo allenatore Pinotti ha parlato di scelta condivisa, poi la corsa rosa è partita portando con sé ogni altra considerazione. Dov’è finito Sobrero?

«Mi ricordo di quell’intervista – sorride – ci eravamo sentiti che ero in aeroporto, ma alla fine c’è stato un cambio di programma. E’ stata una scelta della squadra, ma anche una mia richiesta. Ho fatto una primavera impegnativa, ho corso parecchio. Dopo le Ardenne sarei dovuto venire a casa per preparare il Giro. Però abbiamo visto che ai Paesi Baschi stavo già abbastanza bene, per cui parlandone con Pinotti, abbiamo concluso che avesse più senso fermarsi e recuperare. Andare in altura e preparare bene eventualmente il Tour. Non essere andato in quota prima del Giro e dover fare tutto di corsa non mi convinceva. Sarebbe stata una cosa un po’ troppo di corsa…».

Che fatica sul Muro d’Huy: Sobrero chiude la Freccia Vallone al 21° posto
Che fatica sul Muro d’Huy: Sobrero chiude la Freccia Vallone al 21° posto
Quasi una forzatura?

Vedendo anche com’è andato il Giro, con parecchia acqua e freddo, arrivandoci senza essere abbastanza forte, magari non lo avrei finito e mi sarei ammalato. Sono cose che non si possono sapere, sarebbe potuto anche andare benissimo, chi lo sa? Però sono contento, la squadra ha fatto un ottimo lavoro, è stato un piacere guardarli.

E tu che cosa hai fatto in quelle tre settimane?

Ho corso fino al Romandia. Dato che non facevo il Giro, dopo la Liegi mi hanno chiesto di volare direttamente in Svizzera. Ero un po’ stanco, specialmente dopo la Liegi. Poi ho staccato, sono rimasto una settimana senza bici, siamo andati a farci una vacanza a Firenze e quando sono tornato, ho ricominciato. Sono stato una settimana e poi sono andato per tre settimane a Livigno. Sono tornato domenica.

Due piemontesi al via della Liegi: Sobrero e Mosca
Due piemontesi al via della Liegi: Sobrero e Mosca
Sei andato da solo?

A Livigno non si è mai da soli. Mi è bastato arrivare lassù e ho sempre trovato ottima compagnia. Una sera siamo stati a salutare i ragazzi del Team Colpack, poi è venuto su anche Ganna e adesso che sono andato via, è arrivato Bettiol.

Per cui adesso come prosegue la stagione?

Domani parto e vado a fare Gippingen e poi il Giro di Svizzera, quindi i campionati italiani e poi si vedrà. Se la squadra mi porta al Tour, vado di corsa. Trovare un posto è sempre difficile, non vorrei dire una guerra, ma quasi. Io vorrei farlo, non ci sono mai andato. Allo Svizzera sarò tranquillo, ma vorrei anche far vedere qualcosa. Ci sono due crono, ma anche un livello partenti molto alto e io non sono più necessariamente solo un cronoman. Insomma, dovrebbero esserci Kung ed Evenepoel…

Dopo la Liegi, volo diretto per il Giro di Romandia e poi un periodo di stacco
Dopo la Liegi, volo diretto per il Giro di Romandia e poi un periodo di stacco
La rinuncia al Giro un po’ è pesata?

E’ logico che da italiano dispiace sempre non fare il Giro, specialmente quest’anno con la Bra-Rivoli che passava vicino casa. E’ stato anche un peccato che fossi in altura e non ho potuto essere qua a guardare la tappa dal vivo. Però alla fine me ne sono fatto una ragione. Anche perché mi piacerebbe davvero tanto andare a fare il Tour.

Tour che viene bene anche per preparare il mondiale…

Esatto, diciamo che il cambiamento potrebbe portarmi a ridisegnare la seconda parte della stagione, anche se a Glasgow non ci ho ancora pensato troppo. So che c’è la crono con l’arrivo in salita, che potrebbe essere adatta. 

Dopo il Romandia, per Sobrero una settimana di vacanza a Firenze con Carlotta (foto Instagram)
Dopo il Romandia, per Sobrero una settimana di vacanza a Firenze con Carlotta (foto Instagram)
Quale potrebbe essere allora un obiettivo ragionevole per te al Giro di Svizzera?

Eh, una bella tappa non sarebbe male, se proprio potessi scegliere. E’ la corsa del rientro e sinceramente non vedo l’ora. Adesso è un po’ che non corro più e mi manca proprio quell’atmosfera. Ero su in montagna da solo, guardavo sempre il Giro e mi dicevo che mi sarebbe piaciuto correre. E poi lo Svizzera viene prima del dell’italiano, dove secondo me posso provare a far bene in entrambe le prove.

Debutto nelle Ardenne: Sobrero diventa cacciatore

15.04.2023
6 min
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Ieri il primo giro sulle stradine dell’Amstel, domani il debutto. E poi sarà così anche per la Freccia Vallone e la Liegi-Bastogne-Liegi. Matteo Sobrero da queste parti non ha mai corso, per cui quando gli è stato detto che sarà anche il leader del Team Jayco-AlUla, la sola cosa che gli è venuta da fare è stato un bel sorriso. Andiamo a vedere.

Il 2023 del piemontese ha preso un bell’andare. E’ mancata la vittoria, ma sono venuti tre piazzamenti fra i primi 4 al Giro dei Paesi Baschi, dove tutti andavano veramente forte. E Sobrero, che non era mai partito in modo così brillante, si è rimboccato le maniche e ha accettato anche la sfida del Nord. A 25 anni, queste sono le svolte che fanno crescere.

«Speravo di raccogliere qualche risultato in più – spiega – ma alla fine sono contento perché l’obiettivo principale di questa prima parte di stagione erano i Baschi, poi le Ardenne e il Giro. Quindi per adesso va bene, l’importante è che la condizione sia buona».

Vigilia Amstel, il Team Jayco-AlUla alloggia al Kasteel Bloemendal, prima dimora, collegio e lazzaretto
Vigilia Amstel, il Team Jayco-AlUla alloggia al Kasteel Bloemendal, prima dimora, collegio e lazzaretto

La vigilia nel castello

L’hotel Kasteel Bloemendal in cui alloggia la squadra australiana vale da sé il prezzo del biglietto. Doveva essere la residenza di un nobile produttore di tessuti di Aquisgrana, fornitore dello zar di Russia, che iniziò a costruirlo nel 1791, salvo poi morire nel 1795. I lavori furono così ultimati dal figlio, ma nel 1846 il castello passò di mano e divenne un collegio dell’ordine femminile del Sacre Coeur.

Durante l’occupazione nazista fu quindi trasformato in un lazzaretto con una capacità di 350 posti letto, per poi tornare collegio fino al 1970. Passato nel controllo del Comune di Vaals, nel 1990 è stato trasformato in hotel. E proprio qui, in questo punto in cui si uniscono i confini di Olanda, Belgio e Germania, ieri pomeriggio è arrivato anche Sobrero.

Seconda tappa nei Paesi Baschi a Leitza: vince Schelling, Sobrero è secondo
Seconda tappa nei Paesi Baschi a Leitza: vince Schelling, Sobrero è secondo
Partiamo dai Baschi allora. Un secondo posto e due quarti, quale brucia di più?

Più che il secondo posto, mi brucia il quarto posto nella tappa vinta da Higuita, perché lì una vittoria ci stava tutta. Invece ho preso la volata parecchio indietro e ho rimontato forte, ma tardi. Per quello mi girano un po’ di più le scatole. Diciamo però che ho fatto sei tappe senza mai uscire dai primi 20. Peccato solo che nell’ultimo giorno ho pagato e sono uscito di classifica. Ero quinto, mi sono ritrovato sedicesimo. Magari la top 10 nella generale sarebbe stata una bella soddisfazione in una corsa dura come i Baschi.

Questa brillantezza è figlia della condizione o di una preparazione diversa?

Abbiamo deciso di cambiare qualcosa. Questo inverno insieme a Pinotti ho lavorato un po’ di più sulle distanze, sull’endurance. Mi sono concentrato di più sulla strada e non solo sulle cronometro. E poi penso che una stagione in più da professionista mi abbia dato una maturità superiore. Alla fine tutti gli anni ti migliori un po’ e alla fine la somma è quello che mi ha portato a certi piazzamenti.

Al Giro dello scorso anno, ancora campione italiano, Sobrero vinse la crono finale di Verona
Al Giro dello scorso anno, ancora campione italiano, Sobrero vinse la crono finale di Verona
L’idea di fare di te un uomo da Giri quindi resta, ma ci si arriverà semmai aspettando la necessaria maturazione?

Esatto. Non voglio mettermi troppa pressione e il discorso vale anche per queste classiche. Correrò come capitano, perché Matthews non ci sarà. Il capitano designato sarebbe stato lui, ma è caduto nelle corse in Belgio e ha preferito focalizzarsi sull’altura in vista del Giro. A quel punto la squadra ha visto che sto bene, che nei Paesi Baschi sono andato forte e semplicemente mi ha detto che faranno la gara per me. Io queste corse non le ho mai fatte, però sono tanti anni che dico di volerci provare, perché mi dicono che siano adatte. Perciò adesso vedremo, classica per classica, giorno per giorno.

Facciamo un passo indietro: hai lavorato di più sulla strada, alla vigilia di un Giro che propone tre crono?

A ottobre ci siamo trovati con la squadra per preparare questa stagione e definire gli obiettivi. Alla presentazione del Giro avevo visto che ci sono sì tre crono, però è difficile trovarne una come quella di Verona dell’anno scorso (nel 2022, Sobrero ha vinto l’ultima crono del Giro, ndr). Come caratteristiche, la prima in Abruzzo potrebbe essere simile a quella di Budapest, forse anche più veloce. Quindi magari è l’unica in cui io possa provarci, anche se comunque ci saranno Ganna, Remco e anche Foss. La seconda è molto piatta, mentre l’ultima è una cronoscalata.

Ieri per Sobrero il primo test sulle cotes della Amstel Gold Race, la classica del Limburgo Olandese
Ieri per Sobrero il primo test sulle cotes della Amstel Gold Race, la classica del Limburgo Olandese
Dei pessimi compagni di viaggio, insomma…

Ci sarà tanta qualità e allora Pinotti, ridendo, mi ha detto: «Potresti entrare fra i primi 10 in tutte e tre le crono, senza però raccogliere il risultato pieno». Dopo questa osservazione, abbiamo confermato che farò il Giro, ma con un approccio differente. Abbiamo lasciato un po’ perdere la cronometro e deciso che punterò alle singole tappe andando in fuga. Per questo è un po’ cambiata la preparazione.

Una cosa del genere proposta a un cronoman destabilizza o stimola?

La verità è che per me la cronometro ci sarà sempre. E’ una cosa che rimane, perché comunque ci lavoro tutte le settimane. Però mi sono detto che posso sacrificare un allenamento specifico, facendo un giorno più sulla bici da strada. E questo sicuramente è anche uno stimolo in più a migliorarmi e crescere su un fronte diverso. Del resto Filippo (Ganna, ndr) ha dimostrato che se uno va forte a crono, va forte anche su strada.

La sesta tappa del Giro dei Paesi Baschi gli è costata il piazzamento in classifica, passando da 5° a 16°
La sesta tappa del Giro dei Paesi Baschi gli è costata il piazzamento in classifica, passando da 5° a 16°
Per cui correrai quassù fino alla Liegi e poi cosa farai nelle due settimane prima del Giro?

Ho poco tempo. Per qualche giorno ho guardato di andare in altura, ma alla fine sarebbe una cosa troppo tirata, troppo stressante. Dovrò comunque stare via per le tre settimane del Giro e allora mi sono detto che alla fine conviene fermarsi a casa. Non cambia niente fare 10 giorni in più di altura.

Invece per la prossima settimana resterai in Belgio?

Così pare, ma sono dieci giorni. Viene bene perché avrò modo di allenarmi sui percorsi delle gare. Ieri abbiamo fatto la ricognizione sulle strade dell’Amstel, che assieme alla Freccia Vallone forse è quella che più mi si addice…

Matteo Sobrero è nato nel 1997, è alto 1,77 e pesa 63 chili. E’ professionista dal 2020
Matteo Sobrero è nato nel 1997, è alto 1,77 e pesa 63 chili. E’ professionista dal 2020
Durante l’inverno l’UCI ha cambiato la normativa sulle misure delle bici. Per te c’è stata qualche variazione, essendo per giunta un cronoman?

In realtà no. Su strada ho cambiato bici, nel senso che è arrivata la Propel, il nuovo modello della Giant e adesso penso che userò sempre quella. E’ una bici più completa, però la posizione è sempre la stessa. Ed è rimasta uguale anche a cronometro, perché alla fine hanno cambiato le regole per quelli più alti. Io sono sotto il metro e 80, quindi per me la posizione per me è rimasta invariata. Pinotti mi ha spiegato che mi mancano quei tre centimetri per poterla cambiare. Ho detto a mia mamma che poteva impegnarsi di più (ride, ndr), ma ormai è fatta…

Destinazione AlUla: il ciclismo apre le porte al turismo

04.01.2023
8 min
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Per la prima volta da quando è nata e fatto salvo l’abbinamento tecnico con Scott dal 2017 al 2020, la squadra riconducibile al gruppo GreenEdge Cycling viene affiancata da un marchio non australiano: AlUla. Finora li avevamo conosciuti come Orica-GreenEdge, poi Mitchelton-Scott, quindi Bike Exchange. Per i prossimi tre anni la squadra guidata da Brent Copeland si chiamerà Jayco-AlUla. Ed è proprio il team manager sudafricano a spiegarci l’abbinamento e la sua origine.

Al-‘Ula è una città della regione di Medina nel Nord-Ovest dell’Arabia Saudita. Si trova sulla Via dell’Incenso, all’interno del Governatorato di ‘Ula: uno dei sette nella regione di Medina.

«AlUla è anche la regione – dice Copeland – in cui nel 2022 abbiamo corso le cinque tappe del Saudi Tour. E’ una regione molto bella e particolare. Ci hanno trovato tombe di 2000 anni fa, non so se ricordate le immagini della corsa (foto Getty Images, in apertura). E’ un’area con montagne molto particolari in cui hanno creato un distretto turistico che si chiama Luxury Destination. Sono tutti hotel 5 stelle, 5 stelle deluxe, che richiamano una clientela di altissimo profilo».

In che modo lo sport può funzionare da traino?

Credono nello sport e anche nel ciclismo. Al Tour de France 2021 hanno fatto una prova con noi, mettendo il nome sulla spalla, e hanno visto che in 18 mesi la visibilità e il ritorno sono stati molto alti rispetto ad altri investimenti che fanno abitualmente

Ad esempio?

Investono molto sui concerti. Bocelli è stato già per due volte lì a cantare. Però hanno visto che il ciclismo, soprattutto quello internazionale che fa il giro del mondo, dà tanta visibilità per il turismo. Poi c’è da dire che chi va in bici adesso e può permettersi bici da 15.000 euro è anche il tipo di cliente che sceglie determinati hotel.

Per questo hanno deciso di aumentare l’impegno?

Adesso hanno uno spazio importante sulla maglia, non è più solo una spalla. L’accordo del Tour è durato 18 mesi, ma durante quest’anno abbiamo iniziato a parlare, proponendo di fare un progetto più ampio. Di non fare solo una sponsorizzazione, ma della possibilità di parlare con la Federazione.

Con quale obiettivo?

Vedere se c’è qualche corridore di laggiù che possiamo mettere alla prova, portarlo in ritiro. Proviamo ad aprire le porte ai loro atleti e l’idea gli è piaciuta molto. E poi, approfondendo il discorso, hanno visto il tipo di ritorno possibile e hanno accettato la nostra proposta.

Ci sono atleti con cui lavorare?

Qualcuno sì, non sono tantissimi però stanno cercando di fare sempre di più, anche a livello sportivo. Stanno cercando di promuovere il ciclismo, la corsa a piedi e ovviamente il calcio. Ma il ciclismo piace, ho visto che hanno fatto un accordo anche con Movistar appunto per questo… 

Gerry Ryan che finora ha pagato tutto di tasca sua si sarà sentito sollevato?

In passato, c’era stato Orica, che era un’azienda australiana. Poi sponsor tipo Scott e Giant che non erano suoi. Però lui ha sempre coperto con le sue aziende l’80 per cento del budget. E’ molto presente e importante per la squadra.

Avete già portato qualche corridore in ritiro con voi?

No, ne faremo uno dopo il Saudi Tour. Rimaniamo lì un paio di giorni, facciamo una presentazione con Laura Martinelli per quanto riguarda l’alimentazione. Facciamo una riunione con gli allenatori. Sarà un ritiro strutturato così ogni giorno, in cui sarà inclusa anche una pedalata.

In questi hotel di super lusso c’è spazio anche per il cicloturismo?

Certo. Hanno già fatto percorsi molto belli. Tra l’altro ne hanno fatto uno tutto in mezzo alle coltivazioni dei datteri e stanno aumentando il numero delle ciclabili. Andare in bici ad AlUla è bellissimo in questo periodo, mentre in estate è praticamente impossibile. Durante l’inverno è perfetto, l’anno scorso avevano pochi alberghi completati. Per quest’anno al Saudi Tour, ho sentito che riescono a mettere tutte le squadre nei loro hotel. In un anno hanno fatto cose spaziali.

Ad esempio?

Hanno costruito un aeroporto in meno di due anni e hanno già iniziato con voli diretti per l’Europa e altri Paesi. Hanno 6-7 voli al giorno. E alla fine guardando le statistiche, sono pieni di turisti italiani e anche svizzeri. L’anno scorso lungo il lago di Lugano c’era una mostra fotografica dedicata ad AlUla di cui non sapevamo niente.

In quelle zone si sta investendo molto nel ciclismo, da UAE Emirates a Bahrain: c’è un po’ di emulazione?

Non fanno mai confronti con chi c’è già, però anche io ho questa sensazione. Stanno investendo in vari sport. Sostengono Manchester City e Paris Saint Germain. Anche il Qatar si muove in questa direzione. E parallelamente si stanno muovendo anche con le federazioni per introdurre i vari sport. Sono nazioni che stanno portando gli sport di base nelle scuole e questo sia per un fatto di sport sia anche per questioni benessere.

L’ultima tappa del Saudi Tour 2022 è stata vinta da Dylan Groenewegen (foto Getty Images)
L’ultima tappa del Saudi Tour 2022 è stata vinta da Dylan Groenewegen (foto Getty Images)
Il Saudi Tour dello scorso anno aveva anche una tappa di salita…

Ci sarà anche quest’anno: una salita di 5 chilometri se non mi ricordo male, davvero dura. Ma a parte quello, c’è un altro strappo e tutto il resto è pianura. Come percorsi non è il massimo per andare in ritiro, come meteo sì. Ma se parliamo di turisti, prendi una e-bike o una mountain bike e te ne vai in giro a guardare le tombe. Sono bellissime, una roba pazzesca da vedere. Prima di andare, mi chiedevo come fosse. Ero un po’ scettico, cosa vuoi trovare in mezzo al deserto? Invece sono rimasto impressionato dal posto.

C’è qualcuno nel board di Luxury Destination che conosca il ciclismo?

C’è un americano, Philip Jones che arriva da Dallas. E’ già venuto al Giro e anche al Tour de France. E adesso verrà al Tour Down Under, dove faremo una presentazione. E’ giusto che si parta da Adelaide, manchiamo da due anni…

Rev Pro Mips: il casco approvato ed usato dai pro’

09.12.2022
3 min
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Giant per la stagione 2022 ha fornito il suo casco Rev Pro Mips agli atleti del team Bike-Exchange. Un prodotto nato per essere performante e soddisfare le esigenze dei corridori professionisti. Il lavoro coordinato tra Giant ed i corridori del team australiano è stato fondamentale per avere un casco che possa fornire il massimo della tecnica e della performance. 

Ventilazione e leggerezza

Il Rev Pro Mips unisce un design aerodinamico ad un’ottima ventilazione che permette il raffreddamento interno. La forma della calotta, creata con analisi CFD, dona a questo casco un profilo estremamente aerodinamico. Quest’ultimo è un fattore fondamentale soprattutto quando si è in corsa, dove ogni piccolo dettaglio fa la differenza. 

«E’ un ottimo casco (ci dice Matteo Sobrero, che ha avuto modo di usarlo questa stagione con il team Bike-Exchange, ndr). E’ davvero ben riuscito, la testa rimane sempre alla stessa temperatura, sia con il freddo che con il caldo. La stagione si sviluppa principalmente nei mesi estivi ed avere un casco come il Rev Pro Mips, che non fa accumulare il calore all’interno della calotta, è fondamentale».

Il Rev Pro Mips è un casco estremamente leggero e confortevole, con i punti di pressione ben distribuiti
Il Rev Pro Mips è un casco estremamente leggero e confortevole, con i punti di pressione ben distribuiti

Adatto a tutti

Questo casco è costruito con tecnologia Cinch Pro Mips che distribuisce i punti di contatto in maniera equilibrata su tutta la testa, per fornire un miglior comfort. La regolazione avviene in cinque punti differenti. Il sistema di chiusura è l’Element Strap System (ESS) con cinghie monostrato LiteForm ultrasottili e facilmente regolabili. 

«In squadra – riprende Sobrero – lo abbiamo usato tutti e, nonostante le diverse forme e misure della testa, ci siamo trovati molto bene. Ha un fit davvero ottimo, senza punti di pressione anche dopo che lo si sta indossando da molte ore. La chiusura e la conseguente regolazione, sono molto semplici ed intuitive e si mantengono stabili per tutto l’anno. Una volta regolato non ho mai avuto bisogno di metterci mano».

Rimane estremante comodo anche durante gare molto lunghe e faticose
Rimane estremante comodo anche durante gare molto lunghe e faticose

Sicurezza 

La struttura del Rev Pro Mips è perfezionata per assorbire al meglio gli impatti ad alta e bassa velocità. Questo perché costruito ed assemblato con EPS a bassa densità, il guscio, invece è composto da policarbonato temperato ultrasottile, che mantiene il peso davvero contenuto: nella taglia M si parla di 290 grammi

Il prezzo del Rev Pro Mips è do 189,99 euro.

Giant

Un podio per chiudere. Sobrero ha fatto tremare i grandi

22.10.2022
4 min
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Matteo Sobrero ha chiuso la sua stagione con un ultimo acuto. Importante soprattutto per il morale, ma anche per capire chi è e chi potrà essere. Il corridore di Alba ha chiuso al terzo posto la Chrono des Nations, diretta discendente di quel Trofeo delle Nazioni che, fino all’avvento del mondiale a cronometro, decretava ogni anno il miglior interprete delle prove contro il tempo.

A Les Herbiers Sobrero è stato autore di una prestazione magistrale, salendo sul podio dietro due massimi calibri della specialità, il vincitore svizzero Kung e l’iridato norvegese Foss e il distacco è stato minimo, appena 11” dal primo.

Sobrero impegnato nella crono francese. Ha coperto gli oltre 45 chilometri in 53’40” alla media di 50,791
Sobrero ha coperto gli oltre 45 chilometri in 53’40” alla media di 50,791

Sobrero, voglioso come tutti i suoi colleghi di mettere per un po’ da parte la bici e pensare alle meritate vacanze, è rimasto sorpreso dalla sua prestazione e soprattutto dal distacco minimo dai due avversari, i protagonisti del recente mondiale dove la distanza fra loro e il piemontese era stata ben più ampia.

«Effettivamente è stata una sorpresa – conferma – ma più che dal piazzamento sono rimasto colpito dal distacco così contenuto. Con Pinotti, che la gara l’aveva già corsa e la conosceva bene, avevamo parlato alla vigilia e mi aveva detto che se tutto andava bene, su quel percorso potevo dire la mia».

In fin dei conti fra il mondiale a cronometro e la gara in Francia è intercorso appena un mese: che cosa è cambiato nel frattempo?

Passando da 1’30” abbondante a pochissimi secondi qualcosa evidentemente è cambiato. Ragionandoci sono giunto alla conclusione che non è stato solo un aspetto legato alle sedi di gara o ai percorsi, forse in Australia non ero proprio al top della forma, soprattutto nella gara individuale, mentre in Francia mi sono sentito davvero bene.

Per Kung, in maglia di campione europeo, un bis che vale una piccola vendetta (foto Keystone/Ehrenzeller)
Per Kung, in maglia di campione europeo, un bis che vale una piccola vendetta (foto Keystone/Ehrenzeller)
Che differenze c’erano fra i due eventi dal punto di vista del percorso?

Per me quello australiano era più veloce. E’ vero che c’era una salita aspra da affrontare due volte, ma per il resto si filava parecchio. Quello francese era invece un tipico percorso di quelle parti, un continuo su e giù. Io mi esprimo meglio su questi tracciati dove può emergere l’agilità, quello iridato era un percorso tutto di potenza, io con i miei 60 chili potevo fare ben poco.

I tuoi avversari hanno dato il massimo in gara a tuo parere?

Credo proprio di sì. Ho parlato con loro prima del via: Foss sentiva molto il fatto che era la prima gara dove indossava la maglia iridata, Kung dal canto suo pregustava la possibilità di potersi prendere la rivincita confermando altresì la vittoria dello scorso anno. Lo svizzero ci teneva davvero tanto perché la sconfitta del mondiale gli bruciava ancora. E’ chiaro che sia dal punto di vista della forma sia soprattutto mentalmente, le forze sono quelle che sono, ma quando sei in lotta tiri fuori energie impensate.

Esordio da iridato per Foss, un secondo posto a soli 2″ da Kung (foto Jumbo Visma)
Esordio da iridato per Foss, un secondo posto a soli 2″ da Kung (foto Jumbo Visma)
Sai che la tradizione alla Chrono des Nations non è sempre stata favorevole agli italiani, un podio è cosa rara…

Me lo ha detto Pinotti, che aveva fatto quarto. So che Ganna un anno è giunto secondo, ora c’è il mio terzo posto e ne sono ancora più felice. Non potevo chiudere meglio la mia stagione.

Che cosa ti aspetta ora?

Una settimana al caldo, non so ancora dove e rigorosamente senza bici. Ho fatto la mia ultima gara il 16 ottobre e mi sono ripromesso di non riprenderla in mano almeno fino al 16 novembre. C’è bisogno di ricaricare le batterie a tutti i livelli e un mese di riposo è quantomai necessario.

Il podio della Chrono des Nations: nata nel 1982, solo Ganna finora era salito sul podio nel 2019
Il podio della Chrono des Nations: nata nel 1982, solo Ganna finora era salito sul podio nel 2019
Non pensi che la stagione sia stata troppo lunga?

A ben guardare non direi. L’anno prossimo si ricomincerà addirittura a gennaio, con le gare australiane che ritornano nel calendario. Quello della stagione lunga secondo me è un falso problema: ogni corridore ha tutto il tempo per scegliere i suoi obiettivi e regolarsi di conseguenza, prendersi le sue pause, in questo modo anzi tutti hanno il loro spazio. Io ad esempio con l’infortunio a inizio stagione ho avuto modo di recuperare e rifarmi. Certo questo sistema mentalmente è pesante, magari a 42 anni staremo tutti a guardare le gare in Tv e non potremo fare come Valverde

Le vacanze in Kenya, poi per Zana inizia la nuova vita

15.10.2022
5 min
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Il tricolore da far splendere nel WorldTour. La vittoria nel campionato italiano di fine giugno in Puglia ha spalancato le porte della Bike Exchange-Jayco a Filippo Zana, che con gli australiani ha firmato un contratto triennale. C’è tanta voglia di crescere nel ventitreenne vicentino sbocciato nella Bardiani Csf-Faizanè che, oltre a vestirsi con il simbolo del primato nazionale, ha sfiorato l’azzurro ai mondiali in Australia.

Sobrero e Zana sono stati i messaggeri di Bennati al mondiale: nel 2023 correranno insieme alla Bike Exchange
Sobrero e Zana sono stati i messaggeri di Bennati al mondiale: nel 2023 correranno insieme alla Bike Exchange
Ti avevamo lasciato su quel ponticello 4 chilometri dal traguardo della prova iridata: ce lo racconti?

Eravamo io e Sobrero. Sicuramente sarebbe stato bello correre, però è stata una gran bella esperienza: tutto serve nella vita.

C’è un punto in comune tra il campionato italiano che hai vinto e il mondiale, ovvero l’assenza di radioline: ci sveli qualche retroscena?

Al campionato italiano andavamo dietro alla macchina, anche perché la prima parte era in linea e non avevamo molte informazioni. Anch’io andavo dietro per chiedere come eravamo messi e che cosa dovevamo fare: per fortuna è andata per il meglio per me.

Per il tuo modo di correre è stato un vantaggio non avere riferimenti?

Diciamo che alla fine servono sempre le gambe. Poi, le radioline danno qualche vantaggio, ma se hai le gambe stai davanti, altrimenti ti stacchi

La vittoria del tricolore in Puglia, venuta dopo la Adriatica Ionica Race, ha segnato per Zana la svolta
La vittoria del tricolore in Puglia, venuta dopo la Adriatica Ionica Race, ha segnato per Zana la svolta
E al mondiale?

Cercavamo di dare più riferimenti e informazioni possibili ai nostri compagni. Probabilmente con le radio sarebbe potuto cambiare qualcosa e, magari, il gruppo di Rota non sarebbe stato ripreso. Comunque, Evenepoel ha fatto vedere di essere il più forte e il nome del vincitore non sarebbe cambiato. Non trovo tanto il senso che si corra sempre con le radioline e poi manchino nelle due o tre volte l’anno in cui ti giochi qualcosa di molto importante. Le regole stanno così, perciò mi adeguo e cerco di fare del mio meglio.

Il 2022 è stato un anno incredibile per te: te l’aspettavi?

Diciamo che quest’anno ci sono stati tanti alti e bassi. Al Giro d’Italia non ero molto felice, poi per fortuna è arrivata la condizione, per cui c’è stato un mese e mezzo che mi sono fatto vedere, dopodiché è arrivata anche la maglia.

La maglia tricolore di Zana sul San Luca, accanto a Izagirre, all’ultimo Giro dell’Emilia
La maglia tricolore di Zana sul San Luca, accanto a Izagirre, all’ultimo Giro dell’Emilia
Cos’è cambiato da quando hai indossato il tricolore?

La maglia pesa un po’, cerco di onorarla sempre al meglio. E’ dura, ma mi auguro di partire col piede giusto anche l’anno prossimo, in cui avrò tante motivazioni. Il passaggio di squadra mi stuzzica, fa bene al morale, speriamo di fare bene.

Che cosa ti aspetti da questa avventura alla Bike Exchange?

Penso che entrare nel WorldTour sia il sogno di tutti i ragazzi che cominciano a correre in bici. Sono riuscito a realizzare quello che da bambino sembrava così lontano e ora corro al fianco di grandi campioni

Siamo in anni di grandi cambiamenti, con l’avvento di tanti giovanissimi talenti come Pogacar, Van Aert, Evenepoel: che ne pensi?

Sono dei fenomeni contro cui dobbiamo correre. Spero di farmi valere e di farmi valere ogni tanto. 

Anche Zana, come qui Simon Yates, ha sostenuto le visite mediche a Torino nei giorni scorsi (foto BEX Media)
Anche Zana, come qui Simon Yates, ha sostenuto le visite mediche a Torino nei giorni scorsi (foto BEX Media)
Ti piacerebbe più fare un grande Giro o hai messo nel mirino qualche classica?

Vorrei fare un grande Giro in supporto di qualche mio compagno poi, se ce ne sarà occasione e la condizione mi assisterà, magari avere qualche giorno di libertà se si è lì davanti con un po’ di gamba. Le classiche sono bellissime, forse un po’ meno adatte a me, ma se ci fosse qualche possibilità… La più adatta a me potrebbe essere la Liegi, poi mi piacerebbe fare la Roubaix almeno una volta nella vita ed entrare nell’inferno del pavé. Tutte le gare a cui si va, sono buone per vincere.

Col tuo tricolore rappresenti il movimento italiano, che sta brillando su pista trascinato da Ganna, ma che sta ricevendo anche troppe critiche su strada…

Tanti hanno criticato il nostro movimento e parlato di crisi, ma non credo sia così in difficoltà, visto che anche al mondiale eravamo là davanti e siamo stati tutto il giorno in corsa. Certo, adesso non abbiamo un fenomeno che possa vincere le classiche o grandi Giri alla Pogacar o Evenepoel. Magari ci manca quella stella poliedrica, però mi sembra eccessivo dire che siamo messi malissimo. Col passare degli anni possiamo crescere ancora molto. Abbiamo tanti giovani che stanno crescendo, per cui speriamo di trovare anche noi un fenomeno italiano.

Il mondiale, sia pure da riserva, ha permesso a Zana (qui con Trentin) di mettere un piede nel ciclismo dei grandi
Il mondiale, sia pure da riserva, ha permesso a Zana (qui con Trentin) di mettere un piede nel ciclismo dei grandi
Ti concederai un po’ di relax?

Sento il bisogno di una bella vacanza. Era da tanto che volevo andare in Kenya e ci andrò con la mia ragazza.

Il tuo tipico allenamento autunnale?

Cerco di uscire sempre, dopo la quarantena i rulli hanno preso solo polvere. La mia salita personale è il Costo che va ad Asiago, perché penso sia la più calda del Veneto in inverno. E poi è il ritrovo dei ciclisti dell’Alto Vicentino.

Da solo o in compagnia?

Ci sono un po’ di professionisti che abitano in zona, per cui ci troviamo per strada. C’è Brambilla, poi Battistella e Richeze, che abita a Bassano. In allenamento ci si incrocia e ci si trova, per cui è bello anche così.

Sobrero e il racconto di un sabato bestiale

13.10.2022
6 min
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Como-Grenchen-Torino. Il pazzo weekend di Matteo Sobrero si potrebbe sintetizzare così: dal ritiro al Giro di Lombardia dopo aver lavorato per la squadra, alla volata in Svizzera per vedere il “quasi cognato” Filippo Ganna conquistare il record e poi giù di nuovo verso il Piemonte per il raduno con la Bike Exchange in vista della stagione ventura. Oltre a svelarci gli aspetti più umani del marziano Top Ganna, Matteo ha raccontato come la cronometro continuerà a essere una costante per lui, ma non l’unica strada (in apertura durante quella vinta a Verona alla fine dell’ultimo Giro)

Sobrero è del 1997 ed è uno dei cronoman fissi della nazionale, ma non si definisce uno specialista
Sobrero è del 1997 ed è uno dei cronoman fissi della nazionale, ma non si definisce uno specialista
Ci racconti il tuo pazzo sabato 8 ottobre?

E’ stata una giornata piena, ma alla fine ne è valsa la pena. E’ stata una grande emozione perché sono riuscito ad arrivare al velodromo che mancava mezz’ora alla fine

E già il record si stava materializzando…

Esatto, mi sono goduto il meglio dell’Ora: è stato veramente pazzesco.

Da cronoman quale sei, ti ha stimolato? Hai mai pensato, magari un giorno ci provo anch’io?

No, so che ha fatto una prestazione che da battere sarà difficile. Solo con gli anni e lo sviluppo dei materiali sarà poi possibile superare questo record, come abbiamo visto con Wiggins e negli ultimi 10 anni, con l’aumento della velocità media dell’ora. Io non sono di certo uno che potrà mai pensarci: se penso al record dell’Ora, penso a Filippo Ganna. Lui era fatto per uno sforzo così.

Sobrero si è ritirato dal Lombardia al primo passaggio da Como per andare a Grenchen
Sobrero si è ritirato dal Lombardia al primo passaggio da Como per andare a Grenchen
Che cosa gli hai detto nel marasma dei festeggiamenti?

C’era tantissima gente e, quando sono riuscito a raggiungerlo, mi ha soltanto abbracciato e ringraziato di essere lì. Ci siamo capiti con uno sguardo.

Hai dovuto fare gli straordinari per arrivare in tempo?

Sono arrivato a fine stagione con le batterie un po’ scariche. Ho fatto parecchia fatica al Lombardia, sul Ghisallo mi sono staccato e ho visto che non sarei riuscito a finire la gara e così mi sono ritirato al passaggio a Como. Ho fatto la doccia, mi sono cambiato e sono partito il prima possibile per arrivare su a Grenchen.

Vigilia dei mondiali crono, Sobrero ricorda un Ganna taciturno e diverso dal solito. Qui Pippo con Bodnar
Vigilia dei mondiali crono, Sobrero ricorda un Ganna taciturno e diverso dal solito. Qui Pippo con Bodnar
Un record frutto anche dalla voglia di rivalsa dopo la delusione mondiale: te ne ha parlato in Australia?

Eravamo in camera insieme e ho vissuto con lui quei giorni lì. Per un atleta del suo livello, nonostante sia Filippo Ganna, penso sia difficile preparare due grandi appuntamenti come il record dell’Ora e il campionato del mondo con l’obiettivo di riconfermarsi per la terza volta di fila. Penso che con la squadra avessero un po’ l’obiettivo del record e hanno speso di più su quello come energie. Forse fare il mondiale prima del record è servito anche come test per capire che stavano sbagliando su alcune cose e gli ha permesso di affinare la preparazione. Ha rallentato un attimo prima del record e gli è servito.

Ti ha mai confidato le sue paure prima del mondiale?

Quelli che conoscono Pippo sanno che se ti dice che ha il mal di gambe o che non sta bene è perché va fortissimo. In Australia, invece, l’ho visto diverso, non diceva niente, era un po’ preoccupato. Lo vedevi che sentiva la pressione, ma non era al 100 per cento.

Visite mediche del Team Bike Exchange a Torino. La domenica sera all’indomani dell’Ora, è stata la volta di Sobrero
Visite mediche Bike Exchange a Torino. La domenica sera all’indomani dell’Ora, è stata la volta di Sobrero
E prima del record, l’hai sentito?

No, perché lo conosco e ha già tanti che gli scrivono. L’ultima volta che l’avevo visto era quando si era svegliato alle 2 di notte per andare in aeroporto dopo l’avventura australiana. Mi ha salutato ed è andato via, poi ci siamo sentiti soltanto via messaggio, ma non ho voluto mettergli più pressione oltre a quella che aveva già da tutto il mondo.

Lo sentivi più tranquillo dopo l’Australia?

Pur non sentendo lui direttamente, tramite Lombardi e altri, mi informavo. So che in quelle situazioni ha bisogno di isolarsi.

Quanto lui è stato importante nella tua crescita a cronometro, che ti ha portato persino a batterlo a un campionato italiano?

Lì era il percorso che mi si addiceva parecchio, però sono cresciuto ciclisticamente nella sua stessa scuola juniores con Marco Della Vedova: io ero primo anno, lui al secondo ed era già cronoman. Fare quell’anno lì accanto a lui mi ha fatto appassionare al mondo delle cronometro e da lì è cominciato il tutto. Gli chiedo sempre un po’ di consigli, mi confronto su nuove tecnologie e strategie.

L’entrata trionfante di Sobrero nell’Arena di Verona, dopo la vittoria dell’ultima tappa del Giro 2022
L’entrata trionfante di Sobrero nell’Arena di Verona, dopo la vittoria dell’ultima tappa del Giro 2022
Dunque, continuerai a curare questa disciplina?

Sì, quest’anno però mi ha dato ulteriore conferma che sono un cronoman, però per prove adatte a me, come può essere una crono in una corsa a tappe, ad esempio quella dello scorso Giro a Verona, non da specialista. Non sarò mai un corridore da crono del mondiale. Il prossimo anno, come volevo già quest’anno, voglio confermarmi di più nelle prove in linea.

Pinotti ti definisce un fuoriclasse delle crono: che ne pensi?

Anche quando non sono il favorito o se la crono è piatta, riesco sempre a salvarmi. Le gambe ci vogliono e ci vogliono watt, però la testa conta tantissimo.

Ganna e Sobrero nel 2015 al primo anno da U23 dopo un cammino parallelo fra gli juniores
Ganna e Sobrero nel 2015 al primo anno da U23 dopo un cammino parallelo fra gli juniores
Brent Copeland dice che hai margini di miglioramento importanti…

Il secondo obiettivo della stagione era il Giro di Polonia, centrato in parte, perché sono arrivato quarto nella generale, andando un po’ in calando nel finale, non stando tanto bene di salute. Questo è quello che voglio fare anche nel 2023.

Hai già cerchiato qualche corsa in rosso?

Ne stiamo parlando con i direttori sportivi, vedremo. Forse quest’anno sono stato penalizzato dall’infortunio al gomito, mentre l’anno prossimo vorrei cominciare a correre prima per trovare la condizione subito.

La corsa dei sogni?

Il Lombardia. Nonostante non ci sia mai arrivato nelle migliori condizioni, sognare non costa niente.

A Wollongong, Sobrero ha conquistato l’argento con il Team Relay ed è stato 15° nella crono
A Wollongong, Sobrero ha conquistato l’argento con il Team Relay ed è stato 15° nella crono
Lunedì prossimo verrà presentato il Giro d’Italia: si parla di tre prove contro il tempo per attirare Evenepoel, di cui una cronoscalata. Ti stuzzica?

La cronoscalata è un po’ un estremo così come dall’altra parte c’è la crono in pianura. Io mi colloco nel mezzo ed è quello il contesto in cui posso giocarmela di più. 

Al di fuori del ciclismo, ci racconti di cosa ti occupi?

Abbiamo venti ettari di terreno, principalmente vigneti, con cinque ettari di noccioleti. Produciamo vino in famiglia: se io e mia sorella continueremo l’attività, saremo la quarta generazione. E’ un grande peso, però se non avessi fatto il ciclista, sarei stato a casa portare avanti l’azienda. Un domani, quando smetterò, mi vedrete lì. 

Sobrero+Affini: un tandem lungo appena 6 secondi

19.09.2022
4 min
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I due altri azzurri alle spalle di Ganna sono arrivati al traguardo a una manciata di secondi uno dall’altro. Prima Affini e poi Sobrero, distanza minima di 6 secondi. E così alla fine se ne sono andato entrambi sulla bici di Matteo, perché quella di Edoardo qualcuno l’aveva già portata verso il camper. Affini sulla sella, Sobrero come meglio poteva sui pedali. La crono dei due azzurri ha avuto storie e motivazioni diverse. Nel primo caso un adattamento precario al fuso orario e al vento nel secondo caso.

La speranza di Affini

Affini ha concluso 13° a 1’28” da Foss e dopo l’arrivo si è seduto sull’asfalto. Per tirarlo via, gli hanno detto che lo aspettavano nella zona della hot seat, perché il suo era ancora il secondo miglior tempo.

«Magari non è neanche andata proprio scandalosamente male – dice – ma ho la sensazione di aver pagato il cambio d’orario. Credo di essere riuscito a riprendermi col sonno abbastanza bene, però a livello diciamo più fisico e metabolico, mi sento un po’ sfasato. E questo si riflette un po’ anche sulle bici. Anche nei giorni scorsi sentivo che andavo, ma c’era qualcosina fuori posto. Alla fine sono qui solo da 5 notti, perché a differenza degli altri due ragazzi, sono arrivato con qualche giorno di ritardo. Insomma, non sono l’unico che è arrivato qua martedì sera, non voglio si pensi che cerco una scusante. Però cercando di analizzare un po’, penso che il fuso orario possa avere influito sulla mia prova.

«Però a questo punto spero che lo sforzo violento mi abbia un po’… aperto per le prossime gare. Cioè per il Team Relay di mercoledì e poi per la strada. Non è che ho guardato i numeri più di tanto, perché a un certo punto sono andato a sensazione, però magari a sensazione ti sembra di spingere, invece i numeri dicono altro. Puoi avere una strategia di pacing, ma alla fine ho tirato fuori quello che potevo. Magari non è molto, però spero di poter dare un po’ di più nei prossimi giorni».

Per Matteo Sobrero è arrivato il 15° posto, a 1’34” da Foss
Prova faticosa di Sobrero, che coglie il 15° posto, a 1’34” da Foss

Sobrero e il vento

Matteo arriva molto più scanzonato, ma non per questo meno determinato. Si è piazzato 15° a 1’34” da Foss e con Velo sta cercando una spiegazione plausibile.

«Come già detto da Evenepoel – spiega – i primi 10 chilometri sono quelli in cui ho cercato di difendermi al meglio. Con Marco Pinotti ieri abbiamo guardato un po’ la strategia. Dovevo partire senza dare tutto, cercando il massimo nella seconda parte. Invece è successo che negli ultimi 4-5 chilometri il vento era particolarmente contro e non sono riuscito a fare tanta velocità rispetto agli specialisti con qualche chilo in più.

«Affini ha pagato l’adattamento al fuso, io fortunatamente sono arrivato qua con Filippo (Ganna, ndr) già più di una settimana fa, siamo partiti il 9 e arrivati l’11. Quindi questo per me non è stato un problema. Diciamo che non ho controllato i watt, ma più o meno ho fatto quello che dovevo fare e sono tranquillo perché sono consapevole che le mie cronometro sono altre».

Poi prima di andarsene in giro con Affini sulla stessa bici, Sobrero ha risposto a un paio di domande di un collega sloveno, molto interessato alla vendemmia nella casa piemontese di Matteo. Ganna a quel punto doveva ancora partire e tutto sembrava possibile.