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Tizza, il perfetto Cicerone per gli italiani della Bingoal

12.02.2023
5 min
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C’è un angolo di Belgio che man mano si sta colorando di verde, bianco e rosso. Si tratta della Bingoal WB, la professional vallone che da un paio d’anni sta accogliendo corridori italiani. Il primo a “mettere piede” in Belgio è stato Marco Tizza, e uno dopo l’altro ne sono arrivati degli altri. Da Attilio Viviani, per metà stagione 2022, a Malucelli. Una bella novità è rappresentata anche dall’approdo di Spezialetti, uno dei primi diesse non belgi del team. 

Tizza Liegi 2022
Tizza è approdato nel 2022 alla Bingoal ed è stato il primo italiano nella professional belga
Tizza Liegi 2022
Tizza è approdato nel 2022 alla Bingoal ed è stato il primo italiano nella professional belga

Porte aperte

Il tour della Bingoal WB lo facciamo quindi con il corridore brianzolo, arrivato nel team lo scorso anno, dopo i contatti avvenuti nell’autunno della stagione precedente. 

«Sinceramente – attacca Tizza mentre si prepara per uscire ad allenarsi – preferisco il Belgio rispetto all’Italia. Se guardo a quella che è stata la mia esperienza, posso dire che si riesce a fare più gruppo ed i diesse sono più coinvolti. Da noi sono tutti un po’ più individualisti. In squadra c’è un gran bel rapporto, arrivavo da sconosciuto, ma mi sono fatto subito apprezzare. Un’altra cosa bella è che non partono con pregiudizi, o comunque fanno presto a cambiare idea. Non sono stato tantissimo in Belgio, anche perché, viste le mie caratteristiche fisiche (Tizza pesa 60 chili ed è alto poco più di un metro e 70, ndr), non sono un corridore da pavé. Sono sempre rimasto non più di una settimana, prima per preparare Liegi e Freccia e poi per il Giro del Belgio. E’ un Paese che mi piace molto, dedicato al ciclismo e molto accogliente, anche se a me piacciono le salite e lì non ce ne sono molte (ride, ndr)».

Malucelli ha esordito bene con la nuova maglia secondo nell’ultima frazione del Saudi Tour dietro Consonni
Malucelli ha esordito bene con la nuova maglia secondo nell’ultima frazione del Saudi Tour dietro Consonni

Si parla francese

Dopo un anno intero con la maglia della professional belga Tizza è pronto per accogliere Malucelli e il diesse Spezialetti. 

«La Bingoal – continua – è una professional ottimamente organizzata. C’è un altro modo di allenarsi e di lavorare ma non è difficile adattarsi. Sono contento che sia arrivato Malucelli, è bello trovare qualcuno che conosci già e per di più italiano. Io e lui abbiamo corso insieme nel 2015 al Team Idea 2010, nel corso del tempo non ci siamo mai persi di vista. Appena ho saputo che era uno dei candidati per venire da noi sono stato contento. L’anno scorso non mi sono sentito escluso, anzi, ma ogni tanto mi sarebbe piaciuto avere qualcuno con il quale parlare italiano.

«Alla Bingoal si parla in francese, essendo valloni, ma i diesse in radio traducono in inglese. Dopo un anno posso dire che il francese lo capisco, ma non lo parlo. Motivo per il quale ogni tanto mi sono sentito un po’ distante. Quando è arrivato Attilio (Viviani, ndr) sono stato felice, non lo conoscevo ma abbiamo legato subito. Tant’è che ancora oggi ci sentiamo spesso».

Alessandro Spezialetti (a destra) dopo una vita in Italia ha deciso di intraprendere questa nuova sfida alla Bingoal
Alessandro Spezialetti (a destra) dopo una vita in Italia ha deciso di intraprendere questa nuova sfida alla Bingoal

Allenamenti differenti

Una nuova squadra vuol dire, spesso, nuovo metodo di lavoro, soprattutto se questa è straniera. Come si allenano i belgi della Bingoal?

«Direi – racconta Tizza – che è stato uno dei passi più difficili che ho fatto. Loro qui si allenano in un’altra maniera, vanno a tutta dall’inizio alla fine. Io che peso dieci chili in meno l’ho sofferto un po’ all’inizio – dice ridendo – “Malu” penso si sia adattato meglio. Ora andrà in ritiro con la squadra perché non ci sono corse e gli toccherà pedalare forte. Infatti, scherzando, mi dice che preferisce correre così si stanca meno, io gli ho detto che deve essere contento di andare in Spagna, almeno sta un po’ al caldo, a casa sua nevica!

«Però è vero che i belgi “menano” sempre, in particolare quando durante un allenamento incontrano altre squadre. Lì partono delle bagarre incredibili, secondo me a Malucelli faranno bene questi ritmi, lui è un velocista e deve abituarsi a tenere duro. Anche in ritiro eravamo spesso a tutta, ma poi alla prima gara in Arabia per un pelo non vincevamo (i due sono insieme alla partenza della prima tappa del Saudi Tour nella foto di apertura, ndr). Siamo partiti troppo indietro con il treno, ho provato a portarlo fuori ai 600 metri ma era troppo tardi. Però iniziare così dà fiducia».

Correre nelle stradine del Belgio è estremamente difficile, ci vuole un periodo di adattamento (foto Instagram/Marco Tizza)
Correre nelle stradine del Belgio è estremamente difficile, ci vuole un periodo di adattamento (foto Instagram/Marco Tizza)

Nuovi orizzonti

Ce lo aveva raccontato anche Spezialetti, la Bingoal vuole espandere il proprio raggio d’azione. L’arrivo dei due italiani fa intendere proprio questo e anche Tizza conferma.

«La squadra – conclude – vuole crescere ed ampliare il proprio calendario. Facciamo tutte le corse WorldTour in Belgio e Francia, ora vogliamo correre anche in Italia. Ai miei compagni il nostro Paese piace moltissimo, c’è sempre una gran battaglia per entrare nella selezione. Amano il cibo e il clima. A loro invece invidio i tifosi e la cultura del ciclismo, ad ogni corsa c’è sempre tantissima gente sulle strade ed al pullman. Anche se non siamo un team WorldTour i tifosi vogliono foto ed autografi. Poi sulle strade quando ci alleniamo è un continuo salutare, una festa infinita.

«Una cosa alla quale Malucelli dovrà abituarsi sono le corse, questi sono matti (ride, ndr) Sono tutti mezzi crossisti e non esiste erba o terra che non calpestino con le ruote, anche in corsa, si “lima” dall’inizio alla fine. Correre su queste strade è molto stressante a livello psicologico, dovrò fare da tutore al povero Malu! Non sa quello che lo aspetta (ride di nuovo, ndr)».

Ruote rigide e tubeless, binomio perfetto

09.02.2023
5 min
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Meglio una bici confortevole e delle ruote rigide? Oppure il contrario? Come vanno un paio di ruote moderne super performanti e con i tubeless?

Abbiamo chiesto a Matteo Malucelli, da quest’anno alla Bingoal su bici De Rosa e ruote Ursus, alla prima esperienza vera con il binomio ruota/tubeless. Ma abbiamo voluto sondare direttamente anche Ursus, chiedendo qualche informazione sulla tecnica di produzione.

Malucelli, secondo nell’ultima tappa del Saudi Tour, dietro Consonni
Malucelli, secondo nell’ultima tappa del Saudi Tour, dietro Consonni

In gara ed in allenamento

«Utilizzo le stesse ruote in gara – ci racconta Malucelli- e sulla bici che ho a casa per allenarmi. Si tratta delle Ursus Miura, quelle con il profilo da 47. Le 67 invece vengono montate in gara solo quando i percorso sono piatti e si presuppone che la competizione finisca con una media molto elevata».

Le Ursus che il team ha in dotazione sono rigide?

Sono delle ruote piuttosto rigide, non estreme, ma la differenza è nella scorrevolezza. La ruota non solo scorre quando la si fa girare a secco, ma è una sensazione ed un dato di fatto che emerge quando la bici viene lanciata con il corridore in sella. Tornando alla rigidità delle ruote che usiamo in Bingoal, potrei dire che è leggermente sopra la media, ma nulla di estremo per fortuna, così si sfrutta anche una notevole guidabilità, senza doversi ancorare alla bici.

Comunque rigide, ma sono anche guidabili?

Eccome. Entrambe le altezze – 47 e 67 – sono quasi immuni alle folate laterali ed evitano di farti prendere delle sbacchettate che porterebbero fuori traiettoria in modo pericoloso. La forma del cerchio è particolare, grazie ad un design che ha il compito di accogliere e accompagnare l’aria.

Sembra che tu le abbia studiate bene…

Ho avuto modo di approfondire l’argomento con gli ingegneri Ursus, visto che pure io sono ingegnere e mi piace conoscere la tecnica di sviluppo.

Le Ursus Miura TC67 tubeless ready
Le Ursus Miura TC67 tubeless ready
Avevi mai utilizzato in gara il binomio ruote/tubeless?

No, è la prima volta e forse non tornerei indietro. Utilizziamo Ursus per le ruote e Hutchinson per gli pneumatici, tubeless in gara e con camera d’aria per l’allenamento. L’efficienza della configurazione tubeless è di altissimo livello, un aspetto che ha colpito positivamente anche molti compagni di squadra.

Come mai il copertoncino in allenamento?

A mio parere e per quello che concerne il mio feeling, ritengo la camera d’aria meno performante del tubeless. Tornare al tubeless quando sono in gara mi dà la sensazione di una velocità e fluidità ancor più elevate, anche più facile da guidare alle andature elevate.

Corridori della Bingoal in ritiro in Spagna a gennaio (photonews)
Corridori della Bingoal in ritiro in Spagna a gennaio (photonews)
Meglio una sensazione di comfort o meglio sentire la strada?

Dipende. Potrei rispondere che con queste ruote e con i tubeless riesco ad ottenere il compromesso migliore, ovvero, bicicletta super scorrevole e veloce, ma anche una bella dose di stabilità e comfort. Chiaro è che bisogna farci il palato. Non è così scontato passare ai tubeless da 28 gonfiati a 5 atmosfere e a volte anche meno, se sei abituato ai tubolari gonfiati a 8 e anche oltre.

Ci descrivi le tue sensazioni?

Ruote rigide, capaci di prendere velocità in un attimo e che scorrono parecchio in ogni situazione. Gomme tubeless, che al primo utilizzo danno la sensazione di essere sgonfie. In realtà ci si accorge di essere veloci allo stesso modo, se non in modo maggiore e questo succede anche nei tratti dove la bici deve essere guidata. Ovvio che il tubeless debba essere gonfiato nel modo corretto, rispettando i canoni di pressione. Nei cambi di direzione con il tubeless si hanno più possibilità di correggere una traiettoria sbagliata. Inoltre mi colpisce positivamente il fatto che la soluzione che adotto io, quindi ruota da 47 e tubeless, lavora in modo costante quando piego, ho tanto grip, stabilità e non perdo velocità.

Torneresti al tubolare?

Una premessa è necessaria, nel senso che la resa tecnica del mezzo per me è finalizzata alla ricerca della prestazione quando sono in gara. Il mio parere è che prima del freno a disco, buona parte della performances tecnica la facevano le ruote. Geometrie a parte, le ruote contavano più del resto dei componenti. Nell’era della biciclette con i freni a disco di ultima generazione e di conseguenza dei perni passanti, il mezzo è un sistema.

Composto da quali elementi?

I componenti devono tutti collimare fra loro. Le ruote hanno sempre una valenza primaria, ma il cerchio tubeless si deve interfacciare con gli pneumatici. Si devono rispettare delle tolleranze ben precise per i dischi e per i perni. Devono anche essere perfettamente in linea con le tubazioni del telaio per sfruttare una maggiore efficienza aerodinamica, solo per fare alcuni esempi. Tanti piccoli fattori che fanno la differenza. Complessivamente le nuove bici, quelle con le ruote alte e panciute con i tubeless e che portano con sé dei concetti aerodinamici, sono difficilmente accostabili a quelle delle generazioni passate.

La De Rosa del Team Bingoal (photonews)
La De Rosa del Team Bingoal (photonews)

La parola ad Ursus

«Abbiamo fornito ai team professionistici – spiegano dall’azienda di Rosà, in provincia di Vicenza – i modelli Miura, TC37, TC47 e TC67. Per corridori come Matteo Malucelli, considerando proprio le sue caratteristiche, consideriamo le ultime due, 47 e 67. Le nuove versioni delle Miura, il riferimento è relativo a quelle che adottano la tecnologia tubeless ready, hanno una spalla diversa del cerchio, che ha subito una maggiorazione e questo rispetto alla versione per il copertoncino standard. Inoltre, nella sezione interna è stata creata una vera e propria scanalatura che si predispone al tubeless tape, per completare la compatibilità nei confronti degli pneumatici senza camera d’aria. Questa scanalatura non è presente sulla versione per il solo copertoncino.

«Ursus produce le stesse ruote per i corridori professionisti e per gli amatori – proseguono dall’azienda vicentina – e quelle in dotazione ai team pro sono customizzate solo a livello grafico. Gli sticker bianchi delle squadre pro hanno l’obiettivo di distinguersi in gruppo, ma la tecnica costruttiva non subisce variazioni».

A tavola da velocisti, fra watt e chili: Malucelli racconta

24.01.2023
6 min
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Velocisti e salita, una coperta molto corta. Con queste parole giorni fa Marco Benfatto ci aveva guidato nel mondo degli uomini veloci: quelli… condannati dal fisico a un certo tipo di prestazioni e ad attenzioni maniacali per tenere a bada il peso. Fra i casi portati ad esempio, il tecnico padovano aveva citato Matteo Malucelli (immagine photonews in apertura).

«Matteo è molto bravo – le sue parole – perché avendo studiato Ingegneria, è molto matematico nei ragionamenti. Calcola le calorie e si alimenta in base a quello che consuma. Ormai è tutto calcolato e tutto studiato, non scappa niente».

Da quest’anno Malucelli corre nella belga Bingoal. E’ pro’ dal 2017 (photonews)
Da quest’anno Malucelli corre nella belga Bingoal. E’ pro’ dal 2017 (photonews)

Squadra nuova, bici nuova

Il riferimento ci è parso interessante e con uno di quei giochi che la tecnologia rende possibile, abbiamo chiamato il velocista romagnolo. Lui in partenza dalla Spagna verso casa, prima di volare al Saudi Tour. Chi scrive dall’hotel di San Juan, in attesa dell’inizio della corsa argentina.

«Sono pronto per cominciare – ha detto Malucelli dall’aeroporto – era ora. Dopo quello che abbiamo passato con la Gazprom, ci voleva un periodo di normalità e lavoro fatto bene. Le gambe ci sono. Anche la bici è a posto. Chiaro che in allenamento con la squadra non vedi differenze, perché siamo tutti alla pari, quindi si dovrà aspettare di essere in mezzo al gruppo. Però la bici De Rosa mi piace e le nuove ruote Ursus sembrano davvero veloci».

La Bingoal correrà quest’anno con bici De Rosa e con le nuove ruote Ursus (photonews)
La Bingoal correrà quest’anno con bici De Rosa e con le nuove ruote Ursus (photonews)
Parliamo di alimentazione e velocisti?

Negli anni ci sono più attenzione e consapevolezza di quello che si mangia. Al primo da pro’, col peso era proprio una guerra e un po’ lo è ancora. Ma non è vero, come dicono, che per un velocista avere un chilo in più non cambia nulla. Già in salita facciamo fatica, se siamo anche pesanti, addio…

Benfatto parla di grande attenzione da parte tua.

Una volta ero più maniacale, ho avuto periodi in cui pesavo tutto. Invece adesso ho imparato a regolarmi e mangio in base a quello che ho fatto e che devo fare. Devi sapere cosa metti nel piatto. Ad esempio che le patate non sono verdura, ma carboidrati. Che ci sono carni più grasse di altri. Che i legumi sono proteine. E poi le quantità. Se devi allenarti forte, magari fai una colazione più robusta. Se hai scarico, puoi permetterti di farne una con pochi zuccheri. Diciamo che con gli anni ho maturato una discreta conoscenza alimentare.

Questa vittoria al Giro di Sicilia 2022 è l’emblema del riscatto di Malucelli dopo la chiusura della Gazprom
Questa vittoria al Giro di Sicilia 2022 è l’emblema del riscatto di Malucelli dopo la chiusura della Gazprom
In cosa consiste il tuo essere attento?

Cerco di guardare tutto, soprattutto in allenamento. Se devo fare un lavoro intenso, faccio il calcolo dei carboidrati che ci sono nelle barrette e in quello che porto, sapendo quanti dovrò consumarne. Ma giù dalla bici non sono uno che non mangia e che, se capita, va via di testa.

Stessa cosa quando non sei a casa?

Se vado in hotel, non ho la bilancia e non so mai come vengono cotti i cibi che mi arrivano nel piatto o prendo dal buffet. Per cui compongo i piatti tenendo conto dei principali macronutrienti.

Fra le cose da sapere, c’è che le patate sono molto ricche di carboidrati (foto ricetta.it)
Fra le cose da sapere, c’è che le patate sono molto ricche di carboidrati (foto ricetta.it)
Vale a dire?

Se faccio tanto, metà del piatto sarà riempito con la pasta, quindi carboidrati, mentre l’altra metà divisa fra proteine e verdure. Se non devo fare tanto, il rapporto si inverte. Nella mia testa vado a comparti e soprattutto evito il secondo giro al buffet. Mangio, mi alzo e vado via.

Perché dicevi che il chilo in più si sente, eccome?

Noi velocisti abbiamo la fortuna di essere molto muscolosi, quindi abbiamo il metabolismo basale più alto e di conseguenza bruciamo di più. Ma rispetto a uno scalatore abbiamo meno watt. Per cui facendo il rapporto potenza/peso, il nostro viene più basso. Se aggiungi un chilo, va giù di brutto. Diverso se aggiungi un chilo a chi ha molti più watt. In proporzione, quel chilo incide diversamente. Devi essere magro, altrimenti porti con te una zavorra, ma devi anche essere forte.

I legumi sono una preziosa fonte di proteine (foto Tutto fa brodo)
I legumi sono una preziosa fonte di proteine (foto Tutto fa brodo)
In gruppo lo capiscono?

A volte provo a farlo capire ai miei compagni scalatori che pesano 10 chili in meno e hanno gli stessi watt. E gli dico: già pesare più di voi e avere meno watt, significa fare la stessa salita con una cassa d’acqua sulle spalle. Se aggiungo un chilo, quindi una bottiglia, cambia qualcosa? Quel chilo in più per me equivale circa all’uno per cento in più, sono dati importanti. Vuol dire che può fare la differenza. In questo vedo il mio approccio da ingegnere, so dare un valore a numeri cui spesso non si pensa.

In che modo è cambiato il tuo rapporto con il peso?

Quando ero alla Caja Rural, ne avevo perso parecchio e non andavo. Il mio obiettivo è vincere, non essere magro. Quindi è meglio arrivare a una volata in meno, se in mezzo c’è tanta salita, ma essere capace di vincere quando ci arrivo bene.

Malucelli ha eliminato dal suo menù le carni più grasse, fra cui quella di maiale
Malucelli ha eliminato dal suo menù le carni più grasse, fra cui quella di maiale
Hai eliminato degli alimenti?

Mangio tutto, tranne quando voglio dimagrire e allora elimino gli alimenti con più calorie. Non mangio salame né carne di maiale, preferisco un petto di pollo, ma se c’è una grigliata capita che una salsiccia la mangi. Evito le carni grasse e i formaggi, anche se mi piacciono molto. La carne rossa fatico a digerirla, quindi la mangio una o due volte alla settimana.

Con gli alcolici come ti regoli?

Per fortuna non sono un amante. Fra una birra e un gelato, scelgo il gelato. Mi limito perché so che l’alcol non aiuta l’atleta, ma a tavola un bicchiere di vino ci sta spesso bene.

Un gelato a fine allenamento non incide troppo sul bilancio calorico
Un gelato a fine allenamento non incide troppo sul bilancio calorico
E il gelato?

Non smetterei di mangiarlo. Anche lì, dipende dai gusti. Pare che quelli cremosi siano i più calorici, ma se ne mangi uno al rientro dalla bici, non fa grossa differenza. E poi tanto fanno le abitudini, come per l’alcol. Se bevi una birra ogni tanto, non cambia nulla. Se la bevi tutti i giorni, allora è diverso. La coperta è davvero corta, Benfatto ha detto bene. Trovare il giusto compromesso non è facile, ma nemmeno impossibile.

Velocisti e salita, una coperta molto corta

15.01.2023
6 min
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Chissà se Jakobsen si aspettava che dalle sue parole, pronunciate alla presentazione della Soudal-Quick Step, sarebbero nati così tanti approfondimenti su velocità e attitudine alla salita: forse no. Così, mentre qualche giorno fa abbiamo verificato con Fabio Sabatini se l’olandese sia davvero l’uomo più veloce al mondo, oggi approfondiamo un’altra sua affermazione.

«Sono velocissimo – ha detto l’olandese (in apertura sull’arrivo di Peyragudes al Tour 2022, salvo per 15“ dal tempo massimo) – però magari non sono il velocista più forte del mondo, visto che devo sempre lottare col tempo massimo. Se vuoi essere il più veloce, devi soffrire in salita. Ma io sono fatto così e non voglio cambiare. Non voglio diventare come Blijlevens, che cercò di migliorare in salita, perdendo il suo spunto veloce».

Ripassando la storia del velocista olandese, classe 1971 che corse fra il 1994 e il 2004, arriviamo da Marco Benfatto, ex pro’ ed ex preparatore della Gazprom-RusVelo.

Dopo la chiusura della Gazprom, Benfatto ha continuato ad allenarne gli italiani. Qui con Scaroni, Malucelli e Carboni
Dopo la chiusura della Gazprom, Benfatto ha continuato ad allenarne gli italiani. Qui con Scaroni, Malucelli e Carboni
Marco, cosa pensi di questo ragionamento di Jakobsen? 

Il velocista puro non esiste più, forse lui è uno degli ultimi. Non è più l’epoca di Endrio Leoni, quando andavano piano per tutta la tappa e i corridori gestivano l’andatura in altra maniera. Adesso si parte sempre a blocco, nelle tappe con salite sempre di più. E se non sei già predisposto geneticamente con una buona capacità aerobica, fai fatica o ti devi accontentare di puntare su gare meno dure.

E’ vero che cercando di migliorare in salita, si perde la volata?

E’ matematico, come una coperta che più la tiri da una parte e più è corta dall’altra. Ci sono velocisti e velocisti. Non sono tutti esplosivi come i pistard, che non sono in assoluto i velocisti più forti, però hanno anche una predisposizione per tenere anche sulle salite brevi. E’ una cosa che mi dicevano sempre da dilettante “Ciano” Rui e Faresin: «Ricordati che il velocista da professionista è tutta un’altra cosa».

Jakobsen contro Morkov, sfida a Calpe: l’olandese lavora molto sugli sprint e poco sulla salita
Jakobsen contro Morkov, sfida a Calpe: l’olandese lavora molto sugli sprint e poco sulla salita
E avevano ragione?

E’ proprio così. I vari Modolo, per esempio, o anche Nizzolo da dilettanti erano quasi considerati gente che andava in salita, perché tenevano. Quando invece sono passati e si sono trovati a fare volate dopo 200 chilometri e dopo aver passato le salite, hanno dovuto cambiare pelle. Si va sempre più forte e bisogna avere una componente aerobica elevata.

E come si fa?

Bisogna sempre cercare di non snaturare il corridore, perché un velocista anche se si allena in salita non diventerà mai uno scalatore. Quindi bisogna sempre cercare di limare il massimo per portare a casa il risultato. Se poi però non diventi carne né pesce, allora abbiamo sbagliato qualcosa.

Nonostante abbia sempre lottato contro il tempo massimo, Cavendish in salita si difende meglio di Jakobsen
Nonostante abbia sempre lottato contro il tempo massimo, Cavendish in salita si difende meglio di Jakobsen
Alla luce di questo, come gestisci la settimana di un velocista?

Dedichiamo alcuni giorni a lavori specifici più adatti ai velocisti e giorni in cui anche lui si deve fare le sue ore di sella, di salita. Dall’esperienza di questo primo anno di lavoro, è venuto fuori che i velocisti si devono allenare di più sul loro punto debole, quindi un po’ di più sulla salita. Mentre lo scalatore, se insiste con i lavori di forza, come per esempio in palestra, migliora sulla parte in cui è un po’ più debole e quindi si completa.

Scatterà più forte?

Se lavora di più sulla forza, avendo già la resistenza, sviluppa la sparata per fare la differenza e riesce a fare uno step in più. Ma quello che ti ha dato madre natura non te lo toglie nessuno, sia per il velocista sia per lo scalatore.

Il velocista in pista (qui Bianchi con il cittì Quaranta) può trascurare la fase aerobica, che su strada è decisiva
Il velocista in pista (qui Bianchi con il cittì Quaranta) può trascurare la fase aerobica, che su strada è decisiva
I lavori in salita dello scalatore sono diversi da quello del velocista?

La differenza è che per esempio il velocista lavora a cadenze più elevate. Cerca di fare dei lavori ad intensità maggiore, perché il suo modello prestazionale di riferimento è quello degli ultimi ultimi 10 chilometri. E lì ci sono tanti cambi di ritmo e le potenze magari sono brevi ma intense, con rilanci a 700-800 watt. Perciò deve allenare quel tipo di resistenza con frequenza di pedalata più alta, abituandosi a girare sempre attorno alle 100-110 Rpm.

Anche il velocista ha l’assillo del peso?

Per assurdo, anche se sembra impossibile, di più. Ci sono scalatori più grassi dei velocisti. Me lo confermava anche Mazzoleni quando eravamo in Gazprom, dicendo che anche Nibali non aveva questa gran percentuale di magrezza, mentre i velocisti di solito sono molto più fissati con il peso. Devono limare su tutto, perché in salita bisogna tenere duro, quindi anche un chilo in più fa comodo non averlo. Ad esempio, Malucelli è molto bravo. Avendo studiato Ingegneria, è molto matematico nei ragionamenti. Calcola le calorie e si alimenta in base a quello che consuma. Ormai è tutto calcolato e tutto studiato, non scappa niente.

Hai parlato di coperta da tirare: come trovi il giusto equilibrio?

Qui si vede la bravura del preparatore atletico, avete proprio centrato il bersaglio. Trovare l’equilibrio che faccia rendere al massimo l’atleta è il punto cruciale. Quindi si comincia conoscendo il corridore, perché ognuno è diverso dall’altro. Quindi lavorandoci e vedendo come reagisce, si costruisce un vestito su misura.

Blijlevens, pro’ dal 1994 al 2004, ha vinto 4 tappe al Tour, 5 alla Vuelta e 2 al Giro: per dimagrire, perse spunto in volata
Blijlevens, pro’ dal 1994 al 2004, ha vinto 4 tappe al Tour, 5 alla Vuelta e 2 al Giro: per dimagrire, perse spunto in volata
Non ci sono regole universali?

Ci sono delle regole che però non vanno bene per tutti allo stesso modo. Per esempio nel test del lattato, in teoria le 4 millimoli sono il range quasi per tutti, per trovare la soglia aerobica. Però abbiamo visto che alcuni ce l’hanno a 5,2, altri a meno. Quindi alla fine, per capire l’atleta e dargli i parametri di allenamento, è importantissimo non fermarsi ai dati del primo test, ma farne altri per avere una maggiore possibilità di analisi

Il rapporto potenza/peso quindi conta anche per il velocista?

Non è fondamentale, però ovviamente quando si fa un test, anche un velocista adesso deve avere sopra i 5 watt/kg. Altrimenti non va da nessuna parte. Per lo scalatore si tratta di un rapporto fondamentale, ma nemmeno lo scalatore può fare a meno di conoscerlo…

Malucelli alla Bingoal: «Mi sono cavato un peso, ora si riparte»

22.10.2022
6 min
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Vicende come quella della Gazprom possono segnare periodi bui e compromettere carriere. Matteo Malucelli non si è dato per vinto e in una stagione rattoppata dalla maglia azzurra prima e dalla China Glory poi, ha saputo anche alzare le braccia al cielo. Dopodiché si è rimboccato le maniche ha trovato una sistemazione per il 2023. E così è arrivata la firma per la formazione belga Bingoal Pauwels Sauces WB.

Ora il ventinovenne forlivese per il futuro sembra essersi levato quel macigno che lo ha logorato mentalmente per tutta la stagione. Il Nord lo aspetta e con lui la volontà di vivere un ciclismo seguito e in uno dei suoi habitat naturali. 

Malucelli quest’anno ha corso gran parte delle corse con la maglia azzurra
Malucelli quest’anno ha corso gran parte delle corse con la maglia azzurra
Come stai, Malu?

Bene finalmente mi godo un po’ di riposo. Anche se ne ho fatto fin troppo quest’anno (ride, ndr). Mi sono fermato il 9 di ottobre e ricomincerò i primi di novembre ad allenarmi, farò tre settimane proprio di divano. 

E’ arrivata la firma per il 2023…

Sì, finalmente! Mi sono tolto un bel pensiero, perché quest’anno è stata veramente dura. 

Sei stato accostato a tante formazioni. Come mai hai scelto la Bingoal?

Fra le possibilità che si erano venute a creare, era la squadra che secondo me poteva offrirmi un insieme di possibilità in vista delle gare e della loro provenienza essendo belgi. Mi può dare delle garanzie anche a livello di calendario e sicuramente questa cosa qui mi ha spinto verso di loro. Essendo una squadra belga e non essendo mai riuscito a correre al Nord, mi sono convinto facilmente. Anche perché purtroppo o per fortuna il ciclismo è là in Belgio.

Giro di Sicilia 2022, la prima tappa a Bagheria la vince proprio Matteo Malucelli
Giro di Sicilia 2022, la prima tappa a Bagheria la vince proprio Matteo Malucelli
Correrai spesso al Nord…

Ho visto che fanno un buon calendario di corse a tappe. E poi fanno le gare di un giorno al Nord e corrono anche abbastanza in Francia. Si sviluppa quindi soprattutto fra Francia, Belgio e Olanda. Sicuramente sarà un bel mix.

Credi possano essere corse adatte a te?

Diciamo che sicuramente faranno molte gare adatte alle mie caratteristiche. In questo ciclismo si ha la tendenza a fare delle corse sempre più dure, più estreme. Mentre per le mie caratteristiche non dico solo pianura, ma gare più facili altimetricamente sono a me più congeniali

Hai già qualche obiettivo tra le corse di inizio stagione?

Il calendario che farò ancora non lo so. In questo momento qua, dopo la firma, mi sto concentrando solo a ricaricare le pile senza fare tanti progetti. Andrò a metà novembre a fare tutte le visite mediche, anche se non credo che si parlerà di calendario. Poi a dicembre credo che si comincerà a parlare del 2023. 

A livello psicologico, il 2022 è stato un anno molto provante (foto Instagram)
A livello psicologico, il 2022 è stato un anno molto provante (foto Instagram)
Parliamo della stagione appena conclusa. Com’è andata dal punto di vista sportivo?

Da come era partita, sembrava poter essere la mia miglior stagione e forse lo è stata. Nonostante sia stata così falsata dagli avvenimenti della Gazprom. Chiaramente nei primi due mesi eravamo partiti bene e ci aspettavamo tutti una grande stagione. Avevamo lavorato bene e i primi risultati li stavamo raccogliendo. Purtroppo è andata come è andata e da aprile in poi dopo il Giro Sicilia è sempre stata un inseguimento della condizione.

Un’ottima partenza poi è andato tutto in salita…

Purtroppo per quanto uno si possa allenare bene, se non si corre il ritmo gara si perde. Quando sono rientrato dalla Sicilia, ho corso l’Adriatica Ionica Race quando metà gruppo usciva dal Giro d’Italia. Mi sono rifermato, sono rientrato ad agosto quando metà gruppo aveva corso il Tour. Si capisce che dietro a tutta la volontà, gli altri hanno un vantaggio di 40/50 corse nella gambe e questo fa la differenza. Nonostante tutto, sono arrivati alcuni risultati che mi hanno dato morale per proseguire e ripartire con la consapevolezza che la mentalità fosse quella giusta. E’ chiaro che se tu sei a casa e gli altri corrono, diventa complicato. 

Al Tour of Antalya, Malucelli ha conquistato la prima vittoria 2022 per la Gazprom
Al Tour of Antalya, Malucelli ha conquistato la prima vittoria 2022 per la Gazprom
Come hai trovato la motivazione durante l’anno?

Fino al campionato Italiano non è stato facile, ma grazie alla Federazione e a Bennati siamo riusciti a trovare continuità. Anche se si correva ogni 30 giorni, c’erano gli obiettivi. Una volta passato il campionato italiano, c’è stato un mese dove siamo rimasti ognuno per la propria strada. E quindi non sapevamo più veramente che cosa ci sarebbe successo. Diciamo che il mese di luglio è stato quello più duro. Poi quando ho ripreso a correre con degli obiettivi, è stato più facile per la testa. Nonostante sia la stagione in cui ho corso di meno, è quella in cui sono arrivato più stanco a livello mentale. E’ stata veramente una dura prova (sospira, ndr)

Continuerai ad allenarti nella tua Romagna o hai pensato al trasferimento?

Dallo scorso anno sono residente a San Marino. La squadra farà due ritiri, uno a dicembre e uno a gennaio di circa 15/20 giorni. Quei mesi saranno impegnati al caldo. Dopodiché cominceranno le corse. Immagino che ci saranno dei periodi nel quale dovrò stare in Belgio, perché ci saranno corse di un giorno concentrate. Diciamo che non è nemmeno venuta fuori l’ipotesi di un trasferimento. 

Al centro, Marco Tizza sarà l’unico compagno italiano di Malucelli alla Bingoal. Quest’anno c’era anche Attilio Viviani
Marco Tizza sarà l’unico compagno italiano di Malucelli alla Bingoal. Quest’anno c’era anche Attilio Viviani
Ad aspettarti nella formazione belga c’è Marco Tizza, lo conosci?

Sì, con lui ho corso nel 2015 al Team Idea. Siamo in buoni rapporti, ci conosciamo. 

Vi siete già sentiti?

Avevo parlato con lui della squadra già quest’estate, ma più per curiosità personale conoscendolo. Gli ho chiesto come si trovasse e me ne aveva parlato molto bene. Quando le trattative si sono fatte più serie, gli ho chiesto quale fossero la sua impressione e il suo vissuto e mi ha sempre detto che sono una bella squadra in cui si sta bene. Il fatto che ci sia un altro italiano è molto importante. Ho corso in Caja Rural senza italiani solo con spagnoli e devo dire che è più complicato. 

Ti sei già fatto un’idea su che compagni avrai, se troverai un treno organizzato o sarai tu a doverti muovere autonomamente negli sprint?

A dire la verità, non lo so. Non abbiamo ancora parlato di questo. Essendo una squadra belga, posso immaginare che sanno fare queste cose meglio di noi. Più che organizzare io, saranno loro a organizzare me. Mi affiderò. Hanno sempre lavorato bene e sono sicuro che continueranno a farlo. 

Riparte anche Malucelli: per ora la Cina, ma l’obiettivo è il Belgio

09.08.2022
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Anche Malucelli ha trovato una maglia per ripartire. Non correva dal campionato italiano e per far girare le gambe a una velocità consona, il romagnolo è andato a correre la Sei Giorni di Pordenone. Alla fine di tanto cercare, in questa rincorsa un po’ insensata che ha costretto i corridori della ex Gazprom a elemosinare un posto in squadra, il suo procuratore Moreno Nicoletti gli ha trovato una maglia e una bici nella cinese China Glory. Una continental cinese, al cui timone si trovano però il francese Lionel Marie e l’olandese Maarten Tjallingii, mentre sull’ammiraglia viaggiano altri due ex corridori: Jerome Coppel e Benjamin Giraud. Non sarà l’Astana da cui è ripartito Scaroni, ma da qualche parte bisognava assolutamente ripartire.

Per riprendere il ritmo, Malucelli ha corso in pista a Pordenone, simulando una corsa a tappe (photors.it)
Per riprendere il ritmo, Malucelli ha corso in pista a Pordenone, simulando una corsa a tappe (photors.it)

Destinazione Norvegia

Intercettiamo Malucelli all’aeroporto di Parigi, in procinto di imbarcarsi per il Polo Nord, come dice scherzando, verso la Arctic Race of Norway, che inizierà giovedì dalla cittadina di Mo I Rana, nella regione del Nordland.

«Si corre finalmente – dice con la voce allegra – allenarsi e allenarsi era da spararsi, una cosa devastante. Quando ho saputo che avrei corso in Norvegia, nell’ultimo mese ho cercato di fare le cose per bene. A Pordenone mi allenavo la mattina su strada e il pomeriggio ho fatto ritmo in pista. Ho simulato una corsa a tappe, anche perché l’ultima corsa era stato il campionato italiano e prima ancora la Adriatica Ionica Race. Spero che mi sia servito».

Avevamo incontrato Nicoletti al Tour de France, mentre cercava di concretizzare qualcosa anche per il 2023. Si era parlato di una pista belga e nell’occasione avevamo scoperto che in realtà le piste fossero due. China Glory nel frattempo sembrava il modo migliore per uscire dall’inattività e farsi vedere.

China Glory è una continental cinese con management europeo
China Glory è una continental cinese con management europeo
Quando li hai incontrati per la prima volta?

A metà luglio sono stato per 9 giorni in ritiro con loro a Nizza. Parlando con Moreno, ci siamo detti che bisognasse comunque correre. La squadra è cinese, il management è europeo. Hanno avuto la licenza il 5 gennaio, quindi sono stati parecchio a inseguire, però c’è la volontà di fare bene. Per cui correrò in Norvegia, poi al Poitou Charentes e una serie di altre corse di un giorno, per terminare al Tour of Langkawi, se lo faranno.

Si sa qualcosa per il prossimo anno?

Per il 2023 non si sa ancora molto, se non che questa squadra vorrebbe diventare professional. E anche se aspiro a salire un gradino, che a 29 anni sarebbe tempo, potrebbe essere comunque un approdo.

Parliamo della pista Quick Step, che sembrava cosa fatta…

Se l’UCI avesse dato la deroga a marzo, sarei stato già con loro. Avevano bisogno di un corridore e mi avrebbero inserito subito. Lefevere è come Savio: quello che dice, lo fa. Solo che il momento è passato e adesso che il mercato è aperto, hanno più nomi fra cui scegliere, quindi quella pista è abbastanza chiusa. A meno che non faccia qualche risultato e allora si potrebbe riaprire.

Arriva Merlier, hanno Jakobsen…

Anche a marzo, dissero che avrei fatto la terza attività. Quindi che non avessi grilli per la testa o pensassi ai grandi Giri. Mi sta bene cominciare dal basso, tanto poi se uno va forte, lo spazio se lo conquista.

Pare che le piste belghe fossero in realtà due, giusto?

E la seconda forse è quella ancora aperta. E’ una squadra WolrdTour in cui corrono quattro italiani, anche se uno dovrebbe andare via (il riferimento alla Intermarché-Wanty-Gobert è plausibile, ndr), ma so che stanno valutando anche altri velocisti, per cui a me spetta il compito di fare risultato e a Moreno quello di trattare per me. Non posso fare tutto da solo…

Ora all’appello mancano Carboni (al centro) e Canola
Ora all’appello mancano Carboni (al centro) e Canola
In Sicilia hai vinto dopo tanto che non correvi, cosa ti aspetti da questo nuovo debutto?

In Sicilia ho vinto e prima avevo fatto degli ottimi piazzamenti al UAE Tour. Sono convinto di poter fare bene, ma so anche di non avere accanto la nazionale e di essere praticamente da solo. Quindi vedremo se riuscirò a fare qualche buon risultato, da cui si capisca che quelli ottenuti in questi mesi così strani non sono stati per caso. Qualche risultato qui in Europa e una vittoria in Malesia sarebbero un bel modo per farsi notare.

Degli italiani della Gazprom lasciati a piedi senza troppi complimenti dall’UCI, che non ha accennato la benché minima valutazione di merito per cercare di agevolarne il reintegro, restano ora in ballo Giovanni Carboni e Marco Canola. Il primo sarebbe vicino a un accordo, stando a quanto detto dal suo manager Alex Carera, il secondo sembra incontrare più difficoltà. Continuiamo a pensare che si sia trattato di una vicenda grottesca e per niente gestita dai vertici del ciclismo, che continuano a pretendere le loro gabelle senza offrire nulla in cambio. Se non il silenzio.

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22.06.2022
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Conci si è accasato alla Alpecin-Fenix Development. Fedeli è stato appena annunciato alla Eolo-Kometa. Piccolo ha ripreso ad allenarsi. Marco Canola correrà i campionati italiani con una divisa neutra. E poi ci sono Carboni, Malucelli e Scaroni che andranno in Puglia approfittando di un… treno speciale e inatteso. I ragazzi della Gazprom ce la mettono tutti e la sfida tricolore è la prossima, ma rischia di restare a lungo l’ultima per chi non si fosse ancora accasato. Sono rimasti in quattro.

Nonostante le vittorie ottenute negli ultimi mesi, fra il Giro di Sicilia e la Adriatica Ionica Race, sono proprio loro ad aver incontrato le difficoltà maggiori.

«Si è mosso davvero poco – dice Carboni – mi aspettavo qualcosa di più. Non critico nessuno, il fatto è che i soldi sono pochi per tutti e l’attività striminzita».

E’ fresco di annuncio, ma era nell’aria da giorni, il passaggio di Fedeli alla Eolo-Kometa: debutto al tricolore
E’ fresco di annuncio il passaggio di Fedeli alla Eolo-Kometa: debutto al tricolore

Un furgone e tre bici

Il treno per il tricolore di cui si parlava è un’occasione nata nelle Marche grazie all’appoggio di Francesco Cingolani, il cui negozio di recente acquisito da Specialized Italia, si è messo a disposizione per dare una mano a Carboni, Malucelli e Scaroni.

«Abbiamo continuato ad allenarci al meglio che potevamo – dice proprio Carboni – ma proprio per l’idea di fare tutto al meglio, ci siamo resi conto che la squadra non aveva più materiale per sistemare le nostre Look. Così ho parlato con Francesco e siamo riusciti a trovare un supporto tecnico per il tricolore. Mette a nostra disposizione tre bici, un furgone Specialized e accessori come ruote, scarpe e manubri. Materiale per il campionato italiano e poi speriamo che poi le cose in qualche modo cambino…».

Malucelli, Carboni e Scaroni nel giorni di Brisighella, quando Giovanni ha centrato la sua prima vittoria da pro’
Malucelli, Carboni e Scaroni nel giorni di Brisighella, quando Giovanni ha centrato la sua prima vittoria da pro’

Anche Moro e Pengo

Dopo il supporto della nazionale, eccone dunque un altro che si annuncia piuttosto concreto e li aiuterà a gestire la trasferta in Puglia.

«La nazionale ci ha dato un aiuto immenso – riconosce il marchigiano – e per i tricolori avremo ancora a disposizione Luigino Moro come massaggiatore ed Enrico Pengo come meccanico. Avremo in appoggio l’ammiraglia dell’Accpi, ma Cingolani farà viaggiare con noi anche due ragazzi del suo staff, indispensabili per poter gestire i rifornimenti in una corsa che si annuncia caldissima. Il percorso non è troppo duro, ma neanche sarà una passeggiata. Si vince pur sempre il tricolore, ci tengono tutti. Per noi che abbiamo corso per l’ultima volta due settimane fa, rimane l’incognita del ritmo gara, ma magari la corsa di un giorno e il caldo livelleranno il gruppo. Non abbiamo nulla da perdere. So di essermi allenato tanto, ho fatto il massimo. Credo di avere gli stessi chilometri di quelli che stanno correndo.

«I problemi inizieranno dopo – riflette – non ci voglio pensare. Finora siamo andati bene mettendo a frutto la preparazione invernale. Ora si tratterebbe di ricominciare. Staccare dopo l’italiano, andare in altura con la prospettiva di fare quali corse?».

Francesco Cingolani è stato per due volte azzurro ai mondiali di cross
Francesco Cingolani è stato per due volte azzurro ai mondiali di cross

Il gesto di Cingolani

Francesco Cingolani racconta di quando, dopo la vittoria di Carboni alla Adriatica Ionica Race, mandò un messaggio per fargli i complimenti.

«Giovanni – dice – lo conosco da sempre, perché cominciò a correre nella nostra società. E’ un bravo ragazzo, un professionista serio che si merita un po’ di fortuna. Dopo quel messaggio, disse che sarebbe venuto a farmi visita ed è nata l’idea. Io non ci avevo pensato, non sapevo quali vincoli avessero. Gli abbiamo dato tre Tarmac SL7 montate Sram, mentre Specialized ha fatto arrivare altri accessori. Non c’è una data di fine prestito. Intanto il tricolore e poi si spera che possano trovare una sistemazione migliore».

Marco Canola si è impegnato con l’Accpi per lanciare la campagna “WHY?” che ha avuto visibilità durante il Giro
Marco Canola si è impegnato con l’Accpi per lanciare la campagna “WHY?” che ha avuto visibilità durante il Giro

L’amarezza di Canola

Resta giù dal pulmino il solo Marco Canola. Probabilmente i rapporti si sono un po’ allentati in occasione della campagna “WHY?” e il suo braccialetto azzurro, mentre gli altri si aspettavano forse un’azione più decisa.

«Corro da solo – dice il veneto – non mi appoggio a nessuno. Avrò solo l’ammiraglia in comune per l’acqua, tutto qui. Devono vedere tutti a cos’ha portato l’oscenità da parte dell’UCI, la difficoltà del provare a continuare come stiamo facendo. Vado avanti così, ma se Cassani non farà la squadra, non vedo molte possibilità. Mi sto defilando poco a poco. Sarei contento che gli altri continuassero, a me non è mai piaciuta l’idea di “togliere” un posto in altre squadre ad altri che sono più giovani di me.

«Spero magari di continuare a rimanere nell’ambiente, con un altro ruolo, per aiutare a migliorare (nel mio piccolo) questo sport. Perché ha bisogno di tanti cambiamenti, partendo dal lato umano. Meno numeri e più umanità».

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13.06.2022
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Siamo tutti commissari tecnici, quindi siamo anche tutti sindacalisti. Pertanto, in questo giocare a saper fare tutto, può capitare di scambiare telefonate con dei team manager sul tema dei corridori della Gazprom, rendendosi conto di quanto la vicenda non interessi a nessuno. O di quanto non ci sia in giro nessuno che sia stato finora capace di metterci mano.

Il caso Conci

Avremmo dovuto capirlo in realtà seguendo la vicenda di Nicola Conci. Dopo tanto bel lavorare d’inverno e aver finalmente risolto con intervento il problema dell’arteria femorale, Nicola avrebbe voluto fare un grande Giro d’Italia. E per questo, fermata la squadra russa, Fondriest era riuscito a piazzarlo con la Alpecin-Fenix, che lo avrebbe portato in Italia proprio per questo. L’UCI ha ricevuto la richiesta ai primi di aprile, in tempi ragionevoli. Ma come per ogni cosa riferita a questa spiacevole vicenda, s’è presa il suo tempo per decidere, infischiandosene dell’esigenza dell’atleta. Così Conci non ha corso il Giro e adesso finirà la stagione con la Alpecin Development Team, debuttando mercoledì prossimo al Giro di Slovenia, in attesa del 2023 in prima squadra.

Conci sarebbe stato uno dei punti di forza della Gazprom. E’ appena approdato alla Alpecin-Fenix Development
Conci sarebbe stato uno dei punti di forza della Gazprom. E’ appena approdato alla Alpecin-Fenix Development

Aiuti di Stato

I procuratori sono tutti al lavoro per sistemare questi ragazzi, che hanno tirato fuori una grinta mai mostrata prima, dimostrando come la rabbia sia più potente di ogni test e ogni legge dell’allenamento. Ma cosa succede?

Succede che le squadre sono a posto e hanno il budget tutto assegnato. Sarebbero ben liete di far correre ragazzi rimasti a piedi e per giunta vincenti, ma come succede quando c’è da gestire il fallimento di un’azienda, avrebbero bisogno di un intervento che coinvolga l’Istituzione e la componente sindacale. E visto che l’UCI fa orecchie da mercante, avrebbero bisogno di un sindacato veramente capace, che vada oltre la consegna di un braccialetto azzurro.

Il presidente Lappartient resta con la bocca rigorosamente chiusa: di Gazprom non parla
Il presidente Lappartient resta con la bocca rigorosamente chiusa: di Gazprom non parla

Casi disperati

Siamo tutti commissari tecnici, quindi siamo anche tutti sindacalisti. E ci chiediamo in che modo il mondo del ciclismo potrebbe venire incontro alle squadre che intendessero investire su questi corridori. Ci sarebbe la fideiussione della Gazprom: si è fatta pressione sull’UCI perché renda quei soldi disponibili al pagamento degli ingaggi dei corridori, lasciando le spese vive alle nuove squadre? I soldi dei premi che vengono gestiti dal sindacato non potrebbero costituire copertura finanziaria per simili operazioni?

L’indice della disperazione sta nelle proposte che in questi giorni stanno arrivando ai cellulari dei team manager, con corridori disposti a correre gratis, quindi a restituire i soldi percepiti alla firma dell’eventuale contratto. Qualcuno ha già rifiutato, ma in tutta onestà verrebbe da sperare che qualcuno accetti per vederli nuovamente in gruppo.

Sono 4 i corridori italiani ancora in cerca di squadra: Malucelli (nella foto), Scaroni, Carboni e Canola
Sono 4 i corridori italiani ancora in cerca di squadra: Malucelli (nella foto), Scaroni, Carboni e Canola

Una situazione inedita

Perché alla fine gli unici a rimetterci sono loro, i corridori. Non l’UCI. Non le squadre. Non i rappresentanti del CPA e dell’ACCPI. Che sono stati anche sfortunati, perché finora si era trattato di gestire uno sciopero per troppa pioggia e stabilire quando sia troppo caldo o troppo freddo per correre. Ma adesso che ci sono in ballo i destini di uomini e delle loro famiglie, la voglia di andare d’accordo con tutti senza arrivare a rottura suona davvero stonata. Il rispetto si guadagna anche alzando la voce e combattendo quando è necessario. Il fatto che l’UCI non si senta in dovere di accoglierli, dimostra che il rispetto non c’è o che non è stato guadagnato.

In che misura il braccialetto azzurro con scritto “WHY?” è stato un elemento di pressione?
In che misura il braccialetto azzurro con scritto “WHY?” è stato un elemento di pressione?

Una partita da giocare

I braccialetti, la voglia di ribadire che non si cerchi lo scontro, il non essersi incatenati ai cancelli del centro UCI di Aigle, il non aver voluto incidere minimamente sull’andamento di una gara sono un atteggiamento da opposizione di facciata che lascia il tempo che trova. Forse eredità di quel passato, in cui i corridori avevano paura di metterci la faccia perché esposti al rischio di varie forme di ricatto. Chissà se davvero a Pantani fecero pagare le sue posizioni contro il sistema dei controlli selvaggi, prima al Tour del 1998 (foto Reuters di apertura) e poi al Giro 1999, quando si espose anche a vantaggio di altri corridori e di colpo una mano oscura intervenne per fermarlo.

Ma se nessuno ha cose da nascondere, perché non giocarsi la partita e accettare la lotta, cercando di vincerla? Verrebbe quasi da pensare che ci siano altri interessi da difendere o competenze inadeguate e che nel nome di questi si sia scelto di non scegliere. Il tempo passerà, qualcuno come Zakarin sceglierà il ritiro, altri si sistemeranno. E dal prossimo anno potremo ricominciare facendo finta che non sia successo niente.

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07.06.2022
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«Giovanni è un ragazzo caparbio – dice Benfatto parlando di Carboni – quando punta un obbiettivo riesce a fare il corridore al 110 per cento. Nel periodo senza gare abbiamo lavorato bene con la palestra per incrementare i suoi livelli di forza, poi in avvicinamento alla competizione lavori più specifici vicini a ritmi gara. Lui e Malucelli si sono supportati a vicenda allenandosi assieme l’ultimo periodo».

Come si fa a stare per quasi due mesi senza correre e farsi poi trovare pronti quando arriva la chiamata? Lo abbiamo chiesto a Marco Benfatto, ex velocista e poi diventato uno dei preparatori della Gazprom-RusVelo, che assieme a Maurizio Mazzoleni ha continuato a seguire i ragazzi della Gazprom che ne hanno avuto voglia e necessità.

La vittoria di Carboni è stata la conferma (sofferta) del buon lavoro svolto a casa
La vittoria di Carboni è stata la conferma (sofferta) del buon lavoro svolto a casa

Il veneto era passato a dare un saluto il mattino di Castelfranco Veneto, sua patria negli anni da corridore, quando indossava la maglia della Zalf. Pizzetto e fisico ancora tirato, ha parlato a lungo con i “suoi” ragazzi alla partenza di tappa della Adriatica Ionica Race e la vittoria di Carboni dell’indomani è stata davvero la ciliegina sulla torta.

E’ vero come dice Scaroni che stanno ancora sfruttando la base di lavoro fatta nell’inverno?

Diciamo che abbiamo lavorato bene e che Sedun aveva creato un bel gruppo di lavoro. Stiamo ancora raccogliendo i frutti, soprattutto i ragazzi sono tanto motivati, perché alla fine devono trovare una sistemazione, quindi io gli auguro di vincere ancora. Stanno dimostrando sul campo che meritano comunque un posto in un’altra squadra.

Assieme a Mazzoleni avete continuato a lavorare con loro anche se la squadra era stata fermata?

Alcuni hanno voluto arrangiarsi, con altri stiamo lavorando ancora. Li abbiamo seguiti, diciamo ufficialmente, fino a un mese fa poi alcuni hanno preso altre strade. Malucelli e Carboni li sto ancora seguendo, quindi sono venuto anche un po’ per dargli un sostegno morale, anche una pacca sulla spalla. Questi ragazzi hanno bisogno anche di sostegno, di un punto di riferimento.

Prima della vittoria di Carboni a Brisighella, anche Scaroni e Malucelli avevano lasciato il segno
Prima della vittoria di Carboni a Brisighella, anche Scaroni e Malucelli avevano lasciato il segno
Cosa significa allenarsi senza sapere quando si correrà?

E’ molto più duro e molto più stressante, perché praticamente devi simulare le gare. Anche a livello ormonale, non è come essere in competizione. Quindi servono tanta testa e tanta voglia di lavorare.

Un certo tipo di lavoro va programmato, come avete fatto?

Fortunatamente Bennati ci ha confermato quasi subito che ci dava la possibilità di correre con la nazionale, perciò a parte le prime settimane di mantenimento, siamo riusciti a lavorare per obiettivi. Quindi abbiamo puntato prima il Giro di Sicilia dove Malucelli ha vinto e poi siamo andati avanti dove si poteva. Per fortuna c’è la nazionale che li sta sostenendo.

Benfatto con Loris Confortin, cardiologo oggi in pensione, che per anni è stato medico della Zalf Fior
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Sedun ci ha parlato di come il gruppo stia vivendo questa fase. Cosa pensi della situazione?

Ci sentiamo spesso, però ormai che c’è poco di cui parlare perché alla fine i discorsi sono sempre gli stessi. Quindi più che altro siamo in contatto per sapere come va. E’ un buon gruppo e speriamo di riprendere l’anno prossimo. Anch’io avevo investito su questa squadra e preso le mie decisioni. Rifarei la scelta comunque perché, anche se per un breve tempo, è stata una bellissima esperienza. Penso che la vita sia una ruota, quindi anche se adesso abbiamo avuto questo stop, prima o dopo tutto il lavoro che abbiamo fatto ritornerà. Sono fiducioso e penso positivo per il futuro.

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