Inizia la rumba dei velocisti. Malucelli punta su Kooij e… Moschetti

11.05.2025
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Se oggi l’altimetria rischia di essere per loro proibitiva, dalla tappa di martedì a Lecce dovrebbe finalmente aprirsi lo show dei velocisti in questo Giro d’Italia. Su carta, le frazioni dedicate alle ruote veloci sono sette, ma almeno tre di queste gli sprinter dovranno sudarsele fino all’ultimo metro. E una di queste potrebbe essere quella di oggi a Valona.

Del parterre dei velocisti abbiamo parlato con chi di volate se ne intende: Matteo Malucelli, atleta della XDS-Astana che alla corsa rosa non c’è, ma che ha fatto le carte ai colleghi presenti. L’occhio di chi è nel gruppo riesce sempre a dare qualcosa in più.

Matteo Malucelli (classe 1993) ha analizzato per noi il parterre dei velocisti al Giro
Matteo Malucelli (classe 1993) ha analizzato per noi il parterre dei velocisti al Giro
Matteo, iniziamo dall’analisi degli sprinter in gara. Il livello com’è?

E’ vero che, lo dico sinceramente, il livello non è mega galattico. Manca gente come Jasper Philipsen e Jonathan Milan. Secondo me però vedremo degli sprint molto interessanti proprio perché mancano i tre corridori che hanno dominato tutte le volate finora: Philipsen, Merlier e Milan.

Quindi chi vedi come favorito?

Secondo me Olav Kooij è quello che ha un livello un filino più alto degli altri: lo sprinter più “puro” (immagine di apertura in uno sprint contro Bennett, anche lui presente al Giro, ndr). Olav è il più veloce per me. Se Kooij avrà spazio, anche in base a quel che farà Van Aert, sarà un osso duro. Dietro di lui ci sono altri bei velocisti che si giocheranno le tappe. Direi che ci sono 5-6 corridori sullo stesso livello. E poi chiaramente c’è Mads Pedersen che è fortissimo, ma non è uno sprinter puro. E’ qualcosa di più di un velocista (e lo ha dimostrato nella tappa di apertura, ndr).

Chiaro…

E’ cambiata. Il velocista puro come una volta non c’è più o comunque si sta modificando. Però gli uomini davvero veloci ci sono ancora, e quindi sicuramente ci saranno delle belle volate. Kooij, sulla carta, è quello che ha velocità di punta maggiore più veloce. Però…

Però?

Però anche io, in Turchia, pensavo di essere il più veloce e su tre volate ne ho vinta una. Quindi magari il più veloce non lo ero davvero. E’ anche vero che corridori più quotati come Kristoff non ne hanno vinta nemmeno una. Le volate sono sempre un po’ un terno al lotto.

Pedersen non è un velocista puro, ma a Tirana ha dimostrato notevole potenza
Pedersen non è un velocista puro, ma a Tirana ha dimostrato notevole potenza
In ogni caso, mancano pezzi grossi come Philipsen, Merlier, Milan. Non è poco…

E anche Groenewegen. Ma il livello resta buono. E poi bisogna considerare il percorso: in alcune tappe potrà vincere un velocista che ha qualcosa in più. Secondo me Groves e Pedersen sono i corridori che possono passare meglio le salite. E questo darà loro la possibilità di giocarsi più arrivi. E di arrivarci con gambe migliori.

Il percorso lo hai guardato?

Non facendolo non l’ho studiato bene, ma ho visto che di volate piatte ce ne sono poche. Gli arrivi degli sprint arrivano quasi tutti dopo tappe mosse, quindi sarà fondamentale anche la tenuta sugli strappi.

Riassumendo, chi sono gli sprinter più pericolosi?

Come detto, il più puro è Kooij. Poi ci sono Pedersen, Groves, il mio compagno di squadra Kanter, Sam Bennett, Van Aert, Lonardi e Moschetti. Ecco, Matteo secondo me una tappa la vince.

Cosa ti porta a dire questo su Moschetti?

Perché è partito bene ed è forte. E’ sempre stato forte. Lo conosco, ha trovato la squadra giusta e le motivazioni giuste. Quando un velocista comincia a vincere prende fiducia. E’ questione di equilibrio. Una tappa al Giro se la merita e sarei contento per lui se dovesse riuscirci.

Matteo Moschetti ha già vinto 4 corse quest’anno: per Malucelli ha ottime possibilità di conquistare una tappa in questo Giro
Matteo Moschetti ha già vinto 4 corse quest’anno: per Malucelli ha ottime possibilità di conquistare una tappa in questo Giro
E di Lonardi invece cosa ci dici? E’ uscito dalla Turchia con la maglia verde…

E’ quello il suo problema, tiene troppo in salita! Gliel’ho detto: «Ma perché vai così forte in salita? Magari potresti essere più veloce se risparmiassi un po’». E lui mi ha risposto che lo sa, che deve cercare di essere più potente per i finali. In generale però Lonardi va forte e la maglia verde di miglior sprinter lo dimostra. E’ costante. Ma la coperta è corta: se migliori in salita, perdi qualcosa in volata. Bisogna trovare la giusta combinazione. Questo vale per lui come per tanti altri.

Questo equilibrio è davvero delicato nel ciclismo moderno…

E’ così. Bisogna fare delle scelte e la squadra deve esserne consapevole. Il calendario deve essere programmato in funzione delle tue caratteristiche. La squadra te lo deve cucire addosso anche con gli altri compagni. Se vai al Giro d’Italia non puoi essere un velocista da Tour of Langkawi, per capirci. Perché il Giro non lo finisci, fai fatica.

C’è qualche altro nome da tenere d’occhio?

Beh, c’è Luca Mozzato, anche se quest’anno si è visto poco. C’è Milan Fretin che è stata una bella sorpresa. E poi bisogna capire Casper Van Uden. Però, sinceramente, in Turchia non è che abbia brillato.

Poels e Malucelli: uno si prende la Turchia, l’altro Izmir

04.05.2025
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IZMIR (Turchia) – Matteo Malucelli lascia correre la bici fino a Istanbul, quasi. E’ un modo tutto suo per godersi questa vittoria tanto cercata e tanto voluta. Ieri, guardandolo con tutti gli “occhiali” possibili dopo l’arrivo, eravamo sicuri che oggi avrebbe vinto. I colleghi della stampa turca ci chiedevano se anche oggi avrebbe trionfato un italiano dopo il successo di Viviani. E noi rispondevamo che sarebbe toccato a Malucelli. I complimenti dopo la tappa sono arrivati anche a noi!

Scherzi a parte, siamo a Izmir, l’antica Smirne, una delle città più grandi del Mediterraneo, seconda solo a Istanbul e Il Cairo. Qui vivono oltre 5 milioni di persone. Le case hanno la bandiera turca ai balconi e la città ospita uno dei porti più grandi del Mare Nostrum, porta da e per l’Oriente.

La classifica finale ha visto: 1° Wout Poels, 2° Harold Martin Lopez e 3° Guillermo Juan Martinez
La classifica finale ha visto: 1° Wout Poels, 2° Harold Martin Lopez e 3° Guillermo Juan Martinez

Bravo Poels

Su questa strada che costeggia il porto – incanto di sole, mare e bici, lungo la rotta dell’EuroVelo 8 – la XDS-Astana festeggia. A Malucelli la tappa, a Wout Poels la classifica generale del Presidential Tour of Turkey.

L’olandese aspetta di salire sul podio con un buon colpo di pedale ritrovato. Durante l’inverno ha lavorato bene e soprattutto sembra essersi integrato nel clima della squadra.

«Andrò al Giro d’Italia per puntare a una tappa – spiega Poels – non avrebbe senso fare qualcosa per la generale. Sono molto contento di questa vittoria. Ci dà morale e devo ringraziare tutti i ragazzi che hanno lavorato alla grande. Eravamo qui con l’obiettivo di vincere e fare punti. Ci siamo riusciti».

A fine gara, l’esperto corridore olandese tiene in mano il trofeo del Tour of Turkiye: un intreccio dorato, una colonna, come tante ne abbiamo viste in questi giorni in Turchia.

Tanto mare, ma al via anche qualche bello strappo nell’entroterra
Tanto mare, ma al via anche qualche bello strappo nell’entroterra

Seduti con Malucelli…

Sceso dal podio, iniziamo a parlare con Malucelli. Matteo però ci fa spostare su delle sedie all’angolo dello stand dietro al palco. E’ stanco e preferisce stare seduto.

Per chi sono questi fiori, Matteo?

Se arrivano a casa in due giorni, ma non credo, perché sono un po’ grandi, sono per la mia ragazza, Martina. Alla fine queste sì, noi gioiamo all’arrivo e ci godiamo i risultati che ci ripagano dei sacrifici, ma viviamo quell’emozione intensa che dura un secondo e vale più di tutto il resto. Chi è a casa fa i sacrifici con noi, ma non vive quelle stesse emozioni. Quindi questo pensiero speciale è per lei.

Bastava vederti in volto ieri per capire che oggi non avresti mollato la presa…

Ieri mi sentivo bene, ma anche il primo giorno… e ho fatto secondo. Non c’era mai stata una squadra che mettesse il gruppo in fila. Sono stato anticipato da dietro, ma nella mia testa sapevo di essere più veloce. Ieri ho avuto paura di rimanere chiuso e sono partito troppo presto. E’ stato un errore, ma anche la mossa giusta: c’era una semicurva e con meno vento avrei potuto vincere. Ieri pomeriggio ho cercato di stare calmo, dormire, mangiare, recuperare. Oggi ho provato a stare a ruota di Kristoff: sapevo che la sua squadra aveva il miglior treno. Dovevo solo seguirlo e saltarlo sul finale. E così è andata.

La volata potente di Malucelli, al secondo successo stagionale
La volata potente di Malucelli, al secondo successo stagionale
Non farai il Giro, ma qui c’è uno che ci andrà. Dicci qualcosa di Poels…

E’ la prima gara che faccio con Wout. L’ho sempre visto al Team Sky, ricordo che lui era già pro’ nel 2009 e io ero ancora allievo. E’ un ragazzo molto scherzoso, un burlone, ma in corsa è serissimo. Ha guidato la squadra in maniera esemplare. Non abbiamo mai avuto momenti di difficoltà nel controllare la corsa. Ha sempre mantenuto la calma e ci ha dato quella serenità che serve per vincere. Ne parlavo anche con Fausto (Masnada, ndr) a cena: quando hai un capitano così, le motivazioni e le energie si moltiplicano. E’ bello correre da squadra…

Wout ci ha detto che non farà classifica al Giro. E’ così?

Sinceramente non lo so, ma non credo. Al Giro ci sarà una XDS-Astana d’assalto.

In effetti abbiamo visto una XDS compatta. Ma non credevamo che Poels fosse così leader…

Sì, mi avevano detto che si veniva per fare classifica con lui, quindi magari avrei dovuto lavorare. E siamo una squadra: c’era un obiettivo. Mi sono messo a disposizione e ho cercato di risparmiare più energie possibili nella seconda, terza e quarta tappa. E così facendo alla fine sono riuscito a vincere l’ultimo giorno.

Prima di salire sul palco, Malucelli, Kristoff (questo anche l’ordine d’arrivo) discutono dello sprint. Lonardi ha vinto la maglia a punti
Prima di salire sul palco, Malucelli, Kristoff (questo anche l’ordine d’arrivo) discutono dello sprint. Lonardi ha vinto la maglia a punti
Risparmiare energia pur lavorando però, perché ti abbiamo visto spesso davanti…

Negli anni ho imparato che in queste gare a tappe lunghe, perché otto giorni non sono pochi, la chiave è il recupero. Abbiamo un orologio Garmin che ci monitora tutto e ho visto che anche stando fermo al pomeriggio dopo le tappe, consumavo energia. C’era stress. Quindi ho cercato di dormire tutti i pomeriggi, recuperare al massimo. E c’è differenza: il giorno dopo lo senti, vedi che hai recuperato di più. Sembra banale, ma dopo otto tappe fa la differenza. Ho curato il recupero, il sonno, l’alimentazione… perché sapevo che agli ultimi due giorni dovevo arrivarci più fresco possibile.

Non sarai al Giro: un po’ ti dispiace?

Mi piacerebbe fare un Grande Giro, non l’ho mai fatto. Ma so anche che sarebbe una sofferenza grande per me. Penso di aver trovato la mia dimensione in gare così, con qualche squadra WorldTour. Posso essere competitivo e togliermi soddisfazioni.

Onesto…

Sì, ci sono 4-5 velocisti più forti, c’è poco da fare. Per un velocista è importante vincere e questa è la mia dimensione. Magari posso migliorare ancora un po’ con più corse di questo livello. L’anno scorso ne ho fatte poche, quest’anno ho già corso in UAE, in Cina e qui in Turchia. La mia condizione crescerà e voglio dimostrare che il mio posto qui me lo sono meritato. Nelle prossime settimane avrò molti appuntamenti per sprinter.

Pesenti, ecco la grande occasione nel devo team Soudal

23.12.2024
7 min
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CASTELL’ARQUATO – Sul banco di lavoro di Marco, meccanico e titolare di Cicli Manini, c’è una Specialized blu con sfumature nere ed interamente marchiata “Wolfpack”. La misura è quella tipica di uno scalatore di media taglia. Sul tubo orizzontale, dove inizia l’attacco del reggisella, c’è l’etichetta col nome del suo corridore e sul tubo piantone l’adesivo della sua prossima squadra. Li indica con soddisfazione Thomas Pesenti dopo aver firmato col devo team della Soudal Quick-Step.

La sua è la storia di un ragazzo di 25 anni che non si è arreso. Una storia che appartiene ad un periodo che non esiste più e che deve però indicare un’inversione di tendenza laddove si può fare o c’è del merito da riconoscere. Il ciclismo moderno non aspetta più nessuno, nemmeno i talenti più giovani. Appare sempre più impermeabile a dare spazio ad atleti dell’età di Pesenti, con esperienze limitate ai team continental o che hanno visto scappare il treno del professionismo per lo svanire delle squadre dalla sera alla mattina.

Tecnicamente bisogna dire che Pesenti non cambia lo status della formazione per cui correrà. Continental era il JCL Team Ukyo in cui ha corso quest’anno, continental è Soudal Quick-Step Development, ma cambiano radicalmente gli orizzonti e le opportunità. La porta del WorldTour è lì ad un passo ed il parmense di Fontanellato nel 2025 avrà la possibilità di varcarne la soglia in modo contingentato correndo anche con la prima squadra. Poi toccherà sempre a lui guadagnarsi il definitivo salto di categoria. Thomas intanto, a fronte di una maggiore e comprensibile disinvoltura, va cauto, come ha sempre fatto.

Pesenti nel 2024 col Team JCL Ukyo ha potuto correre in posti esotici come Arabia Saudita, Oman, Malesia e Giappone
Pesenti nel 2024 col Team JCL Ukyo ha potuto correre in posti esotici come Arabia Saudita, Oman, Malesia e Giappone
La notizia era nell’aria da qualche mese, ma mancava l’ufficialità. Quando sono partiti i primi contatti con la nuova squadra?

Tutto è nato dopo il campionato italiano. Il mio procuratore Moreno Nicoletti ha iniziato a guardarsi attorno, per vedere se c’era qualcosa di diverso. Io avrei avuto comunque il contratto col Team Ukyo e ci sarei rimasto volentieri visto che mi trovavo bene. Verso agosto Moreno mi ha detto che mi avrebbe preso il devo team della Soudal, che è una realtà ottima. Non ho nemmeno chiesto perché mi cercassero, ho detto subito di sì (racconta divertito, ndr). Col passare del tempo ci siamo tenuti aggiornati via email per tante informazioni. Mancava solo la firma per una questione di tempo, ma non ero minimamente preoccupato. L’ho messa direttamente da casa mia, in modo digitale perché i contratti si fanno anche così, in collegamento col mio procuratore e un dirigente della squadra.

Nel frattempo hai già fatto un paio di ritiri con la squadra. Come sono andati?

Il primo raduno l’ho fatto in Belgio il 20 ottobre arrivando direttamente dalla Japan Cup senza passare nemmeno da casa. Sono rimasto su una giornata, in cui ho provato bici e abbigliamento, fatto qualche test fisico per la mobilità articolare e un po’ di chiacchiere con i futuri compagni e diesse. La cena è stata un’ulteriore occasione per fare gruppo. C’era anche il gruppo della prima squadra, mentre la formazione femminile era in un hotel accanto. Il giorno successivo ero rientrato a casa con la bici ed un po’ di vestiario seguendo già le indicazioni della squadra. Da lì in poi ho seguito subito le tabelle del preparatore della squadra, Frederik Broché, che si è unito alla squadra proprio recentemente dopo aver lavorato per la federazione belga e per quella inglese della pista

Thomas nel Team Ukyo ha avuto un forte assaggio di professionismo. Nel 2022 doveva andare alla Androni che poi ha chiuso
Thomas nel Team Ukyo ha avuto un forte assaggio di professionismo. Nel 2022 doveva andare alla Androni che poi ha chiuso
Il secondo ritiro è stato più intenso, giusto?

Sì esatto, il tipico ritiro invernale. Dal 4 al 6 dicembre siamo ritornati in Belgio alla Bakala Academy (il centro di ricerca e prestazioni atletiche dell’università di Leuven in cui si appoggia la Soudal, ndr) per svolgere qualche test. Poi ci siamo trasferiti in Spagna dove le giornate e le temperature sono ottimali per allenarsi. Era presente tutta la squadra WorldTour, a parte Remco a causa della caduta, più qualche ragazzo del devo team come me. Abbiamo alternato uscite in bici divisi in tre gruppi con lavori in palestra. Sono stati 10 giorni importanti dal punto di vista fisico, per l’allenamento, ma anche per capire i meccanismi di questo nuovo ambiente per me.

Avete già abbozzato un programma delle corse che farai tra devo team e prima squadra?

Non c’è nulla di definitivo, in teoria dovrei fare esperienza con entrambe le squadre. Tenendo conto del calendario del devo team, mi hanno chiesto quali corse avrei voluto fare e fondamentalmente ho dato la mia disponibilità un po’ ovunque. La prima dovrebbe essere l’AlUla Tour in Arabia Saudita a fine gennaio, che ho già fatto l’anno scorso. Potrei correre anche il Tour du Rwanda a febbraio, ma ovviamente decideranno i diesse dove mandarmi. Per quanto riguarda le gare col team WorldTour, non so ancora quali correrò, però so che ne farò visto che mi hanno già consegnato anche l’abbigliamento per la prima squadra. Ripeto, seguirò le loro indicazioni senza problemi.

Italiani samurai. Carboni, Malucelli e Pesenti hanno cercato e trovato il proprio rilancio attraverso il Team Ukyo
Italiani samurai. Carboni, Malucelli e Pesenti hanno cercato e trovato il proprio rilancio attraverso il Team Ukyo
Durante questi ritiri che stati d’animo hai provato?

Naturalmente c’è tanta emozione perché sono andato in una squadra che è il sogno di molti corridori. Malucelli mi ha detto che è come se fossi andato nella cantera del Real Madrid. Farne parte è motivo di grande orgoglio, se penso a dove ero qualche anno fa. Non ci avrei creduto, anche se ho sempre lavorato intensamente per fare questo lavoro. Al raduno di ottobre mi sono incrociato con fuoriclasse come Evenepoel, Landa o Merlier o tanti altri giovani talenti ed è stato incredibile, anche se veloce. E’ normale che quando passi in certe squadre incontri i grandi corridori, infatti ero un po’ in soggezione, ma anche loro sono persone normali e mi sono trovato subito a mio agio. Nel ritiro in Spagna della settimana scorsa invece ho avuto modo di conoscere meglio un po’ tutti tra corridori e parte dello staff.

Hai avuto modo di parlare anche con Bramati?

Considerate che ad ottobre, avendo perso un giorno di viaggio arrivando dal Giappone, in otto ore ho dovuto fare quello che si fa normalmente in due giorni. Tuttavia ero riuscito a fare tutto, parlando per la prima volta anche con Davide. L’ho poi rivisto in Spagna ovviamente. E’ stato molto gentile nei miei confronti, ci siamo detti un po’ di cose in generale, ma nulla di troppo specifico.

Nel 2022 Pesenti fa uno switch mentale e cresce. Alla Coppi e Bartali è protagonista in mezzo ad atleti di team WorldTour
Nel 2022 Pesenti fa uno switch mentale e cresce. Alla Coppi e Bartali è protagonista in mezzo ad atleti di team WorldTour
Sei un classe ’99 e per il ciclismo di adesso si è considerati vecchi, però la tua storia può passare un messaggio. Che idea ti sei fatto?

Mi do sempre un po’ di colpa per questo ritardo nei tempi. Sono maturato dopo rispetto alla norma che vuole il ciclismo di oggi. Non ero pronto fisicamente, ma soprattutto mentalmente per fare il corridore. Pensavo di più ad altre cose, poi ho capito che se volevo fare questo nella vita dovevo impegnarmi al 100 per cento. Da junior vincevo, ma da U23 non ho fatto nulla. Sono riuscito a fare questo cambio di mentalità nell’inverno a cavallo del 2022, che è stata la mia prima vera stagione con vittorie, risultati e prestazioni importanti. Mi sono approcciato a tutto in maniera più professionale. E lo devo all’aiuto di tante persone che mi sono state vicine.

Ti senti di ringraziare qualcuno?

Certamente la mia famiglia. Poi tutto lo staff della Beltrami Tsa-Tre Colli, che mi ha sempre riconfermato anche quando raccoglievo poco o niente. Infine devo dire grazie anche al Team Ukyo, a Volpi e Boaro. La squadra non ci ha mai fatto mancare nulla. Quest’anno ho vissuto un’annata bellissima, facendo esperienze che non avrei mai fatto correndo per una continental italiana. Ho corso in Arabia Saudita, Oman, Malesia e Giappone e viaggiando così tanto ho anche imparato tanto. Noi italiani volevamo rilanciarci e così è stato. Malucelli è andato all’Astana e Carboni alla Unibet Tietema Rocket.

Pesenti al Giro d’Abruzzo si è distinto indossando maglia bianca, ciclamino e centrando un terzo posto di tappa
Pesenti al Giro d’Abruzzo si è distinto indossando maglia bianca, ciclamino e centrando un terzo posto di tappa
Thomas Pesenti come sta vivendo questo importante momento per la sua carriera?

Sono molto contento di essere entrato nel piccolo Wolfpack (sorride, ndr). Battute a parte, ho firmato per un anno e so che è una grande occasione da sfruttare, magari cercando di non deludere chi ha creduto in me. Devo pensare a fare del mio meglio e cercare di migliorarmi. Devo fare quello che ho sempre fatto negli ultimi due anni. Cercare di andare forte, essere d’aiuto alla squadra e, quando ci sarà la possibilità di fare, qualcosa giocandomi le mie carte. Sono pronto e spero di andare avanti il più possibile.

Bisacce piene, morale alto: Volpi rilancia la corsa all’oro

03.12.2024
7 min
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Con Carboni, Malucelli e Pesenti che hanno cambiato squadra, il JCL Team Ukyo riparte per la nuova stagione forte dei risultati del 2024 e la sensazione di aver trovato la chiave per farlo ancora. Alberto Volpi racconta e attraverso le sue parole la nuova squadra prende forma. Il comunicato diffuso ieri ha reso noti i nomi dei quattro italiani selezionati per la prossima stagione. D’Amato, Fancellu, Garibbo e Raccani saranno la spina dorsale italiana della continental giapponese, che nel 2024 ha conquistato 16 corse.

Alberto Volpi, classe 1962, all’inizio del secondo anno da team manager del JCL Ukyo
Alberto Volpi, classe 1962, all’inizio del secondo anno da team manager del JCL Ukyo
La squadra ha fatto la sua parte, anche abbondantemente…

Sì, anche io sono contento, con tutta onestà. Quando ti aspetti delle cose belle che poi non arrivano, dici di essere moderatamente insoddisfatto. Mentre io devo dire il contrario. Avevo previsto di fare bene, ma siamo andati meglio delle previsioni. E’ la legge della compensazione, a volte i corridori ti stupiscono. Però quello che è stato è stato, adesso dobbiamo guardare avanti e cercare di fare ancora bene. E’ la nostra condanna (sorride, ndr).

Ti aspettavi che l’anima europea e quella giapponese si integrassero così bene?

Lo staff e i corridori sono veramente di buona qualità umana. Quando hai questo ingrediente, è solo questione di tempo, aspettare che si conoscano e si mettano insieme. Poi è chiaro che avevo anche tre italiani – due su tre molto esperti – che ci hanno messo del loro. Hanno trovato terreno molto fertile nei ragazzi giapponesi, quindi non è stato difficile che si integrassero. In realtà non mi ero neanche posto il problema dell’integrazione, è venuto tutto naturale.

Volpi aveva visto giusto: Carboni aveva solo bisogno di pazienza e di rispolverare le sue doti (foto JCL Team Ukyo)
Volpi aveva visto giusto: Carboni aveva solo bisogno di pazienza e di rispolverare le sue doti (foto JCL Team Ukyo)
Avevi tre italiani, hanno ottenuto i migliori risultati, ma sono andati via…

Abbiamo cominciato una trattativa dall’inizio di luglio. Avevano delle richieste importanti da altre squadre che io non potevo soddisfare in termini economici. Come in tutte le aziende, ho dovuto fare i conti con il budget e mi è molto dispiaciuto non poterli riconfermare. Credo sia stato giusto che abbiano colto le occasioni. Sono venuti da noi con la voglia di rivalutarsi e rilanciarsi e ci sono riusciti in pieno. Hanno dato tanto, noi gli siamo stati vicini ed era giusto che proseguissero la loro strada. Quando inizialmente in Giappone ho detto che sarebbero andati via, anche Malucelli che aveva vinto tanto, è certamente dispiaciuto, ma hanno riconosciuto che avessimo fatto delle scelte giuste. Anche questo è un motivo di orgoglio. Perdere delle persone di valore non è così sempre negativo, vuol dire che hai dato loro qualcosa di importante.

Che cosa ha rappresentato per la squadra giapponese aver vinto il Giro del Giappone con Carboni?

E’ stato un ottimo risultato. Subito prima, abbiamo vinto con Atsushi il Tour de Kumanu, la gara di preparazione. Vincere con un ragazzo giapponese a me fa super piacere, perché la matrice della squadra è chiara. Per cui i ragazzi europei servono per dare più qualità e questo l’hanno fatto. La mission sarebbe quella di portare fuori l’Arashiro del futuro. C’è da lavorare, però quando vince un corridore giapponese puoi essere davvero soddisfatto.

Malucelli ha vinto dieci corse: il miglior biglietto da visita per approdare all’Astana. Per Volpi impossibile trattenerlo
Malucelli ha vinto dieci corse: il miglior biglietto da visita per approdare all’Astana. Per Volpi impossibile trattenerlo
Come si rimpiazzano gli europei che sono partiti?

Adesso è complicato. Vivo in questo ambiente da tantissimi anni. Le cose sono cambiate per via delle varie categorie e degli sviluppi che ci sono stati nelle squadre WorldTour, che hanno integrato nella loro galassia anche i team di sviluppo. Noi siamo una continental un po’ anomala, ci vedono quasi come una professional perché riusciamo a partecipare a gare di livello. Per questo ci dicono che abbiamo un buon appeal, ma nonostante ciò è sempre più difficile trovare corridori giovani di un certo livello, perché se li accaparrano tutti i devo team, a partire da Redbull e Visma.

Quindi come si fa?

E’ un lavoro lungo, hai le amicizie, qualche valutazione fatta con dei test che permettono di individuare se il motore ha una certa portata, ma non sono tutto. Basarsi solo sui numeri non è la ricetta gusta. Possono pure avere un buon motore, ma se li porti su strada e non sanno stare in gruppo e far fruttare le loro doti oppure usare la testa, non vanno lontano. I numeri devono coincidere con la vera identità del corridore, altrimenti rischi che ti aspetti tanto e non ti danno niente.

Volpi soddisfatto: Pesenti si è messo in luce in gare dure come l’Abruzzo e il Romagna
Volpi soddisfatto: Pesenti si è messo in luce in gare dure come l’Abruzzo e il Romagna
Su cosa avete puntato per fare le vostre scelte?

Abbiamo deciso di avere fiducia nei giovani, sapendo che hanno bisogno del loro tempo. Aleotti, per fare l’esempio di un corridore che cresce in uno squadrone, sta venendo fuori gradualmente e con sostanza: non sono tutti come Evenepoel. Ne abbiamo cercati alcuni che per caratteristiche e voglia di dimostrare, possono fare il salto di qualità. Devi lavorare solo su quello, perché il giovane fenomeno ha addosso gli occhi dei procuratori. I ragazzi che sono andati via avevano le loro motivazioni forti e quelle fanno la differenza. Pesenti ad esempio…

Cosa avete visto in lui?

Thomas veniva dalla Beltrami, me ne avevano parlato bene, però non aveva ancora fatto corse di alto livello tecnico. Qui si è integrato bene anche nelle gare più toste e si è guadagnato un posto nel devo team della Soudal. Malucelli ha sempre vinto, era il più affidabile sotto il profilo del rendimento e sapevamo che in certi contesti poteva fare egregiamente la sua parte. Carboni veniva da un periodo difficile, ma si vedeva che avesse dentro qualcosa. Bisognava avere un po’ più di pazienza e fortuna e sperare che tirasse nuovamente fuori le sue qualità, cosa che ha puntualmente fatto. Si è sempre fatto trovare pronto nelle gare in cui era leader e ha lavorato molto bene con il gruppo giapponese.

La carriera di Fancellu non è stata lineare: il team giapponese è una sorta di ultima chance? Volpi ci crede
La carriera di Fancellu non è stata lineare: il team giapponese è una sorta di ultima chance? Volpi ci crede
Ci sono quattro nuovi italiani. 

Simone Raccani viene dalla Zalf. Due anni fa era stato preso dalla Quick Step come stagista a Burgos, ma è caduto e si è rotto un gomito. E’ andato alla Eolo-Kometa, invece l’anno scorso è tornato dilettante. Non tutti sono pronti per il salto a vent’anni, ma resta che ha fatto dei buoni risultati in salita. D’Amato viene dalla Biesse-Carrera, è un buon corridore, anche molto veloce. Non quanto Malucelli: si avvicina di più alle qualità di un Colbrelli, fatte tutte le distinzioni possibili. Poi abbiamo Garibbo, che arriva dalla Technipes, la squadra di Cassani, e quanto ai punteggi è stato uno dei più bravi dilettanti del 2024. Infine Fancellu, che arriva dalla Q36.5.

Una scommessa come quella su Carboni?

La squadra non lo ha confermato, ma resta un ragazzo che da junior si piazzò terzo al mondiale vinto da Evenepoel, è stato quinto a un Tour de l’Avenir, per cui un po’ di qualità le ha, vediamo se riusciamo noi a regolare la centralina. Ne ho parlato con Zanatta per un mese e mezzo, dato che ho cominciato a pensare a lui ad agosto. Ci sentiamo spesso e Stefano ci ha lavorato tanto. Mi ha detto che gli darebbe ancora una chance, per cui alla fine abbiamo deciso di crederci.

Al JCL Team Ukyo di Alberto Volpi arriva anche Garibbo, qui primo al Matteotti di Marcialla (foto Fruzzetti)
Al JCL Team Ukyo di Alberto Volpi arriva anche Garibbo, qui primo al Matteotti di Marcialla (foto Fruzzetti)
Questo è il quadro?

Ci sono altri nomi in arrivo, ma li sveleremo nei prossimi giorni. Il ciclismo è cambiato anche in questo, non è come prima che si diceva tutto subito, anche la comunicazione ha i suoi tempi. Per il resto i materiali restano gli stessi, le bici Factor, le ruote Shimano e le gomme Vittoria. Iniziamo fiduciosi, perché abbiamo visto che il nostro metodo di lavoro funziona. Gli anni non sono mai tutti uguali, lavoreremo perché anche questa sia un’ottima stagione.

Gli ex Gazprom si ritrovano in Astana e Scaroni li accoglie

04.11.2024
4 min
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Parte del gruppo della Gazprom-Rusvelo si sta ritrovando all’Astana-Qazaqstan. Christian Scaroni è stato il primo ad arrivare nella “corazzata turchese”. Adesso è stato raggiunto anche da Nicola Conci e Matteo Malucelli. Prima di loro erano già arrivati Velasco, l’addetto stampa Yuri Belzeko e il tecnico Sedun.

Scaroni ha ripreso ad allenarsi proprio oggi. Dopo qualche giorno di vacanza in Alto Adige, eccolo pronto per una nuova sfida. «La stagione è andata molto bene fino al Giro d’Italia. Ho ottenuto buoni risultati. Poi, nel finale del Giro, ho avuto il Covid e a luglio ho ripreso a correre, ma forse non è stata una grande scelta. Ho finito bene, ma non avevo quella gamba che serviva per ottenere il risultato pieno. È mancata solo la vittoria».

Scaroni in vacanza in Alto Adige, eccolo remare sul Lago di Braies
Scaroni in vacanza in Alto Adige, eccolo remare sul Lago di Braies

Di nuovo insieme

Come dicevamo, un gruppo si sta ricreando, ed è un bene. Scaroni è pronto ad accogliere i suoi ex compagni.
«Sono stato contento di vederli arrivare – ha detto Scaroni – Quando ho saputo di Conci, mi ha fatto piacere. Poi, dopo quei tre giorni in Veneto subito dopo il Lombardia, ho saputo anche di Malucelli. Davvero una bella notizia».

Alla Gazprom non se la passarono bene. La chiusura di quel team non fu una bella notizia per tutti loro, che si ritrovarono senza squadra nel giro di un attimo.
«Sono compagni con cui ho condiviso la stessa esperienza, e di certo è gente che ha fame. Consigli? Hanno già i loro anni di professionismo alle spalle e sanno il fatto loro. Di certo, la forte presenza italiana favorirà il loro inserimento. Conoscendoli, non mancherà l’entusiasmo, e in Astana non potrà che essere esaltato».

Carboni, Scaroni e Malucelli in maglia azzurra dopo la chiusura della Gazprom
Carboni, Scaroni e Malucelli in maglia azzurra dopo la chiusura della Gazprom

Benvenuti in Astana

L’esperienza terribile del restare senza squadra da un momento all’altro ha cementato la loro amicizia e complicità.
«Tutto ciò ha cementato la nostra amicizia e temprato i nostri caratteri». Erano i tempi in cui la Russia dichiarò guerra all’Ucraina e l’UCI, di fatto, mise fuori il team russo. A quel punto ci fu un “si salvi chi può”.

«Non sono rimasto stupito – va avanti Scaroni – che alla fine tutti abbiano trovato squadra. Erano tutti corridori validi e si vedeva che avevano qualità. I numeri erano dalla nostra parte e, poi, eravamo un bel gruppo. Noi italiani (Velasco era andato via l’anno prima, ndr) ci ritrovammo in Nazionale. E, nonostante tutto, riuscimmo a cogliere ottimi risultati, persino a vincere. Semmai sono stupito che ci siamo ritrovati in Astana due anni dopo». Solo Canola non ha trovato posto.
«Ma per Marco l’età ha giocato contro. In questo ciclismo, già a 23-24 anni sei a rischio; lui ne aveva una trentina. Ma anche lui aveva ottime capacità».

Amici e compagni

Scaroni è quasi un veterano dell’Astana, specie dopo il ricambio generazionale in corso e, come ha detto lui, grazie alla forte componente italiana. In più, è nel pieno della maturità. Prima di congedarci, ci offre un giudizio sui suoi compagni.

Partiamo da Velasco: «Simone? Direi che è un “cagnaccio” e glielo ho anche detto. Simone è uno che non molla mai, ma mai davvero. Sei in gruppo con 20-30 corridori e sei lì per staccarti, demoralizzato. Lui non molla un centimetro, anche se magari da fuori non si vede».

Ecco poi i due nuovi arrivati: «Nicola Conci, visto da fuori, sembra un professorino, ma nel senso buono. È molto preciso, però in realtà è uno che sa divertirsi e che parla. E poi c’è Malucelli: l’aggettivo adatto per lui è perseverante. Ha cambiato squadra, è stato in team più piccoli, ma non ha mai mollato. E non solo: ha anche vinto. E poi è un ingegnere; lui è un mix di Conci e Velasco!».

Malucelli all’Astana, un perfetto colpo di reni

23.10.2024
4 min
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Matteo Malucelli è un corridore dell’Astana Qazaqstan Team. Ieri sera, col buio che aveva già inghiottito tutto, il romagnolo non stava nella pelle e forse non aveva neppure capito bene. Lunedì, il giorno prima, aveva firmato il contratto. Una WorldTour nel momento in cui forse pensava che fosse tardi. Invece alla fine i conti tornano e i tasselli dispersi dell’ultima Gazprom stanno trovando una collocazione, in una sorta di tetris che ha lasciato fuori soltanto Canola. Anche Carboni si è messo a posto, ma per l’annuncio c’è da aspettare ancora.

Malucelli si trova in ritiro a Padova con la nuova squadra. Ieri sera era appena arrivato in hotel e raccontava col tono basso di chi svela un segreto, quasi con la mano davanti alla bocca. Ma abbiamo condiviso così tanti discorsi e riflessioni in questi ultimi anni, che fare il misterioso alla vigilia dell’annuncio sarebbe stato imbarazzante. Malucelli ha firmato per un anno e deve tutto alle vittorie al Tour de Langkawi e all’investitura di De Kleijn. Parlando di lui, l’olandese lo ha definito un velocista fortissimo e sottovalutato.

«Che poi alla fine – ammette – il contratto me l’ha fatto firmare proprio De Kleijn. Senza di lui, sarebbe valso tutto un po’ meno. Lui non lo sa, ma il fatto che fosse in Malesia e io l’abbia battuto a quel modo è stato il plus che ha dato maggior prestigio alle mie vittorie. Dal Giro d’Abruzzo in poi ho fatto solo corse di classe 2.2 e sette vittorie, ovvio che avessero meno peso. Se avessi fatto questi risultati a luglio, avrebbero avuto ben altro riscontro, ma prendiamo il buono che è venuto…».

Le sfide e le vittorie contro De Kleijn al Langkawi hanno mostrato la solidità di Malucelli
Le sfide e le vittorie contro De Kleijn al Langkawi hanno mostrato la solidità di Malucelli

L’offerta di Savio

E’ presto per parlare di ruoli. Immaginare Malucelli che tira le volate al gigante Syritsa è certo suggestivo, ma una quadra così grande ha un vasto calendario da coprire e non mancheranno le occasioni per mettersi alla prova. Al suo procuratore Nicoletti stavolta è riuscito il perfetto colpo di reni, dopo che per giorni avevano discusso sul da farsi. Da una parte Malucelli, sicuro di meritare un posto nel gruppo. Dall’altro Moreno che invocava qualche risultato più pesante per andare a proporlo in giro.

«Avevo detto che se non avessi trovato una squadra vera – racconta Malucelli – avrei smesso. In realtà a un certo punto era venuta fuori una continental che però mi avrebbe pagato come una professional. Era la Petrolike: Gianni Savio sarebbe stato ancora una volta il mio salvatore. Era una buona possibilità e abbiamo tenuto la porta aperta fino a lunedì, perché giustamente Marco Bellini e Gianni non potevano aspettare in eterno. Mi hanno detto che se avessi trovato un’altra strada, sarebbe stato giusto percorrerla e così è stato. Stavo perdendo la speranza, ma ci credevo. Mi dicevo: “Cos’altro devo fare per avere l’opportunità che altri hanno avuto?”.

«E’ cambiato tutto nelle ultime due tappe di Langkawi e chiaramente, se fai quel tipo di vittorie, è più facile anche per il procuratore portare avanti il tuo nome. Adesso dipende da me, se me la sono meritata e se continuerò a meritarla. Ma sono tranquillo, perché ho la voglia di un ragazzino di 20 anni e l’esperienza del trentenne».

Al Langkawi Malucelli ha battuto anche il gigante Syritsa, ora suo compagno
Al Langkawi Malucelli ha battuto anche il gigante Syritsa, ora suo compagno

Ancora incredulo

Sarà la coincidenza dell’Astana che ha bisogno di corridori che portano punti, sarà aver visto in Malucelli la grinta che aveva già messo nelle corse con la nazionale subito dopo la chiusura della squadra russa. Sarà anche che nell’Astana c’è lo stesso Sedun che guidava la Gazprom. Comunque sia, la stagione con il Team Ukyo ha ridato a Malucelli voglia e vetrina. E adesso si apre la pagina più bella della sua carriera, nel momento in cui meno se lo aspettava.

«Non so ancora – dice – cosa dovrò fare. E’ tutto così fresco, che ancora non mi rendo conto. Finché non vedo, non credo. Finché non mi ritroverò a pedalare tutti insieme, non sarà facile da capire. Anche perché per l’età che ho, dico la verità, pensavo che ormai come canta Vasco, fosse tardi. Ma questa volta ho dato dei segnali profondi. Ho vinto 10 corse, me l’hanno fatta sudare, ma alla fine è arrivata».

Altro non dice, perché altro non sa. Il WorldTour, questa sorta di terra promessa che ti garantisce di fare le corse che contano, è arrivato quando meno se lo aspettava. Gli sono passati davanti agli occhi tutti i momenti degli ultimi due anni. Ha pensato a quanto sia stato faticoso correre e vivere lottando ogni volta con la frustrazione di meritare di più. Avrà pensato che in qualche modo esiste una giustizia. E che ora non ci sono più scuse, c’è solo da correre. Ma prima trascorrere un inverno da samurai, per essere pronto già dalle prime corse.

Il Langkawi si chiude con un sontuoso Malucelli

06.10.2024
5 min
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BINTULU (Malesia) – Tappa e maglia, non quella verde di leader della generale, ma quella arancione della classifica a punti. A distanza di 24 ore sullo stesso arrivo Matteo Malucelli mette a segno il tris al Tour de Langkawi. Decima vittoria in stagione. Un urlo di gioia e la festa può iniziare.

La corsa malese si conclude con la vittoria finale di Max Poole, della Dsm-Firmenich, e con il secondo posto di Thomas Pesenti, compagno di Malucelli alla JLC Ukyo. Per la squadra giapponese una corsa da incorniciare.

Il gruppo ha di nuovo pedalato in luoghi fantastici
Il gruppo ha di nuovo pedalato in luoghi fantastici

Quella corona da 54

Ma torniamo alla volata. Malucelli stavolta ribalta le carte. E nonostante il vento contrario, anticipa. S’infila nel treno della Tudor Pro Cycling e ai 200 metri secchi scatta quel mezzo secondo prima dell’olandese De Kleijn. Un mezzo secondo che sarà decisivo.

«Da lì ce la siamo giocata fino alla fine. Metro per metro. Vediamo i dati – mentre tocca il computerino andando verso il podio – una punta di oltre 1.400 watt e 12” a 1.210 watt. Dopo otto tappe non è male».

Forse il merito è stato anche della corona da 54 denti. Già la volta scorsa vi avevamo raccontato che Tudor e Astana avevano tirato fuori i 56, mentre Malucelli no. In questo caso, l’ingegner Malucelli aveva fatto bene i suoi conti.

«Guardate che qui inizia ad esserci stanchezza e quei rapporti poi li devi girare. In più bisogna valutare la corsa. Qui si fanno volate a 71-72 all’ora e a questa velocità, almeno per me, il 54 è ottimo. Ho girato ad altissime frequenze il 54×1… non è mica un rapportino. Dai 74 all’ora invece serve il 56».

Per carità non eravamo né al Giro d’Italia, né al Tour, ma tre vittorie sono sempre tre vittorie e per di più in una corsa 2.Pro, appena sotto al WorldTour. C’erano alcuni velocisti di rango a partire da De Kleijn e Syritsa. Queste imprese non possono passare inosservate anche altrove: dieci vittorie in stagione, solo Jonathan Milan ne ha ottenute di più: undici.

«Le sue sono vittorie più importanti – ammette Malucelli – però come si dice: uno vale uno. E le mie sono volate». E le volate vanno vinte.

Manuele Boaro, diesse della JCL Ukyo, oggi aveva un assistente di rango in ammiraglia: Giovanni Carboni
Manuele Boaro, diesse della JCL Ukyo, oggi aveva un assistente di rango in ammiraglia: Giovanni Carboni

L’urlo di Matteo

Già ieri, dopo la sentita vittoria nella ricorrenza della morte della mamma, Malucelli aveva gridato la rabbia di non essere in un team più grande. Del fatto che De Kleijn al suo fianco guadagnasse oltre dieci volte di più. E oggi ancora tra rabbia, orgoglio e scherzo ha ripetuto: «Se non firmo un contratto entro stasera sego la bici!».

Al tempo stesso però Malucelli è orgoglioso del suo team. Da fuori sembrano molti uniti. Dopo l’arrivo si sono attesi, cercati, abbracciati. Anche Giovanni Carboni, ritiratosi in seguito ad una caduta, è rimasto in Malesia e oggi che stava meglio è salito in ammiraglia con il direttore sportivo Boaro. 

Questa mattina Malucelli e Carboni dicevano come fosse importante aver già vinto. Della tranquillità che ne deriva. «Si corre più leggeri e quando è così non è detto che arrivino altre vittorie», avevano recitato in coro.

Malucelli indossa la maglia di leader della classifica a punti. L’ha tolta proprio a De Kleijn (alle sue spalle)
Malucelli indossa la maglia di leader della classifica a punti. L’ha tolta proprio a De Kleijn (alle sue spalle)

Malucelli e il futuro

Matteo Malucelli è del 1993, va per i 32 anni. Non è vecchio, ma neanche più un ragazzino. In carriera ha avuto la sua bella dose di opportunità e sfortune. Androni, Caja Rural, poi il passaggio doloroso alla Gazprom che chiuse. Da lì il bailamme tra squadre più piccole. «Anche se – ci aveva detto Matteo – il team Ukyo è molto ben organizzato. Anche dal punto di vista dei materiali, una delle tre cose che contano nel ciclismo moderno assieme al buon preparatore al nutrizionista».

La professionalità di Malucelli è nota in gruppo. In bici adotta un approccio da ingegnere qual è. E così anche nella vita: fa il saldo tra i giorni fuori casa, i sacrifici che richiede il ciclismo, l’esposizione al rischio stando tante ore in bici, le vittorie e i guadagni. 

«No, non ho ancora un contratto per il prossimo anno con una squadra professional o WorldTour – ha detto Malucelli – spero di trovarlo altrimenti potrei anche andare a lavorare. Sono un ingegnere e non ho problemi a trovare un impiego». 

La classifica finale: 1° Max Poole, 2° Thomas Pesenti a 13″, 3° Unai Iribar a 20″
La classifica finale: 1° Max Poole, 2° Thomas Pesenti a 13″, 3° Unai Iribar a 20″

Futuro da apripista?

«Mi sento pronto a fare il leader, ma sarei disposto anche a fare l’ultimo uomo. Primo perché con il passare degli anni si perde lo spunto, e poi perché da solo mi so muovere. Guardate anche oggi come è andata. Negli ultimi chilometri ero da solo. Ai meno 3 sono riuscito a prendere la ruota di De Kleijn e non l’ho più mollata. So valutare vento, posizioni, tempi. Oggi i Tudor sono stati perfetti. Sono io che li ho anticipati. Credo, che sarei un buon apripista».

E qui iniziano le considerazioni su chi potrebbe scortare Malucelli. Nomi e profili…

«Sarebbe bello aiutare un giovane». Noi gli suggeriamo proprio Milan. «No – replica lui – Jonathan è troppo alto per me. Credo che per lui anche Consonni sia piccolino. Sapete di chi sarei l’apripista perfetto? Di De Kleijn. E non scherzo. O comunque di un velocista alto al massimo un metro e ottanta. Un Viviani per dire».

Dai rulli di notte alla gioia malese. Colpaccio Malucelli

30.09.2024
6 min
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BUTTERWORTH (Malesia) – Manuel Penalver alza le mani. Matteo Malucelli gli arriva appaiato. Alla fine nessuno dei due sprinter è certo della vittoria. Poco dopo, un giudice si avvicina allo spagnolo e gli dice: “You first”. Sei il primo. Penarvel scoppia di gioia e con lui i suoi compagni.

Nella zona d’arrivo le cose sembrano andare diversamente però. I trasponder continuano a dare Malucelli, Penarvel, De Klein. E anche il diesse della Corratec, Francesco Frassi, ce lo conferma: «Alla radio hanno dato subito quest’ordine». E così è. Per il corridore della JCL Team UKYO è l’ottava vittoria stagionale.

Sprint tutto a sinistra: Penarvel esulta, Malucelli lo infila al colpo di reni
Sprint tutto a sinistra: Penarvel esulta, Malucelli lo infila al colpo di reni

Caldo equatoriale

L’umidità che c’è all’equatore è qualcosa d’incredibile. Ci sono 28 gradi ma sembrano 45. Tutti i corridori dopo l’arrivo cercano acqua con cui bagnarsi. A parte Syritsa, vincitore ieri, che invece mangia un coscio di pollo mentre si dirige verso il podio! Sul caldo i corridori hanno scherzato anche in conferenza stampa. E quando Jeff Quenet, responsabile stampa della corsa, ha chiesto a Malucelli se gli piacesse il caldo proprio Syritsa, seduto al suo fianco in quanto leader della corsa, è sbottato in una risata. Come a dire: «Pure il caldo ti va bene!».

Stamattina era emersa subito la proverbiale meticolosità di Malucelli. Dopo aver firmato era tornato ai box per rivedere la ruota posteriore. Qualcosa non gli tornava e alla fine aveva deciso di farsela cambiare.

Boaro gongola

Tappa piattissima e tranquilla tutto sommato. «Ho detto ai miei ragazzi – spiega il diesse della JCL Ukyo, Manuele Boaro – di stare vicini a Malucelli, di portarlo avanti nel finale e lo hanno fatto bene. Non avremo il treno di altre squadre, ma abbiamo un gruppo unito e che crede molto in lui».

E quest’ultima frase detta proprio da Boaro che ha lavorato per grandi capitani conta molto. Un leader che funziona, dà voglia e gambe anche ai suoi compagni.

«Io sono contento per i ragazzi. Si stanno impegnando tutti al massimo e si meritano questi risultati. Sono tutti molto professionali, in particolare Malucelli. Lui davvero è esemplare. E’ un professionista a 360°. Spesso in riunione interviene con spunti interessanti e a me piace anche ascoltare i ragazzi.

«Matteo sta molto bene ed è anche tanto, tanto motivato. Questa è la sua ultima gara della stagione, tra l’altro una delle gare più importanti per noi, pertanto ci teneva molto a fare bene. Correremo anche in Giappone, ma Matteo non ci sarà. Quindi voleva chiudere alla grande».

Boaro è stato in gruppo fino all’altro giorno. Neanche 12 mesi fa era in corsa alla Veneto Classic, per dire quanto sia “fresco di ammiraglia”. E in questo ciclismo che corre veloce un tecnico giovane, che sta sul pezzo, può fare la differenza. Anche solo per il linguaggio adottato.

«Spero che questo aiuti – dice il veneto – io cerco di scherzare molto con loro, visto che sono parecchio sotto pressione. Da parte mia posso dire che i ragazzi mi ascoltano. Seguono ciò che dico, anche se da tecnico ho ancora molto da imparare. Posso solo sperare che una piccola parte di questi successi sia anche mia.

«Stiamo crescendo? Tutti ci impegniamo al massimo. Ma con un general manager come Alberto Volpi, che ha sempre calcato scenari importanti, è normale che sia così e che si voglia sempre migliorare».

I rulli di notte

In effetti davvero Malucelli era, ed è, motivato. Il Langkawi propone tante opportunità per i velocisti e con tre squadre WorldTour al via è una bella vetrina.

Sentite qua cosa ha fatto Matteo prima di venire in Malesia.

«In questo ciclismo nulla va lasciato al caso – ha detto Malucelli – ho curato ogni aspetto, tra cui quello dell’adattamento al fuso orario. Quando veniamo in Asia a correre cominciamo 5-6 giorni prima a sintonizzarci sull’orario che troveremo (qui siamo sei ore avanti rispetto all’Italia, ndr). Quindi tutte le mattine ci svegliamo un’ora prima. Il giorno della nostra partenza, mercoledì, mi sono svegliato alle 3 di notte. Mi svegliavo e facevo i rulli. In questo modo il mio corpo prendeva i ritmi malesi e aveva già iniziato un adattamento. E’ stato un sacrificio… ma ne è valsa la pena. 

«Speravo che questo aspetto potesse fare la differenza, specie nelle prime tappe, quando magari non tutti sono ancora perfettamente in linea con il fuso orario».

«Dire che mi aspettassi questa vittoria no – riprende Malucelli – ma sapevo di stare bene e anche il mio preparatore è rimasto colpito dalla mia voglia di correre e di continuare ad allenarmi a questo punto della stagione e per questo Tour de Langkawi. Il finale di stagione stava andando bene e volevo continuare a stare lì davanti».

Urli strozzati 

E davanti ci è stato. Davanti a tutti: solo che per poter esplodere di gioia Matteo ha dovuto attendere un bel po’. 

«Le volate sono così – va avanti il romagnolo – se questo sprint lo rifacciamo dieci volte, vincono dieci corridori diversi. Io oggi ero al posto giusto, nel momento giusto e ho avuto anche la fortuna che Penalver ha alzato le braccia un attimo prima dell’arrivo. Personalmente, dopo l’esperienza di Pescara al Giro d’Abruzzo, ho imparato che si molla solo un metro dopo la linea d’arrivo. Oggi ho dato il colpo di reni ed è arrivata una vittoria. Chiaramente mi sarebbe piaciuto alzare le mani e festeggiare sul traguardo, ma l’importante è che alla fine sia arrivato primo».

Matteo non è stato il solo a strozzare l’urlo di gioia, ma a conti fatti meglio il suo “non urlo” che quello del giovane spagnolo, caduto poi nella comprensibile delusione. Si potrà consolare col fatto che le occasioni per i velocisti al Langkawi non sono finite a Butterworth. Da dopodomani però… domani si sale.

Carboni ci crede, le gambe ci sono: ora serve l’occasione

06.09.2024
6 min
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Il mestiere del corridore non è affatto semplice e rischia di diventarlo ancor meno se le condizioni di lavoro sono quelle di una piccola squadra. Proprio in questi casi, fa capire Giovanni Carboni, è necessario rimboccarsi le maniche più di tanti che, con le spalle coperte da grandi strutture, pensano che basti meno per ottenere risultati. Invece così non è. Forse per questo tanti ragazzini approdati in squadre importanti si perdono dietro sforzi che gli paiono immensi. Non perché lo siano, ma solo perché nel quotidiano magari non lavorano per crescere e sopportarli. Forse dietro i giovani italiani che non escono c’è anche questo.

Carboni di anni ne ha 29 e gli ultimi tre sono stati lo sbando provocato dalla chiusura della Gazprom. Li ha compiuti il 31 agosto dopo essere rientrato dal Tour of Bulgaria (vinto in extremis da Matteo Malucelli) sull’ammiraglia del JCL Team Ukyo in cui corre da questa stagione. Il fuori programma dell’ultima tappa, le premiazioni ritardate e tutto quello che è successo hanno fatto sì che il marchigiano sia dovuto tornare a casa in auto. Una bella distanza di 1.800 chilometri e l’arrivo giusto in tempo per una cena con gli amici più cari. Prima delle corse in Italia che già bussano e poi il Tour de Langkawi (29 settembre-6 ottobre).

Ritorno in auto dalla Bulgaria, 1.800 km nel giorno del 29° compleanno di Carboni (foto Suga Yosuke)
Ritorno in auto dalla Bulgaria, 1.800 km nel giorno del 29° compleanno di Carboni (foto Suga Yosuke)
Che cosa è successo nell’ultima tappa in Bulgaria?

E’ stata anche una questione di fortuna. L’ultima discesa era molto viscida, abbiamo preso un punto particolarmente sporco di gasolio o molto bagnato e siamo caduti senza neanche toccare freni. Era una semicurva, tutt’altro che pericolosa, ma non abbiamo potuto farci nulla. Io per sfortuna ho rotto il cambio e quindi ho detto a Malucelli di andare e prendersi tappa e classifica, grazie all’abbuono. Non ci andava di far vincere il bulgaro che, devo ammetterlo, ha fatto una discesa impressionante.

Correva in casa…

E soprattutto noi non volevamo rischiare, perché comunque era la gara del rientro, eravamo in maglia ed eravamo su in preparazione per le prossime. Quindi avevamo un occhio di riguardo. Lui invece, Stolic il bulgaro, arrivava proprio a casa sua e ha rischiato il tutto per tutto.

Il Giro di Romagna è stato l’ultima corsa italiana del team giapponese, con Carboni al 4° posto (foto JCL Team Ukyo)
Il Giro di Romagna è stato l’ultima corsa italiana del team giapponese, con Carboni al 4° posto (foto JCL Team Ukyo)
Il cuore italiano vede le corse italiane, la bandiera giapponese della tua squadra guarda a Oriente…

Parlando per me, ho lavorato per le classiche italiane, per il Malesia e poi per la Japan Cup. Sono questi gli obiettivi veri del finale di stagione. La squadra, i nostri sponsor si sono affacciati quest’anno nel panorama europeo per allargare un po’ gli orizzonti. Però, facendo parte del Continente Asiatico, per loro vincere in Asia ed essere tra le prime squadre è motivo di orgoglio.

Com’è invece l’accoglienza in Europa per una continental giapponese?

C’è da sgomitare più del solito. E’ più difficile riuscire a guadagnarsi il posto in gruppo, anche perché il livello della squadra non è al livello delle professional e non parliamo delle WorldTour. Pertanto i risultati che ottieni hanno dietro un lottare superiore.

Il team giapponese e la primavera in Italia: un gruppo entusiasta e volenteroso (foto JCL Team Ukyo)
Il team giapponese e la primavera in Italia: un gruppo entusiasta e volenteroso (foto JCL Team Ukyo)
E’ davvero così?

Avendo corso in squadre professional, sia Malucelli sia io abbiamo visto che in determinate gare italiane era più semplice riuscire a prendere una salita davanti o per lui affrontare una volata. Nell’ultima gara fatta in Italia, al Giro di Romagna, ci siamo guadagnati il nostro spazio. La squadra ha lavorato e tirato ed è venuto un bel risultato (Carboni è arrivato quarto, ndr).

Quale può essere per te un obiettivo concreto in questa seconda parte di stagione?

Voglio continuare a dimostrare quello che ho fatto nella prima parte. Ho avuto grande continuità. Sono partito dall’AlUla Tour, dove ho avuto i primi contatti con la nuova squadra. Poi nelle gare in Italia ho sempre ottenuto qualcosa in più, in termini di risultati. Nella prima parte di stagione su 30-32 gare che ho fatto, ho ottenuto 16 top 10 e non è poco, visti i motivi che ci siamo detti prima.

Vincendo la 2ª tappa al Tour of Bulgaria, Carboni ha preso anche la maglia (foto JCL Team Ukyo)
Vincendo la 2ª tappa al Tour of Bulgaria, Carboni ha preso anche la maglia (foto JCL Team Ukyo)
Non è un trend da poco…

Vorrei continuare su questo livello. Dimostrare che nonostante abbiamo avuto i tre mesi di stop in cui la squadra ha gestito il fattore del visto per gli atleti giapponesi, che devono farlo di tre mesi in tre mesi, non sono stato sotto l’ombrellone col cellulare o a guardare le ragazze in spiaggia. Mi sono allenato e ho fatto la vita del corridore professionista a tutti gli effetti.

Quindi qualsiasi cosa dovesse venire fuori sarebbe la conseguenza di tutto questo?

Sarei contento, guardando a me stesso, di ripetermi e migliorarmi. E il resto sarà eventualmente una conseguenza, esatto.

Nel frattempo, a maggio, hai vinto il Giro del Giappone. Che cosa ha significato?

Ho trovato molto calore dalla gente del posto e sono rimasto molto contento anche per come ha lavorato la squadra per arrivare a quell’obiettivo. Non è semplice per un corridore giapponese tirare e mettersi completamente a disposizione di uno straniero nella corsa di casa. E secondo me non è semplice neanche per un direttore sportivo o per un team manager giapponese dire ai propri corridori di lavorare per far vincere la corsa a uno straniero. Sono rimasto molto contento di questa cosa, dal punto di vista umano c’è stato un rispetto enorme da parte dei corridori e dello staff giapponese.

Primo nel Tour of Japan. Giovanni Carboni, classe 1995, è alto 1,80 per 61 chili. E’ pro’ dal 2018 (foto JCL Team Ukyo)
Primo nel Tour of Japan. Giovanni Carboni, classe 1995, è alto 1,80 per 61 chili. E’ pro’ dal 2018 (foto JCL Team Ukyo)
Quindi la prossima fermata sarà Larciano?

Esatto. Ho fatto il ritiro in altura ad agosto, perché so che è fondamentale e non posso pretendere che sia la squadra a pagarlo per me, visto il budget che abbiamo. Ho curato l’alimentazione, non come alcuni con cui mi alleno che escono con le barrette del supermercato. Questo è un lavoro, anche se mi guardo intorno qui a San Marino e penso che si stia perdendo il senso di cosa significhi fare sacrifici. Ho avuto i miei controlli, perché abbiamo continuato a fare l’Adams. Ho 29 anni, non sono vecchio, ma ho esperienza per ispirare corridori più giovani. Mi piacerebbe capissero che lo fanno per lavoro, invece li vedo sbagliare come facevo io alla loro età. Perciò tengo i piedi per terra e vado avanti. E come ci siamo già detti, vediamo che cosa ne verrà fuori.