Le braccia al cielo e Arianna Fidanza riannodò il filo…

03.02.2023
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Erano 4 anni che Arianna Fidanza aspettava di alzare le braccia al cielo. Quattro anni in certi momenti difficili, sofferti, nei quali magari si è anche messa in discussione al di là degli incidenti fisici. Ha cambiato tutto, ha scelto il nuovo approdo alla Ceratizit-Wnt e non credeva di iniziare la sua avventura subito con un successo. Alzare le braccia al cielo nella Pro Cycling Costa de Almeria le ha restituito il sorriso e l’ottimismo, che traspare dal tono delle sue parole.

Una volata imperiale la sua, di quelle a cui ha abituato sua sorella Martina nelle prove iridate di scratch. In una gara dura, come piace a lei: «Era una corsa già abbastanza lunga per essere la prima della stagione, con 3 salite di cui l’ultima era più dura e ha completato la selezione. Ci siamo trovate davanti una ventina, tutti i team lavoravano per portare a compimento la fuga, soprattutto la Movistar che contava sulle capacità in volata della Norsgaard. C’erano due curve nella volata finale, io sono partita da dietro riuscendo a rimontare, ma solo negli ultimi 100 metri ho creduto davvero nella vittoria».

Arianna viene da due anni alla BikeExchange, con un grave infortunio nella seconda parte del 2021
Arianna viene da due anni alla BikeExchange, con un grave infortunio nella seconda parte del 2021
E’ particolare iniziare una nuova esperienza con la vittoria…

Non potevo chiedere di meglio. In carriera avevo vinto solo altre due volte, sempre in Cina. Sono contenta di aver ripagato subito quel che il team mi sta dando: ho notato come qui ognuna può avere le sue opportunità, è la corsa che decide chi sarà la punta della squadra. Sapevo di essere già in buone condizioni, sapevo soprattutto che se capitava l’occasione dovevo sfruttarla. Sono sempre stata molto presente a me stessa, dovevo chiudere un cerchio.

Per te quella alla Ceratizit è un’avventura nuova. Rispetto alla BikeExchange-Jayco che cosa è cambiato?

Mi trovavo bene anche lì, lo ribadisco. Qui devo dire che si è formato subito un bel gruppo. Abbiamo fatto due ritiri prestagionali e si è lavorato molto non solo dal punto di vista tecnico, ma anche proprio nella formazione della squadra, nella socializzazione. Non siamo in tante, ma siamo molto affiatate, 16 atlete di cui 3 italiane. E qui ho ritrovato mia sorella…

La vittoria di Zoushan al Tour of Zhoushan Island del 2016 (foto Facebook/Arianna Fidanza)
La vittoria di Zoushan al Tour of Zhoushan Island del 2016 (foto Facebook/Arianna Fidanza)
C’è una capitana designata?

No, partiamo tutte con le stesse opportunità, come detto in ogni corsa la sua evoluzione stabilisce le gerarchie. Dipende da come vanno le cose e per certi versi la vera differenza con il team dove stavo prima è proprio questa. E’ un modo diverso di vedere le cose, si fanno scelte tattiche diverse e bisogna adeguarsi. Per me non è un problema, lavoro volentieri per le compagne, ma sapere che altrettanto verrà fatto nei miei confronti è molto incoraggiante.

Quanto sta influendo il lavoro che stai facendo sulle cronometro?

Molto, io credo che stia cambiando il mio modo di essere ciclista. Avevo iniziato da giovanissima proprio mettendo in evidenza quelle caratteristiche, ma nel 2017 avevo smesso e ho ripreso seriamente ad affrontare la specialità solo lo scorso anno. E’ un percorso lungo ma che sto vivendo con molta serietà, ho anche la bici specifica a casa per effettuare i lavori ogni settimana. Questo sta influendo non solo sul mio modo di affrontare le corse, ma noto che sta aumentando le mie capacità di potenza. 

I lavori a cronometro stanno dando i loro frutti: Arianna punta molto su questa specialità
I lavori a cronometro stanno dando i loro frutti: Arianna punta molto su questa specialità
Quali sono le situazioni di corsa dove ti ritrovi meglio?

Quelle dove si viene a formare un gruppo ristretto, proprio com’è avvenuto in Spagna. Sono veloce ma non una sprinter pura, in quelle occasioni posso esaltare però queste mie qualità, infatti la cosa che mi è piaciuta di più è che ho vinto con uno sprint di rimonta.

Alla Ceratizit ti sei ritrovata con tua sorella Martina…

Avevamo già corso insieme, ma è chiaro che poter condividere lo stesso team, le stesse corse è un qualcosa in più. In questo momento seguiamo due percorsi diversi, lei è più concentrata sulla pista, sta puntando forte sugli europei e dovrebbe essere presente anche alla prima prova di Coppa del mondo a marzo. Ma non mancheranno le occasioni per poter correre insieme.

Nella Ceratizit-Wnt Arianna ha trovato già un buon gruppo. Qui con la tedesca Eberle
Nella Ceratizit-Wnt Arianna ha trovato già un buon gruppo. Qui con la tedesca Eberle
Ora viaggi sulle ali dell’entusiasmo per questo successo e questo volo dove vuoi che ti porti?

Vorrei presentarmi al massimo della mia forma all’appuntamento con le classiche del nord. Ho sempre amato quelle corse, quell’atmosfera, quel tipo di agonismo che si respira su quelle strade. Ci sono molte prove che secondo me si addicono alle mie caratteristiche, ma per emergere non bisogna sbagliare nulla e essere al massimo, Vedremo come mi sentirò per allora, ma un sogno nel cassetto ce l’ho…

Dal quartetto agli sprint: la metamorfosi di Moro

24.11.2022
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Stefano Moro in mezzo ai velocisti è una novità così fresca, che anche lui a volte si guarda intorno e si chiede dove siano i compagni di prima. Quelli del gruppo endurance, di cui ha fatto parte fino ai mondiali, quattro settimane fa. Stefano ha 25 anni e nel 2019 si era portato a casa anche qualche bella corsa su strada, come il Trofeo Lampre, Sant’Urbano e il Circuito del Termen, poi la pista ha prevalso.

Quando Ivan Quaranta ha detto di essere in cerca di velocisti in ogni dove, suonando ai campanelli e reclutandoli nelle palestre, ha omesso di dire (forse era superfluo) che per prima cosa ha cercato in casa. E così si è accorto che il corridore delle Fiamme Azzurre, in forza come inseguitore al gruppo di Villa e su strada alla Arvedi Cycling, da allievo e da junior aveva fatto esperienza nelle discipline veloci, vincendo titoli italiani nel chilometro e nella velocità olimpica. Non gli serviva altro.

«Me l’ha proposto al mondiale – racconta fra lo stupito e il divertito (nella foto di apertura, Moro sta provando una partenza proprio con Quaranta) – io ero là come riserva. Mi ha offerto di intraprendere una strada nuova: diventare un velocista. Io subito ho parlato con Villa e Masotti (tecnico delle Fiamme Azzurre, ndr). Mi sono confrontato con loro e ho ascoltato i consigli, poi ho rimandato per due settimane. Nel frattempo, finita la stagione, sono andato in vacanza e ho continuato a pensarci. Finché sono tornato, ho sentito nuovamente Villa e Masotti e abbiamo preso la decisione di provarci».

Nessun rimpianto

Che il gruppo degli inseguitori inizi ad avere problemi di abbondanza è ormai cosa nota. Per cui probabilmente il ragionamento di Villa è stato quello di lasciar andare una delle sue riserve (agli europei di Plovdiv, Moro ha fatto parte del quartetto d’argento, ndr) per consegnare a Quaranta un elemento di esperienza in vista delle qualificazioni olimpiche per la velocità a squadre. 

«Le mie perplessità – spiega – erano dovute all’aver seguito un percorso per le discipline di endurance sin da quando ero junior. Sempre grazie all’endurance, sono riuscito a entrare nelle Fiamme Azzurre. Anche se ero nell’ombra di grandi campioni, ero un po’ titubante a intraprendere una strada nuova, perché voleva dire cambiare completamente vita a 25 anni. Però poi ho cominciato a pensare che, comunque vada, non vorrei ritrovarmi quando sarò molto più grande, a dire: “Cavolo però, pensa se ci avessi provato…”. Insomma, può andare bene o male, però non volevo avere dubbi. Ci proviamo e basta. E dico grazie alle Fiamme Azzurre e ad Arvedi Cycling per essermi stati accanto anche davanti a questa scelta».

Moro e Fidanza: coppia bergamasca in nazionale, sia pure (da pochissimo) in settori diversi
Moro e Fidanza: coppia bergamasca in nazionale, sia pure (da pochissimo) in settori diversi

Tricolore keirin

Non è un salto nel buio, ma anche per Moro il terreno da recuperare è parecchio. Aver fatto il velocista sette anni fa non rende scontato che il passaggio sarà agevole. Sarebbe potuto restare nel gruppo endurance, vincere i suoi campionati italiani e restare forse nell’ombra nei grandi appuntamenti: così invece il bergamasco si gioca un posto alle Olimpiadi. Questa è la fase della scoperta, che un po’ intriga e un po’ rende nervosi.

«Il mio primo titolo italiano – ricorda – l’ho vinto da allievo nella velocità. Quest’anno sempre agli italiani, Quaranta così per scherzo mi ha proposto di correre il Keirin. Io non volevo, ma alla fine sono partito e l’ho vinto. E da lì è nata l’idea. Così ho lasciato il gruppo degli inseguitori, ma nessuno ha fatto battute. Finora ho incontrato solo Lamon, ci scherziamo su e io gli dico che adesso diventerò grosso…». 

Lavori sulla forza

In palestra lo abbiamo osservato a lungo, mentre faceva esercizi con il bilanciere sulle spalle, controllando i movimenti del ginocchio e costruendo una forza che altrimenti non sarebbe necessaria. Bragato, osservandolo con noi, faceva notare che Moro dovrà soprattutto dare maggior consistenza alla parte superiore del corpo, mentre le sue di velocità verranno fuori quasi da sé. 

«Generalmente andavo in palestra una volta a settimana – sorride Moro – invece da quando sono arrivato in ritiro ho iniziato la prima settimana con tre sedute, mentre in questa ne abbiamo in programma quattro. E’ tutto un altro modo di allenarsi, devo imparare da loro che sono molto più giovani. Quanto agli obiettivi, adesso inizio ad allenarmi e a capire come va, dopo vedremo. Punto solo a migliorare e diventare competitivo, per partecipare ai keirin, alla velocità e così via…».

Arianna Fidanza alla Ceratizit: «Voglio trovare più spazio»

07.11.2022
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Un cambio di casacca che in pochi avrebbero previsto. Arianna Fidanza nel 2023 correrà nel team Ceratizit lasciando il Team BikeExchange – Jayco dopo due anni insieme. Inutile dire che il riferimento al fatto che raggiunga la sorella Martina sia inevitabile. Dalle sue parole però si capisce che non sia stato così determinante. Dietro a questa reunion (sportiva) familiare si percepisce invece una rivalsa personale e l’intento di capire se possa ambire a qualche risultato importante. Dopo due anni di gregariato, forse condizionati dall’infortunio al ginocchio contratto a metà della stagione 2021, Arianna ora si vuole ritagliare il proprio spazio

Sullo sfondo rimangono come obiettivo le cronometro. Con Marco Pinotti quest’anno ha significato la ripresa della disciplina senza però raccogliere risultati importanti. Per la prossima stagione le prove contro il tempo rimangono centrali per ambire anche a qualche maglia, con il supporto dell’ex tecnico nonostante il cambio di squadra. 

Arianna Fidanza al mondiale ha conluso la crono al 23° posto
Arianna Fidanza al mondiale ha conluso la crono al 23° posto
Tornata dalle ferie sei già stata in Germania dalla tua nuova squadra…

Sì, tornata dalle Maldive, ho fatto toccata e fuga solo per prendere delle misure per la bici nuova. 

Stai già pedalando con i nuovi materiali?

La bici me la daranno al primo ritiro che faremo a dicembre. Ho iniziato a pedalare, a fare qualche uscita non troppo lunga. Ho staccato totalmente per due settimane e ammetto che non è troppo facile. Però pian piano si riprende.

Facciamo un passo indietro, che 2022 è stato?

Rispetto al 2021 è stata un’annata positiva. Non mi aspettavo di riprendermi così dall’infortunio che ho avuto al ginocchio. Sono partita subito bene e quest’anno mi sono messa tanto a disposizione della squadra. Le mie performance individuali sono sempre state buone e tirando le somme mi ritengo soddisfatta. 

Bentornate cronometro. Al mondiale ci hai racontato che è stata una tua volontà quella di tornare a lavorarci seriamente. Come sono andate?

E’ stata la mia prima esperienza al mondiale di crono. E’ il primo anno in cui ci ho lavorato concentrandomi di più con gli allenamenti. Ho iniziato uscendo una volta a settimana poi dopo il quinto posto all’italiano ho continuato a lavorarci. Ho fatto l’europeo a crono e non è andata come volevo perché venivo da una caduta in Norvegia. Non al top fisicamente, non sono riuscita ad esprimere le mie potenzialità. Poi per il mondiale non ambivo a nessun risultato sapevo che sarebbe stata dura. Personalmente è stata una buona esperienza e un primo passo. 

Si conclude dopo due anni l’esperienza di Arianna Fidanza alla BikeExchange – Jayco
Si conclude dopo due anni l’esperienza di Arianna Fidanza alla BikeExchange – Jayco
Come mai ti sei avvicinata a questa specialità?

Nelle categorie giovanili sono sempre andata bene a cronometro. Da juniores ho vinto l’italiano poi per un motivo per l’altro nelle categorie superiori non ho mai avuto la possibilità di continuare ad allenarmi o di lavorarci con costanza. E’ una specialità che mi piacerebbe portare avanti in cui posso crescere e può diventare un valore aggiunto anche in ottica crono a squadre. 

Pinotti è stato il tuo preparatore, proseguirai con lui anche anno prossimo?

Sì era il primo anno che ho lavorato con lui e mi sono trovata molto bene. Continueremo insieme anche l’anno prossimo nonostante il cambio di squadra.

Veniamo al 2023. Come mai questo cambio di team? 

E’ stata una scelta difficile perché avrei avuto la possibilità di rinnovare altri due anni nella BikeExchange. E devo dire che mi son sempre trovata molto bene. Quest’anno e l’anno scorso mi sono sempre messa a disposizione totale della squadra. Vorrei riuscire dal prossimo anno a trovare più spazio per me e vedere cosa posso fare. Sono arrivata ad un punto che voglio capire se posso essere solo una donna squadra oppure se posso anche io ambire ai miei risultati. Vedendo il livello che sono riuscita a mantenere quest’anno spero di mantenerlo anche il prossimo per poter dire la mia nelle gare adatte a me.

Le sorelle Fidanza tornano insieme dopo tre anni in team diversi foto Instagram)
Le sorelle Fidanza tornano insieme dopo tre anni in team diversi foto Instagram)
Il ritorno in squadra con tua sorella Martina ha un peso nella decisione?

Parlando con lei, mi ha detto che la squadra è un ambiente tranquillo. Sicuramente la sua presenza ha avuto una parte nella decisione. Ma io sono una persona obbiettiva, esigente e determinata di mia natura e l’ambiente che mi ha descritto è quello che mi serve. 

Stai già pensando a come impostare la prossima stagione?

Mi hanno inviato una bozza di calendario nei giorni scorsi e ho parlato un po’ con il mio preparatore e ho deciso di arrivare bene con una buona forma già alle classiche di inizio stagione. Poi avere uno stacco dopo prima di fine aprile e riprendere con delle gare a tappe a maggio. Dopodiché mi piacerebbe partecipare al Giro, che preparerò con un periodo in altura, e dopo si vedrà in base alla mia forma se andare al Tour o meno. Però è ancora una bozza e lo definiremo al primo ritiro di dicembre. 

Le cronometro rimangono un obiettivo?

Sicuramente ne faranno parte. Anche perché non lo appesantiranno visto che ce ne sono veramente poche. Negli appuntamenti più importanti a partire dall’italiano non mancherò di certo. 

Vittoria, risultati incredibili dalla pista

03.11.2022
4 min
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Sono passate poco più di due settimane dai campionati del mondo su pista di Saint Quentin en Yvelines. Per l’Italia si è trattata di una rassegna iridata davvero positiva con ben 4 medaglie d’oro conquistate grazie ai successi di Filippo Ganna, Elia Viviani, Martina Fidanza e dal quartetto femminile. Se dobbiamo però trovare il trionfatore assoluto della rassegna francese non possiamo fare a meno di indicare il nome di Vittoria Group.

L’oro nell’inseguimento a squadre femminile è una delle medaglie più belle per la nazionale di Villa
L’oro nell’inseguimento a squadre femminile è una delle medaglie più belle per la nazionale di Villa

Numeri incredibili

Per comprenderne appieno il trionfo basta snocciolare alcuni numeri: su 66 medaglie disponibili, ben 58 sono state vinte da atleti che hanno gareggiato con pneumatici Vittoria e A Dugast. Delle 22 medaglie d’oro assegnate al velodromo di Saint Quentin en Yvelines, 18 portano la firma di Vittoria e A Dugast.

Più di 20 squadre nazionali tra cui Australia, Francia, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti hanno fatto affidamento sugli pneumatici in cotone ad alte prestazioni prodotti da Vittoria Group. Complessivamente gli atleti gommati Vittoria hanno conquistato almeno una medaglia in tutte le discipline maschili e femminili.

Tra le nazionali supportate dall’azienda bergamasca c’era anche il Belgio
Tra le nazionali supportate dall’azienda bergamasca c’era anche il Belgio

Partnership giovane e vincente

La collaborazione fra Vittoria e A Dugast è davvero giovane. L’azienda olandese è entrata a far parte di Vittoria Group solamente nel 2021. Stiamo parlando di una realtà leader a livello mondiale nella costruzione artigianale di tubolari in cotone e seta.

I recenti mondiali su pista hanno confermato che siamo di fronte ad una collaborazione vincente, destinata a raccogliere successi anche in futuro grazie all’affidabilità degli pneumatici in cotone realizzati dai due brand. Vittoria ha messo a disposizione delle varie nazionali il Pista Oro mentre A Dugast il Piste Latex.

Pista Oro, esperienza top

Pista Oro nasce dall’esperienza accumulata in pista da Vittoria grazie ai modelli Pista Speed e Pista Control. Il Pista Oro presenta la mescola potenziata con grafene più aggiornata per offrire la massima velocità e affidabilità. La versione speciale dell’innovativa tecnologia della mescola al grafene di Vittoria, specificatamente realizzata per ridurre la resistenza al rotolamento degli pneumatici per applicazioni su pista, è accoppiata alla carcassa in cotone super elastica.

Il cotone rende la carcassa molto flessibile consentendo allo pneumatico di conformarsi al suolo, fornendo una guida più fluida, un rotolamento più efficiente e un migliore grip. Per aumentare la resistenza complessiva del Pista Oro, Vittoria utilizza il filato Corespun, un particolare tipo di filato composto da cotone e fibre di aramide combinate. Inoltre, il profilo slick del battistrada rende il Pista Oro il tubolare più veloce disponibile per le piste in legno.

Sulle 66 medaglie disponibili 58 sono state conquistate da corridori che hanno utilizzato copertoni Vittoria
Sulle 66 medaglie disponibili 58 sono state conquistate da corridori che hanno utilizzato copertoni Vittoria

Piste Latex, velocità e leggerezza

Piste Latex utilizza le tecnologie più avanzate e i materiali migliori per garantire velocità estrema e massima leggerezza. Il battistrada e la carcassa estremamente sottili consentono un’accelerazione ottimale e la minor resistenza al rotolamento possibile. Il battistrada in lattice e il filato di cotone/seta della carcassa offrono prestazioni di guida impareggiabili su piste in legno.

Ernesto Garcia Domingo, Chief Commercial Officer del marchio, ha commentato con queste parole i tantissimi successi ottenuti ai recenti mondiali su pista: «In Vittoria Group lavoriamo duramente per realizzare gli pneumatici per bicicletta più avanzati del pianeta. Siamo molto felici di vedere così tanti atleti vincere con questi pneumatici. Vogliamo ringraziare tutte le squadre nazionali che si sono affidate a Vittoria e A Dugast per la loro fiducia e il loro contributo nel migliorare ogni giorno i nostri prodotti».

Vittoria

Fidanza oro bis nello scratch, ma che fatica…

13.10.2022
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Quanto è difficile ripartire ogni volta da zero? Tenere a bada la testa che dice basta. Sentir crescere il corpo e poi fermarsi di nuovo e alla fine arrivare ugualmente a vincere un campionato del mondo? A Martina Fidanza è successo tutto questo, per tre volte. Per cui la sua vittoria di ieri a Saint Quentin en Yvelines nello scratch vale triplo. Una maglia iridata per ogni volta che quest’anno è stata costretta a fermarsi e poi ripartire.

«Tutte le volte che cercavamo di fare un po’ di fondo e recuperare la condizione – conferma – mi succedeva sempre qualcosa. Quindi dovevamo sempre ricominciare. E’ stato veramente duro perché non trovi mai la forma che vorresti. Ma qui non sono arrivata con la voglia di far vedere chissà cosa, almeno non nello scratch. Mentre per il quartetto è diverso. Ho ancora la voglia di dimostrare perché è il mio obiettivo principale per questo mondiale». 

Il suo preparatore Andrea Fusaz lo sa bene e accetta di parlarne, in questa fase di fine stagione in cui si gettano le basi per la prossima, a metà fra il CTF Lab che dirige e l’impegno con la Bahrain Victorious, che dopo la partenza di Paolo Artuso in direzione della Bora-Hansgrohe potrebbe rivelarsi più importante.

Secondo oro nello scratch, dopo il successo di Roubaix 2021
Secondo oro nello scratch, dopo il successo di Roubaix 2021

Un anno contorto

Con Fusaz avevamo parlato lo scorso anno dopo il primo oro di Martina nello scratch. Ci aveva raccontato che la bergamasca ha doti anaerobiche innate, mentre il suo limite era la parte aerobica del discorso, per cui il grosso del lavoro era stato fino a quel punto aumentare il wattaggio alla soglia aerobica, per consentirle di arrivare meno stanca e di conseguenza più lucida nei finali importanti. Ma come cambia il lavoro se l’atleta è costretto a infiniti arresti?

«Raggiungere la condizione quest’anno – spiega Fusaz – è stato un parto. Ogni volta che si riusciva a mettere 40 giorni di allenamento di fila, succedeva qualcosa. Una caduta. Un tampone positivo. Un’influenza… C’era sempre qualcosa che interrompeva il percorso. Abbiamo fatto un sacco di fatica a portare avanti la stagione. Anche dal mio punto di vista, è stato veramente difficile anche interpretare i dati, perché eravamo sempre a inseguire. Mentre per Martina è stato duro soprattutto a livello mentale. Perché quando la sfortuna ti colpisce per così tante volte, anche a livello emotivo serve avere davvero un martello pesante per raddrizzare la stagione».

Subito dopo l’arrivo, Fidanza ha festeggiato il primo mondiale fra le elite della gestione di Marco Villa
Subito dopo l’arrivo, Fidanza ha festeggiato il primo mondiale fra le elite della gestione di Marco Villa

Tre ripartenze da fermi

La testa prima delle gambe. E non è certo per caso che nelle prime parole dopo la vittoria, Fidanza abbia ringraziato Andrea: suo allenatore e motivatore.

«Il coach fa anche questo – spiega Fusaz – e lei quest’anno a livello mentale ha speso tanto. Ha ricominciato la preparazione da capo per tre volte. Ogni volta arrivavamo a tre/quarti dell’obiettivo e si resettava praticamente tutto. Quindi dovevamo ripetere la fase che per lei è fondamentale, in cui si deve rimettere un certo tipo di lavoro nelle gambe. E se a livello fisico può essere fattibile, a livello mentale per una come lei è devastante. Per fortuna da agosto siamo riusciti a fare una bella base. Nelle gare su strada magari con un livello un po’ più basso, riusciva a dire la sua, perché è un’atleta di un certo livello. Però ogni volta che si confrontava con atleti WorldTour faceva un sacco di fatica e non è semplice sapere di andare a una corsa per lavorare, con la certezza che passerai due ore pesanti e brutte. A inseguire e a fare solo tanta fatica. Ha fatto gare in Francia abbastanza rognose, solo saliscendi e percorsi nervosi. E in questo a livello mentale è stata molto forte».

Alla partenza, sorretta da Diego Bragato: Fusaz e il padovano hanno studiato insieme all’Università e c’è grande feeling
Alla partenza, sorretta da Diego Bragato: Fusaz e il padovano hanno studiato insieme all’Università e c’è grande feeling

Inverno da decidere

Un anno così ha rallentato il percorso di crescita. E se le doti di Martina le hanno consentito di essere ugualmente prestante in pista, è chiaro che dal punto di vista della globalità qualcosa sia mancato.

«Con quello che ha nelle gambe – spiega Fusaz – è riuscita a vincere in maniera indiscutibile lo scratch. Quindi immagino che se fosse riuscita a fare l’anno intero, con la giusta tranquillità, probabilmente avrebbe vinto allo stesso modo, mentre nel quartetto sarebbe ancora più solida e magari si sarebbe tolta anche delle soddisfazioni su strada. Per questo vedremo che inverno fare.

«Martina avrebbe la possibilità di partecipare a delle competizioni in pista, però dobbiamo aspettare la fine dei mondiali per valutare. Tirare dritti, con la convinzione che a febbraio avrà le energie per cominciare, oppure puntare sul recupero. Se a livello fisico posso tranquillamente dire che avrebbe la possibilità di farsi anche l’inverno dritto, a livello mentale lo dobbiamo capire. Sono equilibri che vanno valutati».

Il cuore è un regalo del compagno Stefano e racchiude i momenti difficili superati insieme. Il quadrifoglio porta bene e viene da un amico di famiglia
Il cuore è un regalo del compagno Stefano e racchiude i momenti difficili superati insieme. Il quadrifoglio viene da un amico di famiglia

Voglia di rivalsa

E Martina cosa dice? La vittoria è il balsamo migliore. E scavando capisci che la voglia di rifarsi contro la iella c’era, eccome. E probabilmente è stata la molla che l’ha spinta a tenere i nervi saldi e fare quella volata pazzesca alla fine della corsa.

«Ero anche più tranquilla – dice Fidanza – perché lo scratch è una gara di situazione e l’avevo già vinta. Se ci fossi riuscita per la seconda volta, avrei fatto qualcosa di straordinario. Però c’era sempre quel senso di rivalsa che avevo anche nel 2021, perché quest’anno è andato un po’ storto e quindi avevo voglia di dimostrare. Il mio motto è che tutto torna e ai mondiali per due anni di fila mi è tornato tutto quello che ho passato e che ho dovuto superare. Solo che a Roubaix sono andata via a sei giri dalla fine, che non è il mio terreno. Mentre quest’anno ho vinto secondo i miei standard.

«Almeno adesso al quartetto ci arrivo con i nervi a posto. Ero tanto tesa ieri, perché il giorno prima le prove gara non erano andate benissimo e quindi c’era sempre la tensione dell’imprevisto. Invece il fatto che sia riuscita raggiungere una vittoria individuale mi mette più tranquillità».

La firma delle maglia iridate è il modo di capire che è tutto vero: «Anche se ancora – dice Fidanza – non ho ben realizzato»
La firma delle maglia iridate è il modo di capire che è tutto vero: «Anche se ancora non ho ben realizzato»

L’ora del quartetto

L’appuntamento è per stasera a partire dalle 18,30, quando Martina Fidanza lancerà il trenino azzurro nel primo round della sfida a squadre.

«Io soffro meno a partire – dice – che magari a stare in altre posizioni. Però serve la sensibilità giusta per far partire il quartetto in tabella e senza far sforzare troppo le ragazze che ci sono dietro. Se parti troppo forte, poi magari Guazzini non riesce a tirare come dovrebbe. Però sono abbastanza brava in questo lo riconosco, penso sempre al meglio per la squadra e quando parto cerco sempre di mantenere la lucidità».

Fidanza sicura: dai mondiali a Parigi il passo è breve

05.10.2022
4 min
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Chi la ricorda dai giorni di Tokyo, ha ancora negli occhi lo sguardo contrariato e mesto di Martina Fidanza quando apprese di essere volata in Giappone per fare la riserva. Tuttavia la gestì con stile e ne trasse la benzina per puntare su Parigi 2024 con le unghie affilate. La bergamasca è in ritiro a Montichiari con Villa e il gruppo azzurro. Quattro giorni la settimana scorsa, altri quattro in questa. Poi la spedizione azzurra volerà in Francia per i mondiali di Saint Quentin en Yvelines.

«Mi sento bene – dice la bergamasca che da quest’anno corre alla Ceratizit Wnt – ma non mi sbilancio. Non so ancora quale specialità farò, se sarò inserita nel quartetto. Probabilmente farò lo scratch».

Nell’inseguimento a squadre, del resto, lo scorso anno Martina aiutò a conquistare l’argento e poi nello scratch vinse l’oro.

Nuove dinamiche

Nel frattempo è cambiato tutto. Salvoldi non è più il tecnico delle donne ed è stato spostato agli juniores. Il suo ruolo è stato… spacchettato, con Sangalli per la strada e Marco Villa che ha fatto suo l’intero gruppo pista cercando le misure giuste.

«Rispetto al 2021 – riprende Fidanza – la differenza è il percorso con cui arriviamo ai mondiali. L’anno scorso era olimpico, quindi eravamo sempre insieme, ci conoscevamo benissimo. Con Marco invece abbiamo provato poco alcune dinamiche, quindi all’inizio qualche difficoltà c’è stata, mentre Dino ci conosceva benissimo e faceva più ritiri. Ora siamo più libere, facciamo i richiami di lavoro che ci servono e arriviamo pronte alle gare. Ad esempio questa settimana e la scorsa siamo andate e venute. Barbieri, Consonni e Alzini sono andate a correre alla Tre Giorni di Aigle. Altre fra cui la sottoscritta, Guazzini e Balsamo, hanno corso su strada fra l’Emilia e la Tre Valli Varesine. Sono le squadre che comandano avendo però concordato il tipo di preparazione. In modo che poi in pista si lavora su tecnica e ritmo».

Martina Fidanza è una delle ragazze, come Balsamo e Longo Borghini, che corrono con le Fiamme Oro (foto Instagram)
Martina Fidanza è una delle ragazze, come Balsamo e Longo Borghini, che corrono con le Fiamme Oro (foto Instagram)

Una stagione da 7

Come sia andata finora la sua stagione su strada è un bel punto di domanda, cui forse neanche lei riesce a dare una risposta definitiva. La caduta alla Danilith Nokere Koerse di marzo e le conseguenti fratture alle vertebre hanno compromesso la primavera: Martina è tornata in bici ad aprile proprio a Montichiari per non rischiare ed è rientrata in gruppo alla fine di maggio. Dagli europei di Monaco è dovuta andar via prima perché non stava benissimo, ma per fortuna al Giro di Toscana è arrivata la vittoria.

«Una stagione da ponderare – sorride – forse bassa rispetto alle aspettative, ma per la quale finora mi do comunque un 7. Nella nuova squadra sto bene, sono tranquilli ed è un bell’ambiente in cui lavorare. Nel frattempo la schiena si è ripresa bene, tutto sommato ho recuperato abbastanza in fretta. Mi resta qualche fastidio, che però non compromette nulla. I mondiali chiuderanno la stagione e sono sia un obiettivo, sia un passaggio verso Parigi».

Agli europei di Monaco, ha partecipato allo scratch in maglia iridata
Agli europei di Monaco, ha partecipato allo scratch in maglia iridata

Il “gruppone” funziona

E qua il discorso entra nel vivo e si riallaccia al punto di partenza. Per il prossimo giro olimpico, Fidanza vuole guadagnarsi un posto da titolare.

«Ero riserva a Tokyo – ammettere – ho vissuto il clima dei Giochi, sono stata vicina al gruppo che ha corso, ma a Parigi vorrei scendere in pista anche io. Voglio guadagnarmi il posto e dimostrare di essere affidabile. Non scelgo una specialità sulle altre. Ho visto che nell’anno olimpico si lavora in modo maniacale sul quartetto, un po’ meno per madison e omnium. E anche se il modo di fare di Villa è diverso e ci lascia più libertà, non mi sento meno tesa. Sono sempre nella condizione di voler dimostrare qualcosa. Siamo un bel gruppo ed essere uniti ai ragazzi dà a tutto un senso diverso, perché loro sono capaci di darci leggerezza e noi gli insegniamo la disciplina (ride, ndr)».

La prima di Confalonieri. Ecco il biglietto da visita per la Uno-X

19.09.2022
6 min
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Un secondo ed un terzo posto che valgono una vittoria. Anzi, la prima del circuito UCI in carriera. E ieri un’altra terza piazza al Gp Isbergues (vinto dalla Consonni). Nelle ultime 72 ore è andata così a Maria Giulia Confalonieri che in Belgio ha conquistato la classifica generale al Tour de Semois (con 2″ di vantaggio su Bredewold e 17″ su Gasparrini) grazie al bis di podi consecutivi nelle due tappe disputate.

«Dedico questo successo – ci racconta raggiante al telefono la 29enne della Ceratizit-WNT – alla mia famiglia e alla mia squadra. Loro hanno sempre continuato a credere in me, anche se comunque questa vittoria ha tardato tanto ad arrivare. Avrei voluto ottenerla tagliando il traguardo per prima. Non ho nulla da recriminarmi. Ho trovato due avversarie semplicemente più forti ed una delle due, ieri, era la Wiebes, che quest’anno è imbattibile allo sprint. In ogni caso resta una bella consolazione. Spero di finire la stagione in questo modo».

Salto nel WorldTour

Per Confalonieri è il meritato riconoscimento dopo undici anni da elite al servizio delle compagne, soprattutto in nazionale. Se in pista aveva già inanellato tanti allori nazionali, continentali ed un bronzo iridato, su strada doveva ancora togliersi questa soddisfazione. La brianzola (tesserata con le Fiamme Oro) inoltre ha scelto la maniera migliore per salutare la sua attuale formazione. Nel 2023 correrà nel WorldTour con la norvegese Uno-X con cui pochi giorni fa ha firmato un biennale. Noi abbiamo voluto scoprire da lei la decisione del trasferimento e le relative aspettative. E mentre parliamo Maria Giulia ci spedisce le foto della premiazione finale scattate dalla sua compagna Martina Fidanza

A parte questo fresco sigillo, come stava andando il tuo 2022?

E’ stata una annata buona. Sono partita bene alle classiche del Nord. Ho sempre fatto bei risultati e belle prestazioni. Sono contenta del mio Tour Femmes. Avrei voluto sfruttare meglio la condizione, che è sempre stata buona, ma con la concorrenza che c’era era difficile inserirsi, specie se non hai un treno a tua disposizione. Anche alla Vuelta c’era poco da fare, il tracciato era sbilanciato a favore delle scalatrici. Però nell’ultima tappa a Madrid sono caduta a 20 chilometri dall’arrivo e poi sono riuscita a chiudere sesta in volata. Peccato, avevo la gamba giusta.

Quest’anno hai dimostrato di saper tenere la forma per tanto tempo.

Sì, è vero. Riesco a mantenerla bene per lunghi periodi. Ma non è bastato o non è servito fino in fondo. A marzo in Belgio ho fatto due terzi posti ravvicinati dietro Wiebes e Balsamo. Difficile fare risultato dietro loro. Quando non c’è una, c’è l’altra. Oppure ho trovato sempre qualcuna in giornata. Ma va bene così. Qui al Semois c’erano due frazioni adatte a me. Ho saputo leggere bene la gara e ne ho approfittato.

Vedendo quei tanti piazzamenti, ora a mente più fredda pensi di aver perso qualche occasione?

Direi di no. Come dicevo prima, ho sempre trovato chi è andata più forte e gliene rendo merito. Però un piccolo rimpianto ce l’ho. L’unico della stagione. Al Fiandre mi sono mancati cento metri sul Paterberg. Se fossi rimasta agganciata al gruppetto di testa forse sarebbe stata un’altra corsa. Anche alla Roubaix stavo bene ma sono stata frenata da una caduta davanti a me e poi da due forature nei momenti decisivi. Tuttavia al Nord so che l’inconveniente è dietro l’angolo.

I tre anni in Ceratizit come sono andati?

Benissimo. C’è un bell’ambiente, molto professionale. Mi sono sempre trovata bene con tutti, sia con lo staff che con le compagne. Questo è un fattore importante. E’ stata la mia quinta formazione e anche qui ho fatto un’esperienza ulteriore sotto il punto di vista culturale. Correre all’estero e confrontarti tutti i giorni con compagne straniere ti aiuta ad uscire dal guscio dell’Italia e a saperti adattare a tante situazioni.

Sempre più a nord, dalla Germania alla Norvegia. Com’è nato il contatto con la Uno-X?

In primavera mi avevano cercata diversi team tra cui loro, ma non sapevo dove andare. Ho ascoltato le varie proposte poi ho deciso di passare alla Uno-X perché mi è piaciuto il loro progetto, nuovo, e per come si sono presentati. Sono nati quest’anno partendo dal WorldTour però vogliono crescere gradualmente, cercando di mantenere un’impronta scandinava o comunque nordica il più possibile. Al momento hanno fatto una buona campagna acquisti prendendo l’olandese Koster e la danese Dideriksen (iridata nel 2016, ndr).

Tu avrai un ruolo con maggiori responsabilità?

Sì, ed è stato uno dei motivi che mi hanno fatto scegliere la Uno-X. Nelle classiche avrò i gradi di capitana, magari condivisi con un’altra ragazza, anche se hanno detto che puntano su di me. Poi si dovrà vedere il calendario. Personalmente vorrei che avessimo tante soluzioni, tante punte, un po’ come è stato in Ceratizit in questi anni. Mi piacerebbe che si creasse lo stesso tipo di ambiente dove tutte possiamo dare il nostro contributo alla compagna più in forma. Non ho mai avuto problemi a lavorare per le più forti o fare la corsa in prima persona. Dovrei avere più carta bianca rispetto al passato e cercherò di sfruttarla. Altrimenti mi metterò a disposizione delle altre.

Hai già fatto un pensierino a qualche obiettivo?

Come dicevo, le classiche di primavera saranno la parte principale della annata. Mi piacerebbe fare quelle corse esprimendo i valori migliori di sempre. Ma vedremo durante la stagione su cosa puntare, l’importante è farsi trovare pronta.

Martina brinda alla prima e pensa al mondiale in pista

06.09.2022
5 min
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La sua stagione non è stata troppo fortunata, tuttavia Martina Fidanza (in apertura con il padre Giovanni) è riuscita a togliersi alcune soddisfazioni nell’ultimo mese. Una decina di giorni fa ha rotto il ghiaccio vincendo la sua prima gara UCI al Giro di Toscana, mentre agli europei in pista si è messa al collo la medaglia d’argento col quartetto.

Questi risultati non vanno a saldare il credito che la 22enne della Ceratizit-WNT vanta nei confronti della sfortuna, ma la stagione non è finita e c’è ancora tempo per raccogliere qualcosa. Proprio con lei abbiamo fatto il punto della situazione per sapere anche cosa ha messo nel mirino da qui alla fine dell’anno.

Ghiaccio rotto. Martina Fidanza al Giro di Toscana ha vinto la sua prima gara UCI (foto Ossola)
Ghiaccio rotto. Martina Fidanza al Giro di Toscana ha vinto la sua prima gara UCI (foto Ossola)
Martina a Campi Bisenzio hai esultato. Che effetto ti ha fatto?

E’ stata una emozione forte e particolare. Nei giorni antecedenti alla corsa mi sentivo col mio diesse Steve Sergeant, che chiedendomi come stessi, mi diceva «Dai, vieni al Toscana a vincere!». Ed io gli rispondevo che era ciò che volevo da inizio anno. Però non avevo buone sensazioni in gara anche se avevo fatto seconda nel prologo di apertura. Arrivavo da un periodo debilitante. Ho tenuto duro e a metà corsa ho vinto un traguardo volante, che mi ha dato qualche secondo per la generale e soprattutto morale. Così con la squadra abbiamo deciso di puntare alla volata, vincendola. Grazie anche quell’abbuono, avrei potuto prendere anche la maglia da leader. E’ andata come avevamo previsto. E’ stato bellissimo anche se è durato poco…

Perché?

Come ho detto, non stavo troppo bene. Ero debole. Il giorno dopo sono arrivata staccata e all’ultima tappa ero proprio sfinita. Era una frazione dura. Non volevo ritirarmi perché già eravamo partite solo in quattro e volevo rendermi utile. Lara (Vieceli, ndr) voleva fare la corsa e così le ho dato una mano finché ho potuto. Poi d’accordo col diesse mi sono fermata perché non ha aveva senso sforzare il corpo.

Quest’anno a livello fisico purtroppo hai avuto qualche problema.

Non mi sono fatta mancare nulla (ride, ndr). A dicembre avevo fatto quell’ablazione al cuore. Poi ho preso il Covid. Ho iniziato a correre a marzo, ma già a metà mese ero nuovamente ferma per la brutta caduta alla Nokere Koerse. Lì mi sono rotta delle vertebre e mi ha dato qualche ripercussione a livello morale. Sono rientrata a fine maggio alla RideLondon ma avevo un po’ di paura a stare in gruppo. Al Giro Donne ho battuto il polso destro alla quinta tappa e ci sono ricaduta sopra in pista. Infine agli europei ho avuto una forte forma influenzale che per fortuna non era Covid. Ecco, io sarei anche a posto così

Nonostante tutto, hai comunque centrato dei risultati. Vedi il bicchiere mezzo pieno?

Devo essere sincera, mi aspettavo di fare di più, soprattutto perché sono molto esigente con me stessa. Però se contestualizzo tutte le situazioni, posso essere soddisfatta. A maggio a Milton in Nations Cup su pista ho vinto con l’inseguimento a squadre e nello scratch. Non ero al top, però avevo delle responsabilità dato che correvo con la maglia iridata. Sempre col quartetto ho conquistato l’argento agli europei di Monaco. Al Giro Donne ho fatto solo una top 10 all’ultima tappa, ma ero felice perché lo avevo portato a termine bene. Lì ho ritrovato quella giusta confidenza per stare in gruppo senza timori.

Nel 2023 la tua squadra dovrebbe diventare WorldTour. Com’è il tuo bilancio con loro?

Buonissimo. In Ceratizit sto molto bene. Non c’è pressione per il risultato. Vogliono il bene dell’atleta, sia a livello fisico sia a livello ambientale. Non ci fanno mancare nulla. So che hanno fatto richiesta per la categoria superiore, però bisogna capire se ci sarà il posto. In ogni caso, la nostra squadra anche se rimanesse continental è lo stesso ben attrezzata e molto professionale. Non si noterebbe la differenza.

Il tuo calendario ora cosa prevede?

Ho ancora un po’ di gare. Il 16 e 17 settembre correrò in Belgio il Tour de la Semois, poi il giorno successivo farò il Gp Isbergues. Dovrei fare anche il Giro dell’Emilia e la Tre Valli Varesine Women. Nel mezzo però correrò i campionati italiani in pista (dal 20 al 22 settembre, ndr) a cui tengo molto.

Immaginiamo ci siano altri obiettivi per il finale di stagione.

Certamente. Il mondiale su pista è quello principale. Ci sono pochi posti disponibili e voglio arrivarci con il picco di forma giusto. Dovrei fare lo scratch, dove cercherò di bissare l’oro dell’anno scorso. E contemporaneamente vorrei riscattare la brutta prova all’europeo, in cui sono stata condizionata dall’influenza e che mi aveva fatto saltare la madison. Punto anche a partecipare col quartetto. A Monaco ho corso in terza posizione, anche se mi si addice di più la prima, quella della partenza. Spero di poterlo correre e ottenere una medaglia.

Martina Fidanza, dopo la paura il piano di rientro

12.04.2022
3 min
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Martina Fidanza è tornata in pista, perché le hanno detto che riprendere su strada dopo la frattura delle due vertebre sarebbe stato rischioso. Così stamattina ha caricato la bici in macchina ed è andata a Montichiari, dove l’aspettava Marco Villa. La caduta che ha interrotto la sua stagione su strada si è verificata il 16 marzo alla Nokere Koerse, settima corsa con la maglia della Ceratizit WNT Pro Cycling, in cui è approdata quest’anno..

«Ma io ero spaventata più per la testa – dice – perché dopo la caduta mi sono venute addosso veramente in tante. Mi hanno portato in ospedale e l‘unica cosa strana era che quando muovevo le gambe, partivano come delle scariche alla schiena. Mi hanno fatto gli esami per la testa ed era tutto a posto. Poi hanno insistito per guardare la schiena e la radiografia ha evidenziato la frattura di una vertebra. Ho provato ad alzarmi e mi hanno ceduto le gambe. Poi un po’ mi sono ripresa. Sono riuscita a prendere il volo di ritorno, anche grazie a mia sorella e al dottor Pollastri della sua squadra (il Team Bike Exchange-Jayco, ndr). Il giorno dopo sono andata dall’ortopedico ed è saltato fuori che c’era una seconda vertebra lesionata».

Da quest’anno, la bergamasca Fidanza – classe 1999 – corre con la Ceratizit WNT Pro Cycling
Da quest’anno, la bergamasca Fidanza – classe 1999 – corre con la Ceratizit WNT Pro Cycling
Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto fin qui?

Qualcosa di buono si era iniziato a vedere. Nella prima corsa a tappe ho fatto un nono e un secondo posto. Penso che nonostante tutto, sia stato un buon inizio.

Dopo quanto tempo sei risalita in bici?

La verità? Il giorno dopo (si mette a ridere, ndr) ho provato a fare un giretto, ma dopo due pedalate ho capito che era impossibile. Sono stata due settimane col busto, poi ho cominciato la rieducazione in piscina, a fare delle camminate, la cyclette e insieme Tecar e magnetoterapia per attutire il dolore.

Hai tolto il busto dopo due settimane?

Ho tolto quello rigido venerdì e ora ho un corpetto più piccolo per la vita di tutti i giorni. Adesso c’è da capire come risponderà la schiena in pista.

Il suo 2021 si era chiuso con l’oro nello scratch ai mondiali di Roubaix
Il suo 2021 si era chiuso con l’oro nello scratch ai mondiali di Roubaix
Ti sei fatta una tabella ideale di rientro?

Ho tutto chiaro, ma bisogna vedere come andrà il recupero. Vorrei rientrare nella Coppa del mondo su pista in Canada, se Villa me ne dà la possibilità, perché ci arriverei con due settimane di allenamento, che sono poche. Poi farei un paio di gare a tappe, come la Ride London e il Giro di Campania. Non per fare risultato, ma per mettere insieme dei chilometri. Poi il Giro di Svizzera a giugno, un po’ di altura con le Fiamme Oro e i campionati italiani prima del Giro.

La schiena fa male?

Male a volte, più che altro ho dei fastidi. Per questo sono curiosa di vedere come mi riadatterò alla bici da pista. Certo non salirò subito su quella da inseguimento. Con quella penso che dovrò aspettare ancora un po’…