Da atleta a riferimento per le giovani. Sangalli rivede la “sua” Marta

18.09.2025
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Il “pasillo de honor” che le hanno riservato compagne e colleghe al Tour de Ardeche è il meritato tributo che si è guadagnata negli anni di carriera. Sulle strade di una gara che l’ha vista vincente e protagonista nel 2023 in un tentativo del proprio rilancio, Marta Cavalli ha salutato il ciclismo come avevamo potuto intendere dopo averla incontrata all’Italian Bike Festival di Misano.

Possiamo solo immaginare quanto sia costato a Marta prendere una decisione simile in termini di sentimenti legati al suo sport e, aggiungiamo noi, anche in termini di risultati sottratti dopo l’incidente patito al Tour Femmes 2022. Le botte fisiche e morali conseguenti a quel brutto episodio sono state le sue “porte girevoli”. C’è un gran bel prima e un complicato dopo da quel pomeriggio vissuto in mezzo alla campagna a pochi chilometri da Provins.

Adesso però c’è un presente, anzi ci sarà un futuro tutto nuovo per la 27enne cremonese di San Bassano, come riporta una frase del suo messaggio d’addio pubblicato sui profili social: «E’ il momento di scoprire il mondo da un’altra angolatura e di vivere una vita sicuramente più “normale”».

Il “pasillo de honor” tributato a Marta all’Ardeche, l’ultima gara della sua carriera (foto Florian Frison)
Il “pasillo de honor” tributato a Marta all’Ardeche, l’ultima gara della sua carriera (foto Florian Frison)

Cruccio di Sangalli

Chi l’ha conosciuta bene e non è mai riuscito a convocarla per varie contingenze è l’ex cittì Paolo Sangalli. Abbiamo chiesto all’attuale diesse della Lidl-Trek di tracciare un ritratto del percorso di Cavalli.

«Nelle tre stagioni da cittì – racconta – il mio più grande rammarico è stato quello di non aver mai avuto Marta a disposizione per europeo o mondiale. Il 2022 lo aveva iniziato in modo incredibile con una primavera splendida vincendo Amstel, Freccia Vallone e la classica in vetta al Mont Ventoux. Al Giro Donne era stata protagonista, chiudendo seconda dietro Van Vleuten. Tutte quelle prove mi avevano ampiamente convinto a portarla al mondiale di Wollongong. Nei miei piani iniziali, lei e Longo Borghini erano le due punte su cui fare la corsa.

«L’avevo seguita da vicino al Giro – prosegue Sangalli – e sapevo, speravo che avrebbe fatto bene anche al Tour Femmes. Poi alla seconda tappa arriva quello che per me è stato un attentato più che un incidente. L’australiana Frain non ha frenato e ha travolto Marta che stava ripartendo da ferma dopo aver evitato una caduta. Se andiamo a rivedere le immagini, vengono ancora i brividi. Rispetto alla botta che ha preso, le è andata bene, l’ho sempre detto. Quello è stato l’anno zero di Marta».

Esultanza marchio di fabbrica. Cavalli vince il tricolore nel 2018 con un colpo da finisseur (foto Twilcha)
Esultanza marchio di fabbrica. Cavalli vince il tricolore nel 2018 con un colpo da finisseur (foto Twilcha)

Voglia di non mollare

Se il 2022 si era rivelato come l’apice, il cammino per toccare quel livello aveva attraversato fasi non semplici da cui Cavalli era sempre uscita.

«Conosco Marta – ricorda Sangalli, che è stato per tanto tempo il vice dell’ex cittì Salvoldi – da quando era allieva ed è sempre stata una ragazza che mi è molto piaciuta, sia in bici che giù dalla bici. Ho sempre avuto un bel rapporto con i suoi genitori, anche perché ci siamo sempre ritrovati nei momenti difficili. Già al secondo anno da juniores Marta era stata capace di superare le conseguenze di una brutta caduta in pista che l’aveva tenuta ferma per sei mesi (e più di venti giorni di ospedale, ndr).

«Nel 2018, a soli due anni da quel giorno – va avanti – e quindi al secondo anno da elite, seppe vincere il campionato italiano con un colpo da finisseur negli ultimi metri anticipando nell’ordine Bertizzolo, Bronzini e Bastianelli che erano pronte alla volata generale. Fu un numero da grande atleta. Questo è il ricordo più bello proprio perché aveva dimostrato un grande carattere dall’incidente in pista. Certo bisogna riconoscere che Marta è stata tanto sfortunata nell’arco della sua carriera».

Le Fiamme Oro, per cui è tesserata, sono nel futuro di Cavalli, ma per Sangalli la sua esperienza può essere utile per le giovani
Le Fiamme Oro, per cui è tesserata, sono nel futuro di Cavalli, ma per Sangalli la sua esperienza può essere utile per le giovani

Momenti sbagliati

Ha ragione Sangalli, il credito di Cavalli con la buona sorte è davvero alto. E naturalmente tutto ciò avrebbe minato la solidità mentale di qualunque persona, anche non necessariamente un’atleta.

«Dopo l’incidente al Tour 2022 – riprende il tecnico milanese – sembrava sulla via del recupero, invece è iniziato un mezzo calvario perché con una certa frequenza saltavano fuori nuovi problemi ed altre complicazioni. Nonostante tutto Marta nel 2023 era riuscita a ritrovare un buon livello vincendo quattro gare, per nulla semplici (tappa e generale sia al Tour des Pyrénées sia all’Ardeche, ndr), andando sul podio ai campionati italiani a crono e in linea e disputando sia Giro che Tour. L’anno scorso invece, un paio di giorni prima del Giro Women, è stata investita da un automobilista finendo all’ospedale.

«E’ ovvio – dice con amarezza Sangalli – che tutte queste circostanze ti destabilizzano, alla luce dell’attuale ciclismo. Marta è stata un corridore completo, ma ha dovuto sempre inseguire la migliore condizione dal 2022 in poi. Mi sento di dire, se mi concedete un gioco di parole, che la grande sfortuna di Marta è stata quella di essere sfortunata nel momento sbagliato. Nel ciclismo di adesso è molto difficile recuperare bene ed in fretta da un qualsiasi infortunio, a maggior ragione se pesante. Penso anche a Elisa Balsamo, ad esempio. Per tornare a livelli veramente alti ci vuole tempo e ora non si riesce a correre per prepararsi. Devi essere già pronta».

Nel 2017 a Sanremo arriva la prima vittoria da elite di Cavalli dopo un brutto incidente in pista avvenuto l’anno prima (foto Ossola)
Nel 2017 a Sanremo arriva la prima vittoria da elite di Cavalli dopo un brutto incidente in pista avvenuto l’anno prima (foto Ossola)

Tesoro da non perdere

Quando una persona smette presto di essere un’atleta, l’obiettivo potrebbe essere non sperperare tutto quello che ha imparato e che ha da insegnare alle giovani leve.

«Marta è estremamente intelligente e preparata – sottolinea Sangalli – e potrà fare ciò che vuole lontana dalle corse. Teniamo conto che essendo tesserata per le Fiamme Oro, quindi con la Polizia di Stato, sono certo che saprà portare avanti un certo ruolo. E’ per questo che il suo ritiro dalle gare mi lascia sereno e contento per lei. Ha saputo risolvere problemi molto seri da corridore e per questo penso che la sua vita sarà più in discesa.

«Magari – chiude Sangalli, facendo poi un augurio proveniente dal profondo – convertirà la passione per la cucina e la panificazione ereditata da sua madre in un lavoro (sorride, ndr). Battute a parte, auspico il meglio possibile a Marta, ma soprattutto mi piacerebbe che venisse presa da esempio per le categorie femminili giovanili. Ricordo che nei ritiri della nazionale e dopo le gare, mi confrontavo spesso con lei sulla sua visione. Era un riferimento anche sotto questo aspetto. Non so se qualcuno vorrà coinvolgerla in futuro, però la sua esperienza non deve andare persa».

Marta Cavalli, quale futuro? Un viaggio fra mille domande

06.09.2025
8 min
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MISANO ADRIATICO – Alle 12 ci aspetta Marta Cavalli allo stand di Prologo, con cui ha collaborato a lungo. L’atleta cremonese è a un passo dall’ultima corsa di stagione, il Tour de l’Ardeche. Il 2025 è stato l’anno del ritorno in gruppo, quando neppure lei credeva di meritarsi un posto. La giornata è calda, ma all’ombra si sta ancora bene e il momento va bene per fare quattro chiacchiere in libertà, spaziando dalla sua storia a quello che si sta muovendo sotto il cielo del ciclismo femminile. In tanti anni di incontri e interviste, raramente si è raggiunta la profondità di quando davanti c’è lei.

«E’ stata una stagione particolare – dice – che ha avuto il suo lato positivo, perché non mi aspettavo niente. L’avrei presa come fosse arrivata. E’ iniziata bene, meglio delle mie aspettative. Ripartivo da zero, dall’infortunio dell’anno scorso, e la costruzione della forma fisica è stata graduale. A differenza di tutti gli inverni, dove a un certo punto mi ammalavo perché facevo troppo, non ho avuto delle interruzioni quindi sono arrivata alle classiche bene e senza chiedere troppo al mio corpo. E’ stato un crescendo, con gli occhi puntati sul ritiro in altura che mi avrebbe aiutato a migliorare la condizione, ma qualcosa non è andato secondo il piano».

Abbiamo incontrato Marta Cavalli allo stand Prologo dell’Italian Bike Festival
Abbiamo incontrato Marta Cavalli allo stand Prologo dell’Italian Bike Festival
Che cosa?

Subito dopo l’altura sono andata in Svizzera e sono tornata un po’ malata e da lì non ho più recuperato, infatti ai campionati italiani non stavo benissimo. Al Giro ho fatto fatica sin dalle prime tappe e mi è spiaciuto veramente tanto doverlo abbandonare. Di conseguenza le cose non sono andate bene per il Tour, che sembrava una corsa troppo ambiziosa per la quale non ero pronta. Non mi sentivo di prendere la responsabilità di un posto in squadra e non essere al livello che avrei voluto. Quindi mi sono concentrata di più sulla preparazione. E adesso mi trovo con l’ultima gara della stagione, l’Ardeche. Ho dei bei ricordi dagli anni scorsi, quindi vediamo di fare qualcosa di buono e poi ci sarà tempo per pensare. Devo fare dei ragionamenti. Pensare un po’ e vedere cosa chiedermi e cosa aspettarmi per il prossimo anno. Adesso come adesso non lo so, vorrei solo concludere la stagione e prendere del tempo per estraniarmi e valutare quello che è stato.

Ti piace ancora il mondo delle corse, l’allenamento, l’adrenalina?

Diciamo che dopo un po’ di anni inizia ad essere la stessa cosa, la stessa routine, c’è sicuramente meno entusiasmo. La sensazione degli ultimi anni di non riuscire, di dover spingere di più ma non riuscirci mi sta mettendo alla prova. Il ciclismo è cambiato, è diventato tutto migliore e io sento di essere rimasta indietro. Mi sembra di essere sempre in rincorsa. Rincorro la mia miglior condizione, ma so che in questo momento la mia miglior condizione non è più sufficiente, quindi vedremo.

Marta Cavalli ha riscoperto il gusto di correre grazie al Team PicNic, che le ha permesso un rientro graduale
Marta Cavalli ha riscoperto il gusto di correre grazie al Team PicNic, che le ha permesso un rientro graduale
Si è fermato tutto con l’incidente del Tour 2022?

Lì c’è stata una brusca interruzione che non mi aspettavo e mi ha dato la scossa. Quasi come se mi avesse fatto crescere, uscire dalla sfrontatezza della gioventù. Mi ha dato qualcosa su cui riflettere sul fatto che si rischia tanto. Ho riconquistato fiducia, ma da lì è stato sempre più facile perderla. Ci sono stati altri infortuni, è stato un rincarare la dose. Mi hanno cambiato come atleta, ma anche come persona.

Come è stato assistere da fuori alla vittoria di Ferrand Prevot al Tour?

Avevo un piccolo sentore, perché lo capisci quando un’atleta è tanto concentrata. Dai messaggi che cerca di far trasparire sui social, per esempio. So che lei è un atleta forte e determinata, soprattutto l’ha dimostrato quando anni fa ha vinto tutti e tre i mondiali in un anno. Non è una cosa facile. Poi penso che anche lei abbia avuto un momento difficile, poi è riuscita a rivincere e a ritrovare la serenità. Me la ricordo benissimo alla Sanremo, poi molto bene alla Roubaix. E lì ho iniziato a pensare che facesse sul serio anche su strada. Quando poi ho visto tutte le storie della preparazione in altura per il Tour, ho pensato che avrebbe potuto davvero scuotere le gerarchie del gruppo.

Il Giro è stato un momento difficile per Cavalli, ritirata alla 4ª tappa
Il Giro è stato un momento difficile per Cavalli, ritirata alla 4ª tappa
Sentire quei commenti sul suo peso cosa ti ha fatto pensare? Addirittura Marlene Reusser si augurava che lei non vincesse…

Tifare che uno non vinca non mi è mai piaciuto. Ognuno nella propria vita sceglie cosa è giusto e cosa è sbagliato. C’è chi fa scelte di un tipo, chi fa scelte di un altro e vanno tutte rispettate, così come le idee e le opinioni. Non credo sia giusto giudicare quanto fatto da altri. Lo dico perché tante volte ho ricevuto giudizi su quello che facevo io, ma alla fine ognuno si prende la responsabilità per se stesso. Con l’attenzione che c’è adesso nelle squadre, credo che non sia stato fatto niente di troppo pericoloso. Sono d’accordo con l’altra sponda della corrente, perché noi atlete veicoliamo un messaggio. Però mi sembra che siano state prese le dovute precauzioni.

Quindi un limite esiste?

E’ giusto perdere peso, è giusto prepararsi. Questo definisce anche la mentalità e la determinazione di un atleta, la sua serietà. Se è sotto controllo di un medico non fa niente di sbagliato, anche perché poi ha fatto il suo periodo di riposo, di recupero e preparazione. L’importante è non finire in giri negativi, di cui risente la salute. Ci si prende cura della sicurezza per quanto riguarda caschi e attrezzature, si deve prendere molto a cuore anche la sicurezza fisica e della salute. Perché finito il ciclismo, poi c’è un’altra vita da affrontare. Ed è quello che sto facendo. Dopo anni in cui ho tirato la corda, adesso ho capito che è meglio lasciare un po’, mollare ogni tanto. E dire: «Okay, però per la Marta del futuro cosa è meglio? Continuare ad allenarsi forte o fare un passo indietro, riposare, recuperare e guadagnare di freschezza, di tranquillità e di poterlo spendere da altre parti?».

Tour de l’Ardeche 2023, l’ultima vittoria di Cavalli, che precede Erica Magnaldi e Anastasyia Kolesava
Tour de l’Ardeche 2023, l’ultima vittoria di Cavalli, che precede Erica Magnaldi e Anastasyia Kolesava
Si può dire, estremizzandola molto, che si smette di essere atleti a quel livello estremo quando si comincia a pensare al dopo?

Sì, certo. Quando sei fuori dal loop di essere sempre a gas aperto, inizi a dirti che forse sta arrivando un cambiamento. Ho iniziato a prendermi più cura di me. Mi rendo conto che anni fa andavo a tutta d’estate, inverno, in pista e strada. Poi inizi a capire che non puoi reggere quei ritmi e inizi a centellinare energie. Poi anche centellinarle non è più sufficiente. Cambiano le generazioni, arrivano altri più nuovi, con più forza.

Voler fare tutto accorcia le carriere?

Sicuramente. Sono anni che spingo, spingo, spingo. Invece ogni tanto ci sta prendersi un anno più tranquillo. Ora guardo un po’ fuori dalla mia bolla. Per quello mi è piaciuto quest’anno. Smettere dopo l’anno scorso sarebbe stata un’interruzione brutta e brusca, che mi avrebbe fatto lasciare con dei brutti ricordi. Non mi sarebbe piaciuto.

Che cosa ti ha convinto a riprovarci?

Tante persone, la squadra in primis. Mi hanno preso sotto braccio senza pressione e mi hanno invitata al primo ritiro, poi al secondo, poi mi hanno proposto di fare le prime gare e mi sono ritrovata con il numero sulla schiena. Non l’avrei mai detto, per questo non so che cosa avverrà nel futuro. Però ho avuto la soddisfazione di aver superato la paura. Gradualmente sono riuscita a godermi una nuova opportunità ed è stato bello. Ho vissuto sul lato umano le mie compagne, mentre prima ero più concentrata su di me. Anni di corse ne ho, quindi magari non mi sono resa utile in corsa, ma ho potuto dare dei consigli con l’esperienza che ho messo insieme. Mi ha fatto piacere condividerla.

Cavalli ha scoperto il gusto di mettersi a disposizione delle compagna: qui con Ciabocco
Cavalli ha scoperto il gusto di mettersi a disposizione delle compagna: qui con Ciabocco
Quindi ti è piaciuto di avere il numero sulla schiena?

Sì, ma proprio non me lo aspettavo. Per me era un no categorico e invece pian piano ci ho provato, l’ho vissuto, me la sono anche goduta. Mi è piaciuto, ha portato fuori una parte di me e spero di averla trasmessa. Spero che sia stata utile alle ragazze giovani della squadra, a cui auguro un bel futuro perché lo sport dà tante soddisfazioni. Sono convinta che se anche uno non arriva al top, è importante che abbia dato il massimo per se stesso. Di questo mi sono resa conto e ho imparato che lo sport non è solo eccellere, vincere ed essere perfetti. Esiste anche uno sport agonistico in cui hai dato il massimo. Sai quanto c’è voluto per arrivare lì. Non importa se le altre persone non lo sanno, ma è importante che tu sia convinto di aver fatto tutto quello che potevi. Mi rendo conto che negli anni ho fatto anche cose che io in prima persona magari non avrei mai fatto perché per me non erano essenziali. Però in quel momento per arrivare là serviva e sforzandomi l’ho fatto.

Hai davanti due porte. Cosa potrebbe convincerti a continuare?

A volte si va avanti per abitudine, ma a me quell’abitudine non è mai piaciuta. Per me deve esserci il vero fuoco dentro. Quando il fuoco si spegne, puoi tenerlo acceso soffiando, però sai che il grande falò non tornerà. Però il fatto di aver trovato un modo per essere di supporto e godersi ancora questo mondo potrebbe essere una spinta per continuare. Veramente, voglio vedere come va questa gara. Ho fatto delle buone settimane di allenamento, mi sono goduta paesaggi differenti. E’ una gara che mi piace, le mie compagne continuano a credere in me ed è bello. Mi piace così e poi vedremo…

Giro d’Italia, prospettive azzurre con l’occhio della “Bastia”

02.07.2025
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Dice Marta Bastianelli di trovarsi molto bene con Marco Velo nei panni di tecnico delle donne. A suo dire è colui che più meritava l’incarico: presente da oggi anche in pista, prima di partire per il Giro d’Italia Women, e curioso delle juniores. Le conosceva per le convocazioni nelle crono e quel che gli manca è proprio lei a raccontarglielo. La seconda maternità è avviata sulla strada giusta. E la romana, che da anni fa base in Abruzzo, ha ricominciato a girare per il mondo del ciclismo, senza aver mai interrotto i contatti con le atlete. Per questo, a pochi giorni dal via della corsa rosa, le abbiamo chiesto di fare il punto sulle azzurre che vedremo in azione da domenica.

«E comincerei – sorride Bastianelli – con la ragazza che ha vinto il Giro d’Italia lo scorso anno, vale a dire Elisa Longo Borghini (nella foto di apertura dopo la vittoria del sesto tricolore, ndr). Nella nuova squadra direi che si sia inserita benissimo, lo dimostrano le vittorie. Penso che sia molto motivata per questo Giro d’Italia, come lo sarà anche per il Tour. Sarà ovviamente una delle favorite per la classifica generale».

Marta Cavalli arriva al Giro d’Italia Women dopo il Giro di Svizzera e il campionato italiano
Marta Cavalli arriva al Giro d’Italia Women dopo il Giro di Svizzera e il campionato italiano

La nuova Cavalli

Come accade da tempo per gli uomini, anche nel gruppo delle donne la suddivisione fra Giro e Tour si sta trasformando in un solco piuttosto profondo . Questo fa sì che le atlete al via della sfida rosa abbiano un alto profilo, ma manchino le top rider che si sfideranno per la maglia gialla. Ugualmente non mancano le figure di riferimento. Torna ad esempio Anna Van der Breggen, che chiuse il conto col Giro vincendo quello del 2021 prima di ritirarsi. Sempre lei l’anno prima aveva vinto il mondiale sulle strade di Imola che saranno il teatro dell’ultima tappa. Al suo fianco ci sarà anche Lotte Kopecky, seconda per un soffio lo scorso anno. La belga è forse solleticata da un percorso che nel finale appare simile a quello che si concluse con il Block Haus e poi la tappa dell’Aquila?

«Fra le nostre – prosegue Bastianelli – ci sarà anche Monica Trinca Colonel, che ho visto bene al campionato italiano (seconda alle spalle di Longo Borghini, ndr). E poi c’è Marta Cavalli che già da qualche tempo ha ripreso a dare dei buoni segnali. Ho parlato con lei e ho parlato con il papà. Marta si era presa un momento di pausa dopo gli infortuni e qualche contrattempo, ma ora la vedono tutti molto serena. Ha voglia di riprendersi quel che ha lasciato lungo la strada. Si è preparata bene in altura, magari avrà bisogno di un po’ per adattarsi ai ritmi di gara, ma confido che per il Giro sarà in forma».

Silvia Persico sarà angelo custode e semmai alternativa per Longo Borghini al Giro d’Italia Women
Silvia Persico sarà angelo custode e semmai alternativa per Longo Borghini al Giro d’Italia Women

La doppia opzione

L’occhio torna per un momento in casa UAE Adq, la sua ultima squadra da atleta che con l’arrivo di Elisa Longo Borghini ha cambiato pelle e caratura. La sovrapposizione di nomi, che fa della SD Worx-Protime una delle corazzate da cui guardarsi, trova nella squadra emiratina la risposta più efficace nella presenza accanto alla piemontese di compagne di livello come Silvia Persico, Erica Magnaldi ed Eleonora Gasparrini. Atlete che potrebbero correre da leader e saranno alternativa e supporto per la campionessa italiana.

«Da qualche stagione – analizza Bastianelli – le squadre vanno al via delle grandi corse con un piano A e insieme il piano B. Facendo tutti gli scongiuri, può succedere che un capitano abbia qualche contrattempo, quindi è logico che ci siano pronte delle alternative, soprattutto nei team più forti. Se riesci a portare alla partenza due atlete con la stessa forma e con lo stesso profilo, che magari si intendono anche tra di loro, è proprio il massimo. Detto questo, avere una Longo Borghini in forma è una bella sicurezza. Lei secondo me è forte di testa e già questo è un buon punto di partenza. Ovviamente aver vinto il Giro dello scorso anno le dà la consapevolezza di poterci riprovare ed è un punto a suo favore. Però non credo che se non l’avesse vinto, quest’anno non ci avrebbe provato lo stesso».

Consonni, Guazzini e il tricolore. Purtroppo per la toscana la corsa è finita con una brutta caduta
Consonni, Guazzini e il tricolore. Purtroppo per la toscana la corsa è finita con una brutta caduta

Consonni e gli sprint

Tolta dal mazzo Vittoria Guazzini, nuovamente con un braccio al collo dopo la caduta dei tricolori, e con Elisa Balsamo che correrà soltanto il Tour de France, il fronte delle velociste azzurre che dovranno vedersela con Lorena Wiebes è animato da Chiara Consonni. La Canyon//Sram zondacrypto ha infatti scelto di schierare la leader Niewiadoma soltanto al Tour, dando spazio a Cecile Uttrup Ludwig e dedicando attenzione alla velocista bergamasca che avrà il supporto di Soraya Paladin.

«Con Chiara – spiega Bastianelli che di Consonni è stata a lungo l’ispiratrice – ho parlato proprio al campionato italiano. E’ molto contenta, direi serena. La squadra le piace, vanno d’accordo. Sono state da poco in Austria a fare altura, mi ha parlato di un bellissimo training camp in cui si è creata un’atmosfera veramente serena e tranquilla. La vedo molto bene, in una squadra molto forte che la può aiutare nelle tappe adatte a lei. Sicuramente anche loro punteranno a fare classifica, per cui sapranno loro come gestire la corsa. Sarà un Giro con facce diverse, che permetterà anche a noi della nazionale di osservare le ragazze che potrebbero diventare interessanti per il mondiale, che sarà certamente molto duro».

Monica Trinca Colonel è arrivata seconda ai tricolori di Darfo Boario Terme, nel primo anno di WorldTour
Monica Trinca Colonel è arrivata seconda ai tricolori di Darfo Boario Terme, nel primo anno di WorldTour

Lo spazio delle continental

E qui i nomi da segnare saranno anche quelli di Barale e Ciabocco, oltre a quelli delle tante italiane che prenderanno il via nelle continental che costituiscono il serbatoio dei talenti e rischiano dal prossimo anno di avere vita più difficile a causa della riforma del ciclismo femminile e la volontà di spingere sulle squadre professional.

«Sarebbe davvero un danno se dovessero sparire – piega Bastianelli – perché una buona parte delle ragazze che oggi vediamo nelle WorldTour vengono tutte dalle continental. Ricordiamoci che Monica Trinca era una cicloturista, che poi è passata con Zini e adesso la vediamo esordire in una squadra del massimo livello. Quindi io do molta fiducia a queste piccole squadre, perché possano mettersi in luce loro per i loro sponsor e perché diano la possibilità alle ragazze di distinguersi e puntare al salto di categoria. Quindi, anche se il Giro sarà certamente impegnativo, nulla toglie che possano dire la loro. In attesa di capire se sarà una corsa da giocare sul filo dei secondi o se ci saranno distacchi più ampi. L’anno scorso credevamo tutti che con il Block Haus in finale sarebbe successo il finimondo, ma non fu così. Quest’anno le ultime due tappe sono veramente dure, ma il livello si è alzato tantissimo e le atlete sono arrivate ad una forma strepitosa. Sarà dura decifrarlo da subito, credo che sarà un bel Giro e porterà un bello spettacolo».

Cavalli, scende dal Teide per salire di condizione allo Svizzera

11.06.2025
5 min
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Dal Tropico del Cancro ad una stazione sciistica nel cuore dell’Europa. Dal Teide a Gstaad senza soste intermedie. Dopo più di tre settimane di altura sul vulcano di Tenerife, Marta Cavalli fa rotta sul Tour de Suisse Women, che parte domani e terminerà domenica 15 giugno.

In ritiro la cremonese della Picnic PostNL ha macinato chilometri assieme alle compagne Francesca Barale e Pfeiffer Georgi, impostando l’imminente parte centrale della stagione che sarà poi l’ingresso della seconda. Dalle sensazioni alla giornata tipo, Cavalli ci ha raccontato come arriva al prossimo foglio-firma.

Marta come hai affrontato queste settimane di altura?

E’ sempre particolare allenarsi sul Teide. I primi giorni vanno vissuti con calma, cercando di adattarsi. Si parte sempre con uscite a battiti bassi per non stressare il proprio fisico. Abbiamo dormito oltre i 2.200 metri di quota, ma ogni settimana facevamo lavori specifici di intensità ad altitudini diverse e crescenti. Al Teide è tutto accentuato, è quindi necessario dare riscontri costanti e quotidiani.

In che modo?

Al termine di ogni giornata abbiamo fatto un report. Ci siamo sempre consultati con i coach, gli allenatori, il nutrizionista e altre figure. E’ tutto sotto controllo, di stress mentale non ne abbiamo avuto sotto quel punto di vista.

L’ultima corsa di Cavalli è stata la Liegi. Per lei finora 11 giorni di gara
L’ultima corsa di Cavalli è stata la Liegi. Per lei finora 11 giorni di gara
Qual era la giornata tipo?

Sveglia e colazione naturalmente, poi si partiva in bici verso le 10. Gli allenamenti sono andati in base alla tabella che avevamo. Abbiamo alternato blocchi anche da 5 ore, con poche soste o pause caffè, ad uscite da circa 3 ore inserendo esercizi in palestra nel pomeriggio. I massaggi li facevamo solo nelle giornate di riposo, mentre negli altri giorni avevamo un programma di stretching da svolgere in autonomia, con qualche attrezzo.

Col cibo invece come eravate organizzate?

Avevamo il nostro chef che ci preparava tutto in modo personalizzato, specie il pranzo di fine allenamento. In base al lavoro che avevamo fatto in bici, era lui che ci preparava il giusto mix tra carboidrati, proteine e grassi per recuperare. Stessa cosa per la cena in vista del giorno successivo. Durante le attività del pomeriggio era previsto anche una sorta di merenda, anche quella collegata all’allenamento.

Hai lavorato su qualcosa in particolare nelle uscite in bici?

L’intenzione è stata quella di recuperare la grossa mole di lavoro che abbiamo sviluppato. E contemporaneamente velocizzare il lavoro stesso. Di base si partiva con un ritmo medio all’inizio per poi alzarlo, parallelamente alla potenza sui tratti in salita a fine allenamento per simulare un finale di gara. Su questi adattamenti le sensazioni sono sempre crescenti o andate migliorando.

C’è stato il rischio di “monotonia” in questo ritiro?

Fare altura sul Teide significa fare quasi sempre gli stessi itinerari. Si può scendere da due versanti, nord o sud, che poi a loro volta hanno una ulteriore diramazione. Noi tre ragazze partivamo sempre assieme ai tre ragazzi del team maschile (Onley, Barguil e Van den Broek, ndr) poi ci dividevamo per seguire i nostri programmi. Tuttavia con loro abbiamo allenato anche la discesa. Ci siamo trovati in una di queste strade larghe facendo 22 chilometri di discesa a più di 65 chilometri orari di media dandoci i cambi anche a 125 pedalate al minuto. E’ stato importante curare anche questo aspetto perché impari sempre qualcosa di nuovo nel guidare la bici.

Come rientra Marta Cavalli dal Teide?

Non era la prima volta che ci andavo, ma l’anno scorso era un contesto diverso, dove stavo recuperando dall’infortunio. Personalmente ho fatto fatica all’inizio, come sempre, ma negli ultimi giorni avvertivo una gamba diversa. Le prime uscite da 3 ore mi sembravano infinite, invece gli ultimi allenamenti li terminavo bene e con buone sensazioni. L’esperienza mi ha insegnato che è meglio finire i ritiri con un po’ di margine.

Marta tornerà al foglio-firma al Tour de Suisse, poi punterà su campionato italiano in linea e Giro d’Italia Women
Marta tornerà al foglio-firma al Tour de Suisse, poi punterà su campionato italiano in linea e Giro d’Italia Women
Ti aspetti qualcosa in particolare dalle prossime gare?

Domani corro il Tour de Suisse e vediamo che riscontri avrò, senza essermi fissata alcun obiettivo. Successivamente starò a casa prima di concentrarmi sul campionato italiano in linea e sul Giro d’Italia Women. Andrò a provare la crono di Bergamo perché mi piace e perché sarà importante farla bene. Ho puntato tanto su questo ritiro. Solitamente nella seconda parte di stagione vado meglio, spero di raccogliere presto i frutti.

Cavalli, il cammino prosegue. Prossimo step le Ardenne

09.04.2025
6 min
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Il cammino prosegue e Marta Cavalli si sta avvicinando con passo regolare al ruolo di leader e alle corse che più le piacciono. Gli ordini di arrivo raccontano una parte. Il tredicesimo posto della Sanremo è stato la conferma delle buone sensazioni e anche il Fiandre, che dopo la Roubaix è la corsa che meno le si addice, per un po’ ha fornito dati interessanti.

Ora Marta è a casa. Ci rimarrà fino a domenica, poi si sposterà a Sittard, nel quartier generale del Team Picnic-PostNL, nell’avvicinamento alle corse delle Ardenne. Prima che parta siamo curiosi di avere i suoi feedback su questo avvio di stagione.

«Sta andando abbastanza bene – dice – meglio delle mie aspettative. Innanzitutto non mi aspettavo che mi inserissero addirittura nel Fiandre, una corsa veramente esigente. Abbiamo visto che negli ultimi anni ha sempre fatto tanta differenza, perché ha il chilometraggio importante e richiede tanto, inclusa una bella preparazione. La primavera italiana è andata bene, sono corse che sento particolarmente. Non ho raccolto il risultato, ma non l’ho neanche cercato…».

La Strade Bianche e le corse italiane di inizio stagione hanno riallacciato il filo con le giuste sensazioni
La Strade Bianche e le corse italiane di inizio stagione hanno riallacciato il filo con le giuste sensazioni
Come mai?

Fa parte del processo di inserimento in una nuova squadra, di reinserimento in un ambiente che è cambiato molto e che all’inizio stagione mi sembrava tanto estraneo. Invece adesso mi ci ritrovo, ho ripreso le misure, ho visto l’andamento generale e siamo nella fase in cui ambientarsi senza pretendere nulla. Per questo dico che forse è arrivato qualcosa in più e questo ci dà fiducia, quella che loro chiamano confidence, per le gare che più mi si addicono. Cioè quelle delle prossime settimane.

Che esperienza è stata il Fiandre?

Fino a un certo punto è andato bene, ma è stato duro tenere la concentrazione per quattro ore e mezza di corsa. Come alla Strade Bianche, il Fiandre è una corsa che chiede costantemente attenzione. Devi fare il settore, poi devi riposizionarti bene, fai lo sforzo, poi devi riposizionarti. Due, tre, quattro, cinque, sei volte e a un certo punto ho impattato contro questo mio limite attuale, che mi fa piacere aver incontrato.

Per prendere la misura?

Per capire dove ancora devo migliorare e dove dobbiamo lavorare come squadra e come individualità. Fisicamente non sto male, non posso dire di essere ai livelli migliori, però riesco a mantenere una buona continuità nella preparazione e questo prima o poi si tradurrà in risultati. 

La nuova squadra e le nuove abitudini sono uno step ormai quasi compiuto
La nuova squadra e le nuove abitudini sono uno step ormai quasi compiuto
Qual è stata finora la difficoltà di inserirsi nella nuova squadra?

Un approccio differente con il ciclismo. Hanno un modo totalmente diverso di correre. Tengono molto a essere presenti come squadra, a posizionarmi bene, a farmi sentire coperta. C’è dietro una struttura forte creata per me e faccio ancora fatica ad abituarmi anche solo a chiedere. Non perché abbia delle pretese, ma perché il loro obiettivo è aiutarmi a essere nella giusta posizione al momento giusto. Piano piano sto prendendo l’abitudine a gestire la squadra, ad averla in mano, a dire senza essere arroganti o troppo pretenziosi quello che preferirei facessero. Mi dicono costantemente che sono lì per me e mi hanno fatto capire che, senza il loro capitano, non sarebbero niente. Che io abbia buone sensazioni o che non sia il periodo migliore, loro fanno ugualmente il loro lavoro.

Un nuovo modo di pensare?

Alla fine il bus ce l’hanno tutti. I gel e le barrette li hanno tutti e tutti hanno il top dei materiali. Invece la differenza la fai nei rapporti con le persone, con lo staff, con il direttore sportivo, la comunicazione, l’ammiraglia, il grado di responsabilità che ti danno: quelle sono le cose che poi si vedono in corsa. E sono le cose alle quali sto cercando di adattarmi.

Il passato è passato o serve come riferimento?

Non posso cancellarlo perché mi può essere utile. Mi dà esperienza e tranquillità, mentre dall’altro lato potrebbe mettermi pressione, ma quell’aspetto lo considero una storia chiusa. Sono una Marta differente, che ha padronanza della propria condizione fisica. Consapevole di non poter fare la voce grossa. Quindi, come si dice in dialetto da me: “schiscia”, che significa schiacciata, volando basso.

Freccia Vallone 2022, Cavalli si impone su Van Vleuten, pochi giorni dopo aver vinto l’Amstel
Freccia Vallone 2022, Cavalli si impone su Van Vleuten, pochi giorni dopo aver vinto l’Amstel
Quale preferisci tra Amstel, Freccia e Liegi?

La Liegi! Insieme al Fiandre, è da sempre tra le mie preferite, perché è tra le più esigenti. Se però dovessi indicare la più adatta a me, dovrei dire sicuramente la Freccia Vallone. L’arrivo secco in salita: tutto o niente. Il 90 per cento della corsa che si decide sul Muro d’Huy: è quella più adatta, però d’istinto e di pancia, dico la Liegi.

Da domenica si va in ritiro con le compagne?

Esatto, nel loro Keep Challenging Center. Abbiamo degli impegni con la squadra e poi faremo un paio di ricognizioni dei percorsi, un buon modo per entrare nell’atmosfera. Quello che ho imparato è godermi un po’ di più ciò che sta attorno alla corsa. E’ un bell’ambiente, con le ragazze mi trovo bene, si lavora bene. Lontani dalle gare si trascorre un bel tempo insieme, è una dimensione che mi piace.

Ultima cosa: hai cambiato squadra, ma la bici è rimasta Lapierre.

Non me l’aspettavo. Nel primo ritiro mi avevano dato l’altra bici (una Scott, ndr), dicendomi che sarebbe stata la mia bici da allenamento. Ho iniziato a usarla, invece pochi giorni prima del ritiro ci hanno chiamato e hanno annunciato il passaggio con Lapierre. Da una parte è stata una sorpresa, dall’altra lato sono contenta perché mi sono sempre trovata bene, sia in salita che ancora di più in discesa. Abbiamo rifatto la posizione, cambiato la sella e mi trovo nuovamente benissimo. Ovviamente è un modello differente, leggermente più aerodinamico, quindi più reattivo e questo aggiunge valore a un telaio che era già buono.

In cosa è cambiata la posizione?

E’ più aerodinamica. Siccome ho sempre fatto fatica in pianura, abbiamo cercato a livello di preparazione e anche di posizionamento, di migliorare il mio coefficiente aerodinamico. Per cui sono sempre molto avanzata, ma leggermente più lunga. Un assetto molto sbilanciato in avanti, che però mi permetta, in caso di necessità, di abbassarmi ancora per essere più aerodinamica.

Quindi Pasqua a Liegi?

Pasqua a Liegi, vero. Pasquetta invece a casa.

L’occhio clinico di Barbieri sulla Sanremo Women

25.03.2025
5 min
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Dando un’occhiata alla lista delle partenti da Genova per la Sanremo Women, erano pochi i nomi importanti che mancavano. E dando poi uno sguardo alla corsa che ne è uscita e alla vittoria allo sprint ristretto di Wiebes, viene da fare un’ultima riflessione prima di archiviare l’argomento e concentrarsi sulle classiche fiamminghe.

Tra le velociste assenti figuravano Charlotte Kool e Rachele Barbieri chiaro segnale che la Picnic-PostNL avesse puntato su altre carte da giocare. Non che sia andata troppo male al traguardo considerato il bel tredicesimo posto di una Marta Cavalli decisamente in crescita, rimasta attaccata al gruppo delle migliori prima di rialzarsi nello sprint finale. E tre posizioni dietro la cremonese è arrivata un po’ più staccata Pfeiffer Georgi, una delle tante papabili per il podio alla vigilia.

Rimane però il dubbio di capire cosa sarebbe stato per il team olandese avere al via anche le sue due ruote più veloci. Di questo e del suo rientro alle gare ne abbiamo parlato con Barbieri, proprio poco prima della partenza per il Belgio.

Al UAE Tour, subito dopo la caduta della prima tappa, Barbieri raggiunge il traguardo spinta da Megan Jastrab
Al UAE Tour, subito dopo la caduta della prima tappa, Barbieri raggiunge il traguardo spinta da Megan Jastrab
Rachele subito una domanda secca. Come mai non hai corso la Sanremo?

Ci sono un paio di motivi. Di base non l’avrei dovuta correre perché non era nei miei piani iniziali, anche se non era definitivo. In secondo luogo è uscita definitivamente dal mio calendario perché mi sono ritrovata a curare una botta al ginocchio patita alla prima tappa del UAE Tour a causa di una caduta. In carriera non ho mai avuto problemi al ginocchio, ma anch’io adesso sono entrata in questo bel club (sorride in modo ironico, ndr).  

Cosa ti eri fatta?

Purtroppo al UAE Tour sono stata sfortunata perché sono rimasta coinvolta anche nella caduta dell’ultima tappa in volata. E questo non ha fatto bene al mio ginocchio. Nei giorni successivi mi dava fastidio a pedalare ed un’ecografia aveva riscontrato un edema osseo. Ho dovuto fare tre settimane di stop con tanta fisioterapia. Sono tornata ad uscire in bici finalmente senza dolori ed in pratica rientro alle corse con un mese di allenamento nelle gambe. Peccato perché avevo iniziato bene alle gare in Australia, raccogliendo due buoni risultati (un terzo ed un quinto posto, ndr) e onestamente sarei stata curiosa di vedere cosa avrei potuto fare alla Sanremo.

Ti è costato tanto non farla?

Non ci penso più, penso e spero di correrla l’anno prossimo cercando di arrivarci in forma. Avendo immaginato come poi è finita, sarebbe stato un sogno correrla e magari essere lì nel finale. Anzi, se mi fossi trovata assieme a Charlotte, non avrei esitato a tirarle la volata facendo ciò che ha fatto Kopecky per Wiebes.

Per la Sanremo, il Team PicNic-Post NL ha puntato su Marta Cavalli e Pfeiffer Georgi
Per la Sanremo, il Team PicNic-Post NL ha puntato su Marta Cavalli e Pfeiffer Georgi
Come l’avevi immaginata la gara?

Più o meno com’è andata. Credo fosse una incognita per tutte, però è anche vero che le velociste più forti e più preparate dovevano reggere sforzi brevi in salita. L’unica è la Cipressa, dove si parlava di dodici minuti di salita, che poteva scombinare i piani. Invece la selezione si è fatta più in discesa, come giù dal Poggio. Ormai molte velociste stanno diventando più complete. E credo che questo si stia vedendo sempre di più. Guardate Wiebes, Balsamo o Ruegg come sono state brave a tenere certi ritmi in salita. Secondo me l’anno prossimo vedremo molte più velociste.

Secondo te sulla Cipressa si potevano tagliare fuori le più veloci?

Sì, certo, anche se dipende da come si è corso prima. Ad esempio Magnaldi ha fatto un grandissimo lavoro per Longo Borghini, però forse quando si sono accorte che erano ancora tutte agganciate, non hanno insistito. E a quel punto ha fatto un’andatura più moderata la Lidl-Trek per Balsamo. A mio modo di vedere, la caduta prima del Capo Mele ha tolto dalla contesa molte di quelle atlete che avrebbero potuto tenere alto il ritmo sulla Cipressa, come ad esempio avrebbe potuto essere Gasparrini. Nel 2026 credo che le scalatrici correranno in un altro modo per staccare le velociste.

Alla fine, indipendentemente dal tuo infortunio e visto l’esito finale, perché la Picnic PostNL non ha portato Rachele Barbieri e Charlotte Kool?

Per il motivo cui facevo riferimento prima. Il percorso della Sanremo Women era un’incognita e si pensava fosse più adatto alle scalatrici. Credo che il nostro team abbia puntato su atlete diverse da Charlotte e me e credo comunque che sia stata una buona scelta. Marta è andata fortissimo arrivando davanti e sono molto contenta della gara che ha fatto. Pfeiffer per me è adatta alla Sanremo e viceversa. Non è veloce come Kopecky, ma è quel tipo di corridore, che si trova bene su quei percorsi mossi. Ma sono andate molto bene anche le altre nostre compagne. Speriamo l’anno prossimo di poterci presentare con più soluzioni.

Dopo la lunga sosta per sistemare il ginocchio, Barbieri tornerà in gruppo il 27 marzo a De Panne
Dopo la lunga sosta per sistemare il ginocchio, Barbieri tornerà in gruppo il 27 marzo a De Panne
Anche il finale della Sanremo Women è stato entusiasmante. Ti è piaciuto?

Sì e devo dirvi sinceramente che pensavo che Elisa (Longo Borghini, ndr) vincesse. E’ stata bravissima perché non ha aspettato nemmeno un secondo per scattare a fine discesa. Non poteva fare altro e lo ha fatto alla grande. Purtroppo per lei Kopecky ha fatto un capolavoro riportando sotto Wiebes senza strappare. E Lorena è stata eccezionale perché né in volata né prima ha mai avuto paura di perdere. È sempre stata serena, oltre che presente davanti e lucida.

Mettiamoci alle spalle la Classicissima al femminile. La tua attualità ora cosa prevede?

Riprendo il 27 marzo con De Panne, poi la Gand-Wevelgem il 30 ed infine la Dwars Door Vlaanderen il 2 aprile. Tornerò a casa per qualche giorno e poi salirò al Nord per Scheldeprijs il 9 aprile e la Roubaix il 12.

Quali obiettivi ti sei posta?

L’intento è quello di ritrovare la condizione di inizio stagione. Diciamo che le prossime tre gare le userò per riprendere ritmo. In media saranno giorni da 150 chilometri che aiuteranno a prendere un buon stato di forma. Mi piacerebbe andare bene alla Roubaix. Poi visto che non farò le Ardenne, vedremo se fare il periodo di stacco che era già in programma oppure, visto il mio recente stop, se correre qualche altra corsa. Credo che tutto dipenderà da come andrò in queste prossime settimane.

Cavalli rinata e i compiti arretrati da recuperare

12.01.2025
7 min
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La senti subito dalla voce che Marta Cavalli è rinata, ripartita. Come un computer che va in tilt per il quale serve il più classico e non meno scontato “spegni e riavvia” staccando brutalmente la spina. Non è un’altra persona perché i modi sono quelli garbati di sempre. Anche di quando stava attraversando il suo periodo più incerto e ai soliti messaggi poteva avere tutto il diritto di rispondere in maniera più spazientita o distaccata.

Le descrizioni di questa nuova fase della sua vita sono precise e particolareggiate come quando ti raccontava una gara. A Marta piace coinvolgerti con un sorriso e con metafore chiare per farti capire come sta la situazione. Prima e anche ora. Tutte qualità umane che non puoi perdere e che, proprio come ci diceva Marta Bastianelli sulle sue vittorie, non possono essere frutto del caso.

La ripartenza agonistica di Cavalli sta avvenendo con i colori della Picnic-PostNL che non ha esitato a farle un contratto triennale. Quella personale invece si è compiuta in autunno per merito del nuovo fidanzato ex ciclista che ha saputo farle riaccendere la scintilla dell’interruttore generale, anche attraverso sfide in cucina. E adesso il passato è passato. Moralmente resta una cicatrice che si sta riassorbendo bene e non c’è più paura di parlarne, nemmeno se la rincroci con un’occhiata. Ora però bisogna pedalare, come ci spiega lei.

Marta ha ritrovato il sorriso. Merito del fidanzato e della nuova squadra che ha creduto in lei con un approccio discreto (foto Picnic)
Marta siete a Calpe per il ritiro. Come sta andando questo e com’è stato quello di dicembre?

Tutto procede al meglio con un clima rilassato in squadra e quello meteorologico ottimale per andare in bici. Il primo ritiro è stato fatto per conoscersi, c’era anche il team maschile. Quella settimana è volata via in fretta. Non conoscevo nessuno e, tempo che avevo iniziato a mettere a fuoco tutti tra compagne e staff, era già ora di rientrare. E’ stata una full immersion tra posizionamenti in bici, materiali e abbigliamento. Mi è servito per ripartire. Questo ritiro invece è focalizzato sui test e sulla preparazione per le prime gare. Prendo i dati come vengono per il momento.

L’ambientamento come va?

Molto bene anche quello. Nel ritiro di dicembre ero in camera con Barale che mi ha aiutato molto ad inserirmi e spiegarmi tutto quello che avviene e perché avviene. In questo sono in camera con Pfeiffer Georgi e mi trovo benissimo anche con lei. Mi sto trovando bene con tutti per la verità. E’ un ambiente ordinato. Mi piace che vengano fatte le cose per un motivo preciso anziché per un altro. Abbiamo tante figure professionali a nostra disposizione, ognuna di esse specializzata nel suo settore. Può sembrare un organico troppo articolato, ma in realtà è un sistema che ci garantisce di essere o arrivare preparati ad un appuntamento, anche solo il semplice allenamento. E’ un sistema che ottimizza tutto per il corridore.

Il ritiro di dicembre è servito a Cavalli per conoscere le nuove compagne, lo staff e i nuovi materiali (foto instagram)
Il ritiro di dicembre è servito a Cavalli per conoscere le nuove compagne, lo staff e i nuovi materiali (foto instagram)
Ti sei già confrontata con i tuoi diesse?

Sì e apprezzo il loro modo di fare. Con loro avevo iniziato già da qualche mese. Stavo quasi per abbandonare la scialuppa, ma i tecnici della Picnic mi hanno ripreso a bordo. Si sono approcciati in maniera giusta, molto discreta, senza essere invadenti o insistenti. Mi hanno detto: «Se te la senti e quando te la senti, noi ti aspettiamo e ti riportiamo dentro al tuo ambiente». Questo ha inciso molto sulla mia decisione.

Quanto sei stata vicina a chiudere col ciclismo?

Moltissimo. Però poi la Picnic mi ha offerto una possibilità e ho pensato che mi sarebbe dispiaciuto molto abbandonare l’attività con un brutto ricordo. Avevo il rigetto del ciclismo per come lo interpretavo, non come sport perché mi piace andare in bici. Parlando con Mirko (Remondini, il suo fidanzato che ha corso fino agli juniores, ndr) ci siamo detti che non avevo nulla da perdere. Tanto il punto più basso l’avevo già toccato e non potevo che risalire.

Cosa è cambiato in Marta Cavalli grazie a lui?

Mirko mi ha aiutato a capire i problemi rispettando i miei tempi e le mie paure. E pensate al paradosso di un piacentino che ha aiutato una cremonese (ride Marta riferendosi alla storica rivalità campanilistica tra le due province confinanti, ndr). Sotto sotto però in modo delicato mi ha sempre spronato a riprendere in mano la bici per correre. Ho sempre pedalato in modo continuativo, ma senza più seguire tabelle. Spesso uscivamo in bici senza avere un’idea di cosa volessimo fare. Durante le sue ferie partivamo per fare giri corti e sciogligambe, invece ci ritrovavamo ad aver fatto quattro ore con del dislivello stando fuori più di mezza giornata. A quel punto abbiamo pensato di ripartire con l’idea di vedere come sarebbe andata.

L’hobby preferito di Marta è cucinare. E’ stato un ottimo diversivo per non pensare al passato e ripartire in bici (foto instagram)
L’hobby preferito di Marta è cucinare. E’ stato un ottimo diversivo per non pensare al passato e ripartire in bici (foto instagram)
E adesso come ti senti a livello atletico?

Diciamo che un anno senza gare si sente (solo cinque giorni di corse nel 2024 tra metà marzo e inizio maggio, ndr). So che sono indietro, ma so anche che posso solo migliorare. Sono consapevole che i primi sei mesi del 2025 saranno difficili per tanti motivi. Sono in una squadra nuova e devo capire come si corre qua o cosa devo fare. Mi mancano il ritmo gara e l’atmosfera che la circonda. I miei diesse mi hanno detto che sono disposti a sacrificare almeno metà stagione per farmi ritornare come prima. Di sicuro sento di avere un approccio diverso e questo mi dà serenità e motivazione.

Avverti la sensazione di ricominciare daccapo?

Mi sembra di essere tornata elite al primo anno quando fino a giugno/luglio hai la maturità (sorride, ndr). Mi sembra in effetti di avvicinarmi ad un nuovo sport, come se scoprissi qualcosa di diverso. Il 2024 è stato un anno difficile, però ho avuto la possibilità di guardare oltre, di togliermi il paraocchi. Prima sentivo che dovevo fare le cose per forza per poter correre. Quasi più per altri che per me. Ora mi gusto di più le situazioni e sono meno rigida con me stessa.

Brava Marta, non è da tutti saper fronteggiare una esperienza simile. Te ne rendi conto di questo?

Certo e sono tranquilla. Non mi imputo più la colpa di non essere forte come prima. Anzi sono contenta per quello che ho fatto per uscire da questa situazione. Ho dovuto resettare tutto, ma ne è valsa la pena. Ad esempio, mi piace quell’ordine di certi aspetti che mi ha dato la mia nuova squadra di cui vi parlavo prima. Sono sempre stata una molto metodica, ma adesso non lo vivo più come prima.

A Calpe si sfrutta il bel tempo per preparare le prime gare. Cavalli debutterà alla Setmana Valenciana (foto Picnic-PostNL)
A Calpe si sfrutta il bel tempo per preparare le prime gare. Cavalli debutterà alla Setmana Valenciana (foto Picnic-PostNL)
Nella Picnic-PostNL hai trovato Barale, Barbieri e Ciabocco. Le avevi sentite prima di firmare?

Ricordo che era fine estate quando ero entrata in contatto con i dirigenti ed in procinto di chiudere il contratto. Però non ho voluto chiamare nessuna di loro tre perché non volevo essere condizionata nella mia decisione. Sono sicura che mi avrebbero parlato bene della squadra, come è in realtà, e che mi avrebbero aiutata a dire di sì, come poi è successo. Volevo convincermi da sola di quello che stavo facendo, con piena responsabilità. Alla fine sono molto contenta di come sono andate le cose. Credo che sia stata una sorpresa per le mie compagne quando il diesse sulla chat della squadra mi ha inserito dandomi il benvenuto.

Visto quello che ci hai detto, ti sei prefissata ugualmente dei piccoli obiettivi?

Andrò per gradi, vivendo alla giornata. Ho dei compiti arretrati da recuperare (dice sorridendo, ndr). Dovrei esordire alla Setmana Valenciana (dal 13 al 16 febbraio, ndr) poi vedremo gara dopo gara. Ogni occasione sarà buona per vedere a che punto sono e cosa potrò fare. Marta Bastianelli l’ho sentita parecchio in questi mesi e mi ha fatto piacere. Vi ha detto che il mondiale è adatto a me. So che è duro, ma è molto in là col tempo ed io non ci penso adesso anche se è uno stimolo. Prima vediamo come vado che è quello più importante.

Per i prossimi tre anni Nalini vestirà la PicNic Post NL

10.01.2025
4 min
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Alla vigilia dell’ultimo Lombardia vinto da Pogacar, Nalini e il team Dsm Firmenich-PostNL avevano ufficializzato il proseguimento della loro collaborazione tecnica iniziata nel 2023. Nei giorni scorsi l’azienda di Castel d’Ario ci ha fornito qualche informazione in più sull’accordo con il team. Abbiamo infatti scoperto che avrà la durata di tre anni, a conferma di una collaborazione sempre più solida fra l’azienda della famiglia Mantovani e la formazione olandese. L’accordo interesserà la squadra maschile, quella femminile della nostra Marta Cavalli e il devo team.

Nalini vestirà tutte e tre le squadre della Picnic PostNL
Nalini vestirà tutte e tre le squadre della Picnic PostNL

Nuovo nome

Dai giorni del Lombardia molte cose sono cambiate, a cominciare dal nome del team olandese che ora si chiama PicNic PostNL. Nuova è anche la divisa in cui è il blu a farla da padrone e con in evidenza i loghi dei due sponsor principali che danno il nome alla squadra.

Stiamo parlando della catena di supermercati online PicNic, operativa in Olanda, Francia e Germania. L’altro sponsor principale è PostNL, la società di spedizioni postali e di e-commerce olandese, incaricato ufficiale dal Governo dei Paesi Bassi, operante anche in Germania, Belgio, Lussemburgo e Regno Unito.

La partnership tra Nalini e il team WT olandese è stata prolungata di altri tre anni
La partnership tra Nalini e il team WT olandese è stata prolungata di altri tre anni

Una stagione da ricordare

In attesa di riprendere le gare, il team PicNic Post NL può sicuramente ritenersi soddisfatto per i risultati raggiunti nel 2024. Sono infatti arrivate ben 22 vittorie che hanno reso quella appena trascorsa come la stagione migliore dal 2015. Va poi sottolineato che ben 18 successi sono arrivati da atleti provenienti dal devo team, a conferma dell’ottimo lavoro svolto dallo staff tecnico della squadra nella crescita dei giovani talenti.

Se c’è però un giorno da ricordare nel 2024, quello non può che essere legato alla prima tappa del Tour de France con l’arrivo in parata a Rimini di Romain Bardet e Frank Van de Broek, e con lo stesso Bardet capace di indossare la prima maglia gialla di quel Tour.

Un’altra maglia gialla è arrivata qualche settimana dopo al Tour de France Femmes con Charlotte Kool vincitrice della prima tappa e quindi della prima maglia gialla. Questi risultati hanno fatto sì che la squadra olandese sia entrata di diritto nella storia come il primo team capace di vincere nella stessa stagione la tappa di apertura del Tour de France maschile e femminile.

La squadra dal 1° gennaio 2025 ha cambiato nome passando da DSM-firmenich PostNL a Picnic PostNL
La squadra dal 1° gennaio 2025 ha cambiato nome passando da DSM-firmenich PostNL a Picnic PostNL

Parola all’azienda

La conferma per altri tre anni della collaborazione tecnica con il team PicNic PostNL rientra per Nalini in un disegno aziendale più ampio. Il focus è stato posto sul potenziamento della ricerca e dello sviluppo di soluzioni e di prodotti finalizzati alle più alte prestazioni. A confermarlo è Giuseppe Bovo, direttore generale Nalini: 

«Siamo orgogliosi che il rapporto fra Nalini e Picnic PostNL, consolidato ormai da anni di intensa collaborazione, prosegua per il prossimo triennio. I team World Tour, maschili e femminili, oggi più che mai, sono alla ricerca di un partner affidabile, focalizzato sullo sviluppo di soluzioni tecnologiche che rispondano alle specifiche esigenze della squadra stessa, talvolta anticipandole. Il reparto di ricerca Nalini si è posto come obiettivo il potenziamento delle proprietà aerodinamiche dei capi sviluppati ad hoc per questa squadra. In taluni casi, come nella messa a punto del tessuto con struttura 3D SKINSPEED, abbiamo voluto inserire in collezione le soluzioni più innovative e rivoluzionarie per renderle accessibili agli amatori che cercano la prestazione. Per la primavera-estate Nalini 2025 ci saranno un body e una maglia progettati con questa tecnologia».

Nalini