Con il 2023 già inoltrato verso la primavera e la stagione ciclistica iniziata, è il momento di discutere di obiettivi. La categoria under 23 ha tagliato il nastro con la San Geo, vinta da Persico. Guardando proprio al giovane corridore della Colpack, al suo quarto ed ultimo anno da under, ci siamo chiesti quali siano i ragazzi nella sua stessa situazione. Atleti che si giocano una fetta importante per il loro futuro proprio nella stagione appena cominciata.
De Cassan è uno dei ragazzi del CTF che nel 2023 si gioca una bella fetta di futuroDe Cassan è uno dei ragazzi del CTF che nel 2023 si gioca una bella fetta di futuro
Parola al cittì
L’interlocutore adatto a questo discorso è proprio il cittì della nazionale under 23 Marino Amadori. Grazie al suo lavoro negli anni ha avuto modo di vedere questi ragazzi, accompagnandoli per tutto il cammino, che però non è ancora terminato.
«Già al quarto anno da under 23 – incalza Amadori – si giocano poche chance, visto il movimento che ha preso il ciclismo moderno. Si tratta praticamente dell’ultima stagione, anche perché una volta entrati elite il tutto si complica ancora di più. Di ragazzi che si giocano una bella fetta di futuro in questa stagione ce ne sono tanti: Persico è il primo che mi viene in mente. E’ sicuramente partito bene, ma per stuzzicare l’interesse delle squadre WorldTour deve mettersi in mostra anche fuori dall’Italia.
«La Colpack quest’anno ha ampliato il suo calendario aggiungendo tante gare in Europa, la prima sarà la Gand-Wevelgem. A proposito, tra poco faremo un raduno in Puglia di cinque giorni per preparare insieme proprio la trasferta belga: sarà la prima corsa per la nazionale. Oltre a Persico ci sono un’altra decina di ragazzi al quarto anno di buon livello che però sono chiamati a mettersi in mostra anche fuori dall’Italia».
Un altro quarto anno della Colpack è Della Lunga, vincitore del GP La Torre a febbraio (foto Instagram Colpack)Un altro quarto anno della Colpack è Della Lunga, vincitore del GP La Torre a febbraio (foto Instagram Colpack)
Un occhio ai nomi
Nel curiosare tra le rose delle varie squadre, insieme al cittì, vengono fuori dei nomi importanti, ognuno con delle situazioni differenti.
«Tra gli atleti del Cycling Team Friuli – continua Amadori – ci sono De Cassan e Debiasi, due ragazzi interessanti. La loro fortuna è che correndo in un team satellite della Bahrain Victorious, riescono ad essere più sotto controllo. Tra i ragazzi della squadra di Boscolo c’è anche Buratti, ma lui ha una situazione differente. Ha già il contratto nel 2024, proprio con la WorldTour. La sua stagione sarà di ulteriore apprendimento, ma potrà correre senza stress e questo è un grande vantaggio. Nella Colpack, oltre al già nominato Persico, abbiamo Della Lunga e Meris. Il primo ha già vinto, ma anche per lui vale il discorso di mettersi in mostra anche fuori dall’Italia».
Dapporto, a destra, si giocherà ottime chance con la nuova Technipes #InEmiliaRomagna (foto di Massimo Fulgenzi)Buratti e Guzzo, arrivano al quarto anni con due situazioni differenti: il primo ha già un contratto per il 2024, l’altro dovrà sudarselo (photors.it)Dapporto, a destra, si giocherà ottime chance con la nuova Technipes #InEmiliaRomagna (foto di Massimo Fulgenzi)Solo due giorni fa aveva conquistato il GP Sportivi di Poggiana, ancora davanti ad uno Zalf, Guzzo (foto Photors)
Nuove realtà
Il 2023 ha portato tante nuove realtà, progetti diversi che hanno lo scopo di far crescere i ragazzi e di dar loro il giusto spazio.
«Un progetto interessante – dice – è quello messo in piedi dalla Technipes #InEmiliaRomagna. Loro hanno un bel calendario internazionale e tra i ragazzi c’è Dapporto, quarto anno che da questa situazione può trarre grande beneficio. Altri progetti degni di nota sono quelli messi in piedi da Biesse Carrera e dalla continental della Q36.5, nella quale corre Edoardo Sandri. Un ragazzo che in salita va forte ed ha già fatto vedere qualche bel risultato: come l’ottavo posto in classifica generale all’Adriatica Ionica Race nel 2022. La formazione svizzera correrà molto all’estero, ora è in Algeria per una gara 2.2 e poi andranno in Francia, insomma il palcoscenico è quello giusto».
Ora le WorldTour preferiscono prendere gli juniores e farli crescere nei team development (nella foto Mattio con la Jumbo Visma)Ora le WorldTour preferiscono prendere gli juniores e farli crescere nei team development
In mezzo al cambiamento
La posizione dei ragazzi al quarto anno da under 23, i classe 2001 per intenderci, è difficile. La “colpa” non è solo la loro, ma anche quella di un cambiamento radicale nel ciclismo che ha modificato e non poco le carte in tavola.
«I quarti anni – spiega il cittì – sono in mezzo ad uno dei più grandi cambiamenti del mondo del ciclismo. Ora le formazioni WorldTour hanno aperto i team development e prendono i ragazzi che escono dalla categoria juniores. Preferiscono formare i corridori fin da subito, prenderne di più grandi non garantirebbe gli stessi risultati. Non per mancanza di qualità, ma per percorsi di crescita differenti. I ragazzi del 2001 dovranno dimostrare un po’ di più degli altri le loro qualità e la loro fame.
«Da questo punto di vista la nazionale può dare loro una mano con tante corse internazionali e con i vari ritiri, serve però anche la collaborazione dei team. Anche in passato ci sono stati tanti ragazzi che si sono messi in luce con la maglia della nazionale alle varie corse. Uno su tutti è Salvatore Puccio che nel 2011 vinse il Fiandre under 23 quando era ancora una prova di Coppa delle Nazioni. In quella squadra c’era anche Trentin, che arrivò quinto. I due, quello stesso anno firmarono poi per due team WorldTour: Puccio la Sky e Trentin la Quick Step»
Quando si parla di giovani corridori italiani promettenti, si fa fatica a nominare Alessandro Fancellu. Non perché non lo sia, anzi, ma il suo nome gira da tanti anni nel mondo del professionismo che si fa fatica a pensare che abbia ancora 22 anni. Il corridore comasco sta per iniziare la sua terza stagione tra i grandi, il cammino tuttavia non è sempre stato semplice.
Stefano Zanatta, suo diesse alla Eolo-Kometa, ce ne aveva parlato nel momento più difficile. Nel 2021 Fancellu di colpo aveva smesso di correre ed i dubbi su ciò che fosse successo si erano man mano accumulati. La bravura della Eolo-Kometa e di tutto lo staff è stata quella di cancellare e iniziare da zero.
Il Tour of the Alps era stato l’ultima corsa del 2021 per Fancellu (al centro), poi più nullaIl Tour of the Alps era stato l’ultima corsa del 2021 per Fancellu (in testa), poi più nulla
Il piacere della fatica
Il lavoro di ricostruzione fatto con Fancellu è stato mentale, non atletico. Le doti le ha sempre avute, si è trattato di far scattare la molla giusta (Zanatta ha usato spesso questa parola durante la nostra intervista).
«Quello di Fancellu è stato un bel finale di stagione – spiega Zanatta – ha mostrato quelle che possono essere le sue qualità. La sfida fatta dal team è stata prendere un corridore dal proprio vivaio e farlo diventare grande. La ricostruzione all’inizio del 2022 è partita con un calendario più “soft” con Gran Camino e poi Tour of Turkey. Doveva ritrovare pian piano il piacere di essere competitivo, di andare in bici e fare fatica. Da giugno in poi ha trovato un gran bel colpo di pedale, all’Adriatica Ionica si è messo in luce facendo cinque belle tappe».
Il percorso per tornare è stato ostacolato da un po’ di sfortuna, il comasco ha preso due volte il Covid in un meseIl percorso per tornare è stato ostacolato da un po’ di sfortuna, il comasco ha preso due volte il Covid in un mese
Lo zampino di Amadori
Fancellu ha nel suo calendario del 2022 una gara tra gli under 23: il Tour de l’Avenir. Un bel pezzo di un puzzle tutto da assemblare. Alessandro è sì un professionista, ma vista l’età, Amadori ha pensato bene di portarlo nella corsa più importante tra gli under 23.
«Si è parlato con Amadori – riprende il diesse – per fargli fare l’Avenir. Lui era d’accordo con noi, così è andato a fare il ritiro al Sestriere e si è guadagnato la possibilità di essere convocato. La corsa francese è stata una bella fetta di torta nella condizione mentale di Fancellu, ha trovato continuità ed è sempre stato davanti. Impari ad essere un vincente quando hai la possibilità di fare certe corse ed esperienze. Andare a fare la Milano-Sanremo è una bella esperienza, ma se non la finisci rimane un bel ricordo e basta. Fare degli step intermedi partecipando a gare dove nel finale sei lì per giocartela ha un altro valore».
Il ritmo gara pian piano è aumentato, così Alessandro ha trovato fiducia nei propri mezzi (photors.it)Il ritmo gara pian piano è aumentato, così Alessandro ha trovato fiducia nei propri mezzi (photors.it)
Questione di mentalità
Le parole di Zanatta ricostruiscono un quadro più grande la cui parola base è: fiducia. Dopo il 2021, poche squadre avrebbero scommesso su Fancellu e questo è stato argomento spesso di discussioni e articoli. La mancanza di pazienza, o la fretta di cercare un fenomeno, hanno portato a sacrificare molti ragazzi sull’altare del professionismo.
«E’ una questione di mentalità – replica Zanatta – il nostro obiettivo era quello di ritrovare un corridore. Il nostro corridore. Ha bisogno ancora di tempo, ma noi abbiamo fiducia in lui, anche perché altrimenti non gli avremmo prolungato il contratto di un anno alla fine della scorsa stagione. Per gli obiettivi più grandi c’è tempo, intanto Fancellu ha ritrovato la consapevolezza di quello che può essere, la voglia di rimettersi in gioco e non era scontato.
«Si è trovato davanti a grandi responsabilità senza essere maturo abbastanza per affrontarle, ora è cresciuto e noi siamo contenti. Anche le scelte della squadra, come non inserirlo nel roster di certe corse, lo ha vissuto come una sfida e non una punizione. Si è trovato un calendario più adatto a lui ed ha avuto l’occasione di mettersi in mostra: è successo all’Adriatica Ionica, al Giro di Slovenia ed al Tour de l’Ain. Questi risultati gli sono valsi la convocazione al Giro di Lombardia dove, al primo passaggio sul Civiglio, era ancora con i migliori».
Il Tour de l’Avenir è stata la corsa che ha dato la continuità necessariaFancellu sesto e accanto a lui Piganzoli, quinto, sono stati i migliori azzurri (foto Zoè Soullard)Il Tour de l’Avenir è stata la corsa che ha dato la continuità necessariaFancellu sesto e accanto a lui Piganzoli, quinto, sono stati i migliori azzurri (foto Zoè Soullard)
Stabilità e lavoro
Fancellu è riuscito a ritrovarsi grazie alla fiducia che la Eolo-Kometa ha riposto in lui, questo è sicuro. Ma la squadra di Basso ha ormai trovato un “modus operandi” che permette a quasi tutti i propri corridori di sentirsi avvalorati ed apprezzati.
«Nella nostra squadra ci sono tanti ragazzi giovani – continua a spiegare il diesse – davanti a noi abbiamo dei chiari esempi di come si debba avere pazienza. Guardate Albanese e mi verrebbe da dire anche Rota, non corre con noi ma il discorso è lo stesso. Se nessuno avesse avuto fiducia in lui, non sarebbe diventato quello che è. Nel 2022 è stato il miglior italiano nel ranking UCI, eppure qualche anno fa rischiava di smettere. Ivan Basso e Fran (Francisco Javier Contador, ndr) hanno fiducia nei ragazzi, nel capitale umano. Ai corridori, soprattutto quelli giovani, fa bene avere stabilità intorno, lavorare con lo stesso staff e compagni».
Sul volto di Fancellu in questo 2022 si è dipinta più volte la smorfia della fatica, segno di una motivazione ritrovataSul volto di Fancellu in questo 2022 si è dipinta più volte la smorfia della fatica, segno di una motivazione ritrovata
Confronto
E’ importante avere stabilità, certo, ma anche confrontarsi è fondamentale. Capire dove e quando insistere, decidere insieme certi passi da fare…
«A me piace lavorare con i giovani – racconta Zanatta – con Fancellu ho avuto un confronto sempre diretto nel corso degli anni. Ci sentivamo settimanalmente ed in più parlavo con lo staff per capire come e dove agire. Alessandro ha corso molto con me e questo ha aiutato, il programma per la seconda parte del 2022 lo abbiamo praticamente deciso insieme. Abbiamo parlato decidendo cosa fosse meglio fare e quale l’obiettivo da raggiungere. Gli anni di esperienza aiutano e avere una persona accanto che sa guidarti è importante per non perdere di vista l’obiettivo. I corridori non vanno puniti, ma bisogna fargli trovare la voglia di lavorare, toccando i tasti giusti. Ora Fancellu è più grande, maturo e il 2023 sarà un anno dove potrà fare ancora un passo in più».
Amadori era alla finestra in attesa che Dainese vincesse. Il tecnico degli U23 con il padovano ha vinto gli europei del 2019: «Non è solo un velocista»
Li ha avuti tutti e tre fra le mani. Purtroppo non tutti insieme in corsa nel loro massimo ed è stato un vero peccato per Marino Amadori. Parliamo del cittì della nazionale under 23, chiaramente, e di Gianmarco Garofoli,Lorenzo Germani e Lorenzo Milesi. Questi tre ragazzi passeranno tutti nel WorldTour.
E’ un bel segnale per il nostro ciclismo. Si tratta davvero di giovani di spessore e Amadori ci aiuta a capire come se la potranno cavare. Potranno dire la loro? Conoscendoli, sia per caratteristiche atletiche che mentali, ci verrebbe da dire di sì. Ma sentiamo il cittì.
Gianmarco Garofoli (21 anni a ottobre) viene da una stagione difficile, una vittoria in una gara in Puglia e tanta determinazione. Martinelli è pronto ad abbracciarloGianmarco Garofoli (21 anni a ottobre) viene da una stagione difficile, una vittoria in una gara in Puglia e tanta determinazione
Marino, Garofoli, Germani e Milesi passeranno tutti e tre. Tre italiani in più nel WorldTour…
Ragazzi che hanno una grandissima motivazione. Che dire, vedendo come gira il mondo attuale, in cui i migliori juniores passano nelle WorldTour, ma intendo proprio le prime squadre – vedete la Ineos-Grenadiers – ci sta che passino ragazzi come loro. Sono atleti di qualità. E poi in fin dei conti sarebbero stati di terzo anno. Magari Garofoli un anno, quest’ultimo, lo ha quasi perso del tutto, ma come ho detto ha grande motivazione.
Garofoli, che andrà all’Astana Qazaqstan, in effetti lo hai avuto poco quest’anno, più nel 2021 che lo hai portato anche all’Avenir…
Sì, ma che determinazione ha avuto? Alla prima corsa è rientrato e ha vinto. E lo ha fatto con la maglia della nazionale, con un discreto livello di partecipazione, visto che c’era gente che doveva andare al mondiale, e dopo i tanti problemi di salute avuti. Per me è pronto per il salto.
Germani? Lui passa dalla continental alla prima squadra della Groupama-Fdj…
Anche lui purtroppo nel finale di stagione non è stato presente con la nazionale e solo in parte con la sua squadra, per quel problema avuto al Sestriere (un auto lo ha investito e addio mondiale, ndr), ma nel complesso Lorenzo ha dimostrato tanto. Sia per costanza di rendimento, che per il lavoro fatto. E per le vittorie.
Lorenzo non lo scopriamo quest’anno. Nel 2022 ha alzato tanto l’asticella nonostante abbia iniziato da poco.
Lorenzo Germani (21 anni a marzo) quest’anno ha vinto, tra le altre corse, il campionato italiano U23. E’ già un perno per la Groupama-FdjLorenzo Germani (21 anni a marzo) quest’anno ha vinto, tra le altre corse, il campionato italiano U23. E’ già un perno per la Groupama-Fdj
E infatti ti avremmo chiesto se nel suo caso, vista la poca esperienza nel ciclismo, non sarebbe stato meglio fare un anno in più tra gli under?
No perché ha dimostrato tanto. Insomma, questo ragazzo ha vinto all’Avenir e sappiamo che livello ci sia in quella gara. Tra l’altro ha vinto all’ultima tappa e le altre non è che le avesse fatte a ruota. Piuttosto spero che a tutti loro non tarpino le ali. Questo è il mio dubbio. Ma poi sono pur sempre atleti nel WorldTour, gli danno dei compiti da svolgere e sono pagati per quello. Il rischio è che poi non abbiano più aspirazione per ottenere risultati personali.
Ed è più o meno quello che sostiene Roberto Reverberi: certi atleti in squadre tipo la Bardiani avrebbero più spazio…
Il “problema” per assurdo è che queste grandi squadre hanno il vivaio. Li prendono da juniores. Li crescono e li tengono loro giustamente. Posso solo augurarmi che prevalga il buon senso e che abbiano le loro possibilità.
Cosa possono fare allora German, Garofoli e Milesi? Dovrebbero farsi sentire?
No, devono lavorare bene. Tanto bene da avere la convinzione di chiedere spazio prima o poi. Mi viene in mente Aleotti. Per me lui è un leader e mi auguro che entro un paio di anni possa fare classifica in un grande Giro.
Lorenzo Milesi (21 anni a marzo) ha vinto all’Avenir. E’ anche un ottimo cronoman. La Dsm lo aspettaLorenzo Milesi (21 anni a marzo) ha vinto all’Avenir. E’ anche un ottimo cronoman. La Dsm lo aspetta
Forse in questo caso Germani potrebbe avere qualche piccolo vantaggio. Nella Groupama-Fdj sono passati in tanti dalla continental, possono fare gruppo, già si conoscono e Madiot (il team manager, ndr) gli ha detto che in Coppa di Francia se la potranno giocare…
In effetti quella squadra è un po’ particolare. Passano in blocco e di conseguenza ci può essere un calendario per tutelare i giovani. Senza dimenticare che alcuni di questi ragazzi avranno grosse possibilità già in gare di prima fascia. Ma torno a dire che questi tre hanno le spalle grosse e se la caveranno.
Sono tanti anni che ti passano i corridori tra le mani, chi ti ricordano questi tre atleti?
In 12 anni ne ho visti di atleti talentuosi che poi si sono persi, pertanto faccio fatica a fare un paragone. Posso dire che questi tre mi sembrano molto motivati di loro anche giù dalla bici. E non è poco.
Incrociamo le dita insomma…
Esatto, mi spiace sentire dire che in Italia abbiamo lavorato male e che il ciclismo italiano è in crisi. Ma al Giro d’Italia abbiamo vinto con Covi, Dainese, Oldani, Sobrero. Abbiamo gente come Piccolo, Baroncini, Tiberi, Bagioli. Andrea può vincere qualsiasi corsa. Non sono pochi e altri ce ne sono.
Appena 15 anni fa il ciclismo era aperto a tutti. C'erano gli squadroni, ma alle grandi corse si accedeva per punteggio e non per soldi. Miozzo racconta
Luciano Rui è nel ciclismo dei dilettanti da 37 anni e prima ha fatto il professionista. Come dice Wikipedia, ha anche partecipato al Tour de France del 1982, ma questo è solo uno dei suoi meriti. Chi come noi lo conosce da trent’anni potrebbe compilare un elenco ben più lungo. Perciò, quando parla “Ciano”, è bene starlo a sentire.
«Il ciclismo italiano di oggi – dice – è un libro da riscrivere. Ma chi è capace di farlo? E a chi conviene che si faccia?».
Luciano Rui è il general manager della Zalf Fior di Castelfranco. Il diesse è Faresin (photors.it)Luciano Rui è il general manager della Zalf Fior di Castelfranco. Il diesse è Faresin (photors.it)
Da Gregori a Bragato
Rui è il general manager della Zalf Euromobil Fior e ha 63 anni (in apertura è con Lello Ferrara, che fu a sua volta un suo corridore, immagine photors.it). Lo spunto della conversazione è una riflessione sull’intervista dei giorni scorsi a Diego Bragato. Fra i tanti temi posti, c’è la scarsa abitudine nelle nostre squadre di lavorare per obiettivi con gruppi di atleti. Qualcosa che si fa abitualmente nelle migliori continental europee e che in Italia tenne banco fino a quando la Federazione interruppe i rapporti con Antonio Fusi, che aveva ereditato il metodo impostato da Claudio Gregori e perfezionato da Giosuè Zenoni. Nomi che a molti diranno ormai poco, ma che tennero in piedi il ciclismo italiano negli anni in cui (non per caso) sbocciavano ancora i campioni.
La nazionale a quel tempo preparava i corridori, non li selezionava come deve fare oggi Amadori. Il tecnico individuava un gruppo di lavoro per ciascun obiettivo, portava i ragazzi in ritiro e poi a correre in giro per l’Europa. Ad agosto, quando un eccesso di attività nei club avrebbe danneggiato i corridori in ottica mondiale, si facevano sempre due settimane di ritiro a Livigno. Generazioni di corridori hanno imparato così a lavorare per obiettivi.
Antonio Fusi è stato cittì degli U23 dal 1993 al 2005. Dal 1998 al 2000 ha seguito anche i pro’Antonio Fusi è stato cittì degli U23 dal 1993 al 2005. Dal 1998 al 2000 ha seguito anche i pro’
Il sistema funzionava, non trovi?
Aveva cominciato Gregori. Adesso invece si fanno centomila corse in maglia azzurra che non servono a molto. Zenoni e Fusi prendevano 10-12 atleti e li portavano avanti. Nell’anno in cui Basso vinse il mondiale andarono in Germania, al Gp di Wallonie e alla Montpellier-Barcellona. Forse però adesso non è facile con gli atleti che corrono nelle squadre straniere. La nazionale li avrebbe a disposizione? Una volta erano tutti qui…
Dicono di andare via perché qui non fanno lo stesso livello di attività.
All’estero ci sono 7-8 corse a tappe per le quali vale la pena investire, mentre non ha senso andare in Belgio per fare le kermesse. Il problema è che in Italia una volta c’erano 8-9 corse a tappe per under 23, quindi la voglia di andare fuori non ti veniva. Adesso magari non ti invitano, ma perché siamo fuori dal giro, avendo preferito per anni stare qua. Bisogna ricominciare e piano piano si entra nel giro.
La sensazione guardando oggi i team U23 italiani è che il lavoro sia spesso fine a se stesso.
Di sicuro manca il confronto con una squadra importante e si finisce col lavorare per noi stessi.
La Groupama Continental ha svolto quasi soltanto attività U23 con brevi puntate in Coupe de France (foto Alexis Dancerelle)La Groupama Continental ha svolto quasi soltanto attività U23 con brevi puntate in Coupe de France (foto Alexis Dancerelle)
Nel ciclismo di oggi, sareste ancora disposti a dare i corridori alla nazionale affinché li prepari per gli eventi?
Le squadre più grandi hanno sempre lavorato in sinergia con la nazionale. Sapevamo che dopo il Giro d’Italia avrebbero scaricato, poi sarebbero andati in altura, a correre all’estero e poi dritti sul mondiale. Se fossero rimasti con noi, quando rimangono con noi, noi corriamo per il risultato immediato. Penso che le squadre sarebbero disponibili, la maglia azzurra ha il suo peso. Se credi in un progetto, devi dare il ragazzo alla nazionale. Sennò tirati fuori! Infatti De Pretto da agosto non l’ho quasi più visto e Moro è fisso col gruppo della pista.
Cosa ti pare della nazionale oggi?
Amadori è bravissimo e i risultati degli ultimi anni gli danno ragione, mentre prima è stato a lungo a secco, forse perché lasciando il vecchio sistema, c’è stato bisogno di tempo per assestarsi. Oggi non ci sono tanti atleti con cui lavorare, perché passano subito. E poi, una volta di là, diventano tutti principini. Io glielo dico sempre: qualche volta meglio provare a vincere fra quelli della propria età, che prendere sempre schiaffi con i più grandi. Bisogna rimanere umili e serve chiarezza. Prima, con il corridore che restava 3-4 anni, avevamo tutti modo di lavorare meglio.
Davide De Pretto, corridore della Zalf Euromobil Fior, con la nazionale ha corso europei e mondialiDavide De Pretto, corridore della Zalf Euromobil Fior, con la nazionale ha corso europei e mondiali
Mentre adesso?
Adesso passano, ma sono più quelli che si perdono. Hanno fatto la licenza da professionisti, ma non una carriera. E’ possibile che i migliori italiani del Giro siano stati ancora Nibali e Pozzovivo? Chi vedete prendere il loro posto?
Vuoi un nome da noi?
Sì, vediamo.
Per i Giri viene da fare il nome di Garofoli…
E’ un bel corridore e dopo che è rientrato dall’intervento è andato forte. Se adesso sale nel WorldTour, non lo vedremo fra gli U23 e avrà bisogno di un paio di anni per venire fuori. Però è un nome giusto. Ha un carattere particolare, ma è giusto che lo sia. Quelli che sono piatti in bici, poi lo sono anche nella vita. E l’agonismo è parte del gioco. Invece siamo diventati tutti educati e finisce che ci accontentiamo del sistema. Qualche litigata a volte fa bene. Una volta c’era il tempo, adesso non più…
Potrebbe essere Garofoli un giovane da seguire in ottica Giri? Rui non lo esclude (foto Instagram/Getty)Potrebbe essere Garofoli un giovane da seguire in ottica Giri? Rui non lo esclude (foto Instagram/Getty)
Bruttomesso va al CT Friuli per poi andare al Bahrain…
Bruttomesso lo abbiamo tirato su bene. E se aveva già il contratto con il Bahrain, non poteva rimanere con noi? Chissà, magari Miholjevic ha detto di volerlo seguire nella squadra satellite, ma a noi questo non è stato detto. Quando si trattò di far firmare Gatto alla Gerolsteiner, andammo in macchina in Germania e alla fine ci bevemmo due belle birre. Stessa cosa con Oss alla Liquigas. Oggi non sarebbe più possibile. Oggii procuratori hanno interesse a farli passare subito, tanto loro non rischiano. Ma se gli dai contro, possono anche farti la guerra. Così però finisce il rapporto umano. Ripeto: secondo me, il ciclismo di oggi è un libro da riscrivere. Ma chi è capace di farlo? E a chi conviene che si faccia?
Amadori era alla finestra in attesa che Dainese vincesse. Il tecnico degli U23 con il padovano ha vinto gli europei del 2019: «Non è solo un velocista»
Giorno di Natale con Gianfranco Contri, uomo di 3 mondiali azzurri della Cento Chilometri. Spazio ai ricordi. E all'amore per il ciclismo che non passa mai
Alle spalle dell’iridato Fedorov, sul podio degli under 23 di Wollongong è salito Mathias Vacek, corridore della Repubblica Ceca, che nel 2022 è rimasto fermo per 4 mesi a causa del caso Gazprom. Si sapeva già che fosse promesso alla Trek-Segafredo, ma l’annuncio è stato dato solo alla metà di agosto. La sua presenza nella gara australiana, ci offre lo spunto per affrontare il tema dei giovani con Luca Guercilena, team manager della squadra americana. Probabilmente infatti, se Vacek fosse stato già un corridore WorldTour non avrebbe partecipato al mondiale, come pure è successo con Antonio Tiberi.
Luca Guercilena ha 49 anni ed è il team manager della Trek-SegafredoLuca Guercilena ha 49 anni ed è il team manager della Trek-Segafredo
Come siete arrivati a Vacek?
Da quasi tre anni, abbiamo iniziato un programma di scouting con Markel Irizar, nostro ex corridore. Vacek ce l’aveva segnalato già da tempo, già dagli juniores. Avevamo trovato l’accordo l’anno scorso, con l’idea di farlo crescere con più tranquillità. Per questo era andato alla Gazprom, per starci nel 2022 e poi avremmo parlato anche del 2023. L’idea era che rimanesse per un paio d’anni e poi passasse con noi. Quello che è successo ci ha portato a inserirlo prima.
Questo progetto di scouting su che numeri si muove?
Cerchiamo di non fare cose esagerate. L’indicazione è di stare sui 10 atleti, perché comunque non puoi inserirne troppi. L’idea è di avere un gruppo ristretto di ragazzi di età differenti. Li segui, gli dai la bicicletta e un minimo di assistenza, li porti in ritiro, vai a vederli quando fanno le gare internazionali. Sapendo che di 10, magari quelli che possono passare sono un paio e quindi ci focalizziamo su quelli. E’ stato così con Skjelmose, Simmons, Tiberi e lo stesso Baroncini.
Che cosa cercate?
Il lavoro che stiamo cercando di fare è quello di avere atleti che abbiano già un curriculum valido dal punto di vista del talento e dal punto di vista fisiologico. E poi che abbiano capacità fisiche in gara, quindi anche un curriculum di risultati in crescita. Irizar fa queste valutazioni. Li va a vedere. Li conosce. Va in ritiro. Parla con i direttori sportivi delle squadre dilettanti. In modo che quando passano, sia gente che si inserisce bene nel gruppo e già un po’ in linea con le aspettative della squadra.
Mondiali U23 crono del 2021: Baroncini parla di bici con Irizar e De Kort, osservatori della Trek-SegafredoMondiali U23 crono del 2021: Baroncini parla di bici con Irizar e De Kort, osservatori della Trek-Segafredo
Avete seguito Vacek durante i mesi senza correre?
Innanzitutto, visto il momento particolare, abbiamo cercato di capire quale potesse essere il suo calendario con la nazionale, dopodiché gli abbiamo dato bicicletta, scarpe, casco. Poi gli abbiamo offerto supporto per l’allenamento, confermandogli le nostre intenzioni. Per farlo sentire parte del gruppo, sebbene non potesse correre.
Nella conferenza stampa è parso esaltato dall’idea di passare nella squadra WorldTour…
Vacek ha sempre dimostrato talento, quest’anno sicuramente era partito col piede giusto, poi è successo quello che è successo. Ha dovuto fermarsi. E’ stato a lungo senza correre e poi ha avuto solo un calendario di dilettanti. Adesso invece passa nel WorldTour. E’ ovvio che per un ragazzo giovane sia un cambio di vita abbastanza sostanziale.
A Wollongong Vacek ha collaborato con Fedorov, per poi perdere nella volata a dueA Wollongong Vacek ha collaborato con Fedorov, per poi perdere nella volata a due
Che tipo di attività gli proporrete?
Quando passano il primo anno in World Tour, ponderiamo bene. Valutiamo in primis il numero totale di corse e quali. E poi semmai dove potranno provare a fare risultato, normalmente sempre nella seconda parte di stagione. Per cui è chiaro che si fa tutto con tranquillità. Ovvio che nel caso di Mathias, che ha già vinto una tappa al UAE Tour, si possa pensare ad un calendario leggermente più consistente rispetto a un neopro’.
E qui veniamo ai mondiali U23. Mandereste un vostro U23 a farlo?
Se c’è un’esigenza assoluta, sicuramente lo valutiamo. Però come filosofia del team, eviterei ad atleti che già sono nel WorldTour di andare al campionato mondiale under 23. Se uno corre a un determinato livello, non ha senso poi confrontarsi con i dilettanti under 23 o quelli delle continental. Però dipende sempre dal Paese che te lo chiede.
Cioè?
Se è un Paese che ha difficoltà a mettere insieme il numero minimo di corridori, se ne ragiona. Ma se parliamo di Italia o Francia, ad esempio, per me non ha senso. Perché allora in realtà il mondiale U23 lo avrebbe vinto Remco e secondo avrebbe fatto Skjelmose, quindi è un po’ un guazzabuglio di situazioni.
Vacek ha 19 anni, viene dalla Repubblica Ceka e ha vinto l’ultima tappa del UAE TourVacek ha 19 anni, viene dalla Repubblica Ceka e ha vinto l’ultima tappa del UAE Tour
Amadori dice di aver sondato Tiberi e di aver percepito freddezza. Non credi che per lui, che non fa un mondiale dal 2019, sarebbe stato comunque il modo per imparare a gestire certe situazioni?
A mio parere no, perché corri tutto l’anno con atleti più forti di te, cercando comunque di fare risultato: Antonio ad esempio in Ungheria è riuscito a vincere. Ti ritrovi a un mondiale dove partono in 20-30 di quel livello e tutto il resto magari arriva da continental e squadre dilettantistiche vere e proprie. Alla fine secondo me ha un valore relativo, lo vedo sinceramente come qualcosa di non necessario.
Perché?
Secondo me è una questione di meritocrazia. Se il sistema valuta che sei già in grado di essere competitivo a livello superiore, non vedo perché devi andare a competere a livello inferiore. Sembra anche brutto dire così. Secondo me invece il mondiale under 23 deve dare la possibilità di progredire ai ragazzi che sono ancora in fase di crescita e non hanno ancora dimostrato il loro potenziale.
Nel calcio la nazionale U21 va alle Olimpiadi.
Se è solo per premiare i più giovani, allora che partecipino al livello elite e poi si premia il primo di loro. Fra le donne, la Guazzini ha vinto la crono e la Fisher Black la strada. Il calcio manda gli under 21 alle Olimpiadi, ma sappiamo che, per quanto importanti a livello calcistico, i Giochi vengono vissuti come una competizione minore.
L’ultimo foglio firma di un mondiale firmato da Tiberi è quello di Harrogate nel 2019, da juniorL’ultimo foglio firma di un mondiale firmato da Tiberi è quello di Harrogate nel 2019, da junior
Difficile gestire la gara nella gara…
Lo so, ma chi è il miglior under 23 al mondo? E’ Fedorov o Evenepoel, visto che hanno la stessa età? Secondo me è una scelta che andrebbe regolamentata. Io credo che a livello dilettantistico si debba ricominciare a pensare veramente ai punteggi, come si faceva ai nostri tempi. Insomma, quando avevi accumulato un determinato punteggio, non potevi più correre con la categoria inferiore e portare via le corse a chi studiava o aveva bisogno di crescere più gradualmente. Mentre se io faccio il corridore di mestiere e ho già accumulato 50 punti internazionali al 31 di gennaio, ha poco senso che poi vada ancora a correre le gare provinciali con quelli che studiano. Il sistema di punteggio era più meritocratico e secondo me tutelava la categoria.
Però resta il dubbio che a Tiberi avrebbe fatto bene essere là…
Senza dubbio, io dico solo che deve esserci una regola. Decidiamo, ad esempio, che nessun under 23 può partire con gli elite nel mondiale strada e quindi partono tutti per età. Ma nel momento in cui decidi che c’è una categoria under 23 e la gestisci come si fa oggi, allora non ha più minimamente senso. Perché, rispondendo alla domanda precedente, il miglior under 23 che c’è al mondo oggi è Evenepoele non Fedorov.
Elisa Longo Borghini alla vigilia della stagione olimpica. Con Slongo abbiamo parlato della preparazione che la attende. E di cosa farà tra Giro e Giochi
Dopo aver corso lo Skoda Tour of Luxembourg con i pro’ (foto Getty Sport in apertura), Lorenzo Germani è impegnato alla Ronde de l’Isard, corsa a tappe sui Pirenei francesi iniziata ieri con gran finale domenica. Dopo una tappa ventosa di pianura e già distacchi importanti, oggi il menù prevede il Tourmalet. Domani l’arrivo a Guzet Neige dopo aver scalato il Col de Mente e il Portet d’Aspet. Sabato la Crousette e il Port de Lers e l’arrivo a Goulier Neige. Infine domenica ancora il Port de Lers, il Col d’Agnes e il Col de la Latrape. Solo tre italiani l’hanno vinta. Graziano Gasparre nel 2000, Simone Petilli nel 2015 e Andrea Bagioli nel 2019.
Questa la locandina con cui la Groupama FDJ Continental annuncia il team per la Ronde de l’IsardQuesta la locandina con cui la Groupama FDJ Continental annuncia il team per la Ronde de l’Isard
Il mondiale mancato
La Ronde de l’Isard è una di quelle corse internazionali per under 23 in cui il cittì Marino Amadori vorrebbe portare la nazionale a partire dal prossimo anno, lasciando stare le corse a tappe dei pro’. Il discorso è ampio e parte dal mondiale. Per cui il punto di vista delcampione italiano degli under 23, che corre nella Groupama Fdj continental, può essere utile per inquadrare certe dinamiche.
Germani ai mondiali e prima ancora al Tour de l’Avenir non è andato per la microfrattura della rotula rimediata in un incidente durante il ritiro di Sestriere. Come lui erano fuori Frigo e Garofoli, che avrebbero dato alla squadra azzurra una consistenza interessante.
Che cosa ti è parso del mondiale degli under 23?
Una sorpresa, non me l’aspettavo. Mi dispiace un po’ per Vacek, lo conosco e avrei preferito lui. Pensavo che allo sprint lo battesse, ma Fedorov è stato più forte.
La vittoria di Fedorov al mondiale U23: il kazako lo ha preparato correndo la VueltaLa vittoria di Fedorov al mondiale U23: il kazako lo ha preparato correndo la Vuelta
Se ci fossi stato anche tu, ti avrebbe dato fastidio essere battuto da un corridore che veniva dalla Vuelta?
Se guardo la top 20, ci sono solamente corridori WorldTour e professional. Oppure corridori che l’anno prossimo passeranno WorldTour. Sinceramente, se Fedorov avesse fatto corse normali, non avrei visto niente di strano. Ma visto che ha fatto la Vuelta, secondo me è stata un po’ esagerato, una forzatura.
Troppa differenza?
Fin quando fai corse di una settimana o di un giorno, ci sta. Ma un grande Giro di tre settimane e poi il mondiale under 23 direi che non va bene.
Il prossimo anno passerai nel team WorldTour della tua squadra: se Amadori ti convocasse per fare il mondiale 23, lo faresti o penseresti a un ridimensionamento?
Se Marino mi chiamasse per fare il Tour de l’Avenir e poi il mondiale, io li farei entrambi, sempre in base al mio calendario ovviamente. Perché penso che rimani comunque un under 23. Poi sta anche te essere razionale e vedere il tuo livello. Anche Evenepoel avrebbe potuto fare il mondiale U23, ma non avrebbe avuto senso.
Al Lussemburgo, Germani a ruota di Madouas, leader per tre giorni e poi terzo finale (foto Getty Sport)Al Lussemburgo, Germani a ruota di Madouas, leader per tre giorni e poi terzo finale (foto Getty Sport)
Amadori ha la sensazione che l’italiano under 23 che passa nel WorldTour poi non voglia più sentirne parlare.
No, secondo me invece ci sta.
L’anno prossimo la nazionale potrebbe fare le corse U23 in Europa che tu fai abitualmente con la tua squadra. E’ una buona idea?
Ma certo. Basta vedere che la Ronde de l’Isard fino a qualche anno fa la faceva anche la Colpack. Ora ci sono più neozelandesi – che la Nuova Zelanda sta a 35 ore di viaggio da qui – che italiani. Io sono l’unico italiano in gara, secondo me non è normale. Si dovrebbero fare molte più corse all’estero.
TI capita mai di parlarne coi tuoi colleghi italiani?
Sì, gliene parlo ogni tanto. Però mi dicono: «Che cosa possiamo farci se non ci portano?». Poi però vedi che molti stanno cercando di andare all’estero, soprattutto i nuovi junior, ma anche qualche under 23. Lo vedi che qualcosa sta cambiando e sono sempre di più quelli che partono per fare esperienza. Se le loro squadre facessero più attività all’estero, magari non se ne andrebbero.
In questa foto su Instagram si vede come il tricolore di Germani non abbia sponsor: grande rispetto per il simboloIn questa foto su Instagram si vede come il tricolore non abbia sponsor: grande rispetto per il simbolo
Come va il ginocchio?
Tutto bene, faccio l’ultima corsa e poi in teoria ho finito. Siamo venuti qua con grandi aspettative a livello di squadra, non sul piano personale. Ieri c’era una tappa piatta, con un vento assurdo. Praticamente erano 160 chilometri di vento laterale, quindi è finita che la tappa che doveva essere la più facile, è stata la più difficile. Quanto vento ho preso per Martinez… Oggi c’è una cronosquadre, ma dovrebbe piovere. Nel pomeriggio invece facciamo il Tourmalet, così giusto per sciogliersi un po’ post crono.
Due giorni dopo il mondiale degli under 23, nella notte più buia e umida vista a Bowral durante la nostra permanenza, nell’immensa stanza dei meccanici Marino Amadori vigilava affinché tutto il materiale degli under 23 venisse inscatolato a dovere. Era la classica serata da rompete le righe. Il mattino successivo, domenica, mentre i professionisti sarebbero usciti alle 7,30 per la loro corsa, tutti gli altri sarebbero andati in aeroporto per rientrare in Italia. E l’albergo si sarebbe svuotato.
Amadori certo: con la Vuelta Fedorov ha avuto un vantaggio, ma si vede che ci tenevaAmadori certo: con la Vuelta Fedorov ha avuto un vantaggio, ma si vede che ci teneva
Dritto dalla Vuelta
La corsa degli under 23 l’aveva vinta con forza da cavallo uno che di dilettante non ha più nulla. Evgenj Fedorov, kazako di 22 anni, che in tutto l’anno ha sempre corso nel WorldTour con l’Astana Qazaqstan Team e il mondiale l’ha preparato correndo la Vuelta. Si capisce che se questo è il livello in arrivo sulla categoria, il sistema italiano dei dilettanti inizia a scricchiolare. Non si tratta più di una distinzione di status professionale, ma di suddivisione per fasce di età. E’ così da anni ormai e da anni ogni volta si scatenano discussioni infinite, che nascondono quella che per ora è la verità dei fatti. I dilettanti all’italiana restano un valore aggiunto, ma rischiano di restare sempre più ai margini della scena internazionale. Ce li abbiamo solo noi, facciamone un pregiato vivaio.
«Se andiamo un po’ indietro – annuisce Amadori – c’era la regola per cui chi aveva fatto gare WorldTour non poteva fare il campionato del mondo U23. Invece da un po’ hanno tolto anche quello e comanda l’età. Ne abbiamo parlato un po’ anche con Amadio e col presidente, per capire anche noi come ci dobbiamo orientare».
Buratti, l’azzurro più brillante (per Amadori poteva vincere), tra Marcellusi e Parisini, in difficoltà per tutta la garaBuratti, l’azzurro più brillante, tra Marcellusi e Parisini, in difficoltà per tutta la gara
Diciamo che con gli uomini giusti e la giusta programmazione si può lottare ancora?
Nel 2019 abbiamo vinto con Battistella, che era in una continental. Nel 2021 Baroncini, continental anche lui. Però il problema è che ogni anno la forbice si allarga, ne vengono sempre di più dal mondo dei pro’. Non c’era solo Fedorov ad aver fatto la Vuelta, anche altri della Spagna. Lo sapete che gamba dà una corsa di tre settimane, in confronto a noi che abbiamo fatto il Giro delle Puglie? C’è un po’ di differenza (sorride, ndr). Preparando in questo modo un avvenimento del genere, è normale che Fedorov sia stato così superiore. Ha fatto qualcosa di grande, perché se guardiamo la corsa, negli ultimi 4-5 giri andava in tutte le fughe. Saltava da una all’altra, da solo. Ha fatto delle azioni, da cui si vedeva che aveva un’altra gamba, un altro livello.
La strada è segnata?
Il livello sta crescendo, ci sono sempre più difficoltà. In tutto questo però, facciamo una premessa: non è che portiamo un WorldTour e vinciamo il mondiale. Non è così, perché ad esempio Kooij che per me era il favoritissimo ha fatto un bel quinto posto, ma lì si è fermato.
L’Italia aveva vinto gli ultimi due mondiali U23: nel 2021 con BaronciniNel 2019, prima della sosta per il Covid era stato il turno di BattistellaL’Italia aveva vinto gli ultimi due mondiali U23: nel 2021 con BaronciniNel 2019, prima della sosta per il Covid era stato il turno di Battistella
In Italia ci sono corridori U23 nel WorldTour…
Devi trovare chi è motivato e chi sente l’avvenimento, perché se devi portare uno tirandolo per la giacchetta, perché faccia il Tour de l’Avenir e poi il mondiale, allora non serve. Io ammiro questo ragazzo kazako, si vede che lo sentiva proprio tanto.
E se non li troviamo, cosa si fa?
Io ritengo se hai un’annata di corridori buoni e programmi e prepari il mondiale, puoi lo stesso fare risultato. Certo se adesso cominciano ad arrivare quelli che fanno la Vuelta, che finisce una decina di giorni prima, escono veramente con una grossa condizione. Se però trovi il corridore talentuoso e programmi bene, come abbiamo fatto ad esempio con Baroncini, te la cavi lo stesso. E non solo lui, perché abbiamo fatto quarti con Gazzoli e settimi con Colnaghi. Avevamo dei corridori di un certo livello e anche quelli che avevamo quest’anno potevano fare bene.
De Pretto, in primo piano (dietro c’è Parisini) ha fatto bene la sua partePiganzoli al debutto nella crono: un test da ripetereDe Pretto, in primo piano (dietro c’è Parisini) ha fatto bene la sua partePiganzoli al debutto nella crono: un test da ripetere
Cosa è successo invece?
Purtroppo siamo incappati in una giornata particolare. Come meteo, una delle più brutte di questo mondiale. E poi un insieme di cose, comprese la prova non eccelsa di alcuni. Abbiamo un po’ sofferto, però credo che si possa fare bene e andare avanti ancora con i corridori delle continental. Con i dilettanti si farà sempre più fatica, quello sicuramente.
Perché?
Perché purtroppo già nelle continental non fanno una grossa attività internazionale. Però con la nazionale, bene o male, abbiamo sempre dato una mano. Corse di professionisti, attività all’estero e Coppa delle Nazioni. E aggiungo una cosa di cui ho già parlato sia con il Presidente sia con Roberto Amadio. Come nazionale, più che le gare con i professionisti, vorrei cominciare a fare un’attività internazionale under 23. Andare su in Belgio, in Francia, in Olanda a fare quelle corse a tappe che fanno un po’ tutte le altre squadre. Vorrei cominciare a fare un programma diverso, cioè un calendario diverso anche con la nazionale under 23, proprio per dare un sostegno alle continental che fanno fatica a fare certe corse. Questo è un progetto che abbiamo messo in essere, vediamo un po’ se ci riusciamo.
Milesi ha corso la crono, ma su strada è andato anche meglio. Amadori sottolinea la sua provaMilesi ha corso la crono, ma su strada è andato anche meglio. Amadori sottolinea la sua prova
Cosa si può dire della squadra di Wollongong?
I ragazzi non sono delle macchine, non è che uno si sveglia la mattina, mette in moto e va. Alcuni hanno sofferto, probabilmente la giornata, il clima e l’andatura. Siamo partiti fortissimo, nei primi due giri viaggiavamo ai 44 di media. Quindi per me hanno sofferto la partenza molto agguerrita della Germania che voleva portare via la fuga.
Ne avevi già parlato, dei tedeschi…
Infatti avevo messo due corridori per curare la Germania, ma purtroppo non sono riusciti ad andarci. Mentre tornavamo in hotel, questa cosa mi ha infastidito e gli ho chiesto come mai non fossero entrati. E mi hanno risposto, semplicemente allargando le braccia, dicendo che non avevano avuto le gambe per farlo. Capita, purtroppo. Alcuni invece non hanno reso per il loro valore. Posso dire che Milesi ha fatto una bellissima gara, anche se lui è istintivo e senza radioline corre come gli viene.
Ecco il momento in cui Buratti alza la mano per segnalare di aver bucato: rientrare sarà molto faticosoEcco il momento in cui Buratti alza la mano per segnalare di aver bucato: rientrare sarà molto faticoso
Invece Buratti?
Purtroppo Buratti ha avuto un grosso problema con una ruota, ha inseguito per un giro. Ha bucato, abbiamo messo sotto la ruota, ma ha avuto un altro problema. Si è fermato ancora e ha cambiato la bicicletta, poi ha inseguito per un giro tra le ammiraglie. Queste sono energie che non ti dà più indietro nessuno. I 200 metri che gli son mancati sull’ultima salita sono stati per tutto quell’inseguire. Perché sennò scommetto che sarebbe arrivato davanti e se la giocava. E se ha questi problemi il tuo uomo di punta, quello che ha la condizione migliore, è chiaro che il risultato non arriva.
Gli altri?
Anche De Pretto ha fatto una bellissima gara, mentre i due che sono stati un po’ al di sotto sono Parisini e Marcellusi. Anche loro si aspettavano di più, sono i primi ad esserne usciti delusi e questo dice che sono bravi ragazzi. Pensate che avevamo studiato di fare come la Van Vleuten. Quell’azione l’avevamo progettata a tavolino, ci eravamo detti che se fossimo arrivati in 20-30 corridori e dentro c’era un paio dei nostri, avremmo fatto quell’azione. Ho detto ai ragazzi di approfittare dello sciacquone prima dell’ultimo chilometro oppure di uno strappo. Uno parte, gli altri si allargano e si va all’arrivo.
Tiberi ha corso la Vuelta, ma la Trek non avrebbe risposto alla chiamata di AmadoriTiberi ha corso la Vuelta, ma la Trek non avrebbe risposto alla chiamata di Amadori
Tornando alle WorldTour, perché non portare Tiberi?
Alla Coppi e Bartali eravamo in albergo con quelli della Trek-Segafredo. C’erano lì Baffi e Slongo. Gli ho detto che avevo pensato a Tiberi per il Tour de l’Avenir e il mondiale. Mi hanno risposto che avevano pensato di fargli fare la Vuelta, quindi l’Avenir non si poteva. A quel punto non ho neanche più pensato di proporgli il mondiale, perché avevo percepito che anche come squadra non fossero troppo interessati. Faccio fatica a coinvolgere i professional, figurarsi con le WorldTour. Quest’anno ho provato con Zambanini, per portarlo anche al Tour de l’Avenir, come pure ho parlato con Milan, però ho visto subito che non c’era interesse.
Porta chiusa?
Mi auguro che la vittoria di Fedorov faccia riflettere le squadre WorldTour. Per i loro ragazzi più giovani è la possibilità di fare un’esperienza importante. Perché un mondiale è sempre un mondiale, un’esperienza che vivi. Respiri questo clima che ti può essere utile un domani che vai nella nazionale maggiore. Ai ragazzi ho detto che questo è un passaggio, ma il loro fine è arrivare tra i professionisti. E a maggior ragione, se a un ragazzo si propone di fare un’esperienza del genere, vivere 7-8 giorni qua con dei professionisti, penso sia una cosa positiva.
Chiudere il Tour de l’Avenir con una vittoria di tappa, due corridori nei primi 6 della generale e la vittoria nella classifica a squadre, conquistata con i soli tre corridori rimasti in gara (in apertura, nella foto di Anouk Flesch), nonostante la Francia determinata a farci fuori. Il bilancio degli azzurri al Tour de l’Avenir, partiti per infortunio senza Germani e Frigo, è decisamente positivo e questo per il cittì Amadori è stato motivo di ispirazione sulla strada del mondiale di Wollongong.
«Ero fiducioso – dice – abbiamo lavorato bene per 15 giorni a Sestriere. Li ho visti che si divertivano a stare insieme ed andare in bici e questo tipo di intesa aiuta a superare anche i momenti difficili. Ero convinto di fare bene».
Nel 2022 di Amadori, il bronzo agli europei con De Pretto e un ottimo Tour de l’AvenirNel 2022 di Amadori, il bronzo agli europei con De Pretto e un ottimo Tour de l’Avenir
Finire l’Avenir con tre corridori non è cosa semplice, cosa hai imparato di questi tre ragazzi?
Sono tre ragazzi che hanno fatto tutti una certa esperienza. Fancellu viene dal mondo dei pro’. Milesi corre al Team DSM e ha fatto tutte corse di qualità, in più conosce le squadre e i corridori. Si vede che ha girato. E poi c’è Piganzoli, che sta crescendo bene. L’ho visto sereno e motivato. Quando hai corridori che fanno attività internazionale, i fatti dicono questo. Anche se poi agli europei abbiamo fatto il bronzo con De Pretto, che al confronto ha fatto meno attività. Ma se l’atleta è forte, i risultati vengono lo stesso. Gli altri non sono mostri, fermo restando che ovviamente il livello dell’europeo è diverso da quello del mondiale.
Ecco, a proposito di mondiale, che cosa prevedi?
Come è successo anche l’anno scorso (l’Italia vinse la gara degli U23 con il colpo di mano di Filippo Baroncini, ndr), in volata è meglio se non ci arriviamo. Al massimo possiamo puntate a un posto fra il quinto e il decimo. Per questo dovremo trovare una soluzione alternativa. Partiremo il 15 e correremo il 23. Abbiamo 8 giorni per studiare bene il percorso e mettere a punto la tattica.
Pensi che il percorso degli U23 sarà duro come quello dei pro’?
Noi non faremo il tratto in linea, ma solo i 10 giri del circuito di 17 chilometri. Ci sono 2.000 metri di salita circa per ogni giro e l’ultima è di un chilometro con pendenze davvero importanti. Servirà avere gli uomini giusti.
Anche lo scorso anno, non avendo un velocista all’altezza, l’Italia fece corsa d’attacco e vinse con Baroncini: Amadori in trionfoAnche lo scorso anno, non avendo un velocista all’altezza, l’Italia fece corsa d’attacco e vinse con Baroncini
Pensi che li avrai tutti a disposizione oppure per motivi di salute qualcuno non ci sarà?
Incrocio le dita, ma in linea di massima li avrò tutti. Andremo giù con sette corridori, i cinque stradisti più i due cronoman, che sono Milesi e Piganzoli. Inizialmente avevo anche pensato di portare qualcuno più veloce, come Persico e Bruttomesso. Ma poi, fatte le dovute analisi, ho capito che non sarebbero stati all’altezza degli altri. In una volata di 30-50 corridori, noi non ci saremmo stati.
In che modo i corridori arriveranno al mondiale?
Seguiranno percorsi variabili. Alcuni faranno il Giro del Friuli. Alcuni correranno al Tour of Britain. Con quelli che invece non avrebbero corso, andremo a fare tre corse in Puglia – 8, 9, 10 settembre – una dietro l’altra. C’è il progetto di rifare il Giro delle Puglie e questo magari potrebbe essere il primo passo. Con noi verrà anche Gianmarco Garofoli, che se ne muore dalla voglia di ripartire. Ho visto gli allenamenti che sta facendo, lo definirei a dir poco impaziente.
Milesi e Piganzoli, i due cronoman azzurri per i mondiali, durante il ritiro di SestriereMilesi e Piganzoli, i due cronoman azzurri per i mondiali, durante il ritiro di Sestriere
Dopo tutte queste corse?
Ci troviamo il 13, mentre i cronoman partono il 12. Ecco, loro due che non riuscirebbero a correre, li affido a Salvoldi che ha chiesto e ottenuto di correre l’Astico Brenta dell’8 settembre con i cinque juniores del mondiale. Dino si è inventato questa cosa e sta lavorando davvero a tutta. Mi ha chiesto se avessi due U23 da dargli, ma saranno tutti con le loro squadre. Allora per i due cronomen è stata un’ottima soluzione. Per cui ci troviamo il 13 e il 14 partiamo. Fra volo e tutto il resto, rimarremo per tre giorni senza pedalare, ma laggiù avremo modo e tempo di fare tutto.
A questo punto mancano solo i cinque nomi…
Per quelli bisognerà aspettare di capire se ci sarà un giorno prima di partire in cui annunceremo tutte le squadre.
Lorenzo Milesi inizia fra gli U23 con la Beltrami Tsa e subito corre Laigueglia e Larciano. La distanza lo ha fatto tremare, ma la sfida gli è piaciuta
E’ partito ieri il Tour de l’Avenir, forse la corsa più importante del calendario internazionale under 23. Si è aperta con un prologo che serviva per scaldare le gambe e iniziare a togliere il velo sulle prime sensazioni in corsa, infatti questa prima prova non sarà valevole per la classifica generale. Oltre al prologo i giovani ciclisti dovranno affrontare otto prove in linea ed una cronometro a squadre, alla quinta tappa.
La nazionale, guidata da Marino Amadori, schiera una selezione agguerrita e pronta a dare battaglia a tutti. Da una parte la sfortuna ha colpito gli azzurri, con le defezioni di Frigo e Germani. Dall’altra c’è chi ritrova il sorriso o almeno ci prova. E da questo Tour de l’Avenir vuole riprendersi un po’ di fortuna e qualche risultato: Alessio Martinelli.
Martinelli ha vinto la sua seconda gara da professionista, ad Alanya (foto Bardiani & Yucelcakiroglu – Velo Alanya) Martinelli ha vinto la sua seconda gara da professionista, ad Alanya (foto Bardiani & Yucelcakiroglu – Velo Alanya)
Una lunga estate
Il corridore della Bardiani CSF Faizanè, classe 2001, ha avuto una stagione a due facce: all’inizio dei buoni risultati in Turchia (in apertura al Tour of Antalya, ndr), avevano dato fiducia e morale per lavorare con maggiore convinzione. La seconda parte è stata invece costellata di problemi, tanto che per un infortunio aveva dovuto saltare il Giro d’Italia under 23, dove era atteso con i gradi di capitano.
«E’ stato un avvicinamento disastroso – dice con serenità Martinelli – ho avuto anche l’influenza. Nelle gare non riuscivo a dare il meglio di me, tanto che non ero molto fiducioso. Poi Amadori mi ha portato in ritiro a Sestriere e da lì ho iniziato ad avere sensazioni via via migliori. Marino lo ha visto e così ha deciso di portarmi qui all’Avenir. Dopo i problemi fisici che ho avuto al Giro dell’Appennino, mi sono fermato 3 settimane.
«E’ stato come fare la pausa invernale, solo che farla a metà stagione non è il massimo. Al termine del periodo di recupero ho iniziato a fare allenamenti molto lunghi con settimane impegnative ed intense. A queste si sono aggiunte delle gare per riprendere il ritmo. Le due settimane del ritiro a Sestriere sono state fondamentali per riprendere la gamba».
Il Giro dell’Appennino chiuso al 7° posto è costato caro a Martinelli, che per un problema fisico è stato poi fermo per 3 settimane Il Giro dell’Appennino chiuso al 7° posto è costato caro a Martinelli, che per un problema fisico è stato poi fermo per 3 settimane
Step dopo step
L’avvicinamento di Martinelli al Tour de l’Avenir è stato lento, una scalata fatta passo dopo passo. Il corridore lombardo è passato anche da gare importanti come il Giro della Valle d’Aosta.
«Il Valle d’Aosta non sono riuscito a finirlo – racconta – anche se mi stavo sentendo sempre meglio, giorno dopo giorno. La tappa del ritiro è stata proprio sfortunata, ho cambiato la bici sei volte. Mi si sono scaricate due volte le batterie del cambio, la prima volta proprio ad inizio tappa, così mi sono fatto quasi 100 chilometri da solo, è stata una giornata molto dura. Da lì siamo andati direttamente in ritiro con la nazionale. La prima settimana è stata di recupero, arrivavamo quasi tutti dal Valle d’Aosta.
«Nella seconda settimana abbiamo fatto 24 ore di allenamento complessive, con una giornata di sei. Abbiamovisionato anche le ultime tre tappe dell’Avenir. Sono tutte dure, con tante salite lunghe, come il Col de Madeleine, l’Iseran… Si avvicinano a quelle che sono le mie caratteristiche, vedremo le risposte che avrò dal mio fisico».
Alessio Martinelli, il secondo da destra, riparte fiducioso dal Tour de l’Avenir, scoprirà la sua condizione tappa dopo tappa Alessio Martinelli, a destra, riparte fiducioso dal Tour de l’Avenir, scoprirà la sua condizione tappa dopo tappa
In attesa di risposte
L’opportunità di correre il Tour de l’Avenir dopo una seconda parte di stagione non proprio fortunata è una grande chance. Martinelli ha le caratteristiche per fare bene ed il cittì Amadori lo sa.
«Non so ancora come sto, non voglio prendermi responsabilità – dice mettendo le mani avanti per il momento Martinelli – sarà una corsa molto lunga. La cosa buona è che si riusciranno a capire le sensazioni, ci saranno delle tappe mosse che toglieranno tutti i dubbi. La caduta del Sestriere non ci doveva essere, è stata una grande sfortuna, abbiamo perso due uomini importanti. Gli imprevisti accadono, i corridori che sono qui sono forti e la squadra è pronta. Delle otto tappe in linea che ci attendono le prime saranno abbastanza facili.
«Ci sarà la grande incognita meteo, che qui (a La Roche Sur Yon, nella regione della Loira, ndr) è molto variabile, bisognerà curare il vento. le ultime 4 tappe sono belle dure. La quarta e la sesta frazione saranno mosse, con molti muri di 2-3 chilometri, e tirerò, insieme alla squadra, le prime somme. Non ho paura a prendermi le mie responsabilità in caso dovessi stare bene, come non avrò problemi nel mettermi a disposizione dei compagni in caso contrario».
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