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Attento e motivato, Belleri studia e punta ai pro’

25.02.2023
6 min
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Senza girarci troppo attorno, questa stagione per Michael Belleri può rappresentare il definitivo trampolino di lancio per guadagnarsi una chiamata tra i professionisti. D’altronde il 23enne bresciano di Polaveno la categoria superiore l’ha assaggiata l’anno scorso con una ventina di gare nel calendario della sua Biesse-Carrera.

Per passare “di là” Belleri sa di essere ormai nella formazione giusta e di poter contare su due diesse preparati come Milesi e Nicoletti. Ed è altrettanto consapevole che dovrà dare un seguito alle ultime due annate in cui ha dimostrato di saper vincere. I sigilli ottenuti nel 2022 a Castelfidardo (stessa gara vinta anche l’anno prima) e a Parabiago sono una parte del biglietto da visita che vorrebbe completare nei prossimi mesi aggiungendo una maggiore continuità. Come ci ha detto lui, sa a chi ispirarsi e quale potrebbe essere il suo ruolo. Tutti spunti utili che prende leggendo gli approfondimenti dei corridori sul web.

Michael com’è andato l’inverno?

Con la squadra abbiamo fatto circa venti giorni di ritiro in Spagna a Denia. Le sensazioni sono buone e mi sembra di stare bene. Anche gli ultimi allenamenti in vista delle prime gare (debutto stagionale oggi alla San Geo, ndr) hanno dato buoni riscontri. Mi sento pronto, anche se proprio queste prime gare sono sempre delle incognite. Non mi preoccupo se non andranno secondo i piani, non mi esalterò troppo se andranno bene. Quest’anno voglio fare più attenzione a certi aspetti.

Avverti un po’ di pressione quindi?

Quella c’è sempre, ma me la metto da solo. Da parte di squadra e staff non ne ho, loro mi supportano sempre e in tutto. Diciamo che essendo al secondo anno elite, voglia e motivazioni non mi mancano. Cercherò di essere regolare. Poter passare pro’ con cinque vittorie o nessuna onestamente mi cambia poco. Certo vincere aiuta sempre, ma guardate Colleoni, mio ex compagno, che nel 2020 fece sei secondi posti. Oppure Busatto l’anno scorso che ne fece otto. Da dilettanti non hanno mai vinto, ma si sono meritati un contratto in formazioni importanti, facendo in totale una marea di piazzamenti nei cinque. Sono due esempi che vorrei seguire.

Sei un corridore che va bene sugli strappi e col colpo da finisseur. Quali altre caratteristiche hai?

Sono più a mio agio sui percorsi misti, ma anche su salite medio-lunghe riesco a tenere piuttosto bene chi è più scalatore di me. Nel 2021 avevo fatto decimo sul Monte Grappa a 50” dal vincitore. Dovrei lavorare molto di più sugli sprint perché spesso si arriva in gruppetto ed è fondamentale avere uno spunto veloce. Le mie prerogative principali però sono tirare per i compagni o andare in fuga. Sono le cose che mi riescono meglio. Non ho paura di prendere vento in faccia.

Queste sono qualità sempre molto apprezzate dalle squadre professionistiche.

Lo so, infatti. L’anno scorso su venti gare disputate con i pro’, in sette sono andato in fuga. Su tutte ricordo quella alla Agostoni con 140 chilometri all’attacco con altri corridori. Oppure quando nel 2021 ho corso il Giro di Toscana con la nazionale ed ho aiutato De Marchi, il nostro capitano, a prendere una delle ultime salite davanti. Lui arrivò secondo e a fine gara venne da me a dirmi «Bravo giovane». Fu una grande soddisfazione. E’ anche da quel momento che ho pensato che io tra i pro’ potrei e saprei essere adatto come gregario.

E dal punto di vista tattico invece come se la cava Michael Belleri?

Sto imparando a gestire le energie fisiche e mentali. Spesso spreco molto. L’anno scorso a maggio a Monte Urano ho fatto terzo dietro Raccani e Lucca, ma Marco (il diesse Milesi, ndr) era arrabbiatissimo con me. Mi ha dato dei nomi (sorride, ndr), perché quel giorno avevo vinto tutti i traguardi volanti e i gpm, non mi ero risparmiato, ma avevo buttato via la corsa. Due settimane dopo sono tornato nelle Marche con Dario (l’altro diesse Nicoletti, ndr). Lui, memore di quell’episodio, mi ha detto che mi avrebbe indicato dalla radio quando muovermi nel finale.

E come è andata?

Bene, ha avuto ragione lui, perché ho vinto. Quest’anno dovrò seguire meno il mio istinto. Ho capito dove sbagliavo. Insomma, andrò sempre all’attacco, ma usando molto di più la testa.

Nel 2022 Belleri ha indossato la maglia della nazionale ai Giochi del Mediterraneo (foto instagram)
Nel 2022 Belleri ha indossato la maglia della nazionale ai Giochi del Mediterraneo (foto instagram)
Appunto, cosa ti hanno detto i tuoi due tecnici durante il ritiro?

Marco e Dario mi hanno responsabilizzato molto. Sono alla quarta stagione in Biesse-Carrera e sono uno dei più “vecchi” assieme a Belletta, arrivato quest’anno. Mi chiedevano consigli sulle strade da fare e sui miei compagni, lasciandomi anche qualche libertà in più in allenamento. Questo è un aspetto che mi dà morale perché Marco e Dario se ne intendono. Se fanno così significa che hanno visto qualcosa in me che posso trasmettere agli altri.

Da dove nasce questa esperienza?

Sono tutte cose imparate sulla strada e rubando qualche trucco del mestiere agli altri corridori, leggendo tutti i vostri articoli, specie quelli sulla preparazione. Vi confesso, anche se ve ne sarete accorti dalle mie “reazioni social” sotto i vostri profili (sorride nuovamente, ndr), che mi piacciono tutti e mi aiutano a trarre un vantaggio.

Nel 2022 Belleri ha disputato venti gare in mezzo ai professionisti (foto instagram)
Nel 2022 Belleri ha disputato venti gare in mezzo ai professionisti (foto instagram)
Questo ci fa davvero piacere Michael, ma non distraiamoci che il 2023 agonistico è iniziato! Che programma avrai?

Andiamo avanti… (piccola risata e breve silenzio, prima di tornare serio, ndr). Indicativamente dovrei fare lo stesso calendario della passata stagione. Correremo in mezzo ai pro’ a Laigueglia, Larciano, Per Sempre Alfredo, Giro di Sicilia ed altre che vedremo più avanti. Per una di queste un piccolo obiettivo però ce l’ho. Mi piacerebbe vincere o andare molto forte al Città di Brescia, la corsa che si disputa in notturna. Non è proprio adatta a me però per me è la gara di casa, o meglio dei sogni. Le luci, il pubblico e il tifo rendono l’atmosfera magica come se fosse uno stadio o una kermesse delle stelle.

Andrea D’Amato riparte dalla Biesse-Carrera

23.02.2023
6 min
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Andrea D’Amato, classe 2002 e nato a Stradella era sparito dai radar. Dopo un 2021 di qualche lampo interessante, la scorsa stagione alla Carnovali-Rime si è rivelata una sorta di inatteso buco nero, ma adesso il pavese riparte con la Biesse-Carrera.

Nel palmares di Andrea brillano tre successi nel finale del 2021 (Coppa d’Inverno, Sannazzaro de’ Burgundi, Giro del Medio Po) e un sesto posto alla prima tappa della Adriatica Ionica Race 2021. Ora, alla corte di Milesi e Nicoletti la volontà di tornare a spingere sull’acceleratore è tanta, considerando che è ancora un U23.

Alla presentazione ufficiale del team 2023 (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Alla presentazione ufficiale del team 2023 (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Nel 2022 ti abbiamo visto poco, cosa è successo?

Speravo in un 2022 come l’anno decisivo per un salto di qualità importante, dopo una bella stagione 2021. Era stato un anno di quelli buoni, dove ho fatto un gran finale di stagione con diverse vittorie e piazzamenti in corse con un alto livello qualitativo di partecipanti, considerando inoltre che in estate ho fatto anche la maturità che qualche energia te la porta via. Invece il 2022 è stato un disastro fin dagli inizi.

Perché?

Non riuscivo a trovare la giusta quadra. Mi sono sottoposto a diversi esami, controlli e anche ritiri, nonostante facessi una vita da atleta in tutto e per tutto. Ero senza forze, sempre stanco e debole. Era demotivante trovarsi in gara e perdere le ruote nei tratti pianeggianti. Mi è stato diagnosticato il Citomegalovirus e mi sono fermato un mese tra la metà e la fine della primavera. Sono stato obbligato, ma ormai molte corse erano compromesse.

Un inverno intenso per D’Amato, tra bici e palestra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Un inverno intenso per D’Amato, tra bici e palestra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Quando sei tornato in sella?

Ho ricominciato ad allenarmi ad inizio giugno, con calma, ma ho sentito anche il bisogno di cambiare molte cose. Sono partito da un nuovo preparatore, che mi segue tutt’ora alla Biesse-Carrera: Marco Maggi e già da fine luglio sentivo che potevo tornare a spingere.

Eppure tra l’estate ed il finale di stagione le tue presenze sono state sporadiche.

Purtroppo non ero convocato per le corse che potevano diventare una buona vetrina. Ero inserito nell’organico per competizioni di secondo piano. Correndo poco, ho fatto fatica anche a trovare il ritmo gara ed essere competitivo. Ho deciso di chiudere la stagione in anticipo, fare un reset e ripartire.

Francesco Galimberti al centro, Andrea D’Amato a destra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Francesco Galimberti a sinistra, Andrea D’Amato a destra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
In questo periodo è nata la decisione di passare alla corte di Milesi?

A inizio estate, più o meno a luglio mi sono arrivate diverse offerte, una motivazione per allenarmi con impegno e crederci fino in fondo. Quella di Milesi e Nicoletti con la Biesse-Carrera mi ha dato qualcosa in più rispetto alle altre. Tanta fiducia prima di tutto, un calendario ben strutturato e un team che permette di avere una notevole visibilità.

Avete cominciato il 2023 con un ritiro in Spagna, come è andata?

Abbiamo fatto 20 giorni di ritiro. Un training camp lungo, tosto e davvero bello. E’ stata una prima volta, ma anche una grande occasione per stare con i compagni, di lavorare in un certo modo e di mettere tanti tasselli al posto giusto.

Come vi siete allenati in Spagna?

Siamo partiti calmi i primissimi giorni, con l’obiettivo di sfruttare appieno le tre settimane e non arrivare finiti gli ultimi 7 giorni. Il programma di massima che abbiamo eseguito era composto da tre giornate di carico e uno di scarico, con dei lavori d’intensità che sono aumentati gradualmente. Tanto lavoro al medio, ma abbiamo provato anche le volate con l’organizzazione del treno. Non abbiamo dimenticato dei lavori in palestra, attenzione che vorrei mantenere anche nel corso delle prossime settimane.

I lavori specifici eseguiti durante il ritiro si sono combinati in modo corretto con quelli del tuo preparatore?

Durante il training camp in Spagna ci siamo affidati completamente alle indicazioni di Milesi. Avere comunque dei direttori sportivi del calibro di Nicoletti e Milesi per noi significa molto.

Quali sono i programmi e gli obiettivi per il 2023?

Esordirò alla Coppa San Geo il 25 febbraio. Io punterò principalmente alle gare ondulate con dei finali allo sprint, situazioni dove riesco a far emergere le mie doti. Non sono uno scalatore. E prenderò parte al Giro di Sicilia ad aprile. Inoltre spero di poter prendere parte ad un collegiale della nazionale, durante la primavera.

Ci pensi ad una maglia azzurra?

Parecchio. Ci penso perché è motivo di orgoglio e sarebbe un trampolino di lancio di quelli importanti. Ci penso perché con la chiamata in nazionale potrei partecipare anche ad alcune corse di stampo internazionale e comunque una chiamata in maglia azzurra non è mai banale. E’ una di quelle cose che porti sempre con te. Forse ci sarei arrivato nel 2022, ma nulla è andato come doveva.

Un corridore forte in diversi contesti, che primeggia negli sprint (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Un corridore forte in diversi contesti, che primeggia negli sprint (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Ti senti sotto pressione?

Non molto. Mi sento che devo e posso dimostrare, devo ricambiare la fiducia e mi rendo conto che questo treno della Biesse-Carrera è decisivo per il prosieguo della mia carriera. Ma è pur vero che io ed i miei compagni siamo coscienti che alle spalle abbiamo un’ottima organizzazione.

Parlaci invece della bici, per te è una prima con i freni a disco su strada?

Esatto, ma non è una prima assoluta per via della mia passione per la Mtb. Ho iniziato ad usare la bici da strada con i dischi da metà novembre. E’ una Carrera SLR AirPro ed molto più rigida rispetto a quella che avevo l’anno passato con i freni tradizionali. Alla rigidità del mezzo si aggiunge anche il manubrio integrato Ursus, che non fa altro che aumentare la rigidità. Mi piace questo dettaglio e mi aiuta a tirare la bici durante gli sprint ed i rilanci. Abbiamo le ruote Ursus, in gara con i tubeless, in allenamento con le camere d’aria.

Torneresti indietro, oppure il mezzo è divertente?

No, non tornerei indietro. Io e anche diversi compagni che utilizzano il freno a disco per la prima volta, ci siamo resi conto di quanto cambia il modo di frenare e quel vantaggio di frenare all’ultimo senza perdere di velocità. Tutto il pacchetto è divertente e veloce.

Milesi e il primo Rota: crescita attesa, ma non scontata

19.11.2022
5 min
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Chissà se il suo direttore sportivo da dilettante si sarebbe mai immaginato di vederlo un giorno così in alto. Parliamo di Marco Milesi, ex tecnico di Lorenzo Rota. Il lombardo è stato il corridore italiano che in questa stagione è più cresciuto. Il suo exploit lo ha portato anche ad essere il miglior italiano nella classifica Uci. Lo ha “battuto” al colpo di reni Matteo Trentin, con il buon finale di stagione.

Però Lorenzo è stato colui che più è salito nel ranking. E’ passato dalla 463ª posizione del 2020, alla 109ª del 2021, fino alla 48ª di quest’anno. Eppure l’atleta oggi in forze alla Intermarché Wanty Gobert non ha avuto una prima parte di carriera facile, facile. Anzi… Anche Visconti qualche giorno fa ha ricordato le sue vicissitudini. 

Marco Milesi ha diretto Rota per due stagioni (2014-2015), poi Lorenzo è passato subito con la Bardiani
Marco Milesi ha diretto Rota per due stagioni (2014-2015), poi Lorenzo è passato subito con la Bardiani

Passaggio difficile

Proprio con Milesi, che ha diretto Rota alla Trevigiani, cerchiamo di tracciare meglio un profilo di questo ragazzo. 

«Lorenzo è di Bergamo come me – racconta Milesi – me lo avevano segnalato quando era uno junior. Me ne aveva parlato Dino Zambelli, che è uno dei nostri sponsor. Lui è appassionato e mi disse: “Marco, segui questo ragazzino perché è forte, forte…”. Ho visto i suoi risultati, i suoi test e tutto sommato è stato anche facile prenderlo perché lui voleva correre in Trevigiani. In quell’infornata c’erano anche Simone Ravanelli e Simone Consonni. Erano bel gruppetto».

Visconti ci aveva parlato di un atleta dedito al lavoro, un generoso. E i racconti di Milesi non fanno altro che confermare le parole del siciliano.

«Ricordo un ragazzo determinato che lavorava sodo. Magari con me ha vinto poco, però se guardavi gli ordini di arrivo, c’era sempre. Aveva una grande costanza di rendimento».

Con uno sprint potente Lorenzo Rota, ha vinto questa estate la 2ª tappa dello Sazka Tour. Un successo che dà fiducia
Con uno sprint potente Lorenzo Rota, ha vinto questa estate la 2ª tappa dello Sazka Tour. Un successo che dà fiducia

Nel giusto team

Eppure nonostante tutto Milesi non si aspettava che Rota arrivasse tanto in alto.

«Lorenzo – spiega Milesi – ha avuto un passaggio a vuoto nel momento in cui è arrivato tra i pro’ e se vogliamo nei primi anni a seguire. Però è anche vero che è passato giovanissimo e non tutti all’epoca facevano il salto così presto. Col tempo è riuscito a trovare la squadra giusta. Le qualità non gli mancavano e di conseguenza ha fatto il salto di qualità.

«In Intermarché ha trovato l’ambiente giusto. Parlando con Piva, mi dice che sono contenti di lui. Sono soddisfatti, gli danno fiducia e lui la sente. Poi adesso si è sbloccato e andrà ancora meglio. Potrebbe anche passare in un team più forte, ma non è così sicuro che se vai in una squadra più grande puoi trovare la stessa buona situazione.

«Sinceramente non me lo aspettavo questo exploit, ma non perché come ho appena detto non avesse le qualità. Ma perché per come gli si era messa la carriera, con quelle stagioni così, così… Era difficile riprendersi, specie per un ragazzo giovane come lui. E’ stato un po’ come Cattaneo, che ha avuto 2-3 anni di passaggio a vuoto. E mettersi in mostra a questi livelli è tosta».

Una bravo doppio dunque a Rota: per le qualità okay, ma anche e soprattutto per la tenacia dimostrata, per il non abbattersi.

La grinta di Rota sotto la pioggia al Coppie Bartali 2015 con la maglia della Unieuro Wilier Trevigiani
La grinta di Rota sotto la pioggia al Coppie Bartali 2015 con la maglia della Unieuro Wilier Trevigiani

Tenacia nel Dna

E la tenacia di Rota è emersa presto, al secondo anno da U23, al Giro delle Pesche Nettarine, signora corsa a tappe di una decina di anni fa. Filippo Ganna fece fuoco e fiamme in pianura per far vincere i suoi velocisti sparigliando le carte nella frazione finale. Ci fu il caos e ci fu in una tappa che su carta doveva essere tranquilla. Lorenzo rimase guardingo, superò il trabocchetto ed ebbe la meglio.

«Lorenzo non mollò mai – ricorda Milesi – fu un duro. Restò sempre davanti e alla fine senza vincere una tappa conquistò la corsa. Questa sua tenacia mi colpì. Sapevo che aveva qualità, ma quella corsa ne fu la prova concreta. Specie con quel parterre».

E la tenacia paga e porta miglioramenti. Miglioramenti che per Milesi non sono finiti: Rota ha dei margini.

«Per me ne ha – spiega il tecnico della Biesse-Carrera – e li ha anche per come si gestisce. Lui deve puntare sulle corse di un giorno. Vedo che dopo le corse a tappe, soprattutto dopo i grandi Giri riesce ad andare forte. Ha un cambio di marcia notevole. Senza contare che può migliorare ancora sul fronte delle prestazioni, vista la sua maturità da pro’».

In fuga al Giro verso Genova. Per Milesi, Rota si sa ben gestire anche nei grandi Giri: ne esce con una buona condizione
In fuga al Giro verso Genova. Per Milesi, Rota si sa ben gestire anche nei grandi Giri: ne esce con una buona condizione

Obiettivo velocità

In tal senso Rota ha già dichiarato di volere tornare a lavorare sullo spunto veloce. In salita è migliorato parecchio, ma ora vuole riprendersi quella sua caratteristica.

«Se migliora ancora un po’ sullo spunto, va bene – conclude Milesi – ma sempre tenendo in salita. Se chiude quel piccolo gap in volata diventa “tanta roba”. In salita quando è in condizione non lo stacchi tanto facilmente. Io lo avevo allenato su queste caratteristiche: salite brevi e velocità. Non volevo snaturarlo perché aveva la tenacia di tenere in salita. Era ed è esplosivo.

«Anche per questo lo vedo bene in corse come Amstel Gold Race o Freccia Vallone. E’ uno scattista ideale per quegli arrivi brevi e duri. Anche se poi ha dimostrato di andare forte anche a San Sebastian che è più da scalatori».

Barbin in ammiraglia con gli juniores della Biesse: «Aiuterò Milesi»

28.10.2022
6 min
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Nell’ultimo periodo non si è fatto mancare nulla. L’agenda dei suoi impegni per il 2023 si è infittita e la sta già organizzando al meglio per incastrare tutto. In ordine cronologico l’ultimo incarico di Enrico Barbin è quello di diesse degli junior della Biesse-Carrera.

Una investitura avuta da Marco Milesi, tecnico della formazione continental e suo mentore ai tempi della Trevigiani. E lo spunto per sentirlo ce lo ha dato proprio lui durante l’ultima intervista. Prima però per il trentaduenne bergamasco Barbin – che ora fa il rappresentante commerciale e il regolatore in moto alle corse di Rcs Sport – ci sono stati tempo e voglia di laurearsi in Scienze Motorie, prendere il terzo livello da allenatore e diventare direttore di gara.

Dal 2023 Barbin sarà il secondo diesse degli junior della Biesse Carrera
Dal 2023 Barbin sarà il secondo diesse degli junior della Biesse Carrera
Enrico, ti possiamo definire una persona multitasking o completo, come si dice per i corridori?

In un certo senso sì, è la vita del libero professionista (sorride, ndr). In realtà sono molto curioso e mi è sempre piaciuto restare informato sulle cose che mi interessano. Penso che siano tutte competenze che potranno tornarmi utile. Con gli studi avevo iniziato gli ultimi anni in cui correvo da pro’ (è stato sempre in Bardiani, dal 2013 al 2019, ndr) poi col Covid, visto che era una università online, ne ho approfittato per conseguire la laurea. Nel frattempo sono diventato direttore sportivo e di gara. Quest’ultima figura l’ho voluta prendere per aiutare l’UC Osio Sotto, la società del mio paese con cui collaboro, che organizza una decina di gare l’anno tra tutte le categorie giovanili.

Come farai con la formazione degli junior?

Sarò il vice di Renato Galli. Ho già anticipato a loro che non sarò sempre presente. Da un anno e mezzo lavoro con Alka Sport. Ho tutta la Lombardia e qualche altra provincia extra. Stiamo spingendo molto su maglie con materiali rifrangenti, su maniche e retro ad esempio, per essere più visibili agli automobilisti. E dal 2023 forniremo il materiale proprio alla Biesse-Carrera. In ogni caso so già che posso organizzarmi le giornate in funzione alle necessità di lavoro e squadra.

Marzo 2012, Sovizzo. Barbin vince la Piccola Sanremo guidato in ammiraglia da Milesi (foto Scanferla)
Marzo 2012, Sovizzo. Barbin vince la Piccola Sanremo guidato in ammiraglia da Milesi (foto Scanferla)
Il tuo ruolo è già stato definito?

Di base seguirò la preparazione atletica di tutti i ragazzi, sempre confrontandomi con Renato. Avrò più sott’occhio Alessandro Milesi, il figlio di Marco, e Quadriglia che sono i due allievi che arrivano proprio dall’UC Osio Sotto. Però alla fine riuscirò a vedere anche gli altri perché la sede della squadra è a Ghedi, dove c’è anche quella del lavoro. Quindi sono convinto che riuscirò a combinare bene tutto.

Cosa sai della categoria junior?

Tutto e nulla allo stesso tempo. Mentre sto imparando a conoscere bene i ragazzi della squadra. Qualcuno può pensare che sia facile guidare una categoria giovanile ed invece non è così. Abbiamo a che fare con ragazzi di 17/18 anni che vanno a scuola, che devono sapersi gestire nei loro impegni e nei loro problemi. Stanno crescendo come persone e atleti. E non tutti vanno dello stesso passo. Lo sviluppo fisico e la maturazione sono due fattori importantissimi da tenere in considerazione. La mia idea è quella di cercare di trovare un programma ad hoc per ogni nostro ragazzo in virtù della scuola e delle sue caratteristiche. Non sarà facile ma ci proverò. Poi c’è un’altra questione da non sottovalutare.

Quale?

Dal 2023 gli junior correranno col rapporto libero. Andrà gestita molto bene questa cosa. Non possiamo pensare che i nostri sei primi anni che tiravano il 52×16 tra gli allievi possano far girare, ad esempio, il 53×12 senza problemi. Useranno certi rapporti solo quando saranno pronti. Forzare a farlo sarebbe solo controproducente.

Che tipo di diesse vorresti essere?

Non avendolo mai fatto prima non mi sono mai immedesimato. Però vorrei essere un tecnico che ha un rapporto alla pari con i suoi corridori. Magari essendo ancora piuttosto giovane mi vedono più vicino a loro e potrebbe essere un vantaggio stabilire il contatto. Vorrei che i ragazzi fossero sinceri e trasparenti con me, nel bene e nel male senza timore reverenziale. Ecco, il mio modello è Marco Milesi. Con lui ho un grandissimo rapporto, nato proprio quando ero alla Trevigiani. Tutti lo ascoltano. Con i ragazzi si pone bene. E’ uno incisivo, sia quando ti deve dire le cose belle sia quando ti fa le osservazioni o ti deve riprendere. Mi piace anche Dario Nicoletti. Loro due fanno una bella coppia di diesse.

Cosa pensi di portare di tuo?

La mia esperienza da corridore, avendo smesso da poco, tornerà buona. Trasmetterò loro tutto quello che ho imparato dai vari diesse che ho avuto nella mia carriera. Ma vorrò far capire ai ragazzi che ci vuole sempre il piano B nel ciclismo. Purtroppo non tutti passano professionisti, quindi bisogna curare gli studi. Su questo sarò abbastanza puntiglioso. I ragazzi devono comprendere che non vale la pena trascurare la scuola per fare un allenamento in più o per un piazzamento in più. Così come voglio insegnare che è importante fare gruppo e stare bene fra di loro. Perché lo sport è anche una esperienza di vita.

Barbin è stato pro’ con la Bardiani dal 2013 al 2019 con una vittoria. Dieci invece quelle ottenute da dilettante
Barbin è stato pro’ con la Bardiani dal 2013 al 2019 con una vittoria. Dieci invece quelle ottenute da dilettante
Tra gli junior tutti vogliono trovare il nuovo Evenepoel a suon di risultati. Tu come la pensi?

Ci devi nascere come Remco altrimenti nulla, non lo puoi costruire. Vincere piace a tutti e fa bene allo sponsor che poi investe nuovamente. Ma non si possono spremere i ragazzi in queste categorie perché si perdono. Ci vuole un compromesso però alla base di tutto deve esserci tanta pazienza. Quest’anno sarei contento se i miei ragazzi crescessero gradualmente nelle prestazioni. Che poi portano ai risultati. Mi andrebbero bene altre soddisfazioni. Per i secondi anni sarei altrettanto contento se riuscissero a passare nella nostra continental. La filiera è fatta anche per questo motivo.

Sono tutti pronti per il WorldTour? Il caso di Conca

21.10.2022
4 min
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Per uno di quei collegamenti involontari che si creano quando parli spesso con corridori e di corridori, dopo aver letto il pezzo di ieri sulla scelta di rapporti di Filippo Conca, la chiamata a Marco Milesi per farsi raccontare la Biesse-Carrera del 2023 è diventata lo spunto per un altro tema. Si può dire davvero, come ha fatto Basso, che a Colleoni e Conca avrebbe fatto bene correre due anni all’Androni anziché rompere il primo contratto e andare alla Bike Exchange e alla Lotto Soudal? Passare diretti nel WorldTour è sempre la scelta migliore?

I due ragazzi lombardi hanno ottenuto le cose migliori fra gli under 23 proprio con Milesi ed è sotto gli occhi di tutti che il loro adattamento nel WorldTour sia stato finora laborioso. E mentre Colleoni ha firmato a gennaio il rinnovo con il team australiano prolungandolo di un anno, Conca ha chiuso i due anni alla Lotto con una buona Vuelta (foto di apertura) e passerà alla nuova Q36.5 con Missaglia come direttore.

Colleoni e Conca (qui a Laigueglia alle spalle di Giordani) hanno corso con la Biesse-Arvedi fino al 2020
Colleoni e Conca (qui a Laigueglia alle spalle di Giordani) hanno corso con la Biesse-Arvedi fino al 2020
Marco, sarebbero stati davvero meglio in una professional?

Conca sicuramente. Alla Lotto non ha trovato il suo ambiente. Io ho corso in Belgio e se non entri nel loro clima, ti trovi davanti a un muro. Con Missaglia invece potrebbe tornare il Conca che attacca e che in alcune tappe si è visto alla Vuelta.

Non si poteva prevedere che alla Lotto non avrebbe trovato il suo ambiente?

Diciamo che è stato un anno particolare, perché non avendo risultati erano tutti nervosi e alla fine sono retrocessi.

Mentre Colleoni?

Kevin potrebbe dare di più e glielo dico sempre. Ha qualità. Ma nelle WorldTor ci sono altre regole e la corsa spesso è bloccata attorno al capitano. Le uniche occasioni che hai di fare la corsa sono quando non c’è un leader, come per Conca alla Vuelta. Se non hai le gambe e la testa per emergere subito, puoi scegliere di fare il gregario di lusso, altrimenti finisci ai margini.

Colleoni ha esteso il contratto con la Bike Exchange, ma secondo Milesi può fare molto di più
Colleoni ha esteso il contratto con la Bike Exchange, ma secondo Milesi può fare molto di più
Possibile che non ci sia nessuno che ti segua e ti metta nelle condizioni di emergere?

Difficilmente trovi un direttore sportivo che lo faccia, per andare in certe squadre devi essere grandicello. Uno è Davide (Bramati, ndr), ma ce ne sono pochi che danno la scossa ai giovani. Gli altri ti dicono che va bene finché va bene il capitano.

Nel 2023 qualche tuo corridore passerà professionista?

Spero Ciuccarelli con Savio, pare che alla fine riusciranno a fare la squadra. Poi Foldager, che ha firmato con la Bike Exchange dal 2024, quindi farà ancora un anno con noi. Garosio va alla Eolo-Kometa. Invece Svrcek da luglio è alla Quick Step e in Slovacchia è andato anche bene. Peccato si sia rotto la clavicola sul più bello: di fatto non lo abbiamo mai visto.

Sarete ancora Biesse-Carrera-Premac?

Esatto. In più gli sponsor tecnici hanno rinnovato tutti subito, alcuni hanno chiesto un contratto triennale. Evidentemente come immagine abbiamo lavorato bene. Sono arrivati D’Amato e Arrighetti. Abbiamo preso Rinaldi che correva nella Swiss Racing Academy di Cancellara. Ho parlato con Fabian e non sono riusciti a inserire nella Tudor tutti i giovani e mi pare che abbia un bel motore. E poi viene su qualcuno dal vivaio.

Dopo le due vittorie 2021, Ciuccarelli aveva firmato con la Drone Hopper: la squadra si farà?
Dopo le due vittorie 2021, Ciuccarelli aveva firmato con la Drone Hopper: la squadra si farà?
Prosegue il team juniores?

Certo ed è anche un bel gruppo, con gli stessi sponsor della continental. Questo ci permette di prendere allievi interessanti. Abbiamo 11 juniores con 2 campioni italiani e uno di questi, fatemelo dire, è mio figlio Alessandro. E con l’arrivo di Enrico Barbin che affiancherà Renato Galli, riusciremo a seguirlo bene.

Barbin che hai avuto anche come corridore…

Alla Trevigiani, per tre anni, nello stesso periodo di Mattia Cattaneo. Con me ha vinto il Liberazione e il De Gasperi, parliamo la stessa lingua.

Ellena (e Savio) ci dicono perché hanno preso Ciuccarelli

24.06.2022
4 min
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«Me lo aveva segnalato Massimo Rabbaglio e poiché lui stesso mi aveva proposto a suo tempo Simone Ravanelli, ho deciso di prenderlo lo scorso inverno». Va dritto al punto Gianni Savio, quando parla di Riccardo Ciuccarelli.

Il ragazzo, che adesso è nella fila della Biesse-Carrera, passerà alla Drone Hopper-Androni a fine stagione. 

«L’ho seguito poi in queste stagioni. Ricordo la sua vittoria ad Andalo al Giro d’Italia U23 dello scorso anno. Lo considero un buono scalatore e per questo l’ho ingaggiato. In più è un ragazzo che mi sembra, e mi dicono, abbia dei margini».

Da sinistra: Marco Milesi, Riccardo Ciuccarelli e Gianni Savio, al momento della firma del contratto lo scorso inverno
Da sinistra: Marco Milesi, Riccardo Ciuccarelli e Gianni Savio, al momento della firma del contratto lo scorso inverno

Ecco Ciuccarelli

Per conoscere meglio Ciuccarelli dal punto di vista tecnico ne abbiamo parlato anche con Giovanni Ellena, diesse della Drone Hopper-Androni, che nel giorno del Fauniera era venuto a far visita al suo futuro corridore.

«Confermo – dice Ellena – che a segnalarcelo è stato Rabbaglio, ma anche Andrea Noè, nei quali abbiamo fiducia. Lo scorso inverno, quando decidemmo di prenderlo, lo abbiamo lasciato un altro anno nella categoria U23. Poi la sua squadra si è divisa e lui ha seguito Marco Milesi».

«Non abbiamo voluto farlo passare subito perché di questi tempi se ne sono visti tanti di errori. Ragazzi non maturi fatti passare precocemente. Buttati senza basi nella bolgia. Non volevamo questo per lui».

Eccolo con la maglia rosa verso santa Caterina Valfurva prima del blackout
Eccolo con la maglia rosa verso santa Caterina Valfurva prima del blackout

Primi approcci

«Per quel poco che l’ho visto dal vivo, di fatto il primo vero contatto lo abbiamo avuto al Giro U23, mi è sembrato un ragazzo tranquillo – spiega Ellena – Un ragazzo educato e che deve crescere anche nel fisico. Non mi è sembrato ancora del tutto sviluppato».

E questo senza dubbio è un buon segno, significa che quei margini di cui parlava Savio ci sono.

Ciuccarelli alla fine è stato il terzo degli italiani nella recente corsa rosa under 23. Ma se non avesse avuto il blackout in quel di Bormio, probabilmente sarebbe stato il primo e la top ten non gliel’avrebbe tolta nessuno, visto poi com’è andato nelle salite successive.

«In effetti – dice Ellena – mi ha detto che aveva accusato il finale del tappone di Santa Caterina Valfurva. Ma fino a quel momento era andato bene».

Ciuccarelli ha avuto problemi intestinali qualche chilometro dopo la discesa del Mortirolo. Sulle rampe della dura scalata valtellinese era stato bravissimo. Era stato a ridosso dei migliori. Poi forse non si è coperto bene in discesa e dopo Sondalo sono iniziati i guai.

«Beh – commenta Savio – se si scorda di chiudere la mantellina scendendo dalla Presolana un certo Gibo Simoni a 35 anni, con due Giri vinti, quando è quarto in classifica, di certo se lo può permettere un giovane come Ciuccarelli».

Come a dirgli: “Caro Riccardo stai tranquillo, tutta esperienza da mettere in cascina”.

A quel punto è stato Milesi stesso dall’ammiraglia a dirgli di mollare, visto che ormai la classifica generale era saltata. Meglio risparmiare qualcosa per le tappe future. E così ha fatto Ciuccarelli.

«Sul Fauniera – riprende Ellena – è andato bene. Ha fatto nono, ma poteva arrivare anche quinto. Se ben ricordo dal quinto al nono erano racchiusi nell’arco di una trentina di secondi.

«Per me Ciuccareli può essere un buono scalatore. Almeno così dice il suo fisico per ora. Ma chissà: magari mettendo su qualche etto, o meglio, qualche muscolo specifico, potrebbe essere bravo anche in pianura.

«Sul Fauniera, ai meno dieci, l’ho visto ben nascosto nel drappello della maglia rosa ed aveva una pedalata bella sciolta. Quel giorno ero a bordo strada e gli ho passato la borraccia».

Ciuccarelli è un classe 2000 e viene dalle Marche
Ciuccarelli è un classe 2000 e viene dalle Marche

La borraccia del Fauniera

E questa della borraccia è una piccola bella storia. Dopo essersi incontrati al via della tappa, in quel di Boves, Ellena e Ciuccarelli si erano salutati. Poi il saggio tecnico piemontese, forse per non mettergli addosso altra pressione, se ne era andato sulle rampe del Fauniera ad attenderlo, senza dirgli niente. Voleva vederlo in azione.

«Lui non sapeva che ci sarei stato e infatti quando gli ho passato la borraccia mi è sembrato un po’ stupito. Al mattino invece non mi aveva parlato molto. Non lo aveva fatto perché era molto concentrato sulla tappa che lo attendeva. E tutto sommato questa è una buona cosa».

«Ho seguito – conclude Ellena – qualche corsa under 23, poche a dire il vero visto che siamo sempre in giro, ma abbiamo i suoi allenamenti, i suoi file e vederlo dal vivo è stato importante. Non credo che farà dei test prima di fine stagione, anche perché oggi con tutti i file appunto che abbiamo, tra gare e allenamento, non ce n’è così bisogno. E non credo neanche che, salvo particolari necessità, farà delle gare con noi da stagista prima di fine stagione.

«Lo aspettiamo al primo ritiro». 

Svrcek ai box. La sfortuna rallenta il passaggio alla Quick Step

07.06.2022
5 min
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Nella ormai annosa diatriba di vedere passare professionisti troppo presto tanti giovani, a metà del guado c’è anche Martin Svrcek (in apertura, foto facebook Biesse-Carrera) che l’anno scorso ha dominato la categoria juniores in Italia col Team Franco Ballerini. Per lui si erano spalancate subito le porte dei big con un rapido passaggio intermedio tra gli U23.

Lo slovacco classe 2003 ha già in tasca un contratto con la Quick Step-Alpha Vinyl fino al 2024 e dal prossimo 1° luglio dovrebbe passare con la formazione belga e finora ha corso con la Biesse-Carrera, la squadra in cui è stato “parcheggiato”. Non un’operazione però come quella del Team UAE Emirates con Ayuso alla Colpack-Ballan l’anno scorso. A differenza dello spagnolo, per Svrcek oltretutto non è stato un periodo semplice, specie se di mezzo ci si mette anche la malasorte.

Caduta e clavicola rotta

Nemmeno il tempo di festeggiare l’unico squillo messo a segno lo scorso 14 maggio a Cerreto Guidi – un incoraggiante terzo posto ne “La Medicea” dietro Parisini del Team Qhubeka e Busatto della General Store – che una settimana dopo, al termine della prima prova della Due Giorni Marchigiana (vinta dal suo compagno Belleri), si rompe la clavicola cadendo mentre stava raggiungendo l’hotel.

Infortunio a parte, sulla prima parte di stagione del talento nativo di Neslusa c’erano diverse aspettative e noi abbiamo voluto sentire Marco Milesi, il suo diesse ed uno che ha le idee ben chiare sul come far crescere i giovani.

Marco, partiamo dalla fine. Come sta Martin?

E’ stato operato, aveva una frattura scomposta. Tutto l’intervento è stato seguito dallo staff medico della Quick Step, che ha portato il ragazzo in Belgio. Ora dovrà fare 4 settimane di recupero anche se si sta già allenando sui rulli. E’ stata una caduta stupida, a traffico ancora chiuso, dovuta ad una sua distrazione. Peccato perché stava iniziando a far intravedere le sue qualità.

Com’era andato fino ad ora?

Ha risentito del salto di categoria. Anche lui aveva la maturità però con qualche difficoltà in più perché è iscritto in un liceo in Slovacchia e praticamente sosteneva corsi e verifiche on line, attraverso le piattaforme attuali. Sin dai primi nostri ritiri in Spagna a gennaio, doveva studiare e collegarsi. Dal punto di vista mentale non era libero completamente, ma ci sta. Ne ho visti tanti, i primi anni vanno aspettati anche se arrivano con l’etichetta del campione.

In cosa deve migliorare e in cosa è già pronto?

Martin è un corridore forte, dotato di una grande fisicità ed esplosività. Ha caratteristiche da uomo da classiche perché è decisamente veloce e tiene bene su strappi e salite corte. E’ ancora ben strutturato, ma sono certo che con lo sviluppo fra qualche anno perderà qualche chilo e si definirà, magari puntando a gare più dure. Gli manca l’esperienza, chiaramente, in questi 5 mesi non siamo riusciti a capire pregi e difetti. Non lo abbiamo inquadrato del tutto…

Come mai?

Perché a dire il vero è stato prevalentemente seguito dai tecnici della Quick Step. Con noi ha fatto periodi corti e in pratica veniva solo a correre, mettendosi a disposizione dei compagni.

Certo che così diventa difficile far crescere un ragazzo…

Un po’ sì. Infatti anche a Bramati, che mi chiede sempre un parere su di lui, rispondo che posso dargli pochi riscontri. Anzi, forse sono loro che ne devono dare a noi (sorride, ndr). A parte questo, ci piacerebbe se potesse rimanere alla Biesse Carrera fino alla fine della stagione. Però so che ci sono equilibri contrattuali e non che devono essere rispettati. Vedremo quando rientrerà dall’infortunio.

Martin Svrcek impegnato al Giro di Sicilia, corsa a tappe in cui si è confrontato con i professionisti (foto instagram)
Martin Svrcek impegnato al Giro di Sicilia, corsa a tappe in cui si è confrontato con i professionisti (foto instagram)
Secondo te è una forzatura voler far passare tutti questi giovani?

Onestamente sì. Ritengo che ogni ragazzo abbia la sua crescita graduale, come ha detto Alfio Locatelli, che ho avuto come corridore alla Trevigiani, nella sua intervista di qualche giorno fa. Per me almeno tre anni nei dilettanti vanno fatti e poi puoi vedere cosa si ha in mano. Gente come Sagan, Pogacar ed Evenepoel sono eccezioni. Ci vuole un passaggio progressivo, come è stato per Colleoni, Cattaneo, Ballerini o Almeida. Tutti ragazzi che ho allenato, che avevano grande talento ma ciascuno con la sua maturazione. Ed ora sono grandi corridori.

C’è il rischio che queste generazioni corrano poco e in modo troppo intenso?

Per me sì. Dico da un po’ che i ragazzi di adesso difficilmente avranno carriere da 15 anni nei professionisti come ho fatto io o i miei ex compagni. Io avevo fatto 4 anni da dilettante passando a 24, con un bagaglio di esperienza piuttosto completo. Invece ora sono sotto stress da allievi, corrono troppo. Figuriamoci poi da junior e U23. Arrivano pro’ che sono già sfiniti o quasi. Questa è una tendenza pericolosa anche sotto il punto di vista psicologico. D’accordo volere il campione, ma saremmo contenti di avere tanti corridori che magari smettono a 28 anni? Non so, spero di sbagliarmi ma dobbiamo fare attenzione.

Foldager, danese d’Italia. In Biesse Carrera c’è un gioiello…

30.05.2022
5 min
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Le gare italiane per elite e under 23 sono sempre più ricche di corridori stranieri. Molti scelgono il nostro Paese per trovare la loro strada verso il professionismo e nelle ultime settimane in gruppo non si fa che parlare di Anders Foldager, ventenne della Biesse Carrera. Classico esempio di come spesso si debba guardare oltre ai risultati, cercando di capire quel che succede nelle corse. Il danese, pur non vincendo prove internazionali, è stato nella Top 10 di San Vendemiano e al Giro del Belvedere ma soprattutto ha fatto vedere una crescita di consapevolezza e di interpretazione delle corse che lo hanno fatto spiccare.

Marco Milesi, diesse della formazione lombarda, lo ha subito gettato nella mischia contro i professionisti, al Laigueglia e nella Per Sempre Alfredo e Foldager ha tenuto botta con carattere, senza farsi impressionare.

«Me lo aveva consigliato un mio amico della Trek – racconta – lo scorso anno aveva fatto già belle cose, si era messo in evidenza in montagna al Giro di Danimarca. Abbiamo organizzato un incontro e sentito quali fossero le sue aspettative. Lo abbiamo testato e abbiamo visto che era davvero forte, con valori importanti, così lo abbiamo preso».

Foldager Danimarca 2021
Foldager è nato a Skive il 27 luglio 2001. Si è messo in evidenza in salita al Giro di Danimarca 2021
Foldager Danimarca 2021
Foldager è nato a Skive il 27 luglio 2001. Si è messo in evidenza in salita al Giro di Danimarca 2021

Tifoso del Tour a 9 anni

«Ho sempre sognato di fare il corridore – racconta Foldager – ricordo che quando avevo 9 anni guardavo il Tour e dissi a mio padre che un giorno ci sarei stato anch’io fra quei ciclisti seguiti da tutto il mondo. Iniziai il mio cammino che prosegue tuttora».

Foldager ha dimostrato di essere un corridore completo, capace di emergere sugli strappi brevi, ma che tiene il passo anche sulle salite lunghe (anche se chiaramente va valutato nelle prove di alta montagna): «E’ particolarmente forte sui percorsi misti – riprende Milesi – ma ha anche un buon spunto veloce e tiene bene sulle salite di 5-6 chilometri. Poi parliamo di un ventenne, che ha ampi margini di crescita».

Come viene gestito? «Dipende dalle gare. Ad esempio alla Coppi e Bartali il nostro leader era Garosio che puntava alla maglia di miglior scalatore e Anders si è messo a sua piena disposizione per permettergli di conquistare e difendere il trofeo. Nelle gare dove invece il percorso gli si adatta meglio, era lui il leader e i compagni hanno lavorato per lui».

Milesi Biesse 2022
Marco Milesi, diesse della Biesse Carrera, crede molto in Foldager, che porterà al Giro Under 23
Milesi Biesse 2022
Marco Milesi, diesse della Biesse Carrera, crede molto in Foldager, che porterà al Giro Under 23

In Italia per crescere

La scelta di venire in Italia non è stata casuale per il danese: «Appena finita la scuola avevo intenzione di spostarmi per proseguire nel mio cammino di crescita, dovevo andare in un Paese con una forte cultura ciclistica e ho visto che in Italia c’è un calendario internazionale molto importante e ricco per la mia categoria. C’erano le opportunità migliori per crescere».

Il suo approdo non è stato semplicissimo: «E’ stata una scelta difficile e coraggiosa, lo ammetto. Non conoscevo la lingua, all’inizio è stata davvero dura anche perché mi sono dovuto confrontare con una cultura molto diversa da quella che c’è da me, ma sapevo che avrei potuto imparare tanto. Ho trovato una società ideale, un bell’ambiente con ragazzi con cui condividere la mia attività ma anche la vita al di fuori del ciclismo».

Foldager Fubine 2022
Foldager a destra del vincitore Epis e di Debiasi, al Trofeo Fubine Porta del Monferrato
Foldager Fubine 2022
Foldager vicino al vincitore Giosué Epis, al Trofeo Fubine Porta del Monferrato

E’ dura imparare l’italiano…

L’ostacolo maggiore resta ancora la lingua: «E’ difficile, molto diversa dalla nostra. Cerco di studiare, la società mi ha messo a disposizione un’insegnante e poi con i ragazzi parliamo anche inglese. E’ dura, ma spero di migliorare».

«Noi abbiamo cercato di metterlo nelle condizioni migliori per emergere – interviene Milesi – d’altronde è una persona gentile e disponibile, ha chiaramente un carattere diverso dal nostro, ma si è adattato bene. Quel che mi piace di più è che da quando è arrivato è andato sempre in crescendo, nelle gare internazionali si piazza sempre e ha ancora un grande potenziale da esprimere».

Foldager Biesse 2022
In Italia Foldager ha mostrato grandi progressi, iniziando a correre con i pro’
Foldager Biesse 2022
In Italia Foldager ha mostrato grandi progressi, iniziando a correre con i pro’

Nel solco dei cacciatori di classiche

Foldager si inserisce in una grande tradizione danese che emerge particolarmente nelle classiche d’un giorno. Asgreen, Valgren, Cort-Nielsen sono i suoi riferimenti attuali, ma certamente è curioso come ci sia una certa specializzazione mentre in passato si sono avuti anche vincitori del Tour de France come Riis. Da che cosa dipende?

«E’ difficile dirlo – risponde il ventenne di Skive – penso dipenda molto dalla tradizione del nostro ciclismo. Abbiamo sempre avuto grandi corridori per le classiche e pochi per i grandi Giri. Non credo dipenda dalla conformazione geografica del nostro Paese, anche noi ci alleniamo e corriamo gare fino a 5-6 ore e poi le montagne le possiamo trovare in Europa. Io comunque vorrei fare bene anche nelle corse a tappe, già da quest’anno».

Infatti Foldager dovrebbe essere al via sia del Giro che (se verrà convocato dalla sua nazionale) al Tour de l’Avenir: «Vorrei poi fare le gare titolate, tutto per arrivare al mio sogno, strappare un contratto per una squadra professional a fine stagione. Intanto ora andrò tre settimane a Livigno, per preparare gli impegni dell’estate».

Foldager ha idee molto chiare su quale deve essere il suo futuro e un pro’ lo si vede anche da queste cose…

Giovani delle continental al Giro di Sicilia: e la preparazione?

11.04.2022
5 min
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Tra meno di 24 ore scatterà il Giro di Sicilia. Al via un parterre più che di qualità. Certo, non è lo stesso di un’Amstel o di un Giro d’Italia, ma di certo i campioni non mancano. Campioni, ma anche ragazzi, quelli delle continental.

Ebbene, viene da chiedersi come i ragazzi di queste squadre infarcite di giovani e con meno mezzi possano contrastare lo strapotere delle WorldTour.

Quattro tappe

Arrivare al meglio della condizione è quantomai vitale per questi ragazzi, per tenere le ruote del gruppo. Per resistere alla accelerazioni dei corridori più forti, per resistere bene alla distanza… Le quattro frazioni, la prima a parte, sono alquanto impegnative. In tutto 662 chilometri e 9.840 metri di dislivello.

Un impegno importante dunque per chi corre in una continental e magari ha appena compiuto 20 anni. Per questo motivo abbiamo interpellato tre preparatori (e diesse), di tre continental impegnate in Sicilia. Scopriamo come si sono preparati e come affronteranno questa corsa.

Alessio Mattiussi, giovane coach del Cycling Team Friuli (foto Instagram)
Alessio Mattiussi, giovane coach del Cycling Team Friuli (foto Instagram)

Mattiussi e il recupero

Alessio Mattiussi è uno dei preparatori del Cycling Team Friuli (in apertura foto PhotoRs). Più che preparazione, la parola chiave per lui è recupero.

«I nostri ragazzi – dice Mattiussi – vengono da ottimi training camp, soprattutto quello svolto in Spagna con il quale abbiamo gettato le basi dell’intera stagione. Hanno corso molto, spesso sia il sabato che la domenica, e più che di una preparazione ad hoc per il Giro di Sicilia dico che è importante programmare bene il recupero.

«In più si tratta di “solo” quattro tappe, come due giorni in più di quel che siamo soliti fare nel weekend. Semmai abbiamo allungato un po’ la distanza in qualche allenamento».

«Per noi si tratta di una vetrina importante ed è appunto importante arrivarci bene fisicamente e anche mentalmente. E se un atleta è stanco anche mentalmente è meno disposto a certi sforzi. E noi non vogliamo fare una corsa passiva».

Gianni Faresin, diesse e preparatore della Zalf (foto Instagram)
Gianni Faresin, diesse e preparatore della Zalf (foto Instagram)

Faresin e il dislivello

Dal Friuli passiamo al Veneto e andiamo in casa Zalf Euromobil Fior. Gianni Faresin oltre che diesse è anche un preparatore di lungo corso.

«Per noi – spiega Faresin mentre attende i ragazzi all’aeroporto in Sicilia – è già una grande soddisfazione essere presenti in questa importante corsa. Lo scorso anno ci siamo fatti vedere e quest’anno l’obiettivo è ancora quello. E per farlo non abbiamo modificato troppo la nostra preparazione».

«Non l’abbiamo modificata perché di base è buona e abbiamo già fatto corse dal chilometraggio importante come la Per Sempre Alfredo e l’Alpe Adria. In più si tratta di quattro tappe. Fossero state otto il discorso sarebbe cambiato parecchio.

«E’ vero quando le WorldTour aprono il gas la differenza si sente, ma in ogni caso abbiamo fatto corse di buon livello, come il Piva o San Vendemiano che danno qualità. L’unica cosa che semmai abbiamo implementato è stato il dislivello. In allenamento abbiamo allungato la durata delle salite proprio in ottica delle tappe siciliane, specie l’ultima (sull’Etna, ndr)».

Marco Milesi segue i ragazzi della Biesse Carrera
Marco Milesi segue i ragazzi della Biesse Carrera

La teoria di Milesi

Chi esce un po’ dal coro è Marco Milesi, preparatore e diesse della Biesse Carrera. Il tecnico bresciano fa una sorta di ragionamento al contrario.

«Per noi – dice Milesi – queste gare, così come la Coppi e Bartali sono importanti per fare la gamba e trovare la condizione per quelli che sono invece i nostri veri obiettivi, quelli alla nostra portata. Dobbiamo trovare condizione e ritmo. E infatti dopo le prime gare con i pro’ siamo andati molto bene. Noi dobbiamo pensare al Belvedere, al Liberazione…

«Poi è chiaro che ci tengono i ragazzi a fare bene, ci tengono gli sponsor».

«E per tirare fuori il meglio dai ragazzi in queste corse devo fare in modo di tirargli il collo il meno possibile, altrimenti se fanno troppi fuorigiri ne escono peggio di come ci sono arrivati. Per questo motivo, magari nei finali gli dico di mollare un po’. Ma non è facile convincerli!

«Questo discorso vale ovviamente per i più giovani. Garosio e Belleri invece, che sono più grandi ed esperti, devono tenere duro e cercare di fare risultato»