Team continental e le gerarchie in corsa. Ce lo spiega Milesi

04.11.2023
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«Nelle gare pro’ per noi dei team continental è molto difficile arrivare in testa al gruppo e restarci. Ci sono chiaramente anche delle gerarchie. L’ho visto proprio al Giro del Veneto». Tra le tante risposte che ci ha dato Nicolò Arrighetti dieci giorni fa, queste parole ci hanno dato uno spunto di riflessione sulle gare in cui corrono atleti di due categorie diverse.

E’ veramente così complicato arrivare là davanti e provare a restarci? Oppure bisogna contestualizzare le varie situazioni che si creano ad ogni corsa? Per capire meglio come funziona in questi casi per le formazioni continental, abbiamo chiesto a Marco Milesi – proprio il tecnico del giovane bergamasco alla Biesse-Carrera ed ex pro’ per tredici stagioni – di spiegarci le varie dinamiche.

Il diciottenne Arrighetti nelle gare con i pro’ ha visto subito le gerarchie che si formano in gruppo (foto Elisa Nicoletti)
Il diciottenne Arrighetti nelle gare con i pro’ ha visto subito le gerarchie del gruppo (foto Elisa Nicoletti)

L’arte del “limare”

Il discorso oggettivo di Arrighetti va ulteriormente contestualizzato perché fatto da un ragazzo di 18 anni, che nell’arco di dodici mesi si è trovato a competere dagli junior alle gare “ProSeries”, ovvero quelle un gradino sotto le WorldTour. Normale che si notino subito tante differenze.

«Nicolò ha fatto l’ultimo mese – spiega Milesi – correndo tra i pro’, ha provato questa ebbrezza (sorride, ndr). Gli sono piaciute le tre corse che ha disputato perché ha del motore ed era in forma. E poi perché è una grande “lima”, ricorda molto me in questo (sorride, ndr). Se non sei capace di stare a ruota ed ottimizzare ogni pedalata rischi molto presto di pagare gli sforzi in corsa. Tra i dilettanti ti salvi ancora, ma tra i pro’ no. Prima di tutto per la differenza di velocità e cambi di ritmo. E poi perché non riesci a restare davanti a lungo. Adesso lo vedete anche voi, nelle gare si viaggia a blocchi di squadre.

A seconda di quanti team WT ci sono, le continental sanno se potranno avere più o meno spazio in determinate fasi di corsa
A seconda di quanti team WT ci sono, le continental sanno se potranno avere più o meno spazio

Ordine delle posizioni

«I team WorldTour, specie se ce ne sono 6/7, comandano la corsa – prosegue Milesi – poi ci sono le professional ed infine noi delle continental. Ad esempio se il gruppo resta compatto prima di una salita venendo da un percorso ondulato e veloce, le continental non riescono a superare le prime 30-50 posizioni. Se invece ci sono meno squadre WorldTour allora puoi sperare di guadagnare spazio nel gruppo. Penso a Foldager alla Per Sempre Alfredo dove ha fatto terzo. Ma dipende da tanti fattori. I rapporti che si tirano. Se hai solo ragazzi U23 o solo elite. Oppure dal tipo di gara».

Paradossalmente più è duro il percorso e più i migliori corridori delle continental possono restare davanti nel finale. Un esempio fu Pesenti del Team Beltrami che nel 2022 arrivò sesto nella prima frazione della Coppi e Bartali a ruota di Van der Poel ed altri corridori del WorldTour.

«Certo, perché ad un certo punto molti uomini delle WorldTour e Professional si mettono da parte dopo aver svolto il loro compito, quindi se la giocano i cosiddetti leader di ogni squadra. E quelli delle continental devono essere stati bravi a non aver sprecato nulla».

Pesenti della Beltrami (casco giallo) alla Coppi&Bartali 2022 fu protagonista su percorsi duri in mezzo ad atleti di team WT
Pesenti della Beltrami (casco giallo) alla Coppi&Bartali 2022 fu protagonista su percorsi duri in mezzo ad atleti di team WT

Consigli utili

Nel ciclismo non basta solo avere grandi gambe, ma ci vuole testa per saperle usare bene. In questo senso per una formazione continental e giovane come la Biesse-Carrera i suggerimenti di un tecnico navigato come Milesi sono utilissimi in certi tipi di corse, sia per la crescita che la sopravvivenza sportiva del corridore.

«Quando noi andiamo con i pro’ – analizza il 53 enne diesse nato ad Osio Sotto – sappiamo già che per noi sarà tutta esperienza, però vogliamo anche provare a non subire la gara. Diciamo che bisogna essere bravi a cogliere il momento per andare in testa e tentare la fuga, perché altro è quasi impossibile da fare. Quest’anno al Giro di Sicilia siamo andati all’attacco con Belleri nelle prime due tappe per la maglia pistacchio dei “gpm”. Nonostante fossimo una continental, non ci hanno dato inizialmente tanto spazio poi Michael finalmente è riuscito ad andare in fuga e rafforzare la classifica degli scalatori.

Foldager terzo alla Per Sempre Alfredo. Spesso gli atleti delle continental devono arrangiarsi nelle volate in mezzo ai pro’
Foldager terzo alla Per Sempre Alfredo. Spesso gli atleti delle continental devono arrangiarsi nelle volate in mezzo ai pro’

«Siamo noi diesse – va avanti Milesi – che dobbiamo dire cosa possiamo fare in corsa. Magari le continental che fanno poche corse con i pro’ possono fare un po’ di confusione in gruppo. Nel meeting pre-gara spiego sempre ai ragazzi che ci vuole rispetto delle gerarchie o dei ruoli. Infatti di grossi “casini” non ne abbiamo mai combinati (sorride, ndr) e su questo ci siamo creati una buona credibilità. In volata, ad esempio, gli atleti delle continental stanno a ruota. Ai miei dico sempre che non faremo treni per evitare caos. Anche perché in un rettilineo di quattro chilometri è impossibile mettere il naso fuori mentre ti puoi salvare se il finale è tortuoso».

Confronto col passato

Milesi è diventato pro’ nel ’94 e ha smesso nel 2006, quando un anno prima la riforma UCI creò le attuali categorie WorldTour, Professional e Continental. Sembrano trascorsi molti più anni di quelli che realmente sono e quindi appare difficile fare un paragone, ma qualche momento di gara simile si può trovare.

Limatore. Milesi in maglia Brescialat durante la Roubaix ’96. Da parte sua tanti consigli ai suoi ragazzi nelle gare con i pro’
Limatore. Milesi in maglia Brescialat durante la Roubaix ’96. Da parte sua tanti consigli ai suoi ragazzi nelle gare con i pro’

«Rispetto a quando correvo io – finisce la sua considerazione Milesi – alcune cose sono cambiate in meglio, altre in peggio. Già allora nelle gare più dure si procedeva a blocchi e quando il gruppo lo decideva, nessuno andava in fuga. Adesso i blocchi delle squadre si vedono anche prima delle gare. Stanno tutti assieme dall’uscita dal pullman fino all’arrivo. Onestamente mi piace poco questa tendenza. La mia impressione è che prima invece ci fosse più socialità. Tutti parlavano con tutti, senza distinzioni tra squadre più o meno forti. Di sicuro posso dire che ora qualche senatore si arrabbia se vede manovre azzardate di qualche giovane troppo esuberante. In questo senso Arrighetti l’ho catechizzato a dovere e non l’ho mandato al massacro. Questo dovrebbe sempre essere insegnato ai giovani, delle continental e non».

Arrighetti, un buon 2023 e già un bel nome per il futuro

26.10.2023
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Sull’altopiano di Bossico, un balcone naturale che si affaccia sul Lago d’Iseo, ci vive Nicolò Arrighetti, uno dei migliori debuttanti tra gli U23. Il bergamasco ha disputato una buona stagione con la Biesse-Carrera senza accusare troppo il salto di categoria e i suoi due tecnici sono pronti a scommettere su di lui.

Le parole spese nelle settimane scorse da Milesi e Nicoletti rappresentano una bella investitura per il futuro di Arrighetti (in apertura foto Rodella) e lui per il 2024 non ha paura di continuare a confrontarsi nelle gare più dure, anche se non bisogna correre troppo. Ora arriva lo step della crescita graduale, quello tradizionalmente più complicato di percorsi come il suo. Il diciottenne quest’anno ha ottenuto subito una vittoria a marzo a Fubine nella Monsterrato Road, battendo De Pretto in uno sprint ristretto. Ha poi infilato due podi, quattro top 5 e otto top 10, arricchendo il suo ruolino con la maglia azzurra indossata alla Corsa della Pace. Valeva la pena approfondire la conoscenza di Nicolò.

Risultati a parte, com’è andata questa prima annata da U23?

E’ stata ottima, nonostante avessi la maturità (si è diplomato in elettrotecnica, ndr). Ho fatto tanta esperienza. Mi sono rivoluzionato e migliorato su tante competenze grazie ai miei compagni, ai miei diesse e alla squadra in generale. Qualche soddisfazione me la sono ritagliata e onestamente non mi aspettavo di vincere così presto, anche se stavo abbastanza bene.

Abbastanza?

In primavera ho sofferto per l’allergia, però ho comunque conquistato un bel quinto posto con la nazionale. Nella seconda parte di stagione sono cresciuto, per merito di un periodo in altura a Livigno assieme al mio compagno D’Amato. Mi sentivo più presente in gara.

Azzurro. Arrighetti ha vestito la maglia della nazionale alla Corsa della Pace ottenendo un quinto posto nella prima tappa
Azzurro. Arrighetti ha vestito la maglia della nazionale alla Corsa della Pace ottenendo un quinto posto nella prima tappa
Principalmente che differenze hai notato dall’anno scorso?

Tante. Considerate che da junior correvo in una formazione attrezzata ma piccola, dove ero abituato a fare il leader. Qui in Biesse-Carrera invece ho imparato a lavorare per i compagni e anche a girare l’Italia per le gare, stando tanti giorni lontano da casa. E’ stata una indicazione di com’è la vita del corridore. Poi naturalmente, la differenza maggiore è legata alle corse. Un ritmo maggiore, che diventa ancora più alto quando corri in mezzo ai pro’.

Appunto, per te in certe corse è stato un salto doppio. Come te la sei cavata?

La squadra mi ha sempre portato a gare di alto livello. Devo dire che ero abbastanza preparato a correre tra i pro’ perché i compagni erano stati bravi a spiegarmi come fare e cosa avrei trovato. Ovvio però che i valori sono davvero tanto differenti. Nelle gare pro’ per noi delle continental è molto difficile arrivare in testa al gruppo e restarci. Ci sono chiaramente anche delle gerarchie. In più si soffrono le cosiddette frustate date dalla velocità. L’ho visto proprio due settimane fa al Giro del Veneto…

Racconta pure.

Stavo bene e ho cercato di limare tutto il giorno per mantenere le prime venti-trenta posizioni, ma è stata dura. A sette chilometri dalla fine ho preso un buco perché ero ormai al gancio e stanco. Fortuna che nel mio gruppetto a chiudere il gap c’era De Marchi, altrimenti non sarei riuscito mai a rientrare davanti. Alla fine ho raccolto un buonissimo piazzamento (26° posto a 15” dal vincitore Godon, ndr) che per me vale tanto.

Quali sono le caratteristiche di Nicolò Arrighetti?

Sono alto 1,88 metri e peso circa 73 chilogrammi, quindi fisicamente mi riterrei un passista che tiene bene su strappi e alcuni tipi di salite. Al momento quelle con pendenze abbordabili riesco a superarle senza grossi problemi, però io vorrei migliorare tanto in generale e su quelle più lunghe e dure. Sono ancora molto giovane (compirà diciannove anni il prossimo 23 dicembre, ndr), pertanto credo di avere ancora ampi margini su tante cose.

Sulle strade del Giro del Veneto, Arrighetti (qui con Belleri e D’Amato) è riuscito a ben figurare tra i pro’ (foto Elisa Nicoletti)
Sulle strade del Giro del Veneto, Arrighetti (qui con Belleri e D’Amato) è riuscito a ben figurare tra i pro’ (foto Elisa Nicoletti)
Che obiettivi ti sei posto per il 2024?

Ce ne sono diversi, tutti con l’intento di proseguire nella crescita affidandomi sempre alle indicazioni di Marco e Dario (rispettivamente i diesse Milesi e Nicoletti, ndr). Non vorrei esagerare o sembrare presuntuoso, ma data l’esperienza maturata nel 2023 nelle gare internazionali, posso dire che il prossimo anno mi presenterò nelle stesse con la voglia di fare bene. Spero di poter correre il Giro NextGen e anche di potermi guadagnare ancora una convocazione in nazionale. Quello è sempre un grande onore. Invece al passaggio tra i pro’ ci penserò solamente più avanti, se riuscirò a cogliere dei risultati importanti.

Ciuccarelli, basta ciclismo. Decisione sofferta e (forse) obbligata?

23.10.2023
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Le sliding doors sono una costante nel ciclismo, uno sport che quando vuole sa essere anche il più spietato e duro del mondo. La storia di Riccardo Ciuccarelli racchiude tutto – gloria e delusione – nello spazio di pochi mesi, che per un atleta di ventitré anni possono rappresentare un colpo profondo a carriera e morale.

Il marchigiano di Fermo però è un ragazzo forte, già consapevole di ciò che è stato e ciò che sarà. Ciuccarelli ha deciso di smettere di correre (in apertura, foto Rodella). Al Giro del Veneto, come ci aveva anticipato il suo diesse Milesi, ha disputato l’ultima corsa sia con la Biesse-Carrera sia della carriera. Una scelta che fanno in tanti, dirà qualcuno, ma per capire quanto gli possa essere costato bisogna fare un salto all’indietro di un paio di anni.

Flashback

Nel 2021 Ciuccarelli vive una grande stagione. Al Giro d’Italia U23 conquista l’ottava tappa al termine di una lunga fuga e ad agosto trionfa al Poggiana grazie ad una stoccata solitaria. In quel periodo Riccardo non è più un nome qualunque e finisce sui taccuini della formazioni pro’. Si fa avanti l’allora Androni Giocattoli che a fine anno gli fa firmare un contratto per la futura Drone Hopper a partire dal 2023. Ma la beffa arriva implacabile. La formazione di Savio si deve ridimensionare per i guai finanziari del main sponsor spagnolo e Ciuccarelli non può più passare con loro. Lo scalatore classe 2000 ingoia il rospo e riparte nuovamente dalla Biesse-Carrera, fino ai giorni nostri, che abbiamo ricostruito con lui.

Seguito da Ellena

Nel 2022 però, su consiglio di Giovanni Ellena (all’epoca diesse della Drone Hopper), per Ciuccarelli è meglio restare ancora nella Biesse-Carrera – diventata continental nel frattempo – per crescere ulteriormente. Riesce a vestire anche l’azzurro della nazionale. Fare un calendario più ampio e alla portata può evitare l’errore di bruciare un ragazzo non pronto immediatamente al grande salto.

«Credevo molto in lui – dice l’attuale diesse della Eolo-Kometa alle prese con i postumi di una recente e rovinosa caduta in montagna dopo quaranta giorni di ospedale – ed è un peccato che si sia dovuto ritirare. Mi spiace molto. Confermerei ancora oggi la decisione di tenerlo “parcheggiato” in una società all’altezza come quella di Milesi e Nicoletti. Giusto fare così, però col senno di poi la situazione poteva prendere una piega diversa. Migliore? Chi lo sa…».

Milesi, Ciuccarelli e Savio al momento della firma nell’inverno 2021 per il passaggio nella Drone Hopper ad inizio 2023
Milesi, Ciuccarelli e Savio al momento della firma nell’inverno 2021 con la Drone Hopper

«Riccardo – prosegue Ellena – è rimasto vittima di una serie di incastri sfavorevoli oltre modo. Forse, per come sta viaggiando alla velocità della luce il ciclismo attuale, ha fatto risultati importanti in un momento in cui i Devo Team esteri non guardavano così tanto in casa nostra. Ora siamo noi a bussare a loro per i nostri talenti migliori, juniores o U23 che siano. Tuttavia il vero problema è che in Italia ne stiamo perdendo tanti di ragazzi così, perché mancano le squadre professionistiche o ce ne sono poche. Masnada è l’esempio che faccio sempre. Lo abbiamo fatto passare per il rotto della cuffia perché qualcuno non era convinto ed ora guardate dov’è arrivato. Qualcosa dovrebbe cambiare a livello governativo. All’estero alcuni Stati appoggiano diverse loro squadre in modo congruo».

Riccardo questa decisione quando l’hai maturata?

Era un po’ che ci pensavo. E’ nata qualche mese fa, è stata preventivata, metabolizzata. Già tanti anni fa mi ero sempre prefissato di arrivare fino alla fine degli U23 se non avessi trovato un contratto da pro’ prima. Quest’anno ho ascoltato le emozioni. A livello mentale sono state contrastanti. Da una parte dovevo dimenticare quello che era successo nel passato e che non svanisce nel nulla. Dall’altra avevo voglia di correre. Alla fine ho tracciato una riga cercando di essere ragionevole. Le motivazioni non erano più sufficienti per andare avanti ancora.

Come lo hai vissuto questo 2023?

Sono ripartito per rimettermi in mostra, ma era difficile. Qualche bel risultato l’ho ottenuto (un secondo, un quarto e altre cinque top 10, ndr). La difficoltà più grande è stato il calendario. Buono per larga parte, ma tra giugno e luglio ho corso poco perché la squadra era formata da tanti U23 e giustamente guardava più a quelle gare. Mi sono sempre impegnato al massimo come fossi al primo anno nella categoria, però è stato difficile restare concentrato. Onestamente ce l’ho fatta a continuare ad allenarmi senza saltare di testa, ma mi è costato fatica. A tal proposito vorrei aggiungere una cosa importante.

Vai pure…

Vorrei ringraziare tanto la Biesse-Carrera perché quest’anno mi hanno dato una nuova chance, riconfermandomi all’ultimo minuto lo scorso inverno, e per tutto il tempo trascorso con loro. Ho fatto tre anni favolosi, dove sono stato guidato da Marco e negli ultimi due anche da Dario (rispettivamente Milesi e Nicoletti, i due diesse, ndr). Mi hanno insegnato tanto. La Biesse-Carrera è stata la mia seconda famiglia e l’appartamento che avevamo ad Osio Sotto, che dividevo con Foldager e altri compagni, è stata la mia seconda casa. Ringrazio anche gli sponsor che ci hanno messo sempre a disposizione un bel budget per svolgere al meglio la nostra attività e per ospitarci da loro.

Cosa ti ha lasciato la vicenda della Drone Hopper?

Diciamo che si perde un po’ di fiducia nell’ambiente. Ho saputo tutto all’ultimo quando non c’era più nulla da fare. Ho pagato il fatto anche di non avere un procuratore. Mi resta amarezza perché se non hai una figura del genere sembra che tu non venga considerato anche se fai i risultati. Il ciclismo di adesso è come la moda. Cambia tanto da una stagione all’altra. E noi atleti siamo come degli yogurt, sembra che abbiamo una scadenza. Non si possono definire vecchi ragazzi di 23/24 anni. Avevo fatto bene a restare negli U23 nel 2022 perché non volevo passare per forza per poi soffrire ad ogni corsa. Ma è andata così, quest’anno nessuno dalla sponda pro’ mi ha più cercato.

Ciuccarelli nel 2023 si è impegnando a fondo, ottenendo qualche buon risultato, ma aveva già metabolizzato il suo ritiro (foto Rodella)
Ciuccarelli nel 2023 si è impegnando a fondo, ottenendo qualche buon risultato, ma aveva già metabolizzato il suo ritiro (foto Rodella)
Il rapporto di Riccardo Ciuccarelli col ciclismo com’è adesso?

Rimane buono perché per me non era un’ossessione. Il ciclismo è una profonda passione, tant’è che continuo ad uscire in bici approfittando del bel tempo. Ho iniziato a correre da G1 nella Rapagnanese e non vorrei interrompere il legame con questo sport. Ho ripreso gli studi in Scienze Motorie e nel giro di un anno vorrei laurearmi. Mi piacerebbe seguire i giovanissimi e magari in futuro anche allievi o juniores. Potrei trasmettere a loro la mia esperienza, potrebbe un insegnamento per i giovani. Ora però sto vivendo già il mio presente. Il diploma da odontotecnico è tornato utile e lo sto sfruttando lavorando nell’azienda di mio padre. A cosa fare più avanti ci penserò.

Milesi e Nicoletti registi del grande anno della Biesse-Carrera

16.10.2023
8 min
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Quando la tua formazione vive un’annata ai vertici può essere difficile scegliere i momenti migliori. Il tandem formato dai diesse Marco Milesi e Dario Nicoletti ha continuato sempre a seminare e per la loro Biesse-Carrera il 2023 è stata la stagione del raccolto. L’ennesima in cui i loro prodotti più buoni si sono messi in mostra, riuscendo a trovare – per alcuni di essi – mercato tra i pro’.

Per il team continental bresciano parlano i numeri, forse i più alti raggiunti nelle ultime stagioni. Quattordici vittorie, diciannove podi e altri ventitre piazzamenti nelle top five sono il bottino ottenuto da marzo ad ottobre. Nel mezzo anche le solite buone prove offerte nelle gare con i “big” della categoria superiore. E così assieme ai due tecnici andiamo a ripercorre per sommi capi la storia della stagione appena conclusa buttando uno sguardo al 2024.

Parla Milesi

Marco Milesi è alla Biesse-Carrera dal 2018 e da allora ha sempre saputo ottimizzare il lavoro sviluppato. I risultati non sono mai mancati, così come i ragazzi da far passare tra i professionisti. Quest’anno è stato tutto amplificato, ma non è frutto del caso.

«Se calcoliamo vittorie e piazzamenti – analizza l’ex pro’ di Liquigas e Domo Farm Frites – abbiamo davvero vissuto la nostra migliore stagione. In passato avevamo avuto belle annate, ma tenendo conto di tanti aspetti che compensavano un numero di successi minore. Ad esempio ricordo il biennio 2019-20 dove abbiamo fatto sei vittorie in tutto però facendo passare prima Ravanelli poi Colleoni e Conca. Stavolta abbiamo fatto meglio. Siamo stati competitivi da inizio a fine stagione, con gli ultimi due mesi buonissimi. Abbiamo conquistato vittorie di peso e disputato un calendario di un certo spessore. Tra elite/U23 siamo sempre andati per fare risultato pieno o podio, tra i pro’ abbiamo corso all’attacco per farci vedere e fare tanta esperienza».

«Ad esempio al Giro del Veneto – prosegue Milesi – Francesco Galimberti e Arrighetti sono arrivati attorno alla 25ª posizione a soli 15 secondi dal vincitore (Godon della Ag2R Citroen, ndr) in un arrivo particolarmente difficile al termine di una corsa molto dura. Non sono vittorie, ma piazzamenti del genere ci riempiono di tanta soddisfazione, specie se raggiunti da giovani interessanti come loro. Arrighetti è addirittura un 2004».

Pronti al grande salto

Chi passa dalla Biesse-Carrera sa cosa serve per diventare pro’. Milesi e Nicoletti sono ottimi insegnanti in questo senso, non solo perché li sono stati anche loro, ma perché sono capaci di lavorare con i giovani. E questo genera un volano di credibilità.

«Dario ed io siamo conosciuti da tanto – spiega Milesi – e i dirigenti delle formazioni pro’ si fidano di noi anche se i nostri ragazzi migliori ottengono meno risultati di altri. Abbiamo entrambi un bel passato con i giovani o con corridori che non erano così conosciuti. A volte penso a cosa è diventato Almeida, che ho avuto nel 2017 nella Trevigiani e forse non era così considerato. Pensiamo sempre alla figuraccia che faremmo se consigliassimo male le squadre professionistiche sui nostri ragazzi. Forse è anche per quello che ormai si è instaurato questo rapporto di fiducia. Però il merito è anche, ad esempio, di Carrera che ci ha fornito materiali per ridurre il gap con le formazioni più attrezzate sotto quel punto di vista».

«Anche quest’anno – va avanti – siamo riusciti a far passare due bei corridori. Foldager andrà nel WorldTour con la Jayco-AlUla. Lui ci ha regalato forse la vittoria più bella al Giro NextGen. Villa invece è stato preso dalla Bingoal. Anche lui ha fatto una bella stagione con due successi, tra cui il Trofeo Piva. Loro due hanno fatto primo e secondo nella tappa inaugurale dell’Avenir. Un altro grande momento per noi. Stiamo lavorando per piazzare tra i pro’ anche Francesco Galimberti. C’è una professional italiana che è interessata a lui e vedremo come andrà. Se non passa siamo contenti di tenerlo fra noi e fargli fare un ulteriore salto di qualità».

Per tanti che passano, c’è anche chi smette. Purtroppo Ciuccarelli ha disputato l’ultima gara della carriera al Giro del Veneto. Il suo non è un nome qualunque se consideriamo che aveva dovuto rimandare il passaggio per due anni in pratica. «Doveva passare l’anno scorso con la Drone Hopper – racconta Milesi – ma dopo le note vicende è rimasto ancora con noi perché volevamo rilanciarlo moralmente. Si è impegnato tutto l’anno come sempre, è andato bene, ma quella vicenda lo ha mandato in crisi. Ci dispiace veramente tanto che abbia fatto questa scelta, benché spero possa cambiare idea».

Ciuccarelli ha deciso di smettere. Ha pagato il contraccolpo psicologico dopo la vicenda della Drone-Hopper con cui doveva passare (foto Rodella)
Ciuccarelli ha deciso di smettere. Ha pagato il contraccolpo psicologico dopo la vicenda della Drone-Hopper (foto Rodella)

Il punto di vista di Nicoletti

La grande sintonia tra i due tecnici della Biesse-Carrera è alla base di tutto. Assieme non solo studiano tattiche o si dividono le gare cui partecipare ma c’è molta complementarità su tanti punti di vista.

«Rispetto a quello che ha già detto Marco – commenta Nicoletti – posso aggiungere che oltre alla qualità delle vittorie è che abbiamo vinto e conquistato risultati con tanti ragazzi, ben nove per la precisione su dodici atleti in squadra. Significa che c’è stato un grande lavoro, che l’impronta data l’anno scorso ha dato i suoi frutti. Credo che il successo di Villa al Trofeo Piva ci abbia fatto capire di essere entrati in una nuova dimensione. Lì la stagione ha svoltato. E poi far passare pro’ due ragazzi del nostro organico è un’altra percentuale di cui andiamo orgogliosi».

«Marco ed io siamo legati da una profonda amicizia – continua l’ex atleta Mapei – che affonda le radici negli anni ’90 quando eravamo compagni di squadra con Olivano Locatelli. Ormai sono le squadre dei pro’ che vengono da noi ad inizio anno a chiederci che corridori interessanti abbiamo da proporre. Ci fa piacere che si fidino di noi. Per il 2024 abbiamo già la squadra fatta e l’obiettivo è mantenere la linea di questi ultimi due anni».

Chi va e chi viene

Proprio il cosiddetto ciclomercato è un argomento attuale per la Biesse Carrera. La formazione per l’anno prossimo vivrà di alcune conferme, qualche addio e nuovi innesti che si preannunciano stimolanti. Anche in questo caso entrambi i diesse la pensano in maniera uguale.

«Abbiamo tenuto – dice Milesi – sei corridori (Oliosi, Motta, Francesco e Lorenzo Galimberti, D’Amato e Arrighetti, ndr). Anche D’Amato è pronto per passare a fine 2024 se lavorerà nello stesso modo di quest’anno. Arrighetti uguale. Per Belleri invece abbiamo preso una decisione condivisa. Dopo quattro anni con noi, abbiamo provato a farlo passare, ma non siamo riusciti così ci siamo accordati con la Hopplà-Petroli Firenze che ha una porta aperta con la Corratec. Michael è un corridore che merita di passare, uno che va sempre all’attacco e che sa sgobbare per la squadra, sollevandola da certi lavori in corsa. Speriamo faccia una buona annata per passare pro’».

Nicoletti è arrivato nel 2022 e ha subito sposato la filosofia della Biesse Carrera (foto facebook)
Nicoletti è arrivato nel 2022 e ha subito sposato la filosofia della Biesse Carrera (foto facebook)

«I nuovi arrivati – aggiunge Nicoletti – saranno Pettiti, Dati e Montoli. Soprattutto quest’ultimo sarà la nostra nuova scommessa come era stato Garosio. Non si è lasciato male con la Eolo, tutt’altro, solo che voleva tornare a fare un calendario italiano importante. Se dovesse fare bene, Basso ci ha già detto che vuole riprenderlo con sé. Infine avremo anche quattro junior. Maggia, Donati, Grimod e il polacco Gruszczynski. Li abbiamo cercati e scelti perché tutti sanno prendere vento in faccia, in linea con la nostra filosofia, e perché tre di loro hanno già un profilo internazionale grazie alla partecipazione di europei e mondiali tra strada e pista. Siamo pronti per ripetere il 2023».

Attento e motivato, Belleri studia e punta ai pro’

25.02.2023
6 min
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Senza girarci troppo attorno, questa stagione per Michael Belleri può rappresentare il definitivo trampolino di lancio per guadagnarsi una chiamata tra i professionisti. D’altronde il 23enne bresciano di Polaveno la categoria superiore l’ha assaggiata l’anno scorso con una ventina di gare nel calendario della sua Biesse-Carrera.

Per passare “di là” Belleri sa di essere ormai nella formazione giusta e di poter contare su due diesse preparati come Milesi e Nicoletti. Ed è altrettanto consapevole che dovrà dare un seguito alle ultime due annate in cui ha dimostrato di saper vincere. I sigilli ottenuti nel 2022 a Castelfidardo (stessa gara vinta anche l’anno prima) e a Parabiago sono una parte del biglietto da visita che vorrebbe completare nei prossimi mesi aggiungendo una maggiore continuità. Come ci ha detto lui, sa a chi ispirarsi e quale potrebbe essere il suo ruolo. Tutti spunti utili che prende leggendo gli approfondimenti dei corridori sul web.

Michael com’è andato l’inverno?

Con la squadra abbiamo fatto circa venti giorni di ritiro in Spagna a Denia. Le sensazioni sono buone e mi sembra di stare bene. Anche gli ultimi allenamenti in vista delle prime gare (debutto stagionale oggi alla San Geo, ndr) hanno dato buoni riscontri. Mi sento pronto, anche se proprio queste prime gare sono sempre delle incognite. Non mi preoccupo se non andranno secondo i piani, non mi esalterò troppo se andranno bene. Quest’anno voglio fare più attenzione a certi aspetti.

Avverti un po’ di pressione quindi?

Quella c’è sempre, ma me la metto da solo. Da parte di squadra e staff non ne ho, loro mi supportano sempre e in tutto. Diciamo che essendo al secondo anno elite, voglia e motivazioni non mi mancano. Cercherò di essere regolare. Poter passare pro’ con cinque vittorie o nessuna onestamente mi cambia poco. Certo vincere aiuta sempre, ma guardate Colleoni, mio ex compagno, che nel 2020 fece sei secondi posti. Oppure Busatto l’anno scorso che ne fece otto. Da dilettanti non hanno mai vinto, ma si sono meritati un contratto in formazioni importanti, facendo in totale una marea di piazzamenti nei cinque. Sono due esempi che vorrei seguire.

Sei un corridore che va bene sugli strappi e col colpo da finisseur. Quali altre caratteristiche hai?

Sono più a mio agio sui percorsi misti, ma anche su salite medio-lunghe riesco a tenere piuttosto bene chi è più scalatore di me. Nel 2021 avevo fatto decimo sul Monte Grappa a 50” dal vincitore. Dovrei lavorare molto di più sugli sprint perché spesso si arriva in gruppetto ed è fondamentale avere uno spunto veloce. Le mie prerogative principali però sono tirare per i compagni o andare in fuga. Sono le cose che mi riescono meglio. Non ho paura di prendere vento in faccia.

Queste sono qualità sempre molto apprezzate dalle squadre professionistiche.

Lo so, infatti. L’anno scorso su venti gare disputate con i pro’, in sette sono andato in fuga. Su tutte ricordo quella alla Agostoni con 140 chilometri all’attacco con altri corridori. Oppure quando nel 2021 ho corso il Giro di Toscana con la nazionale ed ho aiutato De Marchi, il nostro capitano, a prendere una delle ultime salite davanti. Lui arrivò secondo e a fine gara venne da me a dirmi «Bravo giovane». Fu una grande soddisfazione. E’ anche da quel momento che ho pensato che io tra i pro’ potrei e saprei essere adatto come gregario.

E dal punto di vista tattico invece come se la cava Michael Belleri?

Sto imparando a gestire le energie fisiche e mentali. Spesso spreco molto. L’anno scorso a maggio a Monte Urano ho fatto terzo dietro Raccani e Lucca, ma Marco (il diesse Milesi, ndr) era arrabbiatissimo con me. Mi ha dato dei nomi (sorride, ndr), perché quel giorno avevo vinto tutti i traguardi volanti e i gpm, non mi ero risparmiato, ma avevo buttato via la corsa. Due settimane dopo sono tornato nelle Marche con Dario (l’altro diesse Nicoletti, ndr). Lui, memore di quell’episodio, mi ha detto che mi avrebbe indicato dalla radio quando muovermi nel finale.

E come è andata?

Bene, ha avuto ragione lui, perché ho vinto. Quest’anno dovrò seguire meno il mio istinto. Ho capito dove sbagliavo. Insomma, andrò sempre all’attacco, ma usando molto di più la testa.

Nel 2022 Belleri ha indossato la maglia della nazionale ai Giochi del Mediterraneo (foto instagram)
Nel 2022 Belleri ha indossato la maglia della nazionale ai Giochi del Mediterraneo (foto instagram)
Appunto, cosa ti hanno detto i tuoi due tecnici durante il ritiro?

Marco e Dario mi hanno responsabilizzato molto. Sono alla quarta stagione in Biesse-Carrera e sono uno dei più “vecchi” assieme a Belletta, arrivato quest’anno. Mi chiedevano consigli sulle strade da fare e sui miei compagni, lasciandomi anche qualche libertà in più in allenamento. Questo è un aspetto che mi dà morale perché Marco e Dario se ne intendono. Se fanno così significa che hanno visto qualcosa in me che posso trasmettere agli altri.

Da dove nasce questa esperienza?

Sono tutte cose imparate sulla strada e rubando qualche trucco del mestiere agli altri corridori, leggendo tutti i vostri articoli, specie quelli sulla preparazione. Vi confesso, anche se ve ne sarete accorti dalle mie “reazioni social” sotto i vostri profili (sorride nuovamente, ndr), che mi piacciono tutti e mi aiutano a trarre un vantaggio.

Nel 2022 Belleri ha disputato venti gare in mezzo ai professionisti (foto instagram)
Nel 2022 Belleri ha disputato venti gare in mezzo ai professionisti (foto instagram)
Questo ci fa davvero piacere Michael, ma non distraiamoci che il 2023 agonistico è iniziato! Che programma avrai?

Andiamo avanti… (piccola risata e breve silenzio, prima di tornare serio, ndr). Indicativamente dovrei fare lo stesso calendario della passata stagione. Correremo in mezzo ai pro’ a Laigueglia, Larciano, Per Sempre Alfredo, Giro di Sicilia ed altre che vedremo più avanti. Per una di queste un piccolo obiettivo però ce l’ho. Mi piacerebbe vincere o andare molto forte al Città di Brescia, la corsa che si disputa in notturna. Non è proprio adatta a me però per me è la gara di casa, o meglio dei sogni. Le luci, il pubblico e il tifo rendono l’atmosfera magica come se fosse uno stadio o una kermesse delle stelle.

Andrea D’Amato riparte dalla Biesse-Carrera

23.02.2023
6 min
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Andrea D’Amato, classe 2002 e nato a Stradella era sparito dai radar. Dopo un 2021 di qualche lampo interessante, la scorsa stagione alla Carnovali-Rime si è rivelata una sorta di inatteso buco nero, ma adesso il pavese riparte con la Biesse-Carrera.

Nel palmares di Andrea brillano tre successi nel finale del 2021 (Coppa d’Inverno, Sannazzaro de’ Burgundi, Giro del Medio Po) e un sesto posto alla prima tappa della Adriatica Ionica Race 2021. Ora, alla corte di Milesi e Nicoletti la volontà di tornare a spingere sull’acceleratore è tanta, considerando che è ancora un U23.

Alla presentazione ufficiale del team 2023 (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Alla presentazione ufficiale del team 2023 (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Nel 2022 ti abbiamo visto poco, cosa è successo?

Speravo in un 2022 come l’anno decisivo per un salto di qualità importante, dopo una bella stagione 2021. Era stato un anno di quelli buoni, dove ho fatto un gran finale di stagione con diverse vittorie e piazzamenti in corse con un alto livello qualitativo di partecipanti, considerando inoltre che in estate ho fatto anche la maturità che qualche energia te la porta via. Invece il 2022 è stato un disastro fin dagli inizi.

Perché?

Non riuscivo a trovare la giusta quadra. Mi sono sottoposto a diversi esami, controlli e anche ritiri, nonostante facessi una vita da atleta in tutto e per tutto. Ero senza forze, sempre stanco e debole. Era demotivante trovarsi in gara e perdere le ruote nei tratti pianeggianti. Mi è stato diagnosticato il Citomegalovirus e mi sono fermato un mese tra la metà e la fine della primavera. Sono stato obbligato, ma ormai molte corse erano compromesse.

Un inverno intenso per D’Amato, tra bici e palestra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Un inverno intenso per D’Amato, tra bici e palestra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Quando sei tornato in sella?

Ho ricominciato ad allenarmi ad inizio giugno, con calma, ma ho sentito anche il bisogno di cambiare molte cose. Sono partito da un nuovo preparatore, che mi segue tutt’ora alla Biesse-Carrera: Marco Maggi e già da fine luglio sentivo che potevo tornare a spingere.

Eppure tra l’estate ed il finale di stagione le tue presenze sono state sporadiche.

Purtroppo non ero convocato per le corse che potevano diventare una buona vetrina. Ero inserito nell’organico per competizioni di secondo piano. Correndo poco, ho fatto fatica anche a trovare il ritmo gara ed essere competitivo. Ho deciso di chiudere la stagione in anticipo, fare un reset e ripartire.

Francesco Galimberti al centro, Andrea D’Amato a destra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Francesco Galimberti a sinistra, Andrea D’Amato a destra (foto Rodella/Biesse-Carrera)
In questo periodo è nata la decisione di passare alla corte di Milesi?

A inizio estate, più o meno a luglio mi sono arrivate diverse offerte, una motivazione per allenarmi con impegno e crederci fino in fondo. Quella di Milesi e Nicoletti con la Biesse-Carrera mi ha dato qualcosa in più rispetto alle altre. Tanta fiducia prima di tutto, un calendario ben strutturato e un team che permette di avere una notevole visibilità.

Avete cominciato il 2023 con un ritiro in Spagna, come è andata?

Abbiamo fatto 20 giorni di ritiro. Un training camp lungo, tosto e davvero bello. E’ stata una prima volta, ma anche una grande occasione per stare con i compagni, di lavorare in un certo modo e di mettere tanti tasselli al posto giusto.

Come vi siete allenati in Spagna?

Siamo partiti calmi i primissimi giorni, con l’obiettivo di sfruttare appieno le tre settimane e non arrivare finiti gli ultimi 7 giorni. Il programma di massima che abbiamo eseguito era composto da tre giornate di carico e uno di scarico, con dei lavori d’intensità che sono aumentati gradualmente. Tanto lavoro al medio, ma abbiamo provato anche le volate con l’organizzazione del treno. Non abbiamo dimenticato dei lavori in palestra, attenzione che vorrei mantenere anche nel corso delle prossime settimane.

I lavori specifici eseguiti durante il ritiro si sono combinati in modo corretto con quelli del tuo preparatore?

Durante il training camp in Spagna ci siamo affidati completamente alle indicazioni di Milesi. Avere comunque dei direttori sportivi del calibro di Nicoletti e Milesi per noi significa molto.

Quali sono i programmi e gli obiettivi per il 2023?

Esordirò alla Coppa San Geo il 25 febbraio. Io punterò principalmente alle gare ondulate con dei finali allo sprint, situazioni dove riesco a far emergere le mie doti. Non sono uno scalatore. E prenderò parte al Giro di Sicilia ad aprile. Inoltre spero di poter prendere parte ad un collegiale della nazionale, durante la primavera.

Ci pensi ad una maglia azzurra?

Parecchio. Ci penso perché è motivo di orgoglio e sarebbe un trampolino di lancio di quelli importanti. Ci penso perché con la chiamata in nazionale potrei partecipare anche ad alcune corse di stampo internazionale e comunque una chiamata in maglia azzurra non è mai banale. E’ una di quelle cose che porti sempre con te. Forse ci sarei arrivato nel 2022, ma nulla è andato come doveva.

Un corridore forte in diversi contesti, che primeggia negli sprint (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Un corridore forte in diversi contesti, che primeggia negli sprint (foto Rodella/Biesse-Carrera)
Ti senti sotto pressione?

Non molto. Mi sento che devo e posso dimostrare, devo ricambiare la fiducia e mi rendo conto che questo treno della Biesse-Carrera è decisivo per il prosieguo della mia carriera. Ma è pur vero che io ed i miei compagni siamo coscienti che alle spalle abbiamo un’ottima organizzazione.

Parlaci invece della bici, per te è una prima con i freni a disco su strada?

Esatto, ma non è una prima assoluta per via della mia passione per la Mtb. Ho iniziato ad usare la bici da strada con i dischi da metà novembre. E’ una Carrera SLR AirPro ed molto più rigida rispetto a quella che avevo l’anno passato con i freni tradizionali. Alla rigidità del mezzo si aggiunge anche il manubrio integrato Ursus, che non fa altro che aumentare la rigidità. Mi piace questo dettaglio e mi aiuta a tirare la bici durante gli sprint ed i rilanci. Abbiamo le ruote Ursus, in gara con i tubeless, in allenamento con le camere d’aria.

Torneresti indietro, oppure il mezzo è divertente?

No, non tornerei indietro. Io e anche diversi compagni che utilizzano il freno a disco per la prima volta, ci siamo resi conto di quanto cambia il modo di frenare e quel vantaggio di frenare all’ultimo senza perdere di velocità. Tutto il pacchetto è divertente e veloce.

Milesi e il primo Rota: crescita attesa, ma non scontata

19.11.2022
5 min
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Chissà se il suo direttore sportivo da dilettante si sarebbe mai immaginato di vederlo un giorno così in alto. Parliamo di Marco Milesi, ex tecnico di Lorenzo Rota. Il lombardo è stato il corridore italiano che in questa stagione è più cresciuto. Il suo exploit lo ha portato anche ad essere il miglior italiano nella classifica Uci. Lo ha “battuto” al colpo di reni Matteo Trentin, con il buon finale di stagione.

Però Lorenzo è stato colui che più è salito nel ranking. E’ passato dalla 463ª posizione del 2020, alla 109ª del 2021, fino alla 48ª di quest’anno. Eppure l’atleta oggi in forze alla Intermarché Wanty Gobert non ha avuto una prima parte di carriera facile, facile. Anzi… Anche Visconti qualche giorno fa ha ricordato le sue vicissitudini. 

Marco Milesi ha diretto Rota per due stagioni (2014-2015), poi Lorenzo è passato subito con la Bardiani
Marco Milesi ha diretto Rota per due stagioni (2014-2015), poi Lorenzo è passato subito con la Bardiani

Passaggio difficile

Proprio con Milesi, che ha diretto Rota alla Trevigiani, cerchiamo di tracciare meglio un profilo di questo ragazzo. 

«Lorenzo è di Bergamo come me – racconta Milesi – me lo avevano segnalato quando era uno junior. Me ne aveva parlato Dino Zambelli, che è uno dei nostri sponsor. Lui è appassionato e mi disse: “Marco, segui questo ragazzino perché è forte, forte…”. Ho visto i suoi risultati, i suoi test e tutto sommato è stato anche facile prenderlo perché lui voleva correre in Trevigiani. In quell’infornata c’erano anche Simone Ravanelli e Simone Consonni. Erano bel gruppetto».

Visconti ci aveva parlato di un atleta dedito al lavoro, un generoso. E i racconti di Milesi non fanno altro che confermare le parole del siciliano.

«Ricordo un ragazzo determinato che lavorava sodo. Magari con me ha vinto poco, però se guardavi gli ordini di arrivo, c’era sempre. Aveva una grande costanza di rendimento».

Con uno sprint potente Lorenzo Rota, ha vinto questa estate la 2ª tappa dello Sazka Tour. Un successo che dà fiducia
Con uno sprint potente Lorenzo Rota, ha vinto questa estate la 2ª tappa dello Sazka Tour. Un successo che dà fiducia

Nel giusto team

Eppure nonostante tutto Milesi non si aspettava che Rota arrivasse tanto in alto.

«Lorenzo – spiega Milesi – ha avuto un passaggio a vuoto nel momento in cui è arrivato tra i pro’ e se vogliamo nei primi anni a seguire. Però è anche vero che è passato giovanissimo e non tutti all’epoca facevano il salto così presto. Col tempo è riuscito a trovare la squadra giusta. Le qualità non gli mancavano e di conseguenza ha fatto il salto di qualità.

«In Intermarché ha trovato l’ambiente giusto. Parlando con Piva, mi dice che sono contenti di lui. Sono soddisfatti, gli danno fiducia e lui la sente. Poi adesso si è sbloccato e andrà ancora meglio. Potrebbe anche passare in un team più forte, ma non è così sicuro che se vai in una squadra più grande puoi trovare la stessa buona situazione.

«Sinceramente non me lo aspettavo questo exploit, ma non perché come ho appena detto non avesse le qualità. Ma perché per come gli si era messa la carriera, con quelle stagioni così, così… Era difficile riprendersi, specie per un ragazzo giovane come lui. E’ stato un po’ come Cattaneo, che ha avuto 2-3 anni di passaggio a vuoto. E mettersi in mostra a questi livelli è tosta».

Una bravo doppio dunque a Rota: per le qualità okay, ma anche e soprattutto per la tenacia dimostrata, per il non abbattersi.

La grinta di Rota sotto la pioggia al Coppie Bartali 2015 con la maglia della Unieuro Wilier Trevigiani
La grinta di Rota sotto la pioggia al Coppie Bartali 2015 con la maglia della Unieuro Wilier Trevigiani

Tenacia nel Dna

E la tenacia di Rota è emersa presto, al secondo anno da U23, al Giro delle Pesche Nettarine, signora corsa a tappe di una decina di anni fa. Filippo Ganna fece fuoco e fiamme in pianura per far vincere i suoi velocisti sparigliando le carte nella frazione finale. Ci fu il caos e ci fu in una tappa che su carta doveva essere tranquilla. Lorenzo rimase guardingo, superò il trabocchetto ed ebbe la meglio.

«Lorenzo non mollò mai – ricorda Milesi – fu un duro. Restò sempre davanti e alla fine senza vincere una tappa conquistò la corsa. Questa sua tenacia mi colpì. Sapevo che aveva qualità, ma quella corsa ne fu la prova concreta. Specie con quel parterre».

E la tenacia paga e porta miglioramenti. Miglioramenti che per Milesi non sono finiti: Rota ha dei margini.

«Per me ne ha – spiega il tecnico della Biesse-Carrera – e li ha anche per come si gestisce. Lui deve puntare sulle corse di un giorno. Vedo che dopo le corse a tappe, soprattutto dopo i grandi Giri riesce ad andare forte. Ha un cambio di marcia notevole. Senza contare che può migliorare ancora sul fronte delle prestazioni, vista la sua maturità da pro’».

In fuga al Giro verso Genova. Per Milesi, Rota si sa ben gestire anche nei grandi Giri: ne esce con una buona condizione
In fuga al Giro verso Genova. Per Milesi, Rota si sa ben gestire anche nei grandi Giri: ne esce con una buona condizione

Obiettivo velocità

In tal senso Rota ha già dichiarato di volere tornare a lavorare sullo spunto veloce. In salita è migliorato parecchio, ma ora vuole riprendersi quella sua caratteristica.

«Se migliora ancora un po’ sullo spunto, va bene – conclude Milesi – ma sempre tenendo in salita. Se chiude quel piccolo gap in volata diventa “tanta roba”. In salita quando è in condizione non lo stacchi tanto facilmente. Io lo avevo allenato su queste caratteristiche: salite brevi e velocità. Non volevo snaturarlo perché aveva la tenacia di tenere in salita. Era ed è esplosivo.

«Anche per questo lo vedo bene in corse come Amstel Gold Race o Freccia Vallone. E’ uno scattista ideale per quegli arrivi brevi e duri. Anche se poi ha dimostrato di andare forte anche a San Sebastian che è più da scalatori».

Barbin in ammiraglia con gli juniores della Biesse: «Aiuterò Milesi»

28.10.2022
6 min
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Nell’ultimo periodo non si è fatto mancare nulla. L’agenda dei suoi impegni per il 2023 si è infittita e la sta già organizzando al meglio per incastrare tutto. In ordine cronologico l’ultimo incarico di Enrico Barbin è quello di diesse degli junior della Biesse-Carrera.

Una investitura avuta da Marco Milesi, tecnico della formazione continental e suo mentore ai tempi della Trevigiani. E lo spunto per sentirlo ce lo ha dato proprio lui durante l’ultima intervista. Prima però per il trentaduenne bergamasco Barbin – che ora fa il rappresentante commerciale e il regolatore in moto alle corse di Rcs Sport – ci sono stati tempo e voglia di laurearsi in Scienze Motorie, prendere il terzo livello da allenatore e diventare direttore di gara.

Dal 2023 Barbin sarà il secondo diesse degli junior della Biesse Carrera
Dal 2023 Barbin sarà il secondo diesse degli junior della Biesse Carrera
Enrico, ti possiamo definire una persona multitasking o completo, come si dice per i corridori?

In un certo senso sì, è la vita del libero professionista (sorride, ndr). In realtà sono molto curioso e mi è sempre piaciuto restare informato sulle cose che mi interessano. Penso che siano tutte competenze che potranno tornarmi utile. Con gli studi avevo iniziato gli ultimi anni in cui correvo da pro’ (è stato sempre in Bardiani, dal 2013 al 2019, ndr) poi col Covid, visto che era una università online, ne ho approfittato per conseguire la laurea. Nel frattempo sono diventato direttore sportivo e di gara. Quest’ultima figura l’ho voluta prendere per aiutare l’UC Osio Sotto, la società del mio paese con cui collaboro, che organizza una decina di gare l’anno tra tutte le categorie giovanili.

Come farai con la formazione degli junior?

Sarò il vice di Renato Galli. Ho già anticipato a loro che non sarò sempre presente. Da un anno e mezzo lavoro con Alka Sport. Ho tutta la Lombardia e qualche altra provincia extra. Stiamo spingendo molto su maglie con materiali rifrangenti, su maniche e retro ad esempio, per essere più visibili agli automobilisti. E dal 2023 forniremo il materiale proprio alla Biesse-Carrera. In ogni caso so già che posso organizzarmi le giornate in funzione alle necessità di lavoro e squadra.

Marzo 2012, Sovizzo. Barbin vince la Piccola Sanremo guidato in ammiraglia da Milesi (foto Scanferla)
Marzo 2012, Sovizzo. Barbin vince la Piccola Sanremo guidato in ammiraglia da Milesi (foto Scanferla)
Il tuo ruolo è già stato definito?

Di base seguirò la preparazione atletica di tutti i ragazzi, sempre confrontandomi con Renato. Avrò più sott’occhio Alessandro Milesi, il figlio di Marco, e Quadriglia che sono i due allievi che arrivano proprio dall’UC Osio Sotto. Però alla fine riuscirò a vedere anche gli altri perché la sede della squadra è a Ghedi, dove c’è anche quella del lavoro. Quindi sono convinto che riuscirò a combinare bene tutto.

Cosa sai della categoria junior?

Tutto e nulla allo stesso tempo. Mentre sto imparando a conoscere bene i ragazzi della squadra. Qualcuno può pensare che sia facile guidare una categoria giovanile ed invece non è così. Abbiamo a che fare con ragazzi di 17/18 anni che vanno a scuola, che devono sapersi gestire nei loro impegni e nei loro problemi. Stanno crescendo come persone e atleti. E non tutti vanno dello stesso passo. Lo sviluppo fisico e la maturazione sono due fattori importantissimi da tenere in considerazione. La mia idea è quella di cercare di trovare un programma ad hoc per ogni nostro ragazzo in virtù della scuola e delle sue caratteristiche. Non sarà facile ma ci proverò. Poi c’è un’altra questione da non sottovalutare.

Quale?

Dal 2023 gli junior correranno col rapporto libero. Andrà gestita molto bene questa cosa. Non possiamo pensare che i nostri sei primi anni che tiravano il 52×16 tra gli allievi possano far girare, ad esempio, il 53×12 senza problemi. Useranno certi rapporti solo quando saranno pronti. Forzare a farlo sarebbe solo controproducente.

Che tipo di diesse vorresti essere?

Non avendolo mai fatto prima non mi sono mai immedesimato. Però vorrei essere un tecnico che ha un rapporto alla pari con i suoi corridori. Magari essendo ancora piuttosto giovane mi vedono più vicino a loro e potrebbe essere un vantaggio stabilire il contatto. Vorrei che i ragazzi fossero sinceri e trasparenti con me, nel bene e nel male senza timore reverenziale. Ecco, il mio modello è Marco Milesi. Con lui ho un grandissimo rapporto, nato proprio quando ero alla Trevigiani. Tutti lo ascoltano. Con i ragazzi si pone bene. E’ uno incisivo, sia quando ti deve dire le cose belle sia quando ti fa le osservazioni o ti deve riprendere. Mi piace anche Dario Nicoletti. Loro due fanno una bella coppia di diesse.

Cosa pensi di portare di tuo?

La mia esperienza da corridore, avendo smesso da poco, tornerà buona. Trasmetterò loro tutto quello che ho imparato dai vari diesse che ho avuto nella mia carriera. Ma vorrò far capire ai ragazzi che ci vuole sempre il piano B nel ciclismo. Purtroppo non tutti passano professionisti, quindi bisogna curare gli studi. Su questo sarò abbastanza puntiglioso. I ragazzi devono comprendere che non vale la pena trascurare la scuola per fare un allenamento in più o per un piazzamento in più. Così come voglio insegnare che è importante fare gruppo e stare bene fra di loro. Perché lo sport è anche una esperienza di vita.

Barbin è stato pro’ con la Bardiani dal 2013 al 2019 con una vittoria. Dieci invece quelle ottenute da dilettante
Barbin è stato pro’ con la Bardiani dal 2013 al 2019 con una vittoria. Dieci invece quelle ottenute da dilettante
Tra gli junior tutti vogliono trovare il nuovo Evenepoel a suon di risultati. Tu come la pensi?

Ci devi nascere come Remco altrimenti nulla, non lo puoi costruire. Vincere piace a tutti e fa bene allo sponsor che poi investe nuovamente. Ma non si possono spremere i ragazzi in queste categorie perché si perdono. Ci vuole un compromesso però alla base di tutto deve esserci tanta pazienza. Quest’anno sarei contento se i miei ragazzi crescessero gradualmente nelle prestazioni. Che poi portano ai risultati. Mi andrebbero bene altre soddisfazioni. Per i secondi anni sarei altrettanto contento se riuscissero a passare nella nostra continental. La filiera è fatta anche per questo motivo.

Sono tutti pronti per il WorldTour? Il caso di Conca

21.10.2022
4 min
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Per uno di quei collegamenti involontari che si creano quando parli spesso con corridori e di corridori, dopo aver letto il pezzo di ieri sulla scelta di rapporti di Filippo Conca, la chiamata a Marco Milesi per farsi raccontare la Biesse-Carrera del 2023 è diventata lo spunto per un altro tema. Si può dire davvero, come ha fatto Basso, che a Colleoni e Conca avrebbe fatto bene correre due anni all’Androni anziché rompere il primo contratto e andare alla Bike Exchange e alla Lotto Soudal? Passare diretti nel WorldTour è sempre la scelta migliore?

I due ragazzi lombardi hanno ottenuto le cose migliori fra gli under 23 proprio con Milesi ed è sotto gli occhi di tutti che il loro adattamento nel WorldTour sia stato finora laborioso. E mentre Colleoni ha firmato a gennaio il rinnovo con il team australiano prolungandolo di un anno, Conca ha chiuso i due anni alla Lotto con una buona Vuelta (foto di apertura) e passerà alla nuova Q36.5 con Missaglia come direttore.

Colleoni e Conca (qui a Laigueglia alle spalle di Giordani) hanno corso con la Biesse-Arvedi fino al 2020
Colleoni e Conca (qui a Laigueglia alle spalle di Giordani) hanno corso con la Biesse-Arvedi fino al 2020
Marco, sarebbero stati davvero meglio in una professional?

Conca sicuramente. Alla Lotto non ha trovato il suo ambiente. Io ho corso in Belgio e se non entri nel loro clima, ti trovi davanti a un muro. Con Missaglia invece potrebbe tornare il Conca che attacca e che in alcune tappe si è visto alla Vuelta.

Non si poteva prevedere che alla Lotto non avrebbe trovato il suo ambiente?

Diciamo che è stato un anno particolare, perché non avendo risultati erano tutti nervosi e alla fine sono retrocessi.

Mentre Colleoni?

Kevin potrebbe dare di più e glielo dico sempre. Ha qualità. Ma nelle WorldTor ci sono altre regole e la corsa spesso è bloccata attorno al capitano. Le uniche occasioni che hai di fare la corsa sono quando non c’è un leader, come per Conca alla Vuelta. Se non hai le gambe e la testa per emergere subito, puoi scegliere di fare il gregario di lusso, altrimenti finisci ai margini.

Colleoni ha esteso il contratto con la Bike Exchange, ma secondo Milesi può fare molto di più
Colleoni ha esteso il contratto con la Bike Exchange, ma secondo Milesi può fare molto di più
Possibile che non ci sia nessuno che ti segua e ti metta nelle condizioni di emergere?

Difficilmente trovi un direttore sportivo che lo faccia, per andare in certe squadre devi essere grandicello. Uno è Davide (Bramati, ndr), ma ce ne sono pochi che danno la scossa ai giovani. Gli altri ti dicono che va bene finché va bene il capitano.

Nel 2023 qualche tuo corridore passerà professionista?

Spero Ciuccarelli con Savio, pare che alla fine riusciranno a fare la squadra. Poi Foldager, che ha firmato con la Bike Exchange dal 2024, quindi farà ancora un anno con noi. Garosio va alla Eolo-Kometa. Invece Svrcek da luglio è alla Quick Step e in Slovacchia è andato anche bene. Peccato si sia rotto la clavicola sul più bello: di fatto non lo abbiamo mai visto.

Sarete ancora Biesse-Carrera-Premac?

Esatto. In più gli sponsor tecnici hanno rinnovato tutti subito, alcuni hanno chiesto un contratto triennale. Evidentemente come immagine abbiamo lavorato bene. Sono arrivati D’Amato e Arrighetti. Abbiamo preso Rinaldi che correva nella Swiss Racing Academy di Cancellara. Ho parlato con Fabian e non sono riusciti a inserire nella Tudor tutti i giovani e mi pare che abbia un bel motore. E poi viene su qualcuno dal vivaio.

Dopo le due vittorie 2021, Ciuccarelli aveva firmato con la Drone Hopper: la squadra si farà?
Dopo le due vittorie 2021, Ciuccarelli aveva firmato con la Drone Hopper: la squadra si farà?
Prosegue il team juniores?

Certo ed è anche un bel gruppo, con gli stessi sponsor della continental. Questo ci permette di prendere allievi interessanti. Abbiamo 11 juniores con 2 campioni italiani e uno di questi, fatemelo dire, è mio figlio Alessandro. E con l’arrivo di Enrico Barbin che affiancherà Renato Galli, riusciremo a seguirlo bene.

Barbin che hai avuto anche come corridore…

Alla Trevigiani, per tre anni, nello stesso periodo di Mattia Cattaneo. Con me ha vinto il Liberazione e il De Gasperi, parliamo la stessa lingua.