Marco Andreaus, Bahrain Victorious Development Team 2025, Sibiu Tour 2025 (foto Instagram)

Marco Andreaus: l’anno peggiore e il futuro incerto

22.10.2025
5 min
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La quarta e ultima stagione tra gli under 23 di Marco Andreaus si è conclusa con il secondo posto nel campionato italiano cronometro a squadre. Il trentino insieme ai compagni della Bahrain Victorious Development: Thomas Capra, Bryan Olivo e Alessandro Borgo, è stato battuto dai ragazzi della Technipes #InEmiliaRomagna. Ora il più grande dei due fratelli Andreaus si sta godendo qualche giorno di svago sulle montagne di casa prima di partire per le vacanze (in apertura foto Instagram).

«Andrò a Cuba insieme alla mia fidanzata – ci dice Marco Andreaus – staremo poco meno di due settimane. Sarà la prima volta che esco dall’Europa, un’esperienza che mi mancava. Fino ad adesso il volo più lungo che ho mai fatto è stato quello per Tenerife, di quattro ore. Per arrivare a Cuba ne serviranno il doppio, devo trovare il modo di passare il tempo, anche perché di dormire in aereo non se ne parla. Non ci riesco proprio».

Marco Andreaus, campionato italiano crono a squadre, Bahrain Victorious Development Team 2025
Marco Andreaus alla partenza del campionato italiano crono a squadre di domenica scorsa (Photors.it)
Marco Andreaus, campionato italiano crono a squadre, Bahrain Victorious Development Team 2025
Marco Andreaus alla partenza del campionato italiano crono a squadre di domenica scorsa (Photors.it)

Un anno difficile

Marco Andreaus quest’anno ha affrontato una delle stagioni più complicate, con diversi stop e tanti momenti difficili da mettere alle spalle.

«Penso sia stata l’annata peggiore della mia carriera – racconta – perché ho iniziato a correre in Grecia e dopo due gare mi sono ammalato. Ho perso due settimane di allenamento, una volta rientrato sentivo di non essere in condizione. La squadra però aveva bisogno di un corridore per il Trofeo Piva e sono andato. Nell’ultima discesa il corridore davanti a me è scivolato, io non sono riuscito ad evitarlo e nel cadere mi sono rotto la scapola. Altri due mesi fermo.

«Volevo ripartire – prosegue Marco Andreaus – e così sono andato in ritiro insieme ai compagni che preparavano il Giro Next Gen, giusto per allenarmi con qualcuno. A giugno avevo solamente quattro giorni di gara e la condizione era ben lontana dall’essere al meglio. Di conseguenza non ho corso tanto, sono andato spesso a tappare dei buchi o a tirare per i miei compagni».

Marco Andreaus, CTF Victorious 2024
Marco Andreaus è entrato nel progetto di Roberto Bressan e Renzo Boscolo quando ancora era Cycling Team Friuli nel 2022
Marco Andreaus, CTF Victorious 2024
Marco Andreaus è entrato nel progetto di Roberto Bressan e Renzo Boscolo quando ancora era Cycling Team Friuli nel 2022
Forse l’unica gara dove potevi fare bene era proprio il campionato italiano cronosquadre…

Sì, avevo aspettative più alte del secondo posto finale. Però era l’ultima gara dell’anno e a metà ottobre. Gli altri miei compagni avevano quasi il doppio dei miei giorni di corsa, quindi le motivazioni erano diverse. Ci tenevo a vincerla perché era l’ultima chance per indossare la maglia tricolore, da under 23. L’ho sfiorata da allievo e due volte nel campionato di cronometro a squadre visto che anche nel 2024 siamo arrivati secondi.

Il prossimo anno cosa farai?

Sono un elite, e le squadre continental vogliono gli under 23. Non so ancora nulla, il futuro è incerto. Una cosa è sicura: gli elite non li vogliono, sembra che nel giro di un mese sia diventato vecchio. Eppure, ho fatto 22 anni lo scorso settembre.

Fino alla stagione 2023 la crescita di Marco Andreaus è stata costante, in quell’anno vinse anche due gare (photors.it)
Fino alla stagione 2023 la crescita di Marco Andreaus è stata costante, in quell’anno vinse anche due gare (photors.it)
Dove stai cercando?

Ne ho parlato con il mio procuratore, Maurizio Fondriest, che per rilanciarsi è meglio cercare una continental estera. Ce ne sono di interessanti in Austria, ma ormai anche quelle preferiscono avere gli under 23. Sinceramente da quando mi sono rotto la scapola mi è caduto il mondo addosso. Alla fine per un corridore come me le gare importanti erano a inizio stagione, sarebbe stato importante vincere nei primi mesi dell’anno.

Che momento è?

Strano, non so cosa farò. Fondriest mi ha detto di andare in vacanza e di non pensarci, lui intanto lavora per cercare una soluzione. Quando tornerò da Cuba capiremo. Mi piacerebbe continuare per riscattare l’ultimo anno e mezzo dove non ne è andata bene una. Non ho mai avuto la sensazione di essere al meglio. Poi sapendo di andare alle corse per tirare non alza il morale, ecco. Credo che la mia generazione sia una di quelle maggiormente penalizzate, perché quando ero junior non c’era questa esasperazione. Mentre ora devi fare tutto bene ed entrare nelle devo da fenomeno, così da fare un cammino lineare.

Stefano Casagranda, Marco Andreaus
Stefano Casagranda insieme a Marco Andreaus, entrambi di Borgo Valsugana, il giovane ciclista ha corso fino agli allievi al Veloce Club Borgo
Stefano Casagranda, Marco Andreaus
Stefano Casagranda insieme a Marco Andreaus, entrambi di Borgo Valsugana, il giovane ciclista ha corso fino agli allievi al Veloce Club Borgo
Poi c’è stata anche la scomparsa di Stefano Casagranda, anche lui di Borgo Valsugana e con il quale hai corso tanto…

Ero molto legato a lui, e sono tanto amico dei suoi figli Niccolò e Andrea. Ci conosciamo da quando avevamo cinque anni.  Con Stefano ho corso al Veloce Club Borgo, team del quale era il presidente, da quando ero G1 fino agli allievi. E’ stato un punto sicuro per tutti questi anni e ci sentivamo spesso.

Com’era?

Uno forte. Sapevamo da anni che fosse malato, ma non si è mai fatto abbattere. Dallo scorso febbraio gli avevano dato poche settimane di vita, invece lui ha tenuto duro. Lo vedevi andare a caccia e in bici. Condividevamo le stesse passioni, oltre alla bici. Anche a lui piaceva tanto la montagna e sciare. Mi dispiace, avrei voluto dedicargli una vittoria, per questo ci tenevo tanto al campionato italiano crono a squadre.

Marco Andreaus, montagna, sci alpinismo (foto Instagram)
Marco Andreaus durante una delle sue uscite invernali sulla neve, la montagna era una passione comune con Stefano Casagranda (foto Instagram)
Marco Andreaus, montagna, sci alpinismo (foto Instagram)
Marco Andreaus durante una delle sue uscite invernali sulla neve, la montagna era una passione comune con Stefano Casagranda (foto Instagram)
Che rapporto avevate?

Stretto. Da quando è venuto a mancare mio padre, nel 2017, Stefano ha ricoperto un po’ quella figura. Parlavamo tanto, sia della bici ma anche di molti aspetti umani legati al ciclismo. Lui in me credeva tanto, mi diceva sempre che avevo il potenziale per diventare un corridore e di stare tranquillo. Per questo ci tengo a continuare, vorrei dimostrargli che aveva ragione.

Il Manghen, le sfide, la scuola. Quanto spinge il piccolo Andreaus

09.02.2025
6 min
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La sua casa si trova quasi ai piedi del Passo Manghen, la salita che nell’immaginario di chiunque sia nato a Borgo Valsugana e sogni di fare strada con la bicicletta rappresenta il confine fra diventare grandi o restare piccoli. La prima volta che Elia Andreaus ha salito il gigante della Valsugana aveva 15 anni. Arrivò in cima con Thomas Capra e i compagni del Veloce Club Borgo e oggi, a tre anni di distanza, il suo sogno sta per diventare realtà.

Dal Team Giorgi, in cui ha corso il secondo anno da junior, la sua strada ha incrociato quella del CTF Friuli, divenuto nel frattempo Bahrain Victorious Development Team, In cui ha ritrovato suo fratello Marco: tre anni di più. Eppure, nonostante sia tutto più grande, Elia mantiene i piedi per terra. Va a scuola, si allena in bici e vive i 18 anni come è giusto che siano. Chi lo conosce meglio lo descrive come un vulcano che non sta mai fermo. Va a pesca e va a sciare, ricorda l’esplosività di Trentin prima che Matteo diventasse saggio e sul lavoro è una macchina da guerra. Grande motore, grandi mezzi e il gusto di battere sulle salite i record altrui. Lo sentiamo nel pomeriggio al termine di un allenamento, nella routine di tutti i giorni che lo vede uscire di scuola alle 12,20, andare rapidamente a casa che per fortuna non è distante e partire con la bici alle 13,30.

«Adesso si stanno allungando le giornate – sorride – il problema c’è a novembre e dicembre. Di questi tempi si fanno anche tre ore con la luce, che è buono. E tutto sommato andare in bici dopo scuola va bene, in certi giorni serve anche per sfogarsi».

Elia Andreaus, classe 2006, ha corso fino allo scorso anno nel Team Giorgi
Elia Andreaus, classe 2006, ha corso fino allo scorso anno nel Team Giorgi
Con l’ingresso nel devo team le cose stanno cambiando?

Eh sì, l’anno scorso ero abituato molto bene al Team Giorgi. Non ci facevano mancare nulla, però adesso è tutto più organizzato. Siamo seguiti di più, alla fine è come essere professionisti. Si sapeva che sarebbe diventato un devo team, era nell’aria.

Quanto è stato brusco il passaggio da junior a under 23?

Rispetto all’anno scorso l’impegno è cresciuto. Faccio più ore, però allo stesso tempo riesco a conciliare scuola e bici senza problemi. Ovviamente se la domenica devo fare cinque ore, sabato sera non esco con gli amici, anche se ogni tanto vado lo stesso (ride, ndr). Credo che fino all’esame di maturità mi terranno un po’ tranquillo, poi sicuramente le ore aumenteranno. Da luglio si farà sul serio.

Qualche mese fa ci hai spiegato di avere un tutor scolastico: è ancora così?

Sì, ce l’ho dalla seconda superiore, perché in prima non si poteva avere. Comunico i giorni in cui ci sono impegni sportivi e i professori mi vengono incontro per le ore di assenza, che non vengono conteggiate. Anche le verifiche e le interrogazioni si possono programmare. Ad esempio dal 14 al 21 febbraio sarò in ritiro con la squadra a Udine. L’ho comunicato agli insegnanti già da tempo e quindi abbiamo concordato che le verifiche e le interrogazioni di quella settimana le recupererò dopo il rientro.

Da quest’anno, Andreaus corre nel Bahrain Victorious Development Team: 15 atleti, 8 italiani
Da quest’anno, Andreaus corre nel Bahrain Victorious Development Team: 15 atleti, 8 italiani
Ti aspettano e ti mettono sotto il giorno stesso che torni a scuola?

No, quello no. Non è che torno dal ritiro e il giorno dopo mi interrogano. Mi accordo con gli insegnanti e stabiliamo quando fare ogni cosa. Da quel punto di vista quasi tutti i professori mi vengono incontro, sono fortunato.

La squadra comincia da Rodi, quando è previsto il tuo debutto?

Non in quella trasferta, perché fra una cosa e l’altra prende quasi 20 giorni. Io non so ancora dove e quando partirò, in teoria potrei cominciare alla Popolarissima, che è il 16 marzo. Poi forse farò alcune corse in Slovenia la settimana dopo, ma penso che conoscerò a breve il calendario definitivo. Non so se ci saranno corse con i professionisti, si vedrà in base a come si sviluppa la stagione.

Squadra nuova, chi segue la tua preparazione?

Da quest’anno ho iniziato a lavorare con Alessio Mattiussi, che segue anche altri corridori del devo team. Invece nell’ultimo anno e mezzo, ero allenato da Paolo Alberati e seguito come procuratore da Fondriest. Maurizio per me che sono trentino è una figura di riferimento. Quando usciamo in bicicletta, quelle due o tre volte all’anno, nonostante la sua età si vede che va forte. Adesso ovviamente le cose sono un po’ cambiate, magari gli tiriamo un po’ noi il collo o almeno lui ci dice così.

E’ il 17 giugno 2021, Elia ha 15 anni e conquista il Manghen con Thomas Capra
E’ il 17 giugno 2021, Elia ha 15 anni e conquista il Manghen con Thomas Capra
Che posto è Borgo Valsugana per fare ciclismo?

Per allenarsi è il top, anche se in inverno è dura: ad esempio durante le vacanze di Natale, partivo la mattina alle 10 e c’erano 7 gradi sotto zero. Però in estate è il massimo, perché la mattina ad agosto parti con 18 gradi e ti alleni per tutto il giorno al fresco e comunque non al caldo come in altre parti.

Quali sono le tue salite preferite intorno casa?

Mi piace Panarotta, che prendi a Levico, a 15 chilometri da Borgo. Poi c’è il Manghen, che è forse è la più iconica che abbiamo qua. Se vado su in cima, poi scendo dall’altra parte e faccio la distanza. Sono proprio dei bei posti.

Qual è un obiettivo raggiungibile per questo primo anno da U23?

A livello di risultati, almeno fino all’esame di maturità, non mi pongo grandi obiettivi. Semmai mi piacerebbe capire che tipo di corridore sono e ovviamente vorrei crescere il più possibile. Si vedrà strada facendo, anche perché non ho idea di quanta differenza di livello ci sia fra juniores e under 23.

La prima vittoria 2024 di Elia Andreaus è stata la Piccola Liegi, seguita da altri 4 successi
La prima vittoria 2024 di Elia Andreaus è stata la Piccola Liegi, seguita da altri 4 successi
Ti alleni mai con tuo fratello Marco?

Allenarci insieme non capita spessissimo, perché lui ha finito la scuola, quindi può uscire la mattina. Magari capita di farlo nel weekend e usciamo insieme anche a Thomas Capra, che vive qui vicino.

Qual è la cosa che meno ti piace dell’allenamento?

Quando il mese è brutto e magari inizia a piovere o fa freddo, ma dipende dalla temperatura. Se è sotto zero, sinceramente il primo giorno sto al caldo, magari faccio un po’ meno o faccio un po’ di rulli o posticipo il lavoro al giorno dopo. Se invece ci sono 5 gradi e magari pioviggina, si esce ugualmente. Anche sabato scorso ho fatto 4 ore sotto l’acqua. Il vero problema non è tanto essere bagnati, quanto prendere freddo.

Qual è invece la cosa più bella dell’allenamento?

Sfogarsi e poter mangiare di tutto. Mangiare quello che si vuole dopo tante ore di bici è uno dei piaceri della vita…

Elia: un altro Andreaus alla ruota di Fondriest

11.09.2023
4 min
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SARZANA – La partenza dell’ultima tappa del Giro della Lunigiana, per molti corridori, è stata una passerella per salutarsi e scherzare sulle fatiche di questi giorni. Tra i primi della classifica generale, vinta poi dal francese Bisiaux, i sorrisi erano meno accesi. Nei pressi del foglio firma si aggirava, con la maglia della rappresentativa del Trentino, Elia Andreaus. E’ il fratello piccolo di Marco, e la somiglianza è così marcata che si potrebbero confondere. In un’intervista di qualche mese fa Marco ci aveva raccontato del fratello, al primo anno da junior e molto forte. 

Elia Andreaus, a sinistra, si riposa al traguardo di Casano di Luni dopo la fine del Giro della Lunigiana
Elia Andreaus, a sinistra, si riposa al traguardo di Casano di Luni dopo la fine del Giro della Lunigiana

Adattamento difficile

Con l’introduzione dei rapporti liberi però il salto dagli allievi alla categoria juniores si fa sentire maggiormente. Le gare si fanno più impegnative e il livello degli avversari è alto, così questi appuntamenti internazionali servono a prendere le misure e crescere.

«E’ difficile – dice con una risata Andreaus – poi anche io ho avuto un po’ di problemi. Cambiano la categoria, le distanze in gara e i rapporti. Passare dal 52×16 al 53×10 (il rapporto usato in gara al Lunigiana, ndr) non è facile. Bisogna adattare gli allenamenti e capire come gestire questa scelta sempre più ampia». 

Andreaus, al centro, al via della seconda tappa, la più dura, con partenza da Portofino
Andreaus, al centro, al via della seconda tappa, la più dura, con partenza da Portofino
Cosa hai fatto tu per adattarti a questa nuova categoria?

Ho aumentato le ore di allenamento e modificato tanto il modo di andare in bici. Quest’anno ho iniziato ad usare un po’ le tabelle.

Come ti trovi?

Sinceramente preferivo come ci allenavamo l’anno scorso, che ci si tirava un po’ il collo – ride – ma decideva tutto Maurizio (Fondriest, ndr). Ci seguiva in moto o in macchina e dava il ritmo lui. 

Tuo fratello Marco ti da una mano?

C’è rivalità – ride ancora – cerco di ristabilire tutti i record che ha fatto. Da esordiente e allievo qualcuno l’ho battuto.

Tanti corridori trentini possono contare sul supporto di Maurizio Fondriesti, qui a destra
Tanti corridori trentini possono contare sul supporto di Maurizio Fondriesti, qui a destra
Com’è avere un fratello grande che va in bici?

Mi fa da riferimento, mi dà qualche consiglio, minimo e indispensabile, altrimenti lo batto subito! Per ora mi pongo l’obiettivo di vincere qualche corsa, ci ho provato un paio di volte. 

Qualche pedalata insieme l’avete fatta?

Sì sì. Qualche uscita insieme c’è stata, con noi sono venuti anche Maurizio Fondriest e Thomas Capra

Essere al Giro della Lunigiana ti permette di imparare molto però, no?

Assolutamente, non è come le corse normali in Italia. Il livello è molto più alto, quindi. Non è la mia prima corsa internazionale, ho già corso l’Eroica, il Trofeo Emilio Paganessi e poi il Lunigiana. Le gare sono molto più tirate, si fa tanta fatica, ma così mi piace di più!

Gare come il Giro della Lunigiana servono per fare esperienza e confrontarsi con i corridori più forti
Gare come il Giro della Lunigiana servono per fare esperienza e confrontarsi con i corridori più forti
Maurizio Fondriest è con voi qui al Lunigiana, com’è averlo accanto?

Ci dà molti consigli, soprattutto per queste corse internazionali: cose come correre davanti e divertirsi. Oppure di non stare passivi. 

Fondriest è procuratore di tuo fratello, tu che rapporto hai con lui?

L’ho conosciuto quando ero esordiente, al secondo anno. E’ una figura davvero importante, ci sentiamo praticamente dopo tutte le corse. Gli racconto com’è andata e in che modo ho corso e lui mi dice cosa ho sbagliato o, invece, ho fatto giusto. 

Le pedalate con lui come sono?

Belle. Ci riempie di racconti e aneddoti, io poi sono curioso e ascolto sempre. E’ molto presente, spesso viene a mangiare da noi oppure vado da lui con mio fratello. Avere un punto di riferimento come lui per me è stimolante.

Andreaus e il sogno svanito sull’ultima salita

20.08.2023
5 min
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«Alla fine della corsa ero davvero furioso, ma poi ho ripensato a tutto quel che ho passato prima di tagliare quel traguardo e alla fine ho capito che certe volte non è l’approdo quel che conta, ma come ci arrivi». In poche parole, Marco Andreaus ha sintetizzato come meglio non avrebbe potuto la sua avventura in Romania al Tour of Szeklerland, dove ha sognato a lungo il successo nella generale, chiudendo alla fine sesto. Un piazzamento amaro che alla fine ha avuto anche una punta di dolce.

Per capire come ci sia arrivato (non solo al traguardo, anche alla conclusione morale della storia…), bisogna ripartire dall’inizio e Andreaus si presta ben volentieri al racconto, presentando innanzitutto la corsa a tappe rumena, che presentava al via molte squadre del Centro-Nord Europa, ma anche tre formazioni italiane, tra cui la sua, il CTF.

«Non è una gara troppo difficile, l’avevo affrontata anche lo scorso anno. Rispetto ad allora è stata tolta una tappa, quindi era ancora più accessibile per me che non amo le grandi salite. E lì di ascese pesanti non ce n’erano, vista la conformazione del territorio».

Il team CTF al via, con Andreaus, Bruttomesso, Milan, Skerl, Stockwell (GBR) e Shtin (RUS)
Il team CTF al via, con Andreaus, Bruttomesso, Milan, Skerl, Stockwell (GBR) e Shtin (RUS)
Come era disegnata la gara?

Si cominciava con una cronometro di 4,5 chilometri, distanza ideale per me e infatti ho vinto la frazione anche con distacchi importanti rifilati agli avversari. La seconda tappa era per velocisti, la terza era considerata la più dura, ma alla fine quella decisiva è stata l’ultima. Purtroppo per me…

Che clima avete trovato?

Molto sole, ma le temperature erano più gradevoli rispetto a quelle che avevamo lasciato in Italia, mai oltre i 23 gradi. Anche le strade erano molto belle e curate, quasi sempre asfaltate e qui ho trovato un deciso progresso rispetto allo scorso anno. Allora c’erano altri percorsi e le buche erano quasi all’ordine del giorno…

Per il trentino la prima vittoria dell’anno nel cronoprologo, con 6″ sul polacco Tracs (foto Harmagyi Zsolt)
Per il trentino la prima vittoria dell’anno nel cronoprologo, con 6″ sul polacco Tracs (foto Harmagyi Zsolt)
Ti aspettavi la vittoria il primo giorno?

Decisamente no, perché venivo da quasi due mesi di inattività. Dopo il Giro Next Gen ho contratto il Covid e sono rimasto fermo a lungo. Quel percorso però mi piaceva molto, oltretutto ho avuto la fortuna di partire per ultimo e quindi ho potuto regolarmi sugli avversari.

Dopo la vittoria come avete impostato la corsa?

La squadra ha deciso di puntare su di me e quindi si correva per contrastare gli altri. Il secondo giorno però era una tappa da volatona finale e io mi sono messo a tirare per Skerl, che ha vinto battendo Bruttomesso. Dopo due giorni di gara avevamo già due vittorie in carniere. Il terzo giorno l’austriaco Martin Messner ha fatto il diavolo a quattro, ma gli sono rimasto attaccato, finendo alle sue spalle sul traguardo con ancora 9” da gestire.

Il team ha lavorato per tutta la gara per Andreaus, dominando per la prima volata (foto Harmagyi Zsolt)
Il team ha lavorato per tutta la gara per Andreaus, dominando per la prima volata (foto Harmagyi Zsolt)
Che cosa è successo nella tappa finale?

Messner era in forma e ha provato a andar via, con lui si è formato un quintetto, io ho provato ad agganciarmi, ma domenica è emersa tutta l’inattività delle settimane precedenti e sull’ultima salita ho pagato dazio. Oltretutto con il gruppo all’inseguimento stavamo guadagnando terreno, ma le moto ci hanno fatto sbagliare strada a una rotonda: abbiamo perso una marea di tempo e lì ho capito che la corsa era andata. Ho perso anche la maglia di miglior giovane, mi è rimasta quella a punti.

Te la sei presa tanto?

All’inizio sì, ma poi riflettendo ho pensato che per come ero arrivato in Romania avevo già fatto tanto, quindi non potevo tanto lamentarmi in fin dei conti.

Il talentuoso Messner continua a crescere: prima vittoria nella stagione nelle corse a tappe (foto Zsolt)
Il talentuoso Messner continua a crescere: prima vittoria nella stagione nelle corse a tappe (foto Zsolt)
E ora?

Ora si gareggia cercando di affinare la forma per il Giro del Friuli. Non è certamente la stessa cosa, il percorso in generale non fa per me, ma ci sono tappe interessanti dove posso dire la mia se ho la condizione giusta.

Nel complesso come giudichi questa tua stagione?

Sinceramente mi aspettavo di più, volevo arrivare alla vittoria molto prima, invece la cronometro è stata il primo centro dell’anno. In primavera non ero neanche andato male, con il 5° posto al Liberazione e prima una bella gara al Belvedere, ma poi sono arrivato al Giro senza la condizione che volevo e in gara si è visto.

Marco con suo fratello Elia (in maglia bianca), ma guardate chi c’è a scattare il selfie…
Marco con suo fratello Elia (in maglia bianca), junior 1° anno che si sta mettendo in evidenza
Tra l’altro fra gli juniores sta emergendo un altro Andreaus, tuo fratello Elia…

Per essere un primo anno se la sta cavando più che bene. Come conformazione e caratteristiche siamo molto simili, lui però è un po’ più veloce di me…

Ora che cosa ti aspetti?

Vorrei affrontare una seconda parte di anno con qualche soddisfazione in più, qualche vittoria anche per meritarmi la riconferma nel team, dove mi trovo benissimo. La gamba sta tornando quella giusta, vediamo di farla fruttare.

Andreaus: il 2022 per prendere le misure, ora si cresce

08.03.2023
5 min
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Marco Andreaus si affaccia alla sua seconda stagione da under 23 con tante aspettative. Il 2022 è scivolato via con un alcuni buoni risultati, tra cui il primo podio nella categoria. Il diciannovenne trentino ha preso le misure tra gli under 23, come un sarto, ed ora è pronto ad affrontare il 2023. 

Andreaus nel 2022 alla Due Giorni Alessandro Bolis ha conquistato il primo podio in maglia CTF (photors.it)
Andreaus nel 2022 alla Due Giorni Alessandro Bolis ha conquistato il primo podio in maglia CTF (photors.it)

Esperienza e apprendimento

In questa seconda stagione gli verrà chiesto di alzare l’asticella, consapevole che corri in una delle squadre più in mostra: Il Cycling Team Friuli.

«Il primo anno l’ho preso più per esperienza – dice Andreaus – quando avevo la scuola ho fatto molte gare regionali. Corse adatte a corridori di primo anno, lì appunto abbiamo ingranato la marcia. Ad aprile sono iniziate le internazionali e mi sono ambientato in qualcosa di diverso, più impegnativo. Devo dire che la prima parte del 2022 è andata bene, abbiamo seguito il percorso di crescita prefissato. Una volta fatto l’esame di maturità ho staccato un attimo dagli allenamenti. Nel finale di stagione ho iniziato ad andare abbastanza forte, sono andato a correre il Giro di Slovacchia con i professionisti. E’ andato molto bene se pensate che in una tappa sono riuscito anche ad arrivare undicesimo».

Obiettivo professionisti

Correre da under 23 in un team come il CTF è fonte di grande ispirazione, si tratta di una squadra che permette ai propri ragazzi di crescere. I passi sono quelli giusti, soprattutto se si considera il supporto che arriva dalla Bahrain Victorious. 

«Aver visto – continua – come si comportano i professionisti e come si sta all’interno del gruppo è stato molto interessante. Capire come viene gestita una corsa e vedere come ci si muove sulla strada è stato stimolante. Ho notato, com’è giusto, che c’è ancora tanto da lavorare, perché nel finale, quando aprono il gas è tutto un altro andare. Però penso di essere sulla via giusta di crescita, già quest’inverno in cui mi sono riuscito ad allenare senza la scuola ho sentito tanto la differenza. Ho aumentato le ore e i carichi, facendo esercizi con maggiore intensità.

«A gennaio ho avuto anche la possibilità di andare in ritiro in Spagna e con il caldo sono riuscito ad allenarmi meglio rispetto allo scorso anno. Nel mese di dicembre, invece, complice anche il freddo, ho fatto molto scialpinismo. E’ stato un bel modo per mantenersi in movimento, la squadra era d’accordo e il riscontro è stato positivo. Nel 2023 mi sono posto l’obiettivo di fare il famoso salto di qualità, mi sono posto anche il focus di partecipare alle gare internazionali ad aprile e provare a correre in testa. Fare del mio meglio insomma».

Già nel 2022 Andreaus (il secondo da sinistra) ha avuto modo di fare degli stage insieme ai corridori della Bahrain Victorious
Già nel 2022 Andreaus (il secondo da sinistra) ha avuto modo di fare degli stage insieme ai corridori della Bahrain Victorious

Belgio e prospettive

Renzo Boscolo, in una recente intervista, ci aveva anticipato che i suoi ragazzi avranno la possibilità di andare a correre al Nord. Un cambio, anzi un’opportunità in più, che permetterà loro di uscire dalla comfort zone. 

«Andare in Belgio è un’avventura che non voglio perdere – dice Andreaus – punterò ad essere nella squadra che andrà su o comunque a partecipare al maggior numero di corse. Siamo andati tante volte a correre all’estero, però sempre verso est, anche perché attaccata a noi c’è la Slovenia e in un’ora, massimo due ore di macchina, si arriva in Croazia. Penso che il Belgio sia l’ambiente adatto a me, i percorsi si avvicinano molto alle mie caratteristiche, non vedo davvero l’ora di provarci».

«Il progetto CTF – conclude – si vede, è concreto. Avere davanti corridori che sono passati in questa squadra ed ora sono nel mondo dei professionisti dà morale. Fa capire a noi giovani che la squadra c’è e si lavora bene, questo ci stimola a lavorare meglio e impegnarci. Anche avere la possibilità di allenarsi con corridori della Bahrain nei vari stage è incredibile. Ho avuto la fortuna di andare a Calpe con loro sia l’anno scorso che quest’anno ed ogni volta è stato un sogno».

In famiglia c’è un altro ciclista: si tratta di Elia, fratello piccolo di Marco (a sinistra, photors.it)
In famiglia c’è un altro ciclista: si tratta di Elia, fratello piccolo di Marco (a sinistra, photors.it)

Un piccolo “rivale”

Marco Andreaus in casa ha un rivale, se così vogliamo simpaticamente definirlo, si tratta del fratello minore: Elia.

«E’ un 2006 – racconta il fratello grande – ed è appena passato nella categoria juniores, ha esordito settimana scorsa. Andiamo molto d’accordo, anche se non siamo mai usciti insieme in bici per allenarci, da quest’anno però qualche lungo magari lo faremo l’uno accanto all’altro. Elia mi chiede tante cose e mi ascolta, anche se – dice con una risata – prova a battere tutti i miei record, diciamo che c’è una rivalità sana in casa. Ha seguito il mio stesso percorso: da allievo ha corso al Veloce Club Borgo, mentre da junior è passato al Team Assali Stefen Omap».

VC Borgo 2022

Capra come Trentin: la scuola di vita del Veloce Club Borgo

31.03.2022
4 min
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Le radici di Thomas Capra, vincitore non senza sorpresa della Gand-Wevelgem per gli juniores, affondano negli anni trascorsi al Veloce Club Borgo, la società che da tantissimi anni organizza la Coppa d’Oro. Ce ne siamo già occupati in questa veste, ma abbiamo forse lasciato un po’ da parte tutto quel che il sodalizio trentino ha fatto e fa nella promozione del ciclismo, nella costruzione di talenti. Abbiamo allora preso il telefono in mano e richiamato Stefano Casagranda, presidente della società nonché ex pro’ dalla lunga carriera.

La chiacchierata non poteva che nascere dalla grande impresa di Capra, che ha corso a Borgo fino agli allievi ed è poi passato alla Assali Stefen Makro.

«E’ ovvio che non me l’aspettavo – dice Casagranda – anche se a dir la verità un piazzamento nella top 10 era nelle sue corde e glielo avevo anche detto. Quando poi, nel corso della gara ho saputo che era nella fuga a 4, a quel punto ho pensato che potesse farcela, perché conosco quanto sia forte in quelle situazioni. Thomas ha un carattere vincente, si è visto sin dai suoi primi anni».

Capra tricolore 2018
La conquista del titolo italiano esordienti nel 2018 per Capra (foto Soncini)
Capra tricolore 2018
La conquista del titolo italiano esordienti nel 2018 per Capra (foto Soncini)
Com’era da ragazzino?

Ha sempre vinto tantissimo, più di altri nelle primissime categorie. Suo padre correva ai miei tempi, anche se rimase a livello dilettantistico. Posso anzi dire che sono più le corse che non ha vinto… Avevamo paura che, passando fra gli allievi, con un livello maggiore vincesse di meno e ne soffrisse, invece ha dimostrato di saper anche incassare le sconfitte e soprattutto di saper anche correre per i compagni, mettendo da parte le ambizioni personali.

Ha un difetto?

Diciamo che fa più fatica quando sente addosso la pressione, quando viene indicato come uno dei favoriti. Uno col suo talento avrebbe dovuto vincere titoli italiani di categoria in serie (anche se ne ha conquistati due, da esordiente 2° anno su strada e nell’omnium), invece in quelle gare soffriva quasi sempre. A Gand, partendo fra gli outsider, era nella condizione migliore e infatti i risultati sono arrivati.

Casagranda Capra 2022
Andrea Casagranda e Thomas Capra, entrambi in nazionale a Gand
Casagranda Capra 2022
Andrea Casagranda e Thomas Capra, entrambi in nazionale a Gand
Parliamo un po’ della società: quanti ragazzi ci sono?

Attualmente sono 45, fra giovanissimi, esordienti e allievi, ma siamo arrivati anche a più di 60, dai 6 ai 16 anni. La maggioranza è fatta da ragazzini, per loro il ciclismo è e deve essere un gioco, per questo cerchiamo di coinvolgere anche i genitori, perché per loro portare i bambini non deve essere un sacrificio, ma l’occasione per stare insieme. Infatti organizziamo molte occasioni d’incontro legate all’attività dei figli, in modo che si sentano coinvolti.

Veniamo alle categorie più grandi, dove avete conquistato nel complesso ben 7 titoli uno tra l’altro tuo, nel 1989 da allievo su strada…

Cerchiamo di procedere per gradi. Da esordienti iniziamo a far capire loro com’è il ciclismo agonistico, quali difficoltà comporti, che cosa richieda anche come allenamento. Da allievi iniziamo anche a farli correre non più come singoli, ma come squadra, aiutandosi l’uno con l’altro. Da noi non ci sono capitani: se una domenica si corre in favore di uno, quella dopo il leader sarà un altro e così via.

Una scuola che ha fruttato.

Beh, abbiamo avuto Matteo Trentin che ha militato con noi per 8 anni e conquistato due titoli italiani nel ciclocross, ma va ricordato anche Marco Andreaus, che sta facendo molto bene con il Cycling Team Friuli e che con noi ha vinto il tricolore allievi nel 2019. Non va dimenticato neppure Andrea Pasqualon, anche lui ha iniziato con noi. Abbiamo avuto un decennio di veri campioni e campioncini usciti dalle nostre fila. Ora però stiamo cercando di concentrarci più sui giovanissimi. Cerchiamo di fare proselitismo fra i più piccoli, chissà che non si nasconda il campione di domani.

Veloce Club Borgo 2022
Il folto gruppo del Veloce Club Borgo 2022, oltre 60 atleti in tutto
Veloce Club Borgo 2022
Il folto gruppo del Veloce Club Borgo 2022, oltre 60 atleti in tutto
L’attività viene svolta prevalentemente in zona?

Non solo. Ad esempio, con gli allievi, programmiamo sempre una trasferta in Slovenia, per ricambiare la presenza di un folto gruppo locale che partecipa sempre alla Coppa d’Oro. Inoltre partecipiamo a una gara a tappe di 3-4 giorni in Austria. Sono esperienze che per i ragazzi sono utilissime, sempre in quell’ottica che dicevo prima, correndo di squadra senza un leader predefinito.

Tra esordienti e allievi c’è un altro Capra?

Chissà, lo sapremo solo con il tempo, ma anche Thomas può e deve crescere tanto. Ricordo che da allievo era arrivato a 8 vittorie e voleva assolutamente raggiungere il mio record in società, 10 successi. Poi però si ruppe entrambe le clavicole e rimase fermo. Comunque in totale almeno una quindicina di vittorie anche nelle stagioni di magra le mettiamo insieme. Per questo devo dire grazie a tutti i tecnici, che lavorano con il cuore e per pura passione. Hanno l’unico obiettivo di veder crescere i ragazzi nella maniera giusta, e non parlo solo dal punto di vista ciclistico…

Andreaus: primo podio e sprazzi di talento

18.03.2022
5 min
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Marco Andreaus ha conquistato il suo primo podio tra gli under 23 domenica 13 marzo alla Due Giorni per Alessandro Bolis (foto apertura Scanferla). Ha regolato la volata di gruppo alle spalle di Manlio Moro, arrivato sul traguardo con 25 secondi di vantaggio.

«Il mio obiettivo – dice Marco Andreaus – era di ottenere un podio nell’arco della stagione, non mi aspettavo arrivasse così presto. All’inizio della gara non credevo molto in me stesso poi piano piano ho sentito che la gamba era buona e mi sono lanciato nello sprint». 

Marco ha la voce felice, è molto entusiasta e lo si capisce dalle sue parole cariche di trasporto. E’ al suo primo anno da under 23 e corre con il Cycling Team Friuli e oggi lo conosciamo insieme.

Marco Andreaus da junior ha corso con la Assali Stefen Omap, qui nella vittoria alla Coppa Città di Tavo (foto Scanferla)
Andreaus da junior ha corso con la Assali Stefen Omap, qui alla Coppa Città di Tavo (foto Scanferla)
Come sono andati questi primi mesi nella nuova categoria?

Bene, il passaggio di categoria si sente anche se ho sofferto un po’ meno rispetto a quanto mi aspettassi. La differenza maggiore l’ho trovata nella qualità della preparazione e dell’allenamento, da junior non sono mai stato abituato a fare più di tre ore di allenamento in inverno. Ho anche avuto la fortuna di andare a fare un training camp con la Bahrain Victorious.

Com’è stato trovarti faccia a faccia con quei campioni?

Bellissimo (fa un piccolo silenzio, come se stesse sognando, ndr), ero nel gruppo di lavoro con Colbrelli e Caruso. Pedalare gomito a gomito con loro è incredibile, prima li avevo visti solamente in TV. Ho fatto loro un sacco di domande, a Damiano ho chiesto come affrontano le salite e mi ha dato qualche consiglio. A tavola parlavamo delle corse che hanno vinto quando loro erano under.

Un consiglio particolare che ti ricordi?

Quello di non finirmi con troppi allenamenti (ridacchia, ndr).

Marco alle spalle di Wout Poels a sinistra e Jack Haig a destra nel ritiro di dicembre con la Bahrain Victorious
Marco alle spalle di Wout Poels a sinistra e Jack Haig a destra nel ritiro di dicembre con la Bahrain Victorious
Il tuo diesse, Renzo Boscolo ha detto che ti ha portato da loro Fondriest, cosa ti ha convinto a scegliere il CT Friuli?

Devo ammettere che il Cycling Team Friuli lo conoscevo già, ci sono tanti corridori trentini che hanno corso e che corrono qui. Renzo e Maurizio si sono incontrati agli europei di Trento e poi tutti insieme abbiamo parlato del progetto e mi sono convinto a venire qui.

Con Maurizio come ti trovi?

Bene, anzi, molto bene. Siamo insieme da tre anni, da quando ero junior di primo anno. Mi tratta come un figlio, ogni tanto viene da me o mi invita da lui a mangiare la pizza. Capita che usciamo insieme in bici d’estate e lì mi riempie di consigli…

Cosa ti dice in particolare?

Di stare tranquillo e di non aver fretta di crescere. Di non sfinirmi con allenamenti troppo lunghi, sono all’inizio della mia carriera, le cose arriveranno al momento giusto. Soprattutto mi raccomanda di non perdere la mia grinta.

Qui con Jonathan Milan ed i compagni del Cycling Team Friuli davanti al bus della Bahrain
Qui con Jonathan Milan ed i compagni del Cycling Team Friuli davanti al bus della Bahrain
I prossimi obiettivi?

Visto che sono in una squadra continental mi piacerebbe correre qualche gara internazionale. Vorrei testarmi in corse un pochino più impegnative, ma tutto arriverà a tempo debito, ora c’è la scuola da finire.

Che scuola fai?

Frequento l’istituto tecnico di Trento, indirizzo meccatronica.

Vivi a Trento?

Vivo a Borgo Valsugana

Essendo lontano dalla squadra ti alleni da solo?

Quando faccio scarico, il lunedì ed il venerdì, mi alleno con dei miei amici che correvano fino allo scorso anno. Il martedì sono a scuola anche il pomeriggio quindi non mi alleno, il mercoledì e il giovedì mi alleno sul lungo da solo. Un pochino mi pesa, ma sono solo due giorni. Anche se il prossimo anno conto di essere più vicino alla squadra.

Marco Andreaus insieme al suo procuratore e mentore Maurizio Fondriest
Marco Andreaus insieme al suo procuratore e mentore Maurizio Fondriest

Parola al diesse

«Il podio ottenuto domenica è la cosa più concreta ed evidente – dice Renzo Boscolo – ma Marco ha fatto anche tante altre cose belle. Come squadra gli abbiamo sempre chiesto di andare in fuga ed in tutte le corse è sempre riuscito ad entrarci. Ha un gran carattere, ed è molto concreto, riesce sempre a mettere in pratica ciò che gli chiediamo.

«Più che il risultato quel che conta è l’approccio, deve imparare a correre, a fare fatica per tutta la gara. Solamente così riuscirà a crescere ritagliandosi lo spazio giusto anche in categorie superiori. Ora non è importante il risultato, ottenere una vittoria rimanendo sempre nascosti nella pancia del gruppo ti insegna poco, i ragazzi devono imparare a fare fatica. 

A sentirlo parlare Marco sembra davvero un ragazzo con la testa sulle spalle, consapevole di ciò che fa. 

«E’ un ragazzo molto ambizioso – riprende Renzo – poi però bisogna saper mediare il tutto. Ad un ragazzo del primo anno è inutile far correre troppe gare a tappe o corse con i pro’. Non avrebbe nemmeno il tempo per prepararle, come dico sempre: prima c’è la scuola da finire».