Verso l’Avenir: una speranza di nome Ludovico Crescioli

27.07.2024
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Se si dovesse dire qual è l’arma di Ludovico Crescioli probabilmente diremmo la sua grinta. E anche la sua costanza. Anche se non sembra, visto il suo atteggiamento sempre molto pacato ed educato, il giovane toscano della Technipes – #inEmilia-Romagna è un lottatore nato. Un ciclista che sa soffrire come pochi.

E lo abbiamo visto in presa diretta al Giro della Valle d’Aosta, dove ha agguantato un podio davvero importante, specie in ottica futura e specie in ottica Tour de l’Avenir, dove Marino Amadori, il tecnico della nazionale U23, lo ha praticamente già investito del ruolo di capitano.

Ludovico Crescioli (classe 2003) al Valle d’Aosta dove ha anche indossato la maglia gialla di leader della classifica generale
Ludovico Crescioli (classe 2003) al Valle d’Aosta dove ha anche indossato la maglia gialla di leader della classifica generale

Crescioli ottimista

«Questo podio al Valle d’Aosta – ci aveva detto lo stesso Crescioli – alla fine è arrivato in maniera un po’ inaspettata. Nel modo… dovevo difendermi da Dostiyev e invece ho staccato Rojas. Forse proprio nell’ultima tappa si è presentato il momento più difficile. Dopo la caduta in avvio ci sono stati dei momenti travagliati. Ero rimasto indietro, ho cercato di rimontare ma al tempo stesso sono riuscito a restare tranquillo senza farmi prendere dalla foga e sinceramente sono contento di come mi sono comportato in questa situazione difficile».

Ludovico da qualche giorno si trova in altura al Sestriere, proprio avendo risposto all’appello di Amadori. Con lui i ragazzi dell’Avenir e dell’europeo.

«In generale venivo da un buon periodo di forma. Ero uscito bene dal Sibiu Tour e questo podio era un obiettivo. Posso dirmi soddisfatto. E’ un bel ritiro, con tutti i compagni della nazionale. Cerchiamo di dare il massimo. Margini di crescita ce ne sono. I primi giorni servono per recuperare un po’ questo Valle d’Aosta, e poi ci si concentra forte sull’Avenir».

«Cosa aspettarci da questo Avenir? Sicuramente di dare il massimo sia dal punto di vista personale che di squadra. Poi è difficile fare programmi, perché anche lì come al Valle d’Aosta e ancora di più, il livello sarà altissimo».

Al Giro Next Gen ci si aspettava qualcosa di più, ma nel complesso è servito per la sua crescita generale (@umbertozllosports)
Al Giro Next Gen ci si aspettava qualcosa di più, ma nel complesso è servito per la sua crescita generale (@umbertozllosports)

In crescita

Ludovico Crescioli è un classe 2003 e viene da ridere se ci ritroviamo a dover scrivere che non è più giovanissimo, però riguardo ai margini di crescita ha davvero ampio spazio. Crescioli è al primo anno in un team continental ed è anche la prima stagione che lavora in un certo modo.

«Ed anche è il primo anno che arriva a certi livelli – ci spiega il suo preparatore Alessandro Malaguti – e per questo lo dobbiamo rispettare. Non ha senso spingere troppo per ora. Dopo il Valle d’Aosta ha osservato un po’ di recupero e poi riprenderà a lavorare facendo qualche piccolo richiamo sia esplosivo, sia su salite lunghe. Ma niente di esagerato, perché il rischio è quello di voler strafare.

«In generale Ludovico sta comunque facendo ciò che speravamo dopo che abbiamo visto i suoi numeri. Sapevamo che non aveva mai lavorato in modo così organizzato e soprattutto che aveva fatto poche gare a tappe».

Francesco Chicchi (a sinistra) a colloquio con il cittì, Marino Amadori
Francesco Chicchi (a sinistra) a colloquio con il cittì, Marino Amadori

E Chicchi?

Francesco Chicchi è forse il tecnico che in questa stagione più è stato vicino a Crescioli e colui che lo ha diretto al Valle d’Aosta.

Francesco ve lo aspettavate così al Valle d’Aosta?

Sì, sapevamo che stava bene e che correva a questo livello, lo avevamo visto dopo il Sibiu, ma c’era sempre un punto di domanda: come sarebbero andati gli altri?

Che corridore è secondo te?

In salita va veramente forte ed è uno scalatore, però ha un vantaggio: quello di essere veloce. In un gruppetto ristretto lui può dire la sua e questo è un ottimo punto a suo favore.

Crescioli è con voi solo da quest’anno. Ha avuto un periodo di adattamento nel passaggio da una squadra under 23 ad una continental?

Ludovico arrivava dalla Mastromarco, che è un’ottima squadra, ma certo non faceva certe gare a tappe e sono quelle che ti cambiano il motore e ti fanno migliorare specie a questa età. Ludo le ha fatte tutte e tutte concluse quelle con i pro’ quest’anno: Coppi e Bartali, Giro d’Abruzzo, Sibiu… e si è adeguato bene. Ma bisogna considerare che è il primo anno che affronta un calendario così importante.

Crescioli (a destra) sul podio finale del Valle d’Aosta con Jarno Widar (primo) e Dostiyev (secondo)
Crescioli (a destra) sul podio finale del Valle d’Aosta con Jarno Widar (primo) e Dostiyev (secondo)
Ludovico è un 2003, è giovane, ma per i tempi attuali non giovanissimo. Sente un po’ questo “effetto tagliola” del fatidico quarto anno?

Ad essere sincero un po’ sì. Purtroppo sta diventando una legge non scritta di questo ciclismo. Proprio in questi giorni lo sento spesso e parliamo del suo passaggio tra i pro’, che avverrà, ma lui sente un po’ il peso del tempo che passa. Ha timore di perderne altro. Magari dopo che sistemerà questa cosa e firmerà correrà più tranquillo e potrà ottenere una vittoria.

Tra Valle d’Aosta e Avenir, può crescere ancora?

Conoscendolo e vedendo cosa ha fatto al Valle d’Aosta, io credo di sì. Che poi proprio perché al primo anno di una certa preparazione, nessuno sa dove può arrivare questo ragazzo. Come detto è la prima stagione che vive da corridore a 360°: un certo calendario, una certa alimentazione, certi carichi di lavoro. Io perciò dico che potrà fare bene… anche perché vuole ritagliarsi un posto per il mondiale di Zurigo. E lo vorremmo anche noi!

C’è stato un momento in questa stagione in cui lo hai visto un po’ insicuro e un altro invece in cui ti è parso deciso?

Al Giro Next Gen era molto giù. Stava male, voleva fermarsi, ma Coppolillo ha insistito per tenerlo in corsa e gli ha fatto capire che si deve andare avanti anche se non si è al 100 per cento. Sicuro invece proprio prima di questo Valle d’Aosta. Gli ho chiesto: “Ludo come stai?”. E lui non mi ha risposto, ma mi ha fatto l’occhiolino. Ecco quando fa così, significa che sta bene e anche per questo dico che dopo la seconda altura dell’anno, altra novità per lui, potrà fare bene all’Avenir.

Valle d’Aosta alle spalle, è già Avenir. Amadori al lavoro…

22.07.2024
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CERVINIA – Marino Amadori sta caricando le borse sull’ammiraglia azzurra. E’ appena finito il Giro della Valle d’Aosta ed è già ora di guardare avanti, all’Avenir e anche all’europeo. Non si torna a casa pertanto, ma si va subito verso Sestriere.

Con il commissario tecnico della nazionale italiana U23 facciamo un bilancio del “Petit Tour” e soprattutto parliamo dell’impegno francese. Marino è sorridente. Tutto sommato gli italiani non hanno sfigurato in una competizione che offriva un livello stellare.

Ludovico Crescioli (classe 2003) sul podio del Valle d’Aosta, un traguardo prestigioso che dà fiducia
Ludovico Crescioli (classe 2003) sul podio del Valle d’Aosta, un traguardo prestigioso che dà fiducia
Marino, il Valle d’Aosta è finito: che risposte hai avuto?

Direi non male. Un terzo in classifica generale, Ludovico Crescioli, va bene. L’anno scorso chi è arrivato terzo qui poi ha vinto il Tour dell’Avenir! Mettiamola sul positivo… Crescioli ha disputato un bellissimo Valle d’Aosta, ha fatto un bel calendario di gare ed è arrivato a questo appuntamento ben preparato.

E ora?

Ora con lui e altri partiamo per il Sestriere. Faremo un ritiro con la rosa degli atleti che correranno l’Avenir. Ma sarà un ritiro anche in prospettiva dell’europeo e del mondiale.

Qual è questa rosa?

E’ una rosa allargata. Questo è l’elenco: Pietro Mattio, Ludovico Crescioli, Edoardo Zamperini, Alessandro Pinarello, Samuel Kajamini, Simone Gualdi, Noviero Raccagni, Lorenzo Conforti, Christian Bagatin, Alessandro Borgo, Nicolas Milesi, Lorenzo Masciarelli e sto valutando anche Matteo Scalco.

Partiamo da coloro che erano in Valle d’Aosta. Di Crescioli abbiamo detto…

Gualdi ha fatto una bellissima gara. Lui è un primo anno, un ragazzino parecchio interessante. Mi piace molto e sicuramente gli farò fare anche il Tour de l’Avenir. Come vediamo in giro per il mondo, a questi super giovani danno spazio subito e anche noi. Diamo a lui e agli altri la possibilità di fare queste bellissime esperienze. Tornando al Valle d’Aosta, come Nazionale abbiamo vinto una tappa con Biagini: anche se non era la frazione forse più difficile, abbiamo però dimostrato che su certi percorsi siamo molto competitivi. Su quelli più impegnativi facciamo più fatica, però ci lavoreremo in questo mese prima del Tour de l’Avenir.

Gli azzurri impegnati al Valle d’Aosta
Gli azzurri impegnati al Valle d’Aosta
Che squadra porterai?

Una squadra ben preparata innanzitutto. Vogliamo raccogliere il miglior risultato possibile in Francia. L’Avenir è una delle più belle corse per i giovani, per un confronto di alto livello. Ci rimbocchiamo le maniche in questi giorni e cercheremo di lavorare. Perché poi l’unica strada che c’è è quella del lavoro sodo.

Parlaci un po’ dei ragazzi in lizza per l’Avenir…

Zamperini lo porterò perché è un ragazzo che ha fatto bene, sia qua ma anche prima. E poi si sa muovere bene su certi percorsi impegnativi. Mattio, non era al Valle, ma è considerato per l’Avenir. Poi abbiamo il buon Kajamini che qui purtroppo ha avuto dei problemi fisici e mi auguro di recuperarlo. Gli dò la possibilità di venire in altura e speriamo possa rimettersi lassù.

Tra i nomi in lista c’era anche quello, importante, di Pinarello…

Pinarello è un altro che al Giro Next Gen ha fatto bene e soprattutto che va forte in salita. Non era qui, ma farà il Tour d’Alsace la prossima settimana, poi ci raggiungerà al Sestriere e quindi sarà all’Avenir. Mentre Raccagni e Borgo sono stati convocati più in prospettiva europeo. In tal senso penso anche a Romele e Conforti. Questa è un po’ la rosa allargata dei corridori che hanno fatto bene ultimamente o durante la stagione.

In ordine: Gualdi, Roganti, Crescioli e Zamperini, tutti ragazzi che si sono ben comportati sin qui (foto Giro VdA)
In ordine: Gualdi, Roganti, Crescioli e Zamperini, tutti ragazzi che si sono ben comportati sin qui (foto Giro VdA)
E poi ci sarebbe potuto essere Giulio Pellizzari. Come è andata con lui?

Capisco la sua scelta e quella del suo staff. Ne abbiamo parlato, lui era entusiasta specie dopo il secondo posto dell’Avenir dell’anno scorso, ma poi si è deciso così. Abbiamo trovato un grande atleta ad impedirci di vincerlo, Del Toro. E che andasse fortissimo l’ha dimostrato dopo pochi mesi nel mondo dei professionisti. Non ci ci ha battuto uno qualunque. Giulio ha fatto un bellissimo Giro d’Italia e ne sono felice perché ritengo che sia quello il suo mondo. E’ lì che deve stare e sfondare. Come detto, ne abbiamo parlato tranquillamente e abbiamo deciso così. Gli auguro il meglio e sono convinto che farà grandi cose. Come del resto Piganzoli. Piga è un altro ragazzo che ha già fatto due Avenir, riportando un quinto e un terzo posto. Anche lui poteva essere interessante, ma per Davide vale lo stesso discorso fatto per Pellizzari. 

Marino, hai parlato di lavoro di squadra, ma come ti organizzerai? Oggi un po’ tutti hanno il proprio preparatore, come farai a coordinarli tutti?

Io rispetto i preparatori, sia chiaro. I ragazzi però devono venire in ritiro con un programma ben definito. Poi insieme ne parliamo, siamo una squadra, siamo un gruppo, e vediamo di fare i lavori e di coordinarci nel migliore dei modi. Al Sestriere ci staremo per tre settimane. Abbiamo due massaggiatori, io ho la moto… lassù cercheremo di curare i dettagli, il peso, tutto quello che serve. Con la moto conto di fargli fare i lavori specifici. L’importante è che ci sia chiarezza nei programmi sin da subito.

Chiaro..

In più ci va di lusso, perché su sei tappe dell’Avenir ne visioneremo ben quattro, poiché sono tutte in zona. Questo significa poter vedere non solo le salite, ma anche le discese, le svolte più pericolose, capire come soffia il vento. Faremo i percorsi metro per metro e penso che sarà un buon vantaggio. Anche gli altri anni visionavamo le tappe, ma al massimo erano due.

La legge di Widar è una prova di forza. Tappa e maglia a Champoluc

20.07.2024
6 min
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CHAMPOLUC – Lo vede è lì. E’ da 45 chilometri che lo insegue a testa bassa, spingendo come un ossesso. Due chilometri all’arrivo. Lo acciuffa. Meno di un chilometro all’arrivo: gli scatta in faccia e se ne va. Una grinta pazzesca, una forza delle natura. Jarno Widar è stato spietato oggi con Vicente Rojas. Per il belga della Lotto-Dstny Devo il più classico dei “tappa e maglia” al Giro della Valle d’Aosta.

Una tappa lunghissima. Difficile, che in tanti pensavano potesse mettere in crisi il re del Giro Next, rimasto con un solo uomo. E la stessa cosa Ludovico Crescioli, maglia gialla al via da Saint Vincent, visto che i suoi compagni non erano degli scalatori. Invece Jarno non ha fatto una piega. E già scattano i paragoni con Pogacar, per la fame, per la forza.

Partenza complicata. Alla fine ne esce una fuga a sette della quale fanno parte tra gli altri anche Vicente Rojas e Matteo Scalco della VF Group-Bardiani e anche Filippo Agostinacchio. Scalco fa un lavoro eccezionale per il compagno cileno. Il quale da parte sua si porta a casa quasi tutti i Gpm e a fine giornata si consola della beffa della vittoria con la maglia a pois.

VF Group all’attacco

Sullo Tsecore si decide, forse, l’intero Valle d’Aosta. Widar per un attimo smette di tirare, iniziano gli scatti e lui risponde con veemenza. Solo l’ex maglia gialla, Dostiev, lo tiene. Davanti anche Rojas resta solo. Inizia un lungo duello a distanza. Il cileno davanti, il belga dietro, con a ruota il kazako.

Nel vallone finale, in leggerissima ascesa, il vantaggio di Rojas è quasi di un minuto. Sembra fatta anche perché il vento è a favore. Invece…

«Invece nel finale ero un po’ stanco – ci racconta Rojas dietro al palco in attesa di vestire la maglia dei Gpm – e sono saltato sia di gambe che un po’ anche di testa. A mentre fredda posso dire sia andata così. Forse anziché insistere potevo farmi riprendere e giocarmi il finale in volata».

Rojas però è sereno. Sa di aver dato tutto e non ha poi tutti questi rimpianti. Domani ha ancora una chance.

«Verso Cervinia ci sarà ancora una tappa dura. Io poi vado sempre meglio con il passare dei giorni. Il ciclismo inoltre è sport di squadra e la mia è forte. A proposito, ringrazio i ragazzi che mi hanno dato una mano oggi. Domani ci riproverò».

E la squadra potrebbe essere l’unica crepa per far vacillare Widar. Lui infatti di compagni ne ha uno solo. Nel tratto pianeggiante iniziale potrebbe far fatica a difendersi. Però è anche vero che ha mostrato una forza incredibile e su Rojas vanta oltre 2′ di vantaggio.

Nel finale azione clamorosa di Widar che va a prendersi tappa e maglia
Nel finale azione clamorosa di Widar che va a prendersi tappa e maglia

Jarno o Tadej?

Widar invece davvero in certi momenti ricorda Tadej Pogacar. Stamattina al via, Jarno era il ritratto della tranquillità. Ad un tratto gironzolava per Saint Vincent e con tutta calma ci ha chiesto dove fosse il foglio firma. Poi eccolo spianato sulla sua Orbea. Mani fisse sulle leve e giù a stantuffare.

Ha demolito ad uno ad uno tutti gli avversari. Non si è innervosito quando nel falsopiano, adatto ai passistoni, il kazako non gli dava i cambi e all’ultimo chilometro ha dato un colpo da finisseur. E pesa appena 52 chili (per 167 centimetri di altezza).

Mentre divora gli ormai noti orsetti gommosi, Widar racconta: «E’ stata una tappa difficile, ma io ero tranquillo. Mi sono sempre sentito molto bene. Nel finale ho chiesto a Ilkhan Dostiyev di aiutarmi negli ultimi chilometri. Ha detto che non poteva farlo, che non ce la faceva e così ho fatto tutto io. Ma avevo paura. Non lo conoscevo molto bene, ma come abbiamo visto nella prima frazione è veloce».

Animale da gara

Come Pogacar, Widar dopo la tappa era quello più fresco. Segno che sta molto bene. Il suo finale famelico non è stato cosa da poco. Chiunque si sarebbe accontentato della maglia gialla. E avrebbe contestualmente risparmiato qualche energia in vista di domani.

«Negli ultimi chilometri – continua il suo racconto Widar – ci ho creduto. Però sono diventato strabico per un chilometro, guardavo avanti e dietro. Mi sono detto supero una rotatoria e vado. Ho aspettato il triangolo rosso dell’ultimo chilometro, appena l’ho visto mi sono detto: “Vediamo cosa succede” e sono andato».

«Il momento più difficile di oggi? Forse l’inizio della tappa. C’è stata una grande lotta per andare in fuga e io ero nelle retrovie. Avevo bisogno di andare davanti. Aspettavo le salite quindi. Sapevo che gli ultimi 50 chilometri erano una follia! E io queste salite non le conoscevo e neanche questa zona dell’Italia».

Domani verso Cervinia è attesa pioggia e lui da buon belga dovrebbe aver un certo feeling con il meteo avverso. «Va bene! Ovviamente a nessuno piacciono la pioggia e il freddo, ma la pioggia all’inizio è un’ottima cosa per me. Sì, penso che sia perfetto».

Crescioli tenace

Ma un plauso lo merita anche Ludovico Crescioli. Il suo sogno giallo è durato 24 ore. Certe pendenze sono troppo per lui. O più semplicemente è stato troppo questo Widar.

«Oggi – ha detto l’atleta della Technipes #InEmiliaRomagna – è stato un tappone molto duro. Mi sono staccato sullo Tsecore e ho cercato di gestirmi al meglio. Già avevo perso contatto nella salita precedente. Ero rientrato, ma poi non c’è stato nulla da fare. A quel punto mi sono ritrovato con Torres e ci siamo dati i cambi fino all’arrivo. E tutto sommato è un buon quarto posto alla fine. 

«All’inizio, visto il caos che c’è stato nei primi chilometri con mille tentativi di fuga ho provato anche io ad entrarci però non è andata. Da parte mia sono contento. Ho dato il massimo e ora sono terzo nella generale. Domani c’è un podio da difendere. Se si pensa all’Avenir? Sì, ma prima voglio finire al meglio questo Giro della Valle d’Aosta»

Valle d’Aosta: risorge Golliker ma fa notizia Crescioli in giallo

19.07.2024
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PRE SAINT DIDIER – Un finale di quelli belli, di quelli che ti fanno saltare sulla sedia fino alla fine. La terza tappa del Giro della Valle d’Aosta ha regalato una pagina di grande ciclismo giovanile. Vittoria per Joshua Golliker, maglia gialla per Ludovico Crescioli e altri due protagonisti: Jarno Widar e Guillermo Martinez.

Nel finale è andato in scena il gioco delle coppie. Golliker e Martinez per la tappa, Crescioli e Vidar per la generale. Dopo due tappe interlocutorie il Valle d’Aosta è entrato così nel vivo con la Sarre – Pré Saint Didier e le sue salite vere.

Golliker, staccato da Martinez in salita, ha recuperato e contrattaccato in discesa
Golliker, staccato da Martinez in salita, ha recuperato e contrattaccato in discesa

Golliker, forza e lacrime

Dopo l’ennesima batosta stagionale (ieri aveva incassato 8′) sembrava proprio che la ruota non girasse per l’inglese della Groupama-Fdj. Lui vinse qui un anno fa. Conquistò la prima e l’ultima tappa. Poi tanti alti e bassi, più bassi che alti. Tanto che Joshua stesso si era messo in discussione.

Staccato sul San Carlo dallo scalatore della Q36.5, Martinez, Joshua è rientrato in discesa. E ci è riuscito un po’ perché è bravo lui, parecchio perché il colombiano ha qualche difficoltà e un po’ perché con la squadra era venuto qui in ritiro e con l’occasione avevano provato le tappe del Giro del Valle d’Aosta.

«Ero a arrivato a dubitare della mia condizione – ha detto Golliker commosso nelle interviste post arrivo – è stata una tappa molto dura e nel finale Martinez mi era molto vicino, ma sono riuscito a mantenere il vantaggio fino al traguardo». Golliker aveva fatto il diavolo a quattro nelle fasi iniziali e la fuga buona era stata propiziata soprattutto da lui.

Anche oggi gran caldo, specie nella prima metà della tappa
Anche oggi gran caldo, specie nella prima metà della tappa

Occhio a Widar

In tanti qui al Valle d’Aosta ci chiedevamo cosa davvero volesse fare Jarno Widar. Il belga non era stato chiaro circa i suoi piani: vittoria di tappa o classifica generale? Lui aveva detto di optare per le tappe, ma dopo oggi qualche dubbio sorge.

«Sulla prima salita – ha detto un quasi stralunato Widar – abbiamo provato ad attaccare con un ragazzo della VF Group – Bardiani e provato a ridurre il distacco fino all’ultima salita. Non sai mai cosa può succedere in una scalata così alta, così lunga e anche così dura, specie nel finale. Io e Crescioli abbiamo provato ad attaccare ancora. Abbiamo recuperato e anche se non ho preso la maglia gialla sono soddisfatto.

«Domani il tappone? Vediamo come va e quel che succederà».

Il problema per il re del Giro Next Gen è che è praticamente da solo. Gli è rimasto un solo compagno, Eeman, che tra l’altro non sembra in grande forma.

Però lui è stato un samurai, lottando come un leone. Forse in qualche occasione si è esposto troppo, ma se voleva restare attaccato a questo Valle d’Aosta o faceva così… o faceva così.

Crescioli in giallo. Ora Ludovico vanta 6″ su Widar e 1’23” su Verstrynge, entrambi belgi
Crescioli in giallo. Ora Ludovico vanta 6″ su Widar e 1’23” su Verstrynge, entrambi belgi

Italia in giallo

E ci teniamo il piatto forte per il finale. Ludovico Crescioli è in maglia gialla. Ed esserlo a questo punto del Giro della Valle d’Aosta non è cosa da poco. Restano due tappe, tappe molto dure e una, quella di domani, anche lunga (163 chilometri), ma oggi c’erano tante e durissime salite, pertanto è lecito attendersi una stabilizzazione dei valori in campo.

Il ragazzo della Technipes #InEmiliaRomagna dopo una buona primavera è un po’ mancato al Giro Next Gen. A quel punto si è riposato ed è rientrato al Sibiu Tour, perfetto per tornare su. Lì non mancavano neanche le WorldTour. Risultato ne è uscito con una grande gamba.

E si è visto sin dalla tappa iniziale di questo Valle d’Aosta, in quel di Passy, quando è arrivato terzo.

«E’ stata una tappa con molta salita – ci ha detto Crescioli mentre mangiava il pasto di recupero post tappa – Widar ha preso l’ultima il San Carlo di petto e ha fatto la selezione. Io vedevo che il gruppo si assottigliava e io ne facevo parte. In cima il belga ha dato ancora una sgasata e l’ho tenuto. Nel finale gli ho dato qualche cambio. Lui ha provato a staccarmi ancora, ma l’ho tenuto benone».

«Ora che ho la maglia cosa farò? Faremo il massimo e lo faremo fino in fondo. Non sarà facile ma ci si proverà. Devo dire che anche i compagni sono stati bravi, mi hanno aiutato nei tratti in pianura e li ringrazio».

I ragazzi di Chicchi al via della prima tappa al Valle d’Aosta. Ora lotteranno per difendere la maglia gialla
I ragazzi di Chicchi al via della prima tappa al Valle d’Aosta. Ora lotteranno per difendere la maglia gialla

I piani di Chicchi

Da stasera cambieranno diverse cose nel clan Technipes – #inEmiliaRomagna guidato da Francesco Chicchi.

«Questa maglia è un bel premio – ha detto il diesse toscano – noi ci proviamo, ma il livello è altissimo e non è detto che ci si riesca. Sapevamo che Ludovico stava bene. Attaccare? Ora tocca a lui, al belga, attaccare. Sono 6” di vantaggio ma se avremo le gambe ci proveremo senza dubbio. Occhio però, perché questo Wider è un fenomeno, non scordiamo che è al primo anno.

«Restano due tappe, molto dure e domenica verso Cervinia danno brutto tempo. Questa maglia ci dà più energie e diventa la priorità. E anche se gli altri ragazzi non sono scalatori come Crescioli, ora con questa maglia daranno ancora di più. Dispiace solo che Filippo Omati ci abbia lasciato per una caduta».

Gli elite della Technipes, per Coppolillo una scelta che paga

04.06.2024
4 min
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Squadra per certi versi particolare, la Technipes #inemiliaromagna. Un misto fra under 23 e corridori elite, in misura non riscontrabile in altre squadre che siano continental o altro. La vittoria ottenuta da Nicolò Garibbo al Trofeo Matteotti, prova nazionale, ha riportato in auge non solo il corridore 24enne, risultato lo scorso anno il migliore nella sua categoria, ma fatto parlare anche della scelta del team ispirato da Davide Cassani e che ha in Michele Coppolillo uno dei suoi diesse.

Coppolillo, a sinistra, con Giuseppe Martinelli, suo ds alla Mercatone Uno. Michele guida la Technipes dalla sua fondazione
Coppolillo, a sinistra, con Giuseppe Martinelli, suo ds alla Mercatone Uno. Michele guida la Technipes dalla sua fondazione

Proprio con il tecnico cosentino parte la disamina di una squadra sicuramente un po’ diversa dalle altre: «Il team quest’anno ha fatto un altro step di crescita e la sua composizione è un aspetto fondamentale del processo. Ma lo è anche il fatto che stiamo intensificando la nostra attività internazionale, proprio per far fare esperienze maggiori ai ragazzi, sia ai più giovani che a quelli più navigati. La prima parte dell’anno ha portato qualcosa meno di quanto ci aspettassimo, complice qualche problema fisico di alcuni nostri corridori, tra cui lo stesso Garibbo e Cavallo, ma ad esempio Crescioli ha ottenuto risultati importanti alla Ronde de l’Isard. Il bilancio per me è positivo a prescindere dai successi».

Che cosa valuti nel tuo giudizio?

Per me quel che conta innanzitutto è il comportamento in corsa. A me interessa che i ragazzi prendano consapevolezza e gareggiare all’estero significa toccare con mano un ciclismo più strutturato. Un risultato ottenuto all’estero fa morale, fa capire come funziona il nostro mondo, come si cresce, sia mentalmente che fisicamente.

Ludovico Crescioli è uno dei giovani che si sta giovando dell’esperienza dei compagni
Ludovico Crescioli è uno dei giovani che si sta giovando dell’esperienza dei compagni
D’inverno si era molto parlato dell’approdo di Garibbo nel vostro team, dopo una stagione molto importante e considerando il già avvenuto passaggio di categoria…

Nicolò è il tipico esempio di quella figura di corridore che non viene considerato quanto si dovrebbe, perché si guarda solamente alla carta d’identità. D’altronde quando vedi corridori di 21 anni che vanno al Giro d’Italia dei pro’ per vincere tappe, quando vedi squadre del WorldTour che cercano direttamente fra gli juniores, un caso come il suo è indicativo della situazione che il ciclismo vive in mezzo alle sue contraddizioni. Io credo che corridori come Garibbo possano dare ancora tanto, devono solo avere la possibilità di giocarsi le proprie carte.

Il colpo di Garibbo al Trofeo Matteotti di Marcialla (FI), beffando Carrò (foto Fruzzetti)
Il colpo di Garibbo al Trofeo Matteotti di Marcialla (FI), beffando Carrò (foto Fruzzetti)
Lo scorso anno era stato quasi un dominatore nelle classiche italiane…

Vero, ma è proprio il fatto che sia stato un calendario completamente italiano a penalizzarlo, se non hai confronti con le altre realtà. Quest’anno magari arrivano meno vittorie, ma la sua attività ha una qualità migliore, un maggior valore. Garibbo nella prima parte non era pienamente a posto, poi si è ritrovato. Ha partecipato al Tour de la Mirabelle e i suoi risultati per me hanno grande importanza, le sue due Top 10 valgono anche più di vittorie italiane, perché dicono molto del suo potenziale.

Oltretutto Garibbo non è il solo elite nel team…

Anzi, diciamo che cerchiamo di avere una squadra equamente divisa fra under 23 ed elite. Abbiamo un bel mix di giovinezza ed esperienza considerando che comunque parliamo sempre di corridori che toccano i 25 anni, quindi possono ancora dare tanto. Io non guardo all’oggi, a questa o a quella vittoria che arriva o meno, mi interessa la programmazione, mi interessa il lavoro di crescita, le prospettive. Un team come il nostro deve lavorare in questa maniera. La vittoria di Garibbo al Trofeo Matteotti ha insegnato tanto.

Michele Ansaloni, uno degli Elite del team. Coppolillo confida molto nel mix di categorie
Michele Ansaloni, uno degli Elite del team. Coppolillo confida molto nel mix di categorie
Spiegati meglio…

Ha corso alla garibaldina, ha anticipato i giochi e per me questo conta moltissimo perché significa che ha colpi in canna che possono fare la differenza. Noi dobbiamo valutare i percorsi, strutturarci e strutturare la tattica in funzione di essi. Garibbo ha corso come deve correre un elite. Se uniamo questo alle gare estere, all’esperienza che si accumula io sono convinto che da una parte un corridore come lui troverà sempre più spazio e magari attirerà attenzioni su di sé, noi dal canto nostro continuiamo a crescere, ma dobbiamo seguire questa strada.

Crescioli rialza la testa, ora l’obiettivo è il Giro Next Gen

16.05.2024
5 min
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Tra pochi giorni il Giro d’Italia arriverà a Livigno e lì rimarrà per il giorno di riposo e la partenza della tappa successiva. A pochi chilometri di distanza, a Trepalle sulla strada di Passo del Foscagno, Ludovico Crescioli si allena in vista della corsa rosa U23: il Giro Next Gen. Il corridore toscano nel 2024 ha cambiato ritmo, tornando ai livelli di quando da juniores battagliava con i migliori al mondo. Il passaggio alla Technipes #InEmiliaRomagna gli ha donato nuova linfa vitale, lo si è visto negli appuntamenti di inizio anno e anche alla Ronde de l’Isard.

Qui in secondo piano, alla Ronde de l’Isard Crescioli ha lottato con i migliori tutti i giorni (foto DirectVelo/Florian Frison)
Qui in secondo piano, alla Ronde de l’Isard Crescioli ha lottato con i migliori tutti i giorni (foto DirectVelo/Florian Frison)

La rotta è indicata

In terra francese, tra i migliori scalatori della sua categoria, Crescioli è stato il miglior italiano in classifica generale: quarto

«I primi risultati che mi hanno dato fiducia – dice con il suo inconfondibile accento toscano – sono arrivati a inizio stagione. Al Giro del Belvedere, dove ho fatto terzo, ho avuto una grande spinta morale. Per la Ronde de l’Isard il bilancio è sicuramente positivo, sono migliorato tappa dopo tappa. I migliori risultati li ho ottenuti nelle ultime due: la quarta e la quinta. Nella frazione con arrivo a Plateau de Beille, la penultima, sono rimasto con i migliori e fatto un gran piazzamento».

Il toscano alla Technipes ha ritrovato il colpo di pedale giusto (foto Instagram)
Il toscano alla Technipes ha ritrovato il colpo di pedale giusto (foto Instagram)
Che cosa hai provato nel tornare a correre tra i primi?

Ci ero riuscito già alla fine della scorsa stagione in alcune gare nazionali (Bassano-Montegrappa e Zanè-Monte Cengio, ndr). Ma il passo decisivo a livello internazionale è arrivato con la Technipes, sto avendo tanta continuità e questo è quello che conta maggiormente. 

Cosa è cambiato rispetto agli ultimi due anni?

C’è stato un insieme di cose: la squadra nuova, stimoli diversi… Ho fatto un inverno buono insieme a Malaguti, il preparatore della Technipes, e sono arrivato alle prime gare già pronto. In più fare qualche corsa con i professionisti mi ha dato un colpo di pedale diverso. Sono stato al Laigueglia, alla Coppi e Bartali e al Giro d’Abruzzo.

Al Giro del Belvedere il primo podio in una corsa internazionale, terzo dietro Glivar e Donati (photors.it)
Al Giro del Belvedere il primo podio in una corsa internazionale, terzo dietro Glivar e Donati (photors.it)
Con Malaguti come hai lavorato?

Nella fase di preparazione invernale ho fatto molti più chilometri e più ore in bici. Poi siamo andati in Spagna a febbraio per dieci giorni e anche lì ho lavorato parecchio bene. Un’altra cosa che abbiamo aggiunto è un livello più alto nelle uscite in cui si faceva intensità. Tanti fattori che mi hanno permesso di progredire molto. Va detto che sono cresciuto, in generale.

Che intendi?

Che mi sento di essere più pronto, in tutti i sensi. Alle gare arrivo convinto perché ora lavoro con un programma delineato. Banalmente ho dei blocchi di lavoro tra carico e scarico e gestisco bene quello che devo fare. Sono già a quota tre corse a tappe e prima del Giro Next Gen ne farò una quarta con la nazionale: la Corsa della Pace dal 30 maggio al 2 giugno. 

Alla Coppi e Bartali, Crescioli si è confrontato con i pro’ trovando un miglior colpo di pedale (foto Instagram)
Alla Coppi e Bartali, Crescioli si è confrontato con i pro’ trovando un miglior colpo di pedale (foto Instagram)
C’è un metodo di lavoro.

Era quello che cercavo, disputare corse a tappe ti permette di avere un colpo di pedale buono, di crescere. Cosa che sfrutti per le altre gare durante l’anno. 

Il Giro Next Gen sarà un tuo obiettivo?

Rimarrò in altura, a Trepalle, fino al 26 maggio concentrandomi sulla corsa rosa. Non mi voglio sbilanciare troppo (ride, ndr): il primo ostacolo da superare sarà la cronometro di Aosta all’esordio. Le gare contro il tempo mi mancano, ne ho fatte poche e infatti in questi giorni di ritiro farò dei lavori sulla bici da crono. Vedremo la sera di Aosta come avrò terminato la tappa, se avrò superato quel primo step, andrò avanti con fiducia. 

Ora punta a fare bene al Giro Next Gen e sogna la convocazione al Tour de l’Avenir con la nazionale (foto Instagram)
Ora punta a fare bene al Giro Next Gen e sogna la convocazione al Tour de l’Avenir con la nazionale (foto Instagram)
A proposito di nazionale, hai già parlato con Amadori?

Sì già a San Vendemiano, dove ho fatto terzo. Mi aveva accennato della convocazione per la Coppa delle Nazioni. Sono stato contento di esserci tornato, ero stato anche nel 2023, Marino lo devo ringraziare sinceramente, perché ha creduto in me anche quando i risultati non erano questi. 

Si va per step, ma il sogno di andare al Tour de l’Avenir c’è?

Credo che il senso delle parole che mi sono scambiato con Amadori fosse quello, se cresco ancora e mi faccio vedere ambizioso posso guadagnarmi una convocazione importante.

Giro del Belvedere: Glivar ruggisce, ma l’Italia si fa sentire

01.04.2024
5 min
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VILLA DI VILLA – L’urlo di Gal Glivar rimbalza contro le nuvole basse e grigie che sovrastano l’arrivo del Giro del Belvedere (foto photors.it in apertura). Una volata potente, fatta con le ultime forze rimaste in corpo, con la strada che guarda un po’ all’insù e sfida le gambe a dare il massimo. Il corridore del UAE Team Emirates Gen Z batte un gruppetto ristretto di quindici atleti. All’interno del quale gli animi si mischiano, tra chi raccoglie più di quanto aspettato e chi, al contrario, ha da recriminare. 

«La corsa si è presentata dura fin da subito – racconta Glivarcon la pioggia e il freddo a far sentire ancora di più la fatica. L’asfalto bagnato ha indurito gli strappi di giornata, dove spesso mi trovavo con la ruota posteriore che slittava. Si è trattato di una gara a eliminazione, la selezione è arrivata con il passare dei chilometri. In volata ho dato tutto, non potevo fare altrimenti, è andata bene e porto a casa un bel risultato».

Glivar, al quarto anno under 23 è passato al UAE Team Emirates Gen Z a inizio stagione
Glivar, al quarto anno under 23 è passato al UAE Team Emirates Gen Z a inizio stagione

Corsa “pesante”

Glivar nell’arrivare al podio cammina con le gambe larghe, appesantite dalla corsa e dal meteo che ha bagnato le teste dei corridori per più di metà giornata. La maglia del team emiratino, sporca di fatica e pioggia, rimane una costante delle prime posizioni anche nelle gare U23. Un altro sloveno giovane, che va forte e vince. Anche se Glivar scherza un po’ con l’età.

«Sono all’ultimo anno della categoria under 23 – dice da sotto al palco delle premiazioni – quindi ho passato abbastanza tempo qui. Mi sento a mio agio, ho fatto tante esperienze che mi hanno permesso di crescere. Nel 2023 ho vinto due appuntamenti di Nations Cup con la maglia slovena, la mia crescita la considero graduale, ma a buon punto».

La fuga di giornata è stata caratterizzata dall’azione solitaria di Kevin Pezzo Rosola
La fuga di giornata è stata caratterizzata dall’azione solitaria di Kevin Pezzo Rosola

Altro step verso i grandi

Glivar all’inizio del 2024 è passato al UAE Team Emirates Gen Z, il devo team della squadra che domina, insieme alla Visma Lease a Bike, il ranking UCI.

«Correre con questa maglia – ammette – è stato un grande salto in avanti per me. Tutti noi ragazzi abbiamo la sensazione di far parte del team WorldTour. Lo staff ci tratta come se fossimo dei professionisti e questo aiuta a trovare un miglior colpo di pedale e una migliore condizione. Ho avuto modo di correre qualche gara con i professionisti già da inizio anno, si tratta di una possibilità in più che il team ci dà e fa parte della nostra crescita e della maturazione. Il mio obiettivo, come quello di tutti gli altri ragazzi in questa squadra, è quello di provare a fare il salto tra i grandi nella prossima stagione».

Crescioli è in crescita in questo inizio 2024, merito della nuova avventura con la Technipes
Crescioli è in crescita in questo inizio 2024, merito della nuova avventura con la Technipes

Crescioli “opportunista”

Completano il podio Alessio Donati (Biesse Carrera) e Ludovico Crescioli (Techinipes #InEmiliaRomagna). Sono loro quelli che hanno da gioire più di tutti. Anche se, quando sei così vicino al successo, non ti accontenti mai di essere il primo dei battuti. 

«Avevo capito fin da subito – dichiara Crescioli – che le salite brevi e dure, con le strade strette, avrebbero messo in difficoltà tanti corridori. Si è deciso, insieme alla squadra, di correre nelle prime posizioni, per evitare intoppi e fatica in eccesso. Infatti siamo rimasti subito in 60, ho corso di rimessa, cercando di rimanere agganciato ai primi. Una volta scollinato l’ultimo GPM mi sono posizionato al meglio per giocarmi le mie carte in volata».

«Passare al team Technipes – continua – mi ha permesso di crescere fin da inizio anno. Sto bene, sono migliorato parecchio e ho fatto già un paio di corse con i professionisti: Laigueglia e Coppi e Bartali. Proprio quest’ultima mi ha dato una bella gamba in vista delle gare under. Oggi la prima è andata bene, domani ci sarà il Recioto, poi arriveranno Milano-Busseto e Piva. Dovrei tornare a correre con i pro’ al Giro di Abruzzo».

Stessa bandiera, morali diversi

Gli italiani nelle prime dieci posizioni sono addirittura sette. Giù dal podio rimangono tra gli altri: Pinarello, quarto e Romele, quinto. Il ragazzo dell’Astana Qazaqstan Development è quello con il volto più scuro, sul Giro del Belvedere aveva messo una “X” grande…

«Ho visto poca collaborazione in gruppo – recrimina Romele – nei giri intermedi, quelli con lo strappo di Pian della Vigna. Il ritmo non era sostenuto, così ho voluto mettere i miei compagni davanti per alzare i giri e restare nelle posizioni importanti. Ho perso Reibsch, che avrebbe potuto fare un grande lavoro di ulteriore controllo. La gara da quel momento è un po’ impazzita ed è stato difficile gestirla. Ho notato che avevamo contro gran parte delle squadre in gara, ma ci sta, fa parte del gioco. Peccato, porto a casa un quinto posto che mi gratifica, ho provato a fare la corsa e di questo devo essere felice. Non rimpiango nulla, ho comunque fatto una prestazione da protagonista».

Crescioli saluta la Mastromarco. E’ il momento di crescere

19.12.2023
6 min
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Possiamo considerare questa intervista a Ludovico Crescioli un continuo di quella fatta un anno fa (era il 14 dicembre 2022). Un altro anno è passato e il giovane toscano in forza alla Mastromarco Sensi Nibali dal 2024 sarà con la Technipes #InEmiliaRomagna e fa di nuovo un punto insieme a noi. Crescioli era uscito alla ribalta in quel famoso Giro della Lunigiana del 2021. Aveva terminato la corsa alle spalle di Lenny Martinez, i due erano divisi da 34 secondi. Nel proseguire della carriera le loro strade hanno preso direzioni tanto diverse

Martinez quest’anno ha esordito alla Vuelta, indossando la maglia rossa per due tappe. Crescioli, invece, ha messo in fila il suo secondo anno da under 23 alla Mastromarco. Di domande e spunti di riflessione ce ne sono tanti e Crescioli con l’intelligenza e la lucidità che ha sempre dimostrato, li analizza con noi.

Dopo due anni alla Mastromarco ha deciso di cambiare squadra, dal 2024 sarà con la Technipes
Dopo due anni alla Mastromarco ha deciso di cambiare squadra, dal 2024 sarà con la Technipes
Intanto come stai?

Bene, tutto bene. Ho ripreso ad allenarmi da un mese abbondante. Ieri (domenica per chi legge, ndr) ho fatto 5 ore in bici. Oggi, invece, è stata una giornata di scarico. Sto ancora alternando bici e palestra. Ho già iniziato a lavorare con Alessandro Malaguti, preparatore della Technipes. Insieme alla squadra ci siamo incontrati già un paio di volte, l’ultima settimana scorsa: sono fiducioso, l’ambiente mi piace molto. Abbiamo un preparatore e anche un nutrizionista. 

E’ la prima volta che ti rapporti con figure del genere?

Da under 23 sì. Alla Mastromarco ci seguiva Balducci, che faceva da diesse e preparatore. Non avevamo un nutrizionista e mi basavo sulle cose imparate al Casano quando ero juniores. Quest’anno in Technipes c’è uno staff più ampio, dove tutti hanno il proprio ruolo. Più consigli si hanno e meglio è (dice con una risata, ndr). 

Il 2023 che anno è stato?

Travagliato, all’inizio della stagione mi sono ammalato parecchie volte. Avevo spesso bronchiti, tosse e febbre. Capitava che mi ammalassi dopo una corsa, così dovevo restare fermo una settimana e non riuscivo mai ad avere il colpo di pedale giusto. Questo fino a maggio.

La gamba in Polonia al Nation Grand Prix non era al meglio ma si è messo a disposizione dei compagni (PT Photos)
La gamba in Polonia al Nation Grand Prix non era al meglio ma si è messo a disposizione dei compagni (PT Photos)
Poi che è successo?

Mi sono sistemato con la salute ed ho messo insieme due esperienze importanti. Prima l’Orlen Nations Grand Prix con la nazionale di Amadori, poi il Giro Next Gen con la Mastromarco. La vera svolta è stato proprio il Giro, da lì in poi ho trovato il colpo di pedale giusto, infatti al campionato italiano sono arrivato nono. 

E la corsa con la nazionale che cosa ti ha lasciato?

Una bella esperienza. Non avevo una condizione super, ma ho aiutato tanto i miei compagni. In più ho avuto occasione di mettermi alla prova in un contesto internazionale. Essere stato convocato mi ha fatto un enorme piacere. Dopo il Giro Next Gen sono anche andato a Sestriere per una decina di giorni e mi sono allenato con la nazionale. Non sono andato subito in ritiro perché ci tenevo a correre la Bassano-Monte Grappa e la Zanè-Monte Cengio. Peccato che poi il 10 agosto, in gara sono caduto e mi sono rotto il polso. 

Non il miglior modo per presentarsi al finale di stagione.

No, anche se poi quando sono tornato in gruppo ero contento. Mi interessava correre e farlo prima dell’inverno, per avere anche il morale giusto.

Al Giro Next Gen la condizione del toscano era in crescita
Al Giro Next Gen la condizione del toscano era in crescita
Il colpo di pedale giusto lo hai trovato dopo le due corse a tappe: Orlen e Giro Next Gen, non è un caso. Forse ti sono mancate queste corse per crescere…

Di corse a tappe ne ho fatte due da junior (tra cui il Giro della Lunigiana, ndr). Poi da primo anno under 23 ho corso al Valle d’Aosta, infine in questa stagione ho aggiunto Orlen e Giro Next Gen.

Dopo due anni da under 23 che tipo di corridore pensi di poter diventare?

Da quel Giro della Lunigiana avevo messo nel mirino di crescere nelle corse a tappe. Ho pensato che quella potesse diventare la mia strada. 

Ma alla Mastromarco, in questi due anni ne hai fatte poche, solo tre.

Da loro mi sono trovato bene, specialmente il primo anno, quando avevo ancora la scuola da finire. Poi nel 2023 mi sono accorto che avevo bisogno di crescere ancora e così ho deciso di cambiare. Questo anche per fare un calendario più importante. In Mastromarco ho corso tante gare regionali e nazionali, ma poche internazionali.

Crescioli è andato in ritiro con la nazionale di Amadori tra luglio e agosto, a Sestriere
Crescioli è andato in ritiro con la nazionale di Amadori tra luglio e agosto, a Sestriere
Quando sei andato a misurarti in contesti come Orlen e Giro che hai visto?

Che sono una spanna sopra, che erano diversi. Questo è stato un ulteriore stimolo a volermi migliorare, a crescere. Credo molto nella Technipes e loro credono in me. Me lo hanno dimostrato fin da subito, ho parlato tanto con Chicchi e Cassani, ma anche con Chiesa e Coppolillo. Proprio con Chicchi, che è toscano, ho fatto il viaggio in macchina per andare al ritiro della settimana scorsa. 

Che cosa ti ha detto?

Ho percepito che sono contenti di avermi tra di loro. Sono fiduciosi e io lo sono verso la squadra, sono una continental e questo, secondo me, mi aiuterà a fare il passo in più che cerco

Dopo il Lunigiana si diceva che fossero venuti a cercarti anche dei Devo Team…

Sono andato alla Mastromarco e non me ne pento, con loro avevo un accordo da prima del Lunigiana. In questi due anni con loro sono cresciuto ed ora è giunto il momento di crescere ancora, questo è il motivo del cambio di squadra. 

Nel 2021 Pinarello, coetaneo di Crescioli, è passato alla allora Bardiani, alternando attività under 23 di alto livello e corse con i pro’
Nel 2021 Pinarello, coetaneo di Crescioli, è passato alla allora Bardiani, alternando attività under 23 di alto livello e corse con i pro’
Nel 2021, ultimo tuo anno da junior, iniziavano i trasferimenti dei ragazzi all’estero, ora sono una normalità. Secondo te hai pagato questa tempistica?

Quando ero secondo anno io, sono passati professionisti Pellizzari e Pinarello (quest’ultimo arrivato terzo al Giro della Lunigiana di quell’anno, ndr). Il fatto dei trasferimenti all’estero si è sdoganato dai 2004 in poi. Chiaro che in un Devo Team sei più seguito e guardato, però non rimpiango quello che ho fatto. 

Saremo contenti di fare un punto con te durante la prossima stagione, intanto ti facciamo un grande in bocca al lupo per il 2024.

Va bene e W il lupo!

Metodo di lavoro e margini: la Mastromarco fa così

13.01.2023
4 min
Salva

Continental, non continental. Attività super internazionale e dilettantismo vero. Scegliere la via giusta non è cosa scontata. Ed è impossibile stabilire il dogma universalmente giusto. La cosa che resta centrale è la crescita sana dei ragazzi e in tal senso quelli di Carlo Franceschi e Gabriele Balducci, possono dormire sonni tranquilli. La Mastromarco Sensi Nibali si appresta ad affrontare una nuova stagione con l’entusiasmo di sempre da parte di staff e ragazzi.

E’ da questo team che sono passati corridori come Nibali, Bettiol, Capecchi e Caruso. La squadra toscana va avanti nella tradizione, ma questo non significa che non si lavori con metodologie nuove o si sia dei “negazionisti” dell’evoluzione. Semplicemente le cose si fanno con misura.

Carlo Franceschi, storico manager della Mastromarco Sensi Nibali
Carlo Franceschi, storico manager della Mastromarco Sensi Nibali

Veri under 23

Si riparte nel segno dei nuovi innesti e delle conferme. 

«La squadra – dice Franceschi – sarà composta da 12 atleti, cinque sono nuovi e di questi, tre vengono dagli juniores.

«Cambia un po’ il modo di fare la squadra? Noi andiamo avanti per la nostra strada e più che alle categorie del team pensiamo alla crescita dei ragazzi. Una crescita che deve essere da under 23 e non da professionisti. Oggi gli allievi si allenano come gli juniores. Gli juniores come gli under 23 e gli under 23 come i pro’. Poi passano e non hanno margini».

Qualche giorno fa avevamo parlato di Filippo Magli, che dalla Mastromarco appunto è passato alla Green Project Bardiani. Lui, ci diceva Franceschi, può fare bene nonostante non abbia un gran palmares tra gli under. Un po’ come fu per Alessandro De Marchi, se vogliamo.

«Filippo, come ho detto, può andare meglio tra i pro’ che tra gli under 23. Non era un corridore che aveva paura di prendere aria in faccia. Era un generoso. Sono convinto che si troverà bene e che abbia i margini per crescere».

Ludovico Crescioli (classe 2003) è uno scalatore. Eccolo in azione in maglia azzurra al Valle d’Aosta 2022 (foto Alexis Courthoud)
Ludovico Crescioli (classe 2003) è uno scalatore. Eccolo in azione in maglia azzurra al Valle d’Aosta 2022 (foto Alexis Courthoud)

Rispettare i tempi

La ricerca degli atleti in casa Mastromarco quindi è molto locale. Un po’ per dare manforte ai ragazzi “di casa” e un po’ perché ormai i campioncini se li accaparrano i grandi team. Neanche più le continental nostrane, parliamo proprio delle WorldTour che poi li dirottano nelle rispettive development se non addirittura, in qualche caso, li portano direttamente in prima squadra.

«Per noi – riprende Franceschi – vincere una corsa o vincerne sette non cambia assolutamente nulla. Per noi conta che i ragazzi crescano gradualmente e con margine. Non devono passare che stanno già all’osso. Perché poi di là durano poco.

«Se tu con una continental gli fai fare solo certe corse e li alleni forte per puntare a quelle corse, sfrutti troppo il loro motore. Io da manager magari vincerò anche, ma non faccio il bene del ragazzo. Non devono essere carne da macello.

«Alla fine i nostri ragazzi che sono passati da noi, al netto di quei due o tre campioni, si sono sempre barcamenati benino. Penso a Marcellusi, a Covili, al giovane NieriIo glielo dico sempre a Balducci che li segue: “Noi siamo un’under 23 e come under 23 dobbiamo allenarci».

Lorenzo Magli (classe 2002) è un corridore piuttosto veloce. Lui e Crescioli saranno un po’ i leader della Mastromarco (foto Instagram)
Lorenzo Magli (classe 2002) è un corridore piuttosto veloce. Lui e Crescioli saranno un po’ i leader della Mastromarco (foto Instagram)

Due leader

La squadra dicevamo sarà composta da 12 atleti. Sarà una formazione completa, ma forse più votata alle corse relativamente veloci. Una delle stelline del team, infatti, sembra essere Lorenzo Magli, fratello minore di Filippo. C’è anche Ludovico Crescioli, scalatore. ma le occasioni per chi va forte in salita non sono tantissime.

«Lorenzo Magli sarà l’uomo di punta per le corse più pianeggianti – spiega Franceschi – lui infatti è abbastanza veloce. Lo scorso anno ha vinto e magari sarà più sicuro dei suoi mezzi. Per le corse più dure invece abbiamo Crescioli. E poi si vedrà… come ho detto sono ragazzi, sono under 23 e tutto può cambiare da una stagione all’altra.

E dicevamo che la Mastromarco i corridori li va a pescare “in casa”, eppure c’è l’eccezione che conferma la regola. Parliamo di Tyler Hannay, ragazzino inglese classe 2003.

«E’ stato Massimiliano Mori a proporcelo, il suo procuratore. Viene dall’isola di Man come Cavendish. E’ un bel prospetto. Lui aveva piacere di correre in Italia e infatti già ad agosto ha fatto uno stage con noi. In più è andato in ritiro con la Ineos-Grenadiers in Spagna».