Mozzato: grinta, determinazione ed il primo europeo in azzurro

21.09.2022
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Nella caduta che ha tagliato fuori dal campionato europeo Giacomo Nizzolo era stato coinvolto anche Luca Mozzato. Il corridore della B&B Hotels-KTM però non si è arreso e alla partenza di Monaco di Baviera lui c’era (nella foto di apertura si vedono ancora i segni della caduta in terra francese). Un po’ acciaccato, ma con tanta motivazione e nessuna voglia di rinunciare ad una convocazione più che meritata. Per Mozzato, l’esperienza di Monaco ha rappresentato il momento più importante vissuto in maglia azzurra

«Ho trovato la forza di partire e di mettermi in gioco – racconta – nonostante la caduta, l’ho fatto perché si trattava dell’europeo. Se fosse stata una corsa normale, ci avrei pensato due volte prima di salire in sella. Quella in Germania è stata la corsa di maggior peso rispetto alle altre fatte prima con la nazionale, questo ha decisamente influito nella decisione di correre». 

Mozzato, il secondo da sinistra, alla partenza del Circuite Franco-Belge l’ultima corsa prima dell’europeo (foto Circuite Franco-Belge)
Mozzato, il secondo da sinistra, alla partenza del Circuite Franco-Belge l’ultima corsa prima dell’europeo (foto Circuite Franco-Belge)

Un avvicinamento difficile

La caduta avvenuta al Circuito Franco-Belga quattro giorni prima della gara di Monaco non è stato uno dei migliori avvicinamenti per Mozzato. Il veneto, forte della fiducia riposta in lui da Bennati e del morale alto post Tour de France, ha comunque voluto dare il suo apporto alla spedizione azzurra

«Il percorso al Circuite Franco–Belge – riprende – era caratterizzato da 3-4 strappi in sequenza. A pochi chilometri dal primo, lo stradone scendeva un po’ e le velocità erano elevate per prendere le posizioni migliori. Io rientravo da una foratura e mi trovavo nella seconda metà del gruppo e c’era molta confusione. Il corridore davanti a me si è spostato all’ultimo schivando una buca, non ho fatto in tempo ad evitarla e ci sono entrato in pieno, senza riuscire a controllare la bici. Era una situazione di corsa, tutti volevano stare davanti, si trattava di un momento molto agitato, è andata male, ma non si può mettere in croce l’altro corridore».

Il veneto ha un buono spunto veloce che gli permette di dire la sua anche nelle volate di gruppo
Il veneto ha un buono spunto veloce che gli permette di dire la sua anche nelle volate di gruppo

Il confronto con Bennati

Prima di rinunciare ad un appuntamento così importante un corridore ci pensa più di due volte. Soprattutto se è il debutto in una corsa prestigiosa come il campionato europeo. 

«Subito dopo la corsa – dice – ho sentito Bennati per prendere una decisione, dopo la caduta non ero messo bene, ma mancavano ancora quattro giorni all’europeo. Lui stesso mi ha detto di partire comunque per Monaco e poi avremmo visto come sarei stato giorno dopo giorno.  Sicuramente avevo delle grandi abrasioni, ma per fortuna non ho preso grandi botte. Nel momento in cui mi è esploso il copertone, mi sono reso conto e mi sono preparato all’impatto con l’asfalto. Le ferite mi davano fastidio per fare cose normali, ma non per andare in bici e questo mi ha aiutato a prendere la decisione di correre. Nei tre giorni successivi abbiamo tenuto monitorata la situazione. All’europeo dovevo andare per dare una mano e non per finalizzare, quindi nonostante non fossi al cento per cento ho voluto correre lo stesso. A grandi linee, il mio ruolo in corsa non è cambiato alla luce della caduta, la corsa è stata bloccata fino al finale. I nostri uomini chiave sono usciti verso il finale». 

Una delle sue principali caratteristiche è la capacità di guidare bene la bici sul pavé del Nord
Una delle sue principali caratteristiche è la capacità di guidare bene la bici sul pavé del Nord

Tanta determinazione

Nelle parole di Mozzato, cogliamo tanta determinazione, ma allo stesso tempo anche molto realismo. Luca è un corridore che ha imparato a gestire e raccogliere le occasioni che passano. Quando si corre in una squadra più piccola delle altre bisogna saper fare di necessità virtù. 

«Sicuramente la mia determinazione conta tanto – ci spiega – correre con la B&B Hotels mi dà la possibilità di mettermi in mostra e di giocare le mie carte. Allo stesso modo, però, è normale che né io né i miei compagni possiamo contare su un appoggio come quello delle squadre WorldTour. Dal mio punto di vista questa cosa conta relativamente, alla fine che tu sia in una grande squadra o una piccola la cosa importante è arrivare alle corse determinato e preparato. La determinazione è scontato che sia un elemento fondamentale nello sport, al Tour, per esempio, non puoi perdere nemmeno un momento, tutti gli istanti contano. E’ facile essere determinati e pronti quando si sta bene o quando il percorso è favorevole, la vera sfida è esserlo quando affronti le tappe dure e il tuo unico scopo è portare la bici al traguardo entro il tempo massimo. Sono quelli i momenti che contano davvero, dove la testa conta ancora di più».

Mozzato Belgio 2022
Quest’anno Mozzato ha ottenuto ben 19 Top 10 in 71 giorni di corsa
Mozzato Belgio 2022
Quest’anno Mozzato ha ottenuto ben 19 Top 10 in 71 giorni di corsa

Numerosi piazzamenti

Se guardiamo alla stagione di Mozzato, notiamo la grande moltitudine di piazzamenti. Una bella statistica, anche se non è ancora apparso il numero 1. La strada è lunga ma la volontà non manca, non può mancare. 

«Il mio compito – chiude Mozzato – è destreggiarmi e raccogliere le occasioni che mi si presentano. Non sono un velocista puro, e mi manca anche un qualcosa di resistenza nelle tappe più mosse. Per me anche un piazzamento ha un certo valore. Ovvio che se parlassimo di un corridore abituato a vincere tutti quei piazzamenti non avrebbero lo stesso significato. Uno degli obiettivi che ho è specializzarmi, puntando o sull’esplosività oppure sulla resistenza. Sarà uno degli obiettivi del prossimo anno».

Mozzato, la prima convocazione dopo un Tour di spessore

13.08.2022
5 min
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Il grande momento si avvicina, quello degli europei di Monaco e Luca Mozzato avrebbe voluto una vigilia più tranquilla da molti punti di vista. La caduta al Circuit Franco-Belge ha lasciato strascichi fisici, ma ancor più malumore con Giacomo Nizzolo, suo avversario in quest’occasione e suo compagno fra qualche ora. I due si sono spiegati, ma sinceramente sarebbe stato meglio un avvicinamento più soft per una gara già di per sé complicata. Anche perché, dopo l’allenamento di ieri con gli azzurri, Nizzolo è stato costretto ad alzare bandiera bianca, lasciando il posto a Viviani.

Tutto ciò però non ha scalfito la soddisfazione di Mozzato per la sua prima maglia azzurra “da grande”, dopo averla vestita più volte nelle categorie inferiori e anche da pro’, in qualche gara del calendario italiano dov’era possibile presentare anche la squadra nazionale (come nella foto di apertura alla Tre Valli Varesine del 2017). Una convocazione figlia di un Tour de France, il suo primo, vissuto da protagonista, con molti piazzamenti.

«E’ stato un bellissimo viaggio – racconta – anche se davvero duro, era la mia prima esperienza e mi sono portato dietro tante soddisfazioni. E mancata solo la ciliegina sulla torta, ossia un podio di tappa».

Mozzato Tour 2022
Un Tour di valore per Mozzato con 4 presenze in top 10, sfiorata anche nella tappa finale di Parigi
Mozzato Tour 2022
Un Tour di valore per Mozzato con 4 presenze in top 10, sfiorata anche nella tappa finale di Parigi
Era il tuo primo grande Giro?

Sì, la grande incognita era conoscere il mio rendimento nell’arco di tre settimane. Non sapevo come avrei reagito, se avrei tenuto la condizioni, se andavo in crescita o in calo. Devo dire che alla fine le sensazioni sono state positive, ancora nell’ultima tappa degli Champs Elysees ero lì a giocarmi un piazzamento. Ero stanco, ma mai scarico.

In un grande Giro non ci sono solo le tappe per velocisti, quelle dove essere protagonista. Come hai vissuto quelle di montagna, dove era d’obbligo sopravvivere?

Sono sempre stato tranquillo, non ho mai rischiato e questo mi ha dato ottime sensazioni. Anche nelle tappe più dure non ero mai nell’ultimo gruppetto e questo è importante perché ti dà sicurezza. Sai che hai dietro gente e che c’è come una rete di salvataggio alle tue spalle. Oltretutto ciò significa che puoi affrontare l’ultima salita senza dover spingere a tutta, salvi la gamba e puoi salire in tranquillità. Devo dire che alcune ascese me le sono anche godute, soprattutto per la gente intorno.

Mozzato Beghelli
Il vicentino ai maglia azzurra al Trofeo Beghelli. Bennati ce l’ha da tempo sul suo taccuino
Mozzato Beghelli
Il vicentino ai maglia azzurra al Trofeo Beghelli. Bennati ce l’ha da tempo sul suo taccuino
Che ricordi hai delle tue precedenti esperienze azzurre?

Devo dire che da quando ero junior ho sempre ricevuto chiamate, anche se poi l’unica volta che ho gareggiato è stato a Doha, ai mondiali del 2016 quando finii ai piedi del podio. E se ci ripenso mi fa ancora male. Ma questa ha un sapore diverso, è la prima da “adulto”.

Si dice spesso che nel ciclismo, Olimpiadi a parte, il secondo e terzo posto in un mondiale o in un europeo non contano. Le tue parole a proposito di Doha dimostrano il contrario…

Magari può essere trascurabile per un grande campione, ma per chi è giovane o per chi si guadagna la pagnotta ogni giorno, quella medaglia ha un bel sapore, lo posso assicurare proprio per il fatto che non ce l’ho. All’inizio, quel quarto posto fu un brutto colpo, ripensandoci a mente fredda non fu tutto da buttare.

Mozzato Doha 2016
La sfortunata volata mondiale 2016, chiusa al 4° posto quando vinse il danese Egholm
Mozzato Doha 2016
La sfortunata volata mondiale 2016, chiusa al 4° posto quando vinse il danese Egholm
Che cosa rappresenta per te vestire quella maglia domenica a Monaco?

E’ innanzitutto un grande onore perché quando indossi quel simbolo sai che rappresenti la tua Nazione. E’ anche una responsabilità, perché devi svolgere un compito e devi farlo al meglio possibile proprio perché stai rappresentando il tuo Paese. Non bisogna sbagliare nulla.

Considerando le tue caratteristiche, potresti avere un ruolo importante a Monaco, quello del guastafeste in caso di fuga…

Con Bennati dobbiamo ancora parlare, ma non mi dispiacerebbe, considerando che avere un uomo veloce davanti consentirebbe ai miei compagni di lasciare agli altri l’onere dell’inseguimento, d’altronde credo che ormai anche gli altri sappiano che in volata non sono propriamente fermo…

Mozzato Kint 2022
L’ultimo podio di Mozzato, 2° alla Marcel Kint Classic dietro De Lie (BEL)
Mozzato Kint 2022
L’ultimo podio di Mozzato, 2° alla Marcel Kint Classic dietro De Lie (BEL)
Che cosa ti resta di quelle tre settimane di corsa?

Il Tour è qualcosa di unico: me ne sono accorto dopo, vengo riconosciuto molto di più perché tanta gente lo guarda e magari prima non seguiva il ciclismo. Ha una risonanza speciale, in Francia in quei giorni non si parla d’altro.

Che cosa ti aspetta dopo Monaco?

Ci saranno un po’ di impegni in Francia, fino al GP Plouay, poi vedremo se tirare dritto o prendere qualche giorno di stacco per il finale di stagione. Vivo comunque questo periodo con grande tranquillità, anche perché ho ancora tre stagioni di contratto con la B&B Hotels-Ktm e questo mi dà una grande sicurezza.

Mozzato: l’italiano più richiesto al Tour de France

22.07.2022
4 min
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Luca Mozzato sta correndo un Tour de France in prima linea, nelle tappe adatte a lui il corridore della B&B Hotels KTM ha centrato sempre la top 10. Un bel modo di presentarsi alla sua prima Grande Boucle, prestazioni che hanno acceso sopra la sua testa le luci dei media francesi, in particolare dell’Equipe. Il giornale sportivo di riferimento in territorio transalpino, che giornalmente dedica pagine ed approfondimenti al Tour. Chissà se un giorno il giornale rosa farà lo stesso in Italia. La speranza è l’ultima a morire. 

Il Tour di Mozzato si è aperto con il 175° posto della crono di Copenaghen, non il terreno adatto per il corridore veneto
Il Tour di Mozzato si è aperto con il 175° posto della crono di Copenaghen, non il terreno adatto per il corridore veneto

La stampa francese 

Se per Mozzato, prima di aver riscontro mediatico in Italia, si è dovuto aspettare qualche risultato incoraggiante, in Francia il nostro connazionale è stato sempre tenuto sotto “controllo”.

«La stampa francese è particolare  – racconta Luca –  c’è sempre qualcuno che prova a fare l’intervista diversa dal solito. Al posto di chiedermi della corsa mi chiede del mio passato per farsi un’idea di che persona sia. Parlo spesso con un inviato dell’Equipe, ha battezzato me ed altri due corridori: Geniets, lussemburghese della Groupama FDJ e Louvel, francese dell’Arkea. Ogni 2-3 giorni facciamo un’intervista dove ci confrontiamo sul punto della situazione. Ci chiede come va, le nostre aspettative, delusioni ed ambizioni. E’ diventato un po’ un appuntamento fisso che è bello avere soprattutto in una gara come il Tour».

Il miglior piazzamento per Luca è arrivato a Calais, sesta posizione per lui
Il miglior piazzamento per Luca è arrivato a Calais, sesta posizione per lui

Si lotta ovunque

Abbiamo visto Luca battagliare su ogni percorso nella prima settimana, dalle volate danesi fino al pavé del nord della Francia. Passando anche per gli strappi di Calais. Questo gli ha permesso di mettersi in mostra e di farsi notare da tutti, anche dal giornale più importante del Tour. 

«Arrivare al Tour e stare bene è una bella sensazione – ci dice Mozzato dall’hotel – nelle frazioni adatte alle mie caratteristiche ho fatto vedere cose buone. Se penso a quel che può mancarmi per passare dai piazzamenti alla vittoria, direi che non è facile rispondere. Nelle volate di gruppo mi manca un po’ di spunto veloce. Nei percorsi mossi riesco a tenere di più, ma sono in quel limbo dove per passare una salita o uno strappo faccio ancora un po’ troppa fatica. Il mio obiettivo momentaneamente è quello di lavorare a 360 gradi, sviluppando tutte le caratteristiche dette prima».

Mozzato è andato forte anche nella temutissima tappa del pavé, la numero cinque, decimo all’arrivo
Mozzato è andato forte anche nella temutissima tappa del pavé, la numero cinque, decimo all’arrivo

L’ostacolo Pirenei

Per Mozzato la condizione c’è e anche nelle tappe in cui si doveva “salvare” si è difeso a spada tratta. Ora sta affrontando l’ultimo ostacolo che lo separa da Parigi, i Pirenei. Salite che magari facevano meno paura delle Alpi, ma che dopo 16 tappe rappresentavano una grande incognita.

«Non avendo esperienze di altri grandi Giri – dice Mozzato – non posso parlare, ma la sensazione all’interno del gruppo è che non ci siano state tappe banali. Anche in Danimarca c’è sempre stata bagarre, tra vento e cadute può non sembrare ma abbiamo fatto le prime due settimane a mille. Nelle tappe alpine l’idea era di arrivare al traguardo risparmiando energie, ma si è fatto un ritmo altissimo, sempre».

«Ad esempio – riprende a raccontare – nella tappa dell’Alpe d’Huez con il Galibier, tutti i velocisti hanno tentato di rimanere attaccati il più possibile al gruppo, era un sali e scendi continuo con poca pianura. Abbiamo fatto solamente una quindicina di chilometri tra la Galibier e Croix de Fer). Ero un po’ preoccupato per quella frazione, perché al Delfinato ero andato a casa. I Pirenei magari sono stati più semplici ma pendeva su tutto il gruppo la grande incognita della terza settimana. Direi che mi sono difeso più che bene rimanendo sempre nel gruppetto prima di quello dei velocisti per avere un margine maggiore, guardate quel che è successo mercoledì a Jakobsen che si è salvato solo per 15 secondi. Ora si pensa alla Torre Eiffel».

Il coltello del Tour nella piaga, ma Battistella ha già svoltato

09.07.2022
4 min
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Quando nella tappa di Longwy, due giorni fa, ha capito che Pogacar avrebbe messo il suo timbro, Samuele Battistella ha preso il cane ed è andato a farsi una passeggiata. La tappa era una di quelle che il veneto aveva cerchiato di rosso nei giorni di vigilia a Copenhagen, prima che il medico gli desse la brutta notizia.

«Ero partito dall’Italia avendo fatto il tampone – racconta Samuele (in apertura nella foto Astana/Getty) – ed ero a posto. Lassù ci hanno fatto prima i controlli del sangue, poi il tampone molecolare. Ero in camera a guardare il libro di corsa, quando il medico mi ha chiesto di scendere. Sono andato in paranoia. Ho pensato che non potessi essere positivo, perché ero stato attentissimo. Non avevo neanche visto gli amici. Invece la notizia era proprio quella. In più avevo un indice di positività molto alto e non se la sono sentita di farmi partire per tre settimane di corsa a quel modo. Il contrario di Jungels, che evidentemente era meno positivo e comunque corre per una squadra francese. Per cui sono tornato sopra. Ho richiuso la valigia e sono tornato a casa».

Nelle locandine dell’Astana, Battistella era parte del team. La squadra è andata alla presentazione con un uomo in meno
Nelle locandine dell’Astana, Battistella era parte del team. La squadra è andata alla presentazione con un uomo in meno

La mazzata tricolore

All’aeroporto lo ha accompagnato il massaggiatore Ballerini con il furgone Volkswagen a 9 posti dell’Astana Qazaqstan Team. Lui davanti con la mascherina Fpp2 e Samuele in fondo con mascherina identica. Finestrini tutti aperti e alta velocità per non rischiare niente. Il racconto fa sorridere, ma a tratti si mischia con il ricordo delle attese sul Tour durante i giorni di ritiro sul Pordoi, quando tutto sembrava possibile. Quando raccontava che sarebbe sceso pochi giorni prima dei campionati italiani in Puglia, per giocarsi anche quella carta.

«Invece – sorride amaramente – c’è scappata un’altra mazzata. Sono arrivato terzo, ma ho sbagliato tutto il finale. Dovevo attaccare in salita, perché sentivo di stare bene. Nei discorsi che si fanno dopo l’arrivo, ho capito che gli altri erano tutti giusti. Io sentivo la gamba, ma invece di attaccare come faccio di solito, ho aspettato e buttato un’occasione che non sarà facile da ricreare. Credevo che avrei sofferto di più il passaggio dal Pordoi alla Puglia. In realtà ho sofferto il caldo, ma i watt e i battiti erano quelli giusti. E’ stata una… cappellata tutta mia. E non è che la botta del Tour l’abbia cancellata, si è sommata. Nei primi giorni che non potevo uscire e dovevo restare chiuso in camera (sorride, ndr), credo di aver avuto un po’ di depressione».

Nel finale del tricolore sentiva di stare bene, ma non ha attaccato per troppi dubbi
Nel finale del tricolore sentiva di stare bene, ma non ha attaccato per troppi dubbi
Più che altro dispiacerebbe buttare la condizione trovata…

Ho faticato tanto per andare al Tour. La forma c’è ancora, magari è un po’ calata. Diciamo che ho riposato e ora va ritirata fuori la gamba. Sto cercando di mantenere la forma con uscite blande di tre ore e un po’ di palestra in attesa di avere il via libera per riprendere sul serio.

Hai già un obiettivo su cui concentrarti?

Stiamo definendo un programma. Non so bene quale sarà la gara del rientro, è ancora tutto da definire, ma potrei fare tutte le corse spagnole fino alla Vuelta. Se ho un obiettivo, riesco a seguire bene tutti i lavori.

Hai letto nei giorni scorsi le parole di Chicchi su di te?

Certo che ho letto. Francesco è stato per me un grande direttore sportivo, perché ha occhio ed esperienza. Uno che ha vinto così tanto da professionista è un ottimo riferimento per dei corridori giovani e credo che l’anno con lui sia stato il migliore negli U23. Eravamo quattro amici, con Sobrero, Konychev e Mozzato.

Sul podio di Alberobello, la smorfia di Battistella la dice lunga sulla sua delusione
Sul podio di Alberobello, la smorfia di Battistella la dice lunga sulla sua delusione
Ti aspettavi che proprio Mozzato andasse così bene al Tour?

Ho sempre creduto in Luca, perché ha capacità di correre che altri non hanno. Se guardiamo i miei watt e i suoi alla fine di una corsa del Nord, lui spenderà sempre meno. Ha una capacità di limare davvero speciale. Quando deve essere davanti, sui muri o sul pavé, Mozzato c’è.

Stati sentendo i compagni in Francia?

Sento a volte i compagni. Ho sentito Lutsenko per sapere se stesse bene dopo la tappa del pavé, ma non li chiamo ogni giorno. Il Tour è già stressante per dover rispondere anche a me.

Da martedì in bici?

Lo spero, mi sento bene. Ho avuto un po’ di raffreddore, ma in bici mi sento già bene. Comunque sia è andata, voglio pensare ai prossimi obiettivi. Quello che mi scoccia è non aver ancora vinto, speriamo di cancellare subito almeno questo.

Dal Mozzato del Tour, risalendo fino a Chicchi…

07.07.2022
5 min
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Cosa hanno in comune Luca Mozzato, Samuele Battistella, e Alexander Konychev? Lo stessa squadra da under 23, la Dimension Data, diretta all’epoca da Francesco Chicchi, grande ex velocista.

In teoria ci sarebbe anche un quarto ragazzo, Matteo Sobrero (che probabilmente ha scattato la foto in apertura, per descrivere il loro legame), ma Matteo ha compiuto un percorso più “importante” anche tra i pro’… se così possiamo dire.

Francesco questi ragazzi li ha visti crescere in una fase molto delicata nella carriera di un corridore. I 20 anni o giù di lì, rappresentano infatti il definitivo passaggio dall’adolescenza alla maturità sportiva.

Francesco Chicchi (classe 1980) è stato pro’ fino al 2016. Poi è stato diesse. Adesso fa parte della carovana di Rcs (foto Instagram)
Francesco Chicchi (classe 1980) è stato pro’ fino al 2016. Poi è stato diesse. Adesso fa parte della carovana di Rcs (foto Instagram)

Da Lucca al mondo

«Tre ragazzi molto bravi e che possono fare tanto – dice Chicchi – ma credo che alla fine tutti e tre siano passati al momento giusto».

«Di strada ne hanno fatta. Una volta li avevo sempre sottocchio. Vivevano insieme nella casa a Lucca, c’era un clima più familiare. Poi si sono ritrovati al gennaio successivo con il biglietto aereo per presentarsi alle corse. Un bel salto. Con loro ho un bel rapporto. Li sento spesso, ma è anche giusto che compiano la loro strada con i loro tecnici».

Per Chicchi, grazie alla sua potenza Konychev può avere un grande futuro nella classiche delle pietre
Per Chicchi, grazie alla sua potenza Konychev può avere un grande futuro nella classiche delle pietre

Konychev: quanta forza

«Konychev è stato l’unico dei tre a passare al terzo anno da under 23. Era chiaro che un anno in più lo avrebbe fatto alla stragrande con la sua forza e la sua testa. Avrebbe vinto moltissimo, ma si è presentata l’occasione di una WorldTour (la BikeExchange, ndr) e trattenerlo non sarebbe stato semplice.

«Quando dico la forza e la testa di Konychev – spiega Chicchi – intendo che Alex per andare forte doveva avere la consapevolezza di essere forte, appunto. E probabilmente vincendo sarebbe stato deciso anche dal punto di vista mentale. Mentre fisicamente è una vera potenza. 

«Era forte, nonostante molte volte non avesse il peso giusto. Quando Sobrero ha vinto Mercatale, per esempio, ha fatto quasi tutto lui. Ha tirato sempre. Per dire che anche lui aveva un potenziale enorme. 

«Alex ha sempre fatto, come dire, il minimo indispensabile per essere competitivo».

 

«In futuro può essere un uomo per le classiche del Nord: Fiandre, Roubaix… Ripeto: ha davvero tanta forza».

«Mi rendo conto che stia facendo un po’ fatica, perché in quella squadra con 24-26 corridori di quel calibro non è facile trovare spazio, ma sta crescendo piano piano… L’importante è che in questo “piano, piano” si faccia trovare pronto quando toccherà a lui. Ha tre anni di professionismo alle spalle, il prossimo sarà molto importante e dovrà iniziare a concentrarsi sulle corse che contano».

Mozzato Danilith 2021
Mozzato è alla seconda stagione con la B&B Hotels. Per il veneto già dieci top ten in corse anche importanti come il Tour
Mozzato Danilith 2021
Mozzato è alla seconda stagione con la B&B Hotels. Per il veneto già dieci top ten in corse anche importanti come il Tour

Mozzato: zitto, zitto…

E poi c’è Mozzato. Luca sembrava quello più in sordina, quello che ha trovato più difficoltà a passare tanto da dover emigrare in Francia alla B&B Hotels e ora eccolo piazzarsi addirittura al Tour.

«Il problema di Luca è che è troppo buono! – dice Chicchi – Per essere un velocista gli manca un po’ di cattiveria. Può andare bene per qualche corsa più piccola forse, ma per Giro, Tour e Vuelta ti serve il coltello fra i denti, tanto più con i velocisti di oggi».

«Mozzato non è mai stato un super vincente, come detto gli mancava la cattiveria. Una volta al Circuito del Porto gli dissi: “Oggi la volata la gestisci da solo”. Lui si sentì responsabilizzato. Organizzò il treno nel finale, fece bene quel che doveva fare e vinse in volata con dieci bici di vantaggio».

Mozzato è il classico esempio del bravo atleta che fa fatica a passare. Proprio perché “poco” vincente e se vogliamo neanche uno sprinter purissimo.

«Io – riprende Chicchi – ho anche provato a dargli una mano. Parlai con alcune squadre italiane, ma un po’ per le sue caratteristiche e un po’ perché team italiani non ce ne sono tanti, alla fine mi sono rivolto all’estero».

«Andai da Jerome Pinot (general manager della B&B, ndr) e gli dissi che un corridore così per il calendario francese sarebbe stato ideale. Tante gare di Coppa di Francia sono veloci, ma hanno pur sempre 1.000-1.500 metri di dislivello: uno come Luca gli avrebbe garantito parecchi piazzamenti. E di conseguenza parecchi punti, che per le squadre francesi sono importanti per l’accesso al Tour. E così è andata».

Per Chicchi, Battistella è un corridore completo. Unico limite il peso per le lunghe salite, ma ha un “motore” gigantesco
Per Chicchi, Battistella è un corridore completo. Unico limite il peso per le lunghe salite, ma ha un “motore” gigantesco

Battistella, la classe

Infine ecco Battistella. Ora all’Astana Qazaqstan, Samuele è stato anche iridato U23 nel 2020. E infatti Chicchi non ha dubbi.

«Lui è stato il corridore più forte sia fisicamente che mentalmente – commenta il toscano – mi sarebbe molto piaciuto vederlo al Tour, ma con il Covid non è stato possibile. Ma statene certi, lo vedremo a breve».

«Battistella è un corridore completo. Magari rispetto agli scalatori puri paga qualcosa in termini di peso, ma gli ho visto fare dei numeri alla Bassano-Monte Grappa che dicono quanto sia forte anche in salita.

«Se dovessi paragonarlo a qualche campione del passato direi Ivan Basso o Indurain… Ma più Basso».

«Samuele è forte di testa e sa sempre dov’è. Se prima del via ti dice: “Oggi mi vedi davanti”, stai pur certo di trovarlo lì. Così come se ti dice che è in giornata no, ci sta che si stacchi in pianura».

Il Tour di Mozzato, tra volate e pavé. Ma che paura le Alpi…

02.07.2022
5 min
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Sul treno del Tour partito ieri da Copenhagen e atteso oggi alla prima tappa in linea, è salito per la prima volta Luca Mozzato, vicentino di 24 anni (nella foto di apertura al cospetto della Sirenetta di Andersen a Copenhagen). Il battesimo nella crono lo ha visto penultimo, a 2’34” da Lampaert, ma dato lo stato delle strade quando è partito, è andata bene così.

Lo avevamo lasciato prima del Delfinato quando ancora sperava nella convocazione per la Boucle. E adesso che il sogno s’è avverato, è interessante sentire come si sia rimboccato le maniche e stia dando concretezza ai suoi sogni di ragazzino, passato presto nella B&B Hotels-Ktm e cresciuto un po’ ogni anno.

«Ma qui stavolta è tutto grande – dice – non come le altre corse. Avevo la percezione che fare il Tour per una squadra francese fosse importante, ma vedere con quanta grinta abbiamo corso per guadagnarci la wild card fa capire che sia davvero qualcosa di particolare. Immagino che lo vedrò anche meglio nei prossimi giorni».

Sul palco nel Tivoli Park di Copenhagen, un Mozzato emozionato per il debutto
Sul palco nel Tivoli Park di Copenhagen, un Mozzato emozionato per il debutto
Alla fine però ce l’hai fatta e ti hanno portato…

A un certo punto ho cominciato a sentirmela. Avevo fatto piazzamenti nelle corse alla mia portata, però inserite in un calendario più importante, con la Parigi-Nizza e le classiche. Dopo la Roubaix ho staccato ed ero nella lista dei 12 che si sarebbero giocati un posto e ho fatto tutta la preparazione come per venire al Tour.

Come è stato questo avvicinamento?

Un primo ritiro in altura sul Pordoi, vicino casa. Prima 12 giorni, poi altri sette dopo il Delfinato. Ricognizioni della tappa di Calais, poi quella del pavé a vedere i vari settori e quella del giorno dopo a Longwy. E intanto ci speravo. Sono andato bene nel weekend bretone e la squadra ha capito che in montagna avevo lavorato nel modo giusto e mi hanno convocato per il Delfinato.  Ma la certezza di venire è arrivata solo la settimana scorsa. Per le corse importanti aspettano sino all’ultimo. E altre volte è capitato che fossi certo di farne una e il giorno prima mi cambiassero Perciò, prima di crederci davvero, ho aspettato di vedere il nome sulla lista.

Squadra francese, un leader come Rolland, con quali obiettivi si correrà?

La classifica neanche col binocolo, non sarebbe realistico. Dovremmo lottare per un ventesimo posto, ma non avrebbe senso. Si prova a fare bene nelle tappe adatte. Per me fare bene significa essere protagonista. Non ho particolare pressione.

Eppure per le squadre francesi, il Tour è il Tour…

Si fa tutto per questa corsa. L’invito non era scontato. All’inizio dell’anno, mentre noi delle classiche andavamo abbastanza bene, il gruppo francese faceva fatica. Così il team manager Pineau ha fatto una serie di dichiarazioni in cui tirava le orecchie alla squadra, perché rischiavamo di restare fuori dal Tour. A marzo e aprile si correva per farsi vedere. Alle corse non sono stati portati i giovani, ma i corridori più solidi perché si facessero vedere e facessero risultato. La wild card al primo anno fu certamente un attestato del buon lavoro, ma niente affatto dovuta.

Sei nato nell’anno del Tour di Pantani, qual è la prima edizione di cui hai memoria?

Forse quella del 2011, quando Hoogerland finì nel filo spinato, buttato giù da un’auto. Oppure l’arrivo sul Tourmalet di Andy Schleck e Contador nella nebbia dell’anno prima.

A Montichiari, Mozzato durante il suo primo anno da pro’
A Montichiari, Mozzato durante il suo primo anno da pro’
Un paio di giorni fa, Fedeli ha parlato di quanto sia stato faticoso i primi tempi da neopro’ correre in una squadra francese, per calendario e aerei da prendere…

Dipende da come la vivi. Io sono contento di correre in Francia. Venire qua è stata la migliore opportunità per crescere. In una WorldTour avrei rischiato di fare due anni e poi tornare indietro. Forse non avrei neppure adesso la solidità che serve. Invece mi accorgo che qui ogni anno mi guadagno un pezzetto di fiducia in più. Faccio i miei piazzamenti nelle corse più piccole in cui acquisisco sicurezza e da quest’anno mi metto alla prova anche in quelle grandi.

L’obiettivo al Tour è essere protagonista, ma anche finirlo?

Vedendo le fatiche del Delfinato, non do niente per scontato. Ma forse qui ci sono più velocisti e ci si organizzerà meglio. Se capita la giornata storta, magari ci sarà un gruppetto in cui rifugiarsi.

Mozzato ha chiuso la crono del Tour in 175ª posizione, a 2’34” da Lampaert
Mozzato ha chiuso la crono del Tour in 175ª posizione, a 2’34” da Lampaert
A casa come l’hanno presa questa convocazione?

Da quando sono passato professionista, hanno iniziato a seguire di più anche loro e potrei dire che adesso sono più contenti di me. Ma è solo l’inizio. Spero di fare un buon lavoro e di sopravvivere. Sono un po’ preoccupato per la seconda settimana. La prima è abbastanza facile, se non altro come altimetrie. La seconda ha solo montagne e le Alpi sono molto dure. La terza con i Pirenei sembra più abbordabile. E’ il Tour, insomma. Se fosse facile perché staremmo qui a parlarne?

Dopo due secondi posti, Mozzato alza il tiro

03.06.2022
4 min
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Ci sono piazzamenti che hanno un sapore diverso a seconda di dove e quando arrivano. Luca Mozzato ha collezionato due secondi posti a distanza di due settimane, in Francia al Tro-Bro Léon e in Belgio alla Marcel Kint Classic. Chi conosce la sua storia sa quanto tenga a tagliare per primo il traguardo, a mettere la firma su una corsa, per dare anche un senso alla coraggiosa scelta presa nel 2020, prima del lockdown, di approdare alla B&B Hotels, formazione professional francese. Si potrebbe pensare che sia maggiore la stizza per le occasioni sfuggite, ma non è così.

Soprattutto l’ultima gara ci restituisce un Mozzato molto tonico, innanzitutto psicologicamente: «E’ stata davvero una bella gara, che mi ha dato molta motivazione. Vengo da un bel momento, con 4quattro top 10 da metà aprile a oggi, significa che la forma sta arrivando. E’ vero, ci tengo molto a cogliere la prima vittoria, ma non è un assillo, continuando così verrà il momento…».

Mozzato De Lie 2022
Mozzato sul podio di Zveregem, al fianco del vincitore De Lie, terzo è stato l’altro belga Thijssen
Mozzato De Lie 2022
Mozzato sul podio di Zveregem, al fianco del vincitore De Lie, terzo è stato l’altro belga Thijssen
Quella in Belgio che corsa è stata?

E’ stata modificata rispetto allo scorso anno, nelle ultime stagioni si arrivava sempre in gruppo, così hanno deciso di fare una corsa più dura inserendo due muri mitici come Paterberg e Kwaremont. E’ venuta fuori una gara dura, molto più lottata anche se alla fine è sempre finita con una volata, ma molto più ristretta, anche perché ci siamo ricompattati all’ultimo chilometro. Tutti cercavano di fare la differenza, ma c’era un controllo ferreo. Io in discesa su una curva sono finito sdraiato, ma per fortuna il gruppo non andava troppo forte e mi sono riagganciato.

Se sei andato bene su muri simili è la conferma che quelle gare si prestano molto alle tue caratteristiche…

Sui muri mi trovo bene, anche l’ultimo Fiandre è stato abbastanza buono, ho chiuso 25°. Bisogna saperli affrontare sapendo che vanno tutti a grandi velocità e non devi affrontarli partendo da troppo dietro perché rischi di perdere il treno. Sicuramente è un dato positivo, ma spero di avere altre occasioni e fare meglio, anche nelle classiche di primissimo livello.

Mozzato Hofstetter 2022
La volata a due del Tro-Bro Leon, vinta dal francese Hofstetter. Per Luca un duro colpo
Mozzato Hofstetter 2022
La volata a due del Tro-Bro Leon, vinta dal francese Hofstetter. Per Luca un duro colpo
Che cosa dicono in squadra?

Sono molto soddisfatti del mio rendimento, la squadra lavora bene. Domenica avevamo un uomo nella fuga importante, così abbiamo fatto lavorare gli altri. Io mi trovo molto bene e d’altronde queste gare meglio si confanno alle mie caratteristiche. In Italia hanno un andamento più codificato, con la fuga iniziale, il gruppo che si muove solo dopo un certo periodo, a me piace invece lottare sempre e qui devi essere concentrato al massimo dall’inizio alla fine. Questo secondo me aumenta la mia competitività.

Dopo tre anni puoi anche fare un piccolo consuntivo, non tanto ciclistico quanto personale: resteresti a vivere da queste parti?

No, troppo freddo… Io sono mediterraneo, amo il sole e qui si vede davvero poco. Quando sono qui si sta in compagnia, siamo sempre almeno 2-3 corridori a condividere allenamenti ma anche le attività esterne, siamo autosufficienti per il mangiare e tutte le necessità. Io comunque cerco di fare un po’ la vita del pendolare: quando è periodo di gare mi fermo anche una settimana, ma poi torno a casa e riparto per le successive.

Mozzato Belgio 2022
Quest’anno Mozzato ha già otto top 10 all’attivo. Le corse del Nord gli si adattano molto
Mozzato Belgio 2022
Quest’anno Mozzato ha già otto top 10 all’attivo. Le corse del Nord gli si adattano molto
Ora che cosa ti aspetta?

Da lunedì sarò al Giro del Delfinato, poi vedremo, aspettiamo tutti in squadra le convocazioni per il Tour de France e sinceramente spero di esserci, sarebbe il mio primo grande Giro di 3 settimane, a 24 anni penso che sia arrivato il momento di mettermi alla prova.

Con che ambizioni la tua squadra, che ricordiamo è una professional presente grazie alla wild card, si presenterà alla Grande Boucle?

Il sogno è vincere una tappa. Certamente non abbiamo uomini per la classifica o velocisti di punta, quindi dovremo inventare il nostro Tour giorno per giorno. Puntare alle fughe e agli attacchi anche se, rispetto al Giro, c’è meno libertà da questo punto di vista. Dovremo trovare le occasioni giuste e infilarci dentro. Guardando al passato, penso ad esempio che le fughe abbiano più possibilità dopo i primi giorni di gara nei quali si tende a tenere il gruppo unito.

Mozzato nazionale 2021
Il nome del veneto è sul taccuino di Bennati, soprattutto per un percorso veloce come quello dell’europeo
Mozzato nazionale 2021
Il nome del veneto è sul taccuino di Bennati, soprattutto per un percorso veloce come quello dell’europeo
Incrociando le dita, se dovessi esserci?

Farò di tutto per farmi trovare pronto se si presenterà l’occasione, in qualche volata non classica, ossia con arrivo leggermente più frastagliato o con meno corridori posso dire la mia. Chissà che la prima vittoria non arrivi nell’occasione più bella…

Con Mozzato alla scoperta del casco Furo Mips di Bollé

17.05.2022
5 min
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La partnership tra Bollé e il team B&B Hotels p/b KTM prosegue e lo fa affiancando allo stile la sicurezza. I “Men in Glaz” da inizio stagione vestono i caschi e gli occhiali del marchio storico francese e sono orgogliosi della collaborazione e dello sviluppo che stanno portando avanti.

In particolare a proteggere il team bretone è stato scelto il casco Furo Mips, un concentrato di tecnologie avanzate e un design intelligente. Ad aiutarci nella scoperta di questo casco ci siamo affidati a Luca Mozzato, appena rientrato dal secondo posto conquistato nella corsa di casa del team, la Tro-Bro Léon

Luca Mozzato mentre indossa il casco Furo Mips senza calotte superiori (foto ©FRJ B&B Hotels-KTM)
Luca Mozzato mentre indossa il casco Furo Mips senza calotte superiori (foto ©FRJ B&B Hotels-KTM)

Un casco per tutti gli usi

Furo Mips è il casco da ciclismo su strada ad alte prestazioni firmato Bollé. L’ispirazione e le tecnologie prendono spunto dall’industria automobilistica, a partire dalla progettazione, aerodinamica, test di ventilazione e flusso dell’aria. Innovazione e comfort sono due peculiarità su cui i progettisti francesi hanno impiegato le risorse per migliorarne le performance. 

«Ho sempre usato il Furo – dice Mozzato – per comodità e sicurezza. Mi piace la vestibilità e il suo adattamento alle differenti condizioni di corsa. A inizio stagione soprattutto nelle classiche, le temperature e le condizioni meteo, prediligono un casco chiuso. Mentre per l’estate l’areazione è fondamentale. Con questo casco si possono fare entrambe le cose senza dover cambiare modello per ogni gara».

Bollè è un marchio storico del ciclismo famoso per gli occhiali fin dalla sua nascita
Bollè è un marchio storico del ciclismo famoso per gli occhiali fin dalla sua nascita

Togli e metti

Freddo, caldo, vento e pioggia. Il ciclista è spesso costretto ad un adattamento repentino alle condizioni meteo. Il casco Furo Mips di Bollé grazie alle sue calotte e ai condotti fornisce una versatilità unica ed efficiente. 

«L’idea di inserire e togliere le calotte mi piace molto. A seconda della condizione e del tipo di corsa – prosegue Mozzato – si può giostrare un po’. Sono i marginal gains del ciclismo. Quando si ha una tappa veramente veloce, ci si può giocare il casco chiuso, per avere una linea ancora più aerodinamica. Mentre quando si ha una tappa di montagna, dove si deve limare su tutto il possibile e si ha bisogno di una areazione migliore, si possono togliere le calotte e sfruttare al massimo le caratteristiche di ventilazione del casco».

La calotta superiore è asportabile permettendo una regolazione facile e veloce
La calotta superiore è asportabile permettendo una regolazione facile e veloce

Aerazione e ventilazione 

Una tecnologia aerospaziale. Il condotto Naca eleva l’aerodinamica sfruttando al massimo la fisica. Grazie al suo design il flusso d’aria entra all’interno del casco e ne favorisce l’estrazione nella parte posteriore migliorando la penetrazione nell’aria. 

La calotta ventilata agevola l’ingresso dell’aria mantenendo una linea aero, senza però rinunciare alla protezione in caso di maltempo. Il taglio netto nella parte posteriore invece, offre una scia più piccola che riduce l’attrito e migliora il coefficiente Cx. 

Il condotto Naca favorisce l’estrazione dell’aria migliorandone l’aerodinamica
Il condotto Naca favorisce l’estrazione dell’aria migliorandone l’aerodinamica

Sicurezza combinata

La sicurezza è sicuramente l’aspetto più determinante per definire la qualità di un casco. Il Furo rappresenta il modello di punta per la casa francese. A conferma di ciò, è presente il roll-cage. Rinomato sulle auto da corsa, questo sistema è un telaio progettato e integrato nell’abitacolo del veicolo per proteggere dalle lesioni in caso di ribaltamento. Adattato e miniaturizzato è stato implementato nel casco. 

«Quando lo indosso – spiega Mozzato – lo sento sicuro e comodo. Il sistema di chiusura Click-To-Fit mi consente di micro-regolare la vestibilità in modo rapido e semplice. Anche nelle fasi più concitate riesco a stringere o allentare il casco senza impedimenti».

“Un sistema omogeneo funziona meglio di due parti distinte”. Da questa considerazione nasce la decisione dei progettisti di combinare il Mips Low Friction Layer al sistema di adattamento del casco. Il risultato è un aspetto senza giunture, più leggero all’interno del casco, che offre un’ottima vestibilità e comfort a lungo.

Coordinato con gli occhiali

La facilità di utilizzo di un casco viene definita anche dai particolari che ne favoriscono un uso intelligente. Uno di questi è il sistema Opti-Dock che consente di riporre in sicurezza gli occhiali quando non vengono usati. Bollé infatti è uno storico produttore di occhiali e anche per questo non ha lasciato nulla al caso. 

«Gli occhiali si incastrano in maniera ottimale – conclude Mozzato – e formano un’accoppiata che funziona davvero bene. Nel nostro caso infatti, quando li inserisci sei sicuro di non perderli. In salita è davvero comodo. In particolare nell’ultima gara ho utilizzato i C-Shifter che hanno una linea elegante e originale. Normalmente uso gli Icarus, che sono un modello incredibilmente leggero».

Il casco Furo Mips è disponibile in sei colorazioni e tre differenti taglie S (52-55cm), M (55-59cm) e L (59-62cm). Il prezzo consultabile sul sito è di 200 euro. 

Bollé

In fuga ieri. Mozzato e Boaro, l’Italia che resiste…

04.04.2022
5 min
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Un po’ d’Italia c’è stata in questo Giro delle Fiandre. E c’è stata per merito di Luca Mozzato e Manuele Boaro. Entrambi sono entrati nella fuga di giornata. Entrambi hanno vissuto da protagonisti quella che da molti è ritenuta la corsa più calorosa del mondo, quella più sentita a bordo strada.

Partiamo da Mozzato. Bravissimo, alla fine non solo è stato protagonista in testa alla corsa per 200 e passa chilometri, ma è stato anche il primo degli italiani, venticinquesimo.

Luca Mozzato (classe 1998) è alla terza stagione nella B&B Hotels – Ktm
Luca Mozzato (classe 1998) è alla terza stagione nella B&B Hotels – Ktm

Caccia a Taco

«Centrare la fuga – racconta il corridore della B&B Hotels – Ktm – era l’obiettivo di giornata. Dovevo essere davanti e vedere come come si metteva. Siamo stati abbastanza fortunati perché la fuga era ben composta. Eravamo in tanti, c’era gente abbastanza forte e non ero il solo italiano.

«L’uomo più quotato di tutto il gruppo per la fuga era Taco Van der Hoorn. Ma ho pensato: magari c’è un po’ troppa gente che lo punta, proviamo a fare qualcosa di diverso. E infatti quando è partita la fuga, Taco inizialmente non c’era. E’ rientrato in un secondo momento. Farmi trovare già davanti credo sia stata una mossa giusta. In corse del genere stare in testa ti evita anche lo stress delle posizioni e non si spreca troppo».

«E questo non sprecare credo sia stata la chiave della giornata: girando più regolari sono arrivato a 60-70 chilometri dall’arrivo relativamente fresco e al posto giusto. Quando i grandi ci hanno ripreso sul Kwaremont hanno dovuto fare uno sforzo veramente incredibile. Loro lo hanno fatto a tutta da sotto a sopra.

«Noi, invece, facendoci prendere a metà, siamo riusciti a salvarci e in parte a seguirli. Certo, da quel momento in poi le energie erano al lumicino. Se escludiamo i corridori che sono riusciti a fare la differenza, tutti gli altri sono andati un po’ alla sopravvivenza e così sono riuscito a rimanere attaccato al mio gruppetto».

Mozzato, passista veloce, è stato il migliore italiano: 25° a 1’07” da VdP (foto B6B Hotels – Ktm)
Mozzato, passista veloce, è stato il migliore italiano: 25° a 1’07” da VdP (foto B6B Hotels – Ktm)

L’abbraccio del Belgio

Mozzato, veneziano, ci racconta con entusiasmo la sua Ronde. Ai piedi del verde bus della sua squadra non sembra neanche così stanco. Alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne aveva detto che voleva imparare a stare davanti: è stato di parola. E aveva anche aggiunto che nel 2022 vuole vincere.

«E’ un po’ che lo dico – sorride Mozzato – L’obiettivo è la vittoria, però al momento sono solo parole, perché devo ancora riuscirci. Ogni tanto faccio delle belle prestazioni, come oggi (ieri, ndr).

«Personalmente penso che sia stata una delle mie giornate più belle sulla bici in assoluto, perché il Fiandre è una corsa storica. E con tutto il pubblico che c’era sulle strade… È stato veramente speciale: dal primo chilometro ogni paesino, ogni curva, ogni salitella era veramente piena di gente. Senti proprio il calore del pubblico. E’ una giornata davvero importante per il Belgio».

Boaro è un vero uomo squadra. Probabilmente lo vedremo al Giro
Boaro è un vero uomo squadra. Probabilmente lo vedremo al Giro

Boaro: una sicurezza

E il calore della Ronde non è sfuggito neanche a Manuele Boaro. Lui rispetto a Mozzato è un veterano. E’ uno di quei corridori sui quali puoi mettere la mano sul fuoco. Se gli dai un compito, stai tranquillo che Boaro c’è.

«Questa mattina abbiamo parlato: volevamo la fuga. L’ho cercata e sono riuscito a prenderla. Difficile che la fuga arrivi, le corse si vincono alla fine, ma almeno hai un’altra visione della gara».

Quest’anno tra l’altro non è la prima volta che Manuele va in fuga per l’Astana Qazaqstan (decimata da malanni e cadute), che ci mette una pezza. Alla vigilia Stefano Zanini, diesse dei turchesi, ci aveva detto che la sua squadra senza un leader da primi posti avrebbe attaccato.

«E’ parte del mio ruolo. Come nel calcio il difensore cerca di proteggere la sua squadra, qui difendo io. Se il team mi dice andare in fuga lo faccio. Se devo lavorare, lavoro. Per me l’importante è che la squadra sia contenta di quello che viene fatto».

Boaro, anche lui ai piedi del bus che non è distante da quello di Mozzato, appare stanco. I riccioli spuntano fuori dal cappellino di lana. Parla con semplicità il veneto, come se prendere la fuga al Fiandre fosse cosa scontata. E lo stesso rimanerci, quando non è così. Il caso dello svizzero Tom Bohli della Cofidis è emblematico. Dal chilometro 195 ad ogni strappo scivolava in un gruppo più dietro. In pratica è naufragato. 

«E’ vero, non è facile – commenta Boaro – ma sono partito convinto. Ho fatto io il primo scatto e non siamo andati. Però sono rimasto lì. Ho corso davanti e ho atteso di capire come andassero le cose. E comunque un pizzico di fortuna ci vuole sempre».

Boaro in testa. Il veneto (classe 1987) è stato tra i promotori della fuga
Boaro in testa. Il veneto (classe 1987) è stato tra i promotori della fuga

Fuga silenziosa

Manuele ci racconta poi del clima che si respirava nella fuga. Spesso si parla, si regola il ritmo sull’andatura del gruppo, si gestiscono le energie.


«Troppo spazio non ce lo hanno lasciato. Devo dire che abbiamo parlato poco, anche con Mozzato. Eravamo tutti molto concentrati. Abbiamo cercato di andare regolari perché comunque la gara era lunga e bisognava cercare di spendere il meno possibile. Purtroppo per noi la corsa si è accesa molto presto e siamo stati un po’ sorpresi dall’avvicinarsi dei big già sul secondo Kwaremont e per questo non siamo riusciti ad andare un po’ più in là».

«Dopo due settimane in Belgio – conclude Boaro – le gambe erano quelle che erano. Però che bello: con tutta quella gente, era da pelle d’oca. Penso che questa corsa per il Belgio sia come un Super Bowl per gli americani, non è solo una gara. Sono contento di essere stato in fuga, perché poche volte mi emoziono così. E sono veramente contento di aver visto un pubblico così. Un pubblico che il ciclismo merita».