Luca Mozzato si prepara per la Campagna del Nord con nuove certezze e la consapevolezza di poter lasciare il segno. Dopo un 2024 in cui ha mostrato il suo valore nelle classiche, il corridore veneto si presenta al via della nuova stagione con un bagaglio di esperienza maggiore e un inverno di preparazione davvero corposo.
Le prime due gare al Nord lo hanno rivisto fare capolino nelle posizioni di testa e la condizione sembra essere quella giusta per affrontare gli appuntamenti chiave. Finita la sgambata di defaticamento, agli insoliti 18 gradi del Belgio, dopo la corsa di Le Samyn, dominata da Van der Poel, abbiamo sentito il corridore della Arkea-B&B Hotels per capire come sta vivendo questa fase e quali sono le sue aspettative.
Luca, partiamo da queste prime corse al Nord: come ti senti?
Abbastanza bene direi. Ho passato un buon inverno e ci siamo preparati per le classiche. Dopo l’inverno canonico tra casa e Spagna, casa e Spagna, quest’anno sono riuscito anche a fare tre settimane di altura a Sierra Nevada prima delle gare e questo spero possa essere un buon punto a mio favore. Le premesse ci sono, ora vediamo di portare a casa qualcosa di buono. Di certo sto meglio di un anno fa allo stesso periodo.
Ti senti un corridore diverso rispetto al 2024? E’ innegabile che il Mozzato post inverno 2023 sia diverso da quello attuale…
Secondo me non è cambiato tanto. Magari all’esterno può sembrare così, però in corsa non c’è una gran differenza. Per farla breve, non ci sarà nessuno che farà la corsa su di me, specie nelle grandi classiche, quindi il modo di correre e di vivere le giornate sarà simile a quello dell’anno scorso. Poi sono consapevole che qualcosa di più ci si aspetti. Io sono pronto a dare il massimo, sempre.
Chiaro…
Il podio al Fiandre sicuramente ha aggiunto qualcosa, ma io rimango lo stesso corridore. Non è che perché ho colto un’occasione l’anno scorso ora parto con proclami o con l’intenzione di spaccare il mondo. In ogni corsa parto per ottenere il massimo risultato possibile, che sia una vittoria o un piazzamento importante.
L’anno scorso hai ammesso di aver corso troppo nella seconda parte di stagione. «Troppa voglia di fare», ci dicesti. Ti senti più maturo ora anche in base a questi errori?
Sì, quello è un errore che spero di non ripetere. Sul momento però è difficile rendersi conto se si sta facendo bene o male. L’anno scorso ero convinto che correre tanto fosse la scelta giusta, ma abbiamo capito che serviva un approccio diverso. Quest’anno ho inserito l’altura nel mio programma e penso di essere già abbastanza rodato per questa fase della stagione.
Hai modificato qualcosa nella preparazione?
Per un corridore come me, per essere competitivo al Nord, bisogna essere il più completi possibile. Le corse sono lunghe e impegnative, bisogna andare forte sia in pianura che sugli strappi. L’obiettivo è migliorare la resistenza, mantenendo comunque un buon spunto veloce. E soprattutto la tenuta sugli sforzi brevi degli strappi: quelli di 3′, 4′ e 5’… Perché è importante non solo superarli, ma superarli bene. E per questo lo spunto veloce per uno come me resta ancora più importante. Il livello è alto e fare la differenza è sempre più difficile.
A livello di squadra, cosa è cambiato?
Albanese è andato via, però è cresciuto Vauquelin, il quale si concentrerà di più sulle Ardenne. Potrebbe essere adatto anche a qualche classica del pavé particolarmente dura, ma la sua vocazione principale rimane per le corse vallonate. Lui va molto bene nelle gare dure.
Hai ritoccato qualcosa dal punto di vista tecnico?
Ogni anno faccio un punto della situazione, soprattutto dopo l’inverno. Oggi si parla tanto di pedivelle più corte, io ho sempre corso con pedivelle da 170 millimetri, avendo le gambe corte, e continuo con questa scelta. C’è questa tendenza ad accorciarle, ma sono correnti di pensiero passeggere. Parliamoci chiaro: Pogacar va forte con le pedivelle corte, ma con il suo motore andrebbe forte anche con quelle da 175 millimetri.
Cosa ti renderà soddisfatto alla fine della Campagna del Nord?
Ottenere qualche risultato importante. Non posso puntare a una sola corsa, devo essere pronto a cogliere le opportunità quando si presentano. Se sarà al Fiandre tanto meglio, ma anche alla Gand, a Waregem o De Panne. Io non sono un corridore che può scegliere, puntare in modo specifico, fare proclami.
Ieri avete corso a Le Samyn con Van der Poel: che alla prima corsa ha alzato le braccia. Che effetto fa ritrovarselo subito vincente? Cosa dite e cosa pensate voi corridori?
Quando parte uno come Van der Poel sai che è lì per vincere. Uno come lui soprattutto non parte solo per mettere corse nelle gambe, ma per essere subito competitivo. Quando è iniziata la gara tutti si aspettavano l’Alpecin-Deceunink in controllo, il suo attacco… E alla fine ha avuto ragione.
Domanda “banale” allora, Luca. Se sapevate che sarebbe partito: perché nessuno ha provato a seguirlo?
La domanda è legittima, ma è come chiedersi perché nessuno segue Pogacar sulla Cipressa. Il livello generale è alto, ma ci sono 4-5 fenomeni che sono spanne sopra gli altri e VdP è uno di quelli. Quando stanno bene, sono loro a decidere la corsa. E sono tra i pochissimi che riescono a staccare gli altri. E per questo torno a dire che per uno come me è importante essere competitivo su ogni terreno e mantenere un buono sprint.
Lo osservi, lo osservate mai in gara?
Sì, gli si dà un occhio, si cerca di vedere come pedala, come si muove, di seguirlo in certi frangenti. Ma nei momenti concitati si pensa più a salvare la pelle che a studiare gli avversari. Il ritmo è altissimo e non hai tutto questo tempo per pensare ad altro.
E invece il Luca Mozzato, ragazzo, come ha passato l’inverno?
In modo tranquillo. Sono andato in vacanza con la mia ragazza per una decina di giorni, poi ho ripreso gradualmente. Qualche pedalata a novembre, ho aumentato i carichi a dicembre fino ai ritiri e alla preparazione per le classiche.
Hai già un’idea del resto della stagione?
No, per ora sono concentrato sul Nord fino alla Roubaix, poi si tireranno le somme per capire cosa fare.
Confermi: niente Sanremo?
No, e mi dispiace da italiano, ma devo essere realista. Anche se passassi la Cipressa, arriverei ai piedi del Poggio già staccato. Verrei alla Sanremo per fare trentesimo? Meglio puntare a due gare in Belgio come Denain e Bredene Koksijde (dove è campione uscente, ndr) per avere più chance di ottenere un risultato.