Calpe, incontriamo Germani. Primi passi nel WorldTour

17.12.2022
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Il bello di essere a Calpe in questi giorni è che ovunque ti giri trovi una squadra. Così, risalendo dalla cena, ci siamo ritrovati davanti all’hotel in cui alloggiano la Total Energies e la Groupama-FDJ. Qualche giorno fa, scambiando messaggi con Lorenzo Germani, ci aveva raccontato che arrivati tutti insieme all’aeroporto di Alicante dalla Francia, dalla presentazione e dalla cena con i fans della squadra, erano stati portati in un albergo. Li attendevano un rapido pranzo e le bici. Per cui i corridori hanno mangiato, si sono cambiati e hanno pedalato fin qui. Giorno salvo e un’ora di auto in meno.

Il tricolore degli under 23 è nella hall e lo raggiungiamo. E’ un giorno speciale: quello del discorso motivazionale di Marc Madiot. Avendone visto qualche pezzetto sui social, la cosa ci incuriosisce. Così prendiamo lo spunto e ficchiamo un po’ il naso.

Presentazione della squadra e serata con i tifosi, il 2023 del team è iniziato così (foto Groupama-FDJ)
Presentazione della squadra e serata con i tifosi, il 2023 del team è iniziato così (foto Groupama-FDJ)
Com’è questo primo ritiro con la WorldTour?

Una bella emozione. Penso al percorso che ho fatto, a dov’ero fino a ieri. Oggi mi trovo qui in mezzo a loro e fa un po’ strano. Ho trovato ragazzi tranquilli e gentili, che ti fanno entrare nel loro gruppo senza problemi. L’ansia dal primo giorno è durata solo il primo giorno…

In che modo ti stai allenando?

Piuttosto che iniziare a marzo come in continental, quest’anno partiremo molto prima, a gennaio. Io debutterò al Tour Down Under, quindi bisogna farsi trovare pronti. Non ho ancora un programma di allenamento. Mi hanno spiegato per sommi capi e avrò tutto in mano per fine ritiro. Comunque ci sarà da lavorare di più, il carico sarà superiore. E poi, col fatto che comunque non si corre tutti i weekend, si faranno dei richiami di forza in palestra tutto l’anno e terrò fissa la corsa a piedi, per essere proprio un atleta a 360 gradi.

Da solo sul traguardo di Carnago: la maglia tricolore U23 è di Lorenzo Germani
Da solo sul traguardo di Carnago: la maglia tricolore U23 è di Lorenzo Germani
Interessante punto di vista…

Facendo solo ore di bici, si possono creare degli squilibri. Invece facendo esercizi di core, la palestra e anche la corsa a piedi, le cose cambiano. Abbiamo fatto un esame delle ossa e il risultato che io ho le ossa un po’ più fragili. Facendo la corsa a piedi, il contatto col suolo e i continui traumi ne migliorano la resistenza. Cosa che in bicicletta non sarebbe possibile.

Hai parlato di ansia.

La sera che sono arrivato – racconta Germani – mi è venuto a prendere Julian Pinot all’aeroporto. Lui è il fratello di Thibaut, fa il preparatore e ho un po’ più di confidenza perché vive a Besancon. Quindi gli ho fatto una battuta su quale onore fosse trovare proprio lui. Invece quando arrivi da solo alla reception per fare il check in e vedi che dietro nella hall ci sono Kung, Gaudu, Pinot e Molard, che erano già là perché avevano fatto la presentazione, pensi che per andare in camera dovrai passare là davanti e che fai, ti nascondi? Insomma, ti viene un po’ l’ansietta. Però si trattava solo di partire, perché sono ragazzi tranquilli. Il gruppo è unito, non hanno lasciato fuori noi più giovani. Perciò siamo tutti entusiasti di riprendere la stagione e ora toccherà soltanto alle corse parlare.

Thibaut Pinot è uno dei fari del team e nel 2023 correrà al Giro (foto Groupama-FDJ)
Thibaut Pinot è uno dei fari del team e nel 2023 correrà al Giro (foto Groupama-FDJ)
Cosa ti è parso del discorso di Madiot?

Bisogna viverlo per crederci. Quei pezzi che si vedono nei social sono molto intensi, ma durano due minuti. Qui è stato davanti a noi per un’ora e sempre con la stessa carica. Tanto da pensare che avesse preso tre caffè prima di venire oppure che ce l’abbia proprio nel sangue. E in effetti è così, perché si comporta allo stesso modo dalle 8 del mattino a colazione fino alla sera a cena, quando ti dice buona notte. E’ un discorso che ti motiva e ti dà ti da quel qualcosa in più, la carica per iniziare.

La sensazione è che aver firmato il contratto ti abbia fatto andare più forte durante la stagione.

La svolta c’è stata quando durante il Giro d’Italia U23 mi hanno proposto di passare nella WorldTour. Più che la svolta è stata la tranquillità di avere realizzato un sogno, di essere arrivato a un nuovo punto di partenza. Passare non è fermarsi, è un punto di partenza. Però da quel momento ho capito che non dovevo dimostrare qualcosa ed è stata la svolta. Ho cominciato a correre per divertirmi, mi allenavo pensando a dove sarei stato l’anno dopo. E quindi pure durante la corsa ho trovato la tranquillità di sentirmi non dico superiore, ma con la consapevolezza che se mi hanno offerto di passare, allora valgo qualcosa.

Madiot ha spiegato la squadra alla stampa: i suoi discorsi ai corridori sono ben altro: chiedere a Germani (foto Groupama-FDJ)
Madiot ha spiegato la squadra alla stampa: i suoi discorsi ai corridori sono ben altro (foto Groupama-FDJ)
Un punto di partenza…

La carriera inizia adesso e quindi dovrò continuare a progredire, cercare nuovi stimoli e nuove cose in cui migliorare. Il corpo ha vent’anni, sono ancora giovane e devo svilupparmi del tutto. Quindi penso che a vent’anni puoi solo migliorare fisicamente e intanto crescere in tanti aspetti, dal ritmo che ti mette una gara WorldTour agli allenamenti. Sono pronto per iniziare e intanto ho comprato un cappellino rosa?

Perché?

Per convincerli a portarmi al Giro, ma sono irremovibili. Hanno detto che semmai si potrà parlare della Vuelta, ma il Giro è troppo presto…

Amadori: Garofoli, Germani, Milesi… e WorldTour sia

14.12.2022
4 min
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Li ha avuti tutti e tre fra le mani. Purtroppo non tutti insieme in corsa nel loro massimo ed è stato un vero peccato per Marino Amadori. Parliamo del cittì della nazionale under 23, chiaramente, e di Gianmarco Garofoli, Lorenzo Germani e Lorenzo Milesi. Questi tre ragazzi passeranno tutti nel WorldTour.

E’ un bel segnale per il nostro ciclismo. Si tratta davvero di giovani di spessore e Amadori ci aiuta a capire come se la potranno cavare. Potranno dire la loro? Conoscendoli, sia per caratteristiche atletiche che mentali, ci verrebbe da dire di sì. Ma sentiamo il cittì.

Gianmarco Garofoli (21 anni a ottobre) viene da una stagione difficile, una vittoria in una gara in Puglia e tanta determinazione. Martinelli è pronto ad abbracciarlo
Gianmarco Garofoli (21 anni a ottobre) viene da una stagione difficile, una vittoria in una gara in Puglia e tanta determinazione
Marino, Garofoli, Germani e Milesi passeranno tutti e tre. Tre italiani in più nel WorldTour…

Ragazzi che hanno una grandissima motivazione. Che dire, vedendo come gira il mondo attuale, in cui i migliori juniores passano nelle WorldTour, ma intendo proprio le prime squadre – vedete la Ineos-Grenadiers – ci sta che passino ragazzi come loro. Sono atleti di qualità. E poi in fin dei conti sarebbero stati di terzo anno. Magari Garofoli un anno, quest’ultimo, lo ha quasi perso del tutto, ma come ho detto ha grande motivazione.

Garofoli, che andrà all’Astana Qazaqstan, in effetti lo hai avuto poco quest’anno, più nel 2021 che lo hai portato anche all’Avenir…

Sì, ma che determinazione ha avuto? Alla prima corsa è rientrato e ha vinto. E lo ha fatto con la maglia della nazionale, con un discreto livello di partecipazione, visto che c’era gente che doveva andare al mondiale, e dopo i tanti problemi di salute avuti. Per me è pronto per il salto.

Germani? Lui passa dalla continental alla prima squadra della Groupama-Fdj

Anche lui purtroppo nel finale di stagione non è stato presente con la nazionale e solo in parte con la sua squadra, per quel problema avuto al Sestriere (un auto lo ha investito e addio mondiale, ndr), ma nel complesso Lorenzo ha dimostrato tanto. Sia per costanza di rendimento, che per il lavoro fatto. E per le vittorie.

E poi c’è Milesi alla Dsm

Lorenzo non lo scopriamo quest’anno. Nel 2022 ha alzato tanto l’asticella nonostante abbia iniziato da poco.

Lorenzo Germani (21 anni a marzo) quest’anno ha vinto, tra le altre corse, il campionato italiano U23. E’ già un perno per la Groupama-Fdj
Lorenzo Germani (21 anni a marzo) quest’anno ha vinto, tra le altre corse, il campionato italiano U23. E’ già un perno per la Groupama-Fdj
E infatti ti avremmo chiesto se nel suo caso, vista la poca esperienza nel ciclismo, non sarebbe stato meglio fare un anno in più tra gli under?

No perché ha dimostrato tanto. Insomma, questo ragazzo ha vinto all’Avenir e sappiamo che livello ci sia in quella gara. Tra l’altro ha vinto all’ultima tappa e le altre non è che le avesse fatte a ruota. Piuttosto spero che a tutti loro non tarpino le ali. Questo è il mio dubbio. Ma poi sono pur sempre atleti nel WorldTour, gli danno dei compiti da svolgere e sono pagati per quello. Il rischio è che poi non abbiano più aspirazione per ottenere risultati personali.

Ed è più o meno quello che sostiene Roberto Reverberi: certi atleti in squadre tipo la Bardiani avrebbero più spazio…

Il “problema” per assurdo è che queste grandi squadre hanno il vivaio. Li prendono da juniores. Li crescono e li tengono loro giustamente. Posso solo augurarmi che prevalga il buon senso e che abbiano le loro possibilità.

Cosa possono fare allora German, Garofoli e Milesi? Dovrebbero farsi sentire?

No, devono lavorare bene. Tanto bene da avere la convinzione di chiedere spazio prima o poi. Mi viene in mente Aleotti. Per me lui è un leader e mi auguro che entro un paio di anni possa fare classifica in un grande Giro.

Lorenzo Milesi (21 anni a marzo) ha vinto all’Avenir. E’ anche un ottimo cronoman. La Dsm lo aspetta
Lorenzo Milesi (21 anni a marzo) ha vinto all’Avenir. E’ anche un ottimo cronoman. La Dsm lo aspetta
Forse in questo caso Germani potrebbe avere qualche piccolo vantaggio. Nella Groupama-Fdj sono passati in tanti dalla continental, possono fare gruppo, già si conoscono e Madiot (il team manager, ndr) gli ha detto che in Coppa di Francia se la potranno giocare…

In effetti quella squadra è un po’ particolare. Passano in blocco e di conseguenza ci può essere un calendario per tutelare i giovani. Senza dimenticare che alcuni di questi ragazzi avranno grosse possibilità già in gare di prima fascia. Ma torno a dire che questi tre hanno le spalle grosse e se la caveranno.

Sono tanti anni che ti passano i corridori tra le mani, chi ti ricordano questi tre atleti?

In 12 anni ne ho visti di atleti talentuosi che poi si sono persi, pertanto faccio fatica a fare un paragone. Posso dire che questi tre mi sembrano molto motivati di loro anche giù dalla bici. E non è poco.

Incrociamo le dita insomma…

Esatto, mi spiace sentire dire che in Italia abbiamo lavorato male e che il ciclismo italiano è in crisi. Ma al Giro d’Italia abbiamo vinto con Covi, Dainese, Oldani, Sobrero. Abbiamo gente come Piccolo, Baroncini, Tiberi, Bagioli. Andrea può vincere qualsiasi corsa. Non sono pochi e altri ce ne sono.

La generazione Z secondo Garofoli e Umbri

28.11.2022
7 min
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Una “Serata di grande ciclismo”. E’ questo il nome dell’evento organizzato dalla sinergia imprenditoriale tra Maurizio Radi (Fisioradi Medical Center) e Giacomo Rossi (Cà Virginia Country House Bike Resort). Un’occasione per radunare a Pesaro talenti come Garofoli, Carboni, Zana e tanti altri atleti meritevoli del panorama marchigiano e non solo. Nella serata presentata da Ivan Cecchini le immagini e gli ospiti che si sono susseguiti sul palco hanno fatto assaporare un ciclismo che sta crescendo e che è in grado di emozionare.

In un panorama sportivo orfano di talenti come Nibali e Colbrelli, la paura del “vuoto” attanaglia i pensieri di molti tifosi. Talenti come Evenepoel, Van Aert e Pogacar fanno innamorare e stare incollati alla tv milioni di appassionati. Purtroppo però mancano le firme azzurre negli ordini d’arrivo prestigiosi. Così sul palco vediamo premiati Gianmarco Garofoli e Gidas Umbri due interpreti e rappresentanti marchigiani della generazione Z, rispettivamente 2002 e 2001. Due talenti che ci hanno fatto tornare in mente altri quattro nomi, tutti classe 2002. Lorenzo Milesi, Lorenzo Germani, Davide Piganzoli e Davide De Pretto. Gianmarco, Gidas: che cosa pensate di loro?

Milesi anche l’anno prossimo farà parte del Development Team DSM
Milesi anche l’anno prossimo farà parte del Development Team DSM

Milesi, il vento in faccia

GAROFOLI: «Primo anno juniores è arrivato secondo ai campionati italiani a cronometro‚.

UMBRI: «Ti sbagli, era secondo anno, me lo ricordo perché io ho fatto quinto. Aveva battuto Tiberi. E quell’anno Antonio andava forte perché ha vinto il mondiale. Milesi non si conosceva ancora. Io avevo il primo tempo e mi diede qualcosa come 45 secondi. Dissi: “Cavolo questo è un fenomeno”». 

Lo vedete come uno dei più forti della vostra generazione?

GAROFOLI: «Sì, assolutamente».

UMBRI: «A correrci insieme si vede che è uno forte. A volte gli vedi fare delle cose assolutamente non banali. Per esempio alla Per Sempre Alfredo erano in fuga in tre, ha staccato gli altri a 70 chilometri dall’arrivo ed è stato ripreso ai meno 20. Rispetto alla maggior parte degli italiani ha imparato la mentalità straniera, a non aver paura a prendere il vento in faccia». 

GAROFOLI: «Sì è vero, c’ero pure io. Non è un ragazzo che ha paura di prendere vento in faccia. Ecco perché molte volte è stato convocato in nazionale ed è adatto a fare un certo tipo di attività a livello internazionale dove non c’è d’aver paura a spendere energie. Se guardiamo, nel ciclismo di adesso non si va più solo forte negli ultimi cinque chilometri. Si fa la gara a tutta. Io lo vedo come un bel corridore, ci sono anche tanto amico, l’anno scorso abbiamo fatto il ritiro in nazionale insieme e posso dire che è un ragazzo con la testa sulle spalle». 

Germani nel 2023 sarà nella Groupama – FDJ World Tour
Germani nel 2023 sarà nella Groupama – FDJ World Tour

Germani, per le Ardenne

GAROFOLI: «Lo conosco molto bene, è anche stato ospite a casa mia. Un bravissimo ragazzo, un fortissimo ciclista. Quest’anno è riuscito a fare dei bellissimi risultati. Sicuramente aver corso in FDJ ha contribuito a farlo crescere molto».

UMBRI: «L’ho incontrato poco, ma per quello che ho visto va veramente forte. In particolare nelle Ardenne, dove c’è un clima che per un italiano è impossibile. Abbiamo preso, pioggia, neve e grandine con anche una tappa neutralizzata. Lui era l’unico con la maglietta a maniche corte aperta. Aperta! Per uno che abita a Roma fa strano. Lui rispondeva: “Io c’ho caldo”. A parte gli scherzi, è un ragazzo disponibile che spesso vedi lavorare per i compagni. Quando c’è una corsa dura fai fatica a non metterlo tra i primi tre. L’italiano l’ha vinto da solo, non aveva compagni».

Lo vedete pronto per il prossimo anno?

GAROFOLI: «Secondo me sì, perché quest’anno ha fatto vedere di essere prezioso anche per i compagni ed è riuscito a ritagliarsi il suo spazio. Si integrerà bene». 

Piganzoli nel 2023 farà parte ancora del Team Eolo-Kometa
Piganzoli nel 2023 farà parte ancora del Team Eolo-Kometa

Piganzoli, uomo da Giri

GAROFOLI: «Anche lui 2002 lo conosco molto bene. Sia lui che Milesi da juniores erano in squadra insieme. Loro due sono venuti fuori nell’anno del Covid. Il primo anno Milesi aveva fatto bene ai campionati italiani, poi aveva avuto qualche problema e ha corso poco. Anche Piganzoli non ne aveva vinte troppe. Mentre l’anno scorso me lo ricordo molto bene al Giro d’Italia U23 che è arrivato nella top 10 ed è andato molto forte. Quest’anno ci ho corso poco ma l’ho visto al Tour de l’Avenir dove è andato davvero forte». 

UMBRI: «Molto forte e completo. Le volte che abbiamo corso insieme mi è parso un talento puro che potrà fare bene già dall’anno prossimo tra i pro’». 

De Pretto per il 2023 vestirà ancora la maglia Zalf Euromobil Fior (photors.it)
De Pretto per il 2023 vestirà ancora la maglia Zalf Euromobil Fior (photors.it)

De Pretto, sempre al top

UMBRI: «Ci ho corso tanto, quest’anno con il cambio squadra ha trovato un nuovo ambiente con nuovi stimoli. Lui è impressionante, è andato forte dall’inizio dell’anno. Non penso di averlo mai incontrato in un momento no. Nelle corse adatte a lui ha sempre centrato la top 5». 

GAROFOLI: «Ci ho sempre corso insieme fin dagli juniores. E’ un altro talento molto forte». 

UMBRI: «Mi ricordo al Giro del Friuli dove avevi preso quell’imbarcata dove ti spingevo, lui invece quella tappa l’ha vinta (risata di entrambi, ndr)».

GAROFOLI: «Me lo ricordo fortissimo da junior secondo anno insieme a Manlio Moro, erano una coppia incredibile. Quest’anno ci ho corso insieme in Puglia quando sono tornato. Mi ci sono trovato benissimo, è un bravissimo ragazzo ed è cresciuto molto rispetto all’anno scorso, farà bene in futuro. A tutti questi nomi vorrei aggiungere anche Francesco Busatto (2023 Intermarché-Circus-Wanty Development Team, ndr) che ha fatto tantissimi secondi posti e piazzamenti. Gli sono mancate le vittorie, ma è un altro talento della nostra generazione che non si può non menzionare. Ha fatto anche top 10 con i professionisti e non è un risultato da sottovalutare, anzi è tanta roba». 

Il passaggio in team stranieri è obbligatorio per avere più ambizioni nel ciclismo di oggi oppure avete un’altra lettura?

GAROFOLI: «Io personalmente da juniores ho preso la decisione di passare in DSM anche per esperienza personale. Avrei avuto la possibilità di andare in tutte le squadre U23 italiane, ma ho preso questa decisione per andare in una squadra continental che avesse la sorella maggiore WorldTour e quindi avere un piano di crescita già definito. Però era anche una sfida personale, imparare l’inglese, fare un’esperienza di vita fuori dalla mia zona di comfort».

Per voi è una cosa normale quindi che i talenti italiani guardino fuori dai nostri confini già da under?

GAROFOLI: «Secondo me il ciclismo moderno è da considerarsi internazionale. Non c’è bisogno di rimanere per forza in Italia, anzi l’Italia stessa dovrebbe iniziare a importare talenti dall’estero. Poi sono d’accordo, la crescita in Italia dei talenti è importante e chi decide di stare qui fa sempre bene. Più squadre fanno gare internazionali come le continental Zalf e Colpack meglio è». 

Gianmarco Garofoli al rientro ha vinto la Coppa Messapica
Gianmarco Garofoli al rientro ha vinto la Coppa Messapica
Per una generazione forte come la vostra, non pensate ci sia il rischio di venire inglobati dalle WorldTour e diventare ottimi gregari ma senza trovare il giusto spazio? Ad esempio Puccio grande talento tramutatosi in un preziosissimo gregario?

GAROFOLI: «Secondo me no, perché dipende molto dalle ambizioni che si hanno. Se ci si muove bene le squadre sono un mezzo per crescere».

UMBRI: «Puccio ha fatto la sua scelta. E’ andato in uno squadrone come la Sky, ha visto che la maggior parte dei compagni aveva qualcosa in più e ha deciso di mettersi al loro servizio. Ma sono decisioni personali». 

Veniamo a voi due. Una domanda a testa sul futuro. Gianmarco, non è stato annunciato, ma gira voce che manchi solo l’ufficializzazione al tuo passaggio all’Astana WT, cosa ti aspetti dal tuo 2023?

GAROFOLI: «Ancora non posso dire niente, a giorni si saprà qualcosa di più sul mio futuro. Ma dopo quest’anno sono cresciuto molto mentalmente con il problema che mi ha tenuto fuori per mesi. Ho avuto paura di dover smettere e quando ho avuto la possibilità di tornare a correre ho fatto vedere di essere pronto vincendo. L’anno prossimo ho tanta fame e voglia di mettermi in risalto e prendermi quello che quest’anno non ho potuto fare». 

Gidas tu passarai dal Team Colpack Ballan alla Technipes #inemiliaromagna. Cosa ti aspetti dal tuo 2023?

UMBRI: «Non potevo chiedere di meglio. Con “Coppo” ci conosciamo da 4-5 anni, ci parliamo spesso alle corse, mi piace il suo essere diretto. A livello di diesse tra Chicchi, Chiesa, Coppolillo e Cassani che supervisiona credo che sia tra le migliori in Italia. Quest’anno per sfortune o per colpe mie ho fatto una stagione sotto le aspettative. Dal 2023 mi aspetto di riuscire a emergere e vincere». 

Germani, vacanze (quasi) finite: lo aspetta il WorldTour

05.11.2022
5 min
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Lorenzo Germani sta per riprendere a lavorare in vista della sua prima stagione da vero professionista nel WorldTour. Con Lorenzo Milesi è stato in vacanza alle Canarie. Lì, hanno incontrato tanti altri colleghi. «Finalmente – dice il ciociaro – ho potuto staccare veramente. Perché tra Covid e cadute, anche di testa erano due anni che ero sempre impegnato».

Lorenzo è pronto a passare dalla continental alla prima squadra dell’Equipe Groupama Fdj. La società francese è un sodalizio affatto banale. Abbiamo visto dal vivo come lavorano. La squadra di Marc Madiot è stata tra le prime a credere nello sviluppo “fai da te” dei giovani.

Il loro centro di Besançon è una vera perla. E’ la loro casa. E i risultati si vedono. Quest’anno dal vivaio arrivano otto corridori. E che corridori…

Lorenzo, partiamo dagli ultimi tuffi nel mare delle Canarie…

E’ stato uno stacco vero, anche con la testa. Nelle settimane di questo riposo mi sono davvero goduto la vita. Era un bel po’ che non scendevo dalla bici.

Quando hai fatto l’ultima uscita?

In realtà mezz’ora fa! Giusto oggi (ieri per chi legge, ndr) ho deciso di fare una piccola passeggiata. Ma di fatto ero fermo dall’8 ottobre. L’ultima corsa è stata la Ronde de l’Isard che è finita il 2 ottobre. In quella settimana ho fatto 10 ore scarse di sella e poi appunto ho iniziato lo stacco completo. In squadra vogliono che stiamo fermi almeno 4-5 settimane.

E quando riprenderai?

Dalla prossima settimana. Per arrivare poi con qualche chilometro al primo ritiro della stagione, che faremo dal 9 al 20 dicembre a Calpe, in Spagna. Lì, immagino, faremo molte ore di sella. Ma non tanti lavori specifici.

E le misure del vestiario, i nuovi materiali?

Già fatto. Abbiamo fatto tutto nella prima settimana di ottobre, visite mediche incluse e lo stesso quella biomeccanica.

Germani corridore totale: ha aiutato la squadra in pianura, in salita e ha anche vinto. Oltre al tricolore, sua una tappa al Val d’Aosta (in foto)
Germani corridore totale: ha aiutato la squadra in pianura, in salita e ha anche vinto. Oltre al tricolore, sua una tappa al Val d’Aosta (in foto)
Hai cambiato qualcosa riguardo alla posizione in bici?

Abbastanza. In pratica ci siamo accorti che ero parecchio arretrato. E così abbiamo avanzato il baricentro. 

Ti sei spostato in avanti: la distanza punta sella-manubrio è più corta così?

In realtà no, perché anche il manubrio è stato avanzato. E infatti ho un “attaccone” da 140 millimetri! In più ho cambiato anche il manubrio stesso. Ne ho preso uno più piccolo, ideale per la larghezza delle mie spalle. Si tratta di una piega da 38 centimetri. Quindi adesso abbiamo la bici nuova con il manubrio integrato. Bellissima!

Passerai nel WorldTour e lo farai con molti dei tuoi compagni di squadra. Siete la banda di “JiGi” (Jerome Gannat, il diesse della continental) come lo chiamavate voi…

E questo è bello. Ci ritroveremo insieme in tante corse, soprattutto in quelle minori. Magari non ci sarà Lenny (Martinez, ndr) in quelle più veloci, ma per il resto saremo noi e qualche corridore più esperto. Devo dire che abbiamo trovato un bell’ambiente.

La Groupama-Fdj Continental è sempre stata protagonista nelle corse più importanti U23
La Groupama-Fdj Continental è sempre stata protagonista nelle corse più importanti U23
Come vi hanno accolto?

Alla grande. I ragazzi della WorldTour sono stati contenti, a partire da Gaudu, Kung, Madouas… Tutti molto disponibili. Uno chissà cosa pensa… Sai, ti ritrovi di fronte un Kung, che fin lì hai visto solo alla tv e resti un po’ spiazzato. Invece sono ragazzi semplici. In particolare Gaudu, proprio perché ci ha visto essere un bel gruppo, ci ha detto di non isolarci, che tutti siamo una squadra. Ci stiamo conoscendo…

Chi sarà il tuo direttore sportivo di riferimento?

Benoit Vaugrenard, lui ha fatto tutta la sua carriera in questa società. E’ molto esperto. Inoltre ho cambiato anche il preparatore. Adesso è uno del gruppo WorldTour.

Sai già quali gare farai, più o meno?

Di certo farò delle gare WorldTour nelle quali imparerò e lavorerò per il team con l’obiettivo di crescere ancora. Mentre nelle altre gare più piccole, tipo quelle della Coppa di Francia, le 1.1, 1.Pro, ci hanno già detto che saremo abbastanza liberi. Sono corse dall’andamento più garibaldino, più simili a quelle a cui eravamo abituati nella continental. Si adattano bene al nostro profilo.

Gannat (il secondo da sinistra) è il diesse del forte gruppo della continental, passato quasi tutto in prima squadra
Gannat (il secondo da sinistra) è il diesse del forte gruppo della continental, passato quasi tutto in prima squadra
E al Giro d’Italia ci pensi?

Eh – sospira Lorenzo – sarebbe bellissimo, soprattutto quest’anno che ci sono molte tappe al Centro-Sud e si arriva a Roma… Ma ci hanno già detto di no. Arriva troppo presto nel corso della stagione. Servirebbero una certa esperienza e una preparazione diversa. Al Tour invece portano il top team. Resta la speranza della Vuelta. Arrivando più in là, sia dal punto di vista della preparazione che dell’abitudine al WorldTour, dovremmo essere più pronti. Ma certo il Giro…

Eppure Lorenzo, vi abbiamo visto dal vivo più volte, e voi del gruppo continental siete davvero forti. A nostro avviso potreste già essere più pronti e “sfacciati” di quel che si possa pensare…

Siamo una squadra e questo è ciò che conta. Da parte mia sono felice che abbiano apprezzato molto il lavoro che ho fatto e hanno riconosciuto le mie qualità. Anche per questo io potrò passare dal gruppo dei velocisti a quello degli scalatori: da Demare a Gaudu, potranno scambiarmi senza problemi. In più hanno visto che so fare gruppo.

Germani non ha dubbi: se Amadori chiama, io rispondo

29.09.2022
5 min
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Dopo aver corso lo Skoda Tour of Luxembourg con i pro’ (foto Getty Sport in apertura), Lorenzo Germani è impegnato alla Ronde de l’Isard, corsa a tappe sui Pirenei francesi iniziata ieri con gran finale domenica. Dopo una tappa ventosa di pianura e già distacchi importanti, oggi il menù prevede il Tourmalet. Domani l’arrivo a Guzet Neige dopo aver scalato il Col de Mente e il Portet d’Aspet. Sabato la Crousette e il Port de Lers e l’arrivo a Goulier Neige. Infine domenica ancora il Port de Lers, il Col d’Agnes e il Col de la Latrape. Solo tre italiani l’hanno vinta. Graziano Gasparre nel 2000, Simone Petilli nel 2015 e Andrea Bagioli nel 2019.

Questa la locandina con cui la Groupama FDJ Continental annuncia il team per la Ronde de l’Isard
Questa la locandina con cui la Groupama FDJ Continental annuncia il team per la Ronde de l’Isard

Il mondiale mancato

La Ronde de l’Isard è una di quelle corse internazionali per under 23 in cui il cittì Marino Amadori vorrebbe portare la nazionale a partire dal prossimo anno, lasciando stare le corse a tappe dei pro’. Il discorso è ampio e parte dal mondiale. Per cui il punto di vista del campione italiano degli under 23, che corre nella Groupama Fdj continental, può essere utile per inquadrare certe dinamiche.

Germani ai mondiali e prima ancora al Tour de l’Avenir non è andato per la microfrattura della rotula rimediata in un incidente durante il ritiro di Sestriere. Come lui erano fuori Frigo e Garofoli, che avrebbero dato alla squadra azzurra una consistenza interessante.

Che cosa ti è parso del mondiale degli under 23?

Una sorpresa, non me l’aspettavo. Mi dispiace un po’ per Vacek, lo conosco e avrei preferito lui. Pensavo che allo sprint lo battesse, ma Fedorov è stato più forte.

La vittoria di Fedorov al mondiale U23: il kazako lo ha preparato correndo la Vuelta
La vittoria di Fedorov al mondiale U23: il kazako lo ha preparato correndo la Vuelta
Se ci fossi stato anche tu, ti avrebbe dato fastidio essere battuto da un corridore che veniva dalla Vuelta?

Se guardo la top 20, ci sono solamente corridori WorldTour e professional. Oppure corridori che l’anno prossimo passeranno WorldTour. Sinceramente, se Fedorov avesse fatto corse normali, non avrei visto niente di strano. Ma visto che ha fatto la Vuelta, secondo me è stata un po’ esagerato, una forzatura.

Troppa differenza?

Fin quando fai corse di una settimana o di un giorno, ci sta. Ma un grande Giro di tre settimane e poi il mondiale under 23 direi che non va bene.

Il prossimo anno passerai nel team WorldTour della tua squadra: se Amadori ti convocasse per fare il mondiale 23, lo faresti o penseresti a un ridimensionamento?

Se Marino mi chiamasse per fare il Tour de l’Avenir e poi il mondiale, io li farei entrambi, sempre in base al mio calendario ovviamente. Perché penso che rimani comunque un under 23. Poi sta anche te essere razionale e vedere il tuo livello. Anche Evenepoel avrebbe potuto fare il mondiale U23, ma non avrebbe avuto senso.

Al Lussemburgo, Germani a ruota di Madouas, leader per tre giorni e poi terzo finale (foto Getty Sport)
Al Lussemburgo, Germani a ruota di Madouas, leader per tre giorni e poi terzo finale (foto Getty Sport)
Amadori ha la sensazione che l’italiano under 23 che passa nel WorldTour poi non voglia più sentirne parlare.

No, secondo me invece ci sta.

L’anno prossimo la nazionale potrebbe fare le corse U23 in Europa che tu fai abitualmente con la tua squadra. E’ una buona idea?

Ma certo. Basta vedere che la Ronde de l’Isard fino a qualche anno fa la faceva anche la Colpack. Ora ci sono più neozelandesi – che la Nuova Zelanda sta a 35 ore di viaggio da qui – che italiani. Io sono l’unico italiano in gara, secondo me non è normale. Si dovrebbero fare molte più corse all’estero. 

TI capita mai di parlarne coi tuoi colleghi italiani?

Sì, gliene parlo ogni tanto. Però mi dicono: «Che cosa possiamo farci se non ci portano?». Poi però vedi che molti stanno cercando di andare all’estero, soprattutto i nuovi junior, ma anche qualche under 23. Lo vedi che qualcosa sta cambiando e sono sempre di più quelli che partono per fare esperienza. Se le loro squadre facessero più attività all’estero, magari non se ne andrebbero.

In questa foto su Instagram si vede come il tricolore di Germani non abbia sponsor: grande rispetto per il simbolo
In questa foto su Instagram si vede come il tricolore non abbia sponsor: grande rispetto per il simbolo
Come va il ginocchio?

Tutto bene, faccio l’ultima corsa e poi in teoria ho finito. Siamo venuti qua con grandi aspettative a livello di squadra, non sul piano personale. Ieri c’era una tappa piatta, con un vento assurdo. Praticamente erano 160 chilometri di vento laterale, quindi è finita che la tappa che doveva essere la più facile, è stata la più difficile. Quanto vento ho preso per Martinez… Oggi c’è una cronosquadre, ma dovrebbe piovere. Nel pomeriggio invece facciamo il Tourmalet, così giusto per sciogliersi un po’ post crono.

Su chi puntate?

Su Reuben Thompson (vincitore del Val d’Aosta 2021, ndr), che sta bene, e appunto su Lenny Martinez (vincitore del Val d’Aosta 2022, ndr).

L’anno prossimo passerete in massa nel WorldTour, vi capita di parlarne?

In continuazione. Ne parliamo già, cioè ci scherziamo sopra, siamo curiosi per quello che troveremo. Siamo tutti contenti e non vediamo l’ora.

Fratture invisibili: le incognite sono tante, l’iter è chiaro

18.08.2022
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L’infortunio è un fulmine a ciel sereno che può colpire la stagione di un ciclista in qualsiasi momento. Se accade in prossimità di un appuntamento importante la voglia di recuperare e salire in sella in fretta è tanta. A minare questa possibilità però ci sono le temute fratture invisibili. Due esempi lampanti sono Lorenzo Germani e Marco Frigo, che pochi giorni fa ci hanno raccontato l’incidente di Sestriere, attraverso il sollievo di averla scampata prima e l’amara scoperta dopo di due fratture invisibili. 

Scafoide per Frigo e rotula per Germani. La rinuncia al Tour de l’Avenir in partenza oggi è stata una decisione obbligata e maturata a quasi due settimane dalla caduta avvenuta a Sestriere dove si trovavano per il ritiro con la nazionale U23. Nelle parole di entrambi abbiamo trovato rammarico e stupore dovuto alla mancata scoperta delle rispettive fratture una volta ricevuta la prima diagnosi da radiografia (foto in apertura radiografieadomicilio). Avrebbero potuto anticipare il trattamento o l’operazione? Queste fratture invisibili, lo sono davvero o sono frutto di un’indagine offuscata dalla voglia di ritornare al più presto in sella? Per rispondere a questi dubbi ci siamo affidati a Maurizio Radi, titolare di Fisioradi Medical Center.

Attraverso la risonanza magnetica le fratture invisibili sono facilmente individuabili (foto MInihospital)
Attraverso la risonanza magnetica le fratture invisibili sono facilmente individuabili (foto MInihospital)

L’Iter

La risposta è no a entrambe le domande che ci siamo posti. Maurizio Radi è chiaro e di fratture invisibili ne ha viste passare molte sui lettini del centro medico privato di Pesaro.

«Le fratture invisibili sulle radiografie ci sono. L’iter che si fa su un trauma – spiega – è chiaro ed efficace. Si parte con l’RX. Se questo non segnala nulla, si procede con i trattamenti delle contusioni normalmente. Se il dolore persiste o si presenta dopo qualche giorno quando si riprende l’attività, allora si effettuano accertamenti diversi per andare a vedere se c’è qualcosa che non si è visto con la radiografia. A questo punto la strada più comune è quella della risonanza, che va ad indagare in maniera mirata per fare emergere la presenza di eventuali fratture.

«Su di un trauma contusivo – spiega Radi – come può essere quello di una caduta non grave, dove il ciclista si alza e risale in bici, il primo accertamento è quello della radiografia. Il dolore seppur sia un sintomo banale è quello che però ci fa capire se la strada che abbiamo preso sia corretta o meno. Gli strumenti ci aiutano, ma la risposta del nostro fisico è la cosa più importante».

Il caso di Germani

Seppur la caduta sia stata la medesima le due fratture sono molto differenti, così come i rispettivi metodi di recupero e tempi di ripresa.

«Quando parliamo di microfratture – dice Radi – e non di intervento vuol dire che si deve creare un consolidamento dove c’è stata la frattura. Deve ricrearsi un callo osseo e quindi nel momento in cui è guarita la frattura, non si creeranno problemi di ripresa. C’entra più tutto quello che riguarda il contesto della funzionalità dell’articolazione del ginocchio, il recupero del tono muscolare e l’elasticità del tendine

«Laddove c’è un soggetto – continua – come in questo caso molto allenato che gode di un ottima forma fisica, si è visto da alcuni studi medici che 30 giorni di immobilizzazione possono fare perdere fino al 50% della forza dell’atleta. Il recupero diventa lungo perché per riprendere l’attività ai livelli in cui la si è lasciata bisogna avere un programma definito. Riprendere la mobilità, il tono, la forza e la funzionalità di tutto l’arto inferiore è fondamentale, ma si ritorna facilmente. In questo caso Germani non arriverà a tanto, comunque la ripresa deve essere ponderata e definita.

«Il problema poteva essere – conclude Radi – se una frattura da composta si scompone pedalandoci sopra, ma stiamo parlando di un caso limite, allora sì che si ha un problema. Essendo una microfrattura, questo è molto difficile. E’ chiaro che se si avverte un dolore anche qualche settimana dopo la caduta, l’indagine che è stata fatta e la frattura che è emersa sono la prassi».

Il caso di Frigo

Nel caso di Germani il problema alla rotula va ad incidere direttamente sull’atto fisico della pedalata. Marco Frigo invece ha impattato la mano e la frattura ha riguardato lo scafoide.

«Qui si deve ragionare in maniera differente – spiega Radi – lo scafoide è un osso poco vascolarizzato, questo comporta che nel momento in cui si fa una radiografia e il dolore persiste nei giorni successivi anche qui si arriva alla risonanza. Lo scafoide spesso di rompe e dalla radiografia è difficile coglierlo perché l’RX non riesce a fare una fotografia dell’osso nella sua completezza a 360 gradi. 

«In linea di massima per un atleta, per non perdere tempo, la strada migliore da intraprendere è l’intervento chirurgico. Prima si fa meglio è. Non è come un arto inferiore che si va a caricare. Oggi ci sono dei tutori termoplastici che si fanno su misura. Noi stessi li abbiamo utilizzati per i ciclisti, realizzati ad hoc con la sagoma della mano sul manubrio per farli allenare e metterli in bici in meno di 15 giorni

«Mentre su un arto inferiore – fa notare Radi – la prospettiva di risalita in bici va ad incidere molto sulla muscolatura ovviamente a seconda del caso. Con una frattura dello scafoide i tempi si possono tenere molto più compressi perché non va ad interessare gli arti più stressati durante la pedalata. In questo caso la ripresa è qualcosa di pianificabile con un’incidenza poco invasiva per la forma fisica del ciclistica. Banalmente basterebbe fare due tutori, uno per il riposo e uno per quando si va in bici in modo tale da continuare il recupero al meglio senza perdere allenamenti».

Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos con la mano fasciata e il dolore dovuto all’ignota frattura
Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos con la mano fasciata e il dolore dovuto all’ignota frattura

In conclusione

Le fratture invisibili fanno parte del gioco. Che si militi in un top team o che si sia saliti per la prima volta in bici l’iter per l’indagine post trauma contusivo è lo stesso.

«Prendendo come esempio questi due casi – conclude Radi – non ci sono stati errori. Forse si sarebbe potuto anticipare di qualche giorno l’intervento, ma poco sarebbe cambiato ai fine del recupero. Il dolore è ciò che ci porta a scoprire cosa fare del nostro corpo in questi casi. Fare esami su esami sarebbe sbagliato e non si fa a nessun livello».

Chiodini, Pantani, Gregoire e la maledizione del Tour

18.08.2022
7 min
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«Il problema dei francesi – dice Chiodini – è il Tour de France. La sera dopo la prima corsa coi professionisti, per Gregoire è arrivata la troupe dell’Equipe TV a chiedergli quando vincerà la maglia gialla. Era U23 da appena due mesi, insomma. L’anno scorso era junior. Per fortuna in squadra li trattano da ragazzini e gli permettono di fare gli errori più utili…».

Anche quest’anno, Stefano Chiodini ha fatto le sue 90 giornate da massaggiatore con la Groupama-FDJ. Dopo averne parlato martedì con Jacopo Guarnieri, torniamo a sbirciare in casa dello squadrone francese. La stagione di “Chiodo” si concluderà infatti al Piccolo Giro di Lombardia e per allora avrà raggiunto quota 100. Finora ha fatto 60 giorni con la squadra WorldTour e 30 con la Continental (in apertura è con Gregoire e Watson dopo la vittoria nell’ultima tappa del Giro U23).

Chiodini è un modenese del 1967, ha due figli in Francia ed è uno che non lo vedi, perché gli piace stare dietro le quinte. La squadra lo ha investito della responsabilità della logistica al Giro d’Italia, per fare gli hotel. E lui ha gestito le 32 persone del team per la corsa italiana, pur senza fare salti di gioia. Però intanto ha chiuso la partita Iva, perché il team francese gli fa ogni volta un contratto regolare e versa i contributi.

Lavora alla Groupama FDJ dal 2020, qui con Demare
Lavora alla Groupama FDJ dal 2020, qui con Demare

Stefano l’abbiamo conosciuto in un’epoca precedente, quando correva al fianco di Pantani. C’era anche lui nel 1992 nella squadra dell’Emilia Romagna che conquistò il Giro d’Italia. Poi gli rimase accanto, chiamato dallo stesso Marco. Così, se da una parte lo abbiamo raggiunto per capire bene come vadano le cose nella continental della squadra francese, dall’altra i ricordi comuni fanno fatica a non affiorare.

Quanto sei stato con Marco?

Nel 1991 eravamo assieme alla Giacobazzi, ma non mi piaceva l’ambiente e cambiai squadra. Nel 1992 feci il Giro con lui e mi sacrificai. Vincere una tappa poteva significare passare professionisti, non tutti erano disposti a rinunciare. Poi l’ho seguito nel 1996, l’anno alla Carrera dopo l’incidente. Andavo a massaggiarlo a casa nel periodo degli allenamenti. Nel 2000 invece mi chiamò lui, perché voleva una persona che controllasse quel che mangiava e beveva. Feci con lui il Tour, quello delle ultime vittorie. Infine fummo insieme nel 2001, ma grazie a che gestiva la squadra feci con Marco solo la Vuelta Castilla y Leon. Il primo giorno mi licenziò, perché gli dissi in faccia quello che pensavo. Il secondo giorno mi riprese: «Chiodo, mi confessò, ormai nessuno mi dice più la verità». Non era più Marco, vedere le foto di quegli anni mi fa ancora male.

Torniamo al presente, come sei arrivato alla Groupama?

Li conobbi nel 2020. Il team manager è lo stesso Blatter che aveva in mano la BMC Development, affiancato da Marc e Yvon Madiot. Loro hanno spinto forte per diventare una continental di riferimento mondiale. Al ritiro dello scorso inverno venne Madiot. Spiegò l’origine del budget e disse quali sono i due punti chiave della squadra: no doping e il fatto che sarebbero passati tutti nella WorldTour. Pensavamo che scherzasse, invece è quello che ha fatto.

Che tipo di ambiente vedi?

I corridori devono vivere tutti a Besancon, con i preparatori che escono dall’Università della città. Sono tutti giovani, il più anziano avrà 35 anni. E all’inizio dell’anno, proprio gli allenatori dicevano che abbiamo la squadra più forte del mondo. Parlavano di Gregoire, Martinez, Thompson e Watson. Facevi fatica a stargli dietro, ma si è avverato tutto. Non è come in Italia.

Com’è in Italia?

Vedo le squadre continental. Ti pagano, ti danno il ritiro con la donna che cucina e fa le pulizie. Hanno tutto, i nostri sono un po’ viziati. A Besancon invece gli danno 1.200 euro al mese, ne pagano 400 di affitto e si comprano e fanno loro da mangiare. Gli danno il top per correre e lo vedi che hanno voglia di venire alle corse, perché è come entrare in una dimensione in cui qualcuno fa tutto per te. Poi ti dicono grazie e li vedi che sono più maturi e non hanno paura.

Paura?

Una volta c’erano i vecchi e i giovani avevano timore reverenziale. Questi sanno cosa valgono e non tremano. Sono abituati a stare in ritiro con 5 massaggiatori per 13 corridori. Al Giro d’Italia U23 c’era uno staff di 8 persone per 5 corridori. Gli abbiamo creato attorno un gruppo con zero tensioni. Ricordo quando feci il Giro Bio con il Team Brilla di Trentin ero il solo massaggiatore con 6 corridori.

Al Giro ha lavorato anche con il mitico Nakano Yoshifumi, massaggiatore giapponese
Al Giro ha lavorato anche con il mitico Nakano Yoshifumi, massaggiatore giapponese
All’inizio hai parlato di Gregoire…

Venne a fare la Faun Ardeche Classic e poi la Drome Ardeche, vinta da Vingegaard. Se non gli saltava la catena, finiva con Ulissi nei primi 15. E di fatto era uno junior al debutto tra i pro’. E proprio quella sera arrivarono i giornalisti de L’Equipe.

Hai parlato anche degli errori necessari.

Al Giro d’Italia U23 li hanno fatti proprio tutti. Io non sono presente alle riunioni tattiche, ma quello che hanno fatto nel giorno del Mortirolo mi ha ricordato quando eravamo al Giro del Friuli col “Panta”, contro Simoni. Sapevamo che sulla salita finale ci avrebbe staccati e così andammo all’attacco sulla prima salita, a 100 chilometri dall’arrivo. Anche loro hanno 19 anni e non hanno paura di niente. E per le corse italiane hanno rispetto.

Cioè?

Li sento parlare e per loro l’Italia è la culla del ciclismo. Al Giro guardavano l’albo d’oro e si meravigliavano dei grandi nomi che leggevano. Più di quanto accada con i nostri. Prima del Giro del Belvedere, massaggiavo Gregoire che aveva vinto da poco la Liegi. Voleva vincere e il giorno dopo hanno distrutto tutti. Alla vigilia del Recioto, disse che voleva vincere ancora. Provai a dirgli di lasciare spazio a un compagno, invece ha vinto anche quella. Nonostante le squadre italiane avessero cambiato corridori e avessero uomini più freschi.

Con Gregoire nei giorni della doppietta Belvedere-Recioto
Con Gregoire nei giorni della doppietta Belvedere-Recioto
Sono tutti forti allo stesso modo?

Gregoire è quello con più talento, ma deve anche capire se nei Giri va forte come nelle classiche. Martinez è il più ragazzino, ma ha cresciuto suo fratello da solo dopo che il padre andò via di casa. Watson è un fenomeno e secondo me è quello che si adatterà meglio al professionismo. Nell’ultima tappa del Giro decisero di voler vincere e vinsero.

Nel giorno del Mortirolo hanno combinato un bel casino…

Volevano vincere il Giro e c’erano tre leader: Gregoire, Martinez e Thompson, che l’anno prima aveva vinto il Val d’Aosta. Fra loro si rispettano e l’accordo era di non corrersi contro, per cui il primo che fosse partito sarebbe stato protetto. Quel giorno Martinez ha attaccato prima di tutti. Conosceva le salite per esserci stato in ritiro e ha fatto capire chiaramente che lui non avrebbe lavorato per gli altri. Gregoire è partito da dietro per riprenderlo, sembrava di essere in un cartone animato. Fra tutti loro, il più maturo per me è Watson.

Come vengono gestiti?

Il direttore sportivo non è carismatico come alcuni italiani. Però lavorano dalla base, non si concentrano sulle punte. Germani e come lui Palleni sono buoni perché aiutano. In questa squadra sanno premiare anche chi non vince. Hanno un diverso modo di vedere le corse, non guardano solo i vincitori. Germani e Palleni sanno gestire il gruppo dall’interno e passeranno entrambi. Ti danno fiducia quando meno te lo aspetti.

Giro U23, Lenny Martinez stacca tutti sul Mortirolo: ha anticipato per avere la leadership (foto Isola Press)
Giro U23, Lenny Martinez stacca tutti sul Mortirolo: ha anticipato per avere la leadership (foto Isola Press)
Che cosa rappresenta per loro il Tour de France?

Lavorando anche con la WorldTour, ho il quadro piuttosto chiaro. Il Tour è un circo mediatico, per loro fondamentale. Il quarto posto di Gaudu è stato un bel risultato, ma non hanno vinto tappe e quindi non basta. La squadra ruota tutta sul Tour, per cui date per certo che ogni volta che Gregoire andrà in corsa, qualcuno gli chiederà della maglia gialla.

Non la vincono dal 1985…

Ma intanto il prossimo anno avranno cinque squadre WorldTour. Hanno capacità di gestire gli sponsor. Quando ho iniziato io, c’erano dieci squadre italiane al Tour, quest’anno nemmeno una. Questa è la Francia del ciclismo. E bisogna riconoscergli che non è per caso…

Guarnieri guida d’eccezione per Germani e i suoi fratelli

16.08.2022
4 min
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Peccato che abbia deciso di andarsene e non concluderà il suo percorso alla Groupama-FDJ accanto a Demare. Per Germani sarebbe stato un grande riferimento. E allora, nel tentativo di ovviare al problema, abbiamo chiesto a Jacopo Guarnieri di raccontare l’ambiente dello squadrone francese al giovane italiano che vi approderà dal 2023 assieme alla nidiata degli otto talenti della Continental francese. Madiot li avrebbe tenuti ancora un po’ nel team dei giovani, ma quando si è accorto delle sirene di altre squadre WorldTour, ha preso il coraggio a quattro mani e li ha fatti firmare in blocco. Parliamo di Romain GregoireLenny MartinezReuben Thompson, Enzo Paleni, Laurence Pithie, Sam Watson, Paul Penthoet e appunto Lorenzo Germani. 

Guarnieri assieme a Bennati, nell’avvicinamento agli europei di Monaco, corsi come ultimo uomo
Guarnieri assieme a Bennati, nell’avvicinamento agli europei di Monaco, corsi come ultimo uomo
Che ambiente troveranno nella WorldTour?

Non sarà un trauma, visto che arrivano dallo stesso ambiente. Useranno gli stessi materiali, hanno gli stessi allenatori che escono dall’Università di Besancon. Alcuni di loro hanno già corso tra i pro’. Non sarà uno shock, non vivranno lo spaesamento che ebbi io inizialmente alla Liquigas.

C’è continuità nel metodo?

Siamo tutti seguiti nell’allenamento e nella nutrizione. Non scopriranno cose mai viste prima.

La Groupama ha dei giovani in organico, ma non sembra una squadra di giovani: sarà necessario un cambio di pelle?

Dovranno farlo, ma del resto la voglia di ringiovanire era già emersa. E forse anche il fatto che io cambi squadra rientra in quest’ottica, anche se in certe dinamiche non c’è mai un solo fattore scatenante. Io forse avrei gestito diversamente la situazione, perché il mio ruolo non lo affronti mettendoci un giovane. Ma sull’argomento preferisco non dire altro.

Germani ha firmato il contratto prima ancora di vincere il campionato italiano, segno di grande fiducia
Germani ha firmato il contratto prima ancora di vincere il campionato italiano, segno di grande fiducia
La continental sembra avere un livello altissimo…

In realtà ormai il livello delle continental è alto anche in Italia. I giovani che passano sono tutti ben preparati, si ha un approccio scientifico con il ciclismo. Altrimenti uno come Baroncini, che correva al Team Colpack, non avrebbe potuto vincere un mondiale da under 23. E comunque basta poco per vedere se i corridori che passano sono ben inquadrati oppure no. Lo sport sta andando verso il tutto e subito.

Significa che avranno poco tempo per dimostrare quanto valgono?

Per fortuna troveranno un ambiente familiare, rilassato. L’aspetto umano è tenuto in grande considerazione, su questo possono stare tranquilli. Come dicevamo prima, può esserci il limite che non abbiano mai avuto tanti giovani tutti insieme. E a proposito di questo, anche se non lo leggeranno mai, il consiglio voglio darlo alla squadra.

A proposito di cosa?

Mi auguro che non abbiano la dead line fissata al secondo anno di professionsimo, perché questi sono ragazzi giovanissimi e magari due anni potrebbero essere un periodo troppo breve.

Gregoire è il nome su cui sono puntate le maggiori attenzioni, soprattutto in Francia. Qui vince la Liegi U23
Gregoire è il nome su cui sono puntate le maggiori attenzioni, soprattutto in Francia. Qui vince la Liegi U23
Se l’aspetto umano è tenuto da conto, magari il rischio non ci sarà…

Lo spero. Mi ricorda la Liquigas dei tempi che furono, in cui non eravamo solo corridori, ma anche persone.

Hai avuto contatti con questi ragazzi?

Purtroppo no, tranne un ritiro prima del Covid, ma c’erano altri nomi e un’altra consistenza. Negli ultimi due anni sono cambiate le modalità dei ritiri e avendo fatto solo corse WorldTour, non sono riuscito a incrociarli. Magari ne troverò qualcuno di qui a fine stagione. Magari proprio lo stesso Germani.

Fra i punti in comune tra il campione italiano under 23 e Guarnieri (che dal prossimo anno correrà alla Lotto-Destiny), c’è anche Manuel Quinziato, agente di entrambi. E conoscendo il bolzanino e l’attenzione per certe sfumature, siamo abbastanza sicuri un incontro fra i due potrebbe esserci presto.

Avenir, doccia fredda. Dopo Germani, ko anche Frigo

12.08.2022
6 min
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Una storia da non credere, purtroppo… Qualche giorno fa la notizia di Lorenzo Germani che ha dovuto alzare bandiera bianca per la microfrattura ad una rotula. Adesso arriva anche lo stop di Marco Frigo, per il corridore della Israel Cycling Academy  frattura dello scafoide. Entrambi salteranno il Tour de l’Avenir (in apertura il podio dello scorso anno, con il vincitore Johannese, su Rodriguez e Zana, foto Le Dauphiné Libéré).

La genesi delle loro fratture è la stessa. Durante il ritiro della nazionale a Sestriere in vista della gara francese, Germani, Frigo e gli altri ragazzi sono stati investiti da un auto. 

Germani si è allenato bene, ma i medici sono stati categorici: «Troppi rischi in ottica futura» (foto Instagram)
Germani si è allenato bene, ma i medici sono stati categorici: «Troppi rischi» (foto Instagram)

L’incidente…

Il tutto quindi è accaduto nei giorni in cui i ragazzi di Amadori erano a Sestriere.

«Noi – racconta il campione italiano della Groupama-Fdj – eravamo in un falsopiano in discesa e andavamo anche abbastanza forte. Quest’auto, guidata da un tedesco, stava per immettersi. Lui veniva da una strada in salita e la macchina nel partire era andata appena indietro. Questo movimento ci ha fatto pensare che ci avesse visto. Invece è partito a tutta e ci ha travolto. Deve aver pensato che avrebbe fatto in tempo. Ma così non è stato».

«Siamo finiti in terra in quattro – replica Frigo – qualche botta, diverse escoriazioni. Dapporto che sembrava quello messo peggio, alla fine se l’è cavata. Io avevo delle escoriazioni ed erano quelle a darmi più fastidio. Però sul momento è andata… e siamo ripartiti.

«Io sono riuscito a svolgere il lavoro previsto per tutto il ritiro. Tanto che poi sono andato anche alla Vuelta Burgos con la WorldTour».

Una storia incredibile. Frigo aveva saltato anche il Giro U23 sempre per una frattura. Si era rotto un polso all’Appennino, a pochi giorni dal via della corsa rosa. A distanza di un paio di mesi la storia si ripete. Tanto che quando gli abbiamo chiesto come andasse, Marco ci ha detto: «Potreste riprendere l’intervista fatta prima del Giro U23, cambiare polso con scafoide e Giro con Avenir e fare “copia e incolla”».

Avevamo incontrato Marco Frigo a Rossano Veneto, sede di partenza della seconda tappa del Giro U23. Era ai “box” col polso rotto
Avevamo incontrato Frigo a Rossano Veneto, sede di partenza della seconda tappa del Giro U23

La risonanza ritardata

Ma quel che ha più dell’incredibile e che sa di beffa è il fatto che entrambi non si siano subito resi conto della gravità del danno. Non che sarebbe cambiato troppo, ma magari si poteva sperare di fare qualcosina in più, come sostiene anche Frigo, sempre pensando all’Avenir. Un minimo di margine temporale c’era.

«Ancora oggi – spiega Germani – mi dà più fastidio la contusione che la rotula stessa. Dopo l’incidente sono andato all’ospedale di Susa, ho fatto la lastra, ma non è emerso niente. Il dolore continuava e per fare una risonanza magnetica ho dovuto attendere una settimana ancora. Ed è lì che è emersa la frattura.

«Di fatto mi sono sempre allenato. Mi alleno anche qui nel ritiro della mia squadra a Besancon. Solo che non posso forzare e chiaramente non posso correre. Giusto ieri ho fatto 4 ore, per dire…»

A Burgos con la fascia

Anche Frigo racconta di un dolore “retroattivo”. Alla fine Marco ha capito ancora più tardi rispetto a Germani di avere un frattura.

«All’inizio – dice Frigo – erano le botte a darmi fastidio. Escoriazioni e contusioni, ma poi con il passare dei giorni questo dolore alla mano non passava. Uscivo in bici e nell’ultima ora e mezza-due andavo in affaticamento con la mano. Era indolenzita. E infatti a Burgos ho corso con una fasciatura, ma lì ho capito che qualcosa non andava. E così già prima di rientrare dalla Spagna ho prenotato una risonanza magnetica, che ha evidenziato questa frattura.

«Tra l’altro ho scoperto che lo scafoide è un osso particolare, con pochissima irrorazione sanguigna, pertanto al 99 per cento sarò operato, altrimenti l’osso andrà a morire. Mi sono documentato molto in questo periodo, anche leggendo sul vostro sito dello scafoide». 

Un’immagine vista spesso quest’anno: Germani a tirare per i compagni. All’Avenir avrebbe avuto più spazi personali
Un’immagine vista spesso quest’anno: Germani a tirare per i compagni. All’Avenir avrebbe avuto più spazi personali

Germani per le tappe

Inutile dire che il morale non è dei migliori. Per fortuna questi ragazzi sono giovani, consapevoli del loro valore e soprattutto hanno già un contratto in mano per il passaggio nelle rispettive WorldTour l’anno prossimo.

«Io – dice Germani – stavo parecchio bene. Sarei andato in Francia per puntare alle tappe e non alla generale. Avrei avuto i miei spazi (di certo più di quelli al Giro U23 e al Valle d’Aosta, ndr). Avrei aiutato magari Bruttomesso in qualche volata e Frigo e Piganzoli in salita. Avevo anche puntato una tappa, la sesta. Quella che arrivava a Oyonnax, non troppo lontano da qui (in riferimento al ritiro di Besancon, ndr).

«Pensate che un giorno ne ho parlato con Romain (Gregoire, ndr). Gli ho detto: “Sai, mi piacerebbe fare bene in questa tappa”. E lui: “Ah quella con la salita a pochi chilometri nel finale, con quella discesa…”. A quel punto gli chiesto: “Ma l’hai puntata anche tu?”. E Romain: “Sì! Ho detto alla mia fidanzata e alla mia famiglia di venire all’arrivo. Ora che so che ci punti anche tu, Lorenzo, mi metto alla tua ruota e ti batto in volata!”. Credo proprio che avrei cambiato tappa!».

«Purtroppo è andata così – va avanti Germani – non ci si può fare nulla. Se non avessi avuto neanche il dolore della contusione, magari ci avrei lavorato sopra, ci avrei corso e con una caduta lo stop sarebbe stato di tre mesi, mi hanno detto. O peggio ancora avrei creato danni per il futuro.

«Se mi consolo con il passaggio tra i pro’? Quello sì. Averlo reso pubblico è stato bello. Siamo un bel gruppo a passare dalla continental alla WorldTour. Su di noi, soprattutto per le corse 1.1 della Coppa di Francia, ci contano molto. Non saremo solo i giovani che devono fare esperienza».

Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos (andando anche in fuga), da notare la fasciatura sulla mano sinistra
Marco Frigo ha corso la Vuelta a Burgos (andando anche in fuga), da notare la fasciatura sulla mano sinistra

Frigo per la classifica

Le sensazioni e i numeri, dicevamo che Germani e Frigo stavano davvero bene. Sarebbero stati loro i nostri uomini di punta: uno per le tappe, il laziale come abbiamo visto, e uno per la generale, il veneto.

«Stavo bene – gli fa eco Frigo – a Sestriere avevo svolto tutto il lavoro previsto. Dopo la rinuncia al Giro U23 avevo voltato subito pagina con la testa, concentrandomi proprio sull’Avenir. E’ stato lo stimolo, l’obiettivo. Avevamo riprogrammato tutto con la squadra, con il preparatore, ero andato in ritiro sul Pordoi…

«Adesso invece sono fermo. E sto facendo anche altri esami e vediamo quando potrò riprendere. Ma se dovrò operarmi dovrò stare fermo ancora. Dovrò fare palestra e rulli».

«Si poteva fare bene in classifica. Era l’obiettivo. Eravamo una bella squadra. E anche ben preparata, specie dopo l’altura. Potevamo puntare al podio. Ma si può ancora puntare al podio. Piganzoli può fare bene e adesso vedremo chi altro porterà per la salita. Io e Germani eravamo in camera insieme al Sestriere: saremmo stati due pedine importanti.

«Purtroppo il ciclismo è anche questo, fa parte del gioco. Io avrei puntato sulle tappe finali, quelle sulle Alpi, in particolare l’ottava quella con la Madeleine e l’arrivo in quota a La Toussuire. Ma in generale è davvero un bell’Avenir, ben disegnato».