Malori, la crono, i pericoli e i freni spariti

01.02.2022
4 min
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La sicurezza su strada e l’aerodinamica di certe prese sulle appendici da crono. Il ricordo di quando si usava la terza leva del freno. Pensieri che continuano ad accavallarsi dall’incontro con Sobrero all’allarme di Pidcock. Per questo, a costo di sfinirlo con le nostre domande, siamo tornati a bussare alla porta di Adriano Malori, strappandolo per un po’ al lavoro nel suo centro.

«Il problema è che sulla bici da crono – fa notare Malori, invero ben contento di dare il suo contributo – si fanno velocità altissime e non si possono usare i freni. Si guardano costantemente i watt ed è un problema. Ricordo che quando facevo i lavori specifici, era un attimo ritrovarsi a 55 all’ora. Per questo cercavo strade in pianura con poco traffico o andavo in qualche valle in cui ci fosse un po’ di pendenza. Magari la velocità era leggermente inferiore, ma ero sempre a guardare il computerino».

Test in pista per Bernal in Belgio: quando si è al chiuso, non è un problema guardare giù
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E’ anche un fatto di posizione?

Sicuramente su quella da strada sei più rilassato, il collo è più sciolto e guardi avanti. Se davvero Bernal stava facendo allenamento con la bici in assetto da gara, gli è bastato accarezzare i pedali per trovarsi a 40 all’ora e spingendo poco di più è arrivato ai 60. Quelle bici sono missili. Ma è un problema che c’era anche quando Ullrich si allenava su strada con la ruota anteriore da 24″ e il manubrio tutto basso, oppure quando Indurain usava la Espada. Oggi però allenarsi con la bici da crono è più pericoloso, soprattutto per il discorso dei freni e per l’attenzione costante al computer.

C’è una soluzione alternativa?

Andare in autodromo ha un costo non indifferente. Nella zona di Lodi o Cremona, si trovano anche strade di pianura con poco traffico. Da me in zona Parma è già più difficile. Non la risolvi neanche del tutto avendo una macchina davanti, perché è brutto dirlo ma in tanti casi è solo un discorso di giusta scelta della strada e soprattutto di fortuna.

Fra protesi e leve c’è distanza e c’è da sollevarsi cambiando l’assetto del corpo: un tempo eterno se si deve frenare.

Se la posizione è giusta, comunque sulle protesi si poggia. Il protocollo vuole che l’angolo fra dorsale e tricipite sia di 90 gradi proprio per scaricare il peso sulle braccia. Poi bisogna vedere la biomeccanica, perché Froome e Thomas sulla bici da crono erano messi malissimo, ma andavano forte. La bici da crono però si guida con le spalle e non con le braccia, proprio perché le braccia così strette impediscono manovre. La rotazione minima delle spalle fa sì che il manubrio giri.

Ai mondiali di Bruges, nel Team Relay, tre azzurri con tre diverse prese sulle appendici: Ganna, Sobrero, Affini
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Quindi anche la presa sul manubrio di Sobrero di cui s’è parlato è aerodinamica, ma anche funzionale?

E’ sicuramente la più comoda, anche se io la provai e non mi trovai bene. Non esiste uno standard, l’importante è trovare una posizione che si può tenere, non una che teoricamente è perfetta, ma dopo mezz’ora devi lasciarla perché non la reggi. Se sei incassato con le spalle e formi un cuneo con braccia e testa, allora sei a posto.

I manubri stampati aiutano?

Sono decisivi, per aerodinamica e sicurezza. Sentito Sobrero quando diceva che l’alternativa a quella sua presa fosse tenere la protesi solo con anulare e mignolo? Se il manubrio è su misura, hai la presa che preferisci e riesci a guidare meglio la bici.

Fu Basso, qui al Tour del 2011, a suggerire a Malori di usare il freno sulla protesi (nel cerchio)
Fu Basso, qui al Tour del 2011, a suggerire a Malori di usare il freno sulla protesi (nel cerchio)
In ogni caso, non poter usare i freni non aiuta…

Prima di Varese 2008, quando poi vinsi l’oro U23, chiesi consiglio a Basso per vedere il percorso. E mi diede la dritta di mettere la terza leva del freno sulle appendici, come si faceva nelle cronosquadre. Da allora in allenamento l’ho sempre avuta e anche in gara (nella foto di apertura, Adriano in azione nel mondiale vinto a Varese 2008, ndr). E’ utile per non togliere le mani nei curvoni, in allenamento viene bene dietro moto per restare in posizione e se un’auto ti stringe. C’è davvero tanta distanza altrimenti fra la protesi da crono e la leva su manubrio. Non so perché ultimamente certi accorgimenti non si vedono più, forse perché i freni idraulici non permettono l’aggiunta di una terza leva? In allenamento la valuterei.

Come i doppi freni nella parte alta del manubrio per la Roubaix?

Esatto, un’altra bella sicurezza per quando si stava in gruppo. I miei compagni li usavano e dicevano di sentirsi più sicuri, ma ormai sono spariti anche quelli. Sarebbe curioso sapere il perché.

Il motivo, come suggeriva Malori, sta proprio nell’adozione dei freni a disco. Quella leva, come pure quelle per la Roubaix, si montavano tagliando la guaina e agendo sullo stesso cavo del freno. Gli impianti idraulici dei freni a disco ovviamente ne impediscono l’uso.