Letizia Borghesi, Magdeleine Vallieres

Borghesi ci racconta la Vallieres: «Per me una sorella»

15.10.2025
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Mentre Magdeleine Vallieres sorprendeva tutti a Kigali, andando a conquistare un titolo mondiale che rappresenta una delle più grandi sorprese sportive di quest’anno, dall’altro emisfero Letizia Borghesi faticava a trattenere le lacrime di commozione. Compagne di squadra? No molto di più, amiche del cuore, attraverso un legame che si è andato costruendo negli anni. Sin dall’approdo dell’azzurra all’EF Education Oatly, quando il suo inglese era ancora zoppicante e la canadese l’ha aiutata, supportata, rendendole più facile  tutto il suo approccio.

«Abbiamo condiviso tante esperienze in questi quattro anni – racconta la trentina – lei aiutava me e io l’ho cresciuta un po’ come la mia sorella più piccola. Nel 2023 abbiamo anche organizzato un ritiro in altura insieme in Trentino. Ci siamo allenate insieme e gareggiato anche tanto».

L'abbraccio caloroso al primo incontro dopo Kigali. La loro amicizia si è cementata negli anni
L’abbraccio caloroso al primo incontro dopo Kigali. La loro amicizia si è cementata negli anni
L'abbraccio caloroso al primo incontro dopo Kigali. La loro amicizia si è cementata negli anni
L’abbraccio caloroso al primo incontro dopo Kigali. La loro amicizia si è cementata negli anni
Come si è evoluta in questi quattro anni fino ad arrivare ai vertici?

Diciamo che lei è sempre stata una ragazza semplice, molto concentrata su quello che deve fare e sempre con delle grandi ambizioni. La cosa che mi ha colpito subito è che ha sempre avuto la mentalità da atleta, una concentrazione enorme, lavorando più di tutte perché aveva un gran desiderio di arrivare. Allenamenti, riposo, ha sempre cercato di fare tutto per il meglio ed è finalmente stata ripagata per tutti questi sforzi.

Sottolineando la sua prestazione, molti raccontavano infatti che era un premio ai suoi sforzi, anche alle sue sfortune vissute fin qui…

Intendiamoci, non è che ha vissuto grandi infortuni. Ma essendo canadese, non è semplicissimo emergere. Lei da ragazzina si è ritrovata qui in Europa, crescendo da sola. E’ un passo difficile da fare e anche questo ci ha portato ad avvicinarci. Quest’anno sicuramente ha raggiunto un livello che in passato non aveva. Io dentro di me sentivo che avrebbe fatto bene ai mondiali e gliel’ho continuato a ripetere: «Vedrai che arriverai sul podio, arriverai sul podio» e penso di essere stata l’unica a continuare a dirglielo. Poi addirittura è andata oltre, ma diciamo che i numeri che faceva in allenamento dicevano chiaramente che aveva il livello per giocarsi qualcosa di grande.

La Vallieres è all'EF Education Oatly dal 2022. All'inizio ha aiutato la Borghesi ad ambientarsi, anche con la lingua inglese
Vallieres è alla EF Education Oatly dal 2022. All’inizio ha aiutato la Borghesi ad ambientarsi, anche con la lingua inglese
La Vallieres è all'EF Education Oatly dal 2022. All'inizio ha aiutato la Borghesi ad ambientarsi, anche con la lingua inglese
Vallieres è alla EF Education Oatly dal 2022. All’inizio ha aiutato la Borghesi ad ambientarsi, anche con la lingua inglese
Era solo questo che ti faceva preconizzare la sua impresa?

Il percorso era molto adatto alle sue caratteristiche, perché appunto lei va bene quando la gara diventa una prova di resistenza, con tutti quegli strappi. Era una gara molto esigente e ha avuto anche l’abilità di inserirsi nella fuga giusta e di attaccare nel momento decisivo. Per me non è stata una grande sorpresa: vincere non era di certo facile, ma il livello che aveva mi ci faceva credere.

Dove ti sei convinta che poteva essere il suo grande giorno?

La sensazione ce l’ho avuta forte quando siamo andati a correre il Giro di Romandia, dopo il Tour quando non siamo potute partire in gara per la nota storia dei GPS sulle bici. Per lei era la prima gara in cui poteva fare la leader, dopo che alla Grande Boucle aveva corso in supporto della Kerbaol. Sapeva che arrivava lì con una grandissima condizione e avrebbe potuto far bene anche nella classifica generale. Non partire era stata una bella batosta, lei piangeva, io la consolavo: «Guarda che non è del tutto un male. Magari vincevi, arrivavi davanti e così ai mondiali ti avrebbero controllato di più. Invece vedrai che in Rwanda ti rifai, sarai un’outsider, non ti calcoleranno e potrai dare a tutte scacco matto». E lei rideva. Ho continuato a ripeterlo ed è andata così.

La commozione dopo l'arrivo del mondiale, cogliendo un traguardo inatteso, ma non da chi la conosce bene...
La commozione dopo l’arrivo del mondiale, cogliendo un traguardo inatteso, ma non da chi la conosce bene…
La commozione dopo l'arrivo del mondiale, cogliendo un traguardo inatteso, ma non da chi la conosce bene...
La commozione dopo l’arrivo del mondiale, cogliendo un traguardo inatteso, ma non da chi la conosce bene…
Si affida molto a te, ai tuoi consigli, alla tua esperienza…

Abbiamo sempre avuto un bel rapporto, abbiamo condiviso tante ore di bici insieme, supportandoci a vicenda nei momenti difficili. E anche lei quando questa primavera sono riuscita a fare belle gare alle classiche col secondo posto a Roubaix era molto contenta. C’è questo supporto reciproco che di sicuro si ha solamente quando si passa tanto tempo insieme, nei momenti di difficoltà come in quelli di gioia, perché non sono stati tutti anni facili.

Spiega, per favore…

Nel 2023, quando sembrava che la squadra avrebbe chiuso, mi ricordo che eravamo in ritiro in Trentino insieme ed eravamo preoccupate per il futuro perché dovevamo cambiare squadra e anche lei era molto in ansia: «Adesso non so, dovrò smettere, non so come troverò una squadra», perché in quel momento non aveva neanche tanti risultati da dimostrare. Ma lei ha sempre risposto con molta dedizione e anch’io ne ho tratto l’insegnamento che quando si lavora tanto duro a volte sembra che niente ti torni, ma di colpo le cose si girano e il destino a volte riserva delle grandi sorprese.

La vittoria iridata, conquistata di forza staccando all'ultimo giro la più accreditata Niamh-Fisher
La vittoria iridata, conquistata di forza staccando all’ultimo giro la più accreditata Niamh-Fisher
La vittoria iridata, conquistata di forza staccando all'ultimo giro la più accreditata Niamh-Fisher
La vittoria iridata, conquistata di forza staccando all’ultimo giro la più accreditata Niamh-Fisher
Eppure non si era vista tanto, anche se in questa stagione buoni risultati li aveva messi insieme…

Non aveva avuto mai la possibilità di dimostrarlo perché comunque era sempre messa un po’ come quella che doveva aiutare, quindi sempre un po’ in ombra. Ma quando hai questa voglia di fare, le cose appunto si girano dalla tua parte prima o poi.

Tu l’hai sentita subito dopo la corsa?

Sì, certo, non ci credeva, era contentissima. Non facevamo che urlare, piangere, ridere. E’ stata una bella emozione.

La Borghesi insieme all'iridata Vallieres, alla partenza della Tre Valli, ultima gara nello stesso team
La Borghesi insieme all’iridata Vallieres, alla partenza della Tre Valli, ultima gara nello stesso team
La Borghesi insieme all'iridata Vallieres, alla partenza della Tre Valli, ultima gara nello stesso team
La Borghesi insieme all’iridata Vallieres, alla partenza della Tre Valli, ultima gara nello stesso team
Adesso le vostre strade si divideranno, perché tu passerai alla Soudal…

Esatto, la Tre Valli è stata l’ultima gara insieme ed è stato un momento difficile, perché comunque abbiamo condiviso tanto. Lei è come una sorella e pensare di correre per due squadre diverse sicuramente non è facile, ma alla fine le maglie saranno pure diverse, ma le amicizie restano e quindi sicuramente ci rifaremo organizzando qualche allenamento o ritiro insieme.

Letizia Borghesi è nata il 16 ottobre 1998 a Cles. Vanta una vittoria al Giro Donne 2019 a Carate Brianza

Borghesi, ultimi mesi con la EF poi entrerà nel motore della Soudal

23.09.2025
4 min
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C’è ancora un finale di stagione da portare a termine ed onorare con la EF Education-Oatly, poi Letizia Borghesi inizierà a pensare alla AG Insurance-Soudal, formazione con cui ha firmato un contratto per il prossimo biennio.

Tecnicamente per la 26enne trentina sarà un ritorno nel WorldTour visto che negli ultimi due anni la sua squadra statunitense aveva perso lo status per problemi finanziari legati agli sponsor (ora è un ProTeam), svolgendo tuttavia un calendario di altissimo livello. Quindi per Borghesi cambierà poco sotto quel punto di vista, ma col gruppo belga si troverà a gestire molte più corse con gradi da capitana. Mentre era in Abruzzo per l’europeo gravel – dove ha chiuso al quinto posto nel giorno del trionfo di Magnaldi – ne abbiamo approfittato per sentire da Letizia cosa si aspetta dalla nuova avventura. L’obiettivo appare quello di finalizzare la propria crescita ed aggiustare la mira nei grandi appuntamenti.

Sul percorso di Avezzano, Borghesi ha ottenuto una quinta piazza all'europeo gravel (foto UEC)
Sul percorso di Avezzano, Borghesi ha ottenuto una quinta piazza all’europeo gravel (foto UEC)
Sul percorso di Avezzano, Borghesi ha ottenuto una quinta piazza all'europeo gravel (foto UEC)
Sul percorso di Avezzano, Borghesi ha ottenuto una quinta piazza all’europeo gravel (foto UEC)
Quando è nata la trattativa con la AG Insurance?

I primi contatti sono iniziati nella campagna delle classiche. Proprio in quel periodo sono riuscita a mettermi in luce con belle prestazioni e dati di potenza molto interessanti che hanno richiamato l’attenzione di tante squadre. Il sesto posto al Fiandre e il secondo alla Roubaix mi hanno dato sicuramente risalto e sono stati la concretizzazione del mio valore.

Avevi avuto quindi l’interessamento di altri club?

Sì, ho avuto la possibilità di confrontarmi con diverse grandi squadre ed è stato interessante vedere i diversi sistemi di lavoro, filosofia e mentalità. Con la AG Insurance Soudal c’è stato fin da subito un bel feeling. Ho molto apprezzato la loro professionalità e le grandi ambizioni, unite anche ad un ambiente familiare, dove c’è molta attenzione anche all’atleta intesa come persona. La sensazione è stata che la parte scientifica sia ben bilanciata con la componente umana.

Borghesi lascerà la EF dopo 4 stagioni e bei risultati. Alla Soudal avrà più possibilità di giocarsi le proprie carte
Borghesi lascerà la EF dopo 4 stagioni e bei risultati. Alla Soudal avrà più possibilità di giocarsi le proprie carte
Borghesi lascerà la EF dopo 4 stagioni e bei risultati. Alla Soudal avrà più possibilità di giocarsi le proprie carte
Borghesi lascerà la EF dopo 4 stagioni e bei risultati. Alla Soudal avrà più possibilità di giocarsi le proprie carte
Con chi ti sei relazionata principalmente?

Ho avuto il piacere di parlare con Jolien D’Hoore, attuale diesse e grande sprinter fino a qualche anno fa. Per il mio futuro e per quello della squadra ha grandi progetti. Mi sono sentita subito molto valorizzata e di conseguenza mi sento molto entusiasta per questo. Sono sicura che avere una persona di grande esperienza come Jolien mi farà migliorare ulteriormente.

Sai già quale sarà il tuo ruolo in squadra?

Ne abbiamo parlato ovviamente. Mi concentrerò essenzialmente sulle classiche, dove dovrei avere un ruolo da leader/co-leader. La squadra quest’anno ha dimostrato di valere tanto ed è cresciuta ancora di più. Per una amante delle gare del Nord come me, entrare a far parte del famoso “Wolfpack” è sicuramente qualcosa di speciale. Sono convinta che nella AG Insurance potrò esprimere appieno le mie potenzialità.

Dopo un'estate difficile tra bronchite e cadute, Borghesi a Stoccarda è ritornata davanti chiudendo al sesto posto
Dopo un’estate difficile tra bronchite e cadute, Borghesi a Stoccarda è ritornata davanti chiudendo al sesto posto
Dopo un'estate difficile tra bronchite e cadute, Borghesi a Stoccarda è ritornata davanti chiudendo al sesto posto
Dopo un’estate difficile tra bronchite e cadute, Borghesi a Stoccarda è ritornata davanti chiudendo al sesto posto
Lascerai dopo tanto tempo il gruppo EF. Che cosa ti porterai appresso di questa esperienza con loro?

I quattro anni in “rosa” con la EF sono stati importanti per la mia formazione di atleta e persona. Non era facile per me immaginarmi con altri colori. Qui ho avuto la possibilità di confrontarmi con ragazze non europee con una mentalità e un modo di vivere il ciclismo diversamente da me. Sono arrivata che non parlavo inglese e me ne vado che sogno in inglese (dice sorridendo, ndr). Ho conosciuto compagne e staff che sono stati una seconda famiglia per me. Abbiamo vissuto assieme sia bei momenti sia delusioni che hanno creato un profondo legame dal quale non sarà facile separarsi.

Letizia Borghesi che tipo di atleta è diventata in queste ultime stagioni?

Credo di essere migliorata ogni anno di più. La mia è stata una crescita costante, mai forzata o senza bruciare le tappe. Ho lavorato sempre con dedizione e concentrazione. Il 2025 mi ha portato grandi risultati, ma so che posso valere molto di più. L’estate è stata sfortunata tra bronchite e caduta al Tour Femmes. Sono sicura che questo fosse il momento giusto per cambiare e trovare nuovi stimoli in un ambiente che mi darà ulteriori possibilità di giocarmi le mie carte.

Dal podio di Roubaix, viaggio a ritroso alle origini di Borghesi

24.04.2025
3 min
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Settima ad Almeria, sesta al Fiandre, seconda alla Roubaix. La crescita di Letizia Borghesi è parsa inizialmente sorprendente, ma è bastato parlarle dopo la corsa del pavé e guardarla negli occhi per capire che di casuale probabilmente ci fosse molto poco. Una frase soprattutto ha continuato a risuonarci nella testa fino a ieri. Quando le chiedemmo se si sentisse un po’ fuori posto fra Lotte Kopecky e Lorena Wiebes, con grande serenità la trentina ci rispose di essersi sentita più spesso a disagio occupando posizioni inadeguate rispetto alle sue aspettative. Perciò abbiamo preso il telefono e chiamato Matteo Ferrari, il diesse che l’ha avuta giovanissima al Vaiano quando a 21 anni vinse una tappa al Giro d’Italia e nessuno quasi sapeva chi fosse.

«Stiamo preparando il viaggio per il GP Liberazione – spiega il tecnico dell’Aromitalia 3T Vaiano, 40 anni – anche se inizialmente abbiamo avuto paura che il programma di Roma venisse rivisto dopo la morte di Papa Francesco. Invece si svolgerà tutto come da programma, per cui finiamo di caricare e si parte».

Nel 2021, Letizia Borghesi si è laureata in Scienze Motorie (immagine Instagram)
Nel 2021, Letizia Borghesi si è laureata in Scienze Motorie (immagine Instagram)
Ti stupisce la frase di Letizia Borghesi?

In realtà no. E’ sempre stata una ragazza che lasciava intravedere una buona base. Nel 2019, il primo anno con noi, fece un settimo posto alla Freccia del Brabante, da sola alle spalle del gruppetto che si era giocato la corsa. Capimmo che ci fosse qualcosa su cui lavorare. Dalla sua parte ha sempre avuto una determinazione fuori dalla norma, una marcia in più. Fa fede più di quella della tappa vinta al Giro che, in tutta onestà, nacque anche da circostanze fortunate. Ma si vedeva che non ci pensava proprio a farsi battere.

Non fece in tempo a dare seguito a quei piazzamenti, dato che nel 2020 ci fu lo stop per il Covid.

Eppure ricordo che andò forte nella Strade Bianche che fu la corsa in cui si ripartì. Per cui capisco le sue parole. E negli ultimi due anni ha dato continuità ai risultati perché ha fatto le sue tappe. Anche se il secondo posto alla Roubaix è davvero tanta roba.

Hai parlato di grande determinazione…

A livello di carattere e dedizione, era concentrata sul ciclismo. Faceva già a 21 anni la vita da atleta al 100 per cento, che le ha permesso di sopperire qualche lacuna fisica che ormai è sparita grazie alla sua maturazione fisica.

Anche in maglia Vaiano, Letizia Borghesi ha sempre corso nel cross durante l’inverno (foto Billiani)
Anche in maglia Vaiano, Letizia Borghesi ha sempre corso nel cross durante l’inverno (foto Billiani)
Sembra molto riservata…

Ha bisogno dei suoi tempi per aprirsi. Il giorno del Fiandre eravamo in Belgio, ma non abbiamo corso. Così siamo andati a trovarla e si è visto che il rapporto con lei, sua sorella e la famiglia è ancora molto buono. Con i genitori non abbiamo mai avuto problemi, vivono il ciclismo nel modo giusto. Quello che le hanno trasmesso è l’amore per lo sport e la necessità di fare dei sacrifici.

Faceva ciclocross anche in quegli anni?

Sì, certo. Approfittava delle festività natalizie per trasferirsi in Belgio e fare le sue gare. Il nostro meccanico è stato ancora con lei lo scorso inverno per le gare che ha fatto, compreso il campionato italiano quando ha conquistato il podio.

Riassumendo, pensi che continuerà a migliorare sul fronte delle classiche?

Direi di sì. Letizia va forte con il freddo e la pioggia, anche se già da allora si lavorò tanto per andare bene con il caldo. Per cui la vedo bene ancora al Nord per le classiche più importanti, ma anche nelle tappe di qualche Giro in cui possa prendere una fuga e giocarsi la corsa.

Seconda a Roubaix: Borghesi commossa, ma non incredula

12.04.2025
4 min
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ROUBAIX (Francia) – Dopo il sesto posto del Fiandre, il secondo della Roubaix. Poco prima di salire sul podio, Letizia Borghesi si è ritrovata al centro del prato accanto a Lorena Wiebes e Pauline Ferrand Prevot e per la prima volta da un po’ di tempo a questa parte non si è sentita fuori posto. Aveva da poco conquistato il secondo gradino nella classica del pavé, anticipando tutte le atlete più attese del gruppo. Le era sfuggita soltanto la francese, che ha dimostrato per tutto il giorno di avere una super gamba. E anche adesso raccontando il momento, la trentina dimostra una lucidità da grande e non da ragazzina impressionata per il grande piazzamento.

«A dire la verità – sorride – mi sono sentita più fuori posto in passato, quando sapevo delle mie capacità, però non riuscivo a concretizzare. E’ un circolo vizioso, perché quando vuoi veramente qualcosa e non arriva, accumuli sempre più stress, un po’ di nervosismo che ti porta a fare degli errori. Dopo il sesto posto del Fiandre mi sono sentita in pace, più tranquilla. Per cui sono arrivata alla Roubaix un po’ più spensierata. Ovviamente sempre nervosa perché è una gara importantissima, però più consapevole che se qualcosa fosse andato storto, avevo già dalla mia il risultato del Fiandre».

Aspettando di andare sul podio con Ferrand Prevot e Wiebes, Borghesi si è sentita al suo posto
Aspettando di andare sul podio con Ferrand Prevot e Wiebes, Borghesi si è sentita al suo posto

La ressa nella zona mista dopo il podio coinvolge ovviamente Pauline Ferrand Prevot e Lorena Wiebes e forse i giornalisti di quassù si chiedono chi sia l’italiana che ha conquistato il secondo posto. Lei si muove a suo agio e spiega che la EF Education-Oatly nel finale aveva la doppia opzione di Alison Jackson per lo sprint e lei per anticipare. E mentre si racconta con gli altri, la memoria scava nei ricordi e ci torna in mente la sua vittoria di tappa al Giro d’Italia del 2019 a Carate Brianza quando aveva appena 21 anni e l’anno dopo quel problema alla vista, che si pensò legato al Covid ed era invece un rarissimo virus dal quale è uscita se non più forte, di certo più consapevole. Poi arriva da noi e si passa a parlare in italiano.

Ci racconti l’emozione di salire su un podio così importante?

Oggi è stato veramente incredibile. Sapevo che avevo una condizione veramente grandiosa dopo le Fiandre. Già dalla Omloop Nieuwsblad ho avuto veramente delle buone sensazioni, ma questa era la gara a cui puntavo da inizio stagione. E’ la mia gara speciale, ce l’ho nel cuore già dall’anno scorso, quando ero arrivata tredicesima. Mi ero promessa che un giorno avrei vinto o perlomeno sarei arrivata sul podio, quindi oggi è stato veramente fantastico. Anche perché la gara era iniziata male…

La Roubaix di Letizia Borghesi era iniziata con un inseguimento dovuto a foratura
La Roubaix di Letizia Borghesi era iniziata con un inseguimento dovuto a foratura
Era iniziato con una caduta anche il Fiandre del sesto posto, che cosa è successo oggi?

Una foratura nel primo settore, per cui ho dovuto inseguire ed è stata veramente tosta. Però nel finale ho avuto ancora delle buone gambe e ho deciso di rischiare il tutto per tutto e provare a prendermi questo podio, invece di aspettare la volata. Eravamo d’accordo che io avrei provato ad anticipare sullo strappetto a quattro chilometri dall’arrivo. C’è stato un tentativo di attacco che ho seguito, ho provato a collaborare, ma non ha funzionato. Pensavo ormai che non si riuscisse più ad andare via, però a un chilometro e mezzo dall’arrivo ho visto l’occasione e sono andata a tutta. L’ultimo giro è sembrato veramente lungo, sono così contenta.

Perché hai detto che è la tua corsa?

Io vengo dal ciclocross, quindi il pavé è qualcosa che ho nel sangue. Mi piacciono tutte le classiche, il mio punto forte è quando le gare sono veramente a esaurimento. Tante salite o settori a tutta fuori soglia, perché ho una grande durabilità. Quindi nelle gare del Nord, le classiche in genere, riesco ad esprimermi al meglio. Potrei aggiungere che vado bene con il freddo, la pioggia e il vento, però oggi non è stato il caso. E’ stata una Roubaix in versione estiva.

Sul podio, Boghesi è commossa: l’attacco nel finale è riuscito benissimo
Sul podio, Boghesi è commossa: l’attacco nel finale è riuscito benissimo
Cambia qualcosa adesso nella tua percezione e forse anche nella tua carriera?

Sicuramente ho sempre creduto nelle mie capacità e sono sempre migliorata anno dopo anno, senza mai forzare le tappe. Ho rispettato i tempi della maturazione del mio corpo e quest’anno ho salito il gradino finale che mi ha portato a gareggiare alla pari delle big. Questo piazzamento mi dà tanta confidenza per le gare che vengono, sono consapevole di potermi giocarmi qualcosa di grande e anche che posso avere una posizione di leader nella squadra. E’ qualcosa di eccezionale e sicuramente è una bella conferma che siamo sulla giusta strada.

La “Ronde” da protagonista, ma ora Borghesi vuole di più

09.04.2025
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La voce è squillante come da tempo non capitava. Le emozioni del Fiandre sono ancora fresche, nella mente e nel cuore di Letizia Borghesi. Una di quelle corse dove anche un piazzamento, nel suo caso il 6° posto, ha un valore particolare e un sapore dolce…

La gioia di Letizia e dei dirigenti del team per un piazzamento di grande spessore (foto Facebook)
La gioia di Letizia e dei dirigenti del team per un piazzamento di grande spessore (foto Facebook)

Quella corsa, per la trentina di Cles ha sempre avuto un proprio fascino: «La prima volta l’ho corsa nel 2017, ero una ragazzina e capii subito che era nelle mie corde, anche se mi ritirai. Poi l’ho disputata praticamente ogni anno ma per una ragione o per l’altra non riuscivo mai a centrare il risultato. Questa volta è andata come volevo, almeno in gran parte…».

Che intendi dire?

Sono rimasta coinvolta nella maxicaduta che è costata la corsa alla Longo Borghini. Non mi sono fatta male, ma la bici si è danneggiata, ho dovuto aspettare per sostituirla, ho così perso tempo e anche energie nei 20 chilometri d’inseguimento. In quei lunghi minuti pensavo che fosse finita, che ancora una volta tornavo a casa con nulla in mano, invece sono riuscita ad agganciarmi. Ma quando c’è stata l’azione decisiva io ero rimasta un po’ indietro e forse non avevo la gamba per poter tenere quel ritmo, chissà che sarebbe successo se avessi avuto un approccio meno traumatico.

Letizia la fianco della Kopecky. Non è un caso, la Borghesi appare sempre più al livello delle più grandi (foto Facebook)
Letizia la fianco della Kopecky. Non è un caso, la Borghesi appare sempre più al livello delle più grandi (foto Facebook)
Che cosa ti piace del Fiandre?

A me piacciono un po’ tutte le classiche del Nord – sentenzia la ragazza dell’EF Education-OatlyIl pavé, le salite ripetute, gli strappi brevi ma molto ripidi, le strade strette: è tutto un mix nel quale mi trovo bene. Mi sarei trovata ancora meglio con il clima classico di quelle corse, tra pioggia e freddo, invece abbiamo trovato una giornata calda e serena.

Il piazzamento ottenuto impreziosisce un inizio stagione nel quale, a fronte di pochi squilli, c’è però la consapevolezza che sei molto più vicina alle cicliste più forti…

Effettivamente è così, mi accorgo che qualcosa è cambiato, che c’è stato un salto di qualità e guardandomi indietro so anche da che cosa è dipeso: quest’inverno ho abbinato la preparazione a qualche gara di ciclocross, anche in Belgio, nel periodo di Natale, quindi nelle grandi classiche. Correre per un’ora fuori soglia, costantemente al limite, ti dà quella resistenza e quella brillantezza che fanno la differenza. Appena ho iniziato a correre ho visto che andavo meglio, purtroppo a Maiorca mi sono ammalata e ho perso qualche giorno, ma è servito ora perché ho raggiunto un’ottima forma. Tanto è vero che le corse precedenti il Fiandre mi avevano un po’ innervosito, perché non si traducevano nei risultati che mi aspettavo.

Per la Borghesi le apparizioni invernali nel ciclocross le hanno fatto fare un salto di qualità (foto Facebook)
Per la Borghesi le apparizioni invernali nel ciclocross le hanno fatto fare un salto di qualità (foto Facebook)
E’ il tuo momento di carriera migliore?

Diciamo che ho sempre dimostrato di essere costante, di andare forte a inizio come a fine anno, ma ogni stagione mi ha dato qualcosa in più. Mi accorgo di essere più matura e di essere migliorata e lo vedo soprattutto confrontandomi con le più forti, vedendo che tengo il loro passo. E’ un segnale importante. Ci sto arrivando piano piano, senza bruciare le tappe e questo mi dà molto coraggio.

Domenica c’è la Roubaix, che per chi ha dimestichezza con il ciclocross può essere un campo di battaglia favorevole…

Si adatta a me, lo scorso anno ho chiuso tredicesima ma fino all’ultimo ero nel vivo della corsa, in grado di giocarmi qualcosa d’importante. In quella corsa la guida conta tantissimo, le capacità tecniche, ma sappiamo bene quale influsso abbia la fortuna, quanto incida sull’esito finale. Sicuramente l’attendo con curiosità, proprio per verificare sul posto i miglioramenti scaturiti dall’inverno trascorso sui prati.

L’italiana dell’EF Education-Oatly guarda ora con fiducia alla Roubaix
L’italiana dell’EF Education-Oatly guarda ora con fiducia alla Roubaix
Per ora non hai gareggiato tanto, perché?

E’ dettato dal calendario, considerando come detto che ho perso qualche giorno in Spagna. Ho disputato solamente prove in linea, nessuna corsa a tappe. In tutte le gare però sono andata abbastanza bene, stando sempre con le prime fino alle battute decisive. Non ho raccolto molto, ma c’ero.

A Oudenaarde, quando sei arrivata, che cosa hai pensato?

Ero felicissima, lo ammetto, proprio per com’era scaturito quel risultato. Per il fatto che ero riuscita a fare la volata pur con tutta la fatica accumulata lungo la gara e soprattutto nell’inseguimento. Poi, a freddo, riguardando la corsa capisco anche che con un po’ di fortuna si poteva ottenere anche di più. Ma avere un po’ di credito con la fortuna non fa mai male, no?

C’è un’altra Borghesi che emerge sempre di più…

02.05.2024
5 min
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Un padre come Giuseppe che è stato un ottimo dilettante, vincitore della Trento-Bondone nel 1989 e della Torino-Valtournenche, fermatosi alle porte del professionismo per problemi fisici. Una sorella come Letizia che è una colonna portante dell’EF Education Tibco SVB. Poteva Giada Borghesi non seguire le orme di famiglia? Lei ci ha provato, si è dedicata a tennis e atletica, ma poi il richiamo della bici è stato troppo forte.

Il successo nella prima tappa del Giro Mediterraneo in Rosa, chiuso poi terza (foto Ossola)
Il successo nella prima tappa del Giro Mediterraneo in Rosa, chiuso poi terza (foto Ossola)

Cambio di alimentazione

Il suo amore per le due ruote è stato talmente forte da superare momenti davvero difficili ed è la stessa ciclista trentina a raccontare la sua odissea che ha trovato il suo “approdo a Itaca” solamente in questa stagione.

«A dicembre 2020 – racconta – ho preso il Covid. L’anno dopo dovevo esordire nell’Aromitalia Basso Bikes Vaiano, ma non sono mai stata bene e gareggiavo pochissimo. C’è voluto tanto tempo per capire che cosa avevo, si pensava fossero i postumi del covid, ma non era così. A marzo 2022 ho avuto la risposta: sono celiaca. Ho cambiato alimentazione, ma per ritornare quella di prima c’è voluto tempo e intanto un’altra stagione era passata. Nel 2023 ho fatto qualche buona gara nazionale e intanto iniziavo a emergere anche nel gravel».

Una delle rarissime apparizioni della Borghesi nel 2021, il suo annus horribilis
Una delle rarissime apparizioni della Borghesi nel 2021, il suo annus horribilis
Poi sei approdata alla BTC City Ljubljana

E finalmente ho potuto mostrare quel che so fare. Ho potuto lavorare bene d’inverno e avere una buona stagione nel ciclocross.

Che cosa ti accomuna a tua sorella Letizia e che cosa avete di diverso?

Caratterialmente siamo all’opposto, lei è più timida e introversa, io sono molto più esuberante. Dal punto di vista ciclistico è più difficile dirlo, anche perché abbiamo 4 anni di differenza e di esperienza, considerando anche che io, saltando due anni, posso considerarmi ancora alle prime battute. Lei comunque è una passista che va bene anche in salita, io nelle ascese forse ho qualcosa in più, ma devo ancora dimostrare tutto. Letizia poi ha una predilezione per le corse belghe, per le classiche e in questo vorrei imitarla.

Giada con sua sorella Letizia (a sinistra), della quale vuole seguire le orme anche nel WorldTour
Giada con sua sorella Letizia (a sinistra), della quale vuole seguire le orme anche nel WorldTour
La sensazione vedendo la tua stagione è che il successo nella Worthersee Gravel Race, la tappa austriaca delle World Series, ti abbia un po’ sbloccato: dopo non sei quasi mai uscita dalla top 10…

E’ che in quella gara ho finalmente potuto iniziare a raccogliere i frutti del mio lavoro. Alla Ponente in Rosa avevo un virus intestinale come altre del mio team e non sono riuscita a emergere, ma già al Trofeo Binda ero andata bene. Ero con le prime fino a una trentina di chilometri dal traguardo. Alla gara gravel le cose hanno iniziato a girare bene e da lì sono state tutte giornate positive.

Passare indifferentemente dal gravel alla bici su strada non è però molto semplice…

E’ vero, serve un periodo di adeguamento, come per ogni tipo di bici. Dopo la vittoria in Austria sono tornata a gareggiare su strada una settimana dopo, in Francia, sono andata bene ma un po’ di contraccolpi in quella settimana li ho sentiti. Ormai poi per emergere bisogna guardare ogni dettaglio.

La vittoria in Austria è stata uno sblocco per la Borghesi. Unica a rimanerle vicina la Schreurs (NED) a 4″
La vittoria in Austria è stata uno sblocco per la Borghesi. Unica a rimanerle vicina la Schreurs (NED) a 4″
Cosa rappresenta per te il gravel?

Un’opzione importante. Avrei gareggiato anche nella prova di Orosei, ma c’era il Liberazione e la squadra voleva la mia partecipazione. A fine giugno agli italiani comunque ci sarò e spero che dal gravel arrivi anche una convocazione in azzurro, anche come sorta di compensazione per non essere riuscita a coglierla nel ciclocross.

A proposito di Liberazione: sia lì che precedentemente al Giro Mediterraneo in Rosa sei stata l’unica vera alternativa alla Uae.

Mi sono sentita circondata, soprattutto sulle strade romane. Essere allo stesso livello di un team del WorldTour è una grande soddisfazione. Contro ragazze così hai la sensazione di non poter gestire la corsa. Al Giro del Mediterraneo, dopo che nella prima tappa avevo preso la maglia, ho capito subito che non c’era possibilità di difenderla. Infatti Gillespie è andata via e non ho potuto fa nulla. Essere riuscita comunque a salire sul podio finale è stata una grande soddisfazione al termine di una bella esperienza. Per me era la prima vera corsa a tappe disputata nel pieno delle mie possibilità.

Giada Borghesi al Liberazione, attorniata dalle ragazze della Uae
Giada Borghesi al Liberazione, attorniata dalle ragazze della Uae
E a Roma?

Ero io contro di loro… A cinque giri dalla fine scattavano a turno e io rispondevo sempre, unica a farlo. Ero contenta di quel che facevo, ma sapevo anche che non potevo continuare così. Infatti quando sono andate via in tre, non sono riuscita ad agganciarmi e chiaramente Venturelli non poteva aiutarmi nell’inseguimento. Alla fine quel 5° posto è stato di grande valore.

Chiaramente la tua squadra non è a quel livello, ma come ti ci trovi?

Molto bene, apprezzo soprattutto il fatto che sia un team che fa attività di un certo livello, con molte prove all’estero. E’ un team italiano, anche se collegato a una struttura slovena. E’ un bel gruppo, certamente contro una squadra del WT c’è troppa differenza. Ora siamo in Francia, per le corse di Morbihan del fine settimana, sarà un altro bel test contro team più accreditati.

In maglia azzurra nel ciclocross. Ora l’aspirazione è fare lo stesso su strada e nel gravel
In maglia azzurra nel ciclocross. Ora l’aspirazione è fare lo stesso su strada e nel gravel
Che cosa ti aspetti da qui alla fine dell’anno?

Tanto. Innanzitutto continuare a sentirmi così o anche meglio, in modo da conquistare la vittoria giusta per ottenere magari una convocazione in azzurro. In definitiva quel che vorrei è raccogliere più risultati possibili per meritarmi un palcoscenico più grande…

Altro che Inferno del Nord, per Borghesi il pavè è un paradiso

09.04.2024
4 min
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ROUBAIX (Francia) – Forse il sorriso di Letizia Borghesi è anche più grande di quello di Elisa Balsamo, nonostante l’ex iridata abbia sfiorato la vittoria della Parigi-Roubaix Femmes. Nel velodromo gli occhi della portacolori della EF Education Tibco SVB la dicono lunga.

La prestazione di Borghesi è stata buona, eccellente se si pensa che si tratta di una classica  monumento: 13° posto, nel drappello inseguitore, ad appena 28” dalle ragazze che si sono giocate la vittoria. Il bicchiere è decisamente è mezzo pieno.

Letizia Borghesi (classe 1995) all’arrivo della Roubaix sabato scorso
Letizia Borghesi (classe 1995) all’arrivo della Roubaix sabato scorso

Feeling da crossista

«E’ stata una gara durissima – ha detto la trentina – Questo terreno, il pavé, mi piace veramente tanto. Quando c’è da spingere sulle pietre mi trovo a mio agio. Entravo bene nei settori. Sarà anche perché vengo dal ciclocross, ma sento che mi muovo con naturalezza».

Tutto facile? Neanche per sogno. La corsa delle donne, rispetto a quella maschile all’inizio muoveva verso Sud. E in quei giorni di vento caldo, nell’alta Francia, questo significava avere il vento contro o di lato, facendo aumentare lo stress della gara. 

E così succede che nella bagarre iniziale Letizia si difenda bene, ma poi nei primi settori di pavé incappa in una noia meccanica. Tutto quello di buono fatto sin lì, tutto quello fatto per restare davanti rischia di sfumare.

Di sfumare, ma non di svanire, perché la gamba c’è. Ed è anche bella piena.

«Mi è scesa la catena – racconta Borghesi – pensavo fosse tutto finito. Invece sono ripartita e ho continuato a lottare davvero duramente. Ho fatto uno sforzo enorme per rientrare nel primo gruppo. E poi sono riuscita a tenere le migliori».

Tra le grandi. Letizia ha detto che ama questa corsa, il pavè e che non vede l’ora di tornare (foto Instagram)
Tra le grandi. Letizia ha detto che ama questa corsa, il pavè e che non vede l’ora di tornare (foto Instagram)

Ritmi da leader

Borghesi è un fiume in piena. Ascoltarla mentre ci racconta di una Roubaix con il viso ancora impolverato e le tracce di sudore infangate è un contesto che esalta le emozioni.

Lei ha parlato di riuscire a tenere le migliori, ed è vero, ma ad un tratto il drappello in cui viaggiava stava quasi per riprenderle… le migliori. Andava più forte di Kopecky e compagnia bella. 

«Sì, sì – si accende Borghesi – ad un certo punto quasi abbiamo creduto di riprenderle. Andavamo davvero forte. Io però ero a tutta per restare attaccata. Si spingeva tanto e non c’era respiro. Non volava una mosca. Io almeno non dicevo nulla. Speravo solo di arrivare qui al velodromo».

«Mi spiace un po’ per il finale, perché nella volata mi sono ritrovata con i crampi». E poi, dopo una breve pausa, aggiunge: «Ma questa Roubaix per me è un ottimo punto di partenza per il futuro».

La trentina ha fatto molte classiche. Domenica chiuderà la sua Campagna del Nord con l’Amstel Gold Race
La trentina ha fatto molte classiche. Domenica chiuderà la sua Campagna del Nord con l’Amstel Gold Race

Sguardo in avanti

A 25 anni Borghesi ha tutte le carte in regola per poter continuare a crescere e a sognare in grande. 

Prestazioni del genere in gare simili ti danno qualcosa. Ti lasciano qualcosa: consapevolezza in primis, ma anche piccoli “ritocchi” al motore. Sai che se le cose vanno bene ci puoi essere. Così capisci dove limare, dove poter guadagnare quel qualcosa. E in più in queste gare spingi il tuo corpo un po’ oltre, spostando l’asticella dei parametri fisici.

Senza contare che sono occasioni di vivere in prima persona il ciclismo al massimo livello. Giusto l’altro giorno l’altra Letizia, Paternoster, ci spiegava come studiasse le grandi: nei movimenti in gruppo, nel mangiare, nei rapporti. Anche Borghesi non perde occasione di osservarle.

«Kopecky – dice – si è mostrata in grande forma e riesce ad essere competitiva su ogni terreno. Poi c’è Vos che è, e resta, una garanzia. L’obiettivo è quello di arrivare al loro livello. E di lavorare per farlo. Si cerca d’imparare dalle più forti.

«La cosa bella che ho notato è che riescono ad essere tranquille e a dare tranquillità alle compagne anche nei momenti più concitati della corsa. E questa credo sia una grande qualità».

Borghesi: «Dopo Giro e Tour devo ricaricare gambe e morale»

04.08.2022
5 min
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Ha appena vissuto un luglio intenso e difficile nella sua prima annata nel WorldTour. Però non tutto il male viene per nuocere, qualcosa di buono da trarre insegnamento c’è sempre. Letizia Borghesi ha corso Giro Donne e Tour Femmes senza avere il supporto della fortuna ma ha saputo reagire e mettersi alla prova anche in vista del futuro. Lei che aveva già superato una difficoltà agli occhi dopo il lockdown del 2020.

La ventitreenne della EF Education Tibco SVB nella gara italiana è caduta alla sesta tappa procurandosi un grosso ematoma alla gamba destra arrivando tuttavia fino all’atto finale di Padova. In Francia invece è rimasta coinvolta nel maxi groviglio di bici della quinta tappa. Purtroppo ha dovuto alzare bandiera bianca alla settima e penultima frazione per il peggioramento delle botte riportate a collo e gambe.

Letizia Borghesi è nata a Cles il 16 ottobre 1998. Vive a Rallo, in Val di Non, dove ha iniziato a correre
Letizia Borghesi è nata a Cles il 16 ottobre 1998. Vive a Rallo, in Val di Non, dove ha iniziato a correre
Letizia, finora che stagione è stata?

Buona fino a giugno. Mi sono sentita bene nelle classiche in Belgio dove ero lì a lottare con le migliori. Ho fatto buoni risultati nelle volate generali di Nokere Koerse, Dwars door Vlaanderen e Scheldeprijs (rispettivamente nona, dodicesima e ottava, ndr). Forse potevo raccogliere qualcosa di più. Poi sono andata bene ancora alla Vuelta a Burgos e nelle due gare a tappe britanniche, Ride London e Women’s Tour. Insomma ero soddisfatta. Poi sono rimasta delusa da Giro e Tour.

Andiamo in ordine cronologico. Dopo il traguardo di Bergamo ti avevamo vista in lacrime e portata via in barella. Cos’era successo?

Ero caduta all’ultimo giro del circuito iniziale prima di fare il tratto in linea verso l’arrivo. Sono scivolata in una curva in discesa ed ho picchiato forte la gamba destra. Sono arrivata a Bergamo spingendo praticamente solo con la sinistra. Avevo tantissimo male ma non volevo mollare perché un paio di giorni dopo c’erano le due tappe trentine, quelle di casa. Volevo correrle perché sapevo che sarebbero parenti e amici a sostenermi.

Sei riuscita però a finire il Giro Donne…

Sì, ma non so se sia stata la scelta giusta. Ho terminato pedalando solo una gamba e il riassorbimento della botta è stato più lungo del previsto. Di conseguenza anche l’avvicinamento al Tour non è stato dei migliori. Ma io non volevo perdere l’occasione di correre una corsa del genere.

E lassù com’è andata?

Nella tappa inaugurale sui Campi Elisi stavo bene, sensazioni simili a quelle prima del Giro. Nella terza tappa ero andata in fuga. Poi alla quinta tappa però sono finita dentro quella mega caduta. Io ero riuscita a restare in piedi ma mi sono arrivate addosso altre atlete. Non so se avete ben presente quella immagine, ma io avevo sopra di me almeno 5-6 ragazze. Ero quasi rimasta incastrata in quel cumulo di bici. Lì mi sono fatta un taglio al mento, diverse abrasioni e un colpo al collo. Non riuscivo quasi più a muoverlo.

Ma hai continuato…

Sono ripartita e ho tagliato il traguardo dopo 50 chilometri fatti da sola. Due giorni dopo però non riuscivo più a pedalare e a stare in bici dal dolore. Mi è dispiaciuto molto dovermi ritirare anche perché avevamo Veronica Ewers che faceva classifica, sfiorando la top ten per pochissimi secondi, e volevamo aiutarla in questo obiettivo.

Sei stata tenace in entrambi i casi, non trovi?

Sì, sono contenta della mia reazione di fronte a questi episodi. Sono state prove di resistenza che fanno esperienza e carattere. E alla fine se mi lamento troppo che luglio mi è andato male, devo pensare che c’è chi sta peggio. La mia compagna Lizzie Banks, quella con cui ho legato di più, non corre da marzo per problemi legati al Covid.

Con la squadra come sta andando?

Il mio inserimento è buono. Mi trovo bene con tutte le compagne. Inizialmente ho dovuto adattarmi ad una nuova dimensione. Ed è stato duro anche con l’inglese ma adesso tutto è migliorato. Ho un contratto con loro anche per il 2023 e vorrei fare un bel salto di qualità, cominciando a lavorare bene già in inverno.

Giro Rosa 2019. Sul traguardo di Carate Brianza esulta Quagliotto ma il colpo di reni vincente è di Borghesi (foto Ossola)
Giro Rosa 2019. Sul traguardo di Carate Brianza esulta Quagliotto ma il colpo di reni vincente è di Borghesi (foto Ossola)
Quali sono i tuoi obiettivi a lungo termine?

So di avere tanti margini di miglioramento e ogni anno i miei valori migliorano. Quel successo al Giro mi aveva dato consapevolezza. Ora sono in un team che fa un calendario importante in cui posso confrontarmi con le più forti. Quando sto bene riesco a tenere sulle salite e a sfruttare il mio spunto veloce. Il mio ideale di gare sono le Classiche del Nord o anche la Strade Bianche. Mi piacciono il pavé e il freddo. Vorrei fare bene in questo tipo di corse.

E quelli a breve termine?

Innanzitutto passerò un agosto senza correre. Cercherò di recuperare fisicamente e mentalmente. Magari d’accordo col mio preparatore farò un po’ di altura per essere pronta per La Vuelta ed il finale di stagione con le gare italiane. Sarebbe bello ritrovare la vittoria ma onestamente mi accontenterei di centrare belle prestazione e qualche buon risultato, anche migliore di quelli di inizio anno. Mi aiuterebbero a trovare una ulteriore iniezione di fiducia nei miei mezzi.