Martinez, il messaggio di Pinot e la lezione della Vuelta

01.02.2024
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Nella Groupama-FDJ che nell’ultima stagione ha perso con Demare e Pinot le colonne di una vita, forse pochi si aspettavano che Lenny Martinez potesse sbocciare così presto e così bene. Lo scalatore francese, che nel 2021 si era presentato al pubblico italiano vincendo il Giro della Lunigiana, negli stessi giorni della corsa ligure ha sfiorato una tappa alla Vuelta Espana conquistando la maglia di leader, a capo di una stagione davvero positiva, consacrata con la vittoria nella CIC Mont Ventoux (foto di apertura).

Martinez faceva parte della stessa infornata U23 di Gregoire e Germani, Watson e il Pithie che ha appena vinto la Cadel Evans Great Ocean Road Race. La sua stagione inizierà il 16 febbraio nella Classic Var e poi proseguirà con il Tour des Alpes Maritimes, prima del Gran Camino e il Catalunya. Approfittando del secondo ritiro spagnolo della squadra, abbiamo cercato di capire che cosa gli passi per la testa alla vigilia del secondo anno nel WorldTour.

Lenny Martinez è nato a Cannes l’11 luglio del 2003 . Suo padre è Miguel Martinez, olimpionico di MTB
Lenny Martinez è nato a Cannes l’11 luglio del 2003 . Suo padre è Miguel Martinez, olimpionico di MTB
Ma prima facciamo un passo indietro: ti aspettavi una stagione così buona per il primo anno?

No, non mi aspettavo necessariamente una stagione così bella (sorride, ndr). Mi ero detto che per essere bella, mi sarebbe bastata una stagione regolare, ma non mi aspettavo molto perché nel primo anno non si sa mai. Il livello è piuttosto alto, ma col passare dei chilometri, correndo nel mio solito modo, ho visto che le cose funzionavano.

Sei rimasto più impressionato dalla vittoria al Ventoux o dalla prima settimana alla Vuelta?

Col senno di poi, direi la prima settimana della Vuelta. Tuttavia a livello emotivo mi è piaciuta di più la vittoria, perché era una vittoria. E’ arrivata forse inaspettata, eppure quei pochi secondi sul Ventoux sono stati un momento molto forte che resta nella memoria.

Che cosa ha rappresentato per te la partecipazione al primo grande Giro?

Molta esperienza, la possibilità di crescere. E’ stato davvero bello vedere come abbiamo lavorato per preparare la Vuelta e ora non vedo l’ora di rifarlo e provare semplicemente a fare meglio. Perché adesso so cosa aspettarmi da quelle tre settimane.

Martinez è professionista dal 2023. E’ stato leader della Vuelta per due tappe. E’ alto 1,68 e pesa 52 chili
Martinez è professionista dal 2023. E’ stato leader della Vuelta per due tappe. E’ alto 1,68 e pesa 52 chili
Alla partenza della Vuelta sei arrivato con dubbi o certezze?

Non necessariamente dubbi e neppure certezze, mi dicevo che sarebbe stato bello anche solo finirla. Avevo in testa che sarebbe stato bello arrivare a Madrid e se poi fosse venuto qualche risultato, sarebbe stato fantastico. Alla fine è andata proprio così, ma non sarebbe sato un problema portarla a termine senza risultati, perché in ogni caso avrei imparato qualcosa.

Che cosa ricordi del giorno dell’Osservatorio Astrofisico de Javalambre, in cui sei arrivato secondo prendendo la maglia di leader?

Ricordo che è stata una giornata molto dura, soprattutto questo. Ho avuto il supporto dei miei compagni sin dalla partenza, senza di loro non avrei potuto prendere la maglia rossa. L’ultima salita è stata molto dura, si andava un po’ troppo forte per me. Ma alla fine non sono arrivato troppo lontano da Kuss (il distacco al traguardo è stato di 26”, ndr) e la sera ero contento.

Puoi descriverci in che modo si manifestava la stanchezza con il passare dei giorni?

C’è stanchezza mentale. Preferisci restare a letto e dopo un po’ preferisci riposarti piuttosto che andare a correre. C’è anche l’affaticamento muscolare. Te ne accorgi quando la tappa parte molto forte e tu non sei pronto, senti le gambe gonfie e un po’ rotte. Di solito inizia a migliorare dopo la prima ora e mezza e in certi giorni per arrivare alla fine della tappa devi essere davvero bravo. Ma anche le partenze sono faticose…

Nel 2022 Martinez ha vinto due tappe alla Ronde de l’Isard, dopo il Val d’Aosta (foto Richard Corentin)
Nel 2022 Martinez ha vinto due tappe alla Ronde de l’Isard, dopo il Val d’Aosta (foto Richard Corentin)
Tutto questo ti ha permesso di conoscere meglio te stesso e le tue capacità di recuperare?

Ho imparato qualcosa su tutto questo. Ho imparato anche a non mollare. All’inizio stavo bene, poi sono caduto, mi sono ammalato e alla fine sono riuscito a ritrovare le forze e delle buone sensazioni. Ho imparato che in un grande Giro un giorno puoi stare malissimo e il giorno dopo invece vincere. Quindi devi sempre credere in te stesso, devi imparare a gestire questi giorni. Devi imparare a gestire tutte le giornate.

Ti aspettavi che il gruppo Continental andasse così bene nel suo primo anno di WorldTour?

No, non necessariamente. Pensavo che avremmo fatto bene, con l’obiettivo di imparare e alla fine oltre a questo, sono arrivati i risultati. Diciamo che è andata bene.

A fine carriera, Pinot ha detto ai suoi compagni di prendersi cura della squadra. Cosa pensi che volesse dire?

Thibaut ha fatto crescere molto la squadra. Noi siamo i suoi successori e dobbiamo prenderci cura della squadra e continuare a farla crescere come ha fatto lui. Ma non è una cosa semplice, può voler dire tutto e niente. Tirare su la squadra significa assicurarsi che stia progredendo, vincere le gare, fare in modo che la squadra sia la migliore che può essere.

Lombardia 2023, l’ultima corsa di Pinot, che ha lasciato un’importante eredità (foto nicolas_le_goat / lequipe)
Lombardia 2023, l’ultima corsa di Pinot, che ha lasciato un’importante eredità (foto nicolas_le_goat / lequipe)
Che differenza vedi tra la preparazione dello scorso inverno e quella di quest’inverno?

Nessuna differenza perché quest’inverno mi sono allenato esattamente come l’inverno scorso, in termini di ore e tutto il resto. Quindi ho semplicemente aggiunto un po’ di corsa a piedi, un po’ di lavoro in palestra sollevando pesi. Ma a parte quello, in bici non avevo ancora aumentato i volumi. Questo ritiro sta dando ottimi frutti, stiamo vivendo delle settimane fantastiche e proprio qui ho iniziato ad aumentare i carichi di allenamento.

Stai lavorando su un punto particolare?

Soprattutto sullo sprint. Gli scatti. I lavori brevi. Lavoro un po’ su tutto per diventare un corridore completo. Dopo il primo anno WorldTour ho capito che non potrò mai vincere uno sprint di gruppo, ma so che posso fare bene su salite da 10 minuti e anche da un’ora. Per questo penso di essere uno scalatore. Le salite mi stanno bene tutte. Quelle lunghe e anche quelle più corte.

Secondo anno in vista, Germani cambia ritmo e ambizioni

28.12.2023
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CALPE (Spagna) – Quando nel corso della scorribanda spagnola siamo entrati nell’hotel in cui alloggia anche la Groupama-FDJ in coabitazione con il Movistar Team e la Total Energies, l’incontro con Lorenzo Germani era in cima alla lista degli appuntamenti. Il ciociaro è l’ultimo italiano rimasto nella squadra di Madiot ed è uno di quelli da cui ci si aspetta un segnale.

Con 22 anni a marzo, Germani si accinge a vivere il secondo anno nel WorldTour e nello scriverne ci rendiamo conto di essere vittime della nevrosi per cui si vorrebbe tutto e subito. Probabilmente accade perché i suoi amici della continental, da Martinez a Gregoire, sono passati ugualmente lo scorso anno e si sono già fatti vedere in modo importante. La realtà è che la squadra francese è nel pieno di una metamrofosi. Pinot ha smesso e Demare è passato alla Arkea-Samsic e così in pochi mesi il gruppo ha cambiato faccia.

Al via del Romandia, Germani ai primi passi nel WorldTour, Pinot ormai sulla porta del ritiro
Al via del Romandia, Germani ai primi passi nel WorldTour, Pinot ormai sulla porta del ritiro

Il discorso di Madiot

Germani lo troviamo in un divano nella hall da cui si vede la spiaggia di Calpe in pieno sole. Il ritiro è agli sgoccioli, la testa è già alle Feste e poi all’inizio della stagione. La squadra ha da poco fatto le foto ufficiali con le nuove bici Wilier Triestina, che però non si possono ancora mostrare. Germani dice che sono molto veloci, sia quella da strada sia quella da crono. Per il montaggio hanno mantenuto Shimano, come prima con le Lapierre. Il ritiro di Pinot ha lasciato un bel vuoto di carisma, come si riparte?

«Marc Madiot – attacca Germani – ci ha fatto uno dei suoi discorsi di inizio, prendendo l’ultima frase detta da Pinot alla squadra prima di andarsene: “Prendetevi cura della squadra”. Quindi ha detto che per tutti noi, che nel 2023 eravamo la nouvelle vague, il 2024 sarà un nuovo inizio. C’è stato un bel cambiamento anche all’interno dello staff, alcuni sono andati in pensione e sono arrivati dei nuovi. Marc resta comunque molto ambizioso, sono arrivate nuove figure nel campo della performance perché possiamo avere sempre qualcosa di più. Quindi ha concluso che non dobbiamo sentirci spaesati perché certi personaggi se ne sono andati. Mancheranno, ma abbiamo l’organizzazione per non farli rimpiangere».

Al posto di Yvon Madiot andato in pensione, Mauduit (qui con Gaudu) è capo della Direzione Corsa (foto Groupama-FDJ)
Al posto di Yvon Madiot andato in pensione, Mauduit (qui con Gaudu) è capo della Direzione Corsa (foto Groupama-FDJ)
E sarà davvero così?

Di sicuro sarà difficile non sentirne la mancanza. Penso sul piano dei punti, visto che Thibaut e Demare ne facevano tantissimi. Quest’anno toccherà a noi, a Gregoire e Martinez, che hanno la mia età. Insomma, il tempo dell’apprendistato sta per terminare e bisogna cominciare a portare dei frutti. Ora la squadra è nelle mani di Kung, Gaudu, Madouas e di certo Gregoire e Lenny Martinez, che ha fatto una stagione incredibile. Poi immagino una seconda linea con Rudy Molard e Geniets e Pacher.

E Germani?

Germani farà un calendario molto più WorldTour di quello che ha già fatto e che è stato ugualmente importante. La squadra ha fiducia in me, vedono che lavoro bene e faccio quel che devo. Prima del 10 gennaio non possiamo dare i dettagli, ma farò un calendario molto italiano, quindi è abbastanza prevedibile che sarò a Laigueglia, poi Strade Bianche, Tirreno, Sanremo e Giro d’Italia. In avvio si sta ragionando sul Provence e Drome Ardeche.

A che punto sei della tua crescita?

Dopo la Vuelta, mi sento più forte fisicamente e con più esperienza. Per conferma, aspetto di vedere le prime gare e come reagisce il fisico. La preparazione è cambiata perché non farò l’Australia. Quindi dato che inizio a metà febbraio, ho affrontato una ripresa più light. Per il resto sarà tutto uguale, a partire da quando si inizieranno a fare l’intensità e i vari lavori. Posso dire che ho chiesto di lavorare di più. Va bene crescere per gradi e il fatto che siamo giovani, però voglio anche spingere il limite un po’ più avanti. Perciò ho chiesto di aumentare l’intensità, le ripetizioni e le ore.

Da quando ha chiesto di allenarsi di più, Germani torna spesso a casa spossato… (foto Instagram)
Da quando ha chiesto di allenarsi di più, Germani torna spesso a casa spossato… (foto Instagram)
Vedere Martinez e Gregoire già a un livello così alto è un pungolo?

Dal momento che la squadra va bene, lo stimolo a lavorare meglio viene da sé. Il fatto di essere cresciuti ciclisticamente insieme, mi spinge a cercare di restare con loro, diciamo così.

Sembri sempre molto posato ed educato, anche se chi ti conosce meglio dice che in corsa sei una iena. Chi ha ragione?

Sono calmo, ma in realtà non sono calmo (sorride, ndr). Sapeste tutto quello che mi gira per la testa… A volte non parlo e mi tengo tutto dentro, ma in corsa è diverso. Metto i paraocchi come i cavalli da corsa, guardo solo la linea che c’è davanti e faccio il massimo. I timori reverenziali li ho avuto in parte il primo anno, poi ho concluso che sono un corridore come gli altri. Ho un contratto come pure Van der Poel. Lui prende milioni e io prendo migliaia, ma questo è un altro discorso. I timori reverenziali non te li puoi permettere, perché alla fine siamo tutti sulla stessa strada e su una bicicletta. Non è scritto da nessuna parte che uno ha dei privilegi, in corsa siamo tutti corridori.

Quindi riparti più cattivo?

Già prima della Vuelta avevamo parlato del non avere paura e di non porci limiti. Così ho fatto e la Vuelta è andata bene. Soprattutto noi giovani abbiamo corso con lo stesso piglio che avevamo messo in luce nella continental. Senza paura. Forse è vero che un grande Giro ti cambia il motore, perché sento di avere più forza e più resistenza. Magari a livello di picco non sarò cresciuto in egual misura, ma mi sento più solido.

La Vuelta è stata il primo Giro di Germani e l’ha corsa in modo sbarazzino. Qui in fuga verso l’Angliru
La Vuelta è stata il primo Giro di Germani e l’ha corsa in modo sbarazzino. Qui in fuga verso l’Angliru
Quando hai chiesto di lavorare di più, la squadra come l’ha presa?

Ne ho parlato con l’allenatore. Lui sa che non sono mai rientrato a casa da un allenamento davvero morto, quindi è stato d’accordo purché si aumenti nel modo giusto. Il desiderio sarebbe quello di ricominciare ad alzare le braccia al cielo, ma visto il calendario che faccio, sarà difficile. Io voglio continuare a progredire e crescere, poi per vincere c’è tempo. Però a fine 2024 mi scade il contratto, per cui non mi dispiacerebbe dare un segnale.

In nazionale eri sempre assieme a Milesi e Garofoli. Uno ha vinto il mondiale crono, l’altro ha avuto sfortuna, ma ha detto che accetterebbe la convocazione per mondiale U23 e per Tour de l’Avenir. Tu cosa ne pensi?

Assolutamente no. Dal momento in cui ho fatto la Vuelta, ho deciso che non avrei accettato più la chiamata di Amadori, per rispetto dei veri under 23. Se mi avessero chiesto di scegliere tra Vuelta e Avenir, ovvio che avrei scelto la Vuelta. In generale penso che bisognerebbe fare quello che ci fa crescere, non quello che ci fa vincere soltanto perché siamo andati correre con ragazzi di livello inferiore.

Pensi che vinceresti facilmente il mondiale U23?

Non ho detto questo, solo che non mi apporterebbe nulla a livello di crescita. E’ vero che non preparo una corsa per vincerla da due anni, ma credo che i veri U23 abbiano diritto a giocarsi la sola loro corsa che ha la televisione per tutto il giorno. Quelle che faccio io hanno sempre la diretta. Io almeno la penso così. Però (ghigna, ndr) ero certo che Gianmarco avrebbe risposto così.

Crescioli saluta la Mastromarco. E’ il momento di crescere

19.12.2023
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Possiamo considerare questa intervista a Ludovico Crescioli un continuo di quella fatta un anno fa (era il 14 dicembre 2022). Un altro anno è passato e il giovane toscano in forza alla Mastromarco Sensi Nibali dal 2024 sarà con la Technipes #InEmiliaRomagna e fa di nuovo un punto insieme a noi. Crescioli era uscito alla ribalta in quel famoso Giro della Lunigiana del 2021. Aveva terminato la corsa alle spalle di Lenny Martinez, i due erano divisi da 34 secondi. Nel proseguire della carriera le loro strade hanno preso direzioni tanto diverse

Martinez quest’anno ha esordito alla Vuelta, indossando la maglia rossa per due tappe. Crescioli, invece, ha messo in fila il suo secondo anno da under 23 alla Mastromarco. Di domande e spunti di riflessione ce ne sono tanti e Crescioli con l’intelligenza e la lucidità che ha sempre dimostrato, li analizza con noi.

Dopo due anni alla Mastromarco ha deciso di cambiare squadra, dal 2024 sarà con la Technipes
Dopo due anni alla Mastromarco ha deciso di cambiare squadra, dal 2024 sarà con la Technipes
Intanto come stai?

Bene, tutto bene. Ho ripreso ad allenarmi da un mese abbondante. Ieri (domenica per chi legge, ndr) ho fatto 5 ore in bici. Oggi, invece, è stata una giornata di scarico. Sto ancora alternando bici e palestra. Ho già iniziato a lavorare con Alessandro Malaguti, preparatore della Technipes. Insieme alla squadra ci siamo incontrati già un paio di volte, l’ultima settimana scorsa: sono fiducioso, l’ambiente mi piace molto. Abbiamo un preparatore e anche un nutrizionista. 

E’ la prima volta che ti rapporti con figure del genere?

Da under 23 sì. Alla Mastromarco ci seguiva Balducci, che faceva da diesse e preparatore. Non avevamo un nutrizionista e mi basavo sulle cose imparate al Casano quando ero juniores. Quest’anno in Technipes c’è uno staff più ampio, dove tutti hanno il proprio ruolo. Più consigli si hanno e meglio è (dice con una risata, ndr). 

Il 2023 che anno è stato?

Travagliato, all’inizio della stagione mi sono ammalato parecchie volte. Avevo spesso bronchiti, tosse e febbre. Capitava che mi ammalassi dopo una corsa, così dovevo restare fermo una settimana e non riuscivo mai ad avere il colpo di pedale giusto. Questo fino a maggio.

La gamba in Polonia al Nation Grand Prix non era al meglio ma si è messo a disposizione dei compagni (PT Photos)
La gamba in Polonia al Nation Grand Prix non era al meglio ma si è messo a disposizione dei compagni (PT Photos)
Poi che è successo?

Mi sono sistemato con la salute ed ho messo insieme due esperienze importanti. Prima l’Orlen Nations Grand Prix con la nazionale di Amadori, poi il Giro Next Gen con la Mastromarco. La vera svolta è stato proprio il Giro, da lì in poi ho trovato il colpo di pedale giusto, infatti al campionato italiano sono arrivato nono. 

E la corsa con la nazionale che cosa ti ha lasciato?

Una bella esperienza. Non avevo una condizione super, ma ho aiutato tanto i miei compagni. In più ho avuto occasione di mettermi alla prova in un contesto internazionale. Essere stato convocato mi ha fatto un enorme piacere. Dopo il Giro Next Gen sono anche andato a Sestriere per una decina di giorni e mi sono allenato con la nazionale. Non sono andato subito in ritiro perché ci tenevo a correre la Bassano-Monte Grappa e la Zanè-Monte Cengio. Peccato che poi il 10 agosto, in gara sono caduto e mi sono rotto il polso. 

Non il miglior modo per presentarsi al finale di stagione.

No, anche se poi quando sono tornato in gruppo ero contento. Mi interessava correre e farlo prima dell’inverno, per avere anche il morale giusto.

Al Giro Next Gen la condizione del toscano era in crescita
Al Giro Next Gen la condizione del toscano era in crescita
Il colpo di pedale giusto lo hai trovato dopo le due corse a tappe: Orlen e Giro Next Gen, non è un caso. Forse ti sono mancate queste corse per crescere…

Di corse a tappe ne ho fatte due da junior (tra cui il Giro della Lunigiana, ndr). Poi da primo anno under 23 ho corso al Valle d’Aosta, infine in questa stagione ho aggiunto Orlen e Giro Next Gen.

Dopo due anni da under 23 che tipo di corridore pensi di poter diventare?

Da quel Giro della Lunigiana avevo messo nel mirino di crescere nelle corse a tappe. Ho pensato che quella potesse diventare la mia strada. 

Ma alla Mastromarco, in questi due anni ne hai fatte poche, solo tre.

Da loro mi sono trovato bene, specialmente il primo anno, quando avevo ancora la scuola da finire. Poi nel 2023 mi sono accorto che avevo bisogno di crescere ancora e così ho deciso di cambiare. Questo anche per fare un calendario più importante. In Mastromarco ho corso tante gare regionali e nazionali, ma poche internazionali.

Crescioli è andato in ritiro con la nazionale di Amadori tra luglio e agosto, a Sestriere
Crescioli è andato in ritiro con la nazionale di Amadori tra luglio e agosto, a Sestriere
Quando sei andato a misurarti in contesti come Orlen e Giro che hai visto?

Che sono una spanna sopra, che erano diversi. Questo è stato un ulteriore stimolo a volermi migliorare, a crescere. Credo molto nella Technipes e loro credono in me. Me lo hanno dimostrato fin da subito, ho parlato tanto con Chicchi e Cassani, ma anche con Chiesa e Coppolillo. Proprio con Chicchi, che è toscano, ho fatto il viaggio in macchina per andare al ritiro della settimana scorsa. 

Che cosa ti ha detto?

Ho percepito che sono contenti di avermi tra di loro. Sono fiduciosi e io lo sono verso la squadra, sono una continental e questo, secondo me, mi aiuterà a fare il passo in più che cerco

Dopo il Lunigiana si diceva che fossero venuti a cercarti anche dei Devo Team…

Sono andato alla Mastromarco e non me ne pento, con loro avevo un accordo da prima del Lunigiana. In questi due anni con loro sono cresciuto ed ora è giunto il momento di crescere ancora, questo è il motivo del cambio di squadra. 

Nel 2021 Pinarello, coetaneo di Crescioli, è passato alla allora Bardiani, alternando attività under 23 di alto livello e corse con i pro’
Nel 2021 Pinarello, coetaneo di Crescioli, è passato alla allora Bardiani, alternando attività under 23 di alto livello e corse con i pro’
Nel 2021, ultimo tuo anno da junior, iniziavano i trasferimenti dei ragazzi all’estero, ora sono una normalità. Secondo te hai pagato questa tempistica?

Quando ero secondo anno io, sono passati professionisti Pellizzari e Pinarello (quest’ultimo arrivato terzo al Giro della Lunigiana di quell’anno, ndr). Il fatto dei trasferimenti all’estero si è sdoganato dai 2004 in poi. Chiaro che in un Devo Team sei più seguito e guardato, però non rimpiango quello che ho fatto. 

Saremo contenti di fare un punto con te durante la prossima stagione, intanto ti facciamo un grande in bocca al lupo per il 2024.

Va bene e W il lupo!

Terza settimana e Angliru: tutte le domande di Martinez

12.09.2023
4 min
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Per qualche giorno, Lenny Martinez è stato descritto come la vera novità della Vuelta, almeno a partire dal secondo posto all’Observatorio Astrofisico de Javalambre, quando ha conquistato la maglia di leader. Il più giovane leader di sempre in testa a un grande Giro, con i suoi vent’anni e i 52 chili che ne hanno fatto per giorni la mascotte d’acciaio in testa al gruppo. La coincidenza più curiosa è legata al calendario. Lenny infatti ha conquistato la maglia rossa il 31 agosto, lo stesso giorno in cui da La Spezia partiva il Giro della Lunigiana: la corsa che lo rivelò al pubblico italiano (è singolare che nel video contenuto nell’articolo di allora, parlasse già della Vuelta). La bella favola è durata per due tappe, fino al giorno di Xorret de Catì, quando Roglic ha alzato le braccia e in testa alla Vuelta è passato Sepp Kuss

I giorni successivi sono stati sempre più pesanti. Per qualche giorno, Martinez è rimasto intorno alla quinta posizione, finché si è messo di mezzo il Tourmalet e quel giorno il suo passivo è stato più pesante di quanto le sue esili spalle potessero sopportare. Oggi il francese riparte dalla 19ª posizione, con un distacco di 36’24” da Kuss. La terza settimana è vera terra di nessuno, l’Angliru di domani rischia di essere uno scoglio insormontabile.

Martinez ha preso la maglia dopo la sesta tappa e l’ha mantenuta per due giorni
Martinez ha preso la maglia dopo la sesta tappa e l’ha mantenuta per due giorni
Quando hai capito che la fatica stava prendendo il sopravvento?

Mi sono sentito bene fino al primo giorno di riposo, poi non ho più avuto le stesse sensazioni dell’inizio. Qualcosa non funzionava bene e lo sentivo, il mio corpo ha iniziato a soffrire. Mi sono ammalato per la tanta fatica due giorni prima di prendere la maglia rossa e il fisico non ha retto. Sono crollato completamente nella tappa del Tourmalet e anche il giorno dopo. E’ stato davvero difficile, dopo tutto il lavoro dei miei compagni dall’inizio di questa Vuelta. Ma il corpo non ce la faceva e non mi era rimasto niente nelle gambe.

Per fortuna avevi bei ricordi da coltivare…

Il momento più bello della Vuelta è stata la tappa in cui ho preso la maglia rossa. Sono arrivato secondo, quasi la mia prima vittoria di tappa in un grande Giro dietro un grande Sepp Kuss. La tappa era molto difficile, ho finito molto stanco, ma anche molto felice. Il ritmo è stato molto alto per tutto il giorno.

Sei sempre riuscito a dormire e mangiare bene?

All’inizio andavo a letto presto e cercavo di stare attento, però man mano che la Vuelta procedeva, andavo a letto un po’ più tardi (prima di mezzanotte comunque). Spesso infatti le partenze sono tardi ed è possibile svegliarsi la mattina verso le 9,30. Quanto al mangiare, abbiamo al seguito uno chef che cucina davvero bene. Questo ci permette di mangiare con piacere, è come essere in un ottimo ristorante, ma con i cibi giusti per la bici.

Stai mangiando tanto?

Cerco sempre di mangiare molto. In una corsa a tappe così dura, è possibile non avere più appetito a causa della stanchezza, ma bisogna comunque sforzarsi. Ho bisogno di mangiare molto, nonostante il mio corpo sia così piccolo.

La maglia rossa è sfumata a Xorret de Catì, nel giorno nella vittoria di Roglic, quando il primato è passato a Kuss
La maglia rossa è sfumata a Xorret de Catì, nel giorno nella vittoria di Roglic, quando il primato è passato a Kuss
Sei più nervoso per l’inizio della terza settimana o perché domani ci sarà l’Angliru?

La terza settimana è un bel mistero, non so come reagirà il mio corpo e quando sei leader di una squadra, devi esserlo ovviamente in ogni tappa di montagna. Se un giorno non stai bene, perdi tutto, soprattutto con il livello che c’è qui alla Vuelta.

Pensi che tutto questo alla fine si tradurrà in una buona scuola?

Sì, per ora la prima parte della Vuelta mi ha insegnato una volta di più a correre da leader in un grande Giro. Nella nostra squadra ci sono tanti giovani come me e anche loro hanno imparato ad esempio a difendere la maglia di leader. Spero che anche loro abbiano vissuto grandi emozioni come me.

Germani e il diario dei primi nove giorni spagnoli

04.09.2023
6 min
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Questi primi nove giorni di Vuelta hanno fatto parlare tanto, anche per situazioni extra corsa. Per Lorenzo Germani è la prima volta in un grande Giro, e la sua squadra, la Groupama-FDJ, ha deciso di farlo partire proprio dalla Spagna. Un esordio lontano dai riflettori di casa, ma che per il giovane ciociaro ha comunque un grande significato. Oggi era il primo giorno di riposo, nove fatiche alle spalle, che Germani è pronto a raccontarci tutte d’un fiato

Una Vuelta partita bene per i francesi, con una crono a squadre terminata in quinta posizione
Una Vuelta partita bene per i francesi, con una crono a squadre terminata in quinta posizione

Riposo completo

«Domani – racconta dalla stanza dell’hotel Germani – si ripartirà con una cronometro. Di conseguenza oggi non ho preso la bici, nessuna sgambata, riposo totale. Ieri siamo partiti tardi, nonostante fossimo sul primo volo (la corsa si è spostata dalla zona di Murcia a quella della Castilla, ndr). Siamo arrivati in hotel prima di altre squadre, ma comunque non presto. La sveglia era alle ore 10 e oggi mi sono diviso tra massaggi e un controllo dall’osteopata».

Nove tappe complicate, la gambe si sono “sciolte” con il passare dei giorni e dei chilometri
Nove tappe complicate, la gambe si sono “sciolte” con il passare dei giorni e dei chilometri
Queste prime fatiche che cosa ti hanno lasciato nelle gambe?

All’inizio muscolarmente ero più rigido, con il passare dei giorni mi sono sbloccato, me lo ha detto anche il massaggiatore che i miei muscoli sono più “molli”. Gli ultimi 3 giorni sono stati particolari, la tappa di Oliva (la settima, ndr) è stata tranquilla. Le due successive no, siamo andati davvero forte. 

Riavvolgiamo il nastro fino a Barcellona, che effetto ti ha fatto partire per la tua prima Vuelta?

Fino a quando non sono salito sulla passerella di partenza, non sono stato del tutto tranquillo. Avevo un po’ di ansia che potesse succedere qualcosa, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Sapevo di far parte della squadra da inizio luglio, quindi ho avuto il modo giusto di avvicinarmi e approcciare questo impegno.

E gli attimi prima di salire sul trampolino? Eri nervoso?

No, da quando sono salito sui rulli per fare riscaldamento fino alla fine della prova ho mantenuto alta la concentrazione. Sono entrato in quella che possiamo definire una sorta di bolla. In quel momento ero più concentrato che emozionato. 

Germani alle spalle di Molard, il corridore più esperto nella squadra francese
Germani alle spalle di Molard, il corridore più esperto nella squadra francese
Com’è partecipare al primo grande Giro?

Davvero molto bello. Abbiamo avuto modo di creare il nostro gruppo piano piano. E’ dal Polonia che lavoriamo insieme, anzi dal ritiro di Tignes. I compagni li conosco bene, considerando che su 8 corridori siamo in 5 della generazione 2000 (i francesi Martinez e Gregoire, gli inglesi Askey e Watson, ed infine il nostro Germani, ndr). La squadra è super tranquilla e non ci mette pressione, l’ambiente è super familiare. 

Come squadra siete partiti bene…

Bisogna dire che siamo partiti subito forte, anche nella cronometro di apertura siamo stati davanti. Abbiamo ottenuto il quinto tempo, a pari con la Education-Easy Post, terzi. Lenny Martinez ha indossato la maglia bianca, anche se non ne era il detentore ufficiale (spettava a Evenepoel, che però indossava la roja, ndr). 

Avete anche indossato la maglia roja, con Martinez, che effetto fa scortarla in gruppo?

Trovarti in gruppo a tirare davanti agli squadroni come Jumbo e Soudal Quick-Step fa “strano”. Prima li vedevi solamente in televisione, poi però ci parli e ti accorgi che sono persone come te. Scherzi, ridi e scambi qualche battuta. Il giorno dopo aver preso la maglia sono stati loro i primi a farci le congratulazioni. Sono stati molto rispettosi. 

A Martinez hai detto qualcosa?

Che l’unico modo che aveva di farmi tirare per lui era prendere la maglia, ci è riuscito! Però dai, non ho dovuto lavorare nemmeno così tanto (dice con una risata, ndr). 

In gruppo con chi ti è capitato di parlare?

Durante una tappa Roglic mi ha passato in un tratto di discesa e mi ha detto: «Il problema è che vado forte in discesa, ma piano in salita». Mi ha strappato una risata, se lui ha questo problema figuriamoci noi altri. 

Il tifo com’è? Caldo?

Sì, fin dalle prime salite senti una grande emozione nel pedalare con tutta questa gente a bordo strada. Poi arrivi nei chilometri finali e diventa ancora di più, senti una spinta incredibile. 

In gruppo c’è spazio per una battuta e una parola con tutti i corridori
In gruppo c’è spazio per una battuta e una parola con tutti i corridori
Avete già affrontato tante difficoltà: salite, cadute e ventagli. Il momento più importante?

Nove giorni intensi. Nella frazione di ieri, ero contento di essere rimasto nel primo gruppo davanti durante i ventagli. Peccato che Martinez non sia riuscito a seguirmi ed è rimasto dietro. Ad un certo punto non sentivo la radio e non capivo cosa fare. 

Trovate il tempo per vivere un po’ di “vita comune”?

Poco ad essere sinceri. Le tappe finiscono tardi, e non siamo mai a cena prima delle 21. Non è semplice, anche perché i trasferimenti sono davvero lunghi, i momenti in comune sono principalmente in pullman, dove ridiamo e scherziamo. 

E con chi sei in stanza?

Gregoire. Mi trovo bene con lui, siamo in stanza insieme dal ritiro di febbraio e spesso condividiamo la stanza. Per caso, credo, visto che il mio cognome viene prima del suo nell’elenco della squadra. Durante il ritiro di febbraio avevamo un letto matrimoniale, abbiamo cercato di cambiare stanza e prendere due letti singoli, ma non ci siamo riusciti. Diciamo che una volta dormito nello stesso letto, abbiamo abbattuto tutte le barriere (altra risata, ndr). 

Nella tappa nove Germani (a destra in maglia Groupama) è stato bravo a muoversi nei ventagli, ritrovandosi nel gruppo di testa (foto Instagram)
Nella tappa nove Germani (a destra in maglia Groupama) è stato bravo a muoversi nei ventagli, ritrovandosi nel gruppo di testa (foto Instagram)
Come vi trovate?

Benissimo. Parliamo, ci confrontiamo, ed in più abbiamo trovato un nostro equilibrio che ci permette di vivere sereni.

La notte prima dell’esordio hai dormito?

Ho fatto fatica. Le notti successive, soprattutto le ultime, arrivava la stanchezza a chiudermi le palpebre. 

Questo riposo ci voleva, insomma, cosa ti viene in mente se pensi che ci sono ancora due settimane di gara?

Mi pongo più dei mini obiettivi. Non posso pensare a tutto insieme, altrimenti diventa ancora più dura. So bene che arriveranno le tappe toste e cercheremo di fare il massimo per mantenere la buona posizione di Lenny Martinez.

Martinez, Germani, Gregoire… la “banda Gigì” fa rotta sulla Vuelta

09.08.2023
4 min
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Loro sono i ragazzi di “Gigì”, di Jerome Gannat. Parliamo delle giovani perle della Groupama-Fdj che dalla continental sono passati in prima squadra. Ragazzi che ora sono impegnati nelle gare più importanti del WorldTour e che si apprestano ad affrontare il loro primo grande Giro: la Vuelta.

Tutto è nato con una battuta scambiata al Giro della Valle d’Aosta proprio con Gannat, il diesse della continental francese. Gli avevamo chiesto dove fossero i suoi ragazzi, quelli con cui ha vinto tante gare, con cui dominava lo stesso Valle d’Aosta e tante altre corse di primo piano e lui: «Eh – sospirando – i miei ragazzi sono alla Vuelta!». La frase si era conclusa però con un sorriso e una “coda” d’orgoglio.

La sua Equipe Groupama-Fdj è stata forse la continental più forte di sempre. Reuben Thompson, Lorenzo Germani, Romain Gregoire, Lenny Martinez molti di loro li rivedremo in Spagna. E la lista non è finita: pensiamo a Watson, Davy e Askey.

Gannat (il secondo da sinistra) era il diesse del forte gruppo della continental, passato quasi tutto in prima squadra
Gannat (il secondo da sinistra) era il diesse del forte gruppo della continental, passato quasi tutto in prima squadra

Martinez sogna

In Polonia c’erano Germani e Martinez: ormai due fratelli. Come del resto anche gli altri. Questo è un punto forte del gruppo di Madiot che fa leva sul centro di Besançon, sulla formazione tutti insieme sin da giovani.

«Io – spiega Martinez – sapevo che avrei dovuto fare la Vuelta sin da gennaio. Per me non è stata del tutto una sorpresa, ma sono ugualmente molto felice di andarci. E’ una vera emozione. Sarà una grande esperienza. E’ tutta la squadra che è giovane. E credo sia super!».

«Gannat? E’ il mio diesse e mi manca. A lui sono affezionato, ma ora siamo qui».

Al Polonia Martinez ha chiuso 12° nella generale. Bene anche Germani che lo ha aiutato (foto Instagram – @gettysport)
Al Polonia Martinez ha chiuso 12° nella generale. Bene anche Germani che lo ha aiutato (foto Instagram – @gettysport)

Vuelta guadagnata

Rispetto a Martinez e Gregoire, Germani non era certo di andare in Spagna. In qualche modo doveva guadagnarsela. Magari non per forza a suon di risultati, ma dimostrando che era pronto fisicamente e mentalmente. Il primo anno del WorldTour può essere molto complicato. Ma il laziale, e anche i suoi compagni, ha mostrato a Madiot di saper tenere, di avere le spalle abbastanza grandi per un grande Giro.

«E’ bello che siamo tutti insieme e tutti noi ci aiutiamo, ci conosciamo bene. Sarà una bella avventura», ha detto Germani.

«Della Vuelta ne parliamo tra di noi, non sempre… ma ne parliamo. E’ il nostro primo grande Giro. Siamo tutti emozionati. Sarà un’esperienza importante anche perché siamo cresciuti insieme. E’ un po’ come tornare ai vecchi tempi. E questo, immagino, rende l’approccio diverso per noi rispetto ai ragazzi delle altre squadre che arrivano ad un grande Giro per le prima volta. Siamo noi, siamo il “solito” gruppo».

«E’ bello questo passaggio – aggiunge Martinez – dal “baby Giro”, al Valle d’Aosta e ora alla Vuelta». 

All’arrembaggio

I giovani della Groupama-Fdj sono quindi pronti a dare assalto alla Vuelta. Battitori liberi, senza pressione, ma con tanta classe. «L’affronteremo giorno per giorno», ci dicono. Il che sa di un attacco annunciato.

Per questo appuntamento non hanno cambiato allenamenti, né fatto qualcosa di specifico. Hanno seguito un approccio “normale”, inserito in un più generale programma di lavoro, di crescita naturale. Quindi: altura, gare di preparazione e nessuna uscita particolarmente lunga. Semmai di diverso c’è stata la prova della cronosquadre durante l’altura.

«Abbiamo fatto un avvicinamento molto standard – dicono in coro i ragazzi – tre settimane in altura e nulla di particolare. Non abbiamo visto nessuna tappa, però abbiamo fatto una riunione per conoscere a grandi linee il percorso. Abbiamo studiato i profili, ma non abbiamo fatto nessuna ricognizione in bici».

I ragazzi della “banda Gigì” qualcosa s’inventeranno. Tra gli under 23, speso facevano il bello e il cattivo tempo. Magari sbagliavano anche, ma la corsa passava da loro. Mai passivi. Sempre col coltello tra i denti. 

Nel WT dei grandi non sarà facile ripetersi, ma siamo pronti a scommettere che non staranno sulle ruote. Neanche alla Vuelta.

Julbo cresce in Italia e rafforza la sua squadra

16.01.2023
4 min
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Con un passo davvero deciso e nello stesso tempo veloce, Julbo prosegue la sua crescita all’interno del mercato sportivo italiano. Stiamo parlando di una realtà di fama mondiale con alle spalle ben 134 anni di esperienza. L’azienda francese è stata infatti fondata nel 1888 nel dipartimento dello Jura, in quella che può essere considerata la patria dell’industria francese dell’occhialeria.

Oggi Julbo è in grado di proporre al mercato prodotti high-tech che spaziano dall’alpinismo allo sci in tutte le sue discipline e sfaccettature. L’azienda francese realizza inoltre occhiali di alto livello anche per vela, running, enduro e naturalmente per ciclismo su strada.

L’Italia cresce

A distanza di quattro anni dal cambio di strategia deciso per il mercato Italia, Julbo conferma il trend positivo delle vendite chiudendo l’anno fiscale con una crescita del 10% rispetto al precedente. Un dato questo che proietta il secondo trimestre dell’anno in corso ai massimi storici.

Thomas Pellegrino, Direttore Commerciale Europa Med, ha voluto commentare con queste parole la situazione positiva del mercato italiano per Julbo.

«Stiamo affrontando grandi sfide e ci poniamo traguardi ambiziosi per l’Italia. Julbo è un prodotto tecnico dedicato alla performance, che vanta oltre 100 anni di tradizione e know-how, ideato e progettato da chi ama lo sport, per atleti e professionisti dell’outdoor e per gli amatori più esigenti. Abbiamo l’obiettivo di crescere insieme ai nostri partner, per questo, abbiamo la necessità di avere un team in solida evoluzione».

Thibaut Pinot è uno dei volti di riferimento della Groupama-FDJ
Thibaut Pinot è uno dei volti di riferimento della Groupama-FDJ

Un nuovo team

Come anticipato dallo stesso Thomas Pellegrino, per il brand francese risulta oggi fondamentale avere un team in grado di presidiare al meglio il mercato italiano. Il coordinamento delle attività di Julbo per il nostro Paese è stato affidato a Stefano Cronst che ricoprirà il ruolo di Country Manager. Nel suo lavoro potrà contare sulla professionalità consolidata di Marta Ripamonti, Account Manager per l’area Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Accanto a loro Luca Bergamini, selezionato come figura commerciale di riferimento per Lombardia ed Emilia-Romagna. 

Il nuovo assetto del team rispecchia l’approccio strategico dell’azienda al mercato, volto a garantire una crescita organica e sostenibile, capace di mantenere l’attenzione sul partner offrendo formazione, supporto alle attività di sell-out e un livello di assistenza post vendita adeguato alla qualità e ai valori del brand. 

Trai i giovani passati dalla continental del team francese alla formazione WorldTour c’è anche Lorenzo Germani (foto Facebook Lapierre)
Trai i giovani passati dalla continental del team francese alla formazione WorldTour c’è anche Lorenzo Germani (foto Facebook Lapierre)

Con Pinot e compagni

Ricordiamo che Julbo non è solo occhiali, ma anche caschi. Il brand francese ha inoltre un forte legame con il ciclismo. Da quest’anno la Groupama-FDJ, la formazione diretta da Marc Madiot, utilizzerà caschi firmati Julbo mentre nel 2024 ai caschi si aggiungeranno anche gli occhiali. Diverso il discorso per la formazione continental del team francese che nel 2022 ha dominato la scena internazionale con Lenny Martinez, Romain Gregoire e il nostro Lorenzo Germani. I ragazzi del team continental già da quest’anno utilizzeranno caschi e occhiali Julbo.

Julbo

Martinez guida la carica dei ragazzini

31.12.2022
5 min
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Il Giro della Lunigiana da junior nel 2021. Il primo anno in continental con la vittoria del Val d’Aosta nel 2022. E adesso il salto nel WorldTour con il resto degli otto ragazzini della Groupama-FDJ, fra i quali il nostro Lorenzo Germani. Lenny Martinez non sta più nella pelle. E anche se si tratta di un francese nello squadrone francese, l’emozione la puoi tagliare con un coltello.

Dopo il primo ritiro a Calpe – dove Lenny ha sperimentato la serie di riunioni, allenamenti, massaggi e ginnastica (in apertura, foto Nicolas Gotz) – abbiamo così pensato di risentirlo per capire come vadano le cose. E in che modo si avvicini al primo anno da professionista.

Martinez ha 19 anni, è alto 1,68 per 52 chili: eccolo con la nuova maglia della Groupama-FDJ (foto Nicolas Gotz)
Martinez ha 19 anni, è alto 1,68 per 52 chili: eccolo con la nuova maglia della Groupama-FDJ (foto Nicolas Gotz)
Cosa hai fatto dopo la fine della stagione?

Mi sono preso una pausa di 6 settimane. Sono rimasto a casa a godermi la mia famiglia e poi mi sono spostato nel Sud della Francia per stare con mia madre. L’anno scorso mi ero fermato per 4-5 settimane, questa volta sono aumentate.

Che effetto ti fa passare nella WorldTour?

Diventare professionista era un sogno fin dall’infanzia e ora eccolo qui…

Passare con tanti compagni della continental sarà un vantaggio?

Sì, è un vantaggio perché ci conosciamo tutti molto bene. Siamo ottimi amici e faremo tutti progressi più concreti e impareremo ogni cosa restando insieme. E’ fantastico, l’avventura continua.

Martinez non ha cambiato modo di mangiare, ma un confronto sul tema non guasta (foto Nicolas Gotz)
Martinez non ha cambiato modo di mangiare, ma un confronto sul tema non guasta (foto Nicolas Gotz)
Avresti fatto un altro anno nella continental?

Avrei potuto, ma non ho voluto! I miei risultati con il team continental e la WorldTour mi hanno fatto capire che potevo passare al livello successivo. Il team mi ha offerto un contratto, quindi ho accettato con piacere.

Cosa è cambiato nella preparazione?

Una pausa un po’ più lunga e un ritiro in più rispetto all’anno scorso, quello di dicembre. Per il momento non faccio più ore dell’anno scorso, ma arriverà anche quel momento.

Un po’ di reazione fisica prima di partire con la bici (foto Nicolas Gotz)
Un po’ di reazione fisica prima di partire con la bici (foto Nicolas Gotz)
Perché hai scelto di eliminare il ciclocross dal menù?

Poiché la mia pausa è stata piuttosto lunga, poi c’è stato il ritiro di dicembre e fra breve ci sarà quello di gennaio. Penso che non possiamo fare tutto, inoltre mi sono trasferito nel Sud della Francia e qui c’è poco ciclocross.

Le gare pro’ a cui hai partecipato nel 2022 cosa ti hanno fatto capire il tuo adattamento al professionismo?

Ho visto dei risultati molto interessanti. Nel WorldTour sono riuscito a ottenere una top 10 e un sacco di top 15. Mi sentivo pronto e a livello di under 23 ero tra i migliori al mondo, per cui dovevo passare al livello successivo

Al team dei giovani più forti appartiene ovviamente anche Romain Gregoire (foto Nicolas Gotz)
Al team dei giovani più forti appartiene ovviamente anche Romain Gregoire (foto Nicolas Gotz)
Cosa ti convince del programma di Marc Madiot per voi giovani?

Penso sia una buona cosa, come ho detto, il fatto che cresceremo tutti insieme.

Come è organizzata la tua settimana di preparazione quest’inverno? 

Per il momento sto lavorando sulla resistenza, un po’ di velocizzazione, qualche sprint, lavoro sulle crono e anche esercizi per gli addominali, un paio di volte a settimana. Per il momento sono meno di 15 ore di bicicletta. Non ho cambiato nulla sul fronte dell’alimentazione. Mangio sempre bene e tanto, mi diverto ogni giorno.

Hai imparato qualcosa in ritiro da scalatori come Pinot e Gaudu?

Sì, anche se soprattutto nei primi giorni eravamo tutti mischiati e non divisi in gruppi specifici. Però, più andremo avanti nella stagione e più avrò da imparare da loro, soprattutto nelle corse. Pinot è il ragazzo che guardavo in televisione, fortissimo in montagna. E’ un gran corridore e ha una personalità unica.

Il tuo obiettivo è crescere velocemente come gli altri giovani?

Non saprei, penso che progredirò al mio ritmo. La squadra non andrà troppo veloce con me, ma neppure mi terrà troppo a freno.

Nel 2022 Martinez ha vinto due tappe alla Ronde de l’Isard, dopo il Val d’Aosta (foto Richard Corentin)
Nel 2022 Martinez ha vinto due tappe alla Ronde de l’Isard, dopo il Val d’Aosta (foto Richard Corentin)
Qual è il ricordo più bello che porti dalle categorie giovanili?

Tutta l’ultima stagione con la squadra è stata bellissima, in gara e fuori gara. La mia vittoria in Val d’Aosta, la mia prima vittoria alla Ronde de l’Isard, le gare con la WorldTour. Ma il mio ricordo più bello è un flashback sulla mia maturazione da quando ero piccolo. Sono orgoglioso di aver raggiunto tutto questo e di essere ora quello che sono.

Tuo padre Miguel è orgoglioso della tua carriera?

Sì, è molto orgoglioso (suo padre Miguel è stato oro olimpico nella mountain bike a Sydney, ndr). E’ davvero felice e segue i miei risultati. Quando vinco una gara, penso a lui e alla mia famiglia e sono quasi più felice per loro che per me. Invece mio nonno ormai non mi dà troppi consigli, di solito parliamo solo della vita.

La Groupama-FDJ sceglie la qualità di Julbo

17.12.2022
3 min
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Nei giorni scorsi il team Groupama-FDJ, la formazione diretta da Marc Madiot, ha definito un accordo di partnership tecnica con il brand Julbo. Si tratta di un accordo pluriennale caratterizzato da due passaggi ben distinti. Dal prossimo anno, Pinot e compagni utilizzeranno caschi firmati Julbo mentre nel 2024 ai caschi si aggiungeranno anche gli occhiali. Diverso il discorso per la formazione continental del team francese, quella che per intendersi quest’anno ha dominato la scena internazionale con Lenny Martinez, Romain Gregoire e Lorenzo Germani. I ragazzi del team continental già dal prossimo anno utilizzeranno caschi e occhiali Julbo.

Immagine dell’esterno della sede dell’azienda, nel dipartimento dello Jura (foto DomDaher)
Immagine dell’esterno della sede dell’azienda, nel dipartimento dello Jura (foto DomDaher)

Eccellenze francesi

L’accordo tra Julbo e Groupama-FDJ può essere considerato a pieno diritto l’incontro fra due eccellenze francesi. Se da una parte abbiamo un team “storico” del ciclismo transalpino, dall’altra abbiamo un’azienda con ben 134 anni di esperienza, essendo stata fondata nel 1888 nel dipartimento dello Jura, in quella che può essere considerata la patria dell’industria francese dell’occhialeria.

Pur conservando lo spirito familiare delle origini, oggi Julbo è un brand dal respiro internazionale in grado di proporre al mercato prodotti high-tech che spaziano dall’alpinismo allo sci in tutte le sue discipline e sfaccettature. Propone oggi occhiali di alto livello anche per vela, running, enduro e naturalmente per ciclismo su strada.

Il primo è stato Gaudu

La collaborazione tra Julbo e Groupama-FDJ non è una novità assoluta. Dal 2021 David Gaudu, uno degli atleti più promettenti della formazione transalpina, utilizza occhiali Julbo. Visti i suoi problemi con la vista, Julbo ha realizzato per lui degli occhiali con lenti correttive attraverso il proprio sistema collaudato RX Lab.

Anche Lenny Martinez, stella della formazione continental e pronto al debutto nel WorldTour, già nel corso di questa stagione utilizzava occhiali Julbo.

Christophe Beaud, CEO di Julbo (foto Jeremy Bernard)
Christophe Beaud, CEO di Julbo (foto Jeremy Bernard)

Parola ai manager

L’accordo con la Groupama-FDJ rappresenta un momento importante nella storia dell’azienda. La conferma arriva dalle prime dichiarazioni rilasciate da Christophe Beaud, CEO di Julbo.

«La partnership con la Groupama-FDJ – spiega – segna una nuova pietra miliare nella storia del nostro brand. E’ il risultato di una strategia implementata per un lungo periodo di tempo. Abbiamo iniziato realizzando occhiali da alpinismo. Successivamente abbiamo diversificato la nostra attività in vela, sci freeride, sci nordico, trail running, enduro e mountain bike. Dopo essere diventati fornitori ufficiali de L’Etape du Tour, ora rivolgiamo la nostra attenzione al ciclismo su strada. Abbiamo sviluppato i prodotti ideali per questo sport e ora è il momento giusto per noi».

Marc Madiot, General Manager della Groupama-FDJ ha espresso con queste parole la sua soddisfazione per la nuova partnership tecnica.

«A nome dell’intero team ciclistico Groupama-FDJ – dice – sono particolarmente orgoglioso di annunciare questa collaborazione con il marchio Julbo. Sostenere l’innovazione francese è nel DNA del nostro team e Julbo ha sede nella nostra regione, nello Jura. Come il nostro team, è un’azienda familiare che è cresciuta attraverso le sue esperienze sportive. La nostra partnership è più di una semplice sponsorizzazione. Questa è una vera collaborazione, una condivisione di competenze tra i nostri due team di ricerca e sviluppo, al fine di produrre l’attrezzatura più efficiente e i migliori risultati possibili per i nostri corridori».

Julbo