Jonathan Milan nuova Merida Reacto

La Merida Reacto CF5 di Milan e compagni

20.04.2021
4 min
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Con la stagione 2021 sono arrivati in casa Bahrain il promettente corridore Jonathan Milan e la nuova Merida Reacto. La storico modello del marchio taiwanese ha raggiunto così la sua quarta versione. Per capire come si comporta questa nuova bicicletta abbiamo parlato proprio con il giovane friulano.

Rigida e guidabile

Diciamo subito che Merida è un marchio che ha ben 40 anni di esperienza nella produzione di biciclette ed è ormai da molti anni impegnata nel professionismo sempre accanto a corridori di primissimo livello. La Reacto è stata una delle prime aero bike presenti sul mercato e ha conseguito numerosi successi. Ora la nuova versione si presenta sempre molto amica dell’aerodinamica, ma con alcuni accorgimenti che la rendono un po’ più confortevole e leggera.
«E’ una bicicletta rigida che mi è piaciuta molto sin da subito – ci dice Jonathan Milan – e di cui apprezzo molto la guidabilità».

Jonathan Milan con Marco Haller sulle nuove Merida Reacto
Jonathan Milan con Marco Haller sulle nuove Reacto
Jonathan Milan con Marco Haller sulle nuove Merida Reacto
Jonathan Milan con Sonny Colbrelli e Marco Haller sulle nuove Merida Reacto

Coperture più larghe

Una delle novità maggiori della nuova Reacto sta nella possibilità di montare coperture più larghe rispetto al modello precedente, arrivando fino a 30 millimetri di larghezza. Una qualità che è risultata comoda nella recente campagna del Nord.
«Nelle gare sul pavé ho montato pneumatici da 28 millimetri – ci spiega il neoprofessionista friulano – e mi sono trovato ottimamente. Durante le ricognizioni dei percorsi, quando si provano anche i materiali, ho visto che la Reacto si guidava molto bene e mi dava sicurezza anche sui terreni più difficili».

Jonathan Milan nuova Merida Reacto
Da notare lo sterzo basso e il carro molto compatto
Jonathan Milan Nuova Merida Reacto
Si notano lo sterzo basso e il carro molto compatto della nuova Reacto

Geometria racing

La Reacto è una bicicletta con geometrie orientate alla competizione. Il carro posteriore è molto compatto, con una lunghezza dei foderi bassi di 40,8 millimetri. Il tubo sterzo è basso, mentre il tubo orizzontale è abbastanza lungo. Un’impostazione pensata per chi ama gareggiare.
«Il carro così compatto la rende molto reattiva nei rilanci, sento proprio che mi viene dietro alla perfezione – e poi Milan aggiunge – la Reacto ha una geometria che la rende lunga e bassa e all’inizio della stagione avevo un po’ di timori, perché io sono uno molto sensibile ai cambiamenti tecnici, sento molto le differenze nei materiali. Invece, devo dire che abbiamo riportato le misure che avevo sulla Pinarello e non ho avuto nessun problema, anzi come dicevo prima mi trovo molto bene».

Un occhio al comfort

I tecnici Merida oltre a permettere il passaggio gomme più largo hanno lavorato sul comfort introducendo il reggisella S-Flex, sempre dalla forma aerodinamica, ma con una specie di incavo che ha la funzione di smorzare le vibrazioni.
«Venendo da una bicicletta molto diversa come la Pinarello F12, avevo timore di soffrire anche a livello di comodità, invece anche in questa caratteristica mi sono trovato bene e non ho patito il cambio».

Reacto CF3
La versione CF3 con stesse geometrie e colori di quella della Bahrain
Reacto CF3
La Reacto nella versione CF3 con stesse geometrie e colori di quella della Bahrain Victorious

Due versioni disponibili

Ricordiamo che i corridori della Bahrain Victorious corrono con il telaio nella versione CF5 dal peso di 965 grammi in taglia M, che è la più pregiata, ma per chi volesse risparmiare qualche euro, Merida ha realizzato anche la versione CF3 sempre con le stesse linee e geometrie ma con qualche grammo in più. A proposito di peso abbiamo chiesto a Jonathan Milan come si trova quando la strada sale.
«Per le mie caratteristiche io non devo fare chissà che ritmi in salita, però devo dire che su questo terreno mi ha sorpreso perché va molto bene, grazie alla sua reattività mi da delle buone sensazioni anche in salita».

Dalle pietre al parquet, la via di Milan verso Tokyo

07.04.2021
5 min
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Passare dalle pietre al parquet, dai muri alla pianura più perfetta della pista non deve essere facile. Ma è quello che è chiamato a fare Jonathan Milan. Il friulano è uno dei vagoni del quartetto olimpico. Se non ha già il biglietto aereo per Tokyo in tasca, poco ci manca. Il suo avvicinamento pertanto va curato in ogni particolare.

Durante i test invernali in pista si è lavorato molto anche sui materiali
Durante i test invernali in pista si è lavorato molto anche sui materiali

Il triumvirato

E a curarli ci pensano Andrea Fusaz, Paolo Artuso e Marco Villa. I tre tecnici stanno facendo crescere Jonathan sotto ogni punto di vista, lo stanno gestendo al meglio. Sono in continuo contato tra di loro, si tendono la mano per quel che concerne gare e allenamenti.

E in questo programma erano inquadrate anche le classiche del Nord. Per Milan queste sono state un qualcosa di nuovo e pertanto era determinante approcciarle col piede giusto e ancora più determinante era uscirne senza intoppi.

E Milan lo ha capito benissimo. Se si domandano a Jonathan stesso alcune cose specifiche sui suoi allenamenti è probabile che lui non sia grado di rispondere, in quanto davvero non conosce alcuni programmi. Semplicemente perché si fida di chi lo guida. E questo è un bene. Pensate quanto stress in meno ha addosso questo ragazzo.

La prima campagna del Nord di Milan lo ha visto prendere parte a cinque gare
La prima campagna del Nord di Milan lo ha visto prendere parte a cinque gare

Milan da Nord?

«Era un’esperienza importante per lui – spiega il suo tecnico alla Bahrain Victorious, Paolo Artuso –  è riuscito a concludere due corse di quelle fatte in Belgio. Ha lavorato bene per la squadra e lui è contento, delle corse e della prestazione. Ed è importante che il Nord gli sia piaciuto perché, pensando al futuro, per andare forte lassù non bastano le gambe: ti deve piacere. Si è reso conto che sono gare deve conoscere. Gli dicevano: tra poco inizia il Koppenberg, andiamo avanti. E lui: ma io che cosa ne so del Koppenberg!».

Il programma iniziale di Milan prevedeva anche la Roubaix. Senza questa gara avrà qualche giorno in più per recuperare dalle fatiche del Nord e soprattutto per testare anche i nuovi materiali e tornare a lavorare in pista.

«Abbiamo due opzioni, legate entrambe a quel che deciderà Villa. Andare alla prova di Coppa del mondo ad Hong Kong (prima metà di maggio, ndr) o a quella di Cali, in Colombia (a cavallo tra maggio e giugno, ndr), in base a questo si deciderà se farà il Giro di Slovenia o di Ungheria, prima dei campionati europei su pista che si terranno a fine giugno. I passaggi obbligati comunque sono due: una prova di Coppa e l’europeo».

Paolo Artuso
Paolo Artuso è uno dei preparatori della Bahrain Victorious
Paolo Artuso
Paolo Artuso è uno dei preparatori della Bahrain Victorious

Il lavoro di Artuso

Ma come si recupera dal Belgio? Come si passa veramente dalle pietre al parquet? Cosa lasciano nelle gambe i muri del Fiandre per chi come Milan è chiamato ad un esercizio tanto particolare come quello del quartetto?

«Le gare in Belgio – spiega Artuso – sono un po’ particolari, perché richiedono uno sforzo estremo, ma al tempo stesso tra una prova e l’altra si recupera. Ed è molto difficile gestire la parte alimentare. E’ facile mettere su un po’ di peso e per questo il fatto che Jonathan sia riuscito ad andare sempre molto avanti nelle gare, a finirle o a stare in corsa per almeno 4 ore, è importante. Anche perché significa che non ha avuto problemi meccanici o fisici. E questa parte aerobica o di resistenza si andrà poi a bilanciare con i lavori specifici che dovrà fare nei prossimi giorni: pista, palestra, partenze. Che poi non è nulla d’impossibile. Altri prima di lui lo hanno fatto, pensiamo a Ganna o a Viviani. E poi consideriamo anche quel che ha fatto prima della sua Campagna del Nord, che tipo di preparazione aveva svolto. Insomma aveva una buona base».

Artuso, è davvero preso quando parla di Milan. La sfida è stimolante anche per un preparatore. Avere tra le mani un ragazzo nuovo, un talento con la T maiuscola, conciliare strada e pista, conoscere le sue sensazioni, non è poco.

«Il lavoro da fare è tanto – conclude Artuso – si sente che sono mancati i giorni di lavoro a novembre e dicembre. Non dico che siamo chiamati a rincorrere, ma di certo tra gennaio, febbraio e marzo abbiamo lavorato come pazzi. Anche solo sui materiali: provare una sella, un body, un manubrio… spesso si è fatto tutto insieme».

Milan
Fusaz (a destra) conosce Milan da molti anni per averlo allenato al CTF
Milan
Fusaz (a destra) conosce Milan da molti anni per averlo allenato al CTF

Parola a Fusaz

E poi c’è Andrea Fusaz, il tecnico del Cycling Team Friuli, che conosce Milan da sempre.

«Questa prima Campagna del Nord è stata un’esperienza che lo ha rafforzato – dice Fusaz – anche mentalmente. Milan chiaramente non era pronto per queste competizioni, anche perché il suo obiettivo principale sono i Giochi di Tokyo, tuttavia ha svolto bene il suo lavoro ed è soddisfatto. Cosa gli dà un Fiandre fisicamente? Diciamo che lui il motore ce l’ha, ma di certo quelle gare lo temprano. Non hai tempo di recuperare o di sederti sulla sella, sei sempre chiamato ad esprimere tanti watt. E’ stato un carico metabolico importante, ma non eccessivo. Di certo quelle gare gli sono servite per settarsi su altri livelli di fatica.

«Questa settimana post Fiandre per lui è di transizione, poi tornerà a caricare e avrà giornate intense in vista della Coppa del mondo. Lavori lattacidi? Adesso si lavora per stimolare queste capacità, per portarlo al limite. Non possiamo aspettare le gare per farlo. E’ il momento di muoversi».

E Milan si prepara a passare dal pavé alla pista

05.04.2021
4 min
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Eppure c’è un italiano che è andato via dal pavé di Oudenaarde col sorriso sulle labbra ed è Jonathan Milan. Alla partenza se ne stava accanto ai compagni con un sorriso un po’ nervoso, come quando nel debutto c’è qualcosa che ti sfugge e finché non si parte ti resta addosso un po’ di inquietudine. Poi la corsa è partita e le sensazioni sono andate al loro posto. Fatica. Nervosismo. Alta velocità. Poi, fatto il proprio lavoro, la resa. Nonostante tutto, il bello del Nord. E alla fine, parlando con lui ai piedi del pullman, si ha la sensazione che il gigante friulano (è alto 1,94) si sia anche divertito. Bene così!

Vi ricordate di lui, no? Due anni al Cycling Team Friuli continental. Il tricolore della crono. Vittorie in linea. La scalata in pista al quartetto azzurro. Il passaggio fra qualche discussione (secondo il suo tecnico Bressan era troppo presto) al Team Bahrain Victorious. La condivisione della preparazione, fra gli allenatori del vecchio team e Paolo Artuso dell’attuale. Il debutto nel WorldTour. E davanti alle ruote la probabile partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo nel quartetto.

La ricognizione sui muri per prendere le misure con il pavé del Nord
La ricognizione sul pavé per prendere le misure
Come è andata?

Super bene, un’ottima emozione e un’ottima sensazione. Ho cercato di fare quello che mi avevano chiesto i ragazzi, penso di averlo svolto al meglio delle mie possibilità, delle mie capacità. La squadra è contenta.

Si parla dal basso verso l’alto, con il rischio di crampi per il braccio che tiene il registratore. “Johnny” indossa il cappello del team e la mascherina nera, per cui il sorriso soddisfatto si intuisce dagli occhi che brillano, come abbiamo imparato a capire negli ultimi due anni fra gli under 23.

Nei primi 130 chilometri al servizio del team, poi una sfida con se stesso
Nei primi 130 chilometri al servizio del team
Che cosa ti preoccupava alla partenza?

In queste corse, ho sempre un po’ di timore di non riuscire ad aiutare i miei compagni al meglio. Di non riuscire a tirare fino a quel chilometraggio. Di non riuscire ad arrivare fresco, tra virgolette (ride, ndr) fino a quel chilometraggio. Ecco, queste sono le mie paure. Poi magari sono sciocchezze, ma per uno come me che in gruppo ancora non sa come muoversi per bene, perché facendo il salto di categoria sono tutte cose diverse, un po’ di apprensione alla partenza la generano.

Che cosa ti avevano chiesto di fare?

Far prendere i settori davanti ai ragazzi. Tenerli nelle prime posizioni dal chilometro zero fino al 130 (fino al primo passaggio sul Qwaremont, dove la corsa iniziava il circuito dei muri, ndr). Ho cercato di svolgere il mio lavoro al meglio. Penso di esserci riuscito, ero su che parlavo con i ragazzi e mi hanno detto che ho fatto bene.

Jonathan Milan
Era dicembre, quando andammo a trovarlo a Buja, scattando questa foto sul pavé di casa…
Jonathan Milan
La foto sul… muro di Buja, durante la visita di fine 2020
Avevi mai corso su strade simili?

No, proprio no. Avevo fatto la Roubaix da junior, ma è proprio un’altra cosa

Quando venimmo a casa tua lo scorso inverno, facemmo una foto sul… muro di Buja: hai trovato qualche differenza?

Sono molto più duri (la risata questa volta è di entrambi, ricordando quella foto fatta proprio pensando a un giorno come questo, ndr). Cercavo di farli abbastanza di agilità, per tenere un po’ la gamba sempre in movimento. Per non irrigidirla più di tanto. Quando si prendevano i muri, si andava sempre belli spinti. Se vai a buttare giù rapporti a metà gara, la gamba dopo un po’ salta.

Usando la fantasia e tutta la prudenza del caso, può essere una corsa adatta a te?

Fantasticando può essere, se si prepara bene. Se in questi anni si farà una buona crescita, e sono fiducioso che sarà così al 100 per cento, per me sì. Potrebbe essere una corsa in cui raccontare qualcosa di bello.

Finito il racconto, si torna sul pullman, che sta per ripartire: si torna a casa
Finito il racconto, si torna sul pullman, che sta per ripartire: si torna a casa
Quali sono ora i programmi?

Rientrando ho una Coppa del mondo su pista a Hong Kong con la nazionale (13-16 maggio, ndr). Sarà molto importante andare a vedere come sono messe le altre nazionali. Che sviluppi tecnici hanno fatto, le bici e il vestiario. Poi sarò al Giro di Slovenia oppure alla Coppa del mondo di Cali, in Colombia (3-6 giugno). Poi gli europei di pista (23-27 giugno, ndr). Poi si vedrà. Il grande appuntamento della stagione, se me lo merito, saranno le Olimpiadi.

Come pensi che sarà il passaggio dal pavé al parquet?

Andrà gestito, ma c’è tempo. Avremo degli incontri con Marco Villa in pista per vedere a che punto eravamo rimasti. Riprendere il ritmo è sempre difficile, ma arriveremo a Hong Kong ben preparati.

Milan rompe il ghiaccio nel deserto.

28.02.2021
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Al UAE Tour c’era il mondo! Con molte probabilità nessuna corsa in tutta la stagione vedrà al via tanti campioni tutti insieme. Ma tra questi grandissimi c’era un piccolo gigante,  Jonathan Milan. Piccolo perché è un ragazzo di 20 anni e gigante perché sfiora i due metri!

Dagli Emirati Arabi Uniti il corridore della Bahrain Victorious torna a casa con la valigia dell’esperienza che inizia a riempirsi. Salite, ventagli, dinamiche di gruppo… Milan è partito subito “dall’università”. Ma dall’inferno delle dune non esce sconfitto, anzi. La sua voglia come vedremo è più alta che mai.

Era la prima volta che vedeva il deserto e il friulano ammette che avrebbe avuto piacere di poter fare un po’ di più il “turista”, ma bisognava rispettare la bolla.

Per Milan era prima la volta nel deserto. Impressioni ottime!
Per Milan era prima la volta nel deserto. Impressioni ottime!
Jonathan hai esordito nel WorldTour, qual è stata la tua impressione in generale?

Dovevo esordire alla Valenciana ma è stata cancellata e mi hanno portato qui. Che dire, bene! La mia prima impressione è stata quella di trovare subito altri ritmi. Un diverso modo di correre. Ovviamente qua nel WorldTour si deve stare molto più attenti a non sprecare energie e conta molto la posizione nel gruppo. Quando muoverti, come muoverti. Devi stare attento a molte più cose rispetto agli under 23.

Cosa e chi ti ha colpito di più, visto che c’erano tantissimi campioni?

E’ un argomento molto ampio! Come ho detto prima mi ha colpito non tanto una persona in particolare, ma il gruppo in generale. Come si muove, come si muovono le squadre. Il tatticismo dei team nei momenti importanti.

Il friulano è al primo anno nel WorldTour. Compirà 21 anni ad ottobre
Il friulano è al primo anno nel WorldTour. Compirà 21 anni ad ottobre
Che tipo di lavoro hai dovuto svolgere?

Apro una parentesi, ero qui per vedere a che livello fossi, per fare esperienza e anche per aiutare la squadra. In merito all’esperienza, la crono è stata un bel banco di prova. Per il resto ho fatto il gregario. Ho portato le borracce, ho aiutato Damiano (Caruso, ndr) a stare davanti. E devo dire che mi sono divertito. Ho trovato una bella squadra. Sto bene e quando è così la fatica si dimezza!

Nella tappa iniziale con tutto quel vento come ti sei trovato?

Eh… (sospira e poi ride, ndr). E’ stato un’inizio a dir poco impegnativo! Si era visto che c’era tanto vento. Era una gara piatta, ma i ventagli l’hanno resa dura. Il pronti via è stato allucinante. Si è capito subito l’andazzo. Pancia a terra e pedalare. Mi aspettavo una partenza più tranquilla, più regolare con la fuga che prende il largo… Però è servito a prendere le misure. La difficoltà è stata tenere duro, arrivare in fondo è stato difficile, ma ci sono riuscito.

Cronometro: come è andata? Pensavi di essere più vicino a Ganna?

E’ andata abbastanza bene. Non ci aspettavamo questo risultato ma qualcosa in più, lo ammetto. Ma la squadra non mi aveva messo pressioni. E’ stato un passaggio da cui prendere spunto. Okay, attualmente siamo qui: dove si può migliorare? E’ stato positivo e importante, il team crede molto in me per le crono. 

Nella frazione a crono Milan ha chiuso a 57″ da Ganna
Nella frazione a crono Milan ha chiuso a 57″ da Ganna
E della salita cosa ci dici?

Anche qui non dovevo fare lavori particolari, anche perché non ho il fisico di uno scalatore! Magari mi difendo in quelle più brevi. Ma al UAE Tour erano tutte salite lunghe. La prima era di dieci chilometri e la seconda di quasi venti, per giunta su strade larghe. Venerdì era più leggera, circa un 5-6%, e l’ho tenuta meglio. Sono andato su tranquillo e nel finale di gara si è fatto gruppetto. Il mio lavoro si era già svolto prima della salita, quando ho aiutato i compagni a tenere le prime posizioni.

Adesso quali gare farai?

Ancora non lo so, ma spero di farne il più possibile!

Pellizotti: bene i watt, ma guardiamoli negli occhi

27.01.2021
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Del Pellizotti corridore si è sempre detto un gran bene, eppure fra un po’ il buon nome del Pellizotti direttore sportivo potrebbe prendere il sopravvento. Un fatto di sensazioni, parole spese fra corridori, un fatto forse di affinità. Del resto se hai corso fino a poco tempo prima, hai ancora tutto nella testa ed è più semplice entrare in empatia con i ragazzi che devi guidare.

Da Lecce a Valencia

Franco è appena rientrato dal ritiro spagnolo del Team Bahrain Victorious, rimarrà a casa per qualche giorno, cambierà la valigia e partirà di nuovo per la Vuelta Valenciana (3-7 febbraio). Nel suo inizio di 2021 c’è stato anche il lungo viaggio fino a Lecce, per i tricolori di ciclocross in cui sua figlia Giorgia ha conquistato il podio fra le esordienti.

«Siamo andati giù col furgone – sorride Pellizotti – facendo tappa a Porto Sant’Elpidio per l’ultima tappa del Giro d’Italia ciclocross. Giorgia faceva già mountain bike. Quest’anno è passata fra gli esordienti e potendo fare il campionato italiano, non ha voluto rinunciarci. E’ stato un lungo viaggio, nove ore di autostrada, anche se noi del ciclismo abbiamo una diversa percezione delle ore al volante. Abbiamo aspettato che corresse anche un’allieva della squadra e siamo ripartiti».

Tra Landa e Colbrelli (e Damiano Caruso) una forte intesa
Tra Landa e Colbrelli (e Damiano Caruso) una forte intesa
Provi a descrivere il ciclismo che vedi intorno a te?

Non c’è più il gruppo di prima, ci sono tanti filtri, probabilmente troppi. E questo si ripercuote anche nel vivere delle squadre. Si perdono corridori ancora giovani, perché è diventato uno sport che richiede tanto soprattutto psicologicamente. A volte sembra che gli atleti siano numeri, da sfruttare e poi lasciare indietro.

Perché si parla così bene del Pellizotti direttore?

Mi comporto come mi piaceva che si comportassero con me e come di fatto si sono comportati, perché ho avuto sempre direttori in gamba. Tutti i filtri di cui dicevamo e il fatto che al centro di tutto sia stata messa la performance fa dimenticare che la cosa più importante è il dialogo con i ragazzi. E’ il modo che conosco per tirare fuori da loro il meglio, non solo sul piano del rendimento sportivo. Un ragazzo può avere problemi personali, a casa, con la moglie. Ma se non gli diamo importanza, se non gli si permette di parlarne, alla fine lui si tiene tutto dentro e poi sbotta. A volte di questi aspetti parlo con Tosatto

Il punto della strada in allenamento con il nuovo diesse Neil Stephens
Punto della strada con Neil Stephens
Perché proprio con Toso?

Perché più o meno siamo della stessa generazione. Ci confrontiamo sul fatto che abbiamo corso in un ciclismo all’antica che iniziava ad affacciarsi sulla modernità. E questo fa la differenza. Nelle squadre ci sono i coach che li portano perfetti alle gare. Il diesse allora non deve limitarsi a fare la tattica, ma deve andare nelle camere a parlare di ciclismo e anche di altro. E se alla fine in corsa fanno quello che gli dici, è perché si fidano. Devi creare empatia ed è questo il bello. Qui da noi si riesce a farlo molto bene, quest’anno anche di più. Abbiamo un dialogo che va anche oltre l’aspetto sportivo.

Quest’anno di più: che cosa significa?

Con Rod Ellingworth l’anno scorso ci siamo dati una linea veramente eccezionale, ma forse veniva a mancare il rapporto umano. Alla Ineos c’è tanto personale e qui non si poteva pretendere di fare lo stesso. Mi trovavo bene con Rod, abbiamo parlato tanto e mi è servito per crescere. E’ sempre sul pezzo, non gli sfugge niente. Alla base dei successi del gruppo Ineos c’è proprio quel tipo di approccio. Quest’anno, pur avendo mantenuto la sua linea di organizzazione, siamo tornati a un livello un po’ più… romantico.

Bici nuova, Capecchi verifica le misure
Bici nuova, Capecchi verifica le misure
Come va il giovane Milan?

Da noi non ci sono gruppi di atleti con un direttore di riferimento, ma io lavorerò con lui nelle prime corse, a partire dalla Valenciana assieme a Poels, Haig e Mohoric… gente esperta. Gli è stato assegnato Paolo Artuso come preparatore, che è in contatto con Villa. Lo vedo bene. In ritiro avevamo diviso la squadra in tre gruppi in base all’attività che faranno e lui era nel gruppo uno, quello della Valenciana. Si è mosso bene, quasi fosse con loro da sempre. Conoscendo i friulani, pensavo fosse più chiuso, ma forse frequentando il mondo della pista, ha vissuto situazioni importanti e si è aperto. L’ho visto anche andando ai tricolori di cross, che mi hanno stupito. I corridori stanno tutti insieme, sempre a contatto e imparano a gestire la tensione.

La preoccupazione di Bressan, che lo ha avuto al Ct Friuli, è che sia troppo giovane per passare.

Jonathan me l’ha detto. Diciamo che si è inserito benissimo e ha numeri impressionanti. Ma tornando ai discorsi iniziali, mi sono accorto di qualche sfumatura su cui lavorare. Abbiamo fatto un test a crono, con il traffico aperto e quasi tutte le curve a destra, per evitare problemi. Ma a un certo punto a lui è uscito un camion, che l’ha costretto a rallentare. Dovevate vedere quanto era arrabbiato per non aver vinto la prova.

Un’altra volta era in salita con Pello Bilbao, Poels, Mohoric e Theuns, che l’hanno staccato. Anche lì l’ha presa male, tanto che ho dovuto parlargli. «Johnny – gli ho detto – non sei più fra i dilettanti! Quelli che ti hanno staccato sono uno che ha fatto 5° al Giro, uno che distruggeva il gruppo del Tour tirando per Froome, un altro che è arrivato quarto alla Liegi e Theuns che ha vinto alla Planche des belles Filles. Devi capire che qui il livello è molto più alto di te». Per contro, tuttavia…

Wouter Poels e Dylan Teuns faranno da balia a Milan nelle prime corse
Wouter Poels e Dylan Teuns faranno da balia a Milan nelle prime corse
Per contro?

Se siamo bravi a incanalarle, questa euforia e la sua voglia di fare sono il segno della mentalità vincente. Ma stiamo cercando anche di fargli capire che deve fare un passo alla volta. Alla Valenciana ci sarà la crono e così pure allo Uae Tour. Per lui saranno test per capire su cosa lavorare.

Al Giro tutti per Landa, compresi Caruso e Colbrelli?

Italiani e spagnoli hanno la stessa mentalità, a differenza di italiani e inglesi. Loro tre si sono trovati bene, sono andati in ritiro alle Canarie e dopo il bel Tour del 2020, si è deciso di puntare su Giro. In Francia ci saranno due crono piatte, in cui Mikel sarebbe troppo svantaggiato.

Lo vedi come un vero leader?

Ognuno lo è a suo modo. E’ un ragazzo veramente eccezionale e se uno come Caruso decide spontaneamente di aiutarlo, vuol dire che gli ha riconosciuto un valore oggettivo.

Sempre in attesa di capire come sarà fatto il Giro…

In effetti non deve essere facile organizzare e qualcosa ci è stato indicato, ma per le squadre così non è facile impostare la stagione dei leader. Febbraio è tanto avanti, la preparazione è iniziata. Noi partiamo dal Giro, che sarà duro. Siamo già al lavoro.

Jonathan Milan, europei Plovdiv, 2020

Milan/2. Ma c’è anche (e soprattutto) Tokyo

23.12.2020
3 min
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Seduti su una panchina sul Monte di Buja, tra ombre sempre più lunghe, foglie morte e la corona delle Alpi Giulie imbiancate di fronte a noi, continua l’intervista con Jonathan Milan. Stavolta l’argomento principale è quello della pista.

Con il quartetto azzurro si può davvero sognare e lui e Ganna possono essere due locomotive incredibili, a prescindere poi da chi lo comporrà nel giorno della gara.

Jonathan, vieni da un 2020 super in pista, a partire dai mondiali di Berlino e dagli europei di Plovdiv: cosa farai per il 2021?

Mi seguiranno Paolo Artuso, Marco Villa e Andrea Fusaz. Con Fusaz e Villa ho già lavorato bene quest’anno nell’inverno 2019-2020. Fusaz mi seguiva per la strada e Villa per la pista e non credo ci saranno problemi. Artuso e Fusaz dovranno incontrarsi per stilare bene il programma, ma sono contento di mantenere il rapporto con Andrea per quest’anno e magari anche per il futuro.

Jonathan Milan
Jonathan Milan su una panchina in cima a Monte Buja
Jonathan Milan
Jonathan Milan, U23 nel CT Friuli
Dopo che se ne è andato via Ellingworth, il tuo mentore per la pista in Bahrain-McLaren, ti sei fatto sentire con la squadra?

Cavolo! Ho detto: che succede? Ma loro mi hanno subito dato certezze. Mi ha chiamato Vladimir Miholjevic (direttore sportivo, ndr) e mi ha assicurato che il programma non sarebbe cambiato.  Ma io ero già tranquillo, alla fine è anche interesse della squadra che io vada forte alle Olimpiadi e quindi fare l’attività su pista.

Che appuntamenti di avvicinamento avrai in vista di Tokyo? 

Cercheremo di avere il picco di forma centrale (che di solito è quello più alto, ndr) per le Olimpiadi e, credo, il primo per gli europei, che hanno spostato a giugno. Ma lì sarà più importante vedere come stiamo lavorando, come vanno le cose, che il risultato. Poi credo che da quel momento la strada andrà sempre a diminuire. Chiaramente non per gli allenamenti, ma non credo farò più gare fino a Tokyo.

Quante volte ti allenerai su pista?

Penso 3-4 giorni a settimana e magari in mezzo ci saranno anche delle gare. Vediamo cosa decideranno Artuso, Fusaz e Villa.

Parli sempre alla terza persona plurale: decideranno, vedranno… Sembra quasi che tu sia staccato, che il discorso della preparazione non ti riguardi…

Perché mi fido e perché non ho le qualità per decidere io del mio picco di forma. Loro tre collaborano e per me è okay.

Jonathan Milan, rapporti, Montichiari, 2020
Milan, una pausa durante un ritiro a Montichiari
Jonathan Milan, rapporti, Montichiari, 2020
Milan, una pausa durante un ritiro a Montichiari
Parliamo dei materiali. Cosa arriverà per Tokyo?

Spero arrivi il manubrio 3D anche per me. Dovevamo andare in galleria del vento proprio in questi giorni prima di Natale, ma con il Covid non è stato possibile. Poi non so in casa Pinarello se bolle in pentola dell’altro. Comunque la novità è il manubrio, anche perché i materiali da portare alle Olimpiadi sono già stati presentati e non possono essere cambiati. Non è stato un caso che Ganna abbia usato già ai mondiali di Berlino il 3D, altrimenti non avremmo potuto utilizzarlo a Tokyo.

E’ lecito parlare di rapporti? State lavorando magari per spingere un dente più duro?

Si cerca il rapporto per andare il più forte possibile. Non è detto che sia più duro. Faremo i test anche sulla pista di Tokyo prima di sceglierlo.

Strada-pista, pista-strada: come riesci a passare da una bici all’altra?

Mi adatto bene, ci sono abituato e ho la fortuna di avere una buona sensibilità. Quindi se qualche misura non torna, se c’è qualcosa che non va me ne rendo conto subito.

Sentirai la pressione? Questo quartetto ha davvero grandi possibilità…

Per adesso no, anche perché io dico che ancora non so se ci andrò. Ma credo che la sentirò, come tutti del resto. Poi di base io avverto molto la pressione e anche per questo mi rivolgo spesso a Fred Morini (il fisioterapista della nazionale ndr). Lui mi fa i massaggi, mi mette il taping, ma soprattutto sa come farmi rilassare. Sono due anni che è con noi e mi conosce bene.

Jonathan Milan

Milan/1. Inizia l’avventura tra i pro’

23.12.2020
5 min
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Buja è un “parco giochi” per allenarsi. Se da un paesino così piccolo a cavallo tra le colline e le montagne del Friuli Venezia Giulia vengono due corridori tanto forti un motivo ci sarà. E sì, perché dopo Alessandro De Marchi l’altro gioiellino, anzi “gioiellone”, di casa si chiama Jonathan Milan.

Forte su strada, fenomeno su pista, Jonathan è un altro prodotto di quella fucina che è il Cycling Team Friuli di Roberto Bressan. Dopo aver concluso gli europei su pista in Bulgaria, Milan ha ripreso ad allenarsi, proprio sulle sue strade. Per ora ancora è tranquillo e di tanto in tanto va anche ad aiutare papà Flavio (ex corridore) nella sua azienda di arredamento di interni ed esterni. 

Milan sta per iniziare la sua prima stagione da professionista, o meglio, nel WorldTour. Dal 1° gennaio sarà ufficialmente un corridore della Bahrain Victorious.

Jonathan Milan
Jonathan Milan (20 anni) sta per esordire nel WorldTour
Jonathan Milan
Jonathan Milan (20 anni) sta per esordire nel WorldTour
Jonathan, come è andata la trattativa con la Bahrain? 

Contrariamente a quel che si possa pensare ho firmato a fine stagione, dopo il Giro d’Italia. Abbiamo iniziato a parlare durante il Giro U23. Ho incontrato Rod Ellingworth (ex manager del team, ndr) al via della tappa di Udine.

Ma quindi la voce del triennale che ti aveva offerto la Ineos-Grenadiers era vera o no?

Con loro avevo parlato in modo informale, tramite Cioni, nella prima parte dell’anno, ma non c’è mai stata un’offerta formale.

“Capitolo Hellingworth”, spiegaci bene questa situazione particolare. E’ lo stesso che ti ha voluto e poi è tornato alla Ineos-Grenadiers. Lì è di casa, è il “genio” della pista inglese… Questo destabilizza le tue scelte?

In effetti mi ha un po’ spiazzato e mi sono mancate le parole, anche perché era stato lui a tendermi la mano. Aveva un progetto tutto per me. Ha cambiato, ma sinceramente neanche voglio sapere perché. Io con lui non ho più parlato. La squadra  vuol crescere, crede in me, ha ambizioni e mi sta dando il 100% di fiducia. Mi hanno parlato di manubri 3D, di materiali. Vogliono dimostrare che potranno raggiungere gli obiettivi stabiliti anche senza di lui.

Grande controllo della bici per il friulano, che ci ha accolto così
Cosa prevedeva quel progetto di cui parlavi?

Era, è, di seguirmi per le Olimpiadi. Di supportarmi nella preparazione di questo obiettivo e negli anni a venire anche di specializzarmi nelle cronometro e nelle classiche d’inizio stagione. Insomma esaltare le mie caratteristiche.

Ti hanno già dato un programma?

Farò qualche piccola classica al Nord e altre corse, ma tutto sarà finalizzato e deciso in base alle Olimpiadi. Mi hanno detto che farò molte crono e quindi parteciperò a brevi corse a tappe dove ce ne saranno.

Ti hanno chiesto anche se hai una corsa dei sogni?

Sì e io gli detto la Roubaix! Ne avrei tante, ma se devo scegliere dico quella. E poi mi piacciono tanto la Sanremo e la Strade Bianche.

Farai le (brevi) corse a tappe e qualcuna ne hai già fatta: hai sentito beneficio?

Ho fatto il Giro U23 e anche quello di Slovacchia, ma mi sono ritirato alla seconda tappa per caduta. Dopo il San Juan ad inizio stagione in Argentina ho sentito dei benefici, ma dopo il Giro U23 non proprio. Sì, l’ho finito in crescendo, ma la settimana successiva ero davvero stanco, tanto che al campionato italiano non riuscivo a tenere il ritmo.

Al San Juan hai corso con la maglia azzurra. Eravate quasi tutti pistard e c’era anche Filippo Ganna del quale sei l’erede naturale. Che rapporto hai con lui? Ti dà consigli?

Si parla prima, dopo e durante la corsa, commentiamo come è andata. Quella in Argentina è stata la mia prima corsa di alto livello e certi giorni ho visto le stelle! Come nella tappa del vento che arrivava in salita. Io mi sono staccato prima dei ventagli, proprio su uno scollinamento. A spezzare sono stati Pippo e Leonardo Basso. Penso che per fare quelle cose servano gambe, ma anche esperienza ed occhio. Non solo devi saperle farle, ma devi anche farle nel momento giusto. Comunque con Pippo parliamo di un po’ di tutto, soprattutto nei ritiri in pista. Per esempio quando facciamo le prove del quartetto mi dice di cambiare salendo di più o di meno.

In cosa vi somigliate e in cosa no?

Non credo che ci somigliamo poi così tanto. Lui è più un passista scalatore, io più un passista velocista. In comune abbiamo solo il fatto di essere passisti. La mia idea è sfruttare questo mio spunto veloce. Sapete, al Giro U23 la tappa in volata l’ho vinta con questa ruota, la Zonda (ruota da allenamento di Campagnolo, ndr), perché avevo forato e mi hanno montato questa appunto…

Jonathan Milan
Jonathan Milan in allenamento sulle strade della sua Buja
Jonathan Milan
Jonathan Milan sulle strade di Buja
Quali sono state le tue prime impressioni della Bahrain?

Ho incontrato lo staff ad Udine in occasione del Giro. Fu proprio Rod a presentarmi. Ma per ora non ho avuto troppi contatti. Faremo un ritiro dal 10 al 26 gennaio e poi un altro a febbraio, ma non so le date. Sarà incastrato tra le corse.

Come te la cavi con la lingua?

L’inglese lo capisco molto bene, ma lo parlo un po’ meno bene. Su alcuni termini più specifici faccio fatica. Per fortuna che mio papà ha dei parenti in Canada, a Toronto, e un paio di anni fa ho passato lì un mese intero. Questo mi ha aiutato molto.

E della nuova bici che sensazioni hai?

Ho scelto la Merida Reacto (poteva optare anche per la Scultura, ndr)  perché è quella più adatta alle mie caratteristiche. E’ una bici veloce, chiaramente con freno a disco, ideale per allenarsi quando faccio gli sprint e la per la pianura, visto che ne farò molta. Devo ancora sistemare il manubrio. E’ un po’ alto, devo togliere degli spessori. Lo farò al CTF Lab.

Ma è vero che già l’hai graffiata?

Ah, ah, ah… vero! Ma non sono stato io. E cavolo, io sono maniacale per queste cose. Quando l’ho tirata fuori dallo scatolone ho trovato un graffio e ho pensato: ecco qua, subito la prima multa. Ma è davvero un segno “stupido”, piccolo, nella parte bassa. 

Jonathan Milan, Marostica, Giro d'Italia U23 2020

Al Bahrain è già tutto pronto per Milan

12.12.2020
6 min
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Paolo Artuso è uno degli allenatori del Team Bahrain-McLaren che dal prossimo anno cambierà McLaren con Victorius. Di solito sta in disparte, ma questo non significa che non abbia cose da dire. Perciò, avendolo chiamato per parlare di Jonathan Milan, uno dei più grandi talenti italiani che per tre anni correrà nella squadra del Principe (nella foto di apertura la sua vittoria al Giro U23), ci siamo scoperti a viaggiare trasversalmente con lui nel mondo della preparazione.

Buongiorno Paolo, come va?

Veniamo da un’annata un po’ strana, con tanto lavoro e poche gare. Abbiamo fatto i nostri calcoli, sono state una quarantina a testa, contro le 75-80 di tutti gli anni. Quasi la metà, però tutte concentrate. Tanti giorni di ritiro, specialmente con i corridori del Tour, quasi 60 dall’inizio dell’anno, per 20 giorni di picco di forma. Non sapevamo neanche noi cosa succedeva a livello di risposta all’allenamento. Si sono fatte tante ore di volume e intensità sui rulli durante il lockdown, poi una marcia indietro sull’intensità per ricreare il volume. Abbiamo fatto un allenamento inverso, prima l’intensità e poi il volume. Di solito si fa il contrario.

Allenamento, Damiano Caruso, Matej Mohoric
Il Team Bahrain-McLaren in allenamento a inizio stagione
Allenamento, Damiano Caruso, Matej Mohoric
Bahrain-McLaren in allenamento
Una stagione falsata?

Sono convinto che i risultati non siano del tutto veritieri. I giovani hanno beneficiato della situazione, perché trovano la condizione più in fretta. Anche a livello mentale, magari un padre di famiglia era più preoccupato rispetto a un ventenne. Poi c’è da tenere conto delle abitudini tecniche cambiate. Ma anche io facendo un’analisi del post ho pensato che anche il prossimo anno qualche seduta sui rulli la proporrò. Facevi di quelle intensità che su strada sono difficili da ripetere. Qualcosina abbiamo imparato da questo periodo.

Veniamo a noi: cosa farete con Jonathan Milan?

Ha firmato per tre anni. Il primo sarà una transizione, visto che ha l’obiettivo olimpico in pista ed è molto giovane. E’ molto acerbo. Quest’anno io farò da filtro e da supervisor al corridore, che lavorerà ancora con Andrea Fusaz (allenatore del Ct Friuli, ndr), con Villa e con me. I primi mesi saranno un passaggio, mentre dopo Tokyo sarà full time con noi. Un accordo preso per più motivi, ma soprattutto perché non è da tanto che fa la vita del corridore.

Che idea di sei fatto di lui?

Ha un motore incredibile. Un ragazzo con cui è facilissimo parlare. Abbiamo deciso di investire tanto con lui anche sul piano dei materiali. Ha già a casa la bici da crono e quella da strada. Stiamo provando vari manubri e selle proprio per la crono. E speriamo da gennaio di farlo meglio, perché adesso è difficile, non potendo fare gli spostamenti.

Fabio Baronti, Jonathan Milan, Marostica, Giro d'Italia U23 2020
Dopo la vittoria di Marostica, Milan con il massaggiatore Fabio Baronti (foto Scanferla)
Fabio Baronti, Jonathan Milan, Marostica, Giro d'Italia U23 2020
Dopo la vittoria di Marostica al Giro U23 (foto Scanferla)
L’hai mai incontrato?

Nel secondo giorno di riposo al Giro d’Italia, quando noi eravamo vicino Conegliano. E’ venuto a prendere le misure del vestiario e in quell’occasione abbiamo avuto modo di conoscerci un po’, anche attraverso Pellizotti e Volpi. Poi ci siamo rivisti un’altra volta per fare due chiacchiere e basta.

Un ragazzo entusiasta?

E anche super disponbile. Vi racconto un piccolo aneddoto. Gli abbiamo dato una bicicletta da strada, un mesetto fa. Il telaio aveva la colorazione vecchia e c’era un piccolo graffio sul colore. E lui mi chiama e mi dice: «Ho visto che c’è uno striscio sulla bici, non vorrei mai che pensi che sia stato io a farlo. E’ arrivata così, ti giuro che è arrivata così». Gli ho risposto di stare tranquillo, che l’unica cosa che non ci manca sono le biciclette. 

Quanto vale Milan?

E’ tutto da scoprire ed è molto veloce. Ha un picco di potenza ottimo. Secondo me per le classiche non sarebbe male. E’ nell’ambiente giusto, perché avrà attorno tanti italiani e quindi risentirà meno del passaggio da una realtà più piccolina, lui friulano in una squadra friulana, al WorldTour. Io abito abbastanza vicino. Il magazzino sarà a un’oretta e mezza da casa sua, c’è Pellizotti che vive lì vicino. Conosco abbastanza bene il suo ex coach Fusaz, vivrà un passaggio secondo me naturale.

Villa lo vede più brillante di Ganna.

Ganna non lo conosco, non ho mai lavorato con lui. Però Milan lo vedo più gatto, più vincente.

Jonathan Milan, europei pista 2020
Due medaglie per Milan in pista agli europei pista di Plovdiv
Jonathan Milan, europei pista 2020
Due medaglie per lui agli europei di Plovdiv
Come sarà gestito alla Bahrain?

Nei primi mesi, la squadra gli ha dato piena libertà per farlo crescere. Non c’è nessun tipo di pressione. Villa lo sentirò nei prossimi giorni per impostare il lavoro. Come fare, i ritiri e via dicendo. Dopo le Olimpiadi il suo desiderio è continuare a conciliare pista e strada e per le sue caratteristiche è fattibilissimo. Fosse uno da Giro d’Italia, non sarebbe fattibile, ma lui potrà. La storia ci dice questo. Guardate un Viviani, guardate Consonni.

E l’aspetto psicologico?

Sarà fondamentale che in bicicletta si diverta. La metodica nostra è semplice. Nell’impostare il calendario si parte sempre dal calendario dei sogni. A inizio anno si chiede a ogni corridore cosa gli piacerebbe fare e da lì si va a costruire tutto il calendario. Dopo subentra anche la condizione. Se il sogno è fare il Giro d’Italia e vai piano, al Giro d’Italia non ci vai. Ma la base è sempre il desiderio. Perché avere il corridore motivato, soprattutto nel ciclismo moderno che è super stressante, ti dà una marcia in più. Metti il corridore al posto in cui vuole essere, in condizione buona o ottima ed è la cosa migliore. Ne traggono vantaggio il singolo e anche la squadra.

E se il sogno di Milan fosse la Sanremo?

Ci può stare che la faccia. Le Olimpiadi sono avanti, quindi è possibile. Bisogna buttarli subito nella mischia. Magari non è il caso suo, però non devono perdere il senso del traguardo. Se stai troppo tempo lontano dall’arrivo, ti dimentichi come si fa. Ti capita l’occasione e non sei pronto, perdi l’abitudine e il colpo d’occhio. Dall’ammiraglia possiamo dare tutto il supporto, però poi sono loro che devono fare la scelta in un secondo. Se fanno la scelta sbagliata, hanno perso la corsa. Se la fanno giusta, vincono. 

Paolo Artuso
Paolo Artuso è uno dei preparatori del Team Bahrain-McLaren
Paolo Artuso
Paolo Artuso, uno dei coach del Bahrain-McLaren
Andrete in ritiro?

A dicembre abbiamo scelto di no, ma avremo delle riunione con il performance staff (direttori, medici e allenatori) per decidere i dettagli. Dobbiamo fare la pianificazione dettagliata della stagione. A gennaio, ritiro ad Altea in costa Blanca e faremo più giorni del normale. Dal 7-8 gennaio, fino al 26 di gennaio. Cercheremo di dividere la squadra in due gruppi principali. Non staranno tutti per tutto il periodo, ma ci sarà una parte centrale in comune. E poi a febbraio si comincerà a correre. Il gruppo Giro andrà sul Teide una prima volta e poi ci tornerà ad aprile. A marzo andranno quelli dei Baschi e delle Ardenne. E poi speriamo in una stagione tradizionale. Saltato Oman e le gare in Arabia Saudita, ci sarà da combattere per partecipare alle corse…

Jonathan Milan, bronzo chilometro da fermo, europei Plovdiv 2020

Facciamo il punto col cittì e poi le ferie

17.11.2020
4 min
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Domenica i corridori, ieri i tecnici e così anche il cittì Marco Villa è finalmente tornato a casa dagli europei in Bulgaria e ha chiuso la stagione. Quanto a lungo non si sa. Diciamo che le ultime settimane del commissario tecnico piacentino non sono state delle più rilassanti, a capo di una stagione che dalla ripresa ha messo in fila una serie di difficoltà tecniche oggettive. Ad esempio le poche corse di atleti come Lamon che al dunque si sono ritrovati con meno gambe di quel che speravano.

Eppure, partiti per gli europei senza tre titolari del quartetto, gli azzurri sono tornati con cinque medaglie. Nessun oro, purtroppo. Ma tre argenti: Donegà nella corsa a punti, quartetto e inseguimento individuale con Milan. E due bronzi: Lamon e Moro nella madison e Milan nel chilometro.

Francesco Lamon, Stefano Moro, bronzo madison, europei Plovdiv 2020
Francesco Lamon, Stefano Moro, bronzo nella madison
Francesco Lamon, Stefano Moro, bronzo madison, europei Plovdiv 2020
Francesco Lamon, Stefano Moro, bronzo nella madison
Qualcosa di positivo insomma c’è stato…

C’è la nota positiva di Milan (nella foto di apertura durante la gara del chilometro da fermo, ndr) e del quartetto arrivato davanti senza tre titolari. Vuol dire che la scuola c’è e funziona. Invece c’è stata qualche prestazione sotto tono. Non per puntare ancora il dito su Lamon, ma domenica nella madison siamo stati a lungo in testa a pari punti, poi le gambe non ci hanno sorretto e abbiamo difeso a malapena il bronzo.

Fra le note positive mettiamo anche Donegà?

Certo, con riserva. L’ho sempre schierato nella corsa a punti, da junior e U23. Ma spreca troppo. Non puoi fare un attacco a giro e poi trovarti a corto di energie quando devi fare i punti che servono. Va a sfinimento, un po’ perché è giovane, un po’ perché è impulsivo e un po’ perché è… testone. E poi continua a scattare dalla testa del gruppo. Ciò detto, questa gara gli piace e possiamo lavorarci.

Ti ha meravigliato la medaglia di Milan nel chilometro?

Ne abbiamo già parlato a Montichiari. Milan è più veloce di Ganna, ad oggi forse è meno cronoman. Ma quanto a brillantezza ne ha da vendere.

Marco Villa, Matteo Donega, europei U23, Fiorenzuola 2020
Villa ha portato Donegà anche agli europei U23 di Fiorenzuola
Marco Villa, Matteo Donega, europei U23, Fiorenzuola 2020
Donegà chiamato da Villa anche agli europei U23
Il fatto che nell’inseguimento abbia fatto 4’06” mentre Pippo vinse il primo oro a 4’16” dice che potenzialmente Milan vale di più?

No, significa che il livello della specialità si è innalzato e adesso per andare in finale serve fare 4’06”. E per vincere c’è da abbattere ormai il muro dei 4’ che Pippo ha già fiutato. Ora Johnny fa gli stessi lavori di Ganna, che nel 2016 non servivano perché si facevano altri tempi. Ma questo non toglie che Milan sia una bella sorpresa. L’anno scorso è entrato ai mondiali in un quartetto che ha fatto 3’46” e certi numeri non vengono per un colpo di fortuna.

Cittì, perché 4’06” in semifinale e 4’08” in finale?

Avevo paura che le quattro ore di recupero non bastassero e così è stato. Oliveira aveva già perso finali contro Pippo e il tedesco, sa come si fa: Johnny è voluto partire a tutta, voleva stravincere, ma in quel recupero faticoso si è visto che l’altro ha fatto la Vuelta e ha un’altra solidità.

Quartetto azzurro europei Apeldoorn 2019, Ganna, Plebani, Conosnni, Lamon
Agli europei di Apeldoorn 2019, giravamo con Ganna, Plebani, Consonni, Lamon
Quartetto azzurro europei Apeldoorn 2019, Ganna, Plebani, Conosnni, Lamon
Quartetto 2019 con Ganna, Plebani, Consonni, Lamon
Avete cambiato rapporto in finale?

No, non ho voluto appesantirlo. Ma è stato bravo. Poteva andare alla deriva, invece negli ultimi due giri ha riguadagnato qualcosa.

Gli assenti si sono fatti sentire?

Abbiamo un gruppo whatsapp, hanno sempre scritto, anche durante la gara.

Si tiene da sempre il Garmin sotto la sella?

A differenza delle gare su strada, in pista non puoi tenerlo sul manubrio. E allora lo mettiamo sotto la sella per registrare i dati della prestazione.

E adesso, cittì, vai in vacanza?

L’idea era quella. Però mi ha già scritto Consonni, che ha finito le ferie e vorrebbe ripartire. Magari però una settimana me la faccio.

Anche Viviani ha voglia di ripartire.

Mi pare che abbiamo parlato a lungo anche di questo. Elia è venuto dopo il Giro e si è scampato il contagio… Andare a Livigno invece di venire in pista è stato certamente un punto del rendimento opaco di quest’anno. Ma il fatto è che questi lavori che ha sempre fatto e sono stati la sua forza deve farli con costanza. Invece ultimamente li ha saltati troppo spesso. E badate bene, non parlo solo dei benefici in pista. Elia è vincente in strada solo quando si allena in quel modo. E lui lo sa…