La tattica della Visma-Lease a Bike ha dell’inspiegabile o forse no? Gli attacchi di Jorgenson visti ieri sono il massimo che sono capaci di fare o c’è dell’altro? Forse per replicare quanto di buono furono capaci di fare nel Tour del 2023 e ancor meglio in quello del 2022, gli uomini della squadra olandese si sono messi in testa di tenere Pogacar sotto pressione. Anche nel 2022 sembrava che lo sloveno, vincitore dei due Tour precedenti, fosse inattaccabile. Invece nel giorno del Granon, complice la tenaglia messa in atto fra Roglic e Vingegaard, la maglia gialla perse colore e lo sloveno andò a fondo.
Il Pogacar 2025 è un altro corridore. Ha preso tutte le contromisure del caso per fronteggiare la disidratazione. Ha un’altra solidità atletica. E quando accelera, il solo che gli resta dietro è proprio Vingegaard e non proprio agevolmente. Fra i due non c’è grande simpatia, forse è il contrario, ma appaiono il prodotto di preparazioni sopraffine e irraggiungibili per il resto del gruppo.


Dubbio Visma
Ieri la squadra olandese ha preso seriamente in mano la corsa e ha isolato il campione del mondo. Ha fatto di tutto, in apparenza, perché non perdesse la maglia gialla, ma Tadej in questo è stato bravissimo e l’ha lasciata andare. E quando ha accelerato, usando la Colnago Y1Rs, vale a dire la bici aerodinamica, la sensazione è che ne avesse ancora più di tutti. Ma non abbastanza per staccare Vingegaard.
«E’ vero che non abbiamo guadagnato tempo su Pogacar – ha detto Campenaerts, tra i più attivi nel fare il forcing con Kuss e Jorgenson – ma ci abbiamo riprovato. Come facciamo ogni giorno. Questa è la cosa più importante. Se arriveremo a Parigi senza aver vinto il Tour, almeno potremo dire di averci provato in tutti i modi possibili. Non dovremo avere rimpianti. E poi non credo che non serva a niente. Tadej sta diventando incredibilmente nervoso per il nostro approccio fuori dagli schemi nel mettere pressione alla sua squadra. Dobbiamo essere onesti e dire che ad ora è il più forte, ma noi continueremo a spingerlo al limite».
Si spiegano così la tattica e quella domanda che tutti ci siamo posti: a cosa serve tanto accelerare se Vingegaard nemmeno prova ad attaccare? Se hanno ragione loro, serve a tenere Pogacar sulla corda per ogni santo giorno del Tour. Ieri lo hanno isolato. Senza Almeida, con Sivakov malconcio e Adam Yates ancora da capire, i Pirenei potrebbero essere un interessante banco di prova.


La sfrontatezza del re
Lui, il re del Tour che ha ceduto il mantello giallo al furetto Healy, fa di tutto per sviare le tensioni. Si mostra divertito e leggero come uno che ancora nemmeno ha dovuto spremersi più di tanto e la sensazione è che sia vero.
«Stamattina abbiamo fatto una bella pedalata – ha detto commentando il giorno di riposo – e bevuto un buon caffè. Poi abbiamo pranzato con un hamburger e ora è il momento di fare un pisolino e un massaggio, poi andremo cena e sarà quasi ora di ripartire. E’ stato un giorno di riposo abbastanza veloce dopo nove tappe davvero frenetiche. In qualche modo ero contento che ieri ci fosse salita, così i ritmi si sono rallentati. Sono felice che siamo sopravvissuti e che stiano arrivando finalmente le montagne.
«Ci sarà meno stress. E’ stata una settimana davvero buona – ha proseguito – tranne per il fatto che abbiamo perso Almeida e quella è l’unica grande sconfitta. Negli ultimi due giorni in cui ha corso, Joao ha dimostrato un vero spirito da guerriero, non riesco a immaginare di correre con una costola rotta. Però mi dispiace che abbia dovuto andarsene, perché avevamo un gruppo davvero bello e anche lui non vedeva l’ora che arrivassero le prossime due settimane per difendere la maglia gialla. Ci aspettano tre giornate di salita davvero belle, in una settimana che, con il riposo di martedì, sarà più breve di un giorno. Penso che questa settimana possa essere già piuttosto decisiva, vedremo alcuni grandi distacchi, anche nella crono di Peyragudes. Il livello è altissimo, ma credo che le salite metteranno ordine».


Un Tour allo sfinimento
Il livello è davvero alto, ma sbalordisce quello del UAE Team Emirates e della Visma-Lease a Bike, che con Jorgenson tiene in apprensione Pogacar, per il suo distacco ancora minimo. Le altre squadre dietro vengono ridicolizzate da una superiorità che non ammette replica. Lo stesso Evenepoel, che probabilmente concluderà ancora una volta al terzo posto, appare lontano dai livelli di quei due che corrono in una lega a parte.
Non si può ancora parlare di Tour concluso, perché nella tattica asfissiante della Visma si riconosce uno schema preciso e non è detto che Pogacar sarà sempre in grado di avere l’ultima parola. «Il nostro obiettivo – ha ribadito il general manager olandese Richard Plugge – è combattere ogni singolo giorno. Continuare a usare la mazza, rendendo le tappe difficili e continuando ad andare avanti».
Di sicuro si respira la volontà di non subire la corsa, ma di farla. E in questo contesto risulterà ancora una volta decisiva la seconda settimana. Se per decidere il Giro d’Italia c’è stato bisogno dell’ultima tappa di montagna, il Tour si decide da tempo nella settimana centrale. Chi fa prima il vuoto, riesce a difenderlo fino a Parigi. Vingegaard calerà la maschera e andrà all’attacco oppure si rassegnerà a reggere nuovamente lo strascico del re?







































































