BORMIO – La cornice all’evento di presentazione del team Eolo-Kometa è stata la piazza Kuerc di Bormio. I corridori del team professional, guidato da Ivan Basso e dal suo staff, si sono goduti l’abbraccio della comunità di Bormio. Tra le varie autorità e appassionati presenti, c’era anche Giacomo Pedranzini, proprietario dell’azienda Kometa (nella foto di apertura davanti all’azienda di famiglia insieme ai corridore della Eolo-Kometa). Sponsor che dà il secondo nome alla professional.
«Il progetto della Eolo-Kometa – ci dice in prima battuta – che a me piace chiamare “la squadra di Basso e Contador”, è nato sette anni fa. Aveva un obiettivo chiaro, per me e la mia famiglia, che ha deciso di aderire a questa iniziativa. Ovvero quello di consumare del cibo sano, promuovendo attraverso lo sport l’assunzione di uno stile di vita attivo».
Gavazzi (a destra) e Piganzoli (il secondo da sinistra in maglia Eolo-Kometa) sono entrambi della ValtellinaLa presentazione è avvenuta in piazza Kuerc a Bormio, dove la squadra è rimasta in ritiro fino al 18 luglioGavazzi (a destra) e Piganzoli (il secondo da sinistra) sono entrambi della ValtellinaLa presentazione è avvenuta in piazza Kuerc a Bormio, dove la squadra è rimasta in ritiro fino al 18 luglio
Terra eroica
La scelta di allenarsi in questo contesto non è casuale, la Valtellina è da anni teatro di grandi sfide a colpi di pedale. Da Bormio parte la salita al Passo dello Stelvio, il valico automobilistico più alto d’Italia ed il secondo in Europa. Non lontano da qui si nascondono le pendenze del Passo Gavia e del Mortirolo. Insomma, in Valtellina il ciclismo è di casa.
«La Valtellina è, prima di tutto – continua Pedranzini – terra di agricoltura eroica e poi di ciclismo altrettanto eroico. I vigneti che si affacciano sulla strada che attraversa la valle sono la testimonianza della fatica e della passione che gli agricoltori hanno verso questo territorio. Negli ultimi 20 anni il turismo legato al ciclismo è cresciuto a dismisura, arrivando ad eguagliare quello dello sci. Questo fatto, per la Valtellina, è un risultato eccezionale, offrire un turismo sano e rispettoso dell’ambiente e delle attività economiche della valle è un grande traguardo».
La prima vittoria al Giro è arrivata nel 20021: Fortunato sulla ZoncolanQuest’anno ci ha pensato Bais a Campo Imperatore ad aggiornare il contoLa prima vittoria al Giro è arrivata nel 20021: Fortunato sulla ZoncolanQuest’anno ci ha pensato Bais a Campo Imperatore ad aggiornare il conto
Il motore del professionismo
Una grande spinta è arrivata dallo sport agonistico, le battaglie che hanno caratterizzato queste salite hanno portato tanti appassionati su queste strade. Una volta ammirate le bellezze naturalistiche gli appassionati non hanno potuto far altro che ripercorrere a loro volta queste strade.
«Siamo partiti da una squadra continental – riprende – poi fortunatamente siamo arrivati al modello professional, partecipando agli ultimi tre Giri d’Italia. Alla corsa rosa abbiamo anche collezionato due splendide vittorie in tappe iconiche. Speriamo di contribuire ad un ulteriore rilancio del ciclismo in Italia. La bicicletta era la cultura del nostro Paese, che dominava nel ciclismo internazionale. Portare una squadra professionistica su queste strade in ritiro vuol dire farle vivere anche al di fuori del contesto agonistico, che dura solo un giorno. La cultura e la passione per lo sport devono abbracciare questa terra tutto l’anno».
I corridori di Basso e Contador si sono allenati sulle strade del grande ciclismoDurante il ritiro a Bormio c’è stato il tempo per una visita anche all’azienda della famiglia PedranziniI corridori di Basso e Contador si sono allenati sulle strade del grande ciclismoDurante il ritiro a Bormio c’è stato il tempo per una visita anche all’azienda della famiglia Pedranzini
L’esempio Ungheria
Il Giro d’Italia nel 2022 è partito dall’Ungheria, una terra ed una popolazione che hanno calorosamente abbracciato il ciclismo e la corsa rosa. L’azienda della famiglia Pedranzini, Kometa appunto, nasce in questa valle ed ha anche uno stabilimento in Ungheria. Giacomo Pedranzini vive quel territorio, cosa ha lasciato il ciclismo da quelle parti un anno dopo?
«Ha lasciato – conclude – un Giro di Ungheria con strade affollate e con tanto entusiasmo di contorno. Il risultato più bello, che ha dato il maggior riscontro, è che gli ungheresi sono stati contentissimi dell’evento. La stessa organizzazione ha detto che quella è stata una delle migliori partenze dall’estero del Giro. Questo deve fare il ciclismo professionistico, essere un motore di crescita per lo sport a tutti i livelli».
LONGARONE – Gli ultimi tre anni tra le professional e ieri la Eolo-Kometa ha diffuso un comunicato in cui si annuncia la ricerca di un primo nome che le permetta di crescere. La squadra avrebbe i mezzi per mantenere lo stesso livello, si legge, ma l’obiettivo è diventare più grandi. Sembra di leggere gli annunci attraverso cui negli ultimi anni Patrick Lefevere e Jonathan Vaughters hanno trovato gli attuali sponsor: una strategia di cui abbiamo parlato direttamente con Ivan Basso, che in questi giorni del Giro è in fermento proprio per dare alla sua squadra il futuro che ai suoi occhi merita.
Luca Spada con sua moglie Tiziana. Fra le attività di famiglia, anche Dinamo: azienda che produce integratoriLuca Spada con sua moglie Tiziana. Fra le attività di famiglia, anche Dinamo: azienda che produce integratori
Mercoledì sera al Giro è tornato Luca Spada. Nel luglio del 2021, il signor Eolo ha venduto il 75 per cento della sua azienda a Partners Group, il fondo che oggi è chiamato a rinnovare la sponsorizzazione del team. I dati in termini di ritorno di immagine sono entusiasmanti, ma ormai non si tratta più di una partita fra poche teste, quanto di un’operazione che dovrà necessariamente tenere conto di tutti gli azionisti. Se Eolo avrà voglia di crederci, la squadra sarà disposta a tenere le porte aperte. Altrimenti si seguiranno altre direzioni.
Come nasce questo comunicato?
In questi tre anni, che sono sei contando anche i tre come continental, questa squadra ha costantemente vissuto un processo di crescita, valutando e rivalutando alcuni corridori. Credo che le due vittorie di tappa al Giro (quella di Fortunato nel 2020 e quella di Bais quest’anno, ndr) siano le ciliegine sulla torta, ma non ci sono solo quelle. Bais nello specifico è un corridore che si è rivalutato molto. Albanese si è rigenerato e come lui anche Fortunato. In questo Giro d’Italia abbiano raggiunto 10 piazzamenti nei dieci, una presenza costante che nasce da un metodo di lavoro.
La Eolo-Kometa ha corso un ottimo Giro, vincendo una tappa e piazzandosi spesso: Basso ne è orgogliosoLa Eolo-Kometa ha corso un ottimo Giro: Basso ne è orgoglioso
Quale ragionamento ha fatto scattare tutto questo?
Abbiamo degli ottimi giovani, due sono attualmente fra i primi dieci alla Corsa della Pace. E allora ritengo che questa squadra debba avere un budget che la allinei alle migliori professional europee, per ambire a seguire il percorso di altre che ci hanno preceduto. La Bora, ad esempio: era una continental, è diventata professional e poi WorldTour. E’ un percorso fisiologico che secondo me, con costanza e determinazione, è alla nostra portata.
Perché quel comunicato?
I nostri sponsor continuano a darci fiducia. Con alcuni abbiamo contratti pluriennali, con altri stiamo cercando di rinnovare. Però è chiaro che ne cerchiamo di nuovi e il modo migliore è quello di dirlo. Grazie all’arrivo di nuovi investitori sappiamo di poter fare un ulteriore salto di qualità per il quale ci sentiamo pronti. Non sarò più io a pregarli, chi non vuole starci deve sapere che possiamo andare avanti ugualmente.
Alla partenza da Longarone, Basso ha salutato Ryder Hesjedal, re del Giro 2012Alla partenza da Longarone, Basso ha salutato Ryder Hesjedal, re del Giro 2012
La struttura che c’è dietro era già nata per qualcosa di più grande?
Ogni anno abbiamo cercato di capire quali fossero le aree su cui investire. Avevamo un budget e di volta in volta abbiamo deciso come distribuirlo per crescere come struttura. Quest’anno ad esempio abbiamo speso decine di migliaia di euro nei ritiri in altura sul Teide, che per me sono stati per anni un cruccio. Non ero mai riuscito a farli e invece quest’anno ci siamo riusciti. Abbiamo ingaggiato Ellena ed è anche giusto che Zanatta, con cui lavoro da anni (i due sono insieme in apertura, ndr) e che ha in mano la responsabilità della direzione sportiva, possa guadagnare per quello che vale.
Hai parlato della Bora, che è diventata WorldTour con l’arrivo di Sagan. Avere più budget permetterebbe di ingaggiare qualche corridore di nome?
Chiaro, questo è uno degli obiettivi, ma noi abbiamo anche atleti di valore che senza il budget necessario, saremmo costretti a cedere. “Juanpe Lopez”, che l’anno scorso è stato in maglia rosa, era nostro ed è andato alla Trek-Segafredo perché non potevamo tenerlo. Vogliamo continuare a investire sui giovani.
Durante questo Giro, Davide Bais ha conquistato la tappa di Campo ImperatoreDurante questo Giro, Davide Bais ha conquistato la tappa di Campo Imperatore
Può bastare per crescere a certi livelli?
Abbiamo due atleti, Piganzoli e Tercero, due corridori molto simili che sono costantemente tra i migliori d’Europa. Se abbiamo la bravura e la pazienza di tirar fuori il loro talento, in due o tre anni avremo sicuramente corridori di un certo valore. Fra due anni, Piganzoli potrebbe essere un novello Zana e magari potrebbe vincere una tappa al Giro.
Quindi dietro la ricerca dello sponsor c’è in realtà la volontà di raccontare bene quello che avete costruito?
Abbiamo questa ambizione e siamo convinti che se questo messaggio viene amplificato, si riesce a catturare l’attenzione di qualcuno cui possiamo spiegare che cosa stiamo facendo. Quello sarebbe già un interessante primo passo. E chissà che dai contatti che verranno fuori, non nasca qualcosa di importante…
Vendrame conduce la tappa di Castelmonte con grande intelligenza. Supera le salite, ma non l'ultima curva. Schmid lo manda fuori traiettoria. Corsa finita
Davide Piganzoli rientra dal Giro di Ungheria con una top 10 in classifica generale. Un risultato che arriva in una corsa da tempo molto gettonata tra i giovani corridori. Non dimenticando, tuttavia, che il livello in corsa è davvero molto alto, tra i partecipanti quest’anno c’era anche Bernal. Il corridore della Eolo-Kometa, classe 2002, è alla prima stagione tra i grandi.
«Sto bene – attacca Piganzoli – sono tornato dall’Ungheria da qualche giorno e mi sto godendo il Giro. Ora mi alleno per qualche giorno a casa e poi partirò insieme a Marino (Amadori, ndr) per l’Orlen Nation Grand Prix in Polonia».
Durante l’inverno Piganzoli non ha modificato la sua preparazione rispetto allo scorso anno (foto Instagram)Durante l’inverno Piganzoli non ha modificato la sua preparazione rispetto allo scorso anno (foto Instagram)
Un piccolo stop
Il valtellinese non correva da un mese, dal GP Indurain, una caduta lo aveva messo fuori gioco. Il Giro di Ungheria era la sua prima gara dopo un periodo di recupero, il risultato è positivo, ed ha lasciato nell’animo di Piganzoli tanto buon umore.
«Dopo la caduta in Spagna – riprende – mi sono allenato poco, ma quando mi sono ripreso sono riuscito a farlo nel migliore dei modi. Avevo qualche dubbio sulla mia condizione prima di correre, d’altronde mancavo dalle gare da un mese. I primi due giorni ho pensato a salvare la pelle, le squadre dei velocisti la facevano da padrone. I corridori presenti erano tutti di primo livello, basti pensare che degli sprinter presenti molti faranno il Tour de France. Nella seconda tappa sono finito a terra, per fortuna non ho subito infortuni particolari e mi sono rimesso in bici subito. Rientrando anche in gruppo prima dell’arrivo, così da non perdere secondi preziosi».
Per Piganzoli anche qualche battuta con Bernal riguardo le cadute di entrambi, il colombiano è andato a terra durante la prima tappaPer Piganzoli anche qualche battuta con Bernal riguardo le cadute di entrambi
Accanto ai campioni
Il Giro di Ungheria rappresentava per Piganzoli la terza corsa a tappe della stagione. La prima è stata l’Istrian Spring Trophy, poi è arrivata la Settimana Internazionale Coppi e Bartali e infine l’Ungheria. Un crescendo di difficoltà, sia di percorsi che di avversari.
«Effettivamente – racconta – trovarsi a correre accanto a Hirschi e Bernal fa uno strano effetto. Soprattutto se considerate che Egan lo guardavo vincere il Giro ed il Tour, nelle tappe ungheresi, invece, ero pronto a stargli a ruota. Ho avuto anche modo di parlare con lui, prima del via della terza tappa. Nelle due frazioni precedenti siamo caduti entrambi e scherzavamo sui vari bendaggi.
«Nella terza e quarta tappa i ritmi si sono alzati – dice Piganzoli – complice il percorso più duro. Devo ammettere che mi sono sentito bene, anche se quando i pezzi forti scattavano un po’ ne risentivo. Ma stiamo lavorando per migliorare anche questo aspetto, d’altronde sono solamente pochi mesi che sono professionista».
Anche Piganzoli è caduto, nella seconda tappa, ma non ha perso tempo dai primiAnche Piganzoli è caduto, nella seconda tappa, ma non ha perso tempo dai primi
La top 10 finale
La classifica generale del Giro di Ungheria si è disegnata nella quarta frazione. Che si è rivelata anche l’ultima vista la neutralizzazione della quinta a causa del maltempo. L’arrivo di Dobogoko era in salita e per di più dopo 200 chilometri. Un ulteriore banco di prova per Piganzoli, che però ha risposto bene.
«Quella tappa mi ha fatto entrare nella top 10 finale – racconta soddisfatto – visto che mi sono piazzato nono sull’arrivo. E’ stata una frazione davvero difficile, sia per la distanza (206 chilometri, ndr) sia per l’arrivo in salita. Un’ascesa non difficile ma di una decina di chilometri alla quale si arrivava dopo uno strappo di cinque minuti fatto a tutta. Una grande differenza rispetto allo scorso anno è il fatto che anche ai piedi della salita si arriva a cannone. La lotta per le migliori posizioni è serratissima.
«Il gruppo – ricorda – si è ridotto fino a venticinque corridori ed io sono riuscito a rimanere sempre tra i primi. Mi è capitato più volte di sentire mal di gambe, l’anno scorso forse avrei mollato, ma quest’anno no. Fa tutto parte dell’apprendimento, diciamo che c’è uno stimolo particolare nel fare sempre di più. Un’altra cosa che posso dire è che la distanza si fa sentire, un conto è fare una salita dopo tre ore di corsa, un altro è farla dopo quattro ore e mezza».
Il classe 2002 è stato uno dei primi a credere nel progetto Eolo-Kometa (foto Instagram)Il classe 2002 è stato uno dei primi a credere nel progetto Eolo-Kometa (foto Instagram)
Prossimi impegni
Piganzoli, come detto all’inizio, ora si prepara per correre con la nazionale under 23 in Polonia. Ma quali saranno i suoi prossimi impegni con i professionisti, e come si preparerà? Il valtellinese, come raccontato dallo stesso Ivan Basso, non ha mai fatto ritiri in altura da under 23, quest’anno sono in programma?
«A livello di preparazione – chiude – rispetto allo scorso anno non è cambiato molto, il metodo usato ha funzionato prima e va bene anche ora. I ritiri in altura non li ho ancora inseriti, complice anche la caduta che mi ha fatto rimanere fermo per un po’. Ora correrò in Polonia, poi dovrei fare il Giro di Slovenia e quello d’Austria. A luglio, probabilmente, inserirò il primo ritiro in altura, in quel mese dovrei essere più tranquillo a livello di calendario».
CAMPO IMPERATORE – Una spiegazione c’è e sta nel vento contro, anche se il gruppo ha corso in modo rinunciatario sin dall’inizio, lasciando andare la fuga in modo incontrollato. In una tappa così importante non avrebbero potuto provare anche altri team e altri uomini? Vedere poi il gruppo appallato lungo tutta la salita finale verso il traguardo non è stato lo spettacolo più avvincente. Sul traguardo e nei messaggi continuano ad arrivare note critiche. Il vento è gelido, l’albergo rosso è in ristrutturazione da anni, ma nelle stanze al pian terreno le squadre possono cambiarsi. Fuori si servono centinaia di arrosticini, mentre la gente comincia a sfollare.
«La salita come avete visto aveva tanto vento contro – dice Caruso con le labbra che tremano per il freddo – quindi fare un’andatura alta era difficile. Piuttosto non so perché chi poteva vincere oggi abbia lasciato tanto tempo a questa fuga. Qualcuno avrebbe potuto tirare, io no di sicuro. Se qualcuno si voleva prendere la briga di tirare per 220 chilometri per provare a vincere e non l’ha fatto, magari adesso si starà mangiando le mani.
«Domani c’è una tappa duretta – prosegue il siciliano della Bahrain Victorious cercando di spiegare il finale – domenica una lunga crono piatta, dove sicuramente pagherò ancora un po’, poi cominciano le Alpi e da lì se ne vedranno delle belle. Mi piace come si punzecchiano Roglic ed Evenepoel, però è un peccato. Forse questa tappa meritava di più».
Caruso aspetta l’elicottero: i primi della classifica sono stati portati in basso in modo più rapidoCaruso aspetta l’elicottero: i primi della classifica sono stati portati in basso in modo più rapido
Vento e nuvole
Campo Imperatore è nuovamente inghiottito dalla nuvola, il vento è ostinato, per cui i corridori arrivano, si coprono, scambiano poche parole e poi prendono la discesa verso le ammiraglie. I big vanno in elicottero, gli altri in ammiraglia. Dipende chiaramente dai punti di vista, ma ricordando quel che quassù accadde nel 1999, quando Pantani scrisse un pezzetto della sua storia, la tattica rinunciataria del gruppo ha sconcertato chi a vario titolo li aspettava in cima.
«Ma è dipeso solo dal vento contrario – ammette Matteo Tosatto, che con la sua Ineos avrebbe provato ad attaccare nel finale – c’erano folate contrarie a 15-20 chilometri orari, a ruota si stava bene, mentre davanti si faceva una faticaccia. Avremmo provato di certo, non c’è altra spiegazione per lo spettacolo di questa tappa».
La condotta rinunciataria del gruppo è iniziata sin da subito, non solo per il ventoLa condotta rinunciataria del gruppo è iniziata sin da subito, non solo per il vento
Remco soddisfatto
Le stesse parole le pronuncia Evenepoel, uno che non ha paura di prendere vento in faccia, ma che stavolta evidentemente ha dovuto alzare bandiera bianca.
«Il cessate il fuoco – spiega prima di avviarsi verso valle in elicottero – è stato dovuto principalmente al vento contrario. Non si poteva fare molto. Qual è stata la mia sensazione? Bene. Ho vinto lo sprint e sono rimasto fuori dai guai, da qualche buco. Fare primo è meglio che ultimo. Col senno di poi, è un peccato che quei tre fossero ancora avanti. E’ stata una lunga giornata, siamo stati in bici per sei ore. Ha fatto anche molto freddo in cima, ma è stata una giornata perfetta per noi».
Evenepoel ha spiegato che il vento nel finale era davvero proibitivoRoglic ha provato a rubare pochi secondi con una lunga volata: tentativo vanoEvenepoel ha spiegato che il vento nel finale era davvero proibitivoRoglic ha provato a rubare pochi secondi con una lunga volata: tentativo vano
Basso al settimo cielo
Ai piedi del podio c’è uno che il Giro l’ha vinto per due volte e che da un lato si gode la vittoria di Bais e dall’altro cerca di spiegare quel che si è visto.
«Non potevamo aspettarci un inizio di Giro migliore – dice Ivan Basso – veniamo da una settimana ricca di risultati. Albanese è stato fantastico, anche Fortunato ha dimostrato in salita di andare molto forte, quindi cercheremo di continuare a interpretarlo così. Ci lamentiamo che non ci sono squadre, non ci sono giovani… Noi cerchiamo di guardare invece quello che c’è. Una cosa voglio dirla: guai a chi tocca la mia squadra e i miei ragazzi. Questa vittoria vuol dire che lavoriamo bene, che è una squadra con una credibilità e un’identità e che è destinata a fare una strada molto lunga
Basso gongola per la vittoria di Bais: ossigeno per la squadraBasso gongola per la vittoria di Bais: ossigeno per la squadra
«Bais arriva dal Ct Friuli – prosegue il manager della Eolo-Kometa – una delle migliori scuole di ciclismo per la categoria giovanile. Lo abbiamo preso e con il mio staff, che proviene per la maggior parte dalla Liquigas, abbiamo cercato di fare quello che abbiamo fatto a suo tempo con Sagan e con Nibali, con Viviani e con Caruso. Questo è quello che noi facciamo e continueremo a fare».
Tattica prudente
Basso ha vinto per due volte il Giro, si diceva, ma la seconda volta, nel 2010, gli toccò sudarselo oltre ogni immaginazione, per una fuga bidone verso L’Aquila: che cosa gli è parso della tappa dei migliori e di questa fuga lasciata andare così a cuor leggero?
«Io ero molto concentrato sulla corsa – dice con la consueta diplomazia – non ho seguito la corsa del gruppo. Però è stata una settimana dura, con il brutto tempo. Domani ci sarà una tappa difficile, con un inizio complicato. Io credo che la cronometro metterà un po’ di ordine alla classifica e poi se la giocheranno in montagna. Ci sono state delle cadute e magari noi non sappiamo dall’esterno come stia chi è andato giù. Se magari Evenepoel ha ancora qualche fastidio e preferisce rinviare».
Al piano terra dell’hotel ancora chiuso, i corridori possono scaldarsi e defaticareLeknessund ha conservato la maglia: la DSM ha tirato tanto, ma l’impegno è stato sopportabileAl piano terra dell’hotel ancora chiuso, i corridori possono scaldarsi e defaticareLeknessund ha conservato la maglia: la DSM ha tirato tanto, ma l’impegno è stato sopportabile
La discesa dal Gran Sasso è un continuo pigiarsi con i turisti sulla stessa funivia. Scambiamo due parole con Fabio Genovesi e con la famiglia di Domenico Pozzovivo: serve un’ora per andare giù. L’attesa per la prima tappa in salita è stata presa a schiaffidal vento e dal gruppo. Le cose certe sono due: in quella fuga potevano e dovevano entrare ben altri corridori, mentre questo Giro non ha la foga degli ultimi anni, quando ogni traguardo parziale era il pretesto per duelli e attacchi. Sarà la normalizzazione dopo il Covid, sarà il vento, sarà la stanchezza. Comunque sia, la crono di Cesena inizierà un’altra storia.
Ubi maior, minor cessat. E' sempre più evidente la differenza di dimensioni fra squadre e campioni. E se non puoi batterli, cambia strada o fatteli amici
Damiano Caruso si ritrova capitano. Gli era già successo al Tour del 2017. Lui sta bene. La condizione cresce. La squadra non fa pressioni: «Me la gioco!»
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bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
«La Valtellina è perfetta per avvicinarsi gradualmente alla bicicletta, è una destinazione da scoprire sulle due ruote, iniziando dal fondovalle, seguendo il Sentiero Valtellina o la Ciclabile Valchiavenna, fino a scalare le grandi montagne».
Parole che hanno scolpita l’esperienza, parole di un atleta che a soli 11 anni ha scalato lo Stelvio. Ivan Basso è tra gli innumerevoli interpreti che hanno dato il proprio contributo alla realizzazione del Valtellina Bike Magazine 2023.
Un contenitore di racconti, iniziative e itinerari che si districano tra le infinite bellezze di un luogo unico come quello della Valtellina. Pagine da sfogliare che fanno pregustare una vasta proposta di spunti, salite ed eventi in grado di fare innamorare di uno sport e un territorio.
Valtellina Bike è una pubblicazione di 76 pagine, stampata in italiano, inglese e tedescoLa conferenza stampa di presentazione di Valtellina Bike si è svolta a Sondrio il 19 aprileAl tavolo dei relatori, da sinistra Lucia Simonelli, Gigi Negri, Davide Menegola, Massimo Sertori, Mauro VegniValtellina Bike è una pubblicazione di 76 pagine, stampata in italiano, inglese e tedescoLa conferenza stampa di presentazione di Valtellina Bike si è svolta a Sondrio il 19 aprileAl tavolo dei relatori, da sinistra Lucia Simonelli, Gigi Negri, Davide Menegola, Massimo Sertori, Mauro Vegni
Un contenitore di emozioni
Una raccolta suddivisa in 76 pagine, che racchiudono in modo sintetico, ma allo stesso tempo dettagliato, una serie approfondita di offerte che un territorio come la Valtellina è in grado di regalare.
«E’ un magazine – dice Lucia Simonelli, project manager di Valtellina Turismo – specializzato sulle due ruote. Questa idea è nata dalla necessità di sintetizzare in un unico racconto che rinnoviamo di anno in anno, tutta l’offerta legata alle due ruote che c’è in Valtellina. Siamo convinti che questo territorio sia il paradiso della bici e molte volte è difficile far scoprire quanto ci sia in questo meraviglioso scenario. Il magazine contiene tutto il filone del cicloturismo, mtb, ciclismo su strada, gravel e ovviamente tutta la rassegna eventi.
«Siamo arrivati ormai quasi ad una stampa di 20.000 copie per la versione italiano/inglese più altre 4.000 copie per la versione italiano/tedesca. E’ prevista inoltre una condivisione durante il Giro d’Italia con uno stand Valtellina che si troverà al villaggio di partenza. Un’altra iniziativa invece si lega a più di 150 negozi specializzati nella vendita bici nel Nord Italia».
Le salite che hanno fatto la storia del ciclismo circondano la ValtellinaLe salite che hanno fatto la storia del ciclismo circondano la Valtellina
Racconti ed eventi
Gli eventi e le iniziative che sono contenute nella proposta turistica sono svariate. LaReatica Classica, un angolo che unisce Lombradia e Svizzera a colpi di pedale. Enjoy Stelvio Valtellina, 14 date dove è possibile affrontare passi iconici come appunto Stelvio, Gavia e tanti altri senza lo stress del traffico. E ancora, la Gravel Marathon, il Melavì Ebike Festival, il Wine Bike Tour, e molto altro.
«In questi anni – prosegue Lucia Simonelli – il magazine si è evoluto anche sotto il punto di vista editoriale. In questa edizione abbiamo ospitato le recensioni di ambassador, amanti del territorio e atletiprofessionisti. Appassionati delle due ruote che amano percorrere la Valtellina in bicicletta. Questo racconto in prima persona delle salite più iconiche fa sì che il lettore si possa immedesimare nelle esperienze prima di viverle in prima persona.
«Abbiamo trovato grande disponibilità da parte di queste persone e ovviamente anche dagli atleti pro’ come Andrea Bagioli o ex come Ivan Gotti. Sono conoscitori e primi fruitori di questo territorio e hanno quindi piacere di parlarne e raccontare le emozione che provano nell’attraversarlo».
Il territorio è accessibile con bici da strada, gravel, Mtb ed ebike secondi diversi gradi di difficoltàIl territorio è accessibile con bici da strada, gravel, Mtb ed ebike secondi diversi gradi di difficoltà
Enogastornomia e benessere
Lo sport è sinonimo di benessere. Un mezzo in grado di veicolare gli appassionati verso uno stile di vita sano. Oltre a questo il territorio italiano ha la fortuna di godere un’educazione alimentare e prodotti tipici che si sposano perfettamente con lo stesso obiettivo. Nello specifico la Valtellina è produttrice di prodotti tipici che sono pilastri della buona e sana alimentazione.
«La proposta della Valtellina – spiega Lucia Simonelli – è un’offerta integrata. Chi viene sul nostro territorio lo fa per le inziative legate alla bici, ma viene comunque richiamato dai sapori e dalle nostre peculiarità enogastronomiche. I nostri prodotti tipici, come per esempio nello specifico la Bresaola della Valtellina IGP, è uno dei prodotti che si presta molto bene ad una dieta sana e anche un ottimo ristoro per coloro che vanno in bici. Nella sezione di quest’anno abbiamo approfondito la Bresaola e le sue proprietà, ma abbiamo parlato anche del pane di segale e dei suoi benefici, dello yogurt intero e della Cupeta, dolce con miele e noci».
I momenti di convivialità non mancano anche grazie alle attività rivolte all’enogastronomia. Non manca neppure la birra artigianaleI momenti di convivialità non mancano. E non manca neppure la birra artigianale
Cicloturismo e territorio
La Valtellina è quindi un ecosistema pronto ad accogliere le due ruote con luoghi appositamente studiati, salite che hanno fatto la storia, ma anche iniziative ed eventi aperti a tutti.
«Sicuramente – conclude Simonelli – tutta la parte del cicloturismo ha un grande potenziale. Le ricerche che vengono svolte a livello nazionale e internazionale lo dimostrano. Le persone stanno sposando sempre di più queste modalità di scoperta del territorio. Inoltre come sappiamo la bici è un mezzo sostenibile che permette di addentrarsi in luoghi che normalmente non sarebbero accessibili se non a piedi. La ricetta perfetta sta nell’insieme di tutti questi fattori abbinati a un territorio come la Valtellina che si presta tantissimo ad offrire diversi percorsi e possibilità per amanti della bici ma anche a neofiti e principianti».
Nel fine settimana del 12 febbraio, dall’altra parte del mondo, in Costa Rica, è andata in scena la Granfondo Andrey Amador. Un evento che prende il nome dal suo fondatore: il corridore dell’Education Easy Post. Tra i tanti partecipanti erano presenti anche volti noti del ciclismo passato e presente, come Ivan Basso (insieme ad Amador in apertura, foto Pamela Jimenez).
La Granfondo Andrey Amador si è svolta domenica 12 febbraio (foto GFAA)I partecipanti sono stati più di seimila, una grandissima affluenza (foto eli_m_capon)La Granfondo Andrey Amador si è svolta domenica 12 febbraio (foto GFAA)I partecipanti sono stati più di seimila, una grandissima affluenza (foto eli_m_capon)
L’ambiente
Attraverso gli occhi del vincitore di due Giri d’Italia rivediamo questa Granfondo, un po’ per fare un “paragone” con le nostre e dall’altro per vedere il movimento amatoriale di un Paese diverso dall’Italia.
«Mi piace ogni anno – racconta Basso – fare delle Granfondo in Italia e all’estero dove c’è un un significato di amicizia e territoriale. L’evento di Andrey Amador ha tutto questo: è incredibile e ben organizzato. E’ molto simile alle nostre manifestazioni, ed è stata una vera festa del ciclismo, con 6.000 partecipanti. La Granfondo è nata da pochi anni ed ha avuto una crescita esponenziale, gli eventi durano per cinque giorni e c’è di tutto. Ci sono state delle visite sul territorio: dalla città di San José, passando anche per l’area dove vivono i coccodrilli, fino alla scoperta di luoghi nuovi. Dal venerdì prima della Granfondo iniziano tantissimi eventi correlati. Si inizia il mattino alle 9,30 con musica e risveglio muscolare, nel pomeriggio c’è stata la firma degli autografi. Il sabato dal pomeriggio fino a sera si è tenuto l’evento di chiusura prima della pedalata di domenica con deejay e tante attività diverse».
Tanto affetto per gli ospiti di Amador, la gente era curiosa di vederli e parlare con loro (foto GFAA)Strade ampie e ben asfaltate, un percorso svolto in costante sicurezza (foto rada_photo)Ai bordi tanta gente, ma soprattutto famiglie (foto rada_photo)Tanto affetto per gli ospiti di Amador, la gente era curiosa di vederli e parlare con loro (foto GFAA)Strade ampie e ben asfaltate, un percorso svolto in costante sicurezza (foto rada_photo)Ai bordi tanta gente, ma soprattutto famiglie (foto rada_photo)
La pedalata
Dalle foto si vede come la pedalata fosse il contorno ad una cinque giorni di festa continua. Tanti giochi per bambini e famiglie, interventi di autorità locali e molto altro.
«E’ strutturata – ci dice – come una delle migliori Granfondo europee, la sicurezza sulle strade è invidiabile. Noi dal giorno prima abbiamo potuto fare la ricognizione del percorso scortati da alcune moto. Il servizio di assistenza era praticamente continuo, con cinque punti ristoro ed altrettanti box di assistenza sul percorso. Le strade, poi sono davvero molto belle: larghe e perfettamente asfaltate. Era la prima volta che mi trovavo a pedalare in Costa Rica, in passato ho partecipato a Granfondo in Colombia e Panama. Il percorso non era molto impegnativo dal punto di vista altimetrico, però aveva dei panorami e degli scorci mai visti.
«Alla fine – riprende – è stato organizzato anche una specie di Expo post gara, con prodotti e stand per sponsorizzare il territorio. Sulle strade era presente un tifo paragonabile ad una tappa di un Grande Giro, noi ex corridori europei siamo stati accolti come delle super star. Per la gente era la prima volta nella quale potevano stare a stretto contatto con noi. Ho pedalato e parlato con tantissime persone che mi chiedevano continuamente cose sul ciclismo in Europa. Per loro l’Italia rappresenta un Paradiso a due ruote».
Il giorno prima dell’evento gli ospiti di Amador si sono concessi al pubblico con firme e una conferenza stampa (foto Greenmediacr)L’assistenza tecnica è stata fornita da Shimano, un partner di prim’ordine (foto Marco Sanchez)Il giorno prima dell’evento gli ospiti di Amador si sono concessi al pubblico con firme e una conferenza stampa (foto Greenmediacr)L’assistenza tecnica è stata fornita da Shimano, un partner di prim’ordine (foto Marco Sanchez)
Un sogno
In Sud America il ciclismo è uno sport di grande rilievo, la gente si appassiona e sogna di correre in Europa, nei grandi team WorldTour. Non è un caso che sulle strade del Giro o del Tour de France il tifo sudamericano sia uno dei più caldi ed accoglienti.
«Alla Granfondo – spiega Ivan Basso – erano presenti un po’ di ex corridori: Nibali, Contador, Rodriguez ed io. E’ davvero un sogno per i ragazzi, che hanno avuto modo di vedere corridori che hanno vinto grandi corse. Non si tratta solo di un modo per raccogliere fondi, ma anche per avvicinare la gente ancora di più al mondo del ciclismo. Siamo già d’accordo con Andrey (Amador, ndr) che l’anno prossimo proviamo a portare la maglia rosa ed il trofeo del Giro. Alla fine vedere ex ciclisti come noi che ridiamo e scherziamo con tutti fa capire cosa può lasciare questo sport: la condivisione della fatica ma anche una grande amicizia.
«Il sabato prima della manifestazione abbiamo fatto una conferenza stampa aperta a tutti dove ognuno di noi ha raccontato cosa ha significato il ciclismo per la propria vita. Siamo stati sommersi dalle classiche domande, ma parlare con la gente è parte di questo sport ed è sempre bello. Ci hanno chiesto cosa si prova ad entrare nell’Arena di Verona con la maglia rosa o qual è stato il momento più importante della nostra carriera. Oppure quale salita fosse più dura: il Mortirolo o lo Zoncolan? Il messaggio che Amador ha voluto lasciare con questa Granfondo è chiaro: fare qualcosa per il suo territorio e permettere a tutti di sognare un po’».
Alla fine del primo ritiro della Eolo-Kometa, il punto con Stefano Zanatta. Il gruppo si sta formando. Gavazzi e Belletti saranno il faro per i più giovani
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La solita storia, lo sapevamo, ma abbiamo atteso l’ufficialità della notizia. E intanto in Argentina scherzavamo con Biagio Conte sull’imminente arrivo di Giovanni Ellena sull’ammiraglia della Eolo-Kometa.
«Allora lo sai?», rideva il siciliano.
«Che cosa? Ma figurati…», rispondevamo con identica allegria.
«E’ uno in gamba – ancora Conte – e una mano ci serviva».
Ellena alla Eolo, Spezialetti alla Bingoal: i due diesse più esperti della Drone Hopper attesi a sfide importantiEllena alla Eolo, Spezialetti alla Bingoal: i due diesse più esperti della Drone Hopper attesi a sfide importanti
Tutti gli uomini di Savio
Adesso che il comunicato è arrivato, si può finalmente condividere il cammino che ha portato il direttore sportivo piemontese nella squadra di Basso e dei fratelli Contador, al termine di un periodo non semplice. Dalla scorsa estate, quando è stato palese che la Drone Hopper fosse una bolla di sapone già scoppiata, tutti coloro che erano coinvolti nel progetto hanno iniziato a cercarsi una nuova casa.
Mariano Umberto, osteopata, è andato alla Tudor. Andrea Foccoli, meccanico, alla Ineos. Stefano Di Zio, massaggiatore, alla Israel. Andrea Zanardini, massaggiatore, alla Bardiani. Barbero e Tessaro al UAE Team Adq, Paolo Alberto, massaggiatore, alla Eolo. Licio Scartozzi a giornate sul bus della Jayco-AlUla e a breve su quello della Ineos. Lo staff di medici e preparatori alla Bardiani.
Fra i direttori sportivi non è stato facile. Daniele Righi, l’ultimo arrivato, non è riuscito ancora a sistemarsi, ma potrebbe entrare nella continental di Savio. Spezialetti è alla Bingoal. Canciani alla China Glory. Cheula ha un negozio di bici ed è team manager della Aries nei dilettanti. Ellena (che in apertura è con Bernal dopo il Tour 2019, nel Ristorante Buasca in cui l’ha accolto) ha trovato la sua strada.
Un incontro a Oliva (Spagna) a gennaio con Basso e i due fratelli Contador ed è arrivato l’accordo con EllenaUn incontro a Oliva (Spagna) a gennaio con Basso e i due fratelli Contador ed è arrivato l’accordo con Ellena
A che punto si è palesata l’opzione Eolo?
E’ venuta fuori con il passare dei giorni. Per un po’ c’erano stati dei contatti con una WorldTour, ma l’ipotesi è naufragata. Ho fatto un colloquio e ne siamo usciti anche bene, poi però non se ne è fatto niente. Tutto sommato però, sono contento che sia andata così.
Perché?
Magari è il discorso della volpe e l’uva, però mi chiedo se in certe squadre sia ancora possibile fare il direttore sportivo per come lo intendo io. Non ho mai provato, quindi non posso dirlo, però mi sembra tutto molto sterile, freddo. Da quello che si sente dire, le persone sono come numeri. Qua invece, anche se inizio in punta di piedi, mi sento già parte del gruppo.
Sorpreso?
Non mi aspettavo una fiducia del genere. Ci sono colleghi con cui parlo un po’ di più, come possono essere Volpi, oppure ogni tanto il “Brama” con cui si scherza, oppure Cozzi. Con Zanatta invece penso di non essermi sentito al telefono una sola volta in tanti anni, quindi mi fa molto piacere il fatto che loro abbiano così fiducia. Vuol dire che fondamentalmente l’ho mostrata sul campo.
Zanatta ed Ellena sono entrambi direttori di vecchia scuola, molto preparati, bravi con i giovani e di poche parole (foto Borserini)Zanatta ed Ellena sono entrambi direttori di vecchia scuola, molto preparati, bravi con i giovani e di poche parole (foto Borserini)
Come è avvenuto il contatto?
Questa è stata una cosa un po’ strana. Ivan Basso l’avevo sentito già due anni fa. Poi con Drone Hopper era venuto fuori un discorso di crescita, quindi avevamo lasciato perdere per vari motivi. A dicembre ho semplicemente fatto a Ivan gli auguri di Natale e il giorno di Santo Stefano mi ha chiamato Zanatta, chiedendomi come fossi messo. Non credo che le due cose siano in relazione. Perché effettivamente loro avevano bisogno di un supporto (alla fine del 2022 Sean Yates ha lasciato la squadra, ndr) e lì è iniziato il discorso.
Nel frattempo avevi cominciato a lavorare con la continental?
Sì, ma di fatto non si sapeva che cosa diventerà. Potrebbe essere anche un bel progetto, però non lo sentivo mio. Avevo già cominciato a organizzare anche il modo di farli venire in Europa. Dovrò sempre ringraziare Savio e Bellini per avermi introdotto in questo ambiente. Ho imparato tanto da loro, ma l’idea di trovare nuovi stimoli mi è subito piaciuta.
Cosa è successo dalla telefonata di Zanatta?
Mi hanno invitato per due giorni in Spagna. Sono stato a Oliva con loro e abbiamo parlato di punti di vista, vari aspetti del lavoro. Finché mi sono trovato allo stesso tavolo per un colloquio con Alberto e Fran Contador, Zanatta e Basso e abbiamo chiuso il discorso.
Sean Yates, che aveva guidato Basso, si occupava dello sviluppo dei materiali, ma ha lasciato il teamSean Yates, che aveva guidato Basso, si occupava dello sviluppo dei materiali, ma ha lasciato il team
Inizialmente si era parlato di un contratto a giornate?
Vero, però alla fine abbiamo trovato la soluzione di fare un mezzo fisso, chiaramente molto ridotto. Ho detto che il contratto a giornata non è nella mia mentalità. Voglio sapere tutto di tutti, infatti ieri sera abbiamo già fatto la prima riunione online con i preparatori e i diesse, anche se chiaramente in questo momento posso solo ascoltare. Ho chiesto di essere coinvolto, perché quando il direttore sportivo va a una corsa, deve sapere di cosa parla. Non deve essere quello che è lì per una sola giornata, non vado solo per guidare la macchina. Ho visto che quando ho fatto questo discorso, l’hanno apprezzato e hanno capito la mia filosofia.
In squadra trovi qualche corridore con cui hai già lavorato, giusto?
Sì, Gavazzi e anche Mattia Bais. Poi c’è qualche pallino del passato come Fancellu, che non conosco bene, ma avrei sempre voluto conoscere meglio per sentire cosa c’è sotto. Sarebbe tutto più facile se fossi entrato al primo ritiro, ieri sera l’ho detto durante la riunione. Ho passato la maggior parte del tempo ad ascoltare, perché sentivo tantissime cose completamente nuove dal punto di vista delle caratteristiche di corridori che non conosco. E quindi dovrò imparare tutto pian pianino.
Si comincia con il Gran Camino…
Andrò con Jesus Hernandez, quindi farò la seconda ammiraglia, ma ben volentieri perché questa squadra è un meccanismo nuovo, quindi devo capire come funziona.
Gavazzi è stato un corridore di Ellena alla Androni: per il tecnico è uomo di grande carismaGavazzi è stato un corridore di Ellena alla Androni: per il tecnico è uomo di grande carisma
Nel frattempo hai parlato con Savio e Bellini?
Prima di andare in Spagna ho chiamato Bellini, mentre a Gianni che era ancora in Venezuela, ho mandato un messaggio quando sono tornato e avevo ormai raggiunto l’accordo. Poi ho richiamato Marco, spiegandogli la situazione. Entrambi hanno detto che faccio bene, dall’altro lato ovviamente dispiace, perché siamo stati insieme per 17 anni, ma hanno capito il mio punto di vista.
Che cosa ci si aspetta in una squadra nuova?
Ho già ottenuto tantissimo. La fiducia che ho visto da parte di Basso e di Zanatta e l’apertura nei miei confronti da parte dei due fratelli Contador, che non mi conoscono, è un ottimo punto di partenza. Adesso sta a me dimostrare qualcosa. Dopo tanti anni, voglio provare qualcosa di diverso. Ho avuto parecchie volte la voglia di cambiare, ma non c’era stata mai l’occasione. Adesso è arrivata, e voglio sfruttarla davvero al mio meglio.
Nel frattempo ti sei rimesso sui libri…
Ho sentito la necessità di crescere. Se vai a fare dei colloqui, che cosa metti sul piatto? Se l’esperienza non basta, devi metterci la cultura, la preparazione e la voglia di imparare ancora. Quindi ti rimetti a studiare. Diciamo spesso che i tecnici italiani sono i più bravi e sono anche d’accordo. Però attenzione, perché sta arrivando un’ondata di giovani che sono molto più preparati. E’ vero che a livello psicologico e di conoscenza dei ragazzi forse siamo migliori, perché la mentalità latina e italiana permette di avvicinarsi con maggiore empatia alla persona. Devi essere bravo a capire il momento di crisi, ma anche a indicare la strada giusta. E se non hai una base di preparazione importante, il ragazzo giustamente scappa.
Giovanni Ellena ha 56 anni, ha corso nei dilettanti ed è direttore sportivo dal 2006Giovanni Ellena ha 56 anni, ha corso nei dilettanti ed è direttore sportivo dal 2006
Ti è mai capitato di non sapere cosa rispondere?
Ancora no, perché di fronte alla situazione più spinosa, al massimo ho preso tempo e sono andato a documentarmi. Però in futuro vorrei essere pronto subito. E così mi sono iscritto a Scienze Motorie, anche se qualcuno mi ha preso per matto. Mia moglie mi ha dato un grande appoggio. Sia per riprendere gli studi, sia per cambiare squadra. E a me invece è venuto in mente il mio vecchio professore di inglese…
Cosa diceva?
Una volta, facendo una battuta in classe, raccontò che era andato da lui per delle ripetizioni un signore di 80 e passa anni. E lui gli aveva chiesto perché mai fosse andato a studiare inglese. E questo qua in piemontese gli aveva detto: «Ma metti che vado su e San Pietro parla inglese? Che cosa gli rispondo?». Volete che a questo punto anche io non possa mettermi a studiare a 56 anni?
Quando si parla di giovani corridori italiani promettenti, si fa fatica a nominare Alessandro Fancellu. Non perché non lo sia, anzi, ma il suo nome gira da tanti anni nel mondo del professionismo che si fa fatica a pensare che abbia ancora 22 anni. Il corridore comasco sta per iniziare la sua terza stagione tra i grandi, il cammino tuttavia non è sempre stato semplice.
Stefano Zanatta, suo diesse alla Eolo-Kometa, ce ne aveva parlato nel momento più difficile. Nel 2021 Fancellu di colpo aveva smesso di correre ed i dubbi su ciò che fosse successo si erano man mano accumulati. La bravura della Eolo-Kometa e di tutto lo staff è stata quella di cancellare e iniziare da zero.
Il Tour of the Alps era stato l’ultima corsa del 2021 per Fancellu (al centro), poi più nullaIl Tour of the Alps era stato l’ultima corsa del 2021 per Fancellu (in testa), poi più nulla
Il piacere della fatica
Il lavoro di ricostruzione fatto con Fancellu è stato mentale, non atletico. Le doti le ha sempre avute, si è trattato di far scattare la molla giusta (Zanatta ha usato spesso questa parola durante la nostra intervista).
«Quello di Fancellu è stato un bel finale di stagione – spiega Zanatta – ha mostrato quelle che possono essere le sue qualità. La sfida fatta dal team è stata prendere un corridore dal proprio vivaio e farlo diventare grande. La ricostruzione all’inizio del 2022 è partita con un calendario più “soft” con Gran Camino e poi Tour of Turkey. Doveva ritrovare pian piano il piacere di essere competitivo, di andare in bici e fare fatica. Da giugno in poi ha trovato un gran bel colpo di pedale, all’Adriatica Ionica si è messo in luce facendo cinque belle tappe».
Il percorso per tornare è stato ostacolato da un po’ di sfortuna, il comasco ha preso due volte il Covid in un meseIl percorso per tornare è stato ostacolato da un po’ di sfortuna, il comasco ha preso due volte il Covid in un mese
Lo zampino di Amadori
Fancellu ha nel suo calendario del 2022 una gara tra gli under 23: il Tour de l’Avenir. Un bel pezzo di un puzzle tutto da assemblare. Alessandro è sì un professionista, ma vista l’età, Amadori ha pensato bene di portarlo nella corsa più importante tra gli under 23.
«Si è parlato con Amadori – riprende il diesse – per fargli fare l’Avenir. Lui era d’accordo con noi, così è andato a fare il ritiro al Sestriere e si è guadagnato la possibilità di essere convocato. La corsa francese è stata una bella fetta di torta nella condizione mentale di Fancellu, ha trovato continuità ed è sempre stato davanti. Impari ad essere un vincente quando hai la possibilità di fare certe corse ed esperienze. Andare a fare la Milano-Sanremo è una bella esperienza, ma se non la finisci rimane un bel ricordo e basta. Fare degli step intermedi partecipando a gare dove nel finale sei lì per giocartela ha un altro valore».
Il ritmo gara pian piano è aumentato, così Alessandro ha trovato fiducia nei propri mezzi (photors.it)Il ritmo gara pian piano è aumentato, così Alessandro ha trovato fiducia nei propri mezzi (photors.it)
Questione di mentalità
Le parole di Zanatta ricostruiscono un quadro più grande la cui parola base è: fiducia. Dopo il 2021, poche squadre avrebbero scommesso su Fancellu e questo è stato argomento spesso di discussioni e articoli. La mancanza di pazienza, o la fretta di cercare un fenomeno, hanno portato a sacrificare molti ragazzi sull’altare del professionismo.
«E’ una questione di mentalità – replica Zanatta – il nostro obiettivo era quello di ritrovare un corridore. Il nostro corridore. Ha bisogno ancora di tempo, ma noi abbiamo fiducia in lui, anche perché altrimenti non gli avremmo prolungato il contratto di un anno alla fine della scorsa stagione. Per gli obiettivi più grandi c’è tempo, intanto Fancellu ha ritrovato la consapevolezza di quello che può essere, la voglia di rimettersi in gioco e non era scontato.
«Si è trovato davanti a grandi responsabilità senza essere maturo abbastanza per affrontarle, ora è cresciuto e noi siamo contenti. Anche le scelte della squadra, come non inserirlo nel roster di certe corse, lo ha vissuto come una sfida e non una punizione. Si è trovato un calendario più adatto a lui ed ha avuto l’occasione di mettersi in mostra: è successo all’Adriatica Ionica, al Giro di Slovenia ed al Tour de l’Ain. Questi risultati gli sono valsi la convocazione al Giro di Lombardia dove, al primo passaggio sul Civiglio, era ancora con i migliori».
Il Tour de l’Avenir è stata la corsa che ha dato la continuità necessariaFancellu sesto e accanto a lui Piganzoli, quinto, sono stati i migliori azzurri (foto Zoè Soullard)Il Tour de l’Avenir è stata la corsa che ha dato la continuità necessariaFancellu sesto e accanto a lui Piganzoli, quinto, sono stati i migliori azzurri (foto Zoè Soullard)
Stabilità e lavoro
Fancellu è riuscito a ritrovarsi grazie alla fiducia che la Eolo-Kometa ha riposto in lui, questo è sicuro. Ma la squadra di Basso ha ormai trovato un “modus operandi” che permette a quasi tutti i propri corridori di sentirsi avvalorati ed apprezzati.
«Nella nostra squadra ci sono tanti ragazzi giovani – continua a spiegare il diesse – davanti a noi abbiamo dei chiari esempi di come si debba avere pazienza. Guardate Albanese e mi verrebbe da dire anche Rota, non corre con noi ma il discorso è lo stesso. Se nessuno avesse avuto fiducia in lui, non sarebbe diventato quello che è. Nel 2022 è stato il miglior italiano nel ranking UCI, eppure qualche anno fa rischiava di smettere. Ivan Basso e Fran (Francisco Javier Contador, ndr) hanno fiducia nei ragazzi, nel capitale umano. Ai corridori, soprattutto quelli giovani, fa bene avere stabilità intorno, lavorare con lo stesso staff e compagni».
Sul volto di Fancellu in questo 2022 si è dipinta più volte la smorfia della fatica, segno di una motivazione ritrovataSul volto di Fancellu in questo 2022 si è dipinta più volte la smorfia della fatica, segno di una motivazione ritrovata
Confronto
E’ importante avere stabilità, certo, ma anche confrontarsi è fondamentale. Capire dove e quando insistere, decidere insieme certi passi da fare…
«A me piace lavorare con i giovani – racconta Zanatta – con Fancellu ho avuto un confronto sempre diretto nel corso degli anni. Ci sentivamo settimanalmente ed in più parlavo con lo staff per capire come e dove agire. Alessandro ha corso molto con me e questo ha aiutato, il programma per la seconda parte del 2022 lo abbiamo praticamente deciso insieme. Abbiamo parlato decidendo cosa fosse meglio fare e quale l’obiettivo da raggiungere. Gli anni di esperienza aiutano e avere una persona accanto che sa guidarti è importante per non perdere di vista l’obiettivo. I corridori non vanno puniti, ma bisogna fargli trovare la voglia di lavorare, toccando i tasti giusti. Ora Fancellu è più grande, maturo e il 2023 sarà un anno dove potrà fare ancora un passo in più».
Il team Eolo-Kometa-Visit Malta nel 2023 calzerà Sidi. L’annuncio è stato dato appena qualche giorno fa, segnando un vero e proprio glorioso ritorno al passato considerando crescita e sviluppo del brand. Quella tra Sidi e la squadra di Alberto Contador e Ivan Basso è la definizione di una partnership che sancisce la volontà di unire la tradizione con l’innovazione verso grandi obiettivi. Già testimone di grandi successi assieme ad Alberto Contador e Ivan Basso, ora fondatori e dirigenti della squadra, Sidi si prepara dunque a supportare il team con prodotti in grado di rappresentare un perfetto “trait d’union” tra gli atleti e la bicicletta.
Sidi sarà accanto alla Eolo Kometa per questa stagione (foto Maurizio Borserini)Sidi sarà accanto alla Eolo Kometa per questa stagione (foto Maurizio Borserini)
Un ritorno alle origini
«A titolo personale – ha affermato Alberto Contador – avere Sidi con noi in squadra è motivo di eccitazione e di orgoglio. Sidi è il brand di scarpe con cui fin da giovanissimo ho ottenuto i miei primi successi. Con loro ho vinto i Grandi Giri, mi hanno seguito in ogni appuntamento importante e hanno saputo sempre meravigliosamente adattarsi ad ogni mia più specifica esigenza. In un certo senso, questa realtà ha fatto parte della mia vita, condividendo i momenti più belli che ho vissuto in bicicletta… Le loro scarpe garantiscono elevate performance grazie all’altissimo grado di personalizzazione: lavorare di nuovo assieme ha per me un grande significato».
«Con Sidi ai piedi – ha ribattuto successivamente Ivan Basso – ho vinto i miei due Giri d’Italia, ed avere oggi un brand così importante e prestigioso in squadra rappresenta per noi un bellissimo ritorno ad un’azienda che ci ha accompagnato nel raggiungimento dei nostri traguardi sportivi più importanti. Sono contentissimo, e sono sicuro che questa sarà una partnership di grande successo».
Denis Favretto, Team & Athletes Sidi SportDenis Favretto, Team & Athletes Sidi Sport
Sviluppo e performance
Nel corso del “fitting day”, organizzato in occasione dell’ultimo “training camp” del 2022, i corridori della Eolo-Kometa-Visit Malta hanno avuto modo di provare le calzature e scegliere il modello più adatto in riferimento alle proprie specifiche esigenze. Un attività, quest’ultima, assolutamente fondamentale per Sidi, per conoscere nel dettaglio le necessità dei propri atleti.
«Ho già avuto modo di correre con Sidi per due stagioni – ha commentato Lorenzo Fortunato, corridore della Eolo-Kometa-Visit Malta e splendido vincitore della tappa con arrivo sul Monte Zoncolan durante Giro d’Italia 2021 – le conosco benissimo, e posso dire che sono delle scarpe con le quali ho sempre avuto ottime sensazioni. Un motivo in più per non vedere l’ora di iniziare la prossima stagione».
Una parte dello sviluppo dei prodotti Sidi passa attraverso la collaborazione con i professionistiUna parte dello sviluppo dei prodotti Sidi passa attraverso la collaborazione con i professionisti
«In quanto realtà proiettata costantemente al futuro – ha dichiarato Davide Rossetti, nuovo CEO di Sidi Sport – siamo davvero entusiasti di aver chiuso questa importante collaborazione con la Eolo-Kometa-Visit Malta. La rapida crescita di questo team è sinonimo di impegno, totale dedizione e attenzione ai minimi dettagli. Inutile negare l’emozione di collaborare con Alberto Contador e Ivan Basso, ora alla guida di una squadra alla quale trasmetteranno inevitabilmente il loro talento. Impossibile dimenticare gli innumerevoli successi raggiunti da entrambi e la passione con la quale hanno condotto la loro carriera ciclistica. Un biglietto da visita di tutto rispetto. Condividiamo il loro percorso e crediamo nel confronto, certi che i continui scambi di opinioni e di esperienze, con atleti e staff, permetteranno all’azienda di accrescere ulteriormente il proprio già ricco bagaglio di conoscenza da tradurre in prodotti sempre più performanti e disponibili sia ai professionisti quanto all’immensa community di amatori».
Manuel Belletti non correrà la Sanremo, ma ha ancora addosso i segni di quella ghiacciata del 2013. In testa ha il Giro e qualche sassolino da togliersi