La prof Rossato che insegna sul gpm di Foza…

13.12.2022
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Scuola media di Foza, comune di settecento anime sull’Altopiano di Asiago. La prima campanella suona un quarto alle otto, l’ultima dieci minuti alle due del pomeriggio. Da lunedì a venerdì Beatrice Rossato, professoressa di matematica e scienze, si fa trenta chilometri a tratta per andare al lavoro. Gli ultimi quattordici sono su una strada stretta della Grande Guerra che si arrampica fino agli oltre i mille metri di altitudine del paesino della Val Brenta.

La 26enne vicentina di Rosà è diventata insegnante di ruolo tre mesi fa ma resta una atleta della Isolmant-Premac-Vittoria. Le sue lezioni prendono spunto, perché no, anche dal ciclismo. Foza infatti ha un rapporto stretto con il nostro sport nel recente passato.

Giro 2017. Il cartello con le caratteristiche della salita di Foza (foto facebook)
Giro 2017. Il cartello con le caratteristiche della salita di Foza (foto facebook)

Nel 2017 fu l’ultimo “gpm” della ventesima tappa con arrivo ad Asiago. In cima transitò per primo Pozzovivo mentre al traguardo esultò Pinot, che insieme a Nibali detiene il record di scalata su Strava. Nel 2018 identico finale per l’ottava frazione del Giro U23 con la cavalcata trionfale del colombiano Munoz. Su facebook esiste addirittura una pagina dedicata al tratto Valstagna-Foza. Quello che Rossato ormai conosce alla perfezione e durante il quale pensa a come far conciliare il tutto per il 2023.

Beatrice, l’ultima volta che ti abbiamo sentita eravamo a metà agosto. Cos’è cambiato da allora?

Tutto, per l’ennesima volta nell’arco di due mesi (risponde divertita, ndr). Mi avevate lasciata a lavorare in un laboratorio chimico-medico di una multinazionale. Dovevo ancora disputare il Giro di Toscana. Poi a fine agosto, proprio mentre stavo andando alla corsa con la Isolmant, mi è arrivata un’email da parte del Ministero dell’Istruzione. Inizialmente pensavo ad una spam come ne arrivano tante da finti indirizzi. Invece quando l’ho aperta ho capito subito che era tutto vero. Mi veniva chiesto di prendere servizio dall’1 settembre. E’ stato uno shock. Per fortuna che Giovanni (Fidanza, il suo team manager, ndr) mi ha subito consigliato per il meglio.

Come hai fatto con l’altro posto di lavoro?

A malincuore ho dovuto dare le dimissioni perché mi trovavo bene. La mia titolare è rimasta bloccata sulla sedia, ma ha compreso la situazione e mi ha augurato il meglio. D’altronde ho studiato per questo. A fine 2020 avevo fatto il concorso per essere insegnante di ruolo. Attendevo le graduatorie, l’assegnazione delle sedi che avevo scelto e si sa che talvolta arrivano tardi. E’ una soddisfazione ora per me aver raggiunto questo traguardo.

Nel ciclismo femminile si sta lottando per raggiungere il professionismo come nei maschi, intanto tu sei diventata… “prof”. Come si svolge la tua settimana?

Alle 6,30 sono già in viaggio. Non mi pesano i 60 chilometri al giorno e nemmeno fare tutta quella salita. Mi piace guidare. Al momento comunque non è facile organizzare tutto. C’è ancora lo stereotipo dell’insegnante che fuori dagli orari scolastici non faccia nulla. Non è così. Ci sono le lezioni da preparare. Le riunioni da fare. La burocrazia. Al martedì e al giovedì ho due rientri pomeridiani fino alle 17. E poi ci sono i ragazzi da seguire. Ne ho circa una ventina spalmati sulle tre classi delle medie. Quelli di terza devono scegliere quali superiori fare e mi sembrava il minimo poterli consigliare, accompagnandoli a questi incontri. Al sabato invece non ho lezioni.

Lo sfrutti quindi per allenarti? Hai già pensato a come ottimizzare il tempo per gli allenamenti?

Esatto, al momento pedalo solo nel weekend mentre negli altri giorni cerco di ritagliarmi dello spazio per la palestra. Adesso vivo alla giornata, anche perché devo finire di integrarmi. Magari quando cambierà l’orario potrei andare a scuola con la bici in auto e partire da Foza per allenarmi. Ci sono diversi anelli da fare scendendo e risalendo lassù. Qualche mio alunno mi ha chiesto se andrò ad insegnare in bici ma mi sembra troppo (ride, ndr). Comunque la salita di Foza la conoscevo già. In estate l’ho sempre fatta diverse volte. E’ bella tosta.

Che rapporto hai con i tuoi ragazzi? C’è qualcuno che corre in bici?

Molto buono. Sono tutti bravi, entro in classe volentieri ad insegnare. Nessuno di loro fa ciclismo, ma si sono molto interessati quando hanno saputo che sport pratico. Mi fanno sempre tante domande. La curiosità di sapere e conoscere è uno dei fattori più importanti che gli studenti devono avere per crescere e aprire la mente. Se non ce l’avessero avuta, gliela avrei insegnata. Le loro domande sul ciclismo sono sempre uno spunto per me. Quando è morto purtroppo Rebellin, abbiamo fatto lezioni di educazione civica. Ai giovani vanno spiegate come si possono evitare queste tragedie e come ci si deve comportare in strada. Se educhiamo loro, possiamo arrivare anche ai loro genitori e alle generazioni più vecchie.

Giovanni Fidanza ci ha detto che Beatrice Rossato è un esempio per le sue atlete. Cosa ne pensi?

Lui per me è come un secondo padre. Mi lusingano le sue parole. Per il 2023 mi ha proposto di continuare nonostante il mio lavoro a scuola. E’ come se fossi tornata allieva o junior (ride, ndr). Da luglio in poi sarò più presente però cercherò di esserlo anche prima. Quello che ho imparato da lui e in generale, lo posso trasmettere alle mie compagne, specie alle più giovani. Vorrei stimolarle a non mollare o sottovalutare gli studi. Bisogna fare i sacrifici, perché tanto nella vita, anche se non corri in bici, devi farli lo stesso. Tanto vale iniziare a capirlo subito. Il ciclismo femminile sta cambiando, sta migliorando tanto. Sarebbe bello che le atlete prendessero lo status da professioniste ma non si può correre per sempre. Ci vuole un piano alternativo. Lo studio è uno di questi.

Il podio della gara open vinta da Rossato a Vittorio Veneto. Quagliotto seconda, Ciabocco terza (foto Ossola)
Il podio della gara open vinta da Rossato a Vittorio Veneto. Quagliotto seconda, Ciabocco terza (foto Ossola)
Come potrebbe essere la tua prossima stagione?

Come dicevo, devo capire come organizzarmi. Voglio fare tutto col massimo della professionalità. Mi piace correre in bici perché posso esprimere la mia grinta. Mi piacerebbe ancora vincere qualche corsa come gli ultimi due anni, soprattutto per far felice la squadra e tutti gli sponsor. A dire il vero mi basterebbe solo andare alle gare per stare con le mie compagne. Devo però prima trovare il tempo di allenarmi. Perché, come insegno sempre ai miei alunni, gli allenamenti sono come i compiti. Se non li fai, non puoi migliorare.

Pepoli, figlia d’arte in arrivo: chi ricorda papà Christian?

10.12.2022
6 min
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Padre ex pro’, figli giovani promesse. Nel ciclismo della generazione Z ci sono sempre più casi del genere e talvolta può capitare che sia proprio il genitore a riconoscere un maggior talento nel suo erede. Nella prossima Isolmant-Premac-Vittoria ci sarà una elite del 2004 figlia d’arte. Sara Pepoli, figlia di Christian, prima buon dilettante con la Record Cucine e poi pro’ ad inizio anni 2000 per quattro stagioni tra Cantine Tollo e Saeco.

Padre e figlia. Christian Pepoli insieme a Sara (seduta) quando lei era allieva alla Fiumicinese
Padre e figlia. Christian Pepoli insieme a Sara (seduta) quando lei era allieva alla Fiumicinese

L’attuale 44enne Pepoli senior, romagnolo doc, è stato interprete di un movimento in cui gli squadroni erano italiani e dove le nostre formazioni correvano tutte le classiche e i grandi giri a tappe. E’ stato un gregario fidato per i propri capitani e ha sgomitato con i grandi campioni di allora. Inutile fare paragoni, il ciclismo è cambiato in tutto ma in quei quattro anni Christian di esperienza ne ha fatta a tonnellate. Ed oggi la porta al servizio della figlia e delle ragazze della Fiumicinese Fait Adriatica, la storica società del suo paese.

Sara è pronta

«Mio padre mi ha insegnato a non tirarmi indietro davanti a nulla – spiega spigliata Sara, junior nella Ciclismo Insieme-Team Di Federico e azzurra in pista ad europei 2021 e mondiali 2022 – ce l’ho avuto come diesse da allieva, ma non ha mai fatto differenze. Anche adesso è molto discreto. Ovvio però che mi dia delle indicazioni tattiche, anche perché è stato lui a mettermi in sella. I consigli maggiori me li dà per saper stare in gruppo. Tendo ad andare sempre in fuga perché mi piace correre con poca gente attorno. Infatti mi piacciono le crono. Però devo per forza migliorare in questo aspetto. Il 2023 sarà un’annata difficile. Avrò la maturità e dovrò fare tanta esperienza. Ma io sono pronta».

Christian, ti somiglia tua figlia in bici?

Mica tanto (ride, ndr). Io ero un gran limatore. Quando andavamo a correre al Nord c’era gente come Museeuw, Van Petegem o lo stesso Tafi che cercavano di fare selezione in un qualsiasi punto. Dovevi buttarti in ogni buco senza pensare troppo per non trovarti a mangiare il panino con la nutella al furgone della squadra dopo soli 10 chilometri di corsa. Lassù, che ti piaccia o no, impari cos’è una corsa.

Tra dilettanti e professionisti, che anni sono stati quelli?

Belli. Ho un buon ricordo anche se ho dovuto smettere a 25 anni. Qualche soddisfazione me la sono tolta. Ho vinto la tappa di Collecchio al Giro d’Italia dilettanti dove credo di avere ancora il record della fuga più lunga. Almeno 200 chilometri. Partivamo da San Salvatore in provincia di Lucca. Ho fatto il pronti-via. Sul Passo delle Radici avevo ancora qualche compagno di avventura ma da lì fino al traguardo l’ho fatta tutta da solo. Era il ’99, quel Giro lo vinse Di Luca, il mio capitano. Siamo rimasti in contatto. Quell’anno ricevetti pure la convocazione per i mondiali a crono di Verona ma…

Racconta…

Ah, niente, non ci andai perché andavo troppo piano (sorride, ndr). C’era stata una pre-selezione ed ero contento. Parteciparono altri miei compagni perché forse davano qualche maggiore garanzia di risultati. Alla fine, nonostante di risultati non ne avessi fatti tanti, riuscii a passare professionista. Non so, penso alle tante volate tirate a Degano. Sapevo lavorare per i più forti e ho sempre avuto un buon rapporto con tutti. Ecco i motivi.

Poi cosa è successo?

Non ho trovato squadra. Sono passato dal firmare autografi a zappare il campo nella azienda di famiglia. Non sapevo nulla sull’agricoltura ed ho dovuto imparare tutto. Per fortuna che il ciclismo è una grande palestra di vita perché ti insegna cos’è il sacrificio. Io lavoravo senza avvertire la fatica. E penso che sia stato bene così. Ora ho un’azienda di confezionamento di sementi insieme a mia sorella. Certo, mi sarebbe piaciuto correre ancora, però prima o poi avrei dovuto smettere e trovare un lavoro. E più in là lo fai, peggio è. Perché il ciclista passa tutta la vita a pedalare e non sa fare altro. Come compagno avevo Roberto Conti, che quando correva aveva già iniziato un’altra attività ed io avevo preso spunto da lui.

Pepoli da 6 anni guida da esordienti e allieve della Fiumicinese, storica società romagnola
Pepoli da 6 anni guida da esordienti e allieve della Fiumicinese, storica società romagnola
Adesso invece com’è insegnare ciclismo ai giovani?

Non è semplice. Deve essere un divertimento fino ad una certa età, invece ora è tutto amplificato ed estremizzato fin dalle categorie più piccole. Alle mie ragazze voglio trasmettere il saper fare gruppo, lo stare bene insieme. Cerco di vietargli il cellulare nel pre e post gara fintanto che siamo assieme. E poi non transigo su rispetto ed educazione. Pensate, qualche anno fa non ho fatto correre alcune atlete finché non avessero imparato ad usare un linguaggio più adeguato per ragazze della loro età.

Ti piace quello che fai?

Sono convinto di questa scelta. Quando crei la giusta armonia, quello è già un grande risultato. In questo periodo, per dire, andiamo ad “allenarci” con i rollerblade sulla ciclabile di Gatteo Mare per più di venti chilometri. Diversificare l’allenamento aiuta a togliere un po’ di stress a questi ragazzi che sono sempre sotto pressione.

Sara Pepoli ha iniziato a correre in bici a 9 anni. Oltre alla Fiumicinese, è stata alla Forlivese da esordiente
Sara Pepoli ha iniziato a correre in bici a 9 anni. Oltre alla Fiumicinese, è stata alla Forlivese da esordiente
Per Christian Pepoli che atleta è Sara?

E’ una passista che sta diventando anche scalatrice. Va bene a crono e anche in pista. Al campionato italiano è stata a lungo in fuga, un suo must ormai. Per il momento lei, come me, fa pochi risultati ma ha una grande voglia di soffrire. Anzi, è più determinata di quanto lo fossi io. Sta attenta al cibo e agli allenamenti. Si sta facendo seguire da Alessandro Rovelli, un bravo preparatore atletico di Rimini. Non mi intrometto troppo nella sua vita ciclistica. Quest’anno l’ho vista più convinta. Credo sia merito della sua crescita. Poi sono contento di lei perché a scuola ha voti buonissimi.

Ora che è passata elite cosa ti aspetti da lei?

Innanzitutto devo ringraziare Giovanni (Fidanza, team manager della Isolmant, ndr) che si è interessato a lei e l’ha presa. Per Sara è una squadra giusta per crescere. Spero che lei possa essere d’aiuto alle compagne più grandi e magari possa ritagliarsi un po’ di spazio.

La Isolmant raddoppia. Nasce anche il team junior

05.12.2022
5 min
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Come un piccolo orto che dà buoni prodotti per un grande mercato, la Isolmant Premac Vittoria si prepara al 2023 raddoppiando gli sforzi e senza le sue gemme migliori. Il team continental diretto da Giovanni Fidanza avrà anche una formazione junior, nel segno della filiera giovanile, mentre la prima squadra ripartirà priva di Gaia Realini ed Emanuela Zanetti, entrambe autrici di tre vittorie stagionali.

La piccola scalatrice abruzzese, come noto, è passata alla Trek-Segafredo con in tasca un triennale, la velocista bresciana invece va in Spagna alla Zaaf Cycling Team, ma Fidanza sa già che l’anno prossimo alcune delle sue ragazze potranno mettersi in mostra a dovere. Anzi, per qualcuna di loro si potrebbe parlare di vera e propria scommessa.

Giovanni Fidanza nel 2023 avrà entrambe le figlie alla Ceratizit-WNT
Giovanni Fidanza nel 2023 avrà entrambe le figlie alla Ceratizit-WNT
Giovanni, che 2022 è stato per la Isolmant?

E’ stato un anno importante. Abbiamo iniziato così così. Siamo stati condizionati da diversi casi di Covid e da problemi fisici, acciacchi vari. Strada facendo però le ragazze hanno ritrovato compattezza e continuità. Il nostro è un calendario italiano, tra gare open e tutte le internazionali, ma siamo soddisfatti, tenendo conto della nostra realtà. Alla fine abbiamo ottenuto numerosi piazzamenti e otto vittorie totali. Due di queste, fatte con Rossato e Zontone, mi hanno fatto particolarmente piacere perché hanno premiato la loro crescita.

Ti peserà non avere più Realini e Zanetti?

Ero preparato alle loro partenze. Anzi sono contento che possano giocarsi le proprie opportunità in formazioni più forti o all’estero. Significa che abbiamo fatto un buon lavoro con loro. Gaia è sempre stata il nostro punto di forza. E’ stata brava a riconfermarsi sui suoi livelli, crescendo a livello tattico e come persona. E’ il momento giusto per lei per fare il salto di qualità. Emanuela è stata costante negli ordini d’arrivo delle volate. Affronterà una nuova avventura ed anche per lei era arrivato il momento per provare qualcosa di nuovo.

Chi saranno le ragazze da cui ti aspetti uno scatto in più?

Ce ne sarebbero tante per la verità. Rossato è una certezza per la sua disponibilità verso la squadra e per come fa conciliare ciclismo e lavoro. L’anno prossimo sarà professoressa di ruolo di matematica in una scuola media nella zona di Asiago e potrebbe avere più tempo per allenarsi rispetto alle stagioni passate. Zontone è stata una bella sorpresa. Lei arriva dal fuoristrada e nel 2023 sono convinto che farà ancora meglio. Conto molto su Eremita, passista-scalatrice dal buon motore. Se riusciremo a correggere un paio di cose, sarà fondamentale per noi. Infine anche la spagnola Ainara Albert potrebbe dire la sua su certi percorsi.

Poi ci sono le nuove arrivate…

Esatto, anche da loro mi aspetto buone cose. Cipriani è una ragazza esperta che sa vincere. Borello arriva da una buona stagione. Papo è giovanissima, viene dal ciclocross e può ripetere il percorso di Zontone. Raimondi e Pepoli (figlia dell’ex pro’ Cristian, ndr) arrivano dalle junior e dovranno crescere con calma. Poi ci sarà anche Valeria Curnis che merita un discorso a parte. Lei è maestra federale di sci ma ha tanta passione per il ciclismo. Era già aggregata con noi nell’ultima stagione, in cui ha corso qualche gara. Sta facendo le cose seriamente, può essere un esempio per le più giovani per la sua dedizione. Ha 28 anni, deve imparare a stare in gruppo e altre cose simili ma le ho voluto dare una possibilità concreta. Sarà una bella sfida la sua.

Com’è nata la formazione junior?

E’ l’evoluzione della collaborazione che c’era con la Biesse-Carrera per effetto di sponsor comuni come Isolmant e la stessa Carrera. Il Team Zambelli aveva tante allieve che passavano junior e, visto che anche con loro avevamo rapporti, abbiamo unito le forze. Seguirò l’organizzazione di entrambi i team, ma ognuno avrà il suo staff. Valuteremo il nostro operato al termine dei due anni della categoria, ma vogliamo creare una filiera.

In pratica andrete alle gare open tutte assieme. Quanto sarà importante questo aspetto?

Molto. Dal punto di vista aggregativo sarà una grande esperienza per le junior che potranno confrontarsi con le proprie compagne più grandi, vedendo come ci si prepara prima di una gara. Le elite saranno un riferimento per le nostre giovani. In corsa però avranno tattiche separate. Le junior dovranno curare la loro categoria per crescere gradualmente. Se poi una di loro saprà stare con le più grandi, tanto meglio per lei e per noi.

Che obiettivi si sono prefissati Fidanza e la sua Isolmant per il 2023?

Vogliamo confermarci sui nostri standard nel calendario italiano, comprese le gare internazionali. Il Giro Donne sarà la solita vetrina, se verremo invitati. Abbiamo obiettivi ponderati e graduali. Il nostro compito principale comunque resta quello di fare crescere le nostre atlete per poi mandarle in team continental stranieri o WorldTour. Alle più giovani vogliamo far capire quanto sia alto attualmente il livello del ciclismo femminile. E pertanto vogliamo che possano inserirsi adeguatamente nella categoria maggiore. La nostra filosofia è sempre la stessa.

WorldTour e testa sulla strada. Ecco la “nuova” Realini

15.10.2022
5 min
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Solitamente, quando iniziava la stagione di ciclocross, Gaia Realini era lì, subito tra le protagoniste. Quest’anno non si è ancora vista e probabilmente ci sarà molto da attendere, perché la pescarese sta diventando sempre più una stradista. Nelle stesse ore dell’inizio della stagione sui prati, la Realini era d’altronde ancora impegnata nelle ultime classiche italiane, peraltro con risultati abbastanza lusinghieri.

Facendo il bilancio della sua stagione Gaia si dice decisamente soddisfatta anche se qualcosa non ha funzionato: «Ripensandoci mi resta un po’ di rammarico per il Giro d’Italia. Ho accusato enormemente la giornata di riposo. Il giorno dopo sono andata subito in crisi e ho perso le opportunità sia per la classifica che per lottare per la maglia bianca che era il mio obiettivo. E’ stata un’esperienza sulla quale ragionare, perché quello stop l’ho accusato molto. Sapevo che nel ciclismo si è sempre detto che il riposo in un grande giro è un’arma a doppio taglio, ma non credevo così tanto…».

La Realini è andata in crescendo nel finale di stagione. Ora vuole un 2023 subito a tutta
La Realini è andata in crescendo nel finale di stagione. Ora vuole un 2023 subito a tutta
E’ però anche vero che dal Giro sei uscita con una buona condizione…

Sì e me la sono portata dietro a lungo. Mi sono sentita meglio rispetto allo scorso anno e ho potuto affrontare le altre gare con maggior convinzione. Tenevo particolarmente al Giro di Toscana, volevo confermare la maglia verde di leader della classifica della montagna e ci sono riuscita. Poi nel Giro dell’Emilia e alla Tre Valli sono venute due top 15 che per me hanno molto valore, perché erano gare con al via le formazioni WorldTour, trovare spazio là in alto non era per nulla scontato.

WorldTour che ora diventerà la tua casa. Quand’è nato il contatto con la Trek Segafredo?

Già lo scorso anno avevo avuto contatti e nel periodo invernale la cosa si era già concretizzata, ma avevamo deciso insieme che un altro anno di esperienza mi avrebbe fatto bene. Ora è arrivato il momento di fare il salto e sono eccitatissima al solo pensiero.

Dopo gli inverni nel ciclocross la pescarese vuole concentrarsi sulla preparazione su strada
Dopo gli inverni nel ciclocross la pescarese vuole concentrarsi sulla preparazione su strada
Che cosa dicono nel nuovo team della doppia attività?

Loro sono favorevoli, tanto è vero che ci sono le olandesi Brand e Van Anrooij che gareggiano in entrambe le discipline. Mi hanno lasciato ampia libertà, ma per quest’anno il ciclocross per me passa in secondo piano perché voglio concentrarmi sulla strada. Non ho mai fatto una preparazione invernale canonica, seguendo tutti i ritmi e credo che sia il caso di farlo proprio pensando a quel che mi aspetta.

Come ti avvicini a questa nuova esperienza?

In punta di piedi, con molta umiltà e un pizzico di apprensione. Non so che cosa mi aspetta, ma quel che è certo è che si tratta di un grande salto di qualità. Il livello sale e temo sia pesante perché la stagione è molto lunga e impegnativa, non sono più gare open con tutto il rispetto per esse. Io non mi pongo obiettivi, se non quello di apprendere il più possibile.

La vittoria di tappa al Giro di Campania con la Realini che alla fine ha portato a casa la classifica generale (foto Ossola)
La vittoria di tappa al Giro di Campania con la Realini che alla fine ha portato a casa la classifica generale (foto Ossola)
Conosci già lo staff e le compagne?

Per ora ho avuto contatti solo con le italiane, aspetto il primo ritiro per conoscere tutti gli altri.

Che effetto ti fa essere nella stessa squadra con i riferimenti del ciclismo italiano, Balsamo e Longo Borghini?

Per me è solo un onore. Elisa Balsamo ha solo 3 anni più di me ma ha già vinto tantissimo, la Longo Borghini la guardavo in tv e sognavo un giorno di poterla imitare, ora potremo gareggiare insieme.

Oltretutto vi unisce la capacità di emergere in salita…

Infatti spero tanto che avremo occasione di gareggiare insieme e io potrò mettermi a sua completa disposizione appena la strada si rizzerà sotto le ruote. Per me lei è un riferimento e io sarò a sua disposizione al 100 per cento.

Al Giro l’abruzzese è stata terza fra le giovani, ma si aspettava di più
Al Giro l’abruzzese è stata terza fra le giovani, ma si aspettava di più
Guardandoti indietro che cosa lasci?

Non lascio una squadra, ma una famiglia. Alla Isolmant mi hanno fatto fare tutto al meglio, Fidanza stesso non è un direttore sportivo, ma un papà che sa dare sempre i consigli giusti e poi legge la corsa come nessun altro. E’ davvero incredibile come possa cogliere piccoli particolari che alla fine hanno una grande importanza. Mi dispiace molto aver lasciato quell’ambiente, ma dovevo fare il salto e quello è stato il migliore dei trampolini.

Quindi non ti vedremo nel ciclocross?

Magari qualche gara di preparazione la farò nella seconda parte della stagione, ma senza particolari velleità. La mia mente è già concentrata su un 2023 dove mi metterò in gioco su strada e penso unicamente a quello.

Gaia di nome e di fatto: Realini pronta per la Trek-Segafredo

25.08.2022
6 min
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Il suo nome è lo stato d’animo col quale una settimana fa ha condiviso sui suoi profili social l’ufficialità di una notizia che era nell’aria da inizio anno. A partire dal 2023 Gaia Realini correrà per la Trek-Segafredo. E la 21enne pescarese ha tutto il diritto di essere felice per questo trasferimento considerando il contratto triennale.

«Quando si viene a gare come il Giro Donne – ci aveva detto Luca Guercilena, il general manager del team statunitense WorldTour, a Reggio Emilia al termine della quinta frazione – non si guardano solo le proprie atlete, ma si valutano anche altre da poter inserire nel roster per le annate successive. Gaia è ancora molto giovane e deve fare tanta esperienza, però quando l’abbiamo vista all’opera l’anno scorso abbiamo pensato che ci sarebbe piaciuto lavorare con lei. Vogliamo aiutarla a crescere».

La scalatrice ora in forza alla Isolmant-Premac-Vittoria andrà a rinfoltire la pattuglia italiana team americano, in cui troverà Balsamo e Longo Borghini (e, stando ai rumors, molto probabilmente anche Ilaria Sanguineti) a farle gli onori di casa. Però Realini resta concentrata con la sua attuale squadra, con la quale sta disputando il Giro di Toscana (da oggi fino al 28 agosto).

Gaia innanzitutto quali sono gli obiettivi in questi giorni?

Ultimamente abbiamo fatto buoni risultati alle gare open, ci facciamo sempre notare. A Ferragosto abbiamo vinto con Rossato a Vittorio Veneto ed io ho fatto quarta, come a Tarzo. Poi domenica scorsa abbiamo vinto con Zanetti a Noventa di Piave, la sua terza vittoria stagionale. Qui in Toscana cercheremo di fare bene nelle tappe pianeggianti. Sono qui a lavorare per la squadra, anche se la frazione di Montecatini Terme è adatta alle mie caratteristiche.

Finalmente possiamo parlare del tuo passaggio. Che effetto ti fa?

Ovviamente mi fa molto piacere, sono contenta. Considerando che la nostra squadra ha sempre fatto un calendario più contenuto a livello internazionale, ho sempre cercato di fare del mio meglio mettendomi in mostra. Gli ultimi due Giri Donne sono state le vetrine più importanti. L’anno scorso avevo attirato l’attenzione della Trek-Segafredo e da lì è nato tutto. Però devo ringraziare almeno un miliardo di volte Giovanni Fidanza (il team manager della Isolmant, ndr) ed il resto della società per avermi dato la possibilità di giocarmi le mie carte. Senza di loro non ce l’avrei fatta.

Gaia Realini aveva firmato il contratto con la Trek-Segafredo già nel 2021 restando “in prestito” alla Isolmant per una stagione
Gaia Realini aveva firmato il contratto con la Trek-Segafredo già nel 2021 restando “in prestito” alla Isolmant per una stagione
Questo trasferimento sarà anche una scelta di vita. Cosa ti hanno detto lo stesso Fidanza e i tuoi genitori?

Giovanni è molto orgoglioso del mio passaggio. Se pensiamo che da una formazione così piccola negli ultimi anni in tre, tra le sue figlie e me, siamo finite nel WorldTour o in team più grandi, credo che sia un bel riconoscimento al proprio lavoro. Anche i miei genitori sono contenti. Per loro, che mi portavano alle corse quando ho iniziato a correre da G1, è una bella soddisfazione vedermi in una squadra importante come la Trek-Segafredo.

Cosa ti aspetti dall’anno prossimo?

Cercherò di godermi ogni momento della mia prossima avventura. Per me sarà tutto nuovo e stimolante. Sono pronta a stare molto più lontano da casa. Sapevo a cosa andavo incontro, così come lo sa anche la mia famiglia. So che entro in un bel gruppo ed onestamente mi tranquillizza sapere che troverò due compagne italiane che mi aiuteranno nell’inserimento della squadra. In ogni caso da circa sei mesi ho iniziato a prendere lezioni d’inglese per migliorare il mio livello scolastico. Sto leggendo libri e riviste, guardando film in inglese per abituarmi ed essere pronta. Certo che al momento lo sto parlando poco…

A proposito, alla penultima tappa del Giro Donne hai fatto tanti chilometri di fuga con la Faulkner. E’ stata un’occasione per testare il tuo inglese?

No no, ero a tutta e chissà cosa potevo dirle (ride, ndr). Battute a parte, eravamo concentrate e abbiamo parlato poco, però ci siamo sempre intese con poche parole e qualche cenno.

Una curiosità. Alla partenza della settima tappa, seduta dal vostro camper, ti avevamo vista seduta con accanto una musette della Trek-Segafredo. Ce l’avevi per un motivo particolare?

No guardate, è stato solo un caso. Il giorno prima nella tappa che arrivava a Bergamo, mentre eravamo impegnate nella zona del rifornimento, un nostro massaggiatore ha raccolto la loro borsa buttata da una delle loro ragazze. Così il mattino dopo me l’ha consegnata sapendo dove sarei andata a correre. Una sorta di regalo in anticipo (sorride, ndr).

Col ciclocross invece come farai?

Nel 2023 inizierò un nuovo capitolo della mia carriera e al momento ho deciso di mettere da parte il ciclocross. E’ stata una scelta mia. Da una parte mi dispiace perché è una disciplina a cui tengo. Dall’altra no, perché concentrandomi solo sulla strada ho più tempo per migliorare. Quando ho firmato con la Trek avevo informato i Guerciotti (Paolo ed Alessandro, rispettivamente padre e figlio, padroni dell’azienda e dirigenti del team, ndr) che ci sarebbe stata questa possibilità. A loro dispiace, come a me naturalmente, però hanno capito e rispettato la mia decisione.

Nel frattempo contatti con il tuo futuro staff ne hai avuti?

Al momento solo con l’ufficio stampa per le dichiarazioni di rito. Al Giro Donne invece, specie nelle ultime frazioni, ci si trovava con gli sguardi. Qualcuno al traguardo o in partenza mi faceva un cenno per le buone prestazioni, ma nulla di pù. Per il resto non ho sentito nessuno. Giustamente credo che non vogliano distrarmi dagli impegni con la Isolmant. Avremo tempo di sentirci più avanti.

E con le future compagne invece? Ad esempio nelle tappe di montagna al Giro sei stata spesso in fuga o a fianco di Longo Borghini.

No, nemmeno con loro. Anzi al Giro non avrei saputo cosa dire loro. Se penso alle campionesse che sono lei o la Balsamo, io sono davvero piccolissima. E’ giusto che ci sia un po’ di timore reverenziale. Ad esempio nel finale della nona tappa mi sono trovata con Longo Borghini a tirare. Lei, che stava inseguendo il terzo posto del podio, mi ha chiesto se le davo una mano. Finché ho potuto l’ho fatto, ma ormai ero con poche forze perché ero in avanscoperta da molti chilometri. Mi dispiace non averla potuta aiutare di più. Ma dall’anno prossimo non vedo l’ora di essere a sua completa disposizione.

Storia di Beatrice Rossato, ciclista nonostante tutto

17.08.2022
6 min
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Alcune vittorie hanno un sapore particolare, piccole gare che possono valere, agli occhi di chi trionfa, quanto una Milano-Sanremo. Per Beatrice Rossato è stato un po’ così: quando ha tagliato per prima il traguardo del Circuito Rosa dell’Assunta, nei suoi occhi sono passati per un attimo tutti i sacrifici che ha fatto fino ad ora non solo per essere lì, in quel momento, ma per essere una ciclista, a 25 anni. Perché Beatrice non è abituata alle cose semplici: a differenza di tanti, fare sport non le ha mai procurato autostrade preferenziali, né nello studio né sul lavoro.

La vittoria, avvenuta solo poche ore prima, è ormai già messa da parte. Il giorno dopo come sempre dal lunedì al venerdì, la Rossato si è presentata al lavoro, come tecnica di laboratorio chimico a Treviso, per le sue otto ore giornaliere.

«Ma – dice Beatrice – nel periodo del Covid erano anche di più, spesso mi sono ritrovata a tornare a casa a sera inoltrata, dopo una serie infinita di analisi dei tamponi. Almeno però allora lavoravo vicino casa, ora devo spostarmi ogni giorno da Rosà (nel vicentino, ndr) a Treviso, dove lavoro per un’azienda multinazionale».

Rossato Assunta
Vittoria in solitaria al 1° Circuito Rosa dell’Assunta, con 10″ sulla Quagliotto (foto Flaviano Ossola)
Rossato Assunta
Vittoria in solitaria al 1° Circuito Rosa dell’Assunta (foto Flaviano Ossola)
Partiamo dal principio: chi è Beatrice Rossato?

Una ragazza veneta di 25 anni solare, tenace e determinata. Grazie a queste caratteristiche ho messo da parte il mio percorso di studi chiuso con una laurea magistrale con lode e mi sono tuffata nel mondo del lavoro. Ma senza mai mettere da parte il ciclismo che è l’altra parte della mia vita.

Come è nata questa passione?

Ho sempre avuto la passione per lo sport: ho fatto nuoto, sci e giocavo a pallavolo, ma un giorno visto che dietro casa c’era sempre un gruppo di ragazzini che si allenavano ho detto che volevo provare. Visto che me la cavavo abbastanza bene, mi hanno fatto fare le mie prime gare da G5 e da lì non ho più smesso. Ma per un po’ ho abbinato il ciclismo alla pallavolo, perché mi piaceva molto il gruppo nel quale giocavo e non volevo mollarlo.

Rossato ragazze
Isolmant Premac Vittoria in festa per il successo della Rossato a Vittorio Veneto
Rossato ragazze
Isolmant Premac Vittoria in festa per il successo della Rossato a Vittorio Veneto
A casa tua sono appassionati di ciclismo?

Mio padre e mio nonno fanno giri in bici ma non sono agonisti. A dir la verità in casa non erano così contenti inizialmente, remavano un po’ contro pensando a tutti i pericoli della strada. Poi però sono diventati i miei primi sostenitori.

Ricordi ancora la tua prima bici?

E come potrei dimenticarla… Anzi dovrei usare il plurale perché innanzitutto c’è stata la prima bici da bambina, con le rotelle e io non volevo assolutamente toglierle, tanto che un giorno un vicino disse che era ora di levarle, io avevo paura ma dopo poco mi sono abituata. Ricordo che volevo assolutamente che ci fosse il cestello davanti per portare la merenda, era imprescindibile… Poi la mia prima bici da corsa, regalata dalla società la Cycle Team Cassola 2000. Era una Cavalera gialla e rossa con un nastro blu. Poco tempo fa l’ho riavuta indietro, la tengo come un carissimo ricordo.

Rossato laurea
Per la Rossato laurea con lode in biotecnologia e subito un lavoro come tecnico di laboratorio medico a tempo pieno
Rossato laurea
Per la Rossato laurea con lode in biotecnologia e subito un lavoro come tecnico di laboratorio medico a tempo pieno
Quanto c’è del tuo carattere nella Beatrice ciclista?

Tantissimo, penso che il mio modo di correre rispecchi me stessa. Sono una passista-scalatore, mi piace quando la gara diventa dura e mette alla luce tutta la sofferenza che serve per primeggiare. Io do sempre tutta me stessa, in bici come nella vita.

Spesso si parla di sacrifici a proposito di chi corre, per te è una parola che ha un significato particolare?

Diciamo che ha un valore. Non ho mai avuto agevolazioni: chiesi ad esempio di anticipare l’esame di maturità per i miei impegni sportivi ma mi fu negato, anche all’Università non mi hanno certo messo il tappeto rosso perché gareggiavo, avevo l’obbligo di frequenza. Al lavoro neanche a parlarne, full time da due anni, ma è giusto così: è quello per cui mi sono data tanto da fare.

Rossato salita
La vicentina si allena vicino casa, sulle colline di Breganze. Da qui le sue qualità in salita
Rossato salita
La vicentina si allena vicino casa, sulle colline di Breganze. Da qui le sue qualità in salita
Come fai ad allenarti?

Se riesco ad avere giornate di lavoro normali, appena finito mi dedico all’allenamento e riesco a fare anche due ore abbondanti. Diciamo che mi alleno quasi tutti i giorni, saltando solo uno o due giorni in base a quel che devo fare nella tabella e anche alle giornate di lavoro. Mi alleno nella mia zona, che per fortuna offre tutto quel che serve, con salite come il San Luca che è la mia preferita, oppure la Rosina e le colline di Breganze. Mi alleno però con la luce, quando fa buio non mi fido: è vero che sono strade poco battute, ma con gli automobilisti non c’è mai da fidarsi e poi, quando passano le 17 c’è sempre traffico e anche uscire dal paese è sempre rischioso.

Come ti trovi alla Isolmant Premac Vittoria?

E’ un gruppo fantastico, con Giovanni (Fidanza, ndr) ho un rapporto fantastico. Per me è un consigliere prima ancora che il diesse. Vi racconto un episodio: qualche mese fa mi era arrivata questa grande proposta lavorativa dall’azienda per la quale ora lavoro, al contempo Giovanni mi aveva anticipato che voleva che partecipassi al Giro d’Italia. Non sapevo che cosa fare: parlando con lui e con la famiglia ho preso il coraggio a due mani e ho dato le dimissioni da dove lavoravo prima. Ho sfruttato le ferie residue per correre il Giro, chiuso alla domenica e al lunedì mattina ero già al mio nuovo posto di lavoro.

Rossato Comeana 2021
Il successo dello scorso anno a Comeana, fondamentale per sbloccarla mentalmente
Rossato Comeana 2021
Il successo dello scorso anno a Comeana, fondamentale per sbloccarla mentalmente
Nel ciclismo attuale storie come la tua non sono più così frequenti. Che cosa accadrebbe se ti arrivasse una proposta lavorativa da qualche grossa squadra?

E’ chiaro che approdare in un team WorldTour è il sogno di tutte. Io cerco semplicemente di non pensarci, sono già grata a Giovanni e alla presidente del team Nadia Baldi, che mi sono stati vicini soprattutto lo scorso anno quando sono finalmente riuscita a sbloccarmi con la mia prima vittoria. Sono stati mesi duri, volevo smettere nel 2020 dopo i difficili periodi del lockdown, ma piano piano mi hanno convinto a insistere.

Ora i risultati si vedono: come intendi continuare?

Se me lo aveste chiesto la scorsa settimana avrei detto che a fine stagione avrei mollato. Ora mi voglio godere queste settimane e questi mesi e poi penserò al futuro. Intanto ci sono molte gare del calendario open italiano da affrontare. Fidanza mi ha anche proposto di far parte del team al Giro di Toscana, ma sono più tappe e dovrei prendere delle ferie, non è semplice. Ma è un po’ il mantra della mia vita…

Realini al Giro per crescere ancora, poi il WorldTour

28.06.2022
4 min
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L’anno passato abbiamo imparato a conoscerla meglio al Giro d’Italia Donne prima e al campionato europeo U23 dopo. Lei è una ragazza che parla poco, ma si fa sentire bene quando pedala, specie se la strada sale. Gaia Realini (in apertura, foto Ossola), dopo un avvio di stagione piuttosto opaco, è tornata sotto i riflettori alla vigilia della gara che l’ha fatta scoprire a tutti, tanto da avere già in tasca un biennale con una formazione WorldTour a partire dal 2023.

La classe 2001 della Isolmant-Premac-Vittoria a maggio al Giro di Campania in Rosa ha sbaragliato la concorrenza conquistando una tappa e la classifica generale. Nella frazione ondulata che si snodava nelle colline irpine con l’arrivo in salita a Montefalcione, la scalatrice pescarese ha praticamente fatto gara a sé chiudendo con più di due minuti sulle inseguitrici. A inizio giugno poi ha nuovamente infiammato le salite del Memorial Bandini a Meldola ottenendo un buon quinto posto. Insomma, il modo migliore, soprattutto morale, per guardare ai prossimi appuntamenti.

Realini a braccia levate a Montefalcione al Campania in Rosa a maggio. Il covid-19 preso a marzo è alle spalle (foto Ossola)
Realini a braccia levate a Montefalcione al Campania di maggio. Il Covid è alle spalle (foto Ossola)

L’abbiamo incontrata a Medolla prima della partenza del campionato italiano donne organizzato da ExtraGiro nella bassa modenese. «Non mi aspetto nulla da questo tricolore – ci ha raccontato Realini dopo aver attaccato il dorsale di gara sul retro della maglia – mi metterò a completa disposizione della squadra visto che abbiamo un paio di ragazze veloci che possono puntare al titolo U23.». E Gaia si è fatta poi vedere negli ultimissimi chilometri tirando per le sue compagne prima dello sprint finale.

Com’è andata la stagione finora?

L’ho iniziata senza staccare dal ciclocross, poi ho preso il Covid a marzo e non sono stata molto bene. E’ assurdo dirlo, ma è stato quasi provvidenziale il virus, perché ho potuto approfittarne per recuperare sia dagli sforzi di inizio anno sia dallo stesso Covid. Quando sono guarita, ho ripreso ad allenarmi e correre. Ho fatto il Campania e Meldola con bei risultati, poi altre corse per riprendere ritmo. Infine ho fatto due settimane di altura a Livigno per preparare al meglio campionato italiano e Giro d’Italia Donne, gli appuntamenti più importanti della stagione.

La Realini è dotata di grande grinta e lo dimostra in ogni gara
La Realini è dotata di grande grinta e lo dimostra in ogni gara
Al Giro l’anno scorso sei stata la rivelazione. Con che obiettivi parti?

Come ho sempre detto, non ci vado con grandi ambizioni perché sono una ragazza che non si pone tanti obiettivi. Vivo un po’ alla giornata. Guarderò tappa dopo tappa, voglio godermi la corsa e capire cosa salta fuori strada facendo.

In classifica avevi chiuso all’undicesimo posto ad 11” dalla top ten. Hai dei termini di paragone in generale rispetto al 2021?

No, nessuno. Ovviamente voglio e cercherò di fare meglio visto il piazzamento di un anno fa, però voglio partire senza stress. Se non dovesse andare bene la prenderò come un insegnamento per il futuro. Sono ancora giovane e ho molto da imparare. Tuttavia mi sento bene e parto con una condizione giusta.

A proposito di futuro, sappiamo che nei prossimi due anni correrai con la Trek-Segafredo. Come hai vissuto questa notizia?

Attenzione, vi posso solo dire che ho firmato con una formazione WT, ma non in quale. In ogni caso per me è un ulteriore stimolo a farmi notare sempre di più o fare bene al Giro. Prendo questa situazione come trampolino di lancio per imparare da atlete più grandi ed esperte di me. E’ una grande soddisfazione, non mi aspettavo assolutamente la loro chiamata. Ma, ripeto, è un punto di partenza per crescere.

Al Giro Donne non ci saranno tantissime salite, ma Realini vuole essere protagonista (foto Ossola)
Al Giro non ci saranno tantissime salite, ma Realini vuole essere protagonista (foto Ossola)
Il primo contatto quando c’è stato?

Dopo il Giro dell’anno scorso. Per quanto mi riguarda, posso dire che la corsa rosa per me è stata una grande vetrina. Anzi mi sento di dire a tutte le ragazze giovani come me che il Giro Donne è un grande stimolo per mettersi in mostra in qualunque circostanza. Una gara così ti dà uno sprone in più per fare sempre meglio nelle gare successive e in quelle più importanti.

Nel frattempo con qualche tua futura compagna o tecnico hai già avuto modo di parlare?

No, zero. Sarà tutto nuovo. Ora resto concentrata totalmente sulla mia attuale squadra e sulle corse che mi attendono.

Realini spinge Guerciotti anche su strada

29.01.2022
4 min
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Nei giorni scorsi il team Isolmant Premac Vittoria ha ufficializzato una nuova e prestigiosa partnership tecnica. A partire da questa stagione e complessivamente per tre anni, il team diretto da Giovanni Fidanza avrà l’opportunità di gareggiare con biciclette Guerciotti. Per l’azienda milanese si tratta di un ritorno importante nel mondo del ciclismo professionistico femminile. In passato hanno infatti corso e vinto su bici Guerciotti campionesse del calibro di Fabiana Luperini e Edita Pucinskaite

Per farci raccontare qualcosa in più su questo nuovo e importante accordo abbiamo incontrato Alessandro Guerciotti, amministratore Guerciotti Export Srl, presso la sede dell’azienda di famiglia che guida insieme a suo padre Paolo.

Il Team Isolmant Premac Vittoria di Giovanni Fidanza con a destra Gaia Realini
Il Team Isolmant Premac Vittoria di Giovanni Fidanza con a destra Gaia Realini
Alessandro, come mai questo ritorno nel mondo del ciclismo professionistico femminile?

Dopo tanti anni come partner tecnici di team maschili abbiamo deciso di prenderci un anno “sabbatico”. Non volevamo però restare del tutto fuori dal mondo del professionismo ed abbiamo così iniziato a guardare al ciclismo femminile che in passato ci aveva visto protagonisti. Con le nostre bici hanno vinto il Giro d’Italia Donne e tante altre corse di prestigio atlete del calibro di Fabiana Luperini e Edita Pucinskaite. Cercavamo una squadra ben strutturata e con un calendario gare importante e la Isolmant-Premac-Vittoria faceva al caso nostro. Pur non essendo una WorldTeam avrà un calendario di assoluto rilievo a partire dal Giro d’Italia.

Nella Isolmant Premac Vittoria gareggia Gaia Realini che con voi corre la stagione ciclocross. La cosa vi ha agevolato?

Assolutamente sì. La storia di Gaia è l’esempio perfetto di quanto avevamo in mente. La nostra idea è quella di collaborare a 360 gradi con il team di Giovanni Fidanza per garantire alle ragazze che fanno ciclocross l’opportunità di gareggiare anche su strada con un team che non le ostacoli, ma anzi le agevoli nella loro attività invernale. Sto pensando a ragazze come Federica Venturelli, ora junior al Team Gauss Fiorin, e Arianna Bianchi che attualmente gareggia nel ciclocross nella formazione Guerciotti Development. Sono ragazze competitive sia nel ciclocross che su strada. Ora avranno l’opportunità, terminata la categoria juniores, di poter correre come professioniste in una formazione che non le ostacolerà nella loro passione per il ciclocross.

Guerciotti E-740, una delle due bici in dotazione al Team Isolmant Premac Vittoria
Guerciotti E-740, una delle due bici in dotazione al Team Isolmant Premac Vittoria
Volendo si potrebbe fare anche il discorso inverso. Ragazze che arrivano dalla strada e che vogliono fare ciclocross…

Esatto! Queste ragazze avranno l’opportunità di continuare a praticare d’inverno ciclocross. La partnership con il team Isolmant-Premac-Vittoria non si limiterà quindi ad una semplice sponsorizzazione tecnica. Per noi si tratta di un vero “progetto” finalizzato a creare una sinergia che possa permettere di avere in un unico team atlete forti sia su strada che nel ciclocross. E’ un progetto che guarda al futuro e proprio per questo motivo abbiamo deciso di partire con una sponsorizzazione triennale.

Con quali bici gareggeranno le ragazze dirette da Fidanza?

Metteremo a loro disposizione i modelli E-740 e Eureka Air. Entrambe le bici saranno realizzate con design custom e livrea personalizzata nero rosso per richiamare la maglia del team. Nel corso della stagione Gaia Realini avrà poi l’opportunità di utilizzare la nuova Eclipse S.

Bici Guerciotti Eureka Air l’altra bici a disposizione di Realini e compagne
Bici Guerciotti Eureka Air l’altra bici a disposizione di Realini e compagne
Lasciando le ragazze, immaginiamo che continueremo a vedere le vostre bici in gara anche con i maschi.

Assolutamente sì. Nella categoria U23 abbiamo confermato le collaborazioni con G.S. Maltinti Lampadari e Viris Vigevano. A queste due squadre quest’anno si aggiungerà la U.C. Trevigiani, una società che ha fatto la storia del ciclismo dilettantistico. Fra gli junior saremo sempre accanto al Team F.lli Giorgi e al Club Ciclistico Canturino (quest’anno avrà anche una formazione femminile). Sempre fra gli junior forniremo per la prima volta le bici alla Ciclistica Trevigliese mentre negli allievi all’U.C. Mirano. Tornando alle ragazze, anche quest’anno correranno sulle nostre bici le atlete del Racconigi Cycling Team»

Prima di salutarci Alessandro, che anno è stato il 2021 per l’azienda Guerciotti?

E’ stato un anno davvero importante. Abbiamo quasi raddoppiato il nostro fatturato. Siamo stati fra i pochi che sono riusciti a consegnare le biciclette con regolarità. Il nostro obiettivo per il 2022 è riorganizzarci a livello commerciale per supportare al meglio la nostra rete vendita non solo in Italia ma in tutto il mondo. Vogliamo lavorare per avere sempre in casa il materiale necessario a consegnare in qualsiasi momento le biciclette che ci vengono ordinate.

Guerciotti

Realini, la crescita passa da (tanta) strada

25.12.2021
4 min
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Prosegue il viaggio tecnico sui nostri atleti, e in questo caso, atlete del ciclocross. L’importanza di creare un motore grande per sfidare i protagonisti e le protagoniste del Nord Europa diventa sempre maggiore. Per un Dorigoni che punta sulle marathon, c’è una Gaia Realini che invece ha insistito, e molto, sulla strada.

E stando ai profili dei maggiori interpreti, sia maschili che femminili, del cross sembra proprio essere questo il viatico vincente: appunto fare la strada d’estate. La portacolori della Selle Italia – Guerciotti è partita molto bene, tanto da raggiungere quattro podi (una vittoria, quella di Brugherio) e si è assicurata una maglia azzurra per i campionati europei.

L’abruzzese, classe 2001, impegnata negli ultimi campionati europei (sesta tra le U23)
L’abruzzese, classe 2001, impegnata negli ultimi campionati europei (sesta tra le U23)
Gaia, questa estate hai fatto parecchia strada, come ti stai trovando in questa stagione del cross?

Sicuramente non avendo staccato al termine della stagione su strada e avendo tirato dritto, la gamba nelle prime gare girava molto bene. Poi dopo Tabor, ho staccato tre settimane e ho ripreso l’8 dicembre.

Questo stacco è stato totale?

No, no… Comunque mi sono allenata normalmente. Ho solo preso una pausa dalle gare. Adesso piano, piano sto riprendendo il ritmo. La mancanza dalle corse un po’ si è sentita.

Hai notato differenze nel cross con l’aumento del volume su strada? Vedendo i migliori interpreti, Lucinda Brand, Marianne Vos… sembra che sia la strada a tracciare la via vincente nel cross…

Per me dipende anche dal fisico, ma quei nomi che avete citato voi effettivamente fanno pensare che sia meglio passare dalla strada. Però c’è anche qualche bravo crossista che viene dalla mountain bike.

Realini Riale 2021
Al Giro Donne, Gaia è arrivata undicesima nella generale e seconda tra le giovani (nella classifica per la maglia bianca)
Realini Riale 2021
Al Giro Donne, Gaia è arrivata 11ª nella generale e 2ª tra le giovani
A te è piaciuto fare la strada?

Molto, io facevo sempre davvero poche gare, invece da quando sono con il team di Fidanza (Isolmant – Premac, ndr) ho potuto conoscere meglio questo ambiente e questa disciplina. E ne ho scoperto un altro lato che mi è piaciuto.

Da zero a dieci quanto pensi di essere cresciuta?

Difficile quantificare, posso dire però che sono due anni che sto lavorando bene. Ma il mio obiettivo è quello di migliorarmi anno dopo anno.

In percentuale quanto è aumentato il tuo volume su strada nell’ultimo anno?

Direi l’80%, senza esagerare. Negli altri anni facevo sei o sette gare, quest’anno ne ho fatte davvero tante e sì, è stato un impegno crescente.

Beh, passare da qualche garetta al Giro d’Italia… Questo ti ha reso anche diversa, più conosciuta, agli occhi delle avversarie?

Non credo, nel cross non sono una molto in vista, soprattutto a livello internazionale.

In Italia però sei una delle ciclocrossiste più importanti, tutto ciò ti responsabilizza?

Veramente no. Io guardo molto sia alle più grandi che alle più piccole, a chiunque abbia qualcosa in più. E al termine delle gare analizzo tutto e mi chiedo: perché quella ragazza in quel punto è andata meglio di me? Perché su quel tracciato è stata più brava? Motivi tecnici? Motivi atletici?

In Val di Sole, seconda gara dopo la pausa autunnale, la Realini è stata 20ª
In Val di Sole, seconda gara dopo la pausa autunnale, la Realini è stata 20ª
Che crossista sei? Prediligi i percorsi stretti e tecnici o quelli dove c’è da spingere?

Adesso quelli dove c’è da spingere…

E tu ti senti più crossista o stradista?

Bella domanda – sorride la Realini – più stradista… E non l’avrei mai detto!

Visto che sei così votata alla causa, il prossimo anno resterai con Fidanza. Lui era sicuro che il tuo futuro fosse sull’asfalto…

Sì, resto con la sua squadra. Poter fare il Tour sarebbe una bellissima esperienza dato che è una gara tutta nuova.

Per adesso la piccola, ma grintosissima, abruzzese resta concentrata sul ciclocross. L’obiettivo è certamente quello di far bene ai campionati italiani – come ci ha detto lei stessa – e ai mondiali. Ma conoscendo la sua grinta e la sua tenacia tra qualche anno potremmo trovarci tra le mani un’ottima stradista.