La grande passione di Premac tra ciclocross e strada

08.01.2025
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Spesso per comodità, o anche per semplice pigrizia, siamo abituati a utilizzare l’espressione “Team Guerciotti” per riferirci alla FAS Airport Services-Guerciotti-Premac, la formazione guidata da Paolo e Alessandro Guerciotti, punto di riferimento del ciclocross tricolore. Giustamente in più di una occasione dal team ci è arrivata la richiesta di utilizzare il nome per esteso, anche per ringraziare gli sponsor che con il loro tangibile sostegno permettono alla formazione giallonera di svolgere al meglio la propria attività agonistica.

Il team FAS Airport Service-Guerciotti-Premac è il punto di riferimento nel ciclocross italiano (foto Giorgio De Negri)
Il team FAS Airport Service-Guerciotti-Premac è il punto di riferimento nel ciclocross italiano (foto Giorgio De Negri)

Tanto ciclismo

Fra gli sponsor della FAS Airport Services-Guerciotti-Premac un ruolo primario è svolto proprio da Premac, azienda bresciana specializzata nella realizzazione di sottofondi con sistemi e materiali innovativi nel campo dell’isolamento termico ed acustico. Il nome Premac nasce da “premiscelati a macchina”. A guidare l’azienda fondata nel 2005 troviamo Angelo Tonoli, che due anni fa ha deciso di mettere il suo nome sulle maglie del team della famiglia Guerciotti. 

L’azienda bresciana è sponsor di altri due team. Stiamo parlando della formazione femminile Isolmant-Premac-Vittoria, guidata da Giovanni Fidanza, e della Biesse-Carrera, impegnata nella categoria Continental e che ha in Simone Boifava il nuovo presidente. 

A unire la  FAS Airport Services-Guerciotti-Premac alla Isolmant-Premac-Vittoria non è solamente lo sponsor comune, Premac appunto, ma anche il marchio di bici. Entrambe le formazioni gareggiano su biciclette Guerciotti.

Il 2025 porterà in “dote” alla Premac una nuova formazione. Si tratta della Salus Seregno impegnata nella categoria juniores.

Tra le atlete spicca anche Nelia Kabetaj, campionessa nazionale albanese (foto Flaviano Ossola)
Tra le atlete spicca anche Nelia Kabetaj, campionessa nazionale albanese (foto Flaviano Ossola)

Tutti importanti

Risulta molto difficile per Angelo Tonoli stilare una classifica di importanza fra i team da lui sponsorizzati.

«Come squadre sono tutte importanti allo stesso modo per me – racconta Angelo Tonoli – è diverso il rapporto strettamente personale. Ad esempio Davide Boifava è un mio amico da tanti anni, mi ha trascinato nella Biesse-Carrera e altri progetti ciclistici. Io quando penso a Boifava sono contento di aiutarlo a vincere, non tanto alla pubblicità che mi faccio. La stessa cosa per Giovanni Fidanza, grazie al quale mi sono altresì avvicinato al mondo Guerciotti. Tutti alla pari con uno scopo: formare gli atleti, donne e uomini, prepararli ad avere responsabilità maggiori». 

Su strada l’azienda bresciana affianca le ragazze della Isolmant-Premac-Vittoria
Su strada l’azienda bresciana affianca le ragazze della Isolmant-Premac-Vittoria

Gioia Agostinacchio

Gli ultimi mesi del 2024 hanno regalato alla Premac una soddisfazione davvero speciale grazie a Mattia Agostinacchio, campione europeo juniores nel ciclocross. 

«Mattia Agostinacchio si è laureato campione d’Europa e per noi sponsor la gioia è immensa. Paolo e Alessandro Guerciotti, grazie a Mattia, hanno completato un mosaico. Il palmares della squadra abbondava di titoli nazionali e Mondiali, quello Europeo mancava. Di colpo è arrivato quello di Mattia nella gara individuale di cross. Senza dimenticare l’altro Europeo, quello di team relay, ottenuto dallo stesso Mattia Agostinacchio con suo fratello Filippo e Lucia Bramati. Gli ho portato bene».

Angelo Tonoli è alla guida dell’azienda Premac dal 2005 (foto Ossola)
Angelo Tonoli è alla guida dell’azienda Premac dal 2005 (foto Ossola)

Un pensiero per i giovani

Lasciamo allo stesso Angelo Tonoli la chiusura parlando dei giovani e non solo: «Ciò che conta è contribuire alla loro crescita. La consapevolezza che Mattia Agostinacchio e gli altri boys di Guerciotti siano orgogliosi di avere il nostro marchio sulla maglia è un premio. La serietà professionale dei ragazzi è un altro premio. La loro gioia dopo che hanno dato tutto nelle competizioni è ulteriore premio. Non tollero il doping: fa del male all’atleta, a chi lo sponsorizza e in generale al ciclismo».

Premac

Isolmant, risultati e crescita per Tormena e compagne

10.09.2024
6 min
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Prospetti pronti per un salto in avanti, è la mission delle continental italiane femminili. Nella Isolmant-Premac-Vittoria si lavora per continuare a “tirare fuori” delle atlete da consegnare al piano superiore. Anche cercando di vincere scommesse.

Negli ultimi anni Giovanni Fidanza non si è certo nascosto quando c’è stato da prendere e far crescere ragazze che arrivavano da altre discipline o addirittura altri sport. Anche quest’anno la Isolmant (in apertura foto Ossola) ha mantenuto fede alla propria filosofia, riuscendo a raccogliere risultati che vanno oltre il piazzamento in un ordine d’arrivo. Ne abbiamo parlato col team manager della squadra bergamasca, attualmente impegnato agli europei in Belgio con Vittoria Servizio Corse.

Giovanni che bilancio puoi trarre finora da questa stagione?

Abbiamo fatto un calendario equilibrato per le ragazze che abbiamo. Siamo sempre andati bene, anche se abbiamo vinto solo una corsa. Abbiamo però conquistato molte top ten e tanti secondi posti, l’ultimo domenica a Racconigi con Gaia Tormena. Fare risultato è importante per gratificare gli sponsor ed alzare il morale, ma per noi l’obiettivo è far crescere le nostre ragazze.

Le gare internazionali come le avete affrontate?

Nelle corse di livello più duro siamo sempre andati per imparare. Ad esempio abbiamo finito il Giro Women con quattro atlete e non è poco, tenendo conto della difficoltà del percorso. Due di loro, Arici e Pepoli, sono al secondo anno nella categoria e sono andate molto bene. Siamo stati soddisfatti delle ragazze, perché per loro è stata un’ottima esperienza ed una grande occasione per migliorarsi. Infatti nelle gare successive si sono visti subito gli effetti.

Hai citato qualche ragazza, tra cui Tormena che era una tua scommessa. Come sta andando?

Gaia con pazienza sta arrivando ad un buon livello nel suo percorso da stradista. Una sua vittoria sarebbe la ciliegina sulla torta. E lo dico considerando che non avendo fatto le categorie giovanili, le mancano alcune basi, come tenere le posizioni in gruppo o come gestire le energie in corsa. Per ovviare a tutto ciò di conseguenza dovrebbe correre di più su strada, però per lei non è facile far conciliare l’attività del fuoristrada. Nella Mtb è un’atleta importante, di assoluto rilievo. A luglio ha vinto il quinto mondiale Eliminator. In quel periodo aveva una buona condizione e avrei voluto portarla al Giro Women, però non abbiamo potuto. E’ del 2002, ancora giovanissima e dovrebbe restare con noi anche l’anno prossimo, quindi cercheremo di capire come farla correre di più.

Degli altri nomi che hai fatto cosa ci puoi dire?

Pepoli era con noi anche l’anno scorso e sta continuando ad imparare. Arici invece ha iniziato con noi a giugno. Arriva dalla Mtb e dal ciclocross, ha buone potenzialità e in pratica sta facendo i primi mesi su strada. Entrambe però devono crescere con calma visto che hanno rispettivamente diciannove e ventun’anni. Una ragazza invece che ha fatto grandi passi in avanti è Asia Zontone. Anche lei arrivava dal ciclocross ed ora le manca veramente pochissimo per completare il percorso di adattamento. Al Giro del Mediterraneo è andata forte raccogliendo un podio e chiudendo quarta nella generale. Meritava un po’ di fortuna in più. E lei è una delle altre che ha finito il Giro Women.

Nella tua Isolmant c’è poi sempre il solito mix di ragazze.

Sì, esatto. Dalle giovani a quelle che vengono dal fuoristrada o altri sport fino alle più esperte, che comunque hanno meno di 29 anni. C’è Rossato che è sempre un esempio per tutte. Lei è insegnante di ruolo a scuola, ma riesce sempre a farsi trovare pronta per le gare, specie le più importanti. C’è Zanetti che in volata è sempre presente e le sue vittorie le mette sempre a segno, come quella di San Miniato a Pasqua. E poi tutte le altre che non fanno mai mancare impegno e lavoro per le compagne.

Giovanni Fidanza guarda con attenzione alla imminente riforma UCI sui ProTeam (foto Ossola)
Giovanni Fidanza guarda con attenzion alla imminente riforma UCI sui ProTeam (foto Ossola)
Riguardo alla riforma sui ProTeam per il 2025 ne avevamo parlato a novembre. Il tuo pensiero è sempre lo stesso?

Innanzitutto non abbiamo ancora comunicazioni ufficiali e pertanto diventa molto difficile capire molte cose. Quante saranno le professional e come saranno gli spazi per le continental. Le voci di corridoio dicono che comunque dovrebbero lasciare aperti gli inviti alle continental anche nelle gare più importanti come Giro, Tour o altre classiche. Se fosse così, sarebbe un bene, quantomeno per le formazioni italiane visto che nessuna dovrebbe prendere la licenza superiore, salvo qualche possibile fusione. In ogni caso, lo ripeto, non vorrei che l’UCI avesse alzato troppo l’asticella, volendo i ProTeam senza chiarire a dovere certi paletti e regolamentazioni.

Fidanza, un’altra Gaia da lanciare: dopo Realini c’è Tormena

03.02.2024
6 min
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L’ultima volta che ha avuto tra le mani una Gaia proveniente dal fuoristrada, Giovanni Fidanza ha plasmato una certa Realini, che ora è una delle atlete più promettenti a livello mondiale. L’abruzzese veniva dal ciclocross e nella Isolmant-Premac-Vittoria del tecnico bergamasco prese le misure alle corse su strada e spiccò il volo. Per questo oggi, scherzando ma neanche troppo, è venuto spontaneo chiedere a Giovanni che cosa tirerà fuori dalla nuova Gaia, che di cognome fa Tormena, ugualmente proveniente dal fuoristrada. Nel suo caso però, la specialità è l’eliminator di mountain bike, nella quale è una superstar internazionale, avendo vinto quattro mondiali e cinque europei. Nel mezzo la valdostana ha provato anche la pista e la BMX con quel vecchio sogno di andare alle Olimpiadi che probabilmente dovrà essere rimandato.

Giovanni lo intercettiamo in magazzino, mentre prepara i mezzi e le ultime cose in vista del primo ritiro e del debutto. La squadra ha ancora bici Guerciotti, il modello Veloce S, mentre è cambiato il fornitore dell’abbigliamento. Da Nalini, che ha il suo bel da fare per seguire le tre squadre del Team DSM Firmenich, sono passati con Rosti e il 24 febbraio presenteranno il team nel Bike Park Vittoria (in apertura, un’immagine del 2023 di Foto Ossola).

Giovanni Fidanza con Rossato e Realini: un’immagine del 2022, l’anno della consacrazione di Gaia
Giovanni Fidanza con Rossato e Realini: un’immagine del 2022, l’anno della consacrazione di Gaia
Direttore, un’altra Gaia in squadra: ci sono similitudini?

Sono diverse. Tormena sicuramente ha motore. Il suo problema però è che non viene dalla strada e dal poco che l’ho vista nel 2023, le manca l’esperienza per capire i momenti di corsa. Penso che l’anno scorso abbia fatto il passo troppo lungo andando nel UAE Devo Team. Magari avrebbe fatto meglio a passare prima da noi, iniziando con un’attività più tranquilla. Comunque è andata così, ha ancor 21 anni e se ha voglia, potremo lavorare bene.

Ti sembra che questa voglia ci sia?

Deve capirlo. Se vuoi arrivare a certi contratti, la sola via possibile è la strada. In mountain bike hai i tuoi sponsor, ma la possibilità di guadagnare e farne un mestiere ce l’hanno di qua. Secondo me, lei è ancora combattuta. Potrebbe avere il timore di non sapere fin dove potrà arrivare su strada, è legittimo che abbia qualche dubbio.

E come si superano?

Vanno via quando cominci a prendere fiducia e vedi i primi risultati. Lei ha fondo, sta facendo le sue distanze anche su strada. Ha le caratteristiche dei pistard che fanno endurance, cioè ha tenuta ed è anche abbastanza veloce. Deve lavorarci passo per passo. Crescendo avrà sempre più resistenza, sarebbe sbagliato adesso mettere l’asticella troppo in alto. Cominceremo con le nostre corse open, poi ne faremo di più importanti e piano piano prenderà le misure.

L’arrivo di Gaia Tormena è una scommessa che potrebbe dare grandi risultati (foto Isolmant Premac Vittoria)
L’arrivo di Gaia Tormena è una scommessa che potrebbe dare grandi risultati (foto Isolmant Premac Vittoria)
Un’altra Gaia che può spiccare il volo?

Non bisogna neanche caricarla troppo. Deve cominciare. Provare ad arrivare a fare la volata. Fare il primo piazzamento. E da lì capisci come lavorare per migliorare. Io dico sempre che prima di arrivare ai grandi risultati, bisogna fare un certo tipo di percorso naturale. Come fra gli uomini, non dobbiamo guardare quello che fanno i fenomeni, ma seguire il nostro percorso e poi a fine anno si tireranno le somme.

Quando si comincia?

Il 24 facciamo la presentazione, poi andiamo in ritiro Montecatini e ai primi di marzo si comincia come negli anni scorsi. La vita con tante WorldTour si è fatta più complicata per noi. Da una parte è bello, il movimento è cresciuto tantissimo e le ragazze finalmente non corrono solo per passione. Ormai l’attività è quasi parallela con quella maschile, le grandi corse hanno entrambe le prove, il problema è che fuori dal WorldTour si fa fatica a correre. Le continental devono sperare nell’invito, ma capitano anche grandi corse con pochi partecipanti che con noi potrebbero guadagnare partenti e impatto, invece preferiscono schierare solo 100 ragazze.

E’ un peccato…

Senza dubbio, perché anche noi dobbiamo avere un minimo di calendario per far fare esperienza. Alla fine il nostro ruolo è questo, ma abbiamo bisogno della platea per dare visibilità agli sponsor: anche loro si impegnano e meritano un riscontro. Non so nemmeno se avrebbe senso diventare il devo team di qualcun altro, perché significherebbe perdere la propria identità e disperdersi, come sta succedendo con la Valcar.

Emanuela Zanetti, qui prima al Memorial Silvia Piccini nel 2021, è tornata con Fidanza dopo i 4 mesi con la Zaaf (foto Ossola)
Emanuela Zanetti, qui prima al Memorial Silvia Piccini nel 2021, è tornata con Fidanza dopo i 4 mesi con la Zaaf (foto Ossola)
Che cosa puoi dirci delle tue ragazze? Ci sono tante giovani e un paio di veterane…

Abbiamo Beatrice Rossato, con cui abbiamo ritrovato l’accordo e ha il suo lavoro di insegnante. Io non le metto pressione, si gestisce e sa quando è pronta. Le altre, a parte Sara Mazzorana cui diamo questa possibilità, sono giovani che devono crescere. Arrivano dopo gli juniores, hanno tre anni di tempo per arrivare a un certo livello e poi spiccano il volo. Questo è il nostro ruolo ed è importante. Perché se salta il passaggio e vanno subito negli squadroni, sarà sempre più difficile che abbiano una crescita adeguata e tante smetteranno.

Saresti in grado di indicare quale fra le tue è pronta per qualche risultato interessante?

Emanuela Zanetti ha avuto alti e bassi. Il 2023 è stato un anno particolare. Prima la vicissitudine della squadra dov’era andata (quattro mesi alla Zaaf Cycling Team prima che si scoprisse il brutto bluff, ndr), poi è tornata con noi, ma è stata male. Secondo me su certi percorsi è competitiva e lo ha dimostrato. Poi c’è Asia Zontone…

La quale?

La quale due anni fa ha vinto una tappa al Giro delle Marche, mentre nel 2023 ho avuto una stagione difficile fra alti e bassi, senza trovare una costanza di rendimento. Penso che possa fare il piccolo salto che manca per diventare grande.

Asia Zontone è passata su strada dal cross nel 2022, vincendo la seconda tappa del Giro delle Marche (foto Ossola)
Asia Zontone è passata su strada dal cross nel 2022, vincendo la seconda tappa del Giro delle Marche (foto Ossola)
Cosa dici di Sara Pepoli, figlia d’arte?

Una bella atleta, solo che nel 2023 era al primo anno, quindi aveva la scuola e poi le è venuta una forte mononucleosi a inizio stagione. Praticamente i primi mesi li ha persi tutti, ha cominciato a correre bene a giugno e non è andata male. Ha fatto il suo. Sperando che quest’anno non incappi in problemi di salute, ha iniziato la preparazione con le altre e sono sicuro che abbia buoni margini di crescita.

Un’ultima battuta su Arianna e Martina, le sue figlie nel WorldTour con la maglia Ceratizit, impegnate fra strada e pista, poi Fidanza riprende il suo lavoro di sistemazione in magazzino. La stagione delle grandi squadre è iniziata dall’Australia, qui in Italia serivrà ancora qualche settimana.

ProTeam femminili dal 2025. Quale futuro per le continental?

29.11.2023
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Quando ad inizio agosto l’UCI ha annunciato la nascita dei ProTeam femminili a partire dal 2025, forse la questione è stata trattata troppo sbrigativamente dallo stesso maggiore organo ciclistico internazionale nei confronti delle continental (in apertura il Gp Liberazione, foto Spalletta). Per loro stessa affermazione, attraverso il presidente Lappartient, l’intenzione è quella di garantire maggiore professionalità e sicurezza economica ad un numero sempre più alto di atlete, evitando quindi nuovi “casi Zaaf Cycling”.

Inizialmente questa novità sarebbe dovuta avvenire nel 2026, ma non è detto che anticipare di un anno un’operazione simile sia un bene per tutti. Vale la pena ricordare anche che, a differenza del maschile, nel ciclismo femminile esistono solo due divisioni di formazioni. Se le WorldTour hanno organizzazioni pressoché identiche fra loro (e a quelle degli uomini), nelle Continental esistono disparità importanti nelle strutture fra le stesse squadre. Un esempio concreto di differenti continental sono team come AG Insurance-Soudal Quick-Step, Ceratizit-WNT e Laboral Kutxa Euskadi che hanno fatto richiesta per la prossima stagione di diventare WorldTour (dovrebbero diventarlo le prime due) grazie a budget considerevoli

L’AG Insurance Soudal Quick Step è stata una continental sui generis grazie alla struttura maschile. Nel 2024 potrebbe diventare WT
L’AG Insurance Soudal Quick Step è stata una continental sui generis grazie alla struttura maschile. Nel 2024 potrebbe diventare WT

Molte domande, poche risposte

Altre squadre però riuscirebbero a fare il salto nelle professional auspicate dall’UCI nel giro di soli dodici mesi? Guardando in casa nostra, le continental italiane sarebbero pronte ad acquisire la licenza della categoria superiore? O ancora, è stata pensata una nuova regolamentazione di un calendario dedicato? E si potrebbe continuare ancora tanto con gli interrogativi.

Non è dato a sapere se l’UCI prima di prendere questa decisione abbia fatto un sondaggio generale tra le continental per conoscere il parere, ma sembrerebbe che a gennaio sia in programma una riunione per spiegare meglio (per la prima volta) tutto quanto. Noi nel frattempo abbiamo voluto sentire le opinioni dei team manager italiani che hanno avuto un riflesso pavloviano non appena gli abbiamo sottoposto l’argomento. Oggi iniziamo da Lucio Rigato, Walter Zini e Giovanni Fidanza.

Calendario puro per continental. In Francia ci sono 16 gare tra classe 1 e 2, in Belgio 22, mentre in Italia solo 5 (foto Gp Isbergues)
Calendario puro per continental. In Francia ci sono 16 gare tra classe 1 e 2, in Belgio 22, mentre in Italia solo 5 (foto Gp Isbergues)

Sponda Top Girls

L’impressione, nemmeno tanto inaspettata, del malcontento generale è tangibile. Lucio Rigato, capo della Top Girls Fassa Bortolo, starebbe valutando l’ipotesi di chiudere a fine 2024 e diventa un fiume in piena quando ci addentriamo nella vicenda.

«La mia è stata una battuta fatta in un certo contesto – spiega il team manager trevigiano – e non ho voglia di smettere, però se l’UCI cambierà le cose allora devo pensarci seriamente perché ne sarò quasi costretto. Se devo spendere un certo budget senza avere certezze di calendario, inviti e regolamentazioni per noi continental, allora chiudo davvero. Non condivido la nascita dei ProTeam, pensata senza considerarci e senza comunicarci nulla. Suppongo ci vorranno dei requisiti economici minimi e ho sentito dire che potrebbe servire un budget da un milione e duecento mila euro, ma qui in Italia si fa già fatica a trovare solo i duecentomila. Anche se è in forte crescita, il ciclismo femminile negli ultimi anni ha fatto passi troppo grandi e precoci per la sua struttura, ma l’UCI non se ne rende conto. Per me fanno solo i loro interessi».

Lucio Rigato guida la Top Girls dal 2005 ma potrebbe chiudere a fine 2024 se la nascita dei ProTeam non fosse ben regolamentata
Lucio Rigato guida la Top Girls dal 2005 ma potrebbe chiudere a fine 2024 se la nascita dei ProTeam non fosse ben regolamentata

«Se copieranno in tutto il sistema maschile – prosegue nella sua analisi Rigato – noi ad esempio al Giro Women non potremo più partecipare. Già oggi c’è un trattamento impari da parte di alcuni organizzatori di gare importanti tra team WorldTour e continental. Noi dobbiamo sperare che accettino la nostra richiesta e poi pagarci vitto e alloggio. Le continental non possono farle morire. Sono i vivai della squadre più forti, altrimenti cosa serve avere tante esordienti, allieve e junior se poi non possono mettersi in mostra nei team continental? Spererei in un aiuto da parte della nostra federazione. Forse sono diventato troppo vecchio per farmi andare bene certe cose. Ho 70 anni con cinquanta di attività e onestamente non sono molto fiducioso in generale per il futuro».

Visto dalla BePink

Non cambia tanto l’umore chiamando in causa Walter Zini, team manager della BePink-Gold, preoccupato che l’attività delle continental possa sparire o ridursi drasticamente. Di sicuro per il dirigente milanese ci sono degli aspetti che andavano cambiati anche prima e altri che già si immagina.

«A vederla così – spiega Zini – temo che nel giro di 4-5 anni possa esserci un’implosione provocata dalla mancanza di un giusto ricambio generazionale. Anche perché finora non è mai stato regolamentato il riconoscimento del valore del cartellino di un’atleta che passava dalle continental ad un team WorldTour. E quelle entrate erano valide da reinvestire. Tuttavia so che renderanno ufficiale questa norma proprio dal 2024. E speriamo che modifichino la regola dei punti, perché al momento seguono le atlete. Adesso ci hanno sempre obbligato a ripartire da zero ogni volta che ti andava via la ragazza col punteggio più alto. Comunque vedremo se penseranno ad un calendario più ampio per le continental o U23 e contemporaneamente a limitazioni di partecipazione per i team WorldTour in alcune gare».

Zanardi è passata dalla BePink alla Human portando con sé i punti UCI, situazione che penalizza le continental. Dal 2024 cambierà la regola (foto Ossola)
Zanardi è passata dalla BePink alla Human portando con sé i punti UCI, situazione che penalizza le continental. Dal 2024 cambierà la regola (foto Ossola)

Il tecnico della BePink ipotizza che, in base ai parametri richiesti dall’UCI, possa servire un budget minimo di settecento-ottocentomila euro e che nasceranno 4-5 ProTeam. «Nel totale devono esserci i salari minimi garantiti, uno staff più numeroso e altri mezzi. Una situazione che in Italia ad oggi diventa difficile da realizzare. Si potrebbe prendere spunto da ciò che ha fatto la Eneicat, dov’è andata Basilico, che ha unito le forze con la Burgos-BH (professional maschile, ndr). Però da noi non credo che siano interessati ad un’operazione simile».

Il parere di casa Isolmant

Il primo giro del nostro sondaggio si ferma con Giovanni Fidanza, team manager della Isolmant-Premac-Vittoria, che spera in una riforma fatta con senno nonostante anche lui lamenti la mancanza di comunicazioni ufficiali da parte dell’UCI.

La Isolmant nel 2023 aveva anche le junior e con le elite ha optato per un calendario italiano per contenere le spese
La Isolmant nel 2023 aveva anche le junior e con le elite ha optato per un calendario italiano per contenere le spese

«Dovremo capire che parametri vorranno introdurre – commenta il padre di Arianna e Martina in forza alla Ceratizit – ma mi auguro siano fattibili e che non esagerino con noi continental. Quanto meno mi auguro che possano apporre correzioni strada facendo. Il movimento femminile è cresciuto tanto, ma deve ancora consolidarsi a dovere, soprattutto tra le continental. E’ per questo che penso sia stata una decisione avventata. Tutto deve essere adeguato alle ragazze con cui lavoriamo. Il nocciolo della questione saranno i calendari, con relativi inviti e regolamenti.

«Certamente per i nostri sponsor non è una buona notizia – conclude Fidanza – perché significherebbe non avere più la visibilità di prima. E’ vero che si potrebbero lavorare con le juniores, ma magari i nostri investitori potrebbero non essere più interessati e lo vedrebbero come un passo indietro. Attenzione perché se questa riforma non ci farà fare salti in avanti, è un attimo tornare alla situazione di tanti anni fa».

Chi sono le nuove juniores? Partiamo da Virginia Iaccarino

10.04.2023
5 min
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Prima uscita all’estero per le ragazze junior italiane e subito un risultato importante. Il 4° posto di Virginia Iaccarino firmato qualche giorno fa alla Gand-Wevelgem ha un sapore speciale perché è la testimonianza che, dopo i risultati a sensazione ottenuti fino alla fine del 2022 dalla generazione di Ciabocco, Venturelli, Pellegrini il movimento femminile è vivo e ha già validi ricambi sui quali Sangalli sta lavorando.

Entriamo allora nel mondo di Iaccarino, trevigiana in procinto di compiere 17 anni (lo farà il 25 maggio), approdata quest’anno alla corte di Giovanni Fidanza al Team Isolmant. Fino alla passata stagione era all’Uc Conscio Pedale del Sile e a onor di cronaca va detto che il suo addio non è stato indolore nel team veneto: dai dirigenti della società sono stati dissimulati a fatica i malumori per il suo addio, parlando anche di una mancata compensazione a favore della società (che l’attuale regolamento comunque non prevede).

La volata di Virginia Iaccarino per il 3° posto, battuta dalla belga Vanderaerden. A vincere è invece la britannica Sharp
La volata di Virginia Iaccarino per il 3° posto, battuta dalla belga Vanderaerden. A vincere è invece la britannica Sharp

Virginia da parte sua non deve rimproverarsi nulla, le sue parole spiegano con naturalezza e logica la scelta: «Fino allo scorso anno ho militato nel team, nei due anni da allieva il tecnico era Roberto Botter che mi ha seguito come fossi una figlia, con attenzione estrema insegnandomi tantissimo. Io tra l’altro ero arrivata “in corsa”, a metà stagione del primo anno e sono stata benissimo, voglio citare anche Romina Gatto, anche lei fondamentale nel ruolo di tecnica. Il fatto che non mi avrebbero potuto più seguire mi pesava, inoltre è arrivata l’offerta del team lombardo con un prestigio enorme, non potevo dire di no».

La scelta seppur recente ti ha soddisfatto?

Assolutamente sì, è stata quella giusta. Pur essendo al primo anno junior ho la possibilità di allenarmi e di competere con ragazze elite, più grandi ed esperte e questo mi dà la possibilità di crescere. Mi sono molto vicine, sia in allenamento che in gara e mi accorgo che anche grazie a loro sto migliorando, non solo in bici, ma anche come persona.

Iaccarino ha corso sempre davanti come consigliato dal cittì Sangalli
Iaccarino ha corso sempre davanti come consigliato dal cittì Sangalli
Che cosa ti è rimasto della trasferta di Gand con la nazionale?

E’ stata una bellissima esperienza a prescindere dal risultato, ho imparato davvero tanto perché erano condizioni di gara diverse da quelle che ho sempre affrontato. E’ stato fondamentale lavorare con Sangalli nei giorni precedenti. Mi ha spiegato come affrontare il vento dalle diverse direzioni, come comportarmi con i ventagli, si vede che ha una competenza enorme.

Tu che ruolo avevi in squadra?

Non ero la punta, nei propositi dovevo provare a entrare nella fuga iniziale, ma appena ci si provava chiudevano subito. A quel punto avrei dovuto lavorare per la volata di Siri o Piffer che era la punta principale, ma nel finale mi sono accorta di essermela persa di ruota in una curva con il pavé. A quel punto ho pensato a tirare avanti e giocarmi le mie carte per portare comunque a casa qualcosa.

Tu sei una velocista?

Diciamo che mi difendo, ma le volate di gruppo non fanno per me. Sono la classica passista veloce, che in salita fatica tantissimo. Non nascondo che in tante corse per me è dura emergere…

La vittoria di Iaccarino alla Pasqualando del 2022, quand’era ancora allieva
La vittoria di Iaccarino alla Pasqualando del 2022, quand’era ancora allieva
Come ti sei ritrovata in questo mondo?

E’ “colpa” di mio fratello, che correva da ragazzino, era un G6. Io andavo a vederlo con i miei genitori e volli provarci anch’io, allora mi iscrissero a qualche prova promozionale di mtb. Poi sono entrata nella squadra del mio paese, ma dopo un po’ ho detto che volevo provare la bici da strada e da allora, quand’ero esordiente primo anno, non ho più smesso. A differenza di mio fratello…

Hai problemi a conciliare il ciclismo con la scuola?

Eh, non è facile. Soprattutto ora che il team non è più della mia zona ma è in Lombardia, per allenarmi devo fare molte ore in treno e le sfrutto per studiare. Devo dire che a scuola mi aiutano molto, posso usufruire delle agevolazioni studente-atleta, ma è anche vero che ho accumulato molte assenze. Studio all’Istituto Scientifico-Chimico di Agordo (BL), non proprio a due passi.

Parlavi prima di mtb: anche tu sei per la multidisciplina?

No, mi concentro sulla strada. Ho fatto ciclocross una stagione, ma impegnarmi con le trasferte anche d’inverno era troppo pesante per lo studio. Mi piaceva il triathlon, ma richiede troppa preparazione curare tre specialità, il ciclismo basta e avanza.

Per il Team Isolmant quest’anno due team, quello elite e quello junior, spesso fusi insieme
Per il Team Isolmant quest’anno due team, quello elite e quello junior, spesso fusi insieme
Che cosa hanno detto a casa del tuo risultato di Gand?

Sono stati felicissimi, anche per loro è stato inaspettato. Prima della gara tutti mi incitavano e dicevano di stare calma, di non pormi pressioni e pensare solo a quel che dovevo fare. Fidanza mi spiegava che è proprio quando non ti responsabilizzi troppo, che il risultato arriva ed è stato così.

Che impressione ti hanno fatto le ragazze che sono arrivate davanti?

Le avevo viste anche al Trofeo Binda. Ferguson si vede che ha qualcosa più delle altre, è un talento puro, ma se devo dire, contro tutte le altre ce la giochiamo. Sono forti, ma non sono dei fenomeni…

Primo gennaio, inizia il viaggio di Realini alla Trek

01.01.2023
6 min
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Oggi è il giorno da cui si può indossare la nuova divisa e usare le nuove bici, senza il rischio che una foto di nascosto o per errore possa rovinarti le vacanze. Oggi è il giorno che Gaia Realini ha atteso silenziosamente per mesi e noi per contro potremo pubblicare le foto che le scattammo in Spagna durante il primo ritiro con la Trek-Segafredo, quando ci siamo fatti raccontare le sensazioni connesse al nuovo viaggio. Cominciando da cosa provi avendo saltato completamente la stagione del cross che per lei è stato a lungo il senso stesso dell’andare in bicicletta.

«Mi manca l’adrenalina delle partenze a tutta – dice – mi manca la gara, perché comunque è breve ma intensa. Però diciamo, essendo entrata in questa grandissima realtà, che ho trovato il modo per distogliermi da questa nostalgia, guardando da tutt’altra parte. Ecco…».

La vittoria di tappa al Giro di Campania di maggio e classifica generale per Gaia Realini (foto Ossola)
La vittoria di tappa al Giro di Campania di maggio e classifica generale per Gaia Realini (foto Ossola)

Da buona abruzzese, ha tenuto la bocca chiusa. E quando proprio non ha potuto sottrarsi alle domande, ha iniziato a dire che avrebbe corso in una squadra WorldTour. Ma l’ambiente è piccolo, le voci circolano, eppure anche di fronte alla comune consapevolezza, Gaia ha continuato a negare, sia pure con sorrisi sempre più evidenti, tenendo fede al suo impegno con la Isolmant-Premac e Giovanni Fidanza. Finalmente però, con 21 anni compiuti a giugno e dopo due sole stagioni su strada, la ragazza di Pescara sale lo scalino più alto.

Ti aspettavi un’accelerazione così violenta della tua carriera?

Beh, sinceramente no. Però ci speravo come ogni ciclista. Anche se sono molto giovane, un punto di svolta bisogna cercarlo sempre e io ci speravo. E ora che ci sono riuscita, adesso tocca solo a me dare il meglio, farmi notare ancora di più e guadagnarmi la fiducia che la Trek mi ha concesso, continuare per questa strada.

Nella prima intervista – bici.PRO era appena nato – dicesti che la bici da strada era il mezzo per preparare la stagione del cross. Che cosa è cambiato?

Proprio due anni fa, col mio vecchio allenatore ci siamo chiesti se non fosse il caso di concentrarsi un po’ di più sulla strada. Così sono passata con la squadra di Giovanni Fidanza, che mi ha dato la possibilità di fare il Giro d’Italia e gare di alto livello. Per questo con il mio allenatore, che poi era Francesco Masciarelli, abbiamo cambiato e stravolto tutto, a partire dagli allenamenti e l’alimentazione. E’ cambiato anche il mio modo di vedere le cose e da lì ho capito che la strada poteva salire al primo posto fra i miei interessi. E infatti adesso è il mio primo pensiero

Assieme a Ilaria Sanguineti, Realini si prepara per l’allenamento del mattino
Assieme a Ilaria Sanguineti, Realini si prepara per l’allenamento del mattino
Qual è la differenza tra la squadra di Fidanza e la Trek-Segafredo?

Sicuramente a primo impatto – Realini sorride – dico che non mi è mai capitato al primo ritiro di avere 1.000 riunioni, 1.000 impegni, meeting con direttori sportivi, allenatori e con tutto lo staff. E’ una cosa mai fatta prima. Questa ovviamente è una banalità, però basta guardare anche tutto l’abbigliamento che ci è stato dato. Mi hanno consegnato dei borsoni che non so nemmeno come li riporterò a casa. E poi parliamo di attenzione anche nei minimi dettagli. Quando vai per allenarti trovi 3-4 camion con tutti i modelli di bici da provare, mentre prima avevamo un camper, un piccolo camper. Non ci mancava niente, ma qui è tanto di più…

Che cosa ti resta degli ultimi due anni?

Sicuramente alla Isolmant mi hanno fatto fare un grande salto di qualità, perché, come ripeto, mi hanno dato la possibilità di iniziare a competere nelle gare che più contano. Dal Giro d’Italia al campionato italiano, che sono le due gare più grandi che ho fatto. Però sono bastate per capire che c’è un altro mondo rispetto a quello delle gare open in cui si corre con le junior e in cui ognuno pensa un pochetto per sé. Qui invece bisogna lavorare tutte insieme per un solo scopo.

Qual è stato il giorno in cui hai visto la Gaia migliore degli ultimi due anni su strada?

Sicuramente l’exploit più bello è stato al Giro d’Italia 2021. Anche quest’anno non era iniziato male, poi con il colpo di calore della terza tappa, quella di Cesena dopo il trasferimento dalla Sardegna, ho accusato un ritardo pazzesco (11’10” dalla vincitrice Van Vleuten, ndr). A livello psicologico è pesato parecchio. Però nella nona tappa ho provato a giocarmi le mie carte e anche quel giorno è stato una bella esperienza, un bel successo per me (a San Lorenzo Dorsino, Gaia si è piazzata quinta, subito dietro il duo Van Vleuten-Longo Borghini, ndr).

Settima sul traguardo del Maniva: il Giro di Gaia Realini cambia marcia dopo il colpo di calore di Cesena
Settima sul traguardo del Maniva: il Giro di Gaia Realini cambia marcia dopo il colpo di calore di Cesena
L’obiettivo sarà provare a fare classifica?

Sinceramente non ho aspettative. Voglio prima inserirmi completamente in questa squadra. Devo imparare meglio la lingua, perciò andrò alle gare e farò quello che mi diranno di fare. Sarò a completa disposizione, quindi mi aspetto tutto e non mi aspetto niente. 

Che effetto fa avere come compagne le due Elise, la Deignan e tutte le altre?

Mi sento molto piccola! Già lo sono di mio (sorride, ndr), però diciamo mi sento molto piccola perché correre per loro, per grandi nomi del ciclismo, non è da tutti. E’ un mix di emozioni che non so nemmeno spiegare e forse non ci crederò fino a che non attaccherò per la prima volta il numero dietro la schiena con la maglia Trek-Segafredo. Ecco, mi sembra ancora un sogno, una cosa irreale.

La notizia era uscita già da un po’, quanto è stato difficile tenersela dentro?

Sinceramente non è stato molto difficile, perché non sono una ragazza che si esalta molto. Le cose preferisco tenermele dentro, lavorarci piano piano, giorno per giorno, senza farmi prendere dalla fretta. Insomma, non è stato molto difficile…

La Trek di Gaia pronta per l’allenamento
La Trek di Gaia pronta per l’allenamento
Quale proposito facciamo per il prossimo anno?

Sicuramente a cronometro ci sarà da fare passi da gigante, ma bisogna crescere dovunque. Salita, discesa e pianura. Questa è la scuola che mi permetterà farlo. Prenderò l’insegnamento di tutte le cose nei minimi dettagli e ne farò tesoro.

La Trek è anche l’unica squadra WorldTour con tre abruzzesi. Ti capita mai di allenarti con loro?

Prima di venire qui in ritiro, qualche volta è capitato di allenarmi con Giulio (Ciccone, ndr), mentre con Dario (Cataldo, ndr) capita meno, perché siamo lontani e poi è spesso in Svizzera. Vediamo se capiterà di incontrarsi durante le feste.

Da dove cominci?

Me lo diranno, non lo so ancora. E se mi manderanno in Australia, andrò in Australia. Mi adatterò, farò tutto quello che mi dicono

Zanetti, la nuova vita inizia in Catalogna alla Zaaf

24.12.2022
5 min
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Un mese a Begur, a pochi chilometri da Girona, sul mare della Catalogna. Un mese per iniziare ad ambientarsi in quella che sarà la sede della sua nuova squadra. Emanuela Zanetti ha scelto di correre all’estero accettando la proposta della Zaaf Cycling Team, che per il 2023 ha preso la licenza UCI continental.

Le tre stagioni trascorse nella Isolmant-Premac-Vittoria per la ventiduenne velocista di Nuvolento sono stati gli step indispensabili per affacciarsi nel mondo delle grandi. In particolare nell’ultima annata Zanetti ha saputo alzare il proprio livello, acquisendo quella maggiore consapevolezza per poter provare a confrontarsi fuori dall’Italia. Ci siamo fatti raccontare come si sta preparando alla nuova esperienza nella formazione intitolata a Abdel-Kader Zaaf, un corridore franco-algerino che corse il Tour de France 1950, diventandone una leggenda per un curioso episodio mentre era in fuga con un connazionale.

Emanuela come sono stati i tuoi ultimi trenta giorni?

E’ stata la mia prima vera volta lontana da casa per così tanto tempo. Quel mese l’ho sfruttato per allenarmi in compagnia, godere di un buon clima, vedere belle zone e conoscere la mia nuova squadra. Sono stata in uno dei loro alloggi e l’ho condiviso per quasi tutto il periodo con le mie compagne Debora Silvestri e Nikola Noskova. Non ho incontrato particolari difficoltà. Siamo state brave a trovare subito sintonia per fare anche i cosiddetti mestieri per tenere in ordine la casa. Non avevamo l’auto ma c’era sempre una persona dello staff che ci aiutava per fare la spesa o che ci portava dal meccanico o nel nostro magazzino.

Quando è nato il contatto con la Zaaf e perché hai deciso di correre con loro?

A fine agosto ho saputo del loro interessamento e che mi avevano seguito durante tutto il 2022. Quando me lo hanno detto ero chiaramente lusingata. Ho colto l’occasione perché volevo mettermi alla prova al di fuori del calendario italiano. Volevo fare un passo in avanti non solo dal punto di vista agonistico ma anche umano. Sarà un cambio di vita importante, ma mi sento pronta per affrontarlo.

Audrey Cordon Ragot ha vinto 2 titoli francesi in linea e 6 a crono
Audrey Cordon Ragot ha vinto 2 titoli francesi in linea e 6 a crono
Cosa sai della tua nuova squadra?

Il responsabile è Manel Lacambra, che ci farà anche da diesse. Lui è nell’ambiente femminile da tanto tempo (nel 2018 ha guidato Giorgia Bronzini alla Cylance Pro Cycling, ndr) ed è stato anche in Italia con qualche squadra. So che avremo le bici Enve, la stessa azienda che produce le ruote per la Eolo-Kometa mentre l’abbigliamento ce lo farà Alè. Saremo quindici atlete con nomi importanti. Cordon-Ragot è senza dubbio la più importante (venti vittorie in carriera e per 9 anni compagna fidata di Longo Borghini, ndr). Considerando che è un team nuovo e più piccolo rispetto ad altri, potremmo essere come la Isolmant, con la stessa filosofia.

Proprio con la Isolmant hai fatto un buon 2022…

Direi che è stata la mia miglior annata in assoluto. Ho conquistato tre vittorie e tanti altri piazzamenti. Già a marzo ho visto che a marzo arrivavano i primi risultati. Significa che il lavoro invernale aveva dato i suoi frutti. Mi è spiaciuto aver interrotto la stagione a fine agosto per una caduta in allenamento. Mi sono lussata la clavicola e ho dovuto saltare i campionati italiani in pista, dove puntavo a fare buoni piazzamenti visto l’alto livello. Però il momento top della stagione, che vale come un successo, è stato un altro…

Emanuela ha sorriso al Giro Donne. Il nono posto in volata a Reggio Emilia vale come un successo (foto Ossola)
Emanuela ha sorriso al Giro Donne. Il nono posto in volata a Reggio Emilia vale come un successo (foto Ossola)
Quale?

Il nono posto in volata nella tappa di Reggio Emilia al Giro Donne. Se ricordate il finale convulso con una maxi caduta al triangolo rosso, la curva secca a sinistra a 200 metri dal traguardo in leggera salita e l’ordine d’arrivo potete capire la mia soddisfazione. Ricordo che mentre sprintavo a tutta stavo pensando “cosa ci faccio qui in mezzo che fino al 2021 sognavo di lottare per un piazzamento”? Avevo una buona condizione ma non pensavo di fare un risultato simile, per me è stato un punto di partenza.

Cosa ti lasciano gli anni con la Isolmant?

Tanta crescita. Ho imparato dagli errori. E per questo sono grata a Giovanni (Fidanza, il team manager, ndr) per avermi insegnato tanto, direi quasi tutto. Lui prende sempre ragazze promettenti e mattone dopo mattone costruisce le fondamenta delle sue atlete. Queste tre stagioni però mi lasciano anche tanti ricordi con le mie compagne. Quest’anno mi hanno aiutata tanto nelle mie vittorie. Sono stata proprio bene con loro e chiaramente siamo ancora in contatto.

Scapola lussata. Zanetti ha finito in anticipo il 2022 per una caduta in allenamento a fine agosto (foto Ossola)
Scapola lussata. Zanetti ha finito in anticipo il 2022 per una caduta in allenamento a fine agosto (foto Ossola)
E’ uscito una bozza di calendario della Zaaf. Che obiettivi si è prefissata Emanuela Zanetti?

Ancora non abbiamo parlato di quale ruolo avrò ma mi basta correre e accumulare esperienza internazionale. Voglio conoscere meglio me stessa. Magari scopro di essere passista anziché solo velocista. Inizierò il 2023 con le gare in Spagna poi mi piacerebbe correre in Belgio e vedere come sono le gare lassù. Ma la gara dei miei sogni, anche perché l’ha vinta il mio conterraneo e idolo Sonny Colbrelli, è la Parigi-Roubaix. La sento adatta alle mie caratteristiche, spero che ci arrivi l’invito per partecipare.

Valeria Curnis, una maestra di sci nel gruppo delle pro’

14.12.2022
6 min
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Nella lista delle professioniste italiane del 2023 ce n’è una il cui cammino per arrivarci è stato parecchio diverso dal normale. E anche adesso che è un’atleta di livello si barcamena tra il suo lavoro stagionale e il ciclismo. E’ Valeria Curnis, maestra di sci, che correrà per la Isolmant Premac Vittoria.

Valeria Curnis (classe 1995) ha iniziato a pedalare seriamente nel 2019. Tutt’ora è anche una maestra di sci (foto Instagram)
Valeria Curnis (classe 1995) ha iniziato a pedalare seriamente nel 2019. Tutt’ora è anche una maestra di sci (foto Instagram)

Sognando la Karbon

Valeria Curnis è praticamente nata sugli sci. Già a tre anni li aveva ai piedi. Sognava di arrivare ad essere una delle migliori in Coppa del mondo, come il suo mito Denise Karbon.

Poi accade che la sua famiglia debba spostarsi in Australia. Addio, anzi arrivederci, sci. Ma ecco che nella sua vita compare una bici. Anche se è una Mtb. Ma il germe è impiantato.

Torna in Italia. Ormai ha 12 anni e riprende a sciare. Il vecchio amore non poteva svanire. Slalom, Gigante e SuperG ma poi col tempo qualcosa s’inceppa. 

«Vedendomi un po’ giù – racconta la Curnis – e sapendo della mia passione per lo sport papà mi regala un Pinarello. Ci esco, vado bene. Mi dicono di gareggiare, ma dopo essermi scottata con lo sci non volevo aspettative».

Valeria alla Maratona delle Dolomiti. Dopo questo importante podio per la bergamasca è iniziato il cammino nelle categorie agonistiche
Valeria alla Maratona delle Dolomiti. Dopo questo importante podio per la bergamasca è iniziato il cammino nelle categorie agonistiche

Dallo sci alla bici

Passano ancora degli anni. Valeria studia. «E succede – racconta la Curnis – che di bici ne arriva un’altra. E’ una Specialized. Mi gaso molto. Mi alleno di più e inizio ad immaginarmi in gara. Il Covid rimescola le carte ancora una volta. Mi alleno moltissimo in casa e vedo che in effetti vado bene. Così penso: “Appena completo la laurea magistrale in scienze motorie voglio provare a fare un anno dedicato al ciclismo”».

Valeria fa le cose sul serio. Si rivolge ad un preparatore conosciuto all’università. I primi obiettivi sono le granfondo. 

«Garda, Bra-Bra e poi la Gimondi che per noi bergamaschi è come il mondiale. Dissi che volevo vincerla e mi risero in faccia. Arrivai seconda. Ma senza “angeli custodi”. Però ero contenta lo stesso». Quindi Nove Colli e il podio alla Maratona delle Dolomiti.

«A quel punto ho parlato con Beppe “Turbo” Guerini, conosciuto tramite amici, e lui mi mette in contatto con Marco Bazzana, del Cene. Marco mi tessera e così posso fare le gare elite». 

La scorsa estate le prime gare con la maglia del Cene, ma con il gruppo della Isolmant dove correrà dal 2023 (foto Ossola)
La scorsa estate le prime gare con la maglia del Cene, ma con il gruppo della Isolmant dove correrà dal 2023 (foto Ossola)

Con le elite

Il Cene però è una piccola società. E Bazzana chiede a Giovanni Fidanza di darle supporto tecnico in gara. E’ con la Isolmant che Valeria di fatto va alle corse.

«Però Marco mi diceva: “E’ giusto che provi, ma quello è un mondo diverso dalle granfondo. Vedrai che dopo la prima gara ti ritiri”. Capirai, a me che sono un’agonista nata, dici così… vado ancora più forte».

«Ricordo che alla prima gara con le pro’ al via avevo 160 battiti da ferma! Non ho concluso quella corsa, avevo anche sprecato molto andando a tirare. 

«Tra granfondo e gare pro’ c’è tanta differenza. Ci sono tanti cambi di ritmo e tutti ad intensità molto elevate. Nelle granfondo vai più di passo. In gruppo con le elite devi saper guidare. Se hai paura diventa davvero difficile».

La Curnis sa bene che deve adattarsi al gruppo, ma in tal senso sue skills da sciatrice l’aiutano in bici (foto Instagram)
La Curnis sa bene che deve adattarsi al gruppo, ma in tal senso sue skills da sciatrice l’aiutano in bici (foto Instagram)

Famiglia Isolmant

«Poi – prosegue la Curnis – ho fatto altre gare. A quel punto lo stesso Bazzana mi ha aiutato a trovare una squadra. Io non volevo mollare».

Ed è in questo inverno che entra in gioco Fidanza. 

«Giovanni mi ha visto correre, ha notato la mia grinta e mi ha dato questa opportunità. Il giorno in cui ho firmato non mi ero mai sentita così in precedenza. Ero gasata, orgogliosa».

«La scorsa estate le altre ragazze mi avevano accolto a braccia aperte nonostante fossi di un’altra squadra. Quando ero in testa a tirare da dietro mi dicevano come mi dovevo spostare sulla strada a seconda del vento, mi davano consigli sulle dinamiche di gara. E ho capito presto quanto conti la scia a quelle velocità»

«La Isolmant è una grande squadra e io non vedo l’ora di cominciare a correre con la stessa divisa delle altre ragazze».

Valeria in azione lo scorso anno tra le elite (@phrosaofficial)
Valeria in azione lo scorso anno tra le elite (@phrosaofficial)

L’aspetto tecnico

Ma se questa è la storia, di certo affascinante, c’è poi la realtà. E la realtà è conciliare sci e ciclismo. Valeria insegnava a Sankt Moritz, ma se voleva continuare a pedalare non poteva restare in Svizzera.

«Impossibile – spiega la Curnis – Lassù non mi sarei potuta allenare. Qualche giorno fa i miei colleghi mi hanno detto che c’erano 25 gradi sotto zero. Ma so bene che questa è un’opportunità unica e non la voglio sprecare».

«Così sono tornata nella mia Alzano Lombardo. Ora insegno a Selvino. Dove tra l’altro mi alleno spesso d’estate. Per ora l’attività sugli sci è ancora poca, dalle Feste aumenterà. 

«In una settimana faccio circa 15 ore di allenamento: 5 sedute in bici, 2 a correre e altrettante in palestra. Corsa e palestra di solito le faccio insieme. Il sabato e la domenica soprattutto sono sugli sci a fare lezione. Devo dire che la scuola sci mi sta appoggiando in questa sfida».

Tatticamente c’è tanta strada da fare. La Curnis spesso si è trovata a tirare in testa al gruppo senza un vero motivo (@phrosaofficial)
Tatticamente c’è tanta strada da fare. La Curnis spesso si è trovata a tirare in testa al gruppo senza un vero motivo (@phrosaofficial)

Rulli vitali

Spesso dopo lo sci Valeria salta sui rulli per sciogliere un po’ la gamba. Di fatto passa da una contrazione muscolare eccentrica ad una concentrica. Per certi aspetti lo sci non è male per il ciclismo.

«Lo sci ha risvolti positivi, dà parecchia forza – dice la Curnis –  Il grosso problema è che ti espone al rischio d’infortuni, la neve può cambiare rapidamente e sulle piste non sei sola».

«Sui rulli comunque faccio molto affidamento. Se fa freddo o piove mi alleno con questi. Ci faccio anche quattro ore. Ci vogliono grinta e testa. Mi aiuto con due ventilatori, sali minerali per non disidratarmi. Se so che farò tanto, ogni ora consumo due borracce: una di sali e una di malto. Ma nelle ultime due ore vado solo di acqua».

La prof Rossato che insegna sul gpm di Foza…

13.12.2022
6 min
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Scuola media di Foza, comune di settecento anime sull’Altopiano di Asiago. La prima campanella suona un quarto alle otto, l’ultima dieci minuti alle due del pomeriggio. Da lunedì a venerdì Beatrice Rossato, professoressa di matematica e scienze, si fa trenta chilometri a tratta per andare al lavoro. Gli ultimi quattordici sono su una strada stretta della Grande Guerra che si arrampica fino agli oltre i mille metri di altitudine del paesino della Val Brenta.

La 26enne vicentina di Rosà è diventata insegnante di ruolo tre mesi fa ma resta una atleta della Isolmant-Premac-Vittoria. Le sue lezioni prendono spunto, perché no, anche dal ciclismo. Foza infatti ha un rapporto stretto con il nostro sport nel recente passato.

Giro 2017. Il cartello con le caratteristiche della salita di Foza (foto facebook)
Giro 2017. Il cartello con le caratteristiche della salita di Foza (foto facebook)

Nel 2017 fu l’ultimo “gpm” della ventesima tappa con arrivo ad Asiago. In cima transitò per primo Pozzovivo mentre al traguardo esultò Pinot, che insieme a Nibali detiene il record di scalata su Strava. Nel 2018 identico finale per l’ottava frazione del Giro U23 con la cavalcata trionfale del colombiano Munoz. Su facebook esiste addirittura una pagina dedicata al tratto Valstagna-Foza. Quello che Rossato ormai conosce alla perfezione e durante il quale pensa a come far conciliare il tutto per il 2023.

Beatrice, l’ultima volta che ti abbiamo sentita eravamo a metà agosto. Cos’è cambiato da allora?

Tutto, per l’ennesima volta nell’arco di due mesi (risponde divertita, ndr). Mi avevate lasciata a lavorare in un laboratorio chimico-medico di una multinazionale. Dovevo ancora disputare il Giro di Toscana. Poi a fine agosto, proprio mentre stavo andando alla corsa con la Isolmant, mi è arrivata un’email da parte del Ministero dell’Istruzione. Inizialmente pensavo ad una spam come ne arrivano tante da finti indirizzi. Invece quando l’ho aperta ho capito subito che era tutto vero. Mi veniva chiesto di prendere servizio dall’1 settembre. E’ stato uno shock. Per fortuna che Giovanni (Fidanza, il suo team manager, ndr) mi ha subito consigliato per il meglio.

Come hai fatto con l’altro posto di lavoro?

A malincuore ho dovuto dare le dimissioni perché mi trovavo bene. La mia titolare è rimasta bloccata sulla sedia, ma ha compreso la situazione e mi ha augurato il meglio. D’altronde ho studiato per questo. A fine 2020 avevo fatto il concorso per essere insegnante di ruolo. Attendevo le graduatorie, l’assegnazione delle sedi che avevo scelto e si sa che talvolta arrivano tardi. E’ una soddisfazione ora per me aver raggiunto questo traguardo.

Nel ciclismo femminile si sta lottando per raggiungere il professionismo come nei maschi, intanto tu sei diventata… “prof”. Come si svolge la tua settimana?

Alle 6,30 sono già in viaggio. Non mi pesano i 60 chilometri al giorno e nemmeno fare tutta quella salita. Mi piace guidare. Al momento comunque non è facile organizzare tutto. C’è ancora lo stereotipo dell’insegnante che fuori dagli orari scolastici non faccia nulla. Non è così. Ci sono le lezioni da preparare. Le riunioni da fare. La burocrazia. Al martedì e al giovedì ho due rientri pomeridiani fino alle 17. E poi ci sono i ragazzi da seguire. Ne ho circa una ventina spalmati sulle tre classi delle medie. Quelli di terza devono scegliere quali superiori fare e mi sembrava il minimo poterli consigliare, accompagnandoli a questi incontri. Al sabato invece non ho lezioni.

Lo sfrutti quindi per allenarti? Hai già pensato a come ottimizzare il tempo per gli allenamenti?

Esatto, al momento pedalo solo nel weekend mentre negli altri giorni cerco di ritagliarmi dello spazio per la palestra. Adesso vivo alla giornata, anche perché devo finire di integrarmi. Magari quando cambierà l’orario potrei andare a scuola con la bici in auto e partire da Foza per allenarmi. Ci sono diversi anelli da fare scendendo e risalendo lassù. Qualche mio alunno mi ha chiesto se andrò ad insegnare in bici ma mi sembra troppo (ride, ndr). Comunque la salita di Foza la conoscevo già. In estate l’ho sempre fatta diverse volte. E’ bella tosta.

Che rapporto hai con i tuoi ragazzi? C’è qualcuno che corre in bici?

Molto buono. Sono tutti bravi, entro in classe volentieri ad insegnare. Nessuno di loro fa ciclismo, ma si sono molto interessati quando hanno saputo che sport pratico. Mi fanno sempre tante domande. La curiosità di sapere e conoscere è uno dei fattori più importanti che gli studenti devono avere per crescere e aprire la mente. Se non ce l’avessero avuta, gliela avrei insegnata. Le loro domande sul ciclismo sono sempre uno spunto per me. Quando è morto purtroppo Rebellin, abbiamo fatto lezioni di educazione civica. Ai giovani vanno spiegate come si possono evitare queste tragedie e come ci si deve comportare in strada. Se educhiamo loro, possiamo arrivare anche ai loro genitori e alle generazioni più vecchie.

Giovanni Fidanza ci ha detto che Beatrice Rossato è un esempio per le sue atlete. Cosa ne pensi?

Lui per me è come un secondo padre. Mi lusingano le sue parole. Per il 2023 mi ha proposto di continuare nonostante il mio lavoro a scuola. E’ come se fossi tornata allieva o junior (ride, ndr). Da luglio in poi sarò più presente però cercherò di esserlo anche prima. Quello che ho imparato da lui e in generale, lo posso trasmettere alle mie compagne, specie alle più giovani. Vorrei stimolarle a non mollare o sottovalutare gli studi. Bisogna fare i sacrifici, perché tanto nella vita, anche se non corri in bici, devi farli lo stesso. Tanto vale iniziare a capirlo subito. Il ciclismo femminile sta cambiando, sta migliorando tanto. Sarebbe bello che le atlete prendessero lo status da professioniste ma non si può correre per sempre. Ci vuole un piano alternativo. Lo studio è uno di questi.

Il podio della gara open vinta da Rossato a Vittorio Veneto. Quagliotto seconda, Ciabocco terza (foto Ossola)
Il podio della gara open vinta da Rossato a Vittorio Veneto. Quagliotto seconda, Ciabocco terza (foto Ossola)
Come potrebbe essere la tua prossima stagione?

Come dicevo, devo capire come organizzarmi. Voglio fare tutto col massimo della professionalità. Mi piace correre in bici perché posso esprimere la mia grinta. Mi piacerebbe ancora vincere qualche corsa come gli ultimi due anni, soprattutto per far felice la squadra e tutti gli sponsor. A dire il vero mi basterebbe solo andare alle gare per stare con le mie compagne. Devo però prima trovare il tempo di allenarmi. Perché, come insegno sempre ai miei alunni, gli allenamenti sono come i compiti. Se non li fai, non puoi migliorare.