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Primo gennaio, inizia il viaggio di Realini alla Trek

01.01.2023
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Oggi è il giorno da cui si può indossare la nuova divisa e usare le nuove bici, senza il rischio che una foto di nascosto o per errore possa rovinarti le vacanze. Oggi è il giorno che Gaia Realini ha atteso silenziosamente per mesi e noi per contro potremo pubblicare le foto che le scattammo in Spagna durante il primo ritiro con la Trek-Segafredo, quando ci siamo fatti raccontare le sensazioni connesse al nuovo viaggio. Cominciando da cosa provi avendo saltato completamente la stagione del cross che per lei è stato a lungo il senso stesso dell’andare in bicicletta.

«Mi manca l’adrenalina delle partenze a tutta – dice – mi manca la gara, perché comunque è breve ma intensa. Però diciamo, essendo entrata in questa grandissima realtà, che ho trovato il modo per distogliermi da questa nostalgia, guardando da tutt’altra parte. Ecco…».

La vittoria di tappa al Giro di Campania di maggio e classifica generale per Gaia Realini (foto Ossola)
La vittoria di tappa al Giro di Campania di maggio e classifica generale per Gaia Realini (foto Ossola)

Da buona abruzzese, ha tenuto la bocca chiusa. E quando proprio non ha potuto sottrarsi alle domande, ha iniziato a dire che avrebbe corso in una squadra WorldTour. Ma l’ambiente è piccolo, le voci circolano, eppure anche di fronte alla comune consapevolezza, Gaia ha continuato a negare, sia pure con sorrisi sempre più evidenti, tenendo fede al suo impegno con la Isolmant-Premac e Giovanni Fidanza. Finalmente però, con 21 anni compiuti a giugno e dopo due sole stagioni su strada, la ragazza di Pescara sale lo scalino più alto.

Ti aspettavi un’accelerazione così violenta della tua carriera?

Beh, sinceramente no. Però ci speravo come ogni ciclista. Anche se sono molto giovane, un punto di svolta bisogna cercarlo sempre e io ci speravo. E ora che ci sono riuscita, adesso tocca solo a me dare il meglio, farmi notare ancora di più e guadagnarmi la fiducia che la Trek mi ha concesso, continuare per questa strada.

Nella prima intervista – bici.PRO era appena nato – dicesti che la bici da strada era il mezzo per preparare la stagione del cross. Che cosa è cambiato?

Proprio due anni fa, col mio vecchio allenatore ci siamo chiesti se non fosse il caso di concentrarsi un po’ di più sulla strada. Così sono passata con la squadra di Giovanni Fidanza, che mi ha dato la possibilità di fare il Giro d’Italia e gare di alto livello. Per questo con il mio allenatore, che poi era Francesco Masciarelli, abbiamo cambiato e stravolto tutto, a partire dagli allenamenti e l’alimentazione. E’ cambiato anche il mio modo di vedere le cose e da lì ho capito che la strada poteva salire al primo posto fra i miei interessi. E infatti adesso è il mio primo pensiero

Assieme a Ilaria Sanguineti, Realini si prepara per l’allenamento del mattino
Assieme a Ilaria Sanguineti, Realini si prepara per l’allenamento del mattino
Qual è la differenza tra la squadra di Fidanza e la Trek-Segafredo?

Sicuramente a primo impatto – Realini sorride – dico che non mi è mai capitato al primo ritiro di avere 1.000 riunioni, 1.000 impegni, meeting con direttori sportivi, allenatori e con tutto lo staff. E’ una cosa mai fatta prima. Questa ovviamente è una banalità, però basta guardare anche tutto l’abbigliamento che ci è stato dato. Mi hanno consegnato dei borsoni che non so nemmeno come li riporterò a casa. E poi parliamo di attenzione anche nei minimi dettagli. Quando vai per allenarti trovi 3-4 camion con tutti i modelli di bici da provare, mentre prima avevamo un camper, un piccolo camper. Non ci mancava niente, ma qui è tanto di più…

Che cosa ti resta degli ultimi due anni?

Sicuramente alla Isolmant mi hanno fatto fare un grande salto di qualità, perché, come ripeto, mi hanno dato la possibilità di iniziare a competere nelle gare che più contano. Dal Giro d’Italia al campionato italiano, che sono le due gare più grandi che ho fatto. Però sono bastate per capire che c’è un altro mondo rispetto a quello delle gare open in cui si corre con le junior e in cui ognuno pensa un pochetto per sé. Qui invece bisogna lavorare tutte insieme per un solo scopo.

Qual è stato il giorno in cui hai visto la Gaia migliore degli ultimi due anni su strada?

Sicuramente l’exploit più bello è stato al Giro d’Italia 2021. Anche quest’anno non era iniziato male, poi con il colpo di calore della terza tappa, quella di Cesena dopo il trasferimento dalla Sardegna, ho accusato un ritardo pazzesco (11’10” dalla vincitrice Van Vleuten, ndr). A livello psicologico è pesato parecchio. Però nella nona tappa ho provato a giocarmi le mie carte e anche quel giorno è stato una bella esperienza, un bel successo per me (a San Lorenzo Dorsino, Gaia si è piazzata quinta, subito dietro il duo Van Vleuten-Longo Borghini, ndr).

Settima sul traguardo del Maniva: il Giro di Gaia Realini cambia marcia dopo il colpo di calore di Cesena
Settima sul traguardo del Maniva: il Giro di Gaia Realini cambia marcia dopo il colpo di calore di Cesena
L’obiettivo sarà provare a fare classifica?

Sinceramente non ho aspettative. Voglio prima inserirmi completamente in questa squadra. Devo imparare meglio la lingua, perciò andrò alle gare e farò quello che mi diranno di fare. Sarò a completa disposizione, quindi mi aspetto tutto e non mi aspetto niente. 

Che effetto fa avere come compagne le due Elise, la Deignan e tutte le altre?

Mi sento molto piccola! Già lo sono di mio (sorride, ndr), però diciamo mi sento molto piccola perché correre per loro, per grandi nomi del ciclismo, non è da tutti. E’ un mix di emozioni che non so nemmeno spiegare e forse non ci crederò fino a che non attaccherò per la prima volta il numero dietro la schiena con la maglia Trek-Segafredo. Ecco, mi sembra ancora un sogno, una cosa irreale.

La notizia era uscita già da un po’, quanto è stato difficile tenersela dentro?

Sinceramente non è stato molto difficile, perché non sono una ragazza che si esalta molto. Le cose preferisco tenermele dentro, lavorarci piano piano, giorno per giorno, senza farmi prendere dalla fretta. Insomma, non è stato molto difficile…

La Trek di Gaia pronta per l’allenamento
La Trek di Gaia pronta per l’allenamento
Quale proposito facciamo per il prossimo anno?

Sicuramente a cronometro ci sarà da fare passi da gigante, ma bisogna crescere dovunque. Salita, discesa e pianura. Questa è la scuola che mi permetterà farlo. Prenderò l’insegnamento di tutte le cose nei minimi dettagli e ne farò tesoro.

La Trek è anche l’unica squadra WorldTour con tre abruzzesi. Ti capita mai di allenarti con loro?

Prima di venire qui in ritiro, qualche volta è capitato di allenarmi con Giulio (Ciccone, ndr), mentre con Dario (Cataldo, ndr) capita meno, perché siamo lontani e poi è spesso in Svizzera. Vediamo se capiterà di incontrarsi durante le feste.

Da dove cominci?

Me lo diranno, non lo so ancora. E se mi manderanno in Australia, andrò in Australia. Mi adatterò, farò tutto quello che mi dicono

Zanetti, la nuova vita inizia in Catalogna alla Zaaf

24.12.2022
5 min
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Un mese a Begur, a pochi chilometri da Girona, sul mare della Catalogna. Un mese per iniziare ad ambientarsi in quella che sarà la sede della sua nuova squadra. Emanuela Zanetti ha scelto di correre all’estero accettando la proposta della Zaaf Cycling Team, che per il 2023 ha preso la licenza UCI continental.

Le tre stagioni trascorse nella Isolmant-Premac-Vittoria per la ventiduenne velocista di Nuvolento sono stati gli step indispensabili per affacciarsi nel mondo delle grandi. In particolare nell’ultima annata Zanetti ha saputo alzare il proprio livello, acquisendo quella maggiore consapevolezza per poter provare a confrontarsi fuori dall’Italia. Ci siamo fatti raccontare come si sta preparando alla nuova esperienza nella formazione intitolata a Abdel-Kader Zaaf, un corridore franco-algerino che corse il Tour de France 1950, diventandone una leggenda per un curioso episodio mentre era in fuga con un connazionale.

Emanuela come sono stati i tuoi ultimi trenta giorni?

E’ stata la mia prima vera volta lontana da casa per così tanto tempo. Quel mese l’ho sfruttato per allenarmi in compagnia, godere di un buon clima, vedere belle zone e conoscere la mia nuova squadra. Sono stata in uno dei loro alloggi e l’ho condiviso per quasi tutto il periodo con le mie compagne Debora Silvestri e Nikola Noskova. Non ho incontrato particolari difficoltà. Siamo state brave a trovare subito sintonia per fare anche i cosiddetti mestieri per tenere in ordine la casa. Non avevamo l’auto ma c’era sempre una persona dello staff che ci aiutava per fare la spesa o che ci portava dal meccanico o nel nostro magazzino.

Quando è nato il contatto con la Zaaf e perché hai deciso di correre con loro?

A fine agosto ho saputo del loro interessamento e che mi avevano seguito durante tutto il 2022. Quando me lo hanno detto ero chiaramente lusingata. Ho colto l’occasione perché volevo mettermi alla prova al di fuori del calendario italiano. Volevo fare un passo in avanti non solo dal punto di vista agonistico ma anche umano. Sarà un cambio di vita importante, ma mi sento pronta per affrontarlo.

Audrey Cordon Ragot ha vinto 2 titoli francesi in linea e 6 a crono
Audrey Cordon Ragot ha vinto 2 titoli francesi in linea e 6 a crono
Cosa sai della tua nuova squadra?

Il responsabile è Manel Lacambra, che ci farà anche da diesse. Lui è nell’ambiente femminile da tanto tempo (nel 2018 ha guidato Giorgia Bronzini alla Cylance Pro Cycling, ndr) ed è stato anche in Italia con qualche squadra. So che avremo le bici Enve, la stessa azienda che produce le ruote per la Eolo-Kometa mentre l’abbigliamento ce lo farà Alè. Saremo quindici atlete con nomi importanti. Cordon-Ragot è senza dubbio la più importante (venti vittorie in carriera e per 9 anni compagna fidata di Longo Borghini, ndr). Considerando che è un team nuovo e più piccolo rispetto ad altri, potremmo essere come la Isolmant, con la stessa filosofia.

Proprio con la Isolmant hai fatto un buon 2022…

Direi che è stata la mia miglior annata in assoluto. Ho conquistato tre vittorie e tanti altri piazzamenti. Già a marzo ho visto che a marzo arrivavano i primi risultati. Significa che il lavoro invernale aveva dato i suoi frutti. Mi è spiaciuto aver interrotto la stagione a fine agosto per una caduta in allenamento. Mi sono lussata la clavicola e ho dovuto saltare i campionati italiani in pista, dove puntavo a fare buoni piazzamenti visto l’alto livello. Però il momento top della stagione, che vale come un successo, è stato un altro…

Emanuela ha sorriso al Giro Donne. Il nono posto in volata a Reggio Emilia vale come un successo (foto Ossola)
Emanuela ha sorriso al Giro Donne. Il nono posto in volata a Reggio Emilia vale come un successo (foto Ossola)
Quale?

Il nono posto in volata nella tappa di Reggio Emilia al Giro Donne. Se ricordate il finale convulso con una maxi caduta al triangolo rosso, la curva secca a sinistra a 200 metri dal traguardo in leggera salita e l’ordine d’arrivo potete capire la mia soddisfazione. Ricordo che mentre sprintavo a tutta stavo pensando “cosa ci faccio qui in mezzo che fino al 2021 sognavo di lottare per un piazzamento”? Avevo una buona condizione ma non pensavo di fare un risultato simile, per me è stato un punto di partenza.

Cosa ti lasciano gli anni con la Isolmant?

Tanta crescita. Ho imparato dagli errori. E per questo sono grata a Giovanni (Fidanza, il team manager, ndr) per avermi insegnato tanto, direi quasi tutto. Lui prende sempre ragazze promettenti e mattone dopo mattone costruisce le fondamenta delle sue atlete. Queste tre stagioni però mi lasciano anche tanti ricordi con le mie compagne. Quest’anno mi hanno aiutata tanto nelle mie vittorie. Sono stata proprio bene con loro e chiaramente siamo ancora in contatto.

Scapola lussata. Zanetti ha finito in anticipo il 2022 per una caduta in allenamento a fine agosto (foto Ossola)
Scapola lussata. Zanetti ha finito in anticipo il 2022 per una caduta in allenamento a fine agosto (foto Ossola)
E’ uscito una bozza di calendario della Zaaf. Che obiettivi si è prefissata Emanuela Zanetti?

Ancora non abbiamo parlato di quale ruolo avrò ma mi basta correre e accumulare esperienza internazionale. Voglio conoscere meglio me stessa. Magari scopro di essere passista anziché solo velocista. Inizierò il 2023 con le gare in Spagna poi mi piacerebbe correre in Belgio e vedere come sono le gare lassù. Ma la gara dei miei sogni, anche perché l’ha vinta il mio conterraneo e idolo Sonny Colbrelli, è la Parigi-Roubaix. La sento adatta alle mie caratteristiche, spero che ci arrivi l’invito per partecipare.

Valeria Curnis, una maestra di sci nel gruppo delle pro’

14.12.2022
6 min
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Nella lista delle professioniste italiane del 2023 ce n’è una il cui cammino per arrivarci è stato parecchio diverso dal normale. E anche adesso che è un’atleta di livello si barcamena tra il suo lavoro stagionale e il ciclismo. E’ Valeria Curnis, maestra di sci, che correrà per la Isolmant Premac Vittoria.

Valeria Curnis (classe 1995) ha iniziato a pedalare seriamente nel 2019. Tutt’ora è anche una maestra di sci (foto Instagram)
Valeria Curnis (classe 1995) ha iniziato a pedalare seriamente nel 2019. Tutt’ora è anche una maestra di sci (foto Instagram)

Sognando la Karbon

Valeria Curnis è praticamente nata sugli sci. Già a tre anni li aveva ai piedi. Sognava di arrivare ad essere una delle migliori in Coppa del mondo, come il suo mito Denise Karbon.

Poi accade che la sua famiglia debba spostarsi in Australia. Addio, anzi arrivederci, sci. Ma ecco che nella sua vita compare una bici. Anche se è una Mtb. Ma il germe è impiantato.

Torna in Italia. Ormai ha 12 anni e riprende a sciare. Il vecchio amore non poteva svanire. Slalom, Gigante e SuperG ma poi col tempo qualcosa s’inceppa. 

«Vedendomi un po’ giù – racconta la Curnis – e sapendo della mia passione per lo sport papà mi regala un Pinarello. Ci esco, vado bene. Mi dicono di gareggiare, ma dopo essermi scottata con lo sci non volevo aspettative».

Valeria alla Maratona delle Dolomiti. Dopo questo importante podio per la bergamasca è iniziato il cammino nelle categorie agonistiche
Valeria alla Maratona delle Dolomiti. Dopo questo importante podio per la bergamasca è iniziato il cammino nelle categorie agonistiche

Dallo sci alla bici

Passano ancora degli anni. Valeria studia. «E succede – racconta la Curnis – che di bici ne arriva un’altra. E’ una Specialized. Mi gaso molto. Mi alleno di più e inizio ad immaginarmi in gara. Il Covid rimescola le carte ancora una volta. Mi alleno moltissimo in casa e vedo che in effetti vado bene. Così penso: “Appena completo la laurea magistrale in scienze motorie voglio provare a fare un anno dedicato al ciclismo”».

Valeria fa le cose sul serio. Si rivolge ad un preparatore conosciuto all’università. I primi obiettivi sono le granfondo. 

«Garda, Bra-Bra e poi la Gimondi che per noi bergamaschi è come il mondiale. Dissi che volevo vincerla e mi risero in faccia. Arrivai seconda. Ma senza “angeli custodi”. Però ero contenta lo stesso». Quindi Nove Colli e il podio alla Maratona delle Dolomiti.

«A quel punto ho parlato con Beppe “Turbo” Guerini, conosciuto tramite amici, e lui mi mette in contatto con Marco Bazzana, del Cene. Marco mi tessera e così posso fare le gare elite». 

La scorsa estate le prime gare con la maglia del Cene, ma con il gruppo della Isolmant dove correrà dal 2023 (foto Ossola)
La scorsa estate le prime gare con la maglia del Cene, ma con il gruppo della Isolmant dove correrà dal 2023 (foto Ossola)

Con le elite

Il Cene però è una piccola società. E Bazzana chiede a Giovanni Fidanza di darle supporto tecnico in gara. E’ con la Isolmant che Valeria di fatto va alle corse.

«Però Marco mi diceva: “E’ giusto che provi, ma quello è un mondo diverso dalle granfondo. Vedrai che dopo la prima gara ti ritiri”. Capirai, a me che sono un’agonista nata, dici così… vado ancora più forte».

«Ricordo che alla prima gara con le pro’ al via avevo 160 battiti da ferma! Non ho concluso quella corsa, avevo anche sprecato molto andando a tirare. 

«Tra granfondo e gare pro’ c’è tanta differenza. Ci sono tanti cambi di ritmo e tutti ad intensità molto elevate. Nelle granfondo vai più di passo. In gruppo con le elite devi saper guidare. Se hai paura diventa davvero difficile».

La Curnis sa bene che deve adattarsi al gruppo, ma in tal senso sue skills da sciatrice l’aiutano in bici (foto Instagram)
La Curnis sa bene che deve adattarsi al gruppo, ma in tal senso sue skills da sciatrice l’aiutano in bici (foto Instagram)

Famiglia Isolmant

«Poi – prosegue la Curnis – ho fatto altre gare. A quel punto lo stesso Bazzana mi ha aiutato a trovare una squadra. Io non volevo mollare».

Ed è in questo inverno che entra in gioco Fidanza. 

«Giovanni mi ha visto correre, ha notato la mia grinta e mi ha dato questa opportunità. Il giorno in cui ho firmato non mi ero mai sentita così in precedenza. Ero gasata, orgogliosa».

«La scorsa estate le altre ragazze mi avevano accolto a braccia aperte nonostante fossi di un’altra squadra. Quando ero in testa a tirare da dietro mi dicevano come mi dovevo spostare sulla strada a seconda del vento, mi davano consigli sulle dinamiche di gara. E ho capito presto quanto conti la scia a quelle velocità»

«La Isolmant è una grande squadra e io non vedo l’ora di cominciare a correre con la stessa divisa delle altre ragazze».

Valeria in azione lo scorso anno tra le elite (@phrosaofficial)
Valeria in azione lo scorso anno tra le elite (@phrosaofficial)

L’aspetto tecnico

Ma se questa è la storia, di certo affascinante, c’è poi la realtà. E la realtà è conciliare sci e ciclismo. Valeria insegnava a Sankt Moritz, ma se voleva continuare a pedalare non poteva restare in Svizzera.

«Impossibile – spiega la Curnis – Lassù non mi sarei potuta allenare. Qualche giorno fa i miei colleghi mi hanno detto che c’erano 25 gradi sotto zero. Ma so bene che questa è un’opportunità unica e non la voglio sprecare».

«Così sono tornata nella mia Alzano Lombardo. Ora insegno a Selvino. Dove tra l’altro mi alleno spesso d’estate. Per ora l’attività sugli sci è ancora poca, dalle Feste aumenterà. 

«In una settimana faccio circa 15 ore di allenamento: 5 sedute in bici, 2 a correre e altrettante in palestra. Corsa e palestra di solito le faccio insieme. Il sabato e la domenica soprattutto sono sugli sci a fare lezione. Devo dire che la scuola sci mi sta appoggiando in questa sfida».

Tatticamente c’è tanta strada da fare. La Curnis spesso si è trovata a tirare in testa al gruppo senza un vero motivo (@phrosaofficial)
Tatticamente c’è tanta strada da fare. La Curnis spesso si è trovata a tirare in testa al gruppo senza un vero motivo (@phrosaofficial)

Rulli vitali

Spesso dopo lo sci Valeria salta sui rulli per sciogliere un po’ la gamba. Di fatto passa da una contrazione muscolare eccentrica ad una concentrica. Per certi aspetti lo sci non è male per il ciclismo.

«Lo sci ha risvolti positivi, dà parecchia forza – dice la Curnis –  Il grosso problema è che ti espone al rischio d’infortuni, la neve può cambiare rapidamente e sulle piste non sei sola».

«Sui rulli comunque faccio molto affidamento. Se fa freddo o piove mi alleno con questi. Ci faccio anche quattro ore. Ci vogliono grinta e testa. Mi aiuto con due ventilatori, sali minerali per non disidratarmi. Se so che farò tanto, ogni ora consumo due borracce: una di sali e una di malto. Ma nelle ultime due ore vado solo di acqua».

La prof Rossato che insegna sul gpm di Foza…

13.12.2022
6 min
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Scuola media di Foza, comune di settecento anime sull’Altopiano di Asiago. La prima campanella suona un quarto alle otto, l’ultima dieci minuti alle due del pomeriggio. Da lunedì a venerdì Beatrice Rossato, professoressa di matematica e scienze, si fa trenta chilometri a tratta per andare al lavoro. Gli ultimi quattordici sono su una strada stretta della Grande Guerra che si arrampica fino agli oltre i mille metri di altitudine del paesino della Val Brenta.

La 26enne vicentina di Rosà è diventata insegnante di ruolo tre mesi fa ma resta una atleta della Isolmant-Premac-Vittoria. Le sue lezioni prendono spunto, perché no, anche dal ciclismo. Foza infatti ha un rapporto stretto con il nostro sport nel recente passato.

Giro 2017. Il cartello con le caratteristiche della salita di Foza (foto facebook)
Giro 2017. Il cartello con le caratteristiche della salita di Foza (foto facebook)

Nel 2017 fu l’ultimo “gpm” della ventesima tappa con arrivo ad Asiago. In cima transitò per primo Pozzovivo mentre al traguardo esultò Pinot, che insieme a Nibali detiene il record di scalata su Strava. Nel 2018 identico finale per l’ottava frazione del Giro U23 con la cavalcata trionfale del colombiano Munoz. Su facebook esiste addirittura una pagina dedicata al tratto Valstagna-Foza. Quello che Rossato ormai conosce alla perfezione e durante il quale pensa a come far conciliare il tutto per il 2023.

Beatrice, l’ultima volta che ti abbiamo sentita eravamo a metà agosto. Cos’è cambiato da allora?

Tutto, per l’ennesima volta nell’arco di due mesi (risponde divertita, ndr). Mi avevate lasciata a lavorare in un laboratorio chimico-medico di una multinazionale. Dovevo ancora disputare il Giro di Toscana. Poi a fine agosto, proprio mentre stavo andando alla corsa con la Isolmant, mi è arrivata un’email da parte del Ministero dell’Istruzione. Inizialmente pensavo ad una spam come ne arrivano tante da finti indirizzi. Invece quando l’ho aperta ho capito subito che era tutto vero. Mi veniva chiesto di prendere servizio dall’1 settembre. E’ stato uno shock. Per fortuna che Giovanni (Fidanza, il suo team manager, ndr) mi ha subito consigliato per il meglio.

Come hai fatto con l’altro posto di lavoro?

A malincuore ho dovuto dare le dimissioni perché mi trovavo bene. La mia titolare è rimasta bloccata sulla sedia, ma ha compreso la situazione e mi ha augurato il meglio. D’altronde ho studiato per questo. A fine 2020 avevo fatto il concorso per essere insegnante di ruolo. Attendevo le graduatorie, l’assegnazione delle sedi che avevo scelto e si sa che talvolta arrivano tardi. E’ una soddisfazione ora per me aver raggiunto questo traguardo.

Nel ciclismo femminile si sta lottando per raggiungere il professionismo come nei maschi, intanto tu sei diventata… “prof”. Come si svolge la tua settimana?

Alle 6,30 sono già in viaggio. Non mi pesano i 60 chilometri al giorno e nemmeno fare tutta quella salita. Mi piace guidare. Al momento comunque non è facile organizzare tutto. C’è ancora lo stereotipo dell’insegnante che fuori dagli orari scolastici non faccia nulla. Non è così. Ci sono le lezioni da preparare. Le riunioni da fare. La burocrazia. Al martedì e al giovedì ho due rientri pomeridiani fino alle 17. E poi ci sono i ragazzi da seguire. Ne ho circa una ventina spalmati sulle tre classi delle medie. Quelli di terza devono scegliere quali superiori fare e mi sembrava il minimo poterli consigliare, accompagnandoli a questi incontri. Al sabato invece non ho lezioni.

Lo sfrutti quindi per allenarti? Hai già pensato a come ottimizzare il tempo per gli allenamenti?

Esatto, al momento pedalo solo nel weekend mentre negli altri giorni cerco di ritagliarmi dello spazio per la palestra. Adesso vivo alla giornata, anche perché devo finire di integrarmi. Magari quando cambierà l’orario potrei andare a scuola con la bici in auto e partire da Foza per allenarmi. Ci sono diversi anelli da fare scendendo e risalendo lassù. Qualche mio alunno mi ha chiesto se andrò ad insegnare in bici ma mi sembra troppo (ride, ndr). Comunque la salita di Foza la conoscevo già. In estate l’ho sempre fatta diverse volte. E’ bella tosta.

Che rapporto hai con i tuoi ragazzi? C’è qualcuno che corre in bici?

Molto buono. Sono tutti bravi, entro in classe volentieri ad insegnare. Nessuno di loro fa ciclismo, ma si sono molto interessati quando hanno saputo che sport pratico. Mi fanno sempre tante domande. La curiosità di sapere e conoscere è uno dei fattori più importanti che gli studenti devono avere per crescere e aprire la mente. Se non ce l’avessero avuta, gliela avrei insegnata. Le loro domande sul ciclismo sono sempre uno spunto per me. Quando è morto purtroppo Rebellin, abbiamo fatto lezioni di educazione civica. Ai giovani vanno spiegate come si possono evitare queste tragedie e come ci si deve comportare in strada. Se educhiamo loro, possiamo arrivare anche ai loro genitori e alle generazioni più vecchie.

Giovanni Fidanza ci ha detto che Beatrice Rossato è un esempio per le sue atlete. Cosa ne pensi?

Lui per me è come un secondo padre. Mi lusingano le sue parole. Per il 2023 mi ha proposto di continuare nonostante il mio lavoro a scuola. E’ come se fossi tornata allieva o junior (ride, ndr). Da luglio in poi sarò più presente però cercherò di esserlo anche prima. Quello che ho imparato da lui e in generale, lo posso trasmettere alle mie compagne, specie alle più giovani. Vorrei stimolarle a non mollare o sottovalutare gli studi. Bisogna fare i sacrifici, perché tanto nella vita, anche se non corri in bici, devi farli lo stesso. Tanto vale iniziare a capirlo subito. Il ciclismo femminile sta cambiando, sta migliorando tanto. Sarebbe bello che le atlete prendessero lo status da professioniste ma non si può correre per sempre. Ci vuole un piano alternativo. Lo studio è uno di questi.

Il podio della gara open vinta da Rossato a Vittorio Veneto. Quagliotto seconda, Ciabocco terza (foto Ossola)
Il podio della gara open vinta da Rossato a Vittorio Veneto. Quagliotto seconda, Ciabocco terza (foto Ossola)
Come potrebbe essere la tua prossima stagione?

Come dicevo, devo capire come organizzarmi. Voglio fare tutto col massimo della professionalità. Mi piace correre in bici perché posso esprimere la mia grinta. Mi piacerebbe ancora vincere qualche corsa come gli ultimi due anni, soprattutto per far felice la squadra e tutti gli sponsor. A dire il vero mi basterebbe solo andare alle gare per stare con le mie compagne. Devo però prima trovare il tempo di allenarmi. Perché, come insegno sempre ai miei alunni, gli allenamenti sono come i compiti. Se non li fai, non puoi migliorare.

Pepoli, figlia d’arte in arrivo: chi ricorda papà Christian?

10.12.2022
6 min
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Padre ex pro’, figli giovani promesse. Nel ciclismo della generazione Z ci sono sempre più casi del genere e talvolta può capitare che sia proprio il genitore a riconoscere un maggior talento nel suo erede. Nella prossima Isolmant-Premac-Vittoria ci sarà una elite del 2004 figlia d’arte. Sara Pepoli, figlia di Christian, prima buon dilettante con la Record Cucine e poi pro’ ad inizio anni 2000 per quattro stagioni tra Cantine Tollo e Saeco.

Padre e figlia. Christian Pepoli insieme a Sara (seduta) quando lei era allieva alla Fiumicinese
Padre e figlia. Christian Pepoli insieme a Sara (seduta) quando lei era allieva alla Fiumicinese

L’attuale 44enne Pepoli senior, romagnolo doc, è stato interprete di un movimento in cui gli squadroni erano italiani e dove le nostre formazioni correvano tutte le classiche e i grandi giri a tappe. E’ stato un gregario fidato per i propri capitani e ha sgomitato con i grandi campioni di allora. Inutile fare paragoni, il ciclismo è cambiato in tutto ma in quei quattro anni Christian di esperienza ne ha fatta a tonnellate. Ed oggi la porta al servizio della figlia e delle ragazze della Fiumicinese Fait Adriatica, la storica società del suo paese.

Sara è pronta

«Mio padre mi ha insegnato a non tirarmi indietro davanti a nulla – spiega spigliata Sara, junior nella Ciclismo Insieme-Team Di Federico e azzurra in pista ad europei 2021 e mondiali 2022 – ce l’ho avuto come diesse da allieva, ma non ha mai fatto differenze. Anche adesso è molto discreto. Ovvio però che mi dia delle indicazioni tattiche, anche perché è stato lui a mettermi in sella. I consigli maggiori me li dà per saper stare in gruppo. Tendo ad andare sempre in fuga perché mi piace correre con poca gente attorno. Infatti mi piacciono le crono. Però devo per forza migliorare in questo aspetto. Il 2023 sarà un’annata difficile. Avrò la maturità e dovrò fare tanta esperienza. Ma io sono pronta».

Christian, ti somiglia tua figlia in bici?

Mica tanto (ride, ndr). Io ero un gran limatore. Quando andavamo a correre al Nord c’era gente come Museeuw, Van Petegem o lo stesso Tafi che cercavano di fare selezione in un qualsiasi punto. Dovevi buttarti in ogni buco senza pensare troppo per non trovarti a mangiare il panino con la nutella al furgone della squadra dopo soli 10 chilometri di corsa. Lassù, che ti piaccia o no, impari cos’è una corsa.

Tra dilettanti e professionisti, che anni sono stati quelli?

Belli. Ho un buon ricordo anche se ho dovuto smettere a 25 anni. Qualche soddisfazione me la sono tolta. Ho vinto la tappa di Collecchio al Giro d’Italia dilettanti dove credo di avere ancora il record della fuga più lunga. Almeno 200 chilometri. Partivamo da San Salvatore in provincia di Lucca. Ho fatto il pronti-via. Sul Passo delle Radici avevo ancora qualche compagno di avventura ma da lì fino al traguardo l’ho fatta tutta da solo. Era il ’99, quel Giro lo vinse Di Luca, il mio capitano. Siamo rimasti in contatto. Quell’anno ricevetti pure la convocazione per i mondiali a crono di Verona ma…

Racconta…

Ah, niente, non ci andai perché andavo troppo piano (sorride, ndr). C’era stata una pre-selezione ed ero contento. Parteciparono altri miei compagni perché forse davano qualche maggiore garanzia di risultati. Alla fine, nonostante di risultati non ne avessi fatti tanti, riuscii a passare professionista. Non so, penso alle tante volate tirate a Degano. Sapevo lavorare per i più forti e ho sempre avuto un buon rapporto con tutti. Ecco i motivi.

Poi cosa è successo?

Non ho trovato squadra. Sono passato dal firmare autografi a zappare il campo nella azienda di famiglia. Non sapevo nulla sull’agricoltura ed ho dovuto imparare tutto. Per fortuna che il ciclismo è una grande palestra di vita perché ti insegna cos’è il sacrificio. Io lavoravo senza avvertire la fatica. E penso che sia stato bene così. Ora ho un’azienda di confezionamento di sementi insieme a mia sorella. Certo, mi sarebbe piaciuto correre ancora, però prima o poi avrei dovuto smettere e trovare un lavoro. E più in là lo fai, peggio è. Perché il ciclista passa tutta la vita a pedalare e non sa fare altro. Come compagno avevo Roberto Conti, che quando correva aveva già iniziato un’altra attività ed io avevo preso spunto da lui.

Pepoli da 6 anni guida da esordienti e allieve della Fiumicinese, storica società romagnola
Pepoli da 6 anni guida da esordienti e allieve della Fiumicinese, storica società romagnola
Adesso invece com’è insegnare ciclismo ai giovani?

Non è semplice. Deve essere un divertimento fino ad una certa età, invece ora è tutto amplificato ed estremizzato fin dalle categorie più piccole. Alle mie ragazze voglio trasmettere il saper fare gruppo, lo stare bene insieme. Cerco di vietargli il cellulare nel pre e post gara fintanto che siamo assieme. E poi non transigo su rispetto ed educazione. Pensate, qualche anno fa non ho fatto correre alcune atlete finché non avessero imparato ad usare un linguaggio più adeguato per ragazze della loro età.

Ti piace quello che fai?

Sono convinto di questa scelta. Quando crei la giusta armonia, quello è già un grande risultato. In questo periodo, per dire, andiamo ad “allenarci” con i rollerblade sulla ciclabile di Gatteo Mare per più di venti chilometri. Diversificare l’allenamento aiuta a togliere un po’ di stress a questi ragazzi che sono sempre sotto pressione.

Sara Pepoli ha iniziato a correre in bici a 9 anni. Oltre alla Fiumicinese, è stata alla Forlivese da esordiente
Sara Pepoli ha iniziato a correre in bici a 9 anni. Oltre alla Fiumicinese, è stata alla Forlivese da esordiente
Per Christian Pepoli che atleta è Sara?

E’ una passista che sta diventando anche scalatrice. Va bene a crono e anche in pista. Al campionato italiano è stata a lungo in fuga, un suo must ormai. Per il momento lei, come me, fa pochi risultati ma ha una grande voglia di soffrire. Anzi, è più determinata di quanto lo fossi io. Sta attenta al cibo e agli allenamenti. Si sta facendo seguire da Alessandro Rovelli, un bravo preparatore atletico di Rimini. Non mi intrometto troppo nella sua vita ciclistica. Quest’anno l’ho vista più convinta. Credo sia merito della sua crescita. Poi sono contento di lei perché a scuola ha voti buonissimi.

Ora che è passata elite cosa ti aspetti da lei?

Innanzitutto devo ringraziare Giovanni (Fidanza, team manager della Isolmant, ndr) che si è interessato a lei e l’ha presa. Per Sara è una squadra giusta per crescere. Spero che lei possa essere d’aiuto alle compagne più grandi e magari possa ritagliarsi un po’ di spazio.

La Isolmant raddoppia. Nasce anche il team junior

05.12.2022
5 min
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Come un piccolo orto che dà buoni prodotti per un grande mercato, la Isolmant Premac Vittoria si prepara al 2023 raddoppiando gli sforzi e senza le sue gemme migliori. Il team continental diretto da Giovanni Fidanza avrà anche una formazione junior, nel segno della filiera giovanile, mentre la prima squadra ripartirà priva di Gaia Realini ed Emanuela Zanetti, entrambe autrici di tre vittorie stagionali.

La piccola scalatrice abruzzese, come noto, è passata alla Trek-Segafredo con in tasca un triennale, la velocista bresciana invece va in Spagna alla Zaaf Cycling Team, ma Fidanza sa già che l’anno prossimo alcune delle sue ragazze potranno mettersi in mostra a dovere. Anzi, per qualcuna di loro si potrebbe parlare di vera e propria scommessa.

Giovanni Fidanza nel 2023 avrà entrambe le figlie alla Ceratizit-WNT
Giovanni Fidanza nel 2023 avrà entrambe le figlie alla Ceratizit-WNT
Giovanni, che 2022 è stato per la Isolmant?

E’ stato un anno importante. Abbiamo iniziato così così. Siamo stati condizionati da diversi casi di Covid e da problemi fisici, acciacchi vari. Strada facendo però le ragazze hanno ritrovato compattezza e continuità. Il nostro è un calendario italiano, tra gare open e tutte le internazionali, ma siamo soddisfatti, tenendo conto della nostra realtà. Alla fine abbiamo ottenuto numerosi piazzamenti e otto vittorie totali. Due di queste, fatte con Rossato e Zontone, mi hanno fatto particolarmente piacere perché hanno premiato la loro crescita.

Ti peserà non avere più Realini e Zanetti?

Ero preparato alle loro partenze. Anzi sono contento che possano giocarsi le proprie opportunità in formazioni più forti o all’estero. Significa che abbiamo fatto un buon lavoro con loro. Gaia è sempre stata il nostro punto di forza. E’ stata brava a riconfermarsi sui suoi livelli, crescendo a livello tattico e come persona. E’ il momento giusto per lei per fare il salto di qualità. Emanuela è stata costante negli ordini d’arrivo delle volate. Affronterà una nuova avventura ed anche per lei era arrivato il momento per provare qualcosa di nuovo.

Chi saranno le ragazze da cui ti aspetti uno scatto in più?

Ce ne sarebbero tante per la verità. Rossato è una certezza per la sua disponibilità verso la squadra e per come fa conciliare ciclismo e lavoro. L’anno prossimo sarà professoressa di ruolo di matematica in una scuola media nella zona di Asiago e potrebbe avere più tempo per allenarsi rispetto alle stagioni passate. Zontone è stata una bella sorpresa. Lei arriva dal fuoristrada e nel 2023 sono convinto che farà ancora meglio. Conto molto su Eremita, passista-scalatrice dal buon motore. Se riusciremo a correggere un paio di cose, sarà fondamentale per noi. Infine anche la spagnola Ainara Albert potrebbe dire la sua su certi percorsi.

Poi ci sono le nuove arrivate…

Esatto, anche da loro mi aspetto buone cose. Cipriani è una ragazza esperta che sa vincere. Borello arriva da una buona stagione. Papo è giovanissima, viene dal ciclocross e può ripetere il percorso di Zontone. Raimondi e Pepoli (figlia dell’ex pro’ Cristian, ndr) arrivano dalle junior e dovranno crescere con calma. Poi ci sarà anche Valeria Curnis che merita un discorso a parte. Lei è maestra federale di sci ma ha tanta passione per il ciclismo. Era già aggregata con noi nell’ultima stagione, in cui ha corso qualche gara. Sta facendo le cose seriamente, può essere un esempio per le più giovani per la sua dedizione. Ha 28 anni, deve imparare a stare in gruppo e altre cose simili ma le ho voluto dare una possibilità concreta. Sarà una bella sfida la sua.

Com’è nata la formazione junior?

E’ l’evoluzione della collaborazione che c’era con la Biesse-Carrera per effetto di sponsor comuni come Isolmant e la stessa Carrera. Il Team Zambelli aveva tante allieve che passavano junior e, visto che anche con loro avevamo rapporti, abbiamo unito le forze. Seguirò l’organizzazione di entrambi i team, ma ognuno avrà il suo staff. Valuteremo il nostro operato al termine dei due anni della categoria, ma vogliamo creare una filiera.

In pratica andrete alle gare open tutte assieme. Quanto sarà importante questo aspetto?

Molto. Dal punto di vista aggregativo sarà una grande esperienza per le junior che potranno confrontarsi con le proprie compagne più grandi, vedendo come ci si prepara prima di una gara. Le elite saranno un riferimento per le nostre giovani. In corsa però avranno tattiche separate. Le junior dovranno curare la loro categoria per crescere gradualmente. Se poi una di loro saprà stare con le più grandi, tanto meglio per lei e per noi.

Che obiettivi si sono prefissati Fidanza e la sua Isolmant per il 2023?

Vogliamo confermarci sui nostri standard nel calendario italiano, comprese le gare internazionali. Il Giro Donne sarà la solita vetrina, se verremo invitati. Abbiamo obiettivi ponderati e graduali. Il nostro compito principale comunque resta quello di fare crescere le nostre atlete per poi mandarle in team continental stranieri o WorldTour. Alle più giovani vogliamo far capire quanto sia alto attualmente il livello del ciclismo femminile. E pertanto vogliamo che possano inserirsi adeguatamente nella categoria maggiore. La nostra filosofia è sempre la stessa.

WorldTour e testa sulla strada. Ecco la “nuova” Realini

15.10.2022
5 min
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Solitamente, quando iniziava la stagione di ciclocross, Gaia Realini era lì, subito tra le protagoniste. Quest’anno non si è ancora vista e probabilmente ci sarà molto da attendere, perché la pescarese sta diventando sempre più una stradista. Nelle stesse ore dell’inizio della stagione sui prati, la Realini era d’altronde ancora impegnata nelle ultime classiche italiane, peraltro con risultati abbastanza lusinghieri.

Facendo il bilancio della sua stagione Gaia si dice decisamente soddisfatta anche se qualcosa non ha funzionato: «Ripensandoci mi resta un po’ di rammarico per il Giro d’Italia. Ho accusato enormemente la giornata di riposo. Il giorno dopo sono andata subito in crisi e ho perso le opportunità sia per la classifica che per lottare per la maglia bianca che era il mio obiettivo. E’ stata un’esperienza sulla quale ragionare, perché quello stop l’ho accusato molto. Sapevo che nel ciclismo si è sempre detto che il riposo in un grande giro è un’arma a doppio taglio, ma non credevo così tanto…».

La Realini è andata in crescendo nel finale di stagione. Ora vuole un 2023 subito a tutta
La Realini è andata in crescendo nel finale di stagione. Ora vuole un 2023 subito a tutta
E’ però anche vero che dal Giro sei uscita con una buona condizione…

Sì e me la sono portata dietro a lungo. Mi sono sentita meglio rispetto allo scorso anno e ho potuto affrontare le altre gare con maggior convinzione. Tenevo particolarmente al Giro di Toscana, volevo confermare la maglia verde di leader della classifica della montagna e ci sono riuscita. Poi nel Giro dell’Emilia e alla Tre Valli sono venute due top 15 che per me hanno molto valore, perché erano gare con al via le formazioni WorldTour, trovare spazio là in alto non era per nulla scontato.

WorldTour che ora diventerà la tua casa. Quand’è nato il contatto con la Trek Segafredo?

Già lo scorso anno avevo avuto contatti e nel periodo invernale la cosa si era già concretizzata, ma avevamo deciso insieme che un altro anno di esperienza mi avrebbe fatto bene. Ora è arrivato il momento di fare il salto e sono eccitatissima al solo pensiero.

Dopo gli inverni nel ciclocross la pescarese vuole concentrarsi sulla preparazione su strada
Dopo gli inverni nel ciclocross la pescarese vuole concentrarsi sulla preparazione su strada
Che cosa dicono nel nuovo team della doppia attività?

Loro sono favorevoli, tanto è vero che ci sono le olandesi Brand e Van Anrooij che gareggiano in entrambe le discipline. Mi hanno lasciato ampia libertà, ma per quest’anno il ciclocross per me passa in secondo piano perché voglio concentrarmi sulla strada. Non ho mai fatto una preparazione invernale canonica, seguendo tutti i ritmi e credo che sia il caso di farlo proprio pensando a quel che mi aspetta.

Come ti avvicini a questa nuova esperienza?

In punta di piedi, con molta umiltà e un pizzico di apprensione. Non so che cosa mi aspetta, ma quel che è certo è che si tratta di un grande salto di qualità. Il livello sale e temo sia pesante perché la stagione è molto lunga e impegnativa, non sono più gare open con tutto il rispetto per esse. Io non mi pongo obiettivi, se non quello di apprendere il più possibile.

La vittoria di tappa al Giro di Campania con la Realini che alla fine ha portato a casa la classifica generale (foto Ossola)
La vittoria di tappa al Giro di Campania con la Realini che alla fine ha portato a casa la classifica generale (foto Ossola)
Conosci già lo staff e le compagne?

Per ora ho avuto contatti solo con le italiane, aspetto il primo ritiro per conoscere tutti gli altri.

Che effetto ti fa essere nella stessa squadra con i riferimenti del ciclismo italiano, Balsamo e Longo Borghini?

Per me è solo un onore. Elisa Balsamo ha solo 3 anni più di me ma ha già vinto tantissimo, la Longo Borghini la guardavo in tv e sognavo un giorno di poterla imitare, ora potremo gareggiare insieme.

Oltretutto vi unisce la capacità di emergere in salita…

Infatti spero tanto che avremo occasione di gareggiare insieme e io potrò mettermi a sua completa disposizione appena la strada si rizzerà sotto le ruote. Per me lei è un riferimento e io sarò a sua disposizione al 100 per cento.

Al Giro l’abruzzese è stata terza fra le giovani, ma si aspettava di più
Al Giro l’abruzzese è stata terza fra le giovani, ma si aspettava di più
Guardandoti indietro che cosa lasci?

Non lascio una squadra, ma una famiglia. Alla Isolmant mi hanno fatto fare tutto al meglio, Fidanza stesso non è un direttore sportivo, ma un papà che sa dare sempre i consigli giusti e poi legge la corsa come nessun altro. E’ davvero incredibile come possa cogliere piccoli particolari che alla fine hanno una grande importanza. Mi dispiace molto aver lasciato quell’ambiente, ma dovevo fare il salto e quello è stato il migliore dei trampolini.

Quindi non ti vedremo nel ciclocross?

Magari qualche gara di preparazione la farò nella seconda parte della stagione, ma senza particolari velleità. La mia mente è già concentrata su un 2023 dove mi metterò in gioco su strada e penso unicamente a quello.

Gaia di nome e di fatto: Realini pronta per la Trek-Segafredo

25.08.2022
6 min
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Il suo nome è lo stato d’animo col quale una settimana fa ha condiviso sui suoi profili social l’ufficialità di una notizia che era nell’aria da inizio anno. A partire dal 2023 Gaia Realini correrà per la Trek-Segafredo. E la 21enne pescarese ha tutto il diritto di essere felice per questo trasferimento considerando il contratto triennale.

«Quando si viene a gare come il Giro Donne – ci aveva detto Luca Guercilena, il general manager del team statunitense WorldTour, a Reggio Emilia al termine della quinta frazione – non si guardano solo le proprie atlete, ma si valutano anche altre da poter inserire nel roster per le annate successive. Gaia è ancora molto giovane e deve fare tanta esperienza, però quando l’abbiamo vista all’opera l’anno scorso abbiamo pensato che ci sarebbe piaciuto lavorare con lei. Vogliamo aiutarla a crescere».

La scalatrice ora in forza alla Isolmant-Premac-Vittoria andrà a rinfoltire la pattuglia italiana team americano, in cui troverà Balsamo e Longo Borghini (e, stando ai rumors, molto probabilmente anche Ilaria Sanguineti) a farle gli onori di casa. Però Realini resta concentrata con la sua attuale squadra, con la quale sta disputando il Giro di Toscana (da oggi fino al 28 agosto).

Gaia innanzitutto quali sono gli obiettivi in questi giorni?

Ultimamente abbiamo fatto buoni risultati alle gare open, ci facciamo sempre notare. A Ferragosto abbiamo vinto con Rossato a Vittorio Veneto ed io ho fatto quarta, come a Tarzo. Poi domenica scorsa abbiamo vinto con Zanetti a Noventa di Piave, la sua terza vittoria stagionale. Qui in Toscana cercheremo di fare bene nelle tappe pianeggianti. Sono qui a lavorare per la squadra, anche se la frazione di Montecatini Terme è adatta alle mie caratteristiche.

Finalmente possiamo parlare del tuo passaggio. Che effetto ti fa?

Ovviamente mi fa molto piacere, sono contenta. Considerando che la nostra squadra ha sempre fatto un calendario più contenuto a livello internazionale, ho sempre cercato di fare del mio meglio mettendomi in mostra. Gli ultimi due Giri Donne sono state le vetrine più importanti. L’anno scorso avevo attirato l’attenzione della Trek-Segafredo e da lì è nato tutto. Però devo ringraziare almeno un miliardo di volte Giovanni Fidanza (il team manager della Isolmant, ndr) ed il resto della società per avermi dato la possibilità di giocarmi le mie carte. Senza di loro non ce l’avrei fatta.

Gaia Realini aveva firmato il contratto con la Trek-Segafredo già nel 2021 restando “in prestito” alla Isolmant per una stagione
Gaia Realini aveva firmato il contratto con la Trek-Segafredo già nel 2021 restando “in prestito” alla Isolmant per una stagione
Questo trasferimento sarà anche una scelta di vita. Cosa ti hanno detto lo stesso Fidanza e i tuoi genitori?

Giovanni è molto orgoglioso del mio passaggio. Se pensiamo che da una formazione così piccola negli ultimi anni in tre, tra le sue figlie e me, siamo finite nel WorldTour o in team più grandi, credo che sia un bel riconoscimento al proprio lavoro. Anche i miei genitori sono contenti. Per loro, che mi portavano alle corse quando ho iniziato a correre da G1, è una bella soddisfazione vedermi in una squadra importante come la Trek-Segafredo.

Cosa ti aspetti dall’anno prossimo?

Cercherò di godermi ogni momento della mia prossima avventura. Per me sarà tutto nuovo e stimolante. Sono pronta a stare molto più lontano da casa. Sapevo a cosa andavo incontro, così come lo sa anche la mia famiglia. So che entro in un bel gruppo ed onestamente mi tranquillizza sapere che troverò due compagne italiane che mi aiuteranno nell’inserimento della squadra. In ogni caso da circa sei mesi ho iniziato a prendere lezioni d’inglese per migliorare il mio livello scolastico. Sto leggendo libri e riviste, guardando film in inglese per abituarmi ed essere pronta. Certo che al momento lo sto parlando poco…

A proposito, alla penultima tappa del Giro Donne hai fatto tanti chilometri di fuga con la Faulkner. E’ stata un’occasione per testare il tuo inglese?

No no, ero a tutta e chissà cosa potevo dirle (ride, ndr). Battute a parte, eravamo concentrate e abbiamo parlato poco, però ci siamo sempre intese con poche parole e qualche cenno.

Una curiosità. Alla partenza della settima tappa, seduta dal vostro camper, ti avevamo vista seduta con accanto una musette della Trek-Segafredo. Ce l’avevi per un motivo particolare?

No guardate, è stato solo un caso. Il giorno prima nella tappa che arrivava a Bergamo, mentre eravamo impegnate nella zona del rifornimento, un nostro massaggiatore ha raccolto la loro borsa buttata da una delle loro ragazze. Così il mattino dopo me l’ha consegnata sapendo dove sarei andata a correre. Una sorta di regalo in anticipo (sorride, ndr).

Col ciclocross invece come farai?

Nel 2023 inizierò un nuovo capitolo della mia carriera e al momento ho deciso di mettere da parte il ciclocross. E’ stata una scelta mia. Da una parte mi dispiace perché è una disciplina a cui tengo. Dall’altra no, perché concentrandomi solo sulla strada ho più tempo per migliorare. Quando ho firmato con la Trek avevo informato i Guerciotti (Paolo ed Alessandro, rispettivamente padre e figlio, padroni dell’azienda e dirigenti del team, ndr) che ci sarebbe stata questa possibilità. A loro dispiace, come a me naturalmente, però hanno capito e rispettato la mia decisione.

Nel frattempo contatti con il tuo futuro staff ne hai avuti?

Al momento solo con l’ufficio stampa per le dichiarazioni di rito. Al Giro Donne invece, specie nelle ultime frazioni, ci si trovava con gli sguardi. Qualcuno al traguardo o in partenza mi faceva un cenno per le buone prestazioni, ma nulla di pù. Per il resto non ho sentito nessuno. Giustamente credo che non vogliano distrarmi dagli impegni con la Isolmant. Avremo tempo di sentirci più avanti.

E con le future compagne invece? Ad esempio nelle tappe di montagna al Giro sei stata spesso in fuga o a fianco di Longo Borghini.

No, nemmeno con loro. Anzi al Giro non avrei saputo cosa dire loro. Se penso alle campionesse che sono lei o la Balsamo, io sono davvero piccolissima. E’ giusto che ci sia un po’ di timore reverenziale. Ad esempio nel finale della nona tappa mi sono trovata con Longo Borghini a tirare. Lei, che stava inseguendo il terzo posto del podio, mi ha chiesto se le davo una mano. Finché ho potuto l’ho fatto, ma ormai ero con poche forze perché ero in avanscoperta da molti chilometri. Mi dispiace non averla potuta aiutare di più. Ma dall’anno prossimo non vedo l’ora di essere a sua completa disposizione.

Storia di Beatrice Rossato, ciclista nonostante tutto

17.08.2022
6 min
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Alcune vittorie hanno un sapore particolare, piccole gare che possono valere, agli occhi di chi trionfa, quanto una Milano-Sanremo. Per Beatrice Rossato è stato un po’ così: quando ha tagliato per prima il traguardo del Circuito Rosa dell’Assunta, nei suoi occhi sono passati per un attimo tutti i sacrifici che ha fatto fino ad ora non solo per essere lì, in quel momento, ma per essere una ciclista, a 25 anni. Perché Beatrice non è abituata alle cose semplici: a differenza di tanti, fare sport non le ha mai procurato autostrade preferenziali, né nello studio né sul lavoro.

La vittoria, avvenuta solo poche ore prima, è ormai già messa da parte. Il giorno dopo come sempre dal lunedì al venerdì, la Rossato si è presentata al lavoro, come tecnica di laboratorio chimico a Treviso, per le sue otto ore giornaliere.

«Ma – dice Beatrice – nel periodo del Covid erano anche di più, spesso mi sono ritrovata a tornare a casa a sera inoltrata, dopo una serie infinita di analisi dei tamponi. Almeno però allora lavoravo vicino casa, ora devo spostarmi ogni giorno da Rosà (nel vicentino, ndr) a Treviso, dove lavoro per un’azienda multinazionale».

Rossato Assunta
Vittoria in solitaria al 1° Circuito Rosa dell’Assunta, con 10″ sulla Quagliotto (foto Flaviano Ossola)
Rossato Assunta
Vittoria in solitaria al 1° Circuito Rosa dell’Assunta (foto Flaviano Ossola)
Partiamo dal principio: chi è Beatrice Rossato?

Una ragazza veneta di 25 anni solare, tenace e determinata. Grazie a queste caratteristiche ho messo da parte il mio percorso di studi chiuso con una laurea magistrale con lode e mi sono tuffata nel mondo del lavoro. Ma senza mai mettere da parte il ciclismo che è l’altra parte della mia vita.

Come è nata questa passione?

Ho sempre avuto la passione per lo sport: ho fatto nuoto, sci e giocavo a pallavolo, ma un giorno visto che dietro casa c’era sempre un gruppo di ragazzini che si allenavano ho detto che volevo provare. Visto che me la cavavo abbastanza bene, mi hanno fatto fare le mie prime gare da G5 e da lì non ho più smesso. Ma per un po’ ho abbinato il ciclismo alla pallavolo, perché mi piaceva molto il gruppo nel quale giocavo e non volevo mollarlo.

Rossato ragazze
Isolmant Premac Vittoria in festa per il successo della Rossato a Vittorio Veneto
Rossato ragazze
Isolmant Premac Vittoria in festa per il successo della Rossato a Vittorio Veneto
A casa tua sono appassionati di ciclismo?

Mio padre e mio nonno fanno giri in bici ma non sono agonisti. A dir la verità in casa non erano così contenti inizialmente, remavano un po’ contro pensando a tutti i pericoli della strada. Poi però sono diventati i miei primi sostenitori.

Ricordi ancora la tua prima bici?

E come potrei dimenticarla… Anzi dovrei usare il plurale perché innanzitutto c’è stata la prima bici da bambina, con le rotelle e io non volevo assolutamente toglierle, tanto che un giorno un vicino disse che era ora di levarle, io avevo paura ma dopo poco mi sono abituata. Ricordo che volevo assolutamente che ci fosse il cestello davanti per portare la merenda, era imprescindibile… Poi la mia prima bici da corsa, regalata dalla società la Cycle Team Cassola 2000. Era una Cavalera gialla e rossa con un nastro blu. Poco tempo fa l’ho riavuta indietro, la tengo come un carissimo ricordo.

Rossato laurea
Per la Rossato laurea con lode in biotecnologia e subito un lavoro come tecnico di laboratorio medico a tempo pieno
Rossato laurea
Per la Rossato laurea con lode in biotecnologia e subito un lavoro come tecnico di laboratorio medico a tempo pieno
Quanto c’è del tuo carattere nella Beatrice ciclista?

Tantissimo, penso che il mio modo di correre rispecchi me stessa. Sono una passista-scalatore, mi piace quando la gara diventa dura e mette alla luce tutta la sofferenza che serve per primeggiare. Io do sempre tutta me stessa, in bici come nella vita.

Spesso si parla di sacrifici a proposito di chi corre, per te è una parola che ha un significato particolare?

Diciamo che ha un valore. Non ho mai avuto agevolazioni: chiesi ad esempio di anticipare l’esame di maturità per i miei impegni sportivi ma mi fu negato, anche all’Università non mi hanno certo messo il tappeto rosso perché gareggiavo, avevo l’obbligo di frequenza. Al lavoro neanche a parlarne, full time da due anni, ma è giusto così: è quello per cui mi sono data tanto da fare.

Rossato salita
La vicentina si allena vicino casa, sulle colline di Breganze. Da qui le sue qualità in salita
Rossato salita
La vicentina si allena vicino casa, sulle colline di Breganze. Da qui le sue qualità in salita
Come fai ad allenarti?

Se riesco ad avere giornate di lavoro normali, appena finito mi dedico all’allenamento e riesco a fare anche due ore abbondanti. Diciamo che mi alleno quasi tutti i giorni, saltando solo uno o due giorni in base a quel che devo fare nella tabella e anche alle giornate di lavoro. Mi alleno nella mia zona, che per fortuna offre tutto quel che serve, con salite come il San Luca che è la mia preferita, oppure la Rosina e le colline di Breganze. Mi alleno però con la luce, quando fa buio non mi fido: è vero che sono strade poco battute, ma con gli automobilisti non c’è mai da fidarsi e poi, quando passano le 17 c’è sempre traffico e anche uscire dal paese è sempre rischioso.

Come ti trovi alla Isolmant Premac Vittoria?

E’ un gruppo fantastico, con Giovanni (Fidanza, ndr) ho un rapporto fantastico. Per me è un consigliere prima ancora che il diesse. Vi racconto un episodio: qualche mese fa mi era arrivata questa grande proposta lavorativa dall’azienda per la quale ora lavoro, al contempo Giovanni mi aveva anticipato che voleva che partecipassi al Giro d’Italia. Non sapevo che cosa fare: parlando con lui e con la famiglia ho preso il coraggio a due mani e ho dato le dimissioni da dove lavoravo prima. Ho sfruttato le ferie residue per correre il Giro, chiuso alla domenica e al lunedì mattina ero già al mio nuovo posto di lavoro.

Rossato Comeana 2021
Il successo dello scorso anno a Comeana, fondamentale per sbloccarla mentalmente
Rossato Comeana 2021
Il successo dello scorso anno a Comeana, fondamentale per sbloccarla mentalmente
Nel ciclismo attuale storie come la tua non sono più così frequenti. Che cosa accadrebbe se ti arrivasse una proposta lavorativa da qualche grossa squadra?

E’ chiaro che approdare in un team WorldTour è il sogno di tutte. Io cerco semplicemente di non pensarci, sono già grata a Giovanni e alla presidente del team Nadia Baldi, che mi sono stati vicini soprattutto lo scorso anno quando sono finalmente riuscita a sbloccarmi con la mia prima vittoria. Sono stati mesi duri, volevo smettere nel 2020 dopo i difficili periodi del lockdown, ma piano piano mi hanno convinto a insistere.

Ora i risultati si vedono: come intendi continuare?

Se me lo aveste chiesto la scorsa settimana avrei detto che a fine stagione avrei mollato. Ora mi voglio godere queste settimane e questi mesi e poi penserò al futuro. Intanto ci sono molte gare del calendario open italiano da affrontare. Fidanza mi ha anche proposto di far parte del team al Giro di Toscana, ma sono più tappe e dovrei prendere delle ferie, non è semplice. Ma è un po’ il mantra della mia vita…