Quick Step con Castelli: inizia un’altra fase di sviluppo

03.01.2022
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«Alla Quick-Step Alpha Vinyl – dice Patrick Lefevere, annunciando la collaborazione fra la squadra e Castelli – abbiamo sempre cercato di innovare e trovare nuovi modi di pensare per aiutarci a migliorare, quindi siamo lieti di poter costruire questa partnership. Come noi, hanno una lunga e ricca storia nel ciclismo, eppure stanno ancora spingendo per essere i migliori, in continua evoluzione e alla ricerca di nuovi modi per migliorare il loro abbigliamento e rimanere al top. Il ciclismo è spesso una battaglia di condizioni e poter partecipare alle gare più importanti del mondo con il miglior abbigliamento tecnico disponibile, sarà un enorme vantaggio per i nostri ciclisti. Siamo lieti che si uniranno alla famiglia Wolfpack».

I corridori del team belga avranno a disposizione maglie e body da strada (foto Wout Beel)
I corridori del team belga avranno a disposizione maglie e body da strada (foto Wout Beel)

Squadra nuova

Il comunicato va avanti con varie spiegazioni, finché la palla passa ad Andrea Peron, direttore della performance di Castelli. Ed è proprio con lui che abbiamo parlato per farci raccontare che cosa significhi passare in così breve tempo da uno squadrone come il team Ineos Grenadiers a quello belga, dovendo riporre nel cassetto abitudini costruite in anni di collaborazione, per crearne di nuove.

«Si ricomincia da zero – dice Andrea, varesino classe 1971, pro’ per 15 stagioni – se non altro per l’organizzazione dei prodotti e la loro distribuzione agli atleti. Il meccanismo per il resto è abbastanza collaudato. Andiamo dalla nuova squadra e mettiamo sul tavolo i prodotti sviluppati negli ultimi anni. Loro portano la dotazione precedente e ci spiegano quali siano le abitudini dei loro atleti. E poi insieme verifichiamo se ci siano dei punti di contatto e cosa possiamo offrirgli del nostro pacchetto. Posso dire che rispetto ai precedenti, offriamo un catalogo più ampio, frutto delle nostre ricerche. Quindi si decidono i prodotti che useranno e da quel momento si inizia a ragionare con i singoli atleti».

La squadra dal 2022 passa da Vermac ad abbigliamento Castelli (foto Wout Beel)
La squadra dal 2022 passa da Vermac ad abbigliamento Castelli (foto Wout Beel)

Anche su misura

La Quick Step-Alpha Vinyl sta per iniziare il secondo ritiro della nuova stagione, dopo quello di Calpe svolto a dicembre e da lunedì prossimo anche Andrea sarà in Spagna per seguire le richieste dei corridori.

«Con il 70-80 per cento dei ragazzi – prosegue Peron – si ricorre a taglie standard. Poi si mette mano ai casi più complicati, come esempio gli atleti molto alti e molto magri, oppure quelli con il quadricipite più grosso e via dicendo. Per loro si ricorre a lavorazioni personalizzate. Diciamo che proprio guardando alla Quick Step, il più particolare di tutti è Kasper Asgreen. Nella squadra c’è una figura che filtra richieste e problematiche (lo stesso ruolo che alla Trek-Segafredo è di Leslie Zamboni, ndr) e si tratta di Ricardo Scheidecker, responsabile dei materiali. E’ una figura importante, perché deve conoscere la materia ed essere in grado di entrare nei dettagli tecnici».

Per il 70-80% dei casi valgono le taglie standard, con il resto si personalizza (foto Wout Beel)
Per il 70-80% dei casi valgono le taglie standard (foto Wout Beel)

Nuovo body da strada

E proprio i dettagli tecnici, come diceva bene Lefevere in apertura, sono quelli che fanno la differenza. Non è difficile ricordare le sperimentazioni che Castelli ha condotto negli anni a favore di Ineos e poi per ricaduta della nazionale italiana. Il lavoro fatto con i team appartiene al know-how aziendale.

«Grazie a Ineos – riconosce Andrea – il nostro reparto di ricerca e sviluppo ha continuato a progredire, mettendo a punto una grande tecnologia di cui ora godrà la Quick Step. Allo stesso modo in cui sono certo che fra tre anni, potremo dire che grazie alla collaborazione con questi ultimi, avremo fatto altri progressi. Le sinergie sono alla base del successo reciproco. Come concezione, i prodotti che forniamo loro sono gli stessi che aveva Ineos, ma ovviamente ne hanno la versione più nuova. Ogni anno si migliora qualcosa. Il pacchetto è completo e si adatta a ogni situazione. Magari i belgi, specializzati nelle classiche, stresseranno i giubbini come la Gabba più di altri. E ad esempio abbiamo già messo a punto con loro un body da strada per le gare di un giorno, che verrà bene anche nei Giri».

Moscon ritrova la fiducia, il sorriso e… l’italiano

05.12.2021
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C’era anche Moscon ieri sul volo di rientro dal Kazakhstan alla Spagna e nella valigia, oltre allo stupore per gli scenari mai visti prima, Gianni portava un carico di entusiasmo tutto nuovo, fresco, leggero. Dopo il 2021 delle vittorie di primavera, del Giro corso in grande supporto di Bernal e la Roubaix sfuggita di mano per sfortuna e forse per qualche errore tecnico, il trentino ha voltato pagina. Te ne accorgi da tante spie. Dal tono di voce. Dalla rapidità con cui risponde ai messaggi. Dal fatto di essere uscito da un cono di luce non suo. Si riparte e non da zero. E ha ragione Velasco quando dice che gli sembra di trovarsi nella Zalf in cui corsero assieme.

«Sei anni nel gruppo Ineos sono tanta roba – dice Moscon –  ma non ho nessuna nostalgia. Si chiude un ciclo. Resto in contatto con gli amici, non è un addio. L’ambiente è sempre quello del ciclismo. Ma nella nuova squadra respiro tante sensazioni positive. Sembra davvero lo spirito di quando eravamo dilettanti, l’entusiasmo di quando ogni cosa ti sembra nuova. Credo che l’Astana sia più a misura mia, un ambiente familiare. La forte componente italiana fa la differenza. E vedo in tutti la voglia di tornare a essere una grande squadra».

Moscon ha ritrovato l’equilibrio in una squadra a misura d’uomo e nella sua campagna (foto Instagram)
Moscon ha ritrovato la serenità in una squadra a misura d’uomo (foto Instagram)

Un viaggio impegnativo

Il viaggio è stato impegnativo, come ha raccontato Velasco. Sei ore di volo da Francoforte e cinque ore di fuso guadagnate. Sono sbarcati alle quattro del mattino, la seconda notte sono andati a dormire tardi e il volo di rientro era all’alba. Hanno dormito a dire tanto per due ore, recuperando semmai in aereo. Alle tre del pomeriggio di ieri sono arrivati in Spagna e sono usciti a fare un giretto in bici, per resistere alla tentazione di addormentarsi.

Che effetto ti fa essere in una squadra in cui si parla italiano?

Molto bello, è un valore aggiunto che ti fa sentire a casa. E’ quello che cercavo.

Si poteva cambiare prima?

E’ stato giusto fare sei anni, che per vari motivi sono stati proficui. Ma era arrivato il momento di cambiare, di rimettersi in gioco in una squadra che ha voglia di riscatto. Mi volevano da sempre, avevamo già parlato altre volte. Quando però si sono fatti sotto quest’anno, erano davvero determinati e mi hanno proposto un bel progetto. Trovo un ambiente in cui credono in me al 100 per cento ed è motivante rispetto a quando questa fiducia non era più al massimo.

Le cadute di Roubaix hanno fatto più male al morale o al fisico?

Al morale, al fisico non mi sono fatto niente (ride, ndr). Esco comunque da una stagione positiva. Con tre vittorie, sono tornato ai miei livelli dopo due anni difficilissimi. Il 2020 è stato un buco nero. Peccato per lo scafoide rotto a Kuurne a marzo, sarebbe stata una stagione anche migliore. Era importante fare un buon anno e mi ha dato tanta fiducia.

Quando hai deciso per Astana?

Sarà stato metà agosto, ma non mi ha distratto né mi ha dato motivazioni diverse. Corro innanzitutto per me stesso, per dare il massimo, a prescindere dalla maglia che indosso. E comunque la Ineos è sempre stata corretta nei miei confronti, era giusto dare il massimo sino alla fine.

Come si è svolta la trattativa?

Se ne è occupato Lombardi, che mi aggiornava passo dopo passo. Quando poi abbiamo preso la decisione, mi sono sentito con Vinokourov e Martinelli e a fine settembre ho firmato il contratto.

Settimo ma protagonista alla Coppa Sabatini: con lui c’è Valgren, che vincerà
Settimo ma protagonista alla Coppa Sabatini: con lui c’è Valgren, che vincerà
Che cosa potrà darti Martinelli?

Sicurezza, esperienza e fiducia, che è importantissima perché il corridore dia il massimo. Sto notando una cosa molto positiva e cioè che ci seguono passo dopo passo anche negli allenamenti. Se c’è da correggere qualcosa, te lo fanno notare in tempo reale ed è il segreto del successo. Se invece ti viene dato un programma e devi seguirlo da solo, può capitare che ti allontani dalla linea e arrivi in corsa che non vai come dovresti.

Cosa ti pare del gruppo dei corridori?

Giovani ed esperti, un bel mix, con Vincenzo (Nibali, ndr) che è un riferimento per tutti. Con lui ho un bel rapporto, ci conosciamo da diversi anni. Un’amicizia nata nel ciclismo, ho sempre avuto molta stima nei suoi confronti. Allenarsi con lui, per me che sono cresciuto guardando le sue gesta, non ha prezzo

Attento a come parli, potrebbe pensare che tu gli stia dicendo che è vecchio…

Non è quello (ride, ndr), il fatto è che ha sempre vinto tanto. Quando io ero junior, lui aveva già vinto la Vuelta. Al mio primo anno da under 23, ha vinto il Giro. E’ sempre stato un riferimento.

Con Nibali sempre un buon rapporto: qui al Giro dell’Appennino, nel 2018 leader insieme a Innsbruck
Con Nibali sempre un buon rapporto: qui al Giro dell’Appennino, nel 2018 leader insieme a Innsbruck
Con chi dividi la camera in ritiro?

Con Leonardo Basso, che è un altro valore aggiunto per la squadra. Sa fare il suo lavoro ed è un amico giù dalla bici.

Hai già un’idea di programma o delle corse che vorresti fare?

Ne ragioneremo qui in Spagna. In assoluto direi le classiche e poi uno o due Giri in supporto del leader e pensando alle tappe. Ma è tutto in fase di lancio. Ho iniziato da un paio di settimane a pedalare sulla nuova bici e qui ne approfitteremo per sistemare le misure. Si deve assettare tutto, per essere pronti a correre all’inizio dell’anno.

Ineos cambia pelle: per Ganna e compagni c’è Bioracer

03.12.2021
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Era maggio quando si sparse la voce che il team INEOS Grenadiers non avrebbe più collaborato con Castelli per la realizzazione dei completi da gara. Gli attriti erano diventati probabilmente troppi e le due aziende hanno deciso di separare le loro strade. E mentre il brand italiano è passato alla Deceuninck-Quick Step, lo squadrone britannico è passato al marchio Bioracer, fortissima realtà belga.

Nuova tenuta e bici d’oro per Richard Carapaz (foto Team Ineos)
Nuova tenuta e bici d’oro per Richard Carapaz (foto Team Ineos)

Coerenza stilistica

Per lo squadrone britannico la fine del 2021 e l’inizio del 2022 sono stati dunque forieri di novità in abbondanza. Prima il cambio di sistema frenante, con l’arrivo finalmente delle Dogma F con freni a disco. E ora il kit dell’abbigliamento.

Il nuovo design potrebbe dare la sensazione di non discostarsi troppo dal precedente. I tratti fondamentali sono l’effetto testurizzato sulla linea rossa caratteristica della parte posteriore della maglia, delle nuove strisce di Flag blu e Brigade red sulle spalle e la lavorazione in 3D delle maniche a tutto vantaggio dell’aerodinamica.

Produzione interna

Per il lancio sono stati scelti Filippo Ganna, Tom Pidcock e Richard Carapaz, protagonisti di uno shooting fotografico che fa della ricerca della velocità il suo filo conduttore. Il nuovo kit è stato prodotto internamente, dato che Bioracer, azienda che opera nel settore da 30 anni e dispone di diversi siti produttivi di proprietà in tutto il mondo, dispone di tutta la filiera, che parte dalla selezione e la progettazione dei tessuti e arriva alla galleria del vento.

Ricerca di velocità

Sir Dave Brailsford, direttore generale di INEOS Grenadiers, ha usato parole molto lusinghiere: «Conosco Bioracer da molto tempo e ho sempre ammirato quello che fanno e il modo in cui lo fanno. Ho sempre sperato e creduto che un giorno avremmo lavorato insieme, quindi sono davvero felice che quel giorno sia arrivato. La filosofia alla base del loro lavoro ruota intorno alla velocità  pura e semplice, con gli atleti al centro. Condividiamo un comune senso di avventura, la voglia di innovare e fare le cose in modo diverso, ma soprattutto la passione per la corsa e per le corse. Non vediamo l’ora di scrivere un nuovo capitolo di successo insieme e portare su strada il fantastico kit nel 2022 con il nostro spirito Grenadier».

Squadra laboratorio

Al commento di Brailsford si è unito quello di Danny Segers, CEO di Bioracer. «La nostra crescente ambizione – ha detto – richiede un ruolo più attivo sotto i riflettori. Insieme alla migliore squadra da grandi Giri dell’ultimo decennio continueremo a spingere i confini delle prestazioni ciclistiche sempre più avanti. I corridori INEOS Grenadiers si distinguono nel gruppo internazionale per tutto l’anno, quindi vedremo sicuramente il logo Bioracer sul palco molte volte. Dato che svolgiamo un ruolo di primo piano nella rivoluzione dell’abbigliamento sportivo, tradurremo gli sviluppi ispirati da questa nella produzione dell’abbigliamento da ciclismo per milioni di ciclisti Bioracer in tutto il mondo».

La nuova avventura inizierà ovviamente dal primo gennaio. Per coloro che amano vestire con i colori delle squadre, il nuovo kit è già disponibile all’ordine sul sito della squadra e sul Bioracer Shop. In Italia invece il distributore ufficiale di Bioracer, compresa quindi la collezione Ineos, sarà Aslan Tech (italian@bioracer.com).

Tosatto, raccontaci qualcosa dei tuoi 34 Giri…

26.11.2021
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Le dichiarazioni di Alejandro Valverde, intenzionato nel 2022 a correre Giro d’Italia e Vuelta d’Espana, hanno fatto il giro del mondo. Tutti a sottolineare che, nel caso, raggiungerebbe la cifra record di 32 grandi Giri affrontati, ma non sarebbe un vero primato. Il corridore che ha disputato più corse di tre settimane è infatti veneto, Matteo Tosatto, che ha messo a frutto le sue esperienze maturate in vent’anni di militanza nel gruppo diventando una colonna portante della Ineos Grenadiers.

Tosatto non è persona che si vanti in giro, eppure questo rappresenta pur sempre un record: se ci si pensa bene, significa aver affrontato oltre 600 giorni in sella solo per affrontare Giro, Tour o Vuelta, quasi due anni senza soste: «Il bello – afferma tradendo un sorriso – è che un anno, il 1998, non disputai neanche un grande Giro, quindi le 34 prove sono ancora più concentrate…».

Tosatto 1997
Con la Mg, Tosatto fa il suo esordio nel 1997 e affronta subito il Tour portandolo a termine
Tosatto 1997
Con la Mg, Tosatto fa il suo esordio nel 1997 e affronta subito il Tour portandolo a termine
Come mai hai disputato un simile numero di grandi corse a tappe?

Una delle mie principali caratteristiche era il fondo: sono sempre andato meglio nella terza settimana che nella prima e questo ai dirigenti era un particolare che faceva molto comodo, quando si doveva lavorare per i capitani. Io andavo sempre più forte, cercavo di risparmiare qualcosa all’inizio per essere brillante quando serviva davvero.

Facciamo un po’ di conti: 13 Giri d’Italia di cui 11 portati a termine, ben 12 Tour tutti conclusi, 9 Vuelta delle quali ne hai terminate 5…

Sì, ma ognuno dei 4 ritiri è avvenuto nell’ultima settimana per precisi accordi con la squadra. Io ero sempre in predicato di correre ai mondiali e quindi chiedevo di saltare le ultime 3-4 tappe per poter staccare prima di partire per la trasferta iridata. La Vuelta finiva alla domenica e quella successiva c’è sempre stato il mondiale, se potevo risparmiare qualche energia era meglio, la maglia azzurra ha sempre avuto un valore speciale per me.

Tosatto Montebelluna 2001
Giro 2001: Tosatto vince a Montebelluna battendo Klemencic e Simoni
Tosatto Montebelluna 2001
Giro 2001: Tosatto vince a Montebelluna battendo Klemencic e Simoni
Al Giro d’Italia?

Nel 2000 mi ritirai prima della diciassettesima tappa perché avevo preso una brutta bronchite, invece nel 2003 finii fuori tempo massimo nella famosa frazione del Fauniera, con le strade piene di ghiaccio. Io ero rimasto a protezione di Petacchi, poi Alessandro mi disse di andare che con lui rimaneva Cioni, ma non potevamo rischiare in discesa. Quel giorno arrivai con un gruppo di una cinquantina di corridori, ma la giuria ci mandò tutti a casa…

Già portare a termine 12 Tour è una grande impresa: quale ti è rimasto più impresso?

Certamente il primo, nel 1997 perché era anche il primo grande Giro affrontato e concluderlo agli Champs Elyseés mi rese molto orgoglioso. Ero un neopro’, ricordo che feci tanta fatica, ma anche allora nell’ultima settimana, sulle Alpi, mi sentii meglio che sui Pirenei o sul Massiccio Centrale. Fui felice anche nel 2016, l’ultimo anno, quando riuscii a concludere sia il Giro che il Tour pur avendo ben 42 anni (nella foto di apertura è sul podio di Arezzo al Giro di quell’anno, nel giorno del suo 42° compleanno, ndr). Lavorai tanto per Sagan in Francia e le sue tre vittorie furono un po’ anche mie. La cosa che mi colpì è che in salita tenevo meglio che a inizio carriera…

Tosatto Tinkoff 2016
A fine carriera Tosatto è stato ancora capace di concludere sia il Giro che il Tour
Tosatto Tinkoff 2016
A fine carriera Tosatto stato è ancora capace di concludere sia il Giro che il Tour
In questi quasi due anni di tappe fra sole e pioggia, pianura e montagna hai avuto giornate di libertà, nelle quali era la squadra a lavorare per te?

E’ capitato, capita sempre nella carriera di un corridore. Nel ’99, alla Ballan, si correva per Simoni, ma il giorno della tappa che arrivava a Castelfranco Veneto, a casa mia, il team lavorò per la mia volata e fui battuto solo da Cipollini. Quell’anno andai bene, ebbi più piazzamenti nella top 10. Due anni dopo centrai il successo pieno a Montebelluna, in quell’edizione vestii anche la maglia rosa. Ma non posso dimenticare neanche la vittoria al Tour 2006 a Macon: la Quick Step era tutta per Boonen, ma quando il belga non si sentiva in giornata si correva in base alle sensazioni e quella fu la mia giornata.

Questo record quanta soddisfazione ti dà?

Molta, significa che della mia carriera qualcosa è rimasto. Io non mi pento di nulla, ho sempre lavorato e avuto anche le mie giornate. A proposito di soddisfazione, ricordo quando nel 2014, all’ultima Vuelta che vinse Contador, “El Pistolero” si avvicinò a me alla fine e mi disse che non aveva mai visto un corridore con la mia testa, così forte e tenace nel carattere. Per me fu un grande premio detto da lui.

Tosatto Petacchi
Davanti a Rijs, Tosatto con Petacchi, compagni e avversari, ma soprattutto amici e spesso in allenamento insieme
Tosatto Petacchi
Tosatto con Petacchi, compagni e avversari, ma soprattutto amici
Se magari decidesse di tirare avanti anche nel 2023, Valverde potrebbe eguagliarti…

Glielo auguro di cuore, ma so anche che c’è differenza: stiamo parlando di un campione che non solo li ha corsi, ma è stato protagonista. Ha vinto la Vuelta e poi è stato iridato e ha conquistato grandi classiche. Non si può fare un paragone perché abbiamo vissuto carriere diverse e a questo proposito voglio aggiungere una cosa.

Prego…

Lavorando nell’ambiente, la cosa che mi dispiace di più del ciclismo attuale è che mancano sempre più i gregari di una volta, intesi come uomini che si sacrificano. Mancano coloro che creano il gruppo e senza di esso non si va lontani. Correre 34 Giri? Dopo Valverde chissà se ci sarà ancora qualcuno che potrà farlo…

Bernal, ciao Giro: nel 2022 si punta tutto sul Tour

23.11.2021
3 min
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Egan Bernal ha dato conferma del fatto che nel 2022 punterà tutto sul Tour. Non si tratta di un annuncio banale. La scelta di quest’anno di venire al Giro gli ha permesso di sottrarsi al confronto con Pogacar e Roglic, andare dritti verso la Francia significa sfidarli dopo la vittoria del 2019 e il doloroso ritiro del 2020. Potrebbe significare anche che il dolore alla schiena sia finalmente sotto controllo oppure che i capi del team Ineos abbiano deciso di tornare protagonisti sul palcoscenico che li ha resi grandi. Giocando in un solo colpo tutte le carte a loro disposizione: scelta in controtendenza rispetto alla loro storia e alla tendenza degli ultimi anni.

A Dubai, Bernal si è ritrovato in mezzo ai campioni del Giro. C’era anche Ganna, ma ha vinto Sagan
A Dubai, Bernal si è ritrovato in mezzo ai campioni del Giro. C’era anche Ganna

Mal di schiena sconfitto?

Domenica, Egan ha preso parte a un evento patrocinato a Bogotà da Exito, diffusa catena di supermercati, sull’importanza della corretta alimentazione nei bambini e ha poi trovato il modo di parlare di sé e del momento della sua carriera.

«Dopo le vacanze davvero necessarie – ha raccontato – sono già di nuovo concentrato sull’allenamento e sulla preparazione, sia fisica sia prettamente ciclistica. Spero di trovare rapidamente la giusta condizione. Penso di essermi completamente ripreso dal mal di schiena, ma nonostante ciò abbiamo monitorato l’evoluzione della situazione attraverso sessioni di fisioterapia, aumentando la frequenza del lavoro in palestra. Spero non abbia più ripercussioni sullo stare in sella. A inizio dicembre, insomma, volerò in Spagna per un ritiro con la squadra, dove definiremo programmi e dettagli per il prossimo anno».

Alla Vuelta, nella tappa dell’Altu d’El Gamoniteiru, uno dei pochi giorni di brillantezza di Bernal contro Roglic
Alla Vuelta, nella tappa dell’Altu d’El Gamoniteiru, uno dei pochi giorni di brillantezza di Bernal contro Roglic

Viaggio a Dubai

In precedenza, Bernal aveva partecipato al Giro d’Italia Criterium, che si è svolto a Dubai nel contesto dell’Esposizione Universale.

«Devo confessare – ha ammesso – che non avevo idea di cosa fosse l’Esposizione Universale, per la sua importanza e la sua grandezza. E’ stata una bella esperienza aver potuto visitare il bellissimo padiglione colombiano e quelli di altri Paesi. Sul fronte dello sport è stato molto interessante gareggiare nelle strutture dell’Expo (primo evento sportivo mai organizzato in un simile contesto, ndr) e penso che abbiamo dato un buono spettacolo con il gruppo dei campioni invitati dal Giro d’Italia, indipendentemente dal fatto che sono arrivato secondo dietro Sagan».

Dopo la Vuelta, per Egan Bernal un passaggio in pista lavorando sulla bici da crono
Dopo la Vuelta, per Egan Bernal un passaggio in pista lavorando sulla bici da crono

Ritorno al Tour

Sul Giro e sul fatto che fosse in primo luogo la risposta a un suo desiderio di maglia rosa (frustrato dal calendario 2020 rivoluzionato dal Covid) e poi un modo un po’ più soft di rientrare dopo i problemi alla schiena, il ricordo è molto bello.

«Il Giro – ha detto – è un ricordo bellissimo e fantastico. Ha avuto un enorme significato personale e sportivo per me, per la mia squadra e per il nostro Paese. Ma non è stato una passeggiata, ha avuto un costo molto alto nello sforzo fisico e mentale sia individuale che collettivo. E’ un trionfo che non dimenticheremo. L’ho pagato anche alla Vuelta, perché solo in alcune tappe ho sentito di avere le gambe. Il prossimo anno concentreremo tutta la preparazione e gli sforzi sul Tour de France. E’ tempo di tornare per riprendere il percorso iniziato nel 2019 e dal quale per un po’ mi sono allontanato».

EDITORIALE / Quanto ci costa la rincorsa al Tour?

15.11.2021
4 min
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Bernaudeau avrebbe parlato allo stesso modo se non fosse francese? Le parole del nuovo manager di Sagan sono piaciute e hanno un grande fondamento, ma hanno alle spalle la consapevolezza che, pur non essendo una squadra WorldTour, la TotalEnergies parteciperà al Tour de France. In questo ciclismo plutocratico, si tratta di un vantaggio impossibile da quantificare.

«Non chiederei mai ai miei sponsor di comprare una licenza – ha detto – va guadagnata. Non facciamo compravendite, diamo emozioni. Non mi indigno perché Pogacar guadagnerà 36 milioni di euro nei prossimi sei anni, ma mi chiedo se qualcuno pensi che il futuro del ciclismo sia negli Emirati e non piuttosto sulle strade d’Europa».

Bella forza, verrebbe da dire. Ma in piccolo è quanto accade in Italia con le squadre che a vario titolo sono sicure di partecipare al Giro e buona pace di chi deve sudarselo o investire per sperare di accedervi.

Il Tour per la Jumbo Visma è un’ossessione: correrà con Roglic, Dumoulin, Van Aert e Kruijswijk
Il Tour per la Jumbo Visma è un’ossessione: correrà con Roglic, Dumoulin, Van Aert e Kruijswijk

La profezia di Rozzi

E’ un rimescolarsi di pensieri, in cui si infilano anche le parole di Guardini sull’opportunità di inserire un tetto al budget delle squadre. Così a un certo punto vengono a galla gli scontri al Processo del Lunedì fra Costantino Rozzi, vulcanico presidente dell’Ascoli, e Adriano Galliani che a sua volta guidava il Milan delle meraviglie e dei miliardi.

«Se si continua così – disse un giorno Rozzi durante il programma di Aldo Biscardi – il calcio farà una brutta fine. Fra dieci o vent’anni, sarà impossibile mantenere le società in Serie A o B. Solo poche società potranno concedersi questo lusso, quelle più ricche. Gli stipendi di allenatori e calciatori sono troppo alti e i costi di gestione ancora di più. Dobbiamo darci tutti una regolata, a cominciare dai grandi club».

Costantino Rozzi, presidente dell’Ascoli Calcio (scomparso nel 1994), previde la crisi del sistema calcio
Costantino Rozzi, presidente dell’Ascoli Calcio (scomparso nel 1994), previde la crisi del sistema calcio

«Non è colpa nostra – gli rispose Galliani con tono quasi sprezzante – se l’Ascoli o altre società non hanno la possibilità di sostenere certe spese. Chi non ha la possibilità di giocare in Serie A, vada in B o in un’altra categoria inferiore».

«Hai ragione – reagì Rozzi con sarcasmo – così senza squadre come l’Ascoli, potrete finalmente disputare un campionato fra di voi, con sei o sette squadre».

L’Uci e il Far West

Mentre le grandi squadre di calcio affogano nei debiti e la Uefa ha imposto il Fairplay Finanziario, nel ciclismo si continua come nel Far West, senza che l’Uci pensi di metterci mano. Chi più ha, più spende. E gli altri in fondo è come se non ci fossero.

La Ineos punterà tutto sul Tour, con Thomas, Bernal e Carapaz
La Ineos punterà tutto sul Tour, con Thomas, Bernal e Carapaz

Mauro Vegni si diverte a provocare i big affinché raccolgano la sfida del Giro, ma è palese che il centro degli affari sia in Francia. Sul Tour convergeranno nuovamente i grandi campioni di Uae Team Emirates, Ineos Grenadiers e Jumbo Visma: i tre colossi dal budget esagerato che hanno fatto il pieno di grandi atleti da convertire in gregari. Gli altri faranno quello che possono.

Il Giro intanto prova a raccontare il campo dei suoi partenti in modo che il divario sembri meno netto. E noi siamo con loro, perché tante volte è stato meglio un Giro con tanti attori sullo stesso livello, rispetto a edizioni schiacciate da mattatori incontrastabili.

Il Tour non ha rinunciato alla solita sontuosa presentazione
Il Tour non ha rinunciato alla solita sontuosa presentazione

Presentazione a tappe

Solo facciamo fatica a capire perché da queste parti nel nome di innovazioni di marketing a misura di social, si sia deciso di miniaturizzare quel che avremmo dovuto raccontare come una storia epica e dai contorni monumentali. Perché quella presentazione frammentata in quattro comunicati? Dite che il Tour, che quanto a marketing e condivisioni social ha poco da imparare, avrebbe rinunciato al vernissage, ai campioni e all’enfasi della sua presentazione?

Il Tour sa che ci sono momenti da celebrare con la fanfara. Forse perché anche loro si rendono conto che quanto a spettacolo, passione e tensione agonistica, il Giro è molto più forte. Peccato che noi non l’abbiamo ancora capito…

Basso: i freni a disco, Moscon e il sogno di un grande Giro

11.11.2021
5 min
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Leonardo Basso ha ripreso a far girare il motore fra palestra e bici. Ultima corsa la Coppa Agostoni, la pausa è stata più breve del solito. Un paio settimane, ma in compenso una ripartenza per niente traumatica.

L’aria di cambiamento è frizzante, i prossimi due anni all’Astana sono una sfida diversa per il trevigiano che dalla Zalf passò direttamente al Team Sky e in quel gruppo è rimasto finora.

«Continuo ad allenarmi con quei colori e la mia Pinarello – sorride – un po’ perché il nuovo materiale ci verrà fornito in ritiro e un po’ perché quello che è successo a Higuita fa riflettere. I social sono un coltello a doppia lama, serve concentrazione. Siamo personaggi esposti, usarli con troppa disinvoltura può ritorcersi contro».

Sergio Higuita è stato licenziato un paio di giorni fa dalla EF Education-Nippo perché in un video si è fatto riprendere mentre provava la Specialized della Bora-Hansgrohe con cui correrà il prossimo anno. La consuetudine è che i team… uscenti diano una sorta di nulla osta, altrimenti i corridori non potrebbero neppure partecipare ai primi ritiri della nuova squadra. Evidentemente nel caso del colombiano qualcosa non ha funzionato.

Febbraio 2018, prima stagione da pro’. Dopo il debutto a Mallorca, ecco Basso ad Abu Dhabi
Febbraio 2018, prima stagione da pro’. Dopo il debutto a Mallorca, ecco Basso ad Abu Dhabi
A proposito di Pinarello, tu eri del partito dei freni a disco o dei freni tradizionali?

Se devo uscire da solo, preferisco i freni normali. Ma in gruppo eravamo gli ultimi ad averli e anche se in frenata le prestazioni sono molto elevate, eravamo costantemente a rischio. Quelli con i dischi staccavano all’ultimo momento e se fai parte del gruppo non puoi anticipare la frenata. Per cui ci ritrovavamo a frenare con loro, ma per noi era troppo tardi. Eri sempre in stato di attenzione. E quando siamo passati ai dischi, ci siamo sentiti tutti più sicuri.

Che cosa porti con te di questi quattro anni… britannici?

Sono stati i primi a darmi fiducia. Avevo fatto uno stage alla Trek, ma Sky mi propose un contratto grazie al quale ho vissuto per quattro stagioni in una delle squadre migliori al mondo. Partire dispiace sempre, ma io sono sempre uno che guarda avanti. Cosa mi porto dietro? Il livello altissimo di pianificazione e professionalità. Quando c’è un obiettivo, sono capaci di progettare, ragionare e raggiungerli con un metodo tutto anglosassone.

E’ cambiato qualcosa dagli anni di Froome a quelli di Bernal e Carapaz?

Non nella pianificazione e nel metodo di lavoro. Diciamo però che dal Finestre di Froome c’è stato un cambio di immagine poi ribadito dal Giro del 2020 con le tante tappe vinte e poi dall’ultimo. Ma anche quando eravamo la squadra di Froome, non ho mai avvertito ostilità da parte dei tifosi. Avvertivano l’importanza, mentre per me era fare parte di qualcosa di grande che mi spingeva a fare di più.

Nel 2013 è al secondo anno da U23 e corre nella Zalf in cui debutta anche Moscon (foto Scanferla)
Nel 2013 è al secondo anno da U23 e corre nella Zalf in cui debutta anche Moscon (foto Scanferla)
Che cosa porti in dote all’Astana?

La mia specializzazione è il ruolo di gregario per aiutare i capitani a finalizzare il lavoro. So che all’Astana si parte per vincere ogni corsa, conosco la mentalità di Vinokourov. Per cui darò il mio contributo per il leader, ma se la squadra mi riterrà all’altezza, magari proverò anche a entrare in qualche fuga.

Un passaggio per due, ci sarà anche Moscon…

Con lui c’è un rapporto di amicizia che inizia dagli anni alla Zalf, che con il tempo si è trasformato anche in collaborazione professionale. Mi piace aiutarlo e allenarmi con lui.

Credi che cambiare lo aiuterà a venir fuori?

Ogni cambio porta con sé nuovi stimoli, in ogni ambito lavorativo. Vivo Gianni da vicino e posso dire che ha la fame di sempre, la stessa di quando eravamo alla Zalf. L’ho visto fare palestra la mattina presto in cima allo Stelvio: se non hai voglia non lo fai. Lui ha sempre generato grandi aspettative, che a loro volta generano pressione. E la pressione non è sempre facile da sopportare, l’aspetto mentale è determinante. Alcuni fanno fatica, però poi tornano. Il motore non cambia, si è visto alla Roubaix. Il corridore c’è, mi sarebbe piaciuto vederlo in televisione, invece l’ho sentita alla radiolina, visto che ero anche io là in mezzo. Ora si aggiungono gli stimoli dall’esterno, come i nuovi materiali e i nuovi tecnici. Credo che faremo bene.

C’era anche Basso nella Roubaix in cui Moscon ha sfiorato il colpaccio
C’era anche Basso nella Roubaix in cui Moscon ha sfiorato il colpaccio
Cosa trovi in Astana?

L’ho sempre vista come una squadra di tanti campioni. Armstrong e Contador, poi Nibali e Aru. C’è un anima italiana, sono curioso di vedere come si fonderà con la nostra formazione anglosassone.

Intanto come cambia, se cambia, la tua preparazione?

Fino a quest’anno ho lavorato con Dario (Cioni, ndr) e visto il mio ruolo, ho sempre fatto una preparazione diluita lungo tutto l’anno ed equilibrata. Per ora ho ripreso come negli anni passati, forse dal primo ritiro si vedrà qualche cambiamento. Non si inventa niente, ma voglio vedere i benefici della nuova preparazione.

Programmi?

E’ ancora presto, ma ci chiederanno. E io dirò che vorrei tornare in Belgio, perché lassù mi sono specializzato. E poi mi piacerebbe fare un grande Giro. Ho 27 anni e non ne ho mai corso uno. Voglio vedere se è vero che faccia crescere il motore. Alla Ineos ci sono così tanti campioni e si parte sempre per la classifica generale, che non sono mai entrato nei giochi. Lo ammetto, sarebbe un sogno. E per il resto, porterò la mentalità di sempre. Ogni corsa che fai è la migliore. E serve sempre tanta voglia di fare fatica.

Hayter dalla pista ai grandi Giri, fantascienza o realtà?

08.11.2021
4 min
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Tempo fa chiacchierando di pista, Silvio Martinello ci disse che secondo lui Ethan Hayter un giorno avrebbe potuto vincere anche un grande Giro. L’inglese aveva mostrato una superiorità abbastanza netta nell’omnium ai mondiali di Roubaix. La maglia iridata sembrava una naturale conseguenza del suo scendere sul parquet. E forse anche per questo quella frase tuonò ancora più forte.

Le parole di Martinello ronzavano nella testa. E allora riavvolgendo il nastro, ti accorgi che in effetti questo ragazzino, per esempio, alla Coppi e Bartali prima vince la frazione in volata e poi scappa via in salita con Vingegaard. Non resta che gettare sul piatto della discussione questa idea, quasi una provocazione, a Dario David Cioni, diesse e preparatore alla Ineos-Grenadiers.

Hayter (23 anni) in pista ai recenti mondiali di Roubaix, dove ha vinto il titolo nell’omnium
Hayter (23 anni) in pista ai recenti mondiali di Roubaix, dove ha vinto il titolo nell’omnium
E’ così, Dario? Hayter può vincere un grande Giro?

Ethan per me è un corridore super versatile, ma da qui a vincere un grande Giro ce ne passa. Lui è molto forte. Può fare tanto e qualcosa ha già fatto vedere. Va forte a crono, va bene in salita e si butta anche nelle volate, ma credo che nei tapponi di montagna soffrirebbe un bel po’. Non so quanto possa essere competitivo.

Che margini ha secondo te?

Ne ha molti, soprattutto perché è ancora piuttosto giovane. Fino all’anno scorso ha fatto più pista che strada. La British Cycling sappiamo che è meno flessibile rispetto alla nostra Federazione e con i Giochi di mezzo già diversi mesi prima ha dovuto lasciare la strada per concentrarsi solo sulla pista, per poi tornarci solo mesi dopo al Giro di Norvegia (foto in apertura, ndr) che ha vinto. A Roubaix nell’eliminazione dell’omnium “giocava”. Elia (Viviani, ndr) mi ha detto che era sempre davanti, accelerava da seduto e gli altri restavano dietro.

Quindi l’ipotesi Hayter-grandi Giri è impossibile?

Dico che sicuramente succederà. Non so se già il prossimo anno o nel 2023, anche se non per puntare alla classifica, almeno all’inizio. Prima dovrebbe migliorare alcuni aspetti, come la posizione in bici su strada.

Per Cioni Ethan cade ancora troppo spesso, un aspetto che deve assolutamente migliorare
Per Cioni Ethan cade ancora troppo spesso, un aspetto che deve assolutamente migliorare
Cosa intendi?

Intendo un po’ in gruppo e un po’ in sella. Ethan cade ancora spesso. Non è il suo punto forte e ci deve lavorare un po’.

Hayter dovrebbe snaturare il suo fisico come fece Wiggins per puntare ai grandi Giri?

Non così tanto. Alla fine Ethan ha già vinto in Algarve una tappa con arrivo in salita. Chiaramente il livello non era altissimo, ma ha comunque battuto degli scalatori. In più sul modificare il proprio fisico io sono un po’ scettico. Potrebbe guadagnare qualcosa in salita, ma perderebbe molte delle caratteristiche che lo rendono vincente.

Facciamo un ragionamento. Togliendo i tre più forti delle corse a tappe, Roglic, Bernal e Pogacar, spesso si è visto come un grande Giro o comunque una corsa a tappe spesso venga decisa dagli abbuoni, dalle frazioni con arrivi nervosi. In tal senso le caratteristiche di Hayter sono perfette: un giorno prende 10” più l’abbuono, un giorno guadagna altri 3”…

Diciamo di sì. Potrebbe poi correre in difesa le tappe di alta montagna e guadagnare in quelle intermedie e a crono. Senza dimenticare che lui si butta spesso anche nelle volate di gruppo. Per me potrebbe arrivare a vestire la maglia di leader nei grandi Giri. Adesso è presto per pensare alle classifiche generali. Tuttavia se prendesse una bella fuga… allora cambierebbe tutto.

In Algarve Hayter vince la tappa con arrivo in salita guadagnando secondi preziosi con l’abbuono
In Algarve Hayter vince la tappa con arrivo in salita guadagnando secondi preziosi con l’abbuono
Hai detto che in montagna, nei tapponi, si dovrebbe difendere: quanto gli manca sul piano dei numeri, dei watt/chilo, rispetto ai big attuali?

I suoi dati precisi non li conosco, ma di certo dovrebbe calare un po’ di peso. Però lavorandoci a crono – tra l’altro è campione nazionale contro il tempo – abbiamo visto che ha un’ottima curva della potenza sia sulla breve distanza che sulla lunga. E nello sforzo sotto al minuto è anche più forte di Ganna.

Secondo te come reagirebbe se gli si proponesse l’idea di puntare alle classifiche generali?

E’ un ragazzo aperto ai cambiamenti. Ascolta, è tranquillo e fa quello che gli si dice.

Cosa ti ha colpito di questo ragazzo?

In una gara su pista di qualche anno fa prese il giro, o forse anche due, con una facilità estrema. E poi mi ha colpito quest’anno al Giro di Norvegia. E’ andato fortissimo al rientro. Anche lì, non era una corsa di primo livello, ma c’era la Jumbo-Visma che ha sponsor norvegesi ed era agguerrita. Ebbene, lo hanno attaccato ma lui non ha vacillato di un millimetro.

Freni a disco e nuovo gruppo, quanto lavoro per la Ineos!

13.10.2021
5 min
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Grande lavoro in vista per Matteo Cornacchione e i meccanici della Ineos-Grenadiers. Molto probabilmente, perché l’ufficialità bisogna dirlo non c’è, lo squadrone di Sir Brailsford passerà al freno a disco. E la foto di apertura segna un bel “passaggio di consegne” fra il rim brake e appunto il rotore. Dalla Pinarello Dogma F12 alla Dogma F Disc, della quale abbiamo già potuto ammirare qualche apparizione in questo scorcio finale di stagione.

Matteo adesso si sta godendo i primi giorni di riposo perché a fine novembre, come accennato, è chiamato al blocco più importante di lavoro di tutto l’anno: montare le bici per la stagione a venire.

Ma un conto è partire con il materiale che si è già utilizzato e le sue evoluzioni e un conto è con del materiale nuovo. Per la Ineos infatti si prevede nuova bici e nuovo gruppo, lo Shimano Dura-Ace a 12 velocità.

Matteo Cornacchione in uno dei tre camion-officina della Ineos-Grenadiers
Matteo Cornacchione in uno dei tre camion-officina della Ineos-Grenadiers

Una valanga di bici

«Se ci dicessero che dal 1° gennaio useremo solo bici con freno a disco sarebbe una bella mole di lavoro – dice Cornacchione – Questo inizierebbe sempre a fine novembre, per essere pronti già nel ritiro di dicembre, ma  tutto sarebbe nuovo. L’ordine minimo di telai, crono esclusa, è di 150. Consideriamo 4 bici per corridore e sono 120: una che tengono a casa, poi la bici con la quale gareggiano, la bici che va sulla prima ammiraglia e quella sulla seconda. A questo vanno aggiunti i telai di scorta. Solitamente succede che nel primo ritiro, c’è un corridore che magari è incerto tra due misure: gli si è ordinato una 55, ma magari aveva bisogno di una 54 e se ti chiede quella, devi averla. Quindi ecco che servono altre trenta bici.

«Noi abbiamo tre camion per tre attività diverse che possiamo fare contemporaneamente e su ogni camion ci sono almeno 50 bici e tutte le misure (ipotizzando un cambio di programma dell’ultimo minuto, ndr): dalla 46,5 di Porte alla 59,5 di Ganna».

Nel magazzino Ineos alle porte di Gent, dove tra l’altro poco distante c’è quello della Deceuninck, arriva tutto il materiale: telai, gruppi, ruote, gomme, ma anche vestiario, ciò che serve ai massaggiatori, vi rientrano mezzi ed ammiraglie… La gestione di ogni cosa pertanto diventa fondamentale.

«Tolta la bici d’allenamento, noi etichettiamo la prima, la seconda e la terza bici. Affidiamo ad ognuna un codice telaio e potenziometro. La scelta di questa scaletta? Non c’è. I corridori provano la seconda o terza bici solo prima dei grandi Giri, ma non tanto per verificare le misure quanto per vedere che tutto funzioni al meglio: cambio, frenata… magari il freno arriva a fine corsa o al contrario attacca subito. Operazione che con il disco sarà ancora più importante visto che certe regolazioni in corsa sono più complesse. Poi magari si, verificano anche piccole differenze di millimetri, se una sella non è perfettamente in bolla. Ma sono dettagli».

La pinza del freno a disco Shimano Dura-Ace 9200
La pinza del freno a disco Shimano Dura-Ace 9200

Gruppo nuovo

Rispetto agli altri anni quindi Cornacchione e colleghi sono chiamati ad un super lavoro. Un passaggio che altre squadre hanno fatto in modo più graduale in passato. E a metterci il carico è anche il nuovo gruppo. Ma in questo caso potrebbe andare meglio.

«Con il 12 velocità credo che la cassetta 11-32 ormai non la toglieremo più! Sarà più o meno sempre quella. Va detto però che certe scelte spettano al management e non so cosa stiano decidendo, tanto più se si considera che ci sarà anche il set da 54-40. In ogni caso quando si parla di gruppi siamo sui 300, il doppio rispetto alle bici. Noi abbiamo per ogni atleta l’intero set di corone che ci mette a disposizione Shimano: 55, 54, 53, 52, 50 per quella grande. E 46, 44, 42, 39, 36, 34 per quella piccola. Ogni set è numerato per le tre bici di quel corridore che abbiamo in consegna noi tra camion e magazzino. Ogni tanto si provano e magari un ingranaggio va sostituito perché dopo una caduta si è storto un dente».

Una volta in magazzino, quando inizia il montaggio Cornacchione e i nove colleghi meccanici montano una ventina di bici a testa in meno di una settimana.

«Alla fine il grosso si fa lì, ma per la Befana, cioè per il secondo ritiro tutto deve essere pronto. E sì perché da quel momento in poi ci sono le bici per il Belgio. Se il management o Pinarello preparano telai particolari o specifici, manubri nuovi…».

Adam Yates ha fortemente voluto i tubeless (da 28 millimetri) per questo finale di stagione
Adam Yates ha fortemente voluto i tubeless (da 28 millimetri) per questo finale di stagione

Gomme e ruote

Ma forse il lavoro maggiore non è tanto nell’allestire le bici nuove, ma nelle ruote. E sì perché se fino a quest’anno si poteva partire anche con dei set “vecchi”, visto che il gruppo era identico, stavolta è molto probabile che si riparta da zero: gruppo nuovo e anche ruote nuove da parte di Shimano ed ecco altre 300 coppie di ruote minimo, solo per iniziare. Il corridore deve avere a disposizione ogni set, alto, medio o basso profilo che sia. Il tutto senza contare che Ineos ha anche l’opzione Lightweight e Princeton.

«Io credo – conclude Cornacchione – monteremo molti meno tubolari e più tubeless, a prescindere se partiremo o no con i freni a disco. Ormai la tendenza è questa. Ad inizio anno quasi non li volevano, adesso al Lombardia se li litigavano! Adam Yates ha corso con dei tubeless da 28 millimetri all’Emilia, alla Milano-Torino e al Lombardia. Però per noi meccanici va bene. Meglio un po’ di sporco del liquido che il tanto sporco del mastice dei tubolari che poi per toglierlo serve la trielina e a fine giornata sei anche “ubriaco”!».