Appia 2022

Il GP Liberazione occasione per “scoprire” Roma

22.04.2022
4 min
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Il Gran Premio Liberazione cambia pelle e dopo 74 edizioni (ma la sua storia è un po’ più lunga, risalendo le sue origini al 1946) si apre a ogni genere di praticanti. Non solo una gara da vedere, corridori per cui fare il tifo. Ora è un evento con uno spazio prettamente dedicato a chi pedala per godersi la città.

La manifestazione romana non è più confinata nello spazio del 25 aprile, ma diventa quest’anno un evento lungo tre giorni, il primo dei quali è dedicato al cicloturismo: la Bike 4 Fun del sabato sarà una passeggiata nel cuore di una Roma storica eppure ancora un po’ nascosta agli stessi romani, quella dell’Appia Antica, strada ad alta percorrenza che per un giorno diventa territorio delle due ruote, con un programma di eventi altamente accattivante.

Appia pavé 2022
I sassi dell’Appia Antica, un “pavé nostrano” sul quale bisogna prestare grande attenzione
Appia pavé 2022
I sassi dell’Appia Antica, un “pavé nostrano” sul quale bisogna prestare grande attenzione

Due percorsi a disposizione

Gli organizzatori del Team Terenzi hanno pensato a tutto, con importanti collaborazioni di settore e due percorsi diversi: «Abbiamo scelto due percorsi per dare modo a tutti di poter vivere un pomeriggio all’aria aperta, qualsiasi sia il proprio grado di preparazione – racconta Federico Salsano, del comitato organizzatore – l’ArcheoGrab di 20 chilometri e il Family di 10.

«La divisione dei due tracciati avverrà a Porta San Sebastiano, dopo la partenza proprio da Viale delle Terme di Caracalla come le gare dei due giorni successivi – continua Salsano – Il lungo si svilupperà nel Parco dell’Appia Antica fino al Quo Vadis, attraverserà il Parco della Caffarella, successivamente si entrerà nel Parco degli Acquedotti per uscire sull’Appia Pignatelli e riprendere l’Appia Antica fino al Mausoleo di Cecilia Metella, poi dalla ciclabile della Cristoforo Colombo si ritornerà verso Caracalla. L’altro è disegnato tutto su quest’ultima ciclabile e nel Parco della Caffarella. E’ tutto in sicurezza andando anche a toccare la ex Cartiera Latina e un breve tratto dell’Appia Antica».

Appia Acquedotti
Il bellissimo Parco degli Acquedotti, attraversato dalla struttura bimillenaria
Appia Acquedotti
Il bellissimo Parco degli Acquedotti, attraversato dalla struttura bimillenaria

Tante occasioni di divertimento

Non saranno pedalate fini a se stesse, ma prevedranno un programma ricco di iniziative: «Lungo i percorsi i partecipanti troveranno animazioni e guide per visite ai vari siti archeologici e architettonici più importanti. Abbiamo fatto in modo che la passeggiata sia un’attrazione per tutti. Possa mettere insieme le famiglie e dare loro un pomeriggio di divertimento e cultura. Di questo dobbiamo dire grazie alle associazioni che hanno sposato la nostra idea, dal Parco Regionale e dal Parco Archeologico dell’Appia Antica a Velolove alla Fondazione Sport City. La partenza sarà libera dalle 12 alle 14, con consegna della medaglia di partecipazione fino alle 18,30. A tutti i partecipanti andrà una GymSac con la T-shirt ufficiale, altri prodotti e l’accesso gratuito a numerose iniziative ricreative e culturali».

Cecilia Metella
Il Mausoleo di Cecilia Metella sarà una delle mete con visita gratuita con guide del Touring Club
Cecilia Metella
Il Mausoleo di Cecilia Metella sarà una delle mete con visita gratuita con guide del Touring Club

Da domenica il via alle gare

Questa prima edizione della Run 4 Bike è anche una sorta di provocazione, di spinta a conoscere un percorso che valorizza autentici tesori della Capitale spesso misconosciuti: «Il percorso resterà sempre sul nostro sito e sarà quindi disponibile permanentemente. L’occasione del 24 aprile è però ideale per unire alla pedalata anche la visita guidata gratuita a quegli stessi tesori».

Domenica e lunedì poi si tornerà alla versione classica del GP Liberazione, quella agonistica: domenica spazio ai più giovani, dagli esordienti fino agli juniores, con 35 team al via, tutti italiani a eccezione della nazionale ucraina, ospitata dalla Federciclismo e che sarà presente con i suoi effettivi in quasi tutte le categorie. Non mancheranno nomi di spicco al via, a cominciare dal campione uscente Dario Igor Belletta che torna a Roma per cercare una doppietta storica.

Partenza Liberazione 2021
La partenza del Liberazione dello scorso anno: questa volta le gare saranno in due giorni
Partenza Liberazione 2021
La partenza del Liberazione dello scorso anno: questa volta le gare saranno in due giorni

Torna il “mondiale di primavera”

Lunedì poi le due gare più attese: si comincerà alle 9 con la gara femminile, con 18 formazioni in gara, tutte quelle italiane più Ucraina e tre squadre provenienti da Belgio, Gran Bretagna e Polonia. Ci saranno tante reduci dalla Campagna del Nord con alcune delle protagoniste, come Chiara Consonni (Valcar Travel&Service) vincitrice della Dwars door Vlaanderen e la sua compagna Silvia Persico, più volte nella Top 10 delle gare WorldTour.

Alle 13,30 la prova per Under 23. Qui saranno 31 le formazioni iscritte, 22 italiane più le nazionali di Ucraina, Austria e Germania e altri club stranieri. L’elenco dei favoriti è quanto mai ampio. Al via ci saranno infatti almeno 25 corridori già sul podio delle classiche nazionali di questo inizio stagione. Questo la dice lunga sul grande valore del Liberazione che punta con forza a tornare a essere il “mondiale di primavera”.

Gp Liberazione, certi valori non devono tramontare mai

07.04.2022
6 min
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Ci sono stati anni in cui si aveva quasi paura di parlarne. Il Gran Premio della Liberazione doveva essere una festa di sport e su quel nome così particolare si preferiva glissare, soprattutto quando al governo del Paese c’era chi ne sminuiva la portata e forse se ne vergognava.

Invece oggi durante la presentazione dell’edizione 2022, svolta nella meravigliosa Sala Protomoteca del Campidoglio a Roma, la presenza in prima fila degli atleti ucraini ha ricordato a tutti che l’uomo non impara e che la storia può purtroppo ripetersi.

Silvia Salis, vicepresidente vicario del Coni ed ex lanciatrice del martello, ha parlato della Resistenza
Silvia Salis, vicepresidente vicario del Coni ed ex martellista, ha parlato della Resistenza

«Il ciclismo ha un forte legame con la Resistenza e la Liberazione – ha detto Silvia Salis, Vicepresidente Vicario del Coni – e anche le donne in bicicletta hanno recitato un ruolo di primaria importanza, rischiando la vita per portare ordini. Io vengo da Genova, città Medaglia d’Oro per la Resistenza e sono cresciuta con questi valori. La Resistenza e la Liberazione non sono concetti superati, ma qualcosa che da un momento all’altro potrebbe tornare nelle nostre vite. Come dimostrano i ragazzi seduti qui davanti. Essere attivi nella solidarietà è impegnativo e siamo orgogliosi di vedere l’impegno di tante società e delle persone che le compongono, come Claudio Terenzi, nell’accogliere gli atleti ucraini. L’Italia è un Paese accogliente e in questo momento lo sta dimostrando».

Tre giorni di bici

Tarda mattinata di una giornata di sole a Roma. Fra migliaia di turisti tornati nella Capitale d’Italia, il Team Bike Terenzi ha riunito forze sportive e politiche per raccontare l’imminente edizione della corsa che si è moltiplicata su più giorni e assegnerà titoli agli esordienti, agli allievi, agli juniores, alle donne elite e agli under 23. Unendo al pacchetto anche una pedalata cicloturistica, declinata a sua volta in più percorsi. Nel corso dei vari interventi, alcuni concetti hanno lasciato il segno e di questi vogliamo raccontarvi.

Al tavolo erano seduti, da sinistra, Silvia Salis, Alessandro Onorato, Roberto Tavani, Claudio Terenzi e Maurizio Brilli
Al tavolo erano seduti, da sinistra, Silvia Salis, Alessandro Onorato, Roberto Tavani e Claudio Terenzi

Ricostruire la credibilità

«E’ bello accogliere una manifestazione rivolta ai giovani – ha detto Alessandro Onorato, Assessore allo Sport e i grandi eventi del Comune di Roma – questo ci sta davvero a cuore. Il percorso è un museo a cielo aperto, che ci permetterà di dimostrare al mondo quale potrebbe essere la nostra caratteristica principale. Sport e turismo vanno di pari passo. Vogliamo destagionalizzare i flussi e la bicicletta è un ottimo modo. Per questo abbiamo destinato delle risorse in più sul turismo e sulla mobilità alternativa, facendo però in modo che si possa andare in bicicletta in modo sicuro e non come accade adesso. Roma è la città che ha detto no alle Olimpiadi e ha perso il Giro d’Italia a causa delle sue buche. Credo che aver consolidato il Gran Premio della Liberazione sia un ottimo inizio per ricostruire la nostra credibilità, per riportare questi grandi eventi nella Capitale d’Italia».

Alessandro Onorato, assessore allo sport e i grandi eventi del Comune di Roma
Alessandro Onorato, assessore allo sport e i grandi eventi del Comune di Roma

Obiettivo grandi eventi

Dalla Città Eterna alla Regione Lazio, con Roberto Tavani, che prima ha ricordato Eugenio Bomboni e Mario Carbutti che in anni diversi hanno sostenuto il Liberazione, poi ha dimostrato di aver colto la portata dell’evento per una città come Roma.

«Dobbiamo puntare a far tornare a Roma e nel Lazio i grandi eventi – ha detto – non solo il Giro d’Italia, ma anche la Gran Fondo. Nello scorso fine settimana, alcuni miei amici erano in Belgio per il Giro delle Fiandre, credo che dal punto di vista sociale e storico una manifestazione del genere a Roma non avrebbe niente da invidiare alle Fiandre. Abbiamo tutto quello che serve per calamitare i grandi eventi e fare del Gran Premio della Liberazione e quello che ci gira attorno un elemento che possa consolidare la comunità».

Presente anche Tommaso Depalma, referente FCI per la Bikeconomy
Presente anche Tommaso Depalma, referente FCI per la Bikeconomy

Non solo rose e fiori

L’aspetto sportivo, insomma, come sfondo per una manifestazione con 75 anni di storia alle spalle, che però fa fatica a trovare le risorse per vivere. Soprattutto da quando un grosso sponsor nel ramo dell’energia ha rinunciato ad appoggiarla per sostenere la popolazione ucraina, privando però gli organizzatori di un supporto quasi vitale. Per questo a tratti nello sguardo di Claudio Terenzi è passata un’ombra, ricacciata però indietro con la consueta e grande fierezza. Organizzare la corsa che sognò di vincere è a sua volta un sogno, racconta e forse un po’ si commuove.

Il ciclismo è stato di casa a Roma fino agli anni Sessanta, poi si è spostato al Nord e ora, al netto di un cicloturismo straripante, le società che fanno attività sono poche e gli sponsor hanno occhi solo per il calcio. Non è davvero facile organizzare il Gran Premio della Liberazione.

Grande orgoglio e tanto lavoro da fare per Claudio Terenzi
Grande orgoglio e tanto lavoro da fare per Claudio Terenzi

Prova per nazionali

«Ero presente alla prima edizione della prova delle donne – racconta Dino Salvoldi, tecnico azzurro degli juniores – e il 24 aprile sarò testimone interessato di quella dei miei ragazzi. Nei miei giri per tutte le società d’Italia ho percepito il grande interesse per questa gara, che è un appuntamento da cerchiare di rosso. E credo che la gara junior alla lunga diventerà la più importante. Al punto che, Claudio – ha detto rivolgendosi a Terenzi, che ha alzato gli occhi al cielo – si potrebbe pensare di farla per squadre nazionali. Di sicuro il suo vincitore non sarà un nome qualunque».

Le maglie delle varie prove indossate dagli atleti ucraini presenti in sala e ospitati all’Aquila
Le maglie delle varie prove indossate dagli atleti ucraini presenti in sala e ospitati all’Aquila

Maglie all’Ucraina

Si comincia il 23 aprile con la Pedalata Ecologica. Il giorno dopo gara juniores, allievi ed esordienti. Il 25 aprile, il Liberazione delle donne elite e degli under 23. Il programma è chiaro e ben illustrato nel sito. Al via ci saranno i ragazzi ucraini accolti a L’Aquila, cui nel corso della presentazione è stata consegnata la nuova maglia della nazionale con il patrocinio del Comitato regionale laziale e di Cisalfa Sport (foto di apertura). La sensazione lasciando il Campidoglio è di aver assistito alla presentazione di un grande evento e che non tutti, grandi sponsor in primis, se ne rendano ancora conto.

Bastianelli Omloop 2022

Bastianelli: il Belgio e la voglia di correre “in casa”…

01.03.2022
5 min
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L’inizio di stagione nel ciclismo femminile ha detto a chiare lettere che l’esperienza continua ad avere un peso preponderante. Le ultratrentenni sono al potere, non solo la numero 1 Van Vleuten e alle porte della stagione delle grandi classiche, Marta Bastianelli reclama un posto al ristretto tavolo delle big, quel posto che ha saputo conquistarsi a suon di vittorie negli ultimi anni. Pur all’alba dei suoi 35 anni e di quella che “dovrebbe” essere la sua ultima stagione, mai la laziale aveva iniziato tanto forte, portando a casa 3 vittorie, due in Spagna (Vuelta CV Feminas e una tappa alla Setmana Valenciana) e l’imperiosa volata della Omloop van het Hageland.

Il tris è servito

Quest’ultima vittoria ha un sapore particolare perché era nel primo weekend di gare nel “suo” Belgio, dove punta a un bottino importante e nel suo racconto della gara c’è tutto il pathos vissuto per un’intera giornata.

«Ho avuto grandi compagne di squadra – ha detto – che hanno impedito lo sviluppo di azioni di contropiede e con Sofia Bertizzolo abbiamo fatto attenzione ai colpi decisivi. Quando nell’ultimo passaggio sul pavé la corsa è esplosa, io c’ero.

«Il finale è stato micidiale perché negli ultimi 5-6 chilometri ci sono stati attacchi incessanti, ho dovuto rispondere più volte agli scatti e c’era anche molto vento. Sono riuscita a prendere la ruota della Norsgaard (che per la cronaca si è oggi rifatta vincendo Le Samyn davanti a Consonni e Guazzini, ndr), ma lei era un po’ bloccata contro le barriere e sono riuscita a passare a sinistra per vincere».

Bastianelli Uae 2022
Il team vincente di domenica, da sinistra Bertizzolo, Bastianelli, Tomasi e davanti la Trevisi
Bastianelli Uae 2022
Il team vincente di domenica, da sinistra Bertizzolo, Bastianelli, Tomasi e davanti la Trevisi

Vietata ogni distrazione

Il Belgio per Marta Bastianelli non ha segreti: lo dice il suo palmares e lei per prima non ha mancato di sottolinearlo anche dopo la sua ennesima vittoria.

«Su queste strade serve sempre tanta attenzione – ha detto – non puoi distrarti mai, devi saper correre rimanendo sempre nelle prime posizioni del gruppo e con una squadra che sappia rispondere agli attacchi continui. Non nego che ci siano stati momenti difficili, abbiamo rischiato di veder vanificato tutto il lavoro, per questo le compagne sono state bravissime a dare grandi strattonate per annullare ogni azione».

La sua stagione avrà ora il suo epicentro al Nord: Gand-Wevelgem e Giro delle Fiandre sono nelle sue corde, in fin dei conti il suo nome nell’albo d’oro c’è già, poi il 16 aprile c’è l’appuntamento con la Parigi-Roubaix, un evento tutto da scoprire sia come caratteristiche che come sua adattabilità, anche se il pavé non le è mai dispiaciuto. Poi la campagna del Nord passa alle gare valloni che tecnicamente non sono per lei ideali e allora perché non pensare a un anticipato ritorno a casa?

Bastianelli 2016
La vittoria del 2016 al Liberazione, davanti all’australiana Wells e ad Arianna Fidanza
Bastianelli 2016
La vittoria del 2016 al Liberazione, davanti all’australiana Wells e ad Arianna Fidanza

Suggestione romana

Il 25 aprile Roma tornerà ad accogliere il Gran Premio Liberazione femminile: finora ne sono state disputate solo 3 edizioni, dal 2016 al 2018 e le prime due sono state appannaggio proprio della campionessa di Lariano, che a quella gara non può non essere legata in maniera speciale.

«A guardarla in modo superficiale – dice – si potrebbe dire che quella romana sia una corsa facile. Poi quando ci sei dentro ti rendi conto che è nervosa, una vera classica in cui devi fare corsa di testa e con la testa, nel senso che se molli la concentrazione, ti va via la fuga, il gruppo si allunga e sei fuori dai giochi».

Quando si è cominciato a parlare del ritorno della gara femminile a Roma, la portacolori dell’Uae Adq Team è stata tra le più felici e non solo perché significava tornare a gareggiare davanti al suo pubblico.

«E’ bellissimo – dice – che siano riusciti a riprendere il Liberazione. Una gara iconica per il nostro Paese e una bellissima vetrina anche per la nostra regione. Una gara importante, poco da dire».

E’ facile sparire

Marta conosce a memoria quel circuito, anche se è passato qualche anno dalla sua ultima vittoria e sa che le insidie sono molte, anche se altimetricamente può sembrare una gara molto semplice.

«Forse la caratteristica principale – riflette – è proprio che se parte la fuga, smetti subito di vederla. Il rettilineo più lungo è quello dell’arrivo, dopodiché è molto facile sparire dalla vista del gruppo, anche se il vantaggio è di appena 20 secondi. E correre così, senza punti di riferimento, diventa snervante».

Bastianelli 2017
Nel 2017 batte nello sprint a due la lituana Leleivyte e dedica il successo al compianto Scarponi
Bastianelli 2017
Nel 2017 batte nello sprint a due la lituana Leleivyte e dedica il successo al compianto Scarponi

Due vittorie. E la terza?

Tornando indietro con la memoria, che cosa le è rimasto dentro della sua prima vittoria a Roma?

«Un turbine di emozioni – dice – ero nella mia città, lungo la strada c’erano gli amici e la famiglia. Era anche la prima edizione, per l’occasione venne giù anche Alessia Piccolo e rimase incantata. Poi l’ho rivinta anche l’anno dopo e fu lo stesso bellissimo. E se posso dirlo, mi dispiacerebbe non esserci quest’anno. Con questa cosa che alla fine del 2022 smetterò di correre devo farci pace. Se decidessi di continuare, mio marito la prenderebbe male. Ma certi giorni la voglia di non mollare è forte. Magari correre un altro Liberazione potrebbe incidere, chi può dirlo? Ne parleremo più avanti…».

L’appuntamento è ancora lontano, una decisione verrà presa più avanti, intanto ci sono altre prove da affrontare a cominciare da sabato, dalla Strade Bianche dove in fin dei conti non se la cava così male, se nel 2019 è stata quarta. Quella è una gara che si combatte corpo a corpo e questa formula a lei non è mai dispiaciuta…

Amadori e Sangalli, dal Liberazione prove di azzurro

15.02.2022
5 min
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Il Gran Premio Liberazione si avvicina a grandi passi. Il 25 aprile tornerà il “mondiale di primavera”, com’era chiamato soprattutto quando ancora c’era il ciclismo dilettantistico. Allora sulle strade di Roma si confrontavano i giovani talenti italiani e non solo con le corazzate dell’est europeo, quelle del “dilettantismo di Stato”. I tempi sono profondamente cambiati e ora le gare del Liberazione (ricordiamo che sarà una tre giorni piena di eventi, dal 23 al 25) sono nella giornata principale riservate a donne e Under 23.

Per la sua conformazione così particolare con un circuito da ripetere svariate volte, la corsa laziale sarà sicuramente un test importante anche in ottica nazionale. Marino Amadori e Paolo Sangalli, responsabili rispettivamente per under 23 e donne, hanno già cerchiato di rosso la data e saranno a Roma per assistere all’evento e prendere appunti. Già, perché il 2022 è pieno di impegni, si comincerà a parlare di nazionale molto prima del solito.

Amadori Colnaghi 2021
Marino Amadori, qui con Luca Colnaghi, guarda con molto interesse al Liberazione del 25 aprile (foto Scanferla)
Amadori Colnaghi 2021
Marino Amadori, qui con Luca Colnaghi, guarda con molto interesse al Liberazione del 25 aprile (foto Scanferla)

I Giochi del Mediterraneo

Non ci sono infatti solamente europei e mondiali, ma a fine giugno c’è l’appuntamento dei Giochi del Mediterraneo. Si potrebbe pensare che sia una manifestazione omnisportiva di serie B, ma così non è per l’Italia. Il Coni tiene molto a questo appuntamento e da sempre chiede alle federazioni di portare all’evento il meglio. Così non fanno i nostri soliti rivali francesi, quasi sempre sonoramente battuti nel medagliere ma che regolarmente ci finiscono davanti, seppur di pochissimo come a Tokyo, alle Olimpiadi.

Amadori questo lo sa bene e il suo lavoro, in attesa che la stagione prenda il via con la Coppa San Geo, è già iniziato.

«La gara dei Giochi del Mediterraneo sarà il 30 giugno – spiega – quindi due mesi dopo il Liberazione, ma questo non significa che la prova romana non darà indicazioni. Io anzi lo ritengo un appuntamento molto importante, al termine del quale fare un primo punto della situazione per capire quanti ragazzi potranno entrare in un’ampia rosa di azzurrabili, che penso potrà essere nell’ordine della cinquantina di nomi».

Percorso Liberazione 2021
Il tracciato del GP Liberazione, con i suoi 7 chilometri, non dà attimi di tregua (foto Simone Lombi)
Percorso Liberazione 2021
Il tracciato del GP Liberazione, con i suoi 7 chilometri, non dà attimi di tregua (foto Simone Lombi)

Percorso per chi sa rilanciare

Il tecnico azzurro conosce molto bene il percorso della corsa romana: «E’ un tracciato davvero unico e particolare. Non solo perché transita in uno scenario che nessuna altra città al mondo si può permettere, ma perché tecnicamente si presta a mille soluzioni, non puoi mai sapere in anticipo la trama che la corsa andrà a interpretare. Le squadre non hanno sufficienti uomini per controllare la corsa, così c’è spazio libero per passisti veloci e finisseur. Tanto è vero che anche quando si arriva in volata, si tratta di gruppi abbastanza ridotti rispetto al numero di partenti».

Proprio queste caratteristiche rendono la corsa romana un osservatorio ideale per chi poi deve costruire una nazionale che abbia un senso logico in base ai percorsi delle gare titolate: «Attendiamo di conoscere i tracciati dei vari impegni ufficiali, non dimenticando che gli europei quest’anno saranno disgiunti fra under 23 ed elite. Sicuramente quella di Roma è una buona verifica. Mi aspetto corridori che sappiano rilanciare l’azione su un percorso non durissimo, ma che non dà tregua. Chi vince il Liberazione deve per forza avere un grande valore, non si trionfa per caso a Caracalla…».

Paolo Sangalli da quest’anno è responsabile del settore femminile su strada
Paolo Sangalli da quest’anno è responsabile del settore femminile su strada

La lettura di Sangalli

Su quest’ultimo aspetto, magari a causa della differenza di forze fra donne e under 23, il suo collega Paolo Sangalli non è completamente d’accordo.

«Per le ragazze – dice – quello del Liberazione è un percorso molto duro, dalla Piramide si sale e col passare dei giri si fa sempre più fatica a rilanciare. Diciamo che è un tracciato esigente, questa è la parola giusta. Sono davvero contento che sia tornato in calendario, essendo una prova Uci 1.2 avrà anche una buona partecipazione. Sarà un valido banco di prova per le italiane non impegnate nel WorldTour».

Marta Bastianelli, qui vittoriosa alla Vuelta CV Feminas, ha vinto per due volte il LIberazione
Bastianelli, qui vittoriosa alla Vuelta CV Feminas, ha vinto due volte il Liberazione

Nessuna seconda scelta

Uno degli ostacoli per l’affermazione della gara femminile a livello internazionale è la sua concomitanza con le classiche del WorldTour, il giorno prima ci sarà la Liegi-Bastogne-Liegi che attirerà la maggior parte delle protagoniste.

«Io sarò a Liegi – conferma – ma il giorno dopo sarò anche a Roma, perché quella gara non voglio perdermela. Per ora non è nel WorldTour, ma questo secondo me è un falso problema, oltretutto nessuna gara può proporre una location unica come Roma. Io dico che le possibilità di crescita sono enormi, bisogna solo dare tempo al tempo».

Letizia Paternoster è la vincitrice dell’ultima edizione datata 2018 (foto FCI)
Letizia Paternoster è la vincitrice dell’ultima edizione datata 2018 (foto FCI)

Concomitanza Giro

Anche Sangalli sa bene che il Liberazione può, anzi deve essere un importante test per le gare future della nazionale. A cominciare dai Giochi del Mediterraneo.

«E’ vero che il percorso algerino non si conosce ancora – dice – ma le caratteristiche geografiche della zona algerina portano però a pensare che non sarà un percorso montagnoso. Per questo il Liberazione darà responsi molto utili. Costruire la nazionale non sarà facile: nel 2017 vincemmo con Elisa Longo Borghini la gara in linea ed Elena Cecchini la cronometro. Entrambe però non ci saranno per la contemporaneità con il Giro d’Italia. Ma saremo competitivi, questo è sicuro, non ci saranno seconde scelte nella nazionale azzurra».

Dei percorsi di europeo e mondiale, Sangalli si è già fatto un’idea: «Quello di Monaco sarà piuttosto simile a quello dell’edizione di Glasgow, mentre per il mondiale mi aspetto un tracciato molto nervoso, dicono sia per velocisti, ma con 1.500 metri di dislivello significa che devi tenere anche in salita se vuoi esserci nel finale».

Belletta 2021

Tra allenamenti e scuola, Belletta prepara il ritorno

08.02.2022
5 min
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Ci sono due aspetti che restano impressi nel parlare con Dario Igor Belletta: il primo è la sua grande educazione, fattore non comune in un ragazzo che esce dall’adolescenza con i giusti valori. Il secondo è la sua grande determinazione nel volere fortemente un futuro nel ciclismo, ma non sacrificando anche altre strade professionali e quindi orientato a restare concentrato sullo studio. Se mettiamo insieme le due cose, abbiamo le basi di quello che potrebbe essere un campione.

La sua vittoria all’ultimo Gran Premio Liberazione è ancora davanti agli occhi di tutti. La sua volata prepotente, quel gesto con gli indici verso il cielo a ricordare una ragazza che non c’è più, Silvia Piccini, ennesima vittima di un incidente stradale mentre era in bici, ennesimo tributo pagato a una sicurezza stradale ben lontana da un parametro accettabile. Non è stato un gesto fine a se stesso, il rischio per Dario è un compagno quotidiano delle sue uscite e la chiacchierata parte proprio da questo concetto

Belletta Liberazione 2021
Il gesto toccante di Belletta all’arrivo del GP Liberazione ha dato al successo un significato profondo
Belletta Liberazione 2021
Il gesto toccante di Belletta all’arrivo del GP Liberazione ha dato al successo un significato profondo

«Molti, all’indomani della mia vittoria romana, hanno sottolineato la mia abitudine a uscire la mattina presto, prima della scuola – racconta il corridore del GB Junior Team – E’ una scelta fatta anche in funzione del traffico: io cerco sempre di allenarmi fuori dagli orari di lavoro. Abito alla periferia Ovest di Milano, sono strade molto trafficate, dove si rischia sempre molto. Per quanto fai attenzione, per quanto ci possa essere qualcuno in supporto o si possa essere in compagnia, è un pericolo. Le responsabilità? Sono di tutti, perché come gli automobilisti sono disattenti, spesso lo sono anche i ciclisti, dimenticando che in gioco c’è la vita».

Molti ragazzi della tua età, che hanno un talento per emergere nello sport, lo privilegiano rispetto allo studio, tu invece procedi con lo stesso impegno su entrambe le strade. Come fai?

E’ questione di testa. Io non voglio pensare che una scelta sia migliore dell’altra, so che se nel ciclismo le cose andranno bene dovrò dedicarmici appieno, ma spero che quel momento arrivi il più tardi possibile, per ora va bene così. Io frequento il Liceo Scientifico Bramante a Magenta e vorrei un domani frequentare la facoltà di Scienze Motorie per restare nel mondo del ciclismo anche dopo la fine della carriera, ma per ora è un’idea come tante. La scuola è comunque fondamentale, su questo non si discute.

Belletta Omnium 2021
Conquista a Dalmine del titolo tricolore juniores: nel 2021 Belletta si è anche laureato iridato nell’eliminazione
Belletta Omnium 2021
Conquista a Dalmine del titolo tricolore juniores: nel 2021 Belletta si è anche laureato iridato nell’eliminazione
Tra l’altro questo è l’anno degli esami di maturità…

Già, il che rende tutto un po’ più complicato, soprattutto per la parte primaverile della stagione, ma non voglio assolutamente mettere le mani avanti, voglio far bene nelle gare che mi aspettano anche se dovrò concentrarmi anche sullo studio.

Il 2021 è stato un anno molto ricco di soddisfazioni per te, ma anche impegnativo.

Infatti ho chiuso molto stanco, dovevo recuperare e mi sono dedicato più allo studio, ma l’inverno dal punto di vista della preparazione è stato molto proficuo, ho gettato le basi per la nuova stagione anche se non è stato semplice. Appena avevo ripreso la bici in mano ho contratto il Covid, con qualche lieve sintomo, sono stato 15 giorni in quarantena. Per fortuna sono riuscito a mantenermi fisicamente in forma, anche quando ho staccato non l’ho fatto mai del tutto, forse anche per l’entusiasmo che la stagione mi ha trasmesso.

Belletta Dondeo 2021
La vittoria nella Coppa Dondeo è stata una delle sue perle del 2021 (foto Francesco Sessa)
Belletta Dondeo 2021
La vittoria nella Coppa Dondeo è stata una delle sue perle del 2021 (foto Francesco Sessa)
Prima parlavamo di scelte, ma anche nel ciclismo sei diviso fra strada e pista…

E anche in questo caso non vedo la necessità di privilegiare l’una al posto dell’altra, perché sono convinto che siano speculari, possano convivere e dare un reciproco contributo per crescere. Oltretutto la pista mi diverte moltissimo, l’eliminazione (dove ha conquistato l’oro mondiale di categoria, ndr) è davvero uno sballo…

Ma non è una specialità olimpica. Dove pensi di poter dire la tua in una gara a cinque cerchi?

L’omnium e la madison, ma si tratta di un sogno poter partecipare alle Olimpiadi. Lo vedo come qualcosa di molto lontano, devo crescere tanto. Ammiro tantissimo Elia Viviani per quello che ha fatto, è un esempio di come tattica e potenza possano e debbano convivere per emergere.

Belletta Mondiali 2021
Ai mondiali di Leuven Belletta ha chiuso 33°, dopo che era stato 5° ai Campionati Italiani
Belletta Mondiali 2021
Ai mondiali di Leuven Belletta ha chiuso 33°, dopo che era stato 5° ai Campionati Italiani
Ora sei al secondo anno junior ed è la fascia d’età dove ormai procuratori e squadre professionistiche mettono gli occhi sui migliori talenti in circolazione. Tu che tipo di corridore sei?

Sicuramente penso di emergere di più nelle classiche d’un giorno, ma più che altro perché non ho ancora grandi esperienze nelle corse a tappe. Lo scorso anno ho fatto il Giro del Friuli e sono finito 5° e miglior primo anno, penso quindi di poter dire la mia anche su questo tipo di prove. In salita mi difendo bene, lo scorso anno però l’ho un po’ trascurata nella seconda parte dell’anno pensando ai mondiali, per privilegiare l’esplosività.

Se si parla di sogni, qual è il tuo?

Sono di Milano, per uno come me partire quasi da casa per raggiungere la Riviera Ligure e vincere sarebbe un’emozione incontenibile. La Milano-Sanremo non ha eguali: non mi sono mai perso una partenza…

Liberazione 2017

Liberazione, storia di vincitori e vinti pensando al futuro

02.02.2022
4 min
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Attraverso le strade del Gran Premio Liberazione sono passati tre quarti di secolo di grande ciclismo. Sul circuito romano (un particolare nella foto di apertura di Simone Lombi) si sono visti molti dei big che poi hanno scritto pagine storiche delle due ruote, ma non è assolutamente detto che tutti siano usciti vincitori dalla gara capitolina. E’ questo il bello, la sua incertezza che ne ha sempre fatto uno degli eventi più attesi. Ogni anno la gara ha dato vita a una storia, ha messo in mostra personaggi, alcuni magari hanno ballato una sola estate mentre alle loro spalle c’era chi ha fatto del ciclismo la sua vita.

Prendete ad esempio l’edizione del 1988. Forse una delle più ricche di stelle prima della rivoluzione ciclistica che dal 1996 avrebbe portato i pro’ alle Olimpiadi. Il Liberazione è in in quell’anno olimpico che porta a Seoul la prova generale della sfida a cinque cerchi. L’anno precedente la nazionale russa aveva proiettato verso il successo Dimitri Konyshev davanti al tedesco ovest (il muro non era ancora caduto…) Bernd Groene e il russo, oggi dirigente della Gazprom e vincitore di tante gare da pro ritiene ancora quella una delle vittorie più belle in carriera. Questa volta la sfida si ripete, ma il teutonico (che poi vincerà l’argento a Seoul e avrà una breve carriera da professionista alla Telekom) la spunta e Konyshev finisce terzo, preceduto pure da un certo Mario Cipollini

Modolo Liberazione 2009
Nel 2009 Modolo batte Matthews in volata (foto Primavera Ciclistica)
Nel 2009 Modolo batte Matthews in volata (foto Primavera Ciclistica)

La grande avventura di Bugno

Qualche anno prima, nel 1985, un ragazzino monzese di nascita svizzera aveva fatto saltare il banco e sconvolto le tattiche delle squadre più affermate. Si chiamava Gianni Bugno, aveva viaggiato la notte in treno per arrivare in tempo, con la bicicletta vicino per non farsela rubare. La sua squadra aveva deciso di rinunciare alla corsa, non lui.

S’infilò in una fuga ripresa pochi chilometri prima dell’arrivo, ma seppe giocarsi la vittoria in una volata di una trentina di corridori. Quella fu la prima di una serie incredibile di successi, tra cui due titoli mondiali. Tra le squadre che rimasero beffate c’era quella di Luigi Orlandi, battuto allo sprint e per il quale aveva lavorato anche Claudio Terenzi, che 35 anni dopo sarebbe diventato l’organizzatore del GP Liberazione.

Liberazione Bugno 1985
La bellissima vittoria di Bugno nell’85, dopo una notte in treno (foto Ansa)
Liberazione Bugno 1985
La bellissima vittoria di Bugno nell’85, dopo una notte in treno (foto Ansa)

Doppietta britannica

Se torniamo ancora più indietro, alla seconda parte degli anni Settanta, scopriamo che per qualche anno i corridori italiani furono quasi delle comparse. Non bastasse la presenza delle grandi nazionali dilettantistiche del blocco comunista, arrivarono anche Paesi che non avevano tradizione a dominare la scena, come la doppietta britannica realizzata da William Nickson nel 1976 e Bob Downs l’anno successivo. Allora il ciclismo britannico era un lontano parente di quello che abbiamo conosciuto in questo secolo, quello dei Wiggins e dei Froome, dei Thomas e dei Pidcock. Furono due vittorie che sorpresero tutti perché al tempo il ciclismo non era certo lo sport più seguito nel Paese di Sua Maestà.

Qualche anno dopo le cose sarebbero cambiate. Nel 1992 ad esempio il podio fu tutto italiano, popolato da corridori che curiosamente avrebbero trovato però spazi diversi da quelli del professionismo, durato poche stagioni. Terzo fu Simone Biasci, grande speranza del tempo che dopo 7 vittorie da pro’ è diventato dirigente sportivo, secondo fu Mauro Bettin, approdato alla mtb dove ha raccolto grandi successi ed è diventato apprezzato manager, mentre a vincere fu Andrea Solagna, che troverà la sua strada nelle gran fondo.

Trentin Liberazione 2011
Nel 2012, la spunta Barbin che batte Fedi (foto Primavera Ciclistica)
Trentin Liberazione 2011
Nel 2012, la spunta Barbin che batte Fedi (foto Primavera Ciclistica)

Albo d’oro di grandi sconfitti

Se uno guarda l’albo d’oro della corsa romana, scopre che molti campioni sono passati per il Liberazione incamerando sconfitte che poi sono servite per crescere. Francesco Moser fu terzo nel 1972, stesso piazzamento lo aveva ottenuto Pierino Gavazzi due anni prima, Michael Matthews, australiano della BikeExchange ha collezionato addirittura due piazze d’onore, nel 2009 e 2010, anno nel quale avrebbe poi vinto il mondiale U23. L’attuale campione europeo Sonny Colbrelli fu terzo nel 2011, Alberto Bettiol trionfatore al Fiandre fu sempre terzo nel 2013. Due piazze d’onore anche per Simone Consonni (2014 e 2015), uno dei quattro olimpionici di Tokyo 2020 nell’inseguimento a squadre. Si sarebbe quasi portati a pensare che perdere il Liberazione porti bene…

Frain 2021

Nicole Frain: storia di una caduta e di una rinascita…

28.01.2022
4 min
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La stagione delle donne deve ancora cominciare, ma a ben guardare non è così dappertutto, perché sull’altro emisfero già si corre, anzi si assegnano titoli e quello australiano è andato a Nicole Frain, tasmaniana di 29 anni con una storia particolare e che segue con interesse anche il ciclismo italiano e una gara in particolare: il Gran Premio Liberazione del prossimo 25 aprile. Ecco così che un semplice post pubblicato sulla pagina Facebook della gara romana per ricordare la sua vittoria, visto che il suo team aveva già annunciato la sua presenza in Italia, ha fatto registrare il suo “like” e ne è nato un contatto dal quale si è sviluppata non solo un’intervista, ma un racconto importante.

Per la Frain la vittoria di Buninyong (ottenuta con un bel colpo di mano finale a precedere di 4” Grace Brown, una tra le poche riuscite a scalfire il dominio olandese nell’ultimo WorldTour) ha messo la parola fine a un periodo difficile, che durava da troppo tempo: «Ho iniziato a correre poco meno di 4 anni fa. E’ una scelta che ho fatto perché amo davvero essere in grado di spingere i miei limiti fisici in questo sport e ogni anno poter spostare quei limiti sempre più avanti».

Frain titolo australiano 2022
L’arrivo solitario della Frain a Buninyong. Seconda è giunta la Brown, due volte prima nel WorldTour (foto Getty Con Chronis)
Frain titolo australiano 2022
L’arrivo solitario della Frain a Buninyong. Seconda è giunta la Brown, due volte prima nel WorldTour (foto Getty Con Chronis)
Come mai un inizio così tardivo?

Ho sempre fatto sport. Avevo iniziato con la ginnastica, con il taekwondo (quante botte sul naso…), con il tennis, poi con il nuoto e la corsa campestre e visto che lì andavo meglio ho iniziato a praticare il triathlon. Io sono sempre stata un’atleta competitiva, fare sport solo per il mio benessere fisico o l’estetica non lo contemplo nelle mie priorità. Proprio con lo sport ho imparato ad allargare i miei orizzonti e a capire meglio me stessa attraverso, più che le gioie, il dolore, quello derivato dagli infortuni.

Spiegati meglio…

Il mio incidente più grave è stato alla Cadel Evans Road Race del 2020. Un volo pauroso: andavamo a 75 all’ora, di botto mi sono ritrovata ferma sull’asfalto. In ospedale mi sono fatta il conto dei miei infortuni dovuti al ciclismo: fratture a un piede, all’anca, a entrambe le clavicole, un dito, poi la commozione cerebrale. Ho iniziato a ragionare, a chiedermi perché lo faccio: ogni infortunio richiede una rimonta, ogni rimonta richiede un po’ più di energia mentale e terapia e ti chiedi se ne vale la pena

Frain podio 2022
Nata nel 1992 in Tasmania, la Frain è stata seconda ai campionati continentali a cronometro nel 2019 (foto DHB)
Frain podio 2022
Nata nel 1992 in Tasmania, la Frain è stata seconda ai campionati continentali a cronometro nel 2019 (foto DHB)
Evidentemente sì, visti i tuoi risultati.

Mi alleno ponendo grande attenzione sull’aspetto mentale, ogni atto non è solo legato al fisico, alla pedalata, ai numeri. Sono convinta che bisogna avere sempre la necessaria concentrazione per capire i tuoi obiettivi e lavorare per quelli. Io non mi sono mai fermata, anche durante il periodo del lockdown avevo bisogno di mettermi alla prova, di assaporare il gusto della sfida, così ho gareggiato nelle gare virtuali e ho subito vinto. Col passare del tempo mi sono data una risposta a quelle domande.

Quale?

Quando ti trovi in una difficoltà così profonda devi capire perché vuoi rialzarti, quanto in alto vuoi salire e i sacrifici che sei disposto a fare. Io lo ero, ma non solo per rimettermi in piedi, volevo essere ancora più forte e indirizzata verso i miei target e così sono uscita fuori da quel tunnel.

Frain risalita 2021
Dopo un grave infortunio nel 2020, l’australiana ha esordito in Europa al Women’s Tour dello scorso anno (foto DHB)
Frain risalita 2021
Dopo un grave infortunio nel 2020, l’australiana ha esordito in Europa al Women’s Tour dello scorso anno (foto DHB)
Sei mai stata in Italia?

No, ma non vedo l’ora che questo accada, so che è un Paese bellissimo e soprattutto Roma è davvero spettacolare. Mi sono studiata con attenzione il percorso di gara del GP Liberazione e da quel che ho visto è abbastanza tecnico, con molti cambi di direzione e curve strette. Questo rende la gara dinamica, nella quale bisogna essere sempre concentrati, tutto ciò lo trovo molto eccitante e mi fa accrescere la voglia di esserci.

Da quel che dici non verrai solo per fare presenza.

E’ un percorso esplosivo ed è proprio quello che si addice alle mie caratteristiche. Con il mio team, dopo un giro a tappe in Thailandia gareggeremo nel calendario nazionale per preparare al meglio la trasferta europea. Alcune compagne faranno anche qualche gara offroad, io invece resto concentrata sulla strada. Ci vediamo il 25 aprile…».

Paternoster 2022

Paternoster, un sorriso per cancellare il passato

26.01.2022
4 min
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Le giornate di Letizia Paternoster (nella foto di apertura dal suo profilo Instagram con la nuova maglia Trek Segafredo) sembrano non finire mai, tanto sono piene di impegni. Tutto è rivolto alla preparazione della nuova stagione e per la campionessa mondiale dell’eliminazione, questa ha un sapore particolare, quella che deve cancellare del tutto i mille problemi e difficoltà che ha vissuto in questi ultimi due anni. Parlare allora di un evento un po’ più lontano nel tempo le dà ulteriore allegria, quasi a esorcizzare quel che è avvenuto.

L’occasione è il Gran Premio Liberazione. Quest’anno la classicissima romana per Under 23 avrà un importante prologo riservato alle donne, riesumando quell’esperienza messa in scena solamente per tre anni, dal 2016 al 2018. Nelle prime due occasioni vinse Marta Bastianelli davanti ai suoi corregionali, ma nel 2018 non ce ne fu per nessuno, trionfò Letizia e quella vittoria aveva un sapore speciale: «Non potrebbe essere altrimenti, è stata la mia prima vittoria da professionista. Quello poi era un anno particolare, dovevo conciliare l’attività ciclistica con la preparazione degli esami di maturità, è stato un periodo lungo e tortuoso».

Paternoster Liberazione 2018
La volata vincente della trentina nel 2018, alle sue spalle finirono Confalonieri e Leleivyte (LTU)
Paternoster Liberazione 2018
La volata vincente della trentina nel 2018, alle sue spalle finirono Confalonieri e Leleivyte (LTU)
Ricordi ancora quella gara?

Fin nei minimi particolari. Soprattutto il finale, sull’ultimo strappo ci fu un attacco e io fui lesta a seguirlo, così all’imbocco del rettilineo conclusivo ce la giocammo in 5 e la volata fu nettamente mia. Fu un’emozione indescrivibile, ero pazza di gioia.

Tornerai a Roma il prossimo 25 aprile?

Io lo vorrei tanto, perché quel percorso mi si addice molto e il passaggio vicino alla Piramide, con quel saliscendi preso in velocità è qualcosa di molto originale, paesaggisticamente e anche tecnicamente. Dipende molto dai programmi che verranno decisi in squadra, cosa che avverrà di qui a breve. Io comunque chiederò di esserci.

A che punto sei?

Nel pieno del lavoro, tra allenamenti, controlli al Centro Mapei, studio dell’assetto in bici. Non vogliamo tralasciare nulla, questa stagione è troppo importante. Ho una voglia matta di tornare a correre (il primo impegno sarà il 28 febbraio in Spagna, ndr), per riprendermi quello che ho lasciato per strada in questi due anni, tra infortunio e Covid.

Paternoster FFAA 2022
Letizia in allenamento con la tenuta delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
Paternoster FFAA 2022
Letizia in allenamento con la tenuta delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
Pensi mai a com’eri e dove eri dodici mesi fa?

Spesso ed è proprio questo pensiero che mi dà la forza, anche nei momenti nei quali mi assale la stanchezza. Ricordo i miei 40 giorni con la febbre che non andava via, lo stop di sei mesi, ne ho passate tante ma questo mi dà una carica enorme.

E’ cambiato qualcosa nella tua preparazione, pensando anche che la tua stagione passa per due direzioni distinte, strada e pista?

No, abbiamo continuato sulla stessa falsariga con Broccardo. Molti pensano che continuare con questa differenziazione sia un danno, io invece sono fermamente convinta che abbiamo tutti, io e i tecnici, la maturità mentale per gestirlo, anche perché il calendario è strutturato in modo che c‘è tempo per preparare i principali appuntamenti di entrambe le specialità. Comunque è un tema che affronteremo in seguito se necessario.

Paternoster Mondiali 2021
Un successo che chiude una brutta lunga parentesi: l’oro di Roubaix 2021
Paternoster Mondiali 2021
Un successo che chiude una brutta lunga parentesi: l’oro di Roubaix 2021
Dici che il calendario deve ancora essere sviluppato in casa Trek Segafredo. Tu dove vorresti gareggiare?

Intanto va detto che in squadra siamo in tante a poter recitare un ruolo importante ed è quindi giusto che i responsabili facciano le loro valutazioni, anche sulla base dei nostri allenamenti e di quanto faremo da oggi fino alla prima gara. Io vorrei tanto emergere nelle classiche del Nord, quelle che più si adattano alle mie caratteristiche, poi vedremo anche sulla base della primavera come andare avanti.

Questo è l’anno de primo Tour de France, vorresti esserci?

Sicuramente perché è qualcosa di sconosciuto. Non ho mai preso parte a una grande corsa a tappe e nel giro di poche settimane ci saranno sia Giro d’Italia che Tour de France. Sarà una bella esperienza a prescindere dalla scelta che faranno, a dir la verità non so che cosa aspettarmi, che cosa significa gareggiare ininterrottamente per tanti giorni di seguito. Sono molto curiosa, come lo sono per tutto quel che mi attende quest’anno.

GP Liberazione e Merida, per Acquaroli tre giorni d’oro

20.01.2022
3 min
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Una manifestazione sportiva è grande anche grazie a chi crede nelle sue possibilità e l’appoggia. E’ su queste basi che il Gran Premio Liberazione è ripartito. E ha trovato in alcuni sponsor non solo i fondi, ma anche e soprattutto la fiducia per rilanciarsi. La filiale italiana di Merida, grande brand ciclistico internazionale, ha subito capito quali potevano essere le prospettive e ha investito sull’evento fin dallo scorso anno, rimanendo naturalmente partner anche per la nuova edizione del 25 aprile prossimo. 

Dario Acquaroli e Claudio Vettorel al Liberazione 2021, tra ricordi di mondiali di Mtb e progetti futuri
Dario Acquaroli e Claudio Vettorel al Liberazione 2021, tra ricordi di mondiali di Mtb e progetti futuri

L’esperienza sul campo

A testimoniare proprio quella fiducia è il marketing manager dell’azienda, in carica dall’aprile dello scorso anno. Dario Acquaroli non è un nome comune nel mondo delle due ruote, perché parliamo di uno dei più grandi biker della storia italiana. E’ stato due volte campione del mondo giovanile di cross country e vincitore di tantissimi eventi di mountain bike.

«Nel mondo del ciclismo – dice – sono praticamente da tutta la vita. Ho imparato che è qualcosa in continua evoluzione, un mondo nel quale s’impara ogni giorno, si fanno tante conoscenze, si apprezzano tanti eventi. Il Gran Premio Liberazione è sicuramente uno di questi».

Acquaroli è approdato alla Merida Italy dopo 10 anni di esperienza alla Vittoria, richiamato da un altro grande del passato della Mtb italiana, Gianluca Bonanomi: «Lì mi occupavo anche del settore commerciale, ma quella lunga palestra mi è servita molto. Io non ho fatto studi specifici di marketing, ma mi sono accorto che quello che impari sul campo è impagabile. Chi esce dall’università magari si ritrova in un mondo ben diverso da quello che ha studiato. Molti, l’ho visto io direttamente, hanno gettato la spugna dopo breve tempo».

Acquaroli Liberazione 2021
La Merida è già stata sponsor del Liberazione nel 2021, riscontrando la sua ritrovata popolarità
Acquaroli Liberazione 2021
La Merida è già stata sponsor del Liberazione nel 2021, riscontrando la sua ritrovata popolarità

Una grande opportunità

«Quando sono arrivato in Merida – racconta il 46enne lombardo – l’accordo con la manifestazione romana era già stato preso, ma io il Liberazione lo conoscevo bene. Tanti compagni di allenamento quando correvo lo preparavano e sentivano sulla loro pelle tutto il prestigio di un evento che, a livello dilettantistico, era davvero una classicissima. Per questo ho pensato che essere partner di un simile evento era una grande opportunità e un motivo di orgoglio».

In Merida dall’aprile 2021, Acquaroli sta curando l’impegno aziendale per il Liberazione
In Merida dall’aprile 2021, Acquaroli sta curando l’impegno aziendale per il Liberazione

Tante proposte pronte per Roma

L’evoluzione della manifestazione, quest’anno articolata su tre giornate, si sposa perfettamente con l’idea ciclistica della Merida.

«Un festival del genere mi ricorda molto quanto si è abituati a vedere oltre Atlantico. Ad esempio con la Sea Otter in California, quindi ci dà la possibilità di interagire con il più alto numero di persone possibile. Merida non è un marchio dedicato solo all’agonismo, proponiamo ogni tipo di bici, da quelle per bambini a quelle da passeggio, secondo una concezione che inquadra il ciclismo a 360° e il nuovo Liberazione va proprio in questa direzione».

La Merida sarà naturalmente presente alla kermesse romana con un suo stand: «Non potremmo mancare, avremo i nostri modelli esposti e contiamo di avere anche bici per bike test, se la regolamentazione sanitaria del momento lo consentirà. Lo scorso anno eravamo come in una bolla, eppure fu un’esperienza bellissima, che vogliamo ripetere non solo quest’anno».