Lo sguardo di Amadori: dalla Polonia al Giro Next Gen

22.05.2024
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Il conto alla rovescia per il Giro Next Gen è iniziato, al via di Aosta non manca tanto: 17 giorni. Le novità di questa edizione sono tante, a partire dalle squadre invitate o per meglio dire escluse. In attesa di capirci qualcosa in più, parliamo dell’appuntamento rosa per under 23 con il cittì della nazionale Marino Amadori. Quest’ultimo sarà al via del Giro con una selezione di atleti azzurri raggruppati fra le squadre escluse

«Va fatto un plauso alla Federazione – dice Amadori – è una cosa importante poter partecipare a una corsa del genere con la rappresentativa azzurra. Si dà l’occasione ad alcuni ragazzi, altrimenti esclusi, di prendere parte ad un appuntamento importante come il Giro Next Gen. Correranno contro atleti di alto livello, pronti per darsi battaglia ogni giorno».

Di ritorno dalla Polonia

Gli azzurri e Amadori sono rientrati da poco dalla Polonia, dove c’è stato un appuntamento di Nations Cup (il gruppo azzurra nella foto di apertura di Tomasz Smietana). Una tappa importante per tanti motivi, e in piccola parte utile per selezionare i corridori per il prossimo Giro Next Gen.

«Non usciranno tutti da qui – continua – anche perché alcuni di loro saranno al via di Aosta con le rispettive squadre. La tappa di Nations Cup in Polonia ha riservato luci e ombre. Per i risultati di giornata siamo stati tra i protagonisti frazione dopo frazione. Siamo mancati nella classifica generale, ci abbiamo provato ma non eravamo pronti. In Polonia c’erano atleti di primo piano, che saranno anche presenti al Giro Next Gen».

Oioli, il secondo in foto, sarà uno degli atleti che correrà il Giro Next Gen con la nazionale (foto Tomasz Smietana)
Oioli, il secondo in foto, sarà uno degli atleti che correrà il Giro Next Gen con la nazionale (foto Tomasz Smietana)
Ora si prepara la corsa rosa U23?

Avremo ancora un appuntamento di Nations Cup, questa volta in Repubblica Ceca. Va detto che gli eventi non vanno di pari passo, la selezione dei ragazzi per il Giro e per la Nations Cup è diversa.

In che senso?

La Nations Cup fa parte del circuito della nazionale, con un gruppo di atleti più ristretto e selezionato. Una selezione che lavora anche in vista degli appuntamenti più importanti: Tour de l’Avenir, mondiale ed europeo. 

Crescioli è il profilo di maggior livello per le corse a tappe, Amadori crede molto in lui
Crescioli è il profilo di maggior livello per le corse a tappe, Amadori crede molto in lui
Per il Giro Next Gen?

Il gruppo dal quale prendere i corridori è meno ampio. Scirea ed io prenderemo i ragazzi le cui squadre sono rimaste fuori. 

Forse la squadra con più carne attaccata all’osso, per l’Italia, è il devo team della Q36.5?

Oioli e Mosca sono due profili molto interessanti, soprattutto il secondo. Al Giro ci sarà tanta salita e uno scalatore come lui può trovare pane per i suoi denti. Un altro che sta facendo bene è Piras della NamedSport. 

Obiettivo?

Francamente fare esperienza, selezioneremo ragazzi di seconda e terza fascia. Corridori che se non fosse per la nazionale, questa esperienza non potrebbero farla. Anche perché se non fosse stata inserita la squadra della nazionale sarebbe stata invitata un’altra continentale straniera. 

Raffaele Mosca, Q36.5 Continental Team, è un altro degli esclusi dal Giro Next Gen (foto Bolgan)
Raffaele Mosca, Q36.5 Continental Team, è un altro degli esclusi dal Giro Next Gen (foto Bolgan)
Al Giro Next Gen guarderai anche quello che accadrà in corsa?

Gli occhi saranno anche per gli altri italiani in gara. Crescioli sta facendo molto bene quest’anno, come lui Zamperini anche se si è infortunato proprio a ridosso del Giro. Anche Belletta è a rischio partecipazione, chiaro che se mancano certi corridori è difficile far vedere il movimento italiano. 

Che momento è?

Particolare. In Italia abbiamo ottimi corridori under 23, ma sono al Giro dei grandi. Non tutti gli anni possono essere uguali ma chissà che da questo Giro Next possa emergere qualche profilo interessante. Sarei contento di vedere qualcuno nella top 5 o 10.

EDITORIALE / Giro Next Gen, fuori le italiane (alcune): parliamone

20.05.2024
5 min
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LIVIGNO – Deve essere la vicinanza geografica, in questo secondo riposo del Giro che guarda verso giganti ancora innevati. Così mentre Tadej Pogacar dorme il sonno dei giusti, parliamo del prossimo Giro che attraverserà l’Italia: il Next Gen, quello degli under 23, che si correrà da Aosta a Forlimpopoli dal 9 al 16 giugno (in apertura il vincitore 2023 Staune Mittet e la sua Jumbo-Visma Development).

Lo Stelvio, che domani non si affronterà per la neve, richiama le immagini grottesche dei corridori attaccati alle ammiraglie nel 2023. Si capisce perciò che nell’invitare le squadre per la prossima edizione, in RCS Sport abbiano deciso di lasciare a casa quelle che si macchiarono della colpa. Ci sta ed è giusto, come sarebbe stata auspicabile una sanzione federale verso i tecnici che permisero lo scempio.

Giro Next Gen del 2023: queste le immagini che hanno scatenato il putiferio (foto cyclingpro.net)
Giro Next Gen del 2023: queste le immagini che hanno scatenato il putiferio (foto cyclingpro.net)

La selezione delle squadre

Tuttavia nella selezione delle squadre qualcosa non torna oppure è riconducibile a una logica di mercato e non a un ragionamento puramente tecnico. Era prevedibile che si desse la precedenza alle continental, soprattutto ai devo team delle squadre WorldTour. Non stupisce che siano state lasciate a casa alcune squadre dilettantistiche italiane: basta scorrere gli ordini di arrivo per rendersi conto che il loro brillare nel 2024 è circoscritto a piccole corse nazionali o regionali. Eravamo ben consapevoli e lo abbiamo scritto a suo tempo che il passaggio di mano del Giro d’Italia avrebbe determinato una svolta di questo tipo. Allo stesso modo in cui sarà traumatica per le squadre femminili la selezione per il Giro Women, ma di questo parleremo a tempo debito.

Thomas Pidcock, Giro d'Italia U23, Aprica 2020
La Trinity, invitata al Giro Next Gen, vinse nel 2020 con un giovanissimo Tom Pidcock
Thomas Pidcock, Giro d'Italia U23, Aprica 2020
La Trinity, invitata al Giro Next Gen, vinse nel 2020 con un giovanissimo Tom Pidcock

Tra RCS e FCI

Il Giro Next Gen è stato affidato in appalto totale a RCS Sport dalla Federazione, che ne detiene la titolarità. Visto il bando con cui è stata effettuata l’assegnazione, è stato subito chiaro che soltanto il gruppo milanese avrebbe potuto farsene carico. Lo sbarramento finanziario ha tagliato fuori altri soggetti: semmai sarebbe potuto intervenire qualcuno dall’estero, ma per disinteresse o per un patto di non belligeranza, nessuno si è affacciato ai nostri confini. In ogni caso, RCS ha le capacità e le competenze per organizzare una corsa di quell’importanza. Forse però non ne ha ancora le competenze e magari non condivide del tutto la necessità che certe gare servano anche per promuovere il ciclismo italiano.

Comunque sia, mettendo avanti l’evidenza di una corsa davvero importante, l’organizzatore non ha guardato troppo al panorama italiano e nel fare gli inviti non c’è stata una vera condivisione con la Federazione. La cosa ci stupisce? Un po’, ecco perché.

La Arvedi è una squadra di pistard (qui Lamon, ovviamente elite): saranno accolti in trionfo nella loro Cremona (photors.it)
La Arvedi è una squadra di pistard (qui Lamon, ovviamente elite): saranno accolti in trionfo nella loro Cremona (photors.it)

Punti o inviti?

Nelle prime due edizioni sotto la sua guida, Extra Giro impose la selezione dei team italiani in base ai punteggi, riservandosi gli inviti per le straniere. Questo provocò qualche mal di pancia: i corridori italiani arrivavano a giugno piuttosto spremuti per la necessità di fare punti e soccombevano davanti alla freschezza degli stranieri, che potevano invece programmare l’attività. Si passò pertanto agli inviti anche per le squadre italiane, che prevedevano un occhio di riguardo per un certo numero di team.

Si faceva un’analisi attenta fra organizzatori e Struttura tecnica federale e alla fine chi rimaneva fuori difficilmente aveva da lamentarsi. La condizione era che avessero partecipato a gare internazionali, facendo punti con gli atleti under 23 e non con gli elite. Era immediato capire se davvero fare il Giro interessasse per opportunità tecniche o per avere qualcosa da mostrare agli sponsor.

Giro U23 del 2022: Hayter, Gregoire e Van Eetvelt. La Groupama non ci sarà, Hagens Berman e Lotto sì (foto Isola Press)
Giro U23 del 2022: Hayter, Gregoire e Van Eetvelt. La Groupama non ci sarà, Hagens Berman e Lotto sì (foto Isola Press)

Le squadre italiane

Guardando l’elenco dei team del prossimo Giro Next Gen, fra le assenze più eclatanti spicca quella della Groupama-FDJ che due anni fa dominò in lungo e in largo, rifiutata e per questi stupita. Fra le squadre italiane non continental sono state inserite la Arvedi, la Campana Imballaggi e la Trevigiani. E se la terza ha in Zamperini un nome di assoluto interesse, la prima e la seconda correranno il Giro grazie a un’apertura di credito e magari per la vicinanza di due tappe alla sede dei loro sponsor.

Fra le continental italiane sono rimaste fuori la Q36.5, la Work Service, la Beltrami e la UM Tools. La prima ha solo atleti U23 e nel ranking UCI è piazzata meglio di altri team invitati (77ª con 167 punti, terza nel ranking italiano). La Work Service in proporzione ha meno punti (109ª a quota 71), ma è più avanti ad esempio delle invitate Zalf, Drali e Mg.K Vis. La Beltrami è tra i fanalini di coda, ma ha comunque 10 punti come la Drali. La quarta non ha i punteggi necessari e sta ottenendo i migliori piazzamenti con atleti elite.

Per fortuna e per dare una possibilità agli atleti rimasti fuori, è stata ammessa la presenza di una nazionale italiana, in cui Marino Amadori potrà convocare i migliori elementi delle squadre rimaste fuori.

La Campana Imballaggi, squadra trentina, sarà al Giro con un organico giovanissimo
La Campana Imballaggi, squadra trentina, sarà al Giro con un organico giovanissimo

L’assenza di un criterio

Quello che resta è l’assenza di un criterio e di una voce federale. Si sceglie per i punti? Ottimo, è la via migliore. Si procede per inviti? Occorre frequentare le corse ogni settimana e parlare con le società prima che la stagione abbia inizio. Probabilmente si sarebbe arrivati alla stessa selezione riconoscendo alla FCI una sorta di partnership nella scelta, ammesso che la stessa Federazione abbia avuto interesse o voglia di prendervi parte. Sarebbe stato necessario a tutela di un movimento che in questo modo subisce spallate decise senza una regia che favorisca la transizione verso un’altra forma di ciclismo. Unendo tutto ciò alle debolezze dell’attività di base, scusateci se iniziamo a essere più preoccupati del solito.

Crescioli rialza la testa, ora l’obiettivo è il Giro Next Gen

16.05.2024
5 min
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Tra pochi giorni il Giro d’Italia arriverà a Livigno e lì rimarrà per il giorno di riposo e la partenza della tappa successiva. A pochi chilometri di distanza, a Trepalle sulla strada di Passo del Foscagno, Ludovico Crescioli si allena in vista della corsa rosa U23: il Giro Next Gen. Il corridore toscano nel 2024 ha cambiato ritmo, tornando ai livelli di quando da juniores battagliava con i migliori al mondo. Il passaggio alla Technipes #InEmiliaRomagna gli ha donato nuova linfa vitale, lo si è visto negli appuntamenti di inizio anno e anche alla Ronde de l’Isard.

Qui in secondo piano, alla Ronde de l’Isard Crescioli ha lottato con i migliori tutti i giorni (foto DirectVelo/Florian Frison)
Qui in secondo piano, alla Ronde de l’Isard Crescioli ha lottato con i migliori tutti i giorni (foto DirectVelo/Florian Frison)

La rotta è indicata

In terra francese, tra i migliori scalatori della sua categoria, Crescioli è stato il miglior italiano in classifica generale: quarto

«I primi risultati che mi hanno dato fiducia – dice con il suo inconfondibile accento toscano – sono arrivati a inizio stagione. Al Giro del Belvedere, dove ho fatto terzo, ho avuto una grande spinta morale. Per la Ronde de l’Isard il bilancio è sicuramente positivo, sono migliorato tappa dopo tappa. I migliori risultati li ho ottenuti nelle ultime due: la quarta e la quinta. Nella frazione con arrivo a Plateau de Beille, la penultima, sono rimasto con i migliori e fatto un gran piazzamento».

Il toscano alla Technipes ha ritrovato il colpo di pedale giusto (foto Instagram)
Il toscano alla Technipes ha ritrovato il colpo di pedale giusto (foto Instagram)
Che cosa hai provato nel tornare a correre tra i primi?

Ci ero riuscito già alla fine della scorsa stagione in alcune gare nazionali (Bassano-Montegrappa e Zanè-Monte Cengio, ndr). Ma il passo decisivo a livello internazionale è arrivato con la Technipes, sto avendo tanta continuità e questo è quello che conta maggiormente. 

Cosa è cambiato rispetto agli ultimi due anni?

C’è stato un insieme di cose: la squadra nuova, stimoli diversi… Ho fatto un inverno buono insieme a Malaguti, il preparatore della Technipes, e sono arrivato alle prime gare già pronto. In più fare qualche corsa con i professionisti mi ha dato un colpo di pedale diverso. Sono stato al Laigueglia, alla Coppi e Bartali e al Giro d’Abruzzo.

Al Giro del Belvedere il primo podio in una corsa internazionale, terzo dietro Glivar e Donati (photors.it)
Al Giro del Belvedere il primo podio in una corsa internazionale, terzo dietro Glivar e Donati (photors.it)
Con Malaguti come hai lavorato?

Nella fase di preparazione invernale ho fatto molti più chilometri e più ore in bici. Poi siamo andati in Spagna a febbraio per dieci giorni e anche lì ho lavorato parecchio bene. Un’altra cosa che abbiamo aggiunto è un livello più alto nelle uscite in cui si faceva intensità. Tanti fattori che mi hanno permesso di progredire molto. Va detto che sono cresciuto, in generale.

Che intendi?

Che mi sento di essere più pronto, in tutti i sensi. Alle gare arrivo convinto perché ora lavoro con un programma delineato. Banalmente ho dei blocchi di lavoro tra carico e scarico e gestisco bene quello che devo fare. Sono già a quota tre corse a tappe e prima del Giro Next Gen ne farò una quarta con la nazionale: la Corsa della Pace dal 30 maggio al 2 giugno. 

Alla Coppi e Bartali, Crescioli si è confrontato con i pro’ trovando un miglior colpo di pedale (foto Instagram)
Alla Coppi e Bartali, Crescioli si è confrontato con i pro’ trovando un miglior colpo di pedale (foto Instagram)
C’è un metodo di lavoro.

Era quello che cercavo, disputare corse a tappe ti permette di avere un colpo di pedale buono, di crescere. Cosa che sfrutti per le altre gare durante l’anno. 

Il Giro Next Gen sarà un tuo obiettivo?

Rimarrò in altura, a Trepalle, fino al 26 maggio concentrandomi sulla corsa rosa. Non mi voglio sbilanciare troppo (ride, ndr): il primo ostacolo da superare sarà la cronometro di Aosta all’esordio. Le gare contro il tempo mi mancano, ne ho fatte poche e infatti in questi giorni di ritiro farò dei lavori sulla bici da crono. Vedremo la sera di Aosta come avrò terminato la tappa, se avrò superato quel primo step, andrò avanti con fiducia. 

Ora punta a fare bene al Giro Next Gen e sogna la convocazione al Tour de l’Avenir con la nazionale (foto Instagram)
Ora punta a fare bene al Giro Next Gen e sogna la convocazione al Tour de l’Avenir con la nazionale (foto Instagram)
A proposito di nazionale, hai già parlato con Amadori?

Sì già a San Vendemiano, dove ho fatto terzo. Mi aveva accennato della convocazione per la Coppa delle Nazioni. Sono stato contento di esserci tornato, ero stato anche nel 2023, Marino lo devo ringraziare sinceramente, perché ha creduto in me anche quando i risultati non erano questi. 

Si va per step, ma il sogno di andare al Tour de l’Avenir c’è?

Credo che il senso delle parole che mi sono scambiato con Amadori fosse quello, se cresco ancora e mi faccio vedere ambizioso posso guadagnarmi una convocazione importante.

Van Der Meulen: sembrava sparito, ma in Italia è risorto

15.05.2024
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Alla corte di Renzo Boscolo, al CTF Victorious, è arrivato all’inizio di questa stagione un ragazzo olandese: Max Van Der Meulen (in apertura foto DirectVelo/Florian Frison). La continental friulana è solamente un punto di appoggio tra il passato nel devo team della DSM e il futuro in Bahrain Victorious, nel WorldTour. Com’è già capitato con Bruttomesso, un corridore promesso sposo al team del Bahrein finisce la sua maturazione tra le file del CTF. 

Max Van Der Meulen, CTF Victorious, vince la seconda tappa alla Ronde de l’Isard (foto DirectVelo/Florian Frison)
Max Van Der Meulen vince la seconda tappa alla Ronde de l’Isard (foto DirectVelo/Florian Frison)

Prima vittoria

Con i colori della squadra friulana Van Der Meulen ha trovato la sua prima vittoria dopo tanto tempo. Lo ha fatto in una corsa difficile come la Ronde de l’Isard, dove il parterre era di tutto rispetto e le tappe impegnative, per corridori veri. Un successo che testimonia come determinate qualità non si possano perdere in poco tempo. 

«Quella in Francia, alla Ronde de l’Isard – racconta – è stata la mia prima vittoria da under 23, mi è piaciuta moltissimo. Purtroppo nella prima tappa ho preso tanto freddo e sono uscito subito di classifica. La sera ero un po’ amareggiato, ma parlando con il team abbiamo deciso di prendere ogni frazione come una corsa di un giorno. Vincere è stato fantastico, ero molto felice per me, ma anche per il team e i miei compagni che mi hanno dato una grande mano. Ho lavorato duramente a partire da questo inverno e vedere che tutti gli sforzi hanno portato a qualcosa è bello, gratificante».

Da junior la bici era un divertimento, senza lo stress del risultato (foto DirectVelo/Aurélien Regnoult)
Da junior la bici era un divertimento, senza lo stress del risultato (foto DirectVelo/Aurélien Regnoult)

Perso in casa sua

La storia di Van Der Meulen è particolare: il giovane corridore olandese, classe 2004, tra gli juniores volava. Vi basti sapere che nel solo 2022, l’ultimo anno nella categoria, aveva ottenuto sei vittorie tra cui quella alla Classique Des Alpes. Risultati che lo avevano portato ad essere il secondo miglior junior al mondo. Poi la chiamata nel devo team di casa, la strada che sembrava già delineata, ma non tutto è andato secondo i piani. 

«Quando ero junior – ci dice subito – mi godevo il fatto di andare in bici e non prendevo la cosa troppo seriamente, per me il ciclismo era un divertimento. Poi sono andato al Development Team DSM e le cose sono cambiate parecchio, tutto veniva fatto al 100 per cento. Gli allenamenti erano diversi, si curava tanto l’alimentazione, è cambiato tutto. Non sto dicendo che la DSM sia sbagliata, ma che io non ero fatto per un ambiente del genere. Quello che non ha funzionato è a livello personale, non dal lato del corridore. Ho inseguito per tanto tempo la mia migliore condizione senza mai trovarla, non ero felice e questa per me è una cosa importante per performare».

L’Italia e il gusto di ritrovarsi

«Il giovane talento olandese – ci aveva detto qualche giorno fa Renzo Boscolo team manager del CTF – è uno dei corridori che viene recuperato da un team italiano, la soddisfazione sta nel far vedere che non tutto l’oro dell’estero luccica più del nostro. Qui da noi si possono fare le cose bene, con metodo e passione. Siamo riusciti a recuperare un ragazzo forte e questo è il nostro orgoglio, nonché di tutto il pianeta Bahrain».

Allora partendo dalle parole di Boscolo la curiosità di sapere cosa Van Der Meulen abbia trovato di diverso da noi ci morde da dentro e la domanda nasce spontanea: «Per me è un modo di fare totalmente differente – dice – il CTF è come una famiglia, siamo molto uniti. Ci sono degli obiettivi, per fare in modo di lavorare bene, ma non importa che siano personali o di squadra qui tutti danno sempre il massimo. C’è molta più motivazione e tanta felicità nel godersi il ciclismo, è una squadra passionale. Mi piace averli intorno, con lo staff si lavora benissimo e mi danno tanto supporto».

Van Der Meulen, scalatore puro, ora fa rotta sul Giro Next Gen (foto DirectVelo/Florian Frison)
Van Der Meulen, scalatore puro, ora fa rotta sul Giro Next Gen (foto DirectVelo/Florian Frison)

Il sogno rosa e il futuro nel WT

Tra meno di un mese toccherà agli under 23 darsi battaglia lungo tutto lo stivale, o in buona parte di esso, per conquistare la maglia rosa. Il Giro Next Gen, alla luce della recente vittoria e delle qualità di Van Der Meulen, diventa un obiettivo per risalire un altro gradino che lo porterà, comunque vada, nel WT il prossimo anno. 

«Sto bene – continua a raccontarci – sono tornato dalla Francia, ho recuperato bene e sono partito per Andorra. Ora mi trovo qui da una settimana, insieme a due miei compagni di squadra, e starò altre due per preparare al meglio il Giro Next Gen. Prima però sarò in Repubblica Ceca per correre l’appuntamento di Nations Cup con la nazionale olandese.

«Sono fiducioso di poter fare ancora tanto quest’anno – conclude Van Der Meulen – in vista del mio approdo alla Bahrain Victorious. Voglio migliorare tanto per superare quel gradino che mi manca ma sono fiducioso. Il CTF da questo punto di vista mi dà una grande mano, mi fa crescere sia come corridore che come persona. Non ho paura di quello che potrà succedere in futuro».

Giro Next Gen: otto tappe e devo team favoriti. Parola a Valoti

18.04.2024
6 min
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ROMA – La Città Eterna propone un “ordinario disordinato giorno” infrasettimanale, con gente che va e che viene. Autobus, metro, macchine. E mentre in basso scorre il traffico di Via Veneto, nei piani alti del bellissimo Palazzo degli Specchi viene presentato il Giro Next Gen (in apertura foto LaPresse). E’ questa la sede del Ministero del Made in Italy.

E pochi “prodotti” sono più Made in Italy di un Giro ciclistico. Anche se questo per ovvi motivi non può abbracciare l’intero territorio, ricalca molte eccellenze della Penisola. Ogni tappa non è stata cucita in modo casuale. Dall’aspetto tecnico dei percorsi, a quello degli sponsor.

Da sinistra: Federico Eichberg, Cordiano Dagnoni, Adolfo Urso, Paolo Bellino, Giulio Grosjacques e Lino Ferrari (foto LaPresse)
Da sinistra: Federico Eichberg, Cordiano Dagnoni, Adolfo Urso, Paolo Bellino, Giulio Grosjacques e Lino Ferrari

Quasi mille chilometri

Scopriamolo dunque questo Giro Next Gen 2024. Otto tappe per un totale di 986 chilometri e 13.000 metri di dislivello. Una cronometro individuale e tre arrivi in salita per determinare l’erede di Staune-Mittet, ieri uno dei 44 superstiti della Freccia Vallone.

Si partirà il 9 giugno davanti all’Università di Aosta e si arriverà il 16 giugno a Forlimpopoli, in Romagna. Romagna che nell’estate che verrà sarà la capitale del ciclismo, visto che oltre al Giro Next Gen ospiterà anche quello Donne, quello dei professionisti e persino il Tour de France. 

«La prossima edizione sarà caratterizzata da otto tappe spettacolari – ha dichiarato il direttore Mauro Vegni, il quale però non era presente a Roma – che offriranno opportunità a tutte le tipologie di corridori. Crediamo che il vincitore finale sarà un atleta completo e che possa portare avanti la tradizione dei grandi nomi che fanno parte dell’albo d’oro di questa corsa».

Corsa più aperta

Rispetto all’edizione passata, la prima dell’era Rcs, i chilometri sono circa 70 in meno, mentre i metri di ascesa verticale crescono di un migliaio. Su carta sembra un po’ più abbordabile di quello del 2023, con più tappe mosse e senza una salita monster, stile Stelvio. Questo potrebbe lasciare più aperta la classifica. Il cerchio potrà non essere chiuso alla portata degli stretti scalatori puri.

Durante la presentazione, Lino Ferrari, ha fatto notare un aspetto interessante: «La tappa finale di Forlimpopoli affronta più volte il Bertinoro (storica prima scalata della Nove Colli, ndr) e se i distacchi non dovessero essere ampi questo strappo potrebbe essere un perfetto trampolino di lancio per sparigliare le carte.

«Mentre la frazione più dura è la Borgo Virgilio-Fosse con i 145 chilometri e oltre 3.200 metri di dislivello. I nove chilometri finali sono davvero tosti».

Juan Ayuso a colloquio con Gianluca Valoti: era il 2021 e lo spagnolo guidato dal diesse bergamasco dominò quel “baby Giro”
Juan Ayuso a colloquio con Gianluca Valoti: era il 2021 e lo spagnolo guidato dal diesse bergamasco dominò quel “baby Giro”

E se questo è il prossimo Giro Next Gen, con Gianluca Valoti (ultimo direttore sportivo italiano ad averlo vinto, con Juan Ayuso) cerchiamo di farne una disamina tecnica. Ecco dunque le impressioni del tecnico della MBH Bank-Colpack.

Gianluca che Giro Netx Gen ti sembra?

Un Giro in cui bisognerà farsi trovare pronti sin dall’inizio. In attesa dei percorsi ufficiali e guardando le località di arrivo, già dopo tre tappe la classifica potrebbe ben delineata. Si parte con una crono e, almeno per quel che ci riguarda, bisognerà perdere meno secondi possibili. E alla terza frazione c’è Pian della Mussa, salita che conosciamo in quanto classica del dilettantismo.

Che salita è?

Una salita molto lunga, quasi 20 chilometri, e impegnativa. La prima parte è un grande vallonato pedalabile che sale, ma gli ultimi 7 chilometri sono alquanto tosti. Per questo dico che già nelle prime tre frazioni ci si gioca il Giro.

Insomma, come si suol dire, magari non si sa chi lo vince, ma si sa chi lo perde. Le altre due scalate sono Fosse e Zocca.

Una è nel veronese e la conosco poco, l’altra mi dicono sia una salita appenninica abbastanza dura. Bisognerà vedere bene anche come si arriva a queste salite finali, che percorso si farà prima. Mentre trovo interessante l’ultima tappa col Bertinoro.

Perché?

Perché questo è uno strappo classico. Ripetuto più volte può fare danni. E può farli anche perché arriva a fine Giro, le forze potrebbero iniziare a mancare e tutto potrebbe essere in bilico. Magari i ragazzi dei Devo Team potranno essere più abituati alle corse a tappe, ma sono pur sempre otto giorni di corsa consecutivi. Ci potrebbero essere dunque dei bei distacchi.

E poi?

E poi cosa dire. Anche se non siamo certi dell’invito, siamo comunque contenti di vedere che una tappa partirà da Bergamo, la nostra città.

Il Giro Next Gen 2023 è stato vinto dalla Jumbo-Visma Development di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)
Il Giro Next Gen 2023 è stato vinto dalla Jumbo-Visma Development di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)
Rispetto allo scorso anno il percorso sembra essere più equilibrato. Manca lo spauracchio stile Stelvio, ma ci sono più tappe mosse e due che si annunciano allo sprint…

Non so mica se poi si arriverà davvero allo sprint. Anche lo scorso anno doveva essere così e invece arrivò la fuga persino in pianura. Le squadre saranno composte da 6 elementi, la corsa dovrebbe essere più controllabile, ma al tempo stesso stiamo parlando di una corsa under 23. Un corsa in cui c’è battaglia dall’inizio alla fine.

Abbiamo più volte accennato ai devo team: restano i favoriti indiscussi?

Direi di sì, sono nettamente avvantaggiati. Sono più abituati a fare corse a tappe e a tenere certi ritmi. Anche noi da parte nostra cercheremo di arrivare al massimo al Giro Next Gen. Ci arriveremo con tre corse a tappe, abbiamo già fatto un ritiro in quota e un altro lo faremo a maggio. 

Gianluca, come detto, sei stato l’ultimo direttore a vincere il Giro. Hai visto cosa significasse avere tra le mani un ragazzo come Ayuso. Quali sono dunque i nomi in assoluto più accreditati?

Direi i primi tre dell’ultima Liegi Under 23 (Joseph Blackmore, Robin Orins e Jorgen Nordhagen, ndr), in particolare l’inglese e il norvegese. Nordhagen, lo sciatore di fondo, è in una squadra la Visma-Lease a Bike Development che lo ha vinto l’anno scorso con Staune-Mittet e magari il suo gruppo ha un po’ di esperienza. Senza contare che lui e la sua squadra possono disporre delle risorse e delle informazioni del team principale.

Sicilia, Giro Next Gen, Strade Bianche… a tu per tu con Vegni

24.02.2024
5 min
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Dal UAE Tour Women (nella foto di apertura) alla Milano-Sanremo, ripartono le corse di RCS Sport. Per Mauro Vegni e il suo staff c’è dunque subito un bel tour de force. Tra le due gare infatti ci sono anche il UAE Tour, che si sta correndo proprio in questi giorni, Strade Bianche, per uomini e donne, la Tirreno-Adriatico e la Milano-Torino.

Vegni non è negli Emirati Arabi Uniti, ma si trova a Milano. Il direttore del ciclismo di RCS Sport ha il suo bel da fare. Anche perché poi la lista degli eventi non si esaurisce con la Classicissima. Nonostante sia saltato il Giro di Sicilia, all’orizzonte c’è già il Giro d’Italia, seguito dal Giro Next Gen e il Giro Donne. E ci fermiamo qui, senza andare oltre.

Mauro Vegni (classe 1959) è il direttore del ciclismo di RCS Sport
Mauro Vegni (classe 1959) è il direttore del ciclismo di RCS Sport
Signor Vegni dunque, s’inizia con un gran filotto…

Ormai è da qualche anno che abbiamo questo tour de force ad inizio stagione. Ci stiamo abituando ad un numero sempre maggiore di gare, ma ci stiamo anche dotando per poterle fare al meglio. 

Appunto, dotando: come è distribuita la squadra di RCS Sport tra le corse in Asia e quelle in Italia?

Bisogna considerare che negli Emirati c’è una società che porta avanti il lavoro per nostro conto e provvede all’organizzazione. Poi ci siamo noi, circa 60-70 persone tra motociclisti, autisti, parte mediatica…. che arriviamo e facciamo il resto.

Le persone di RCS che ora sono negli Emirati, sono le stesse che poi vedremo a Siena per la Strade Bianche?

Sì, tornano domenica e avranno cinque giorni di riposo per recarsi venerdì a Siena. RCS ha vari modi di lavorare. Ci sono settori che vengono chiamati all’uopo (come nel caso del UAE Tour, ndr) per le singole manifestazioni, chi viene chiamato all’occorrenza da RCS e chi invece è con noi tutto l’anno. C’è chi cura la parte sportiva e commerciale, chi quella mediatica e dei social. Poi c’è la squadra del Giro-E e quella della carovana, direi che fisse alla fine ci sono circa 50 persone, più qualcuno a chiamata durante gli eventi.

Prima abbiamo snocciolato molte corse, e all’appello ne mancherà una: il Giro di Sicilia. Come mai è saltato? Come sono andate le cose?

Noi avevamo un accordo con loro per tre anni, poi è cambiato l’assetto regionale e cambiando i personaggi è cambiato anche l’interesse verso il Giro di Sicilia. E’ saltato il nome Giro di Sicilia, ma stiamo provvedendo a mettere in piedi un’altra corsa in un’altra regione.

Il Giro di Sicilia 2021 attraversa i templi di Agrigento. Questa gara non si disputerà più
Il Giro di Sicilia 2021 attraversa i templi di Agrigento. Questa gara non si disputerà più
Ci può dire di quale regione si tratti?

Eh no! Anche perché poi alcuni aspetti devono ancora essere definiti.

Ci dica almeno se è sempre una regione del Sud?

Diciamo del Centro-Sud. Si tratta di una corsa a tappe, sempre di tre o quattro frazioni. Quelle date in calendario comunque sono e restano nostre. Non le possono prendere altri. Quindi le vogliamo riempire.

A scanso di equivoci, signor Vegni, quando dice che è cambiato l’assetto regionale si riferisce alla politica chiaramente…

Certo, se c’è la volontà politica si fa, altrimenti no. E io non discuto. Magari chi c’era prima era appassionato di ciclismo o vedeva delle potenzialità nell’evento, era più favorevole verso il ciclismo. Chi è arrivato adesso ha altre idee per la promozione turistica. E le rispettiamo.

Giro Next Gen: quando sarà presentato? Cosa ci può dire?

Sarà presentato a metà aprile. E’ quasi completato. Aspettiamo un paio di decisioni finali per altrettante tappe, ma siamo a buon punto. Ci lavoriamo da tempo.

Giro Next e Giro Donne: quanto è stato importante organizzarli l’anno scorso? Quanto vi può aiutare l’esperienza di averli presi per mano direttamente?

Per il Giro Next Gen sicuramente è stato utile, soprattutto per capire i valori tecnici in campo: c’è chi è più avanti di parecchio e chi è più indietro. Che poi, in parte, è quel che succede con le donne. Ci sono alcune atlete come per esempio Van Vleuten o Kopecky che hanno performance diverse dal 90 per cento del gruppo. E lo scorso anno al Giro dei ragazzi si è vista la stessa cosa: chi ha vinto (Staune Mittet, ndr) aveva già in mano un contratto con la Visma-Lease a Bike WorldTour. Un bel gap rispetto a molti altri ragazzi.

Staune-Mittet in azione sullo Stelvio la scorsa estate al Giro Next Gen (foto LaPresse)
Staune-Mittet in azione sullo Stelvio la scorsa estate al Giro Next Gen (foto LaPresse)
La domanda si lega al discorso che facemmo tempo fa sulla distribuzione dei dislivelli: alla luce di quanto visto l’anno passato rivedremo un salitone tipo lo Stelvio?

Bisogna trovare il modo di fare tappe mosse e poi inserire anche una tappa con arrivo in salita che determini in qualche modo la classifica generale. Il format che vedrete dunque sarà molto simile a quello dell’anno passato.

Il baricentro del percorso è sempre al Nord o si cambia?

Diciamo che da Nord va un po’ verso Sud, ma essendo solo otto tappe non scenderemo di molto.

Cambiamo argomento. Si avvicina la Strade Bianche, classica amatissima in tutto il mondo, diventerà mai un monumento? A volte c’è stata qualche voce in merito…

Ci penso… Io credo che monumento sia soprattutto un appellativo. La Strade Bianche ha una risonanza tale che già ora la si potrebbe definire un monumento. Però prendiamo la Sanremo: ha 116 anni di età, quasi cento in più della Strade Bianche. E cosa significa? Che okay essere una bella corsa, ma la storia è la storia. Io posso dire che ci stiamo lavorando. Non è un discorso che riguarda solo l’Italia ma il ciclismo internazionale. Ogni Nazione vorrebbe avere almeno un monumento e non è facile. Le qualità per esserlo la Strade Bianche ce le ha, ma credo che per il momento ci sia da aspettare un po’.

Ultimo argomento: l’annoso ed eterno tema delle squadre italiane al Giro d’Italia. Quest’anno sembra, e ribadiamo il sembra, che ci sia stata meno polemica che in passato…

Io questa cosa non la capisco, così dicendo sembra che le altre corse di RCS che non sono il Giro d’Italia siano corse di scarso valore. Chi non fa il Giro fa tutte le altre nostre gare e parlo di Strade Bianche, UAE Tour, Tirreno… non gare piccole. Se è così, allora non faccio più fare le gare WorldTour alle italiane. Ogni anno lascio a casa tra le 8 e le 10 professional dalla Tirreno-Adriatico per dare spazio anche alle squadre italiane. Che iniziassero piuttosto ad avere corridori di livello. Lo scorso anno, gli amici della Corratec sono stati invitati e non avevano un grande valore tecnico. Ho visto che quest’anno hanno più corridori di spessore: bene, che continuino così. Quello che voglio dire è che essere italiani non è sufficiente per fare certe corse. Bisogna essere italiani… e con gli attributi giusti. 

EDITORIALE / Piano a dire che sia solo colpa della Federazione

04.12.2023
5 min
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Vi è mai capitato di pensare o sentir dire che gli incroci impazziscono quando a gestirli arrivano i vigili? Difficile dire se sia un fenomeno italiano, ma indubbiamente in alcune situazioni si potrebbe pensare che sia vero. Chi vive quotidianamente le dinamiche di certi snodi, ha trovato col tempo il modo per abbreviare i tempi di attesa e integrarsi con gli altri, creando meccanismi non sempre ortodossi, ma indubbiamente efficaci. Quando arriva chi è preposto ad applicare le norme, il meccanismo va in tilt. Il problema sono davvero i vigili oppure il traffico ha sposato l’anarchia e non riesce a stare nelle regole? Anche nel ciclismo italiano a volte si ha questa sensazione e se prima non si fa un’analisi un po’ più onesta, viene da pensare che puntare il dito contro la Federazione (e i vigili) serva a poco.

Alla base infatti c’è un movimento che rifiuta di prendere coscienza di se stesso e vive aspettandosi che tutto continui al solito modo: semmai spetta ad altri aggiustare le anomalie. Così non si va lontano. Ci si indigna quando i ragazzini fanno valigia e vanno all’estero. Proviamo a guardarla dal loro punto di vista: di cosa hanno bisogno e perché qui non lo trovano?

Il Cycling Team Friuli ha sempre fatto attività internazionale, che ora è aumentata con l’appoggio della Bahrain Victorious (foto Halmagyi Zsolt)
Il Cycling Team Friuli ha sempre fatto attività internazionale, ora anche di più con l’appoggio della Bahrain Victorious (foto Halmagyi Zsolt)

Troppe 13 continental

Cercano prospettive, professionalità, attività di alto livello, sbocchi professionali. Potrebbero trovarli anche qua, a patto che le squadre di casa nostra fossero in grado di garantire standard competitivi. Il 2023 ha visto in Italia 13 continental, ma quante hanno effettivamente proposto attività qualificata (dentro e soprattutto fuori dai confini nazionali), mettendo a disposizione dei loro atleti staff davvero preparati? Forse due, non più di tre.

Quando la FCI spinse per la nascita di queste squadre (conseguenza del dominio straniero al Giro d’Italia U23), probabilmente non si aspettava un’adesione così massiccia. Pensavamo tutti che nel panorama italiano sarebbero salite di livello soltanto le squadre con i mezzi finanziari per affrontare un’attività superiore. Si è capito invece che così non sarebbe stato, quando le stesse continental insorsero davanti all’impossibilità di partecipare alle gare regionali. Avevano pensato e forse ancora pensano che il cambiamento fosse solo di facciata. La colpa di questo non è della Federazione, ma di chi pensa che le norme servano per riempire pagine inutili. Davanti a questa mentalità, i ragazzi partono.

Il Team Colpack ha portato i suoi atleti alla Roubaix Espoirs e ha proposto esperienze qualificate
Il Team Colpack ha portato i suoi atleti alla Roubaix Espoirs e ha proposto esperienze qualificate

Il bullismo delle grandi

E intanto però si è innescato un corto circuito. Se 13 continental vanno a fare la voce grossa nelle gare del calendario nazionale, alle squadre più piccole non resta nulla. Un po’ come quando alla Settimana Coppi e Bartali partono 8 WorldTour e alle professional non rimane che la vittoria di una semitappa in volata.

Si corre per fare esperienza e magari anche per vincere. Obiettivo delle squadre più piccole è lavorare per innalzare il livello dei propri atleti affinché vengano notati da qualche… inquilino dei piani alti. Certamente avere avversari troppo grandi fra i piedi fa sì che venga meno la possibilità di fare esperienze costruttive.

Secondo chi scrive, quindi per opinione puramente personale, alle continental andrebbero riservate le gare del calendario internazionale U23 e quelle professionistiche, in Italia e all’estero, cui si ha la possibilità di partecipare. Allo stesso modo andrebbe ridotta significativamente la quota di WorldTour nelle corse di “classe 1” che dovrebbero essere terreno per professional e continental. Ci dicono che in tal caso parecchi organizzatori valuterebbero di cessare l’attività: in questo la Federazione (nazionale e internazionale) dovrebbe avere un ruolo di tessitura, per rendere omogenei i calendari.

Il giorno dello Stelvio e della vergogna al Giro NextGen
Il giorno dello Stelvio e della vergogna al Giro NextGen

Il giorno dello Stelvio

Fa riflettere sulla fragilità di certi organici il fatto che al Giro di Sicilia (in cui le WorldTour erano 5), a fronte di 59 corridori di continental italiane, 25 si siano ritirati. Qualche anno fa ci colpì la scelta della Mastromarco di non andare al Giro della Valle d’Aosta, avendo solo corridori molto giovani che da quella sfida non avrebbero tratto insegnamento. Questo è il giusto modo di pensare: un atteggiamento costruttivo e responsabile.

Si può dire lo stesso davanti ai 31 corridori squalificati nel giorno dello Stelvio? Un paio di squadre sparite dalla corsa in un solo giorno: 11 corridori di squadre italiane U23, 11 di continental. Il resto, erano stranieri. Sciocchi loro, i corridori, convinti di essere furbi. Ancora peggio però ne sono usciti i loro tecnici, con tutte le distinzioni fra i casi. Non si va al Giro d’Italia solo per mostrare la maglia. Quanto accadde quel giorno ha portato soltanto a multe, sospensioni e punizioni, oppure ha aperto la porta a una riflessione più seria? La Federazione potrebbe forse cavalcarla e approfittarne per ristrutturare il sistema, ma non ne ha colpa. Davanti a quella mentalità e alla superficialità di certe gestioni, i ragazzi partono.

La Mastromarco e le piccole italiane schiacciate dallo strapotere delle continental nelle gare nazionali? (foto Facebook)
La Mastromarco e le piccole italiane schiacciate dallo strapotere delle continental nelle gare nazionali? (foto Facebook)

La corsa all’oro

Su tutto ciò si allunga come un’ombra il lavoro degli agenti dei corridori che hanno vita facile a proporre contratti all’estero. Ciò che dispiace è che la loro opera si sia abbassata nel frattempo anche alla categoria allievi, dove le decisioni andrebbero prese da parte dei genitori e non dei ragazzi, facili da convincere con promesse da Paese dei Balocchi. Parecchi torneranno indietro: non tutti trovano l’oro.

Il partire indiscriminato non è colpa della Federazione, ma delle promesse e dell’inadeguatezza di alcuni team. Sarebbe bello che uno junior scegliesse di correre in una piccola squadra italiana perché capace di offrirgli le basi del mestiere da cui spiccare il volo e non perché costretto a ripiegarvi da un precedente fallimento.

Tanti piazzamenti per Epis e si apre la porta del WorldTour

27.10.2023
5 min
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A prima vista si potrebbe pensare che la stagione di Giosuè Epis sia stata abbastanza anonima: 2 vittorie, alla Due Giorni Marchigiana (nella foto di apertura Instagram) e al GP Calvatone proprio a fine stagione, in luogo delle 5 dello scorso anno. Invece non è così, perché il bresciano ha portato a casa qualcosa come 20 piazzamenti nei primi 10, risultando l’under 23 italiano che ha ottenuto i migliori riscontri in assoluto nel calendario nazionale. E’ stato sul pezzo da inizio marzo fino alla conclusione di metà ottobre.

A ben guardare quindi c’è stato un progresso, un progresso anche marcato, che ha avuto in conclusione l’approdo di Epis nel team Devo dell’Arkea, quindi entrando sulla strada diretta che porta al WorldTour. Ed è indubitabile che questa costanza di rendimento, questi continui risultati sempre nelle parti altre della classifica abbiamo solleticato l’attenzione dei transalpini.

«Sicuramente – spiega Epis – è stato uno degli elementi che hanno spinto il team a stringere l’accordo con me. In Francia hanno un calendario molto ricco imperniato sulla Coppa nazionale, che porta molti punti Uci ma che è anche un ottimo banco di prova per i più giovani. Tengono che si faccia sempre risultato, che lo si cerchi ed è questa una delle mie caratteristiche».

Epis era al primo anno con la Zalf, dove ha ottenuto 2 vittorie e ben 14 presenze in top 10 nelle gare U23 italiane (foto Instagram)
Epis era al primo anno con la Zalf, dove ha ottenuto 2 vittorie e ben 14 presenze in top 10 nelle gare U23 italiane (foto Instagram)
Che cosa è cambiato per te rispetto allo scorso anno?

Alla mia età una stagione fa la differenza. Dal punto di vista fisico, ma anche della maturazione e della crescita tecnica. Sono sicuramente più pronto per correre. Poi è cambiata la tipologia di allenamento, cercando di programmare un po’ tutta la stagione.

Proprio a questo proposito però, tu non hai avuto pause di rendimento: non pensi che con un calendario diverso, più selezionato avresti avuto alla fine più vittorie in carniere?

Non ne abbiamo la riprova, ma è un’opzione plausibile. Io però non mi sono mai pentito di questa scelta, al di là del fatto che mi ha permesso di approdare all’Arkea. Quest’anno non avevo obiettivi specifici da preparare, quindi la tipologia di allenamento è stata impostata proprio su quel canovaccio: tenere una buona forma tutto l’anno. Correndo con la Zalf andavo incontro anche alle loro esigenze, è un team che tiene a far bene ogni volta che si presenta al via e con tutti i suoi effettivi.

Non sono mancati i momenti difficili, legati soprattutto al Giro Next Gen al di sotto delle aspettative (foto Instagram)
Non sono mancati i momenti difficili, legati soprattutto al Giro Next Gen al di sotto delle aspettative (foto Instagram)
Puoi però dire di aver avuto un picco di forma?

Direi di no, correndo tutto l’anno non sei mai al 100 per cento e nel ciclismo attuale se non sei al massimo puoi lottare per piazzarti, ma vincere diventa molto difficile. Se guardo indietro qualche vittoria è stata forse buttata via, con piccoli accorgimenti il mio bilancio poteva essere più ricco ma va bene così.

A quando risalgono i tuoi contatti con la squadra francese?

Un primo incontro lo abbiamo avuto a maggio. Parallelamente anche l’Astana mi aveva contattato, ma alla fine ho scelto l’Arkea. Come profilo di team, come proposta di attività mi è sembrata quella più adatta a far emergere le mie caratteristiche. E’ chiaro che il prossimo anno cambia tutto, avrò il preparatore della squadra francese, il calendario sarà molto più selezionato.

Il successo di fine stagione al GP Calvatone, battendo Manenti e Rizza (foto Bottom News)
Il successo di fine stagione al GP Calvatone, battendo Manenti e Rizza (foto Bottom News)
Ti ritroverai a correre con i pro’ con i quali quest’anno ti sei confrontato molto poco. Secondo te questo, ora che sei alle porte del ciclismo che conta, è uno svantaggio?

Ho corso con le squadre professionistiche al Giro di Sicilia e in qualche uscita con la nazionale. La mia risposta diciamo che può andare in entrambi i sensi: è chiaro che ho visto proprio in Sicilia come gareggiare contro gente molto più smaliziata ti dà qualcosa in più, vedi come si muovono, entri in un certo mood, ma è vero anche che le gare internazionali U23 hanno un livello talmente alto, come ritmi ma anche come qualità generale che rispetto alle prove professionistiche comuni non c’è poi questa gran differenza. Il discorso cambia se si sale ancora, a livello WorldTour ma questo lo dico da di fuori.

Parlavi di calendario: gareggerai molto più in Francia…

Sì, seguiremo il programma nazionale con qualche uscita fuori, qualcosa anche in Italia ma molto poco. A me non dispiace, quelle sono gare che ho già vissuto con la nazionale, ad esempio la Gand-Wevelgem, con percorsi più lunghi e un clima molto ostico. Ma quello è il ciclismo che piace a me, anche nelle poche esperienze che ho finora avuto mi sono trovato molto bene.

Il bresciano approda ora al team Devo dell’Arkea B&B, per lui un calendario quasi tutto francese
Il bresciano approda ora al team Devo dell’Arkea B&B, per lui un calendario quasi tutto francese
Quando comincia l’avventura?

Partiremo per il primo ritiro il 10 dicembre per la Spagna, ci saranno anche quelli della prima squadra e sarà una prima vera presa di contatto. Voglio farmi trovare pronto e apprendere tutto quel che posso prima possibile perché il mio grande obiettivo è riuscire già alla fine della prossima stagione a strappare il contratto per la prima squadra.

E come gare che target ti sei posto?

Diciamo che ne ho almeno 3: vorrei ottenere un grande risultato alla Liegi e alla Gand-Wevelgem, il terzo riguarda il ritorno al Giro Next Gen nel quale quest’anno non sono andato come volevo, ma questo è più un discorso personale, per rifarmi di quel che mi è mancato.

C’è in te anche un pizzico di rivalsa, con il contratto firmato, verso una stagione nella quale, a fronte della gran messe di risultati, ti sei ritrovato fuori dalla nazionale per le gare titolate?

Non ho particolari rimostranze, certo nella convocazione per i mondiali ci speravo, sentivo di essere fra quelli papabili, ma il cittì ha fatto altre scelte. Magari lo convincerò il prossimo anno a suon di risultati, d’altronde dovranno essere quelli a spianarmi la strada per il WorldTour…

E tre! Anche al Giro Donne si celebra e si brinda con Astoria

07.07.2023
4 min
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Astoria Wines è sponsor e fornitore ufficiale del Giro Donne. Dopo il Giro d’Italia ed il Giro d’Italia Next Gen, conclusosi a Trieste appena qualche settimana fa, la casa vitivinicola trevigiana è presente ed assoluta protagonista sul palco della più importante corsa a tappe femminile del nostro paese. Un vero e proprio “en plein” quello realizzato nel 2023, a conferma di quanto Astoria sia vicina al mondo del ciclismo e quanto lo stesso mondo del ciclismo sia importante e strategico per la propria promozione.

Dopo il Giro d’Italia maschile, dove a trionfare è stato Primoz Roglic, e il Giro Next Gen, dedicato ai giovani talenti del panorama ciclistico mondiale, è giunto il tempo di Giro Donne: la manifestazione a tappe in programma proprio in questi giorni, con epilogo fissato per domenica 9 luglio in Sardegna. E come appena anticipato, Astoria si ripropone sul podio anche di questa manifestazione: un appuntamento che rappresenta una delle gare “clou” del calendario ciclistico femminile internazionale. Una ulteriore conferma di quanto il marchio trevigiano, conosciuto in tutto il mondo per il proprio Prosecco, sia oramai riconosciuto ed accreditato ovunque anche come il marchio per eccellenza legato alle premiazioni del grande ciclismo. 

Per il Giro Donne è stata realizzata una bottiglia speciale, turchese
Per il Giro Donne è stata realizzata una bottiglia speciale, turchese

Una bottiglia speciale

E la ricetta, anche per il Giro Donne, è quella super consolidata: si brinda Astoria con la vincitrice di tappa, con la leader della generale, e con tutte le protagoniste delle classifiche generali individuali e a squadre. E a far bella mostra di sè sul podio è come sempre l’inconfondibile bottiglia intagliata di Astoria, quest’anno e per questa edizione del Giro Donne presentata in una speciale livrea turchese per far riprendere ed esaltare i colori ufficiali dell’evento. Astoria accompagna ogni giorno la carovana rosa lungo i complessivi 930 chilometri del percorso, divisi nelle 9 tappe del Giro Donne: da Chianciano Terme fino ad Olbia in Sardegna. Con un grande brindisi sul podio per celebrare ogni singolo giorno di manifestazione!

Staune-Mittet e compagni hanno celebrato la vittoria al Giro Next Gen con Astoria
Staune-Mittet e compagni hanno celebrato la vittoria al Giro Next Gen con Astoria

Parla Polegato

«Siamo molto, molto felici – ha dichiarato Filippo Polegato, Amministratore Delegato di Astoria Wines – di poter continuare a sostenere il Giro Donne e di verificare come, anno dopo anno, prepotentemente cresca l’entusiasmo per questa bellissima manifestazione. Una gara di grande spessore, forte anche della presenza di ben 24 team internazionali al via e del prestigio assoluto di molte atlete che vi partecipano, a cominciare dalla campionessa uscente, la fuoriclasse olandese Annemiek Van Vleuten. Inoltre, la gara si concluderà in Sardegna, una regione in cui Astoria è da sempre e storicamente molto presente commercialmente. Allo scorso Vinitaly di Verona, presso il nostro stand, abbiamo avuto il piacere di ospitare una madrina d’eccezione come Marta Cavalli: lei ed Elisa Longo Borghini sono senza dubbio le più importanti rappresentanti di un movimento ciclistico femminile italiano che mai come in questi anni gode di ottima salute».

La qualità di Astoria è il suo principale marchio di fabbrica
La qualità di Astoria è il suo principale marchio di fabbrica
Cosa significa per un brand come Astoria essere “sul podio” delle tre più importanti corse a tappe italiane con la qualifica di sponsor e fornitore ufficiale?

«Significa tantissimo. E’ in sintesi il coronamento di tutti i nostri sforzi e di tutte le nostre attività, sia commerciali che di marketing, finalizzate a risaltare la nostra presenza e la nostra promozione associata al mondo del ciclismo. Un percorso che ha preso il via ben dodici anni fa e che da qual giorno non ha mai smesso di crescere. Il risultato? Grande positività verso il nostro marchio, acquisizione di nuova clientela, consolidamento di quella in essere, ed un posizionamento tra quelli che difiniamo wine-lovers davvero molto, molto interessante…».

Perché avete scelto di affiancarvi a delle corse a tappe?

«Semplice. Con il Giro d’Italia in primis, ma anche con il Next Gen e con il Giro Donne, effettuiamo mesi e mesi prima una specifica programmazione sui tracciati di gara andando ad individuare, con i nostri collaboratori, tutte le opportunità che si possono cogliere in chiave commerciale. Un lavoro che per noi diventa ancora più interessante e strategico quando ad esempio il Giro d’Italia parte dall’estero, come è stato in Ungheria l’anno scorso, oppure quando sono previsti sconfinamenti, come quest’anno in Svizzera in occasione della tappa con arrivo a Crans Montana. Astoria è presente in tantissime nazioni all’estero e queste occasioni sono per noi davvero molto ghiotte per ulteriormente migliorare la nostra posizione commerciale».

Filippo Polegato, Amministratore Delegato Astoria Vini
Filippo Polegato, Amministratore Delegato Astoria Vini
Non solo Italia e Grandi Giri italiani. Astoria è stata anche Vuelta ed “è” Giro di Polonia…

Esattamente. Proprio legandomi a quanto appena detto, i mercati esteri sono per noi estremamente importanti. Così abbiamo deciso di affiancare sia la Vuelta, nelle stagioni 2020 e 2021, quanto il Tour de Pologne: una collaborazione quest’ultima con la famiglia Lang che viaggia spedita e che si rinnoverà anche con l’edizione 2023 in programma ad agosto.

Astoria