Marcellusi, valigia pronta, il sogno rosa può iniziare

03.05.2023
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CORCOLLE – Martin Marcellusi ci apre le porte di casa. Siamo nella periferia Est di Roma. Da una parte la città, dall’altra i primi Appennini, nel mezzo colline dolci e verdeggianti puntinate di paesini più o meno moderni. Dietro il portone c’è uno dei tanti trofei conquistati da Martin. E’ la coppa della Firenze-Empoli, quella a cui forse tiene di più.

«E’ stata la mia prima vittoria da under 23, anzi la mia prima corsa da under 23. Io non amo tenere troppi cimeli, maglie o ricordi. Alla fine i ricordi quelli veri restano. Le Coppe invecchiano, vanno spolverate».

Dopo essere stati a casa di Luca Covili, eccoci a bussare dal laziale. Il corridore della  Green Project-Bardiani è pronto per affrontare il suo primo Giro d’Italia. Martin è rientrato da poche ore dal Gp Francoforte che lo ha visto protagonista il primo maggio e sta rivedendo la corsa assieme a mamma Nunzia e papà Giulio.

Anche loro sono emozionati per la corsa rosa. «Una bella responsabilità», dice il papà. «Un’emozione grande», aggiunge la mamma.

Martin Marcellusi (classe 2000) ci mostra con orgoglio il trofeo della Firenze-Empoli, uno dei pochi ha tenuto
Martin Marcellusi (classe 2000) ci mostra con orgoglio il trofeo della Firenze-Empoli, uno dei pochi ha tenuto
Martin, partiamo da Francoforte. Una grande prestazione tanto più che scendevi dall’altura…

Eravamo rimasti in venti sulla salita lunga e mancavano ancora 100 chilometri più o meno. Dietro c’erano i velocisti e le loro squadre ci hanno chiuso. Però ci hanno messo parecchio perché noi avevamo un minuto. In quell’istante ho capito che era il momento giusto per fare un’azione. Io però pensavo di portar via un gruppetto di 3-4 corridori.

Invece sei andato via da solo.

A quel punto mi sono detto: «Anticipo lo strappo, perché comunque c’è gente come Hirschi che è difficile da tenere. Ho pensato: «Di schiaffi in faccia ne ho presi tanti, ne prenderò uno anche oggi». Però è andata bene. Quando ho visto che sotto lo strappo avevo 1’20” di vantaggio sapevo che avrei scollinato davanti. Così ho fatto a tutta il tratto più duro e poi ho rallentato un po’. Giusto quel tanto per mantenere un pizzico di gamba per quando fossero arrivati. E infatti mi hanno ripreso giusto dieci metri dopo il Gpm. 

Perfetto!

A quel punto ho detto: «Ora mi metto a ruota e non do più un cambio». Anche se ad un certo punto volevo tirare, però dall’ammiraglia mi hanno detto di restare a ruota e di fare la volata. Ma nel finale ero stanco, stanco.

Martin tra mamma Nunzia e papà Giulio
Martin tra mamma Nunzia e papà Giulio
Ora siamo qui. Tra poche ore partirai per il Giro d’Italia, ma ripercorriamo la tua storia. Come ti sei avvicinato al ciclismo? O meglio, perché il ciclismo e non il calcio, visto che siamo a Roma e regna il “Dio pallone”?

Beh, io dovevo cominciare col calcio in realtà. Ma ero troppo piccolo per fare l’iscrizione nella squadra locale, il Ponte di Nona. Mio fratello Daniel, più grande di me, fece una gara di mtb e portò a casa una coppa. Io ne rimasi affascinato. Ero anche un po’ geloso, se vogliamo. Allora ho detto: «Vabbè dai, corro anch’io». Alla prima gara ho fatto terzo. Ero G1 e da lì in poi non mi sono più fermato.

Ciclismo in tutto e per tutto. Eri di quelli che a scuola scriveva sul diario “Oggi comincia il Giro”?

In realtà no. Io il ciclismo in televisione ho cominciato a seguirlo tardi, da under 23. Prima semmai vedevo gli ultimi chilometri. Adesso invece le seguo tutte!

Cosa hai imparato, secondo te, nelle nelle categorie giovanili?

Una cosa importante: saper andare in bici. E’ da piccolo che impari a stare in gruppo, a stare davvero in sella. Se cominci tardi, ti mancherà sempre un minimo di dimestichezza.

Martin stava vedendo la replica del Gp Francoforte. Da notare la consolle per i videogiochi, sua altra passione
Martin stava vedendo la replica del Gp Francoforte. Da notare la consolle per i videogiochi, sua altra passione
E da quel bambino G1 ne è passata di acqua sotto i ponti. Sei appena rientrato da una gara WorldTour e sei pronto a ripartire…

E’ tanta roba! Un po’ me lo aspettavo e un po’ no. Quest’anno ho avuto un po’ di sfortuna ad inizio stagione (Martin si è rotto la clavicola nelle primissime gare, ndr). Ma ho avuto la fiducia della squadra e anche io non sono andato piano. Vengo da questo decimo posto a Francoforte, e ora vado al Giro… con qualche aspettativa, ma senza pressione da parte della squadra. Anche loro sanno che è difficile.

Cosa metti in questa valigia per il Giro?

L’entusiasmo, l’emozione. Se me l’avessero detto qualche anno fa, non so se ci avrei creduto. Ma finché non sono lì, secondo me non mi renderò conto veramente di quanto grande sia. Un po’ come l’anno scorso ai mondiali. Ma in questa valigia ci metto anche un po’ di preoccupazione perché è vero che è una bella esperienza, però è dura. Saranno 21 giorni e chi ha mai fatto questi sforzi? Mi dicono che alla fine è una gara come le altre. Vedremo…

Insomma ci pensi prima di andare a dormire?

Per adesso no, almeno fino a due giorni prima della gara non ci penso. Ma la notte prima della corsa mi tormento! Non dormo, è impressionante.

Quando quando te l’hanno detto del Giro? E cosa hai provato in quel momento?

Già dallo scorso dicembre mi avevano accennato che facevo parte dei papabili del “gruppo Giro”, mentre la conferma è arrivata poche settimane fa. Mi avevano fatto intendere che se al rientro dall’infortunio avessi fatto qualcosa di buono, mi avrebbero portato.

Al Giro Marcellusi aspetterà le tappe mosse
Al Giro Marcellusi aspetterà le tappe mosse
In una squadra come la vostra c’è una sorta di qualificazione…

Un po’ sì. Magari è brutto dirlo, però c’è una sorta di competizione interna per partecipare al Giro. Non abbiamo i campioni che ha una Jumbo-Visma, per esempio. Da noi chi va più forte in quel momento parte per il Giro. Ma chi resta fuori prende molto serenamente l’esclusione. Per dire, fino a ieri siamo stati con Colnaghi e lui di quella trasferta era l’unico che non faceva il Giro. Ci scherzavamo su e gli dicevamo: «Ohi ci vediamo in Abruzzo. Ah no, tu non ci sei». I classici sfottò.

Da una parte c’è la città, dall’altra le montagne: dove ti alleni? Che salite fai?

Faccio un mix, ma preferisco frequentare zone più trafficate. Sì, sembra strano, ma è così! Anche sul Maniva cercavo sempre di andare nei paesini. Forse è l’abitudine: è da quando sono piccolo che pedalo nel traffico. E infatti quando vado di là (e indica in direzione delle montagne, ndr) un po’ mi annoio. Ci vado quando devo fare salita vera.

E che salite fai?

Nella zona dei Castelli il Tuscolo, Rocca Priora, Rocca di Papa. Se invece vado verso gli Appennini Saracinesco, ma poco perché mi mette sempre in crisi! E lo stesso Monteflavio. Non mi vanno proprio giù! Da qualche anno ho “scoperto” Scalambra che è veramente dura e somiglia parecchio alle salite di un Giro o di un’importante corsa a tappe. Ma se devo fare dei lavori di forza vado a San Polo che è più pedalabile.

Come hai strutturato la preparazione? E’ cambiato qualcosa dopo che hai saputo della convocazione per la corsa rosa?

Ho chiamato Donati, il mio diesse di riferimento, e gli ho detto: «Io non so se mi porterete al Giro, però faccio una preparazione come se dovessi farlo». Anche per questo ho deciso di andare sul Maniva con Tonelli e Magli. Tonelli era sicuro di farlo, Magli invece l’ha saputo poche settimane fa come me.

Giusto ieri Martin aveva ricevuto la sua nuova auto. E ne stava “scoprendo” funzioni e plancia
Giusto ieri Martin aveva ricevuto la sua nuova auto. E ne stava “scoprendo” funzioni e plancia
Quali lavori hai fatto?

In altura ho fatto parecchio fondo. Lavori meno adatti alle mie caratteristiche, ma servivano quelli. Ho fatto salite più lunghe. Mentre prima magari le facevo da 15′, adesso lavoravo sui 24′-25′. Meno esplosività. Ma un po’ ho fatto anche quella perché nel momento in cui vai in fuga e magari c’è una tappa con l’arrivo su uno strappo, te la devi giocare. L’anno prossimo vorrei specializzarmi su questo tipo di terreni.

Parlando di tappe ce n’è qualcuna che pensi possa essere adatta a te? Che ti piace?

Quella di Napoli mi piace. Secondo me lì arriva la fuga e sarebbe bello esserci. Poi però non è facile. Magari quello è il giorno in cui il direttore ti dice: «Tu oggi stai tranquillo, provi domani». Ti ci devi anche un po’ trovare: sperare che il giorno in cui tocca a te, le gambe siano buone e che la tappa sia quella giusta. Lo scorso anno per esempio al Giro under 23 mi sono ritrovato in fuga nella tappa del Fauniera. Sapevo che non era adatta a me, ma a quel punto ci ho provato lo stesso.

Il Giro Under 23 è la corsa a tappe più lunga che hai fatto?

Sì e a fine Giro mi sono sentito bene. Ne parlavo coi compagni proprio in questi giorni e gli dicevo che avevo questa speranza. E cioè che più passavano le tappe e più la condizione migliorava. Speriamo sia così anche coi grandi! Anche perché io non devo far classifica e in qualche occasione potrò fare gruppetto e risparmiare qualche energia.

In Germania il corridore della Green Project ha mostrato grande grinta, senso tattico e una buona gamba
In Germania il corridore della Green Project ha mostrato grande grinta, senso tattico e una buona gamba
Sei un millennial, cosa sai del Giro d’Italia?

Della storia qualcosa so, tipo qualche vincitore. Ma all’interno del gruppo non ho idea proprio. Ricordo che andammo a vedere una tappa a Civitavecchia. Feci la foto con con Bettini, in maglia di campione del mondo, e con Cassani.

Parlando della gara di ieri hai ragionato con lucidità. Tempo fa Roberto Reverberi ci ha detto che Marcellusi è uno sveglio, uno agonisticamente cattivo. E’ così?

Quello della grinta è l’unico pregio che mi sono sempre dato. E’ vero, in gara riesco a capire il momento buono. Lo azzecco. Poi bisogna avere la gamba e quella non c’è sempre… Anche a Francoforte sapevo che avrei rischiato. Sapevo che se il gruppo si fosse messo subito a tirare, sarebbe stata un’azione suicida. A volte serve fortuna, ma bisogna anche rischiare. Però è vero: quel momento l’ho valutato bene prima di scattare. Anche da junior o esordiente facevo così. Magari sbagliavo tattica, ne ero consapevole, ma a me piace attaccare. Nelle categorie giovanili puoi farlo. Non hai degli obblighi nei confronti della squadra.

E tutto questo s’impara da piccoli?

Non proprio, secondo me è qualcosa che hai dentro oppure no.

E riguardo alla grinta invece? C’è una gara, anche da ragazzino, che ti ricordi per la grinta?

La Firenze-Empoli – replica secco Marcellusi – io avevo 19 anni. Sull’ultimo strappo eravamo in quattro: Bagioli, Battistella e Covi. In cima mi staccano e perdo 5”. Al Gpm non mollo mezzo centimetro: metto subito il 53 e continuo a pedalare a tutta. Rientro subito e in volata vinco. Io un mal di gambe così non l’ho più provato. Quella è stata la gara in cui ho avuto più grinta in assoluto.

Tejay in ammiraglia per tentare il colpaccio con la EF

02.05.2023
6 min
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BRUNICO – Il preannunciato dualismo Evenepoel-Roglic che dovrebbe attirare l’attenzione maggiore al Giro d’Italia potrebbe essere spezzato da tanti altri contendenti. Leggendo la lista dei partenti, non mancano le formazioni che possono inserirsi nella lotta al podio finale. Fra queste c’è la EF Education-EasyPost che con i suoi uomini ha tutte le credenziali per sparigliare le carte in tavola.

Sull’ammiraglia rosa del team statunitense ci sarà Tejay Van Garderen (in coppia con Matti Breschel), uno che di gare a tappe se ne intende. Il 35enne nativo di Tacoma, comune dello Stato di Washington, è diventato diesse della squadra con cui ha chiuso la carriera e con la quale vuole provare ad arrivare dove non è riuscito lui. Al recente Tour of the Alps lo abbiamo incrociato ogni giorno, scambiandoci più di una chiacchiera. Ne è saltato fuori un quadro generale sulla sua nuova vita e sull’imminente Giro.

Van Garderen sta lavorando a stretto contatto con Carthy e spera possa fare una grande carriera
Van Garderen sta lavorando a stretto contatto con Carthy e spera possa fare una grande carriera

Avvicinamento al Giro

La stagione della EF Education-EasyPost si può già ritenere molto buona. Dieci vittorie (aperte da Bettiol in Australia) ottenute con sette atleti diversi, senza contare i quattro titoli nazionali tra Sudamerica e Sud Africa vinti con altrettanti corridori. L’ultimo appuntamento prima del Giro è stato proprio il “TotA”.

«Il nostro Tour of the Alps – racconta Van Garderen – è andato alla grande. La Ineos-Grenadiers è stata super forte, ma ognuno dei nostri ragazzi ha provato a mettere in piedi una bella sfida con loro e con le altre squadre. Abbiamo chiuso la generale con il secondo posto di Carthy ed il quarto di Cepeda. Poi all’ultima tappa abbiamo messo la ciliegina sulla torta con la vittoria di Carr e la seconda piazza di Steinhauser. Quindi non abbiamo molto di cui lamentarci. Al Giro sappiamo che sarà tutto diverso, ma abbiamo finito con diverse indicazioni interessanti».

Rigoberto Uran sarà l’altra punta per la generale al Giro, dove ha ottenuto due podi e due vittorie di tappa (foto EF Education/Getty)
Rigoberto Uran sarà l’altra punta per la generale al Giro, dove ha ottenuto due podi e due vittorie di tappa (foto EF Education/Getty)

Obiettivo rosa

Storicamente la EF ha sempre sfoggiato livree ad hoc e molto originali per i grandi Giri. Anche se non c’è alcuna ufficialità, facile attendersi qualche cambiamento cromatico sui due blocchi di tonalità rosa che caratterizzano la loro maglia di gara durante l’annata. Ovviamente Van Garderen e soci si augurano che il rosa possa essere il colore da indossare il 28 maggio a Roma.

«Al Giro – spiega Tejay in modo molto semplice – avremo obiettivi multipli anche se quello principale sarà la classifica generale. La cureranno Carthy e Uran, che partono come capitani mentre un cacciatore di tappe sarà senz’altro Cort Nielsen. Dobbiamo ancora sciogliere qualche riserva per la nostra formazione. Di sicuro c’è che avremo più di una direttiva e più di una pressione da parte del diesse numero uno (Charlie Wegelius è il responsabile del reparto, ndr). Studieremo diverse tattiche di gara in base agli uomini che porteremo e giorno dopo giorno. Ci saranno sicuramente corridori che dovranno lavorare per le nostre punte. Siamo fiduciosi perché tutto è possibile».

Erede in corsa

Se Uran, pur avendo perso lo smalto dei giorni migliori, rappresenta un “usato sicuro” grazie ai podi ottenuti anni fa a Giro e Tour, Carthy può considerarsi ancora un atleta da scoprire nonostante abbia già 28 anni. Il magro “lungagnone” britannico vorrebbe ripetere il terzo posto finale della Vuelta 2020 e contemporaneamente migliorare la quasi progressiva escalation di piazzamenti nella top ten al Giro.

«Hugh mi somiglia molto fisicamente – prosegue Van Garderen con un mezzo sorriso sulle labbra – ma non credo possa essere considerato un mio erede. Siamo simili, ma alla fine abbiamo caratteristiche un po’ diverse. Lui è decisamente molto più scalatore di quanto lo fossi io, mentre io andavo più forte a cronometro. Relazionandomi con lui però ho potuto capire come si sente in corsa, come gli piace correre. Spero potremo continuare in questo modo. So che mi renderà super felice e sinceramente spero che possa avere una carriera migliore della mia. Sono contento e orgoglioso di quello che ho fatto, ma ormai appartiene al passato. Il mio obiettivo del presente è rendere più sicure altre persone col mio lavoro e far ottenere loro, come ad esempio a Hugh, più successi possibile».

Hugh Carthy al Giro vuole salire sul podio come alla Vuelta 2020 (foto EF Education/Getty)
Hugh Carthy al Giro vuole salire sul podio come alla Vuelta 2020 (foto EF Education/Getty)

Vita da diesse

Fa un certo effetto vedere Van Garderen nel ruolo di diesse. Sembra ancora un corridore, tra le fila della EF ha un paio di ragazzi più vecchi di lui e non ce lo immaginiamo mentre rimbrotta severamente i suoi a fine gara. Ma è solo una questione di approcci ad un nuovo impiego.

«Mi piace tanto fare il diesse e mi diverto – continua nella spiegazione l’attuale diesse della EF Education – mi sembra di essere un regista, che deve essere un po’ audace. Sento che è un lavoro in cui posso sia portare la mia esperienza da atleta e sia impararla da chi fa questo mestiere da più tempo di me. Posso aiutare i miei corridori per la loro carriera. Sto insegnando a loro tante cose. Quale può essere la tattica più facile o come gestire la pressione. Oppure ancora a non preoccuparsi di quello che fanno o dicono gli altri. Devono concentrarsi su se stessi. Tutte cose che ho imparato dalla mia carriera. Chissà cosa avrei potuto fare diversamente se avessi avuto più saggezza o esperienza. Questo è importante da far capire ai corridori di oggi».

La gioia di Ortisei

Le frazioni del Tour of the Alps suscitano ricordi al Van Garderen corridore. Lui ha disputato solo due volte il Giro d’Italia perché era più adatto ai disegni del Tour de France (nove partecipazioni e due quinti posti finali) ma il successo più bello lo ha conquistato da noi. E’ il 25 maggio del 2017, Van Garderen si scalda sui rulli di nascosto dagli occhi indiscreti dietro al bus dell’allora BMC perché vuole andare in fuga già al pronti-via. Ha le ultime possibilità per dare un cenno di presenza a quella edizione del Giro.

«Amo assolutamente questa zona in cui ho vinto – conclude Tejay mentre con lo sguardo sembra indicare tutte le montagne attorno – pensate che quando ho finito la mia carriera ho fatto due camps proprio in cima a Passo Gardena. Amo le Dolomiti. Quel giorno di sei anni fa ho conquistato una tappa bellissima con Pordoi, Falzarego, Valparola e Gardena. Non avevo una grande condizione in quel periodo. Avevo sofferto tanto in tutte le tappe ma ero riuscito a finire con una buona forma, trasformando quella tappa in un giorno speciale. Da allora questi posti hanno un posto speciale nel mio cuore».

Un Fortunato in crescita, in marcia dalle Asturie sull’Italia

30.04.2023
5 min
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Il tono di voce non è più quello del ragazzino felice per aver pescato il jolly. Lorenzo Fortunato ha terminato le premiazioni alla Vuelta Asturias e ora sta facendo rotta verso l’albergo. Stasera cenerà con la squadra e poi tornerà a casa.

Mancano sei giorni al Giro d’Italia. Anche nel 2021, il bolognese passò da qui e arrivò tredicesimo, per poi vincere sullo Zoncolan. Questa volta se ne va con una vittoria di tappa e la classifica finale nello zaino e lo stesso avvicinamento alla corsa rosa cambia di sapore. Non è tanto per la vittoria, fa capire Lorenzo, quando semmai per la consapevolezza che il buon lavoro svolto finora sta dando buoni frutti.

«Sono contento – ammette quando gli chiediamo se si senta finalmente più leggero – ma vi dico che prima non mi sentivo così pesante. Vincere è stato un’ottima cosa per me e per la Eolo-Kometa, perché mi dà fiducia. Conferma il fatto che si è lavorato bene. Al Tour of the Alps ci eravamo mossi nel modo giusto. Prima o poi torna tutto ed è da tutto l’anno che stavano facendo bene».

Il duello tra Fortunato ed Einer Rubio ha animato la Vuelta Asturias
Il duello tra Fortunato ed Einer Rubio ha animato la Vuelta Asturias

Vittoria e prudenza

Ieri è ventuta la vittoria di tappa a Cangas del Narcea, con la lucidità di chi vuole alzare le braccia, ma non vuole rischiare un solo grammo più del necessario, per non compromettere il Giro. Sull’Alto de Acebo, Fortunato ha sferrato il primo attacco, prima con Einer Rubio e poi restando da solo. Il margine di 45 secondi era tranquillizzante, ma c’era ancora da fare la discesa verso l’arrivo, con tutte le possibili insidie del caso e in testa la maledetta serie di cadute dello scorso anno. Poco importa perciò che al traguardo i 45 secondi siano diventati 30. Sono bastati per alzare le braccia al cielo e ritrovare la vittoria che mancava dal 16 giugno 2021, quando si prese il Monte Grappa e la classifica finale della Adriatica Ionica Race.

«Sono molto contento – ha detto ieri – sull’ultima salita ho cercato di andare a tavoletta per lasciarmi tutti alle spalle e non dover rischiare in discesa, visto che il Giro è alle porte e voglio fare bene lì. E’ stato incredibile riuscire ad andare da solo e vincere. Ora è il momento di difendere il primato in classifica generale, ma sono molto tranquillo perché tutti i miei compagni e la squadra hanno dimostrato di essere molto forti».

Ieri a Cangas del Narcea, la vittoria di Fortunato e la maglia di leader
Ieri a Cangas del Narcea, la vittoria di Fortunatoe la maglia di leader

Tour of the Alps e Teide

Oggi si è trattato di controllare Einer Rubio per impedirgli di essere troppo minaccioso, con quel sottile piano di vincere la tappa con Vincenzo Albanese, invece anticipato a Oviedo da Pelayo Sanchez della Burgos BH.

«Sono stati tre giorni importanti – prosegue Albanese – e ora in testa abbiamo il Giro. La squadra ha girato bene, abbiamo tirato tutto il giorno. Abbiamo tenuto la fuga vicina, ma purtroppo alla fine siano stati anticipati (Albanese è arrivato secondo a 17”, ndr). Arrivo a Pescara con due vittorie, una tappa e la generale, ma per fare il bilancio di questa primavera aspetterò fine maggio. La differenza di avvicinamento rispetto allo scorso anno è il fatto che quest’anno sono passato attraverso il Tour of the Alps e un blocco di altura in più sul Teide. Sono arrivato a queste corse un po’ più leggero dello scorso anno e questo mi ha facilitato in salita. In tutti gli sport, il livello si è alzato, perciò bisogna cercare di migliorare ogni anno. Non bisogna sentirsi mai arrivati. Io ho cercato di migliorare, sapevo di poterlo fare in alcune cose e l’ho fatto. Ma adesso penserò già a cosa poter migliorare ancora per il futuro».

Einer Rubio sarà al Giro. Il secondo posto finale dà valore alla vittoria di tappa al UAE Tour
Einer Rubio sarà al Giro. Il secondo posto finale dà valore alla vittoria di tappa al UAE Tour

Si punta alle tappe

Quello che forse ci si aspettava, come detto all’inizio, è che la vittoria fosse un momento di sblocco. Invece Fortunato da questo punto di vista resta in equilibrio, senza lasciarsi andare a grossi slanci.

«Lo scorso anno – dice – non è stato difficile come magari si sarebbe potuto pensare da fuori. Vi dico la verità: io sono sempre migliorato. Dal 2021 al 2022 ho fatto un saltino e poi ne ho fatto un altro quest’anno. Magari per la stampa non è stato così. Per me il 2022 è stato un anno buio per le cadute e non per i risultati. Per quelli sono sempre rimasto sereno, perché sapevo che stavo lavorando bene. E con lo stesso spirito vado al Giro. Proverò a partire più tranquillo, dato che saranno decisive la seconda e la terza settimana. Non guardo la classifica, ma guarderò le tappe. Se poi il piazzamento verrà di conseguenza, tanto meglio. Il primo anno ho vinto una tappa e sono arrivato 16°. L’anno scorso guardavo alla classifica e sono arrivato 15°, perciò voglio correre tranquillo. Guarderò le tappe e se nell’ultima settimana sarò lì davanti, allora la imposterò in modo diverso».

Nella tappa finale di Oviedo, Vincenzo Albanese ha colto il secondo posto: il 4° del 2023
Nella tappa finale di Oviedo, Vincenzo Albanese ha colto il secondo posto: il 4° del 2023

Recupero e relax

Da qui alla partenza del Giro, ci sarà da recuperare. Stasera cena con i compagni, poi se ne starà tranquillo con Veronica. Ceneranno a casa, perché di cene al ristorante ne ha fatte e ne farà sin troppe. Le prime tappe a suo dire permettono di ambientarsi in modo graduale.

«Dopo la crono – spiega – ci sono due giornate intermedie, per cui magari quando arriviamo a Pescara facciamo un bell’allenamento con la squadra, ma per muovere le gambe. Ho corso e fatto altura sul Teide, devo solo recuperare. Saremo in Abruzzo da mercoledì e sabato finalmente si parte…».

Ultime sgambate prima del Giro. Un giorno a casa Covili

30.04.2023
8 min
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S. ANTONIO DI PAVULLO – Gli incontri a casa dei corridori sono sempre un’occasione per scoprire le curiosità delle loro zone di allenamento. Perché il ciclista nasce per pedalare ma cresce diventando un esploratore. L’altopiano modenese di Pavullo nel Frignano è il territorio di Luca Covili, che possiamo anche considerarlo guida turistica di un’area ben più vasta. Quando non è in ritiro, lui sa che strade andare a cercare attorno a sé per preparare gli appuntamenti più importanti.

Fra meno di una settimana parte il Giro d’Italia e noi facciamo una visita a domicilio del 26enne della Green Project Bardiani CSF Faizanè. Quest’anno lui punta a curare un po’ di più la classifica, o quanto meno migliorare quella dello scorso anno. Ci incontriamo nel giorno in cui lui deve uscire con la bici da crono per alcuni lavori specifici. Ci condividiamo la posizione in tempo reale e intercettiamo Covili a pochi chilometri da casa su un tratto di strada celebre per un altro sport. Sta facendo ripetute sui falsopiani di Coscogno dove c’è uno degli undici impianti provinciali riconosciuti dalla federazione del lancio del ruzzolone. Modena è la capitale di questo antico gioco (che tutti in realtà conosciamo se ci riflettiamo bene) e quassù si sono svolti più volte i campionati nazionali con una partecipazione piuttosto sentita.

Compagno di allenamento

La giornata è calda, c’è bel tempo ma non il cielo non è nitido. Un vero peccato perché dalla porta di casa Covili si sarebbe visto ancora meglio il Cimone. Assieme a Luca c’è anche Stefano Masoni, classe 2002 della Technipes #inEmiliaRomagna, anche lui di Pavullo. Compatibilmente ai loro impegni, si trovano spesso per allenarsi pur rispettando le proprie tabelle di lavoro. Stefano, ormai alla fine del suo allenamento, abita vicino allo scalatore della Green Project e lo scorta fino davanti alla sua abitazione.

«Quest’anno ci stiamo allenando di più insieme – spiega Masoni – e ho notato fin da subito la crescita di Luca in tanti particolari. Anzi, spinge forte e in salita lo lascio andare anche perché per fortuna mia ho lavori diversi dai suoi da fare (sorride, ndr). Si è impegnato tanto in vista del Giro. Forse il suo punto debole resta la crono ma ha lavorato sodo anche sulla specialità e in quella finale della Coppi e Bartali non è andato così male. Luca quando ha la gamba può andare bene dappertutto».

Al Tour of the Alps, Covili ha centrato la fuga all’ultima tappa chiudendo sesto e traendo buone indicazioni
Luca prendiamo spunto dalla crono. Come hai curato questo esercizio?

Sto usando tanto la bici da crono e mi sono accorto immediatamente dei miglioramenti. Più la uso e meno mi fanno male quei muscoli che, vista la posizione più schiacciata, solitamente mi davano fastidio. Mi alleno sempre nella piana in cui eravamo prima. Alla fine qui ci sono posti in cui poter sviluppare certi lavori. Faccio sedute da un’ora e mezza e ogni tanto cambio bici finendo con un po’ di dietro motore. Adesso mi sento a mio agio su quel tipo di bici, anche dal punto di vista mentale cercando di restare sempre concentrato

Al Giro ci saranno tre prove contro il tempo, di cui l’ultima in salita più adatta a te. Ti spaventano?

Con la squadra partiremo il 3 maggio e nei giorni successivi faremo la ricognizione della crono inaugurale di Fossacesia Marina. Sono quasi 20 chilometri di pista ciclabile da fare a tutta su un tracciato molto veloce e ondulato nel finale. Avrò subito qualche indicazione su di me. Quella di Cesena sarà altrettanto veloce ma per specialisti. Saranno 35 chilometri e solo nel 2019 alla Riccione-San Marino avevo fatto una distanza simile, pagando tanto. Spero che quest’anno vada meglio (sorride, ndr) limitando di più i danni. Infine quella del Lussari, malgrado sia di poco più di 18 chilometri, durerà più di quella di Cesena. Sarà un altro tipo di sforzo e, sebbene sia molto dura, è forse quella che mi preoccupa di meno. In questi anni sono cresciuto. Solitamente io più vado avanti e meglio sto, perdendo poco in performance. Però si sarà sempre a fine Giro e si sa che bisognerà vedere quante energie uno avrà consumato, anche a livello mentale. Ci penseremo il giorno prima.

Nel 2022 hai chiuso 24° nella generale, quarto italiano, quinto nei giovani. Quest’anno punterai di più alla classifica?

Rispetto ad un anno fa mi basterebbe non prendere una crisi nera da 20 minuti come nella tappa dell’Etna al quarto giorno. Avevo pagato le frazioni in Ungheria, il trasferimento e la ripartenza a gas aperto. La mia intenzione sarebbe quella di perdere il meno possibile in ogni tappa, quanto meno all’inizio. Già nelle prime tappe ci sono arrivi in salita come a Lago Laceno e Campo Imperatore e l’idea è quella di cercare di restare con i migliori. Dovrò essere bravo a non voler strafare perché poi rischi di non averne più dopo. Mi metterò alla prova in qualcosa che ho iniziato a fare da poco. Ovvio che se perderò del tempo dovrò iniziare a recuperarlo.

Andando in fuga, giusto?

Esatto. Una cosa simile, con le dovute proporzioni, l’ho fatto al Tour of the Alps. All’ultima frazione ho cercato di anticipare i tempi con un gruppetto e alla fine sono riuscito a chiudere sesto a Brunico. Al Giro la volontà è di curare la generale ma vedremo dopo la famosa crono di Cesena cosa fare. Non voglio snaturare troppo il mio modo di correre. Se ci sarà l’occasione di andare in una fuga giusta, di quelle in cui ti giochi qualcosa, non me la lascerò scappare. Ad oggi questo tipo di tattica la lascerei per la seconda parte del Giro. Vedremo giorno per giorno.

L’avvicinamento al Giro com’è andato?

Intanto ho fatto l’ultima distanza con buone sensazioni. E’ andato tutto in crescendo, già dalla Coppi e Bartali in poi. Al Tour of the Alps guadagnavo sempre qualcosina ogni giorno in condizione nonostante fossi stato in altura al Teide fino ad una settimana prima. Infatti i primi giorni ero un po’ ingolfato però credo che al Giro dovrei stare abbastanza bene. Questo sarà il mio quarto Giro anche se lo considero il terzo perché quello del 2020 è durato solo un giorno. Mi sento molto maturato rispetto a quattro-cinque anni fa ed anche dal punto di vista della pressione sono riuscito a gestire tutto bene. Non mi sono creato aspettative ed anche l’eventuale cattivo risultato lo contestualizzerei alla fine. Ho sicuramente molti più stimoli che paure. Il Giro è sempre il Giro e ti dà sempre motivazioni forti.

Meglio vincere una tappa o fare un’ottima classifica? Qual è il vero obiettivo di Luca Covili nei giorni di maggio?

Nemmeno da chiedere. La tappa tutta la vita. Non la baratterei mai (risponde ridendo, ndr). Battute a parte, sono entrambi obiettivi legati fra loro ma che, come dicevo prima, valuteremo col passare del tempo. Sappiamo che nelle ultime tappe mosse o di montagna si aprono un po’ di più gli spazi per gli attaccanti. Ne ho parlato con la squadra, mi sento pronto a giocarmi le mie carte e perché no, provare a conquistare una tappa.

Covili è uno scalatore che predilige le salite lunghe. Sta migliorando la sua esplosività su quelle corte
Covili è uno scalatore che predilige le salite lunghe. Sta migliorando la sua esplosività su quelle corte
Nei giovani si parla tanto di ossessioni da risultati. Tra junior e U23 ti sei fatto tanta gavetta vincendo poco anche se non ti sono mancate le soddisfazioni. Che effetto ti fa adesso considerato una delle punte della tua squadra al Giro?

Sicuramente mi muovo meglio in gruppo in generale e so di essere tra i più esperti della Green Project. In realtà però non ci penso tanto perché non mi sento arrivato. Io stesso devo e voglio migliorare ancora perché l’ambizione è quella di arrivare nel WorldTour. Non credo ci sia un insegnamento giusto, posso solo dire però che bisogna continuare a lavorare sodo anche se non sei un fenomeno. So che ci sono momenti in cui ci si demoralizza perché le cose non vanno mai per il verso giusto magari a causa di una caduta o altro. E tuttavia non si deve mollare. Ognuno deve farlo col proprio metodo. Quando le cose mi andavano male, io mi allenavo ancor più costantemente. Lo sto facendo ancora adesso per altri obiettivi.

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30.04.2023
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Rivivere a distanza di vent’anni quel che successe al Giro d’Italia del 2003 ha un che di romantico. E’ come un bel romanzo che si dipana capitolo dopo capitolo fino a svelare solamente alla fine il suo epilogo, incerto fino alla conclusione. Fu una bella edizione, quella, con protagonisti di primissimo piano e il fatto che fossero pressoché tutti italiani dà al tutto un pizzico di malinconia.

Uno di quei protagonisti al Giro c’è ancora, ma in altra veste. Stefano Garzelli, colonna della Rai, viene da giorni intensi, dopo aver fatto la spola fra il Belgio per seguire le classiche e le ricognizioni per le varie tappe della corsa rosa. Ripensare a quell’esperienza così lontana nel tempo, pietra miliare della sua giovinezza prima ancora che della sua carriera, riaccende antiche emozioni e lo allontana dalle frenesie quotidiane.

«E’ vero, ripensandoci è come un romanzo – afferma il varesino – ed è normale che viva i ricordi con un po’ di nostalgia perché fu un’edizione piena di significati, molti anche acquisiti dopo, ripensandoci perché fu l’ultima edizione con al via Marco Pantani».

Pantani e Garzelli sulle dure rampe dello Zoncolan. La gente è in visibilio…
Pantani e Garzelli sulle dure rampe dello Zoncolan. La gente è in visibilio…
Di primo acchito qual è l’immagine che ti viene subito in mente?

Se chiudo gli occhi è come se mi vedessi da fuori, mentre salgo sulle rampe dello Zoncolan insieme a Marco. Era la prima volta che si affrontava la dura salita friulana, erano rampe molto dure. Io e Marco affiancati, quelle due “teste smerigliate” sotto il cielo, uno di fianco all’altro, con la gente che ci incitava. Poi quella tappa la vinse Simoni, ma il primo ricordo che mi viene è proprio legato a quest’immagine. La più bella, la più indelebile nella memoria.

Che Giro fu?

Davvero molto bello e lo dico senza averlo vinto. Sulle prime ci rimani male, è logico che sia così, ma a distanza di tanto tempo credo sia stata una bella pagina di sport, tre settimane molto intense che disegnarono un’edizione rimasta nella storia, godibile dalla prima all’ultima tappa proprio come un romanzo, la definizione è esatta.

Prima tappa a Lecce, Petacchi batte Cipollini. Alla fine vincerà 6 tappe, 2 invece per l’iridato
Prima tappa a Lecce, Petacchi batte Cipollini. Alla fine vincerà 6 tappe, 2 invece per l’iridato
Anche tu hai subito citato Marco. Quella fu la sua ultima edizione prima della tragedia di Cesenatico. Che Pantani era quello contro cui ti confrontavi?

E’ stato probabilmente l’ultimo momento di spicco della sua carriera. Partì che non era ancora al massimo, ma trovò la condizione strada facendo e a tratti sembrava tornato quello di un tempo. Diede vita a prestazioni di alto livello, ma non aveva ancora la costanza di prima. In certi momenti però, quando scattava sui pedali era un’emozione vederlo anche per chi come me era in lotta con lui.

Non eravate più in squadra insieme…

No, eravamo avversari, ma questo non influiva sul nostro rapporto. Parlavamo tutti i giorni, in corsa e fuori, ci si incrociava al mattino prima del via. Si vedeva che finalmente era tranquillo e voleva essere competitivo. Aveva ancora la voglia di faticare per tornare il campione che era.

Pantani affranto dopo la caduta di Sampeyre. Eppure quello fu un Giro positivo per il Pirata, alla fine 14°
Pantani affranto dopo la caduta di Sampeyre. Eppure quello fu un Giro positivo per il Pirata, alla fine 14°
La prima settimana fu dedicata prevalentemente alle volate…

Sì, ma ci fu spazio anche per i capitani che puntavano alla classifica. Io mi aggiudicai la terza frazione, quella di Terme Luigiane dove si arrivò con un gruppo ampio, ma non era uno sprint per velocisti. Anticipai la volata e vinsi su Casagrande e Petacchi che conservò la maglia rosa. Io salii al secondo posto a 17” e cominciai a fare un pensierino al simbolo del primato.

Quattro giorni dopo un’altra vittoria, al Terminillo.

Di ben altra pasta, quella fu una giornata durissima, con distacchi enormi. A 5 chilometri dal traguardo eravamo rimasti in 4: io, Simoni, Noè e Tonkov. Si vedeva però che io e Simoni eravamo superiori, lui dava strattonate forti ma io tenevo. Mi affiancavo a lui e lo guardavo, per fargli capire che non mi faceva male. Poi in volata la spuntai e mi presi la maglia, gli altri presero belle botte (Casagrande oltre 2 minuti e mezzo, Pantani un altro in aggiunta, ndr).

L’acuto del Terminillo, il secondo al Giro 2003 valse a Garzelli la conquista della maglia rosa
L’acuto del Terminillo, il secondo al Giro 2003 valse a Garzelli la conquista della maglia rosa
Che cosa successe dopo?

A Faenza, Simoni si prese la maglia per soli 2” nella tappa vinta dal norvegese Arvesen. Sullo Zoncolan il campione trentino era rimasto staccato dopo la mia azione con Pantani, ma si riprese e conquistò altri 34”, ampliando poi il vantaggio nella frazione dell’Alpe di Pampeago, vinta ancora da lui, e nella cronometro di Bolzano. Era però ancora tutto da giocare, fino alla tappa di Chianale.

Quella della grande caduta…

Già, uno dei momenti più duri della mia carriera. Discesa, Simoni è davanti. La giornata è terribile: pioggia, grandine, asfalto che dire scivoloso è poco. Fa talmente freddo che la sensibilità alle mani è quasi nulla. Ma devo recuperare, quindi affronto la discesa del Sampeyre a tutta. Solo che prendo una curva a sinistra troppo forte, le ruote non tengono e volo via. Attaccato a me c’è Pantani e anche lui fa un bel ruzzolone. Siamo messi male, ci rialziamo dopo tempo e finiamo a 7 minuti. Il Giro in pratica finisce lì.

La terribile discesa del Sampeyre, con ghiaccio sulla strada. In 34 finirono fuori tempo massimo
La terribile discesa del Sampeyre, con ghiaccio sulla strada. In 34 finirono fuori tempo massimo
Rimpianti?

A dir la verità no, dovevo provarci. Le cadute fanno parte del ciclismo, anche quelle ne diventano la storia. Mi arrabbiai, tanto. Ma ora riguardo a quei momenti con uno stato d’animo diverso, per certi versi anche romantico.

Ci sono punti in comune tra quel Giro e quello che sta per partire?

Fare paragoni fra gare distanziate di vent’anni è troppo difficile. Il ciclismo è cambiato molto più di quanto dica il tempo, sono due epoche completamente diverse. Potrei dire che anche quel Giro nasceva sotto il marchio della sfida a due fra Simoni e me come effettivamente fu e come dovrebbe essere il prossimo incentrato sul confronto Evenepoel-Roglic. Ma le differenze sono enormi.

Simoni con Garzelli, i due favoriti della vigilia onorarono il pronostico finendo ai primi due posti
Simoni con Garzelli, i due favoriti della vigilia onorarono il pronostico finendo ai primi due posti
Tu hai lavorato alle ricognizioni delle tappe. Da quel punto di vista, come disegno generale, trovi affinità?

Il Giro è diverso ogni anno. Ci sono edizioni più dure ed edizioni meno, anni con salite storiche e anni con nuove ascese. Quest’anno ad esempio tornano le Tre Cime di Lavaredo e il Bondone che non è stato affrontato molto spesso. Quell’anno ci fu il Terminillo e stavolta si sale a Campo Imperatore. Ogni anno si cambia, ogni anno lo spettacolo si rinnova.

E l’atmosfera vissuta è diversa da quella di allora?

Quando la vivi da corridore ha un sapore diverso, sei parte di un grande show. Ora con il lavoro che faccio non riesco a godermi tanto quel che succede intorno, ho troppi pensieri a cui far fronte, ma non nascondo che quando sono all’arrivo, vedo la gente, la carovana che arriva qualcosa alla gola mi prende. E quando guardo la luce negli occhi di chi vince e di chi indossa la maglia rosa, mi accorgo che quella luce è la stessa di allora e di sempre.

Lavori forzati sull’Etna. La rincorsa di Pozzovivo

30.04.2023
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Il messaggio di Pozzovivo arriva dopo un paio di giorni che cerchiamo di parlare con lui. «Sono stati due giorni logisticamente complicati – c’è scritto – in giro per bike fitting e test in galleria del vento facendo sempre base sull’Etna».

Mancano sei giorni all’inizio del Giro d’Italia. Domenico è entrato nella stagione il 21 marzo alla Settimana Coppi e Bartali, dovendo fare in corso d’opera tutte quelle operazioni cui normalmente si dedica l’inverno. La fine del rapporto con la Intermarché non lo ha lasciato indifferente, ma da grande professionista quale è sempre stato, si è rimboccato le maniche e ha provato a conciliare l’allenamento, le corse e la ricerca della posizione migliore.

«Ma devo ammettere – spiega –  che al Tour of the Alps non ho avuto purtroppo grandi sensazioni. Perciò ho cercato di prendere qualche contromisura, vediamo se riparto come vorrei. Ci poteva stare che non andassi come speravo, non avevo grandi riferimenti, dato che fino a poco prima ero stato in altura. Di solito, mi bastava scendere e stavo bene. Invece questa volta non c’è stato il cambiamento che immaginavo. Mi staccavo da 12 corridori…».

Due giorni fa Pozzovivo è volato a Gorizia per dei test in galleria del vento
Due giorni fa Pozzovivo è volato a Gorizia per dei test in galleria del vento
Perché cercare ancora la posizione a così poco dall’inizio del Giro?

Ho voluto rimetterci mano dopo la Coppi e Bartali, per tornare alla posizione precedente. Sicuramente ho sbagliato qualcosa e così sono tornato un po’ indietro sulle scelte. Fa parte del ciclismo di adesso. Se non provi ad andare al limite, non riesci a stare al passo. Come pure nell’allenamento, ormai rischi sempre di andare in overtraining. Devi arrivare veramente al limite, mentre una volta ti accontentavi di valori che erano sufficienti per essere a un certo livello.

Perché la galleria del vento?

Quella per la posizione a cronometro. Non avevo ancora fatto nulla, avevo presa la bici in mano alla Coppi e Bartali e mi serviva una base di lavoro. Siamo stati a Gorizia e mi è piaciuto il lavoro che abbiamo fatto. L’unica cosa complicata è stata la logistica, un po’ troppo tirata. Se ci fosse stato un incidente sulla Venezia-Trieste, saltava tutto. E nel mezzo, per non farci mancare nulla e perdere altri 15 minuti, ho avuto un controllo antidoping, lassù in galleria. Poi ho fatto l’ultima corsa del giorno fino all’aeroporto con la bici da crono…

In effetti quest’anno sei arrivato un po’ troppo lungo col contratto…

Infatti da febbraio in poi la mia testa era occupata dalle preoccupazioni. Purtroppo non sono uno che riesce a spegnere il cervello, quindi comunque lavoravo e pensavo a tutte le difficoltà, i mal di gambe e i mal di schiena che mi sarebbero venuti a cambiare bici.

Aveva già corso sulla Factor. Dice di trovarsi meglio con le ruote da 45
Aveva già corso sulla Factor. Dice di trovarsi meglio con le ruote da 45
Come ti trovi con la bici nuova?

La guido abbastanza bene, dipende dalle ruote. Stranamente vado meglio col profilo alto che con quelle medie. Meglio le 45 delle 30. Per il resto è una bella bici. Con la Factor avevo già corso nel 2017 alla Ag2R e posso dire che è un’altra bici rispetto ad allora.

Lo scorso anno rimanesti senza squadra perché la Qhubeka chiuse, che cosa hai provato quando la Intermarché non ti ha confermato?

Ci sono rimasto piuttosto male, perché penso che avevo raggiunto quel che avevo promesso e forse anche di più. Mi aspettavo un trattamento diverso, ma non mi servono queste motivazioni per essere più cattivo in corsa. La motivazione ce l’ho dentro, non ho bisogno di cercarla fuori.

Lo scorso anno a fine Giro parlammo della voglia di fare finalmente il Giro perfetto…

Ma quest’anno credo che lo escludiamo a priori. Credo che la condizione giusta arriverà semmai per il Lombardia (ride con una punta di malinconia, ndr). E ci sarà da capire il programma che farò dopo il Giro. Non faremo la Vuelta, per cui bisognerà capire.

Lo scorso anno Pozzovivo ha chiuso il Giro in 8ª posizione. Qui in azione sul Passo Fedaia, penultima tappa
Lo scorso anno Pozzovivo ha chiuso il Giro in 8ª posizione. Qui in azione sul Passo Fedaia, penultima tappa
Da quello che racconti, a parte i periodi delle corse, hai trascorso il resto del tempo in altura…

Ci sono stato tanto, come gli altri anni. Teide, Etna e Val Senales. Mi è andata anche bene, perché non è detto che trovi le camere chiamando due settimane prima. Invece sono riuscito a gestire bene questo tipo di logistica. A febbraio ero sul Teide, che è stata la carta della disperazione, pensando che magari fosse l’ultima volta. Ero su senza squadra e me la sono vissuta a metà tra turista e corridore, allenandomi e guardando i paesaggi.

Hai avuto momenti di sconforto?

E’ capitato, soprattutto se le cose non andavano. In bici facevo quello che dovevo fare, però è capitato di pensare che questa volta non avrei trovato squadra. Quando hai una certa età, la domanda che ti poni quando sei in difficoltà è chi te lo faccia fare. «Smetti, sei patetico», te lo dici da solo, mentre magari da giovane non lo fai. I momenti difficili ci sono in tutte le stagioni e a tutte l’età, la differenza è l’entusiasmo con cui le affronti. L’incoscienza del giovane è diversa dalla motivazione di uno che ha passato tante battaglie.

Con quale obiettivo parti per il Giro?

Sarebbe duro non dichiarare che voglio fare classifica. Ci devo arrivare con quella mentalità, per avere delle motivazioni più solide. Non è uguale partire all’avventura, tirando a campare.

Finora Pozzovivo ha corso Coppi e Bartali e Tour of the Alps, trascorrendo il resto del tempo in altura
Finora il lucano ha corso Coppi e Bartali e Tour of the Alps, trascorrendo il resto del tempo in altura
Quali risposte cercherai in questa settimana? Che cosa ti manca?

Essere di nuovo brillante, com’ero fino a due settimane fa. Ho corso al Tour of the Alps, la velocità di gambe l’ho fatta in corsa. Sono stati cinque giorni belli tirati, ho recuperato bene e ora serve semmai qualche richiamo. Quello che voglio è vedere attraverso i test che ci finalmente ci sono. Un grande Giro non ti perdona. Una volta si cresceva, si perdeva peso durante la corsa. Adesso con l’arrivo in salita il terzo giorno, devi arrivare subito a posto. Perciò quello che voglio è ritrovare la brillantezza e scacciare i cattivi pensieri. Lavorerò ancora, poi scenderò dall’Etna, farò una tappa nella casa di Cosenza. E poi andremo a vedere da vicino il Giro d’Italia… 

Sette giorni al Giro: la RAI, Fabretti e il ritorno di Cassani

29.04.2023
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Le classiche del Nord hanno infiammato i tifosi sulle strade e fatto crescere gli ascolti televisivi. A una settimana esatta dal Giro, la sensazione di avere un tesoretto di credito da gestire con attenzione è comune in tutti gli operatori dell’informazione. La squadra di RAI Sport, che con il gruppo del Nord ha raggiunto grandi livelli di intensità e approfondimento, si sta preparando per il viaggio lungo le strade italiane. Le dimissioni di Alessandra De Stefano sono arrivate probabilmente quando il grosso del lavoro era stato definito e progettato. Ed è proprio dell’offerta relativa al Giro che parliamo con Alessandro Fabretti, classe 1968, vicedirettore e responsabile per il ciclismo.

La crono di apertura del Giro d’Italia 2023 si correrà quasi totalmente sulla ciclabile Costa dei Trabucchi (foto Chieti Today)
La crono di apertura del Giro d’Italia 2023 si correrà quasi totalmente sulla ciclabile Costa dei Trabucchi (foto Chieti Today)
Che Giro ci attende?

Non rinneghiamo il passato e quanto fatto da Alessandra De Stefano, quella resta la base. Però cerchiamo di dare sempre qualcosa di nuovo. Per quest’anno ad esempio stiamo lavorando per riportare Cassani al Giro. L’idea è di fare con lui il backstage del dopo arrivo durante il Processo alla Tappa. Che cosa ci distingue da altre televisioni?

Che cosa?

Il fatto che noi siamo al Giro e siamo liberi di andare ovunque. Eppure non avevamo mai mostrato cosa succede tra l’arrivo e il podio. L’idea è che Davide Cassani ed Ettore Giovannelli prendano la telecamera e ci mostrino quello che io ho definito il paddock del Giro d’Italia. Come avveniva con Ettore, quando faceva la Formula Uno. Si prendono il microfono e la telecamera e mostrano i corridori che fanno defaticamento o che mangiano. Si spiega cosa mangiano e magari si fa una battuta con loro. Si vedrà magari Vegni e qualche direttore sportivo arrabbiato. Il corridore stanco e quello che si lecca le ferite. Vogliamo dare la sensazione di cosa accade dopo l’arrivo del Giro e non solo quello.

Sulle moto RAI del Giro viaggeranno Giada Borgato e Stefano Rizzato
Sulle moto RAI del Giro viaggeranno Giada Borgato e Stefano Rizzato
Cos’altro?

Intorno alle 14 l’idea è di andare ai pullman e farne aprire qualcuno. Così anche in questo caso mostreremo che cosa succede là sopra mentre si aspetta l’arrivo, perché generalmente nessuno lo sa. Parliamo con l’autista e cerchiamo di entrare sempre più dove le telecamere non sono ancora arrivate. Oltre a questo, punteremo sempre più sulla realtà aumentata, che può piacere oppure no, che non tutti capiscono, ma è il futuro.

Alla Sanremo c’era Giada Borgato sulla moto…

Giada ci sarà anche al Giro, assieme a Stefano Rizzato. Alla Sanremo ha funzionato molto bene. Mentre Stefano ha più il taglio del giornalista e quindi farà la cronaca, racconterà le sensazioni e cercherà di andare in profondità, Giada è più tecnica. Divideremo in questo modo i due ruoli e in ogni fase della corsa interverranno l’una o l’altro in base alle loro competenze.

Le moto ripresa, gli elicotteri e la troupe a terra: il Giro della RAI è un impegno eccezionale
Le moto ripresa, gli elicotteri e la troupe a terra: il Giro della RAI è un impegno eccezionale
Sarete in onda per tutto il giorno?

Dal mattino fino a notte inoltrata o meglio alla mattina successiva, su Rai Sport HD e su Rai Due. Un’ora prima della partenza ci sarà “Aspettando il Giro” con Tommaso Mecarozzi e Stefano Garzelli, quindi sensazioni, umori e tutto il resto. Poi avremo la prima diretta e a seguire “Giro all’arrivo”. Poi “Il Processo alla tappa” fino alle 18. Dalle 20 alle 21 quello che prima si chiamava “Giro Sera”. Infine alle 24 la riproposizione di tutta la tappa.

Per la diretta ci saranno Pancani e Petacchi?

Loro due più Fabio Genovesi, che torna a gran richiesta, perché è un personaggio e una persona di grande cultura (i tre sono insieme nella foto di apertura, ndr). Francesco gestisce molto bene i suoi interventi, sa integrarlo nel modo migliore.

Dovrebbe tornare al Giro anche Cassani, qui a Firenze con Prudhomme e il sindaco Nardella alla presentazione del Tour
Dovrebbe tornare al Giro anche Cassani, qui a Firenze con Prudhomme e il sindaco Nardella alla presentazione del Tour
Gli ascolti salgono grazie a questi grandi campioni?

Lo zoccolo duro rimane costante e diventa durissimo quando c’è un italiano che vince. Le classiche hanno tenuto bene, lo share è salito e siamo molto soddisfatti. Alla Liegi avremmo avuto buoni ascolti anche se non avesse vinto Evenepoel.

Ne avete fatto un buon racconto, onore al merito…

Condivido questa lettura, sono d’accordo. Quel gruppo funziona, ma vorrei riportare dentro anche Andrea De Luca, che merita i suoi spazi (voci di corridoio, lo vedono come commentatore al Tour de France, ndr). La cosa che mi fa molto piacere – questo lo dico come amante del ciclismo – è che facciano sempre un buon ascolto anche le gare più piccole e quelle dei dilettanti. Segno che il pubblico italiano vuole il ciclismo.

Messina, 11 maggio 2022: al Processo alla Tappa di Alessandro Fabretti, Vincenzo Nibali annuncia il ritiro a fine stagione
Messina, 11 maggio 2022: al Processo alla Tappa di Fabretti, Nibali annuncia il ritiro a fine stagione
Il Processo alla tappa resta tuo? Che esperienza è stata lo scorso anno?

Resta mio, confermo. L’anno scorso per certi aspetti non è stato un gran Giro, quindi trovare spunti per processare qualcuno o qualcosa è stato complicato. Non ha mai piovuto, fortunatamente non ci sono state cadute, i primi sono stati i migliori, i peggiori sono stati gli ultimi. Ci sono state fughe a orologeria, nel senso che era palese che le avrebbero riprese negli ultimi 5 chilometri. Nonostante tutto, abbiamo avuto dei bei momenti…

Uno su tutti, l’annuncio del ritiro di Nibali?

Per certi versi, è stata la notizia più forte e per me è stato un momento molto sentito. Siamo entrambi nel ciclismo da tantissimi anni, ormai sono 30, e Vincenzo l’abbiamo visto nascere. Lo abbiamo sempre nominato e mi è sempre piaciuto molto come atleta e come persona. Lo capivo quando si impuntava su alcune cose o prendeva posizione, le ho sempre condivise. Per cui ho vissuto quel momento come un distacco, quasi il taglio del cordone ombelicale.

Alessandra De Stefano si è dimessa il 20 aprile dopo 18 mesi alla direzione di Rai Sport
Alessandra De Stefano si è dimessa il 20 aprile dopo 18 mesi alla direzione di Rai Sport
Come un compagno di viaggio che si ferma…

Per me è stato il filo conduttore di tante trasferte al Giro o al Tour. L’ho sempre tifato, per questo probabilmente quella trasmissione è venuta bene, perché io per primo l’ho sentita molto. Non sono stato un attore che cercava di fare sensazione: quel giorno là sopra c’era emozione vera.

Chi prende la prima maglia rosa?

Ci sarà la grande sfida fra Evenepoel e Ganna. La crono non è semplicissima, ma sarei contento già di avere un grande duello fra il campione del mondo e il cronoman più forte. Quanto agli altri italiani, spero che Ciccone ce la faccia. Il Giro ha un percorso che mi piace e c’è un bel parterre. In questo periodo siamo a tutta per definire i dettagli. Davvero non vedo l’ora che questa settimana voli e che ci ritroviamo tutti in Abruzzo per cominciare.

Barguil come Ciccone: testa al Giro, ma prima il Covid

28.04.2023
4 min
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«Io al Giro d’Italia con una bici italiana: è una grande emozione»: così ha esordito Warren Barguil parlando del suo esordio al Giro d’Italia. Il francese sta preparando, ma forse sarebbe meglio dire stava preparando, con dovizia la corsa rosa. Peccato che, come per Giulio Ciccone, anche per lui si sia messo di mezzo il Covid. 

Il corridore della Arkea-Samsic non dovrebbe mettere a rischio la sua presenza, tuttavia qualche intoppo c’è. Se non altro per i suoi progetti nella prima parte della corsa. Pensiamo magari a frazioni come quella di Lago Laceno che potrebbero essere buone per lui. Si tratta di una salita non durissima che non farà grande selezione e sulla quale i big potrebbero controllarsi. 

Barguil (classe 1991) è alla sua 11ª stagione da pro’. E’ in scadenza di contratto
Barguil (classe 1991) è alla sua 11ª stagione da pro’. E’ in scadenza di contratto

Esordio rosa

«Sono molto felice di venire al Giro – ci aveva detto prima della Liegi e prima che emergesse la bronchite (poi Covid) – e non vedo l’ora che arrivi domani sera. La Liegi sarà la mia ultima gara prima del Giro. Poi testa alla corsa rosa. Inoltre ci verrò con una bici italiana. E’ qualcosa di molto simbolico».

Barguil stava molto bene a suo dire. La gamba era buona. Aveva fatto una discreta primavera di classiche. Già alla Sanremo aveva ricevuto l’appoggio della squadra. Al via da Abbiategrasso, Mozzato e Verre, suoi compagni, ci avevano detto: «Warren è l’unico di noi che può tenere i migliori sul Poggio».

E poi si era ben comportato soprattutto alla Freccia Vallone con un buon decimo posto. «Io sono molto motivato per questo Giro. Sto per iniziare una corsa con un percorso bellissimo». 

Tirreno-Adriatico 2022, a Fermo vince Warren Barguil. Per il francese due tappe al Tour e due alla Vuelta
Tirreno-Adriatico 2022, a Fermo vince Warren Barguil. Per il francese due tappe al Tour e due alla Vuelta

Tutto da scoprire

Ma cosa sa Barguil del Giro? «In gruppo – spiega Barguil – i ragazzi che ci hanno partecipato, mi hanno detto tutti che tra i grandi Giri è il più bello. Lo è per l’ambiente, per i paesaggi, perché è una festa e perché è molto più aperto rispetto a un Tour de France o ad una Vuelta. La corsa è più libera.

«Ho guardato alcune delle salite più importanti e anche qualche tappa. Ci sono trappole ovunque. Ma c’è una frazione che mi stuzzica parecchio. Quella di Bergamo, perché arriva poco distante dalla sede di Bianchi: per me sarà una frazione importante. Ce ne sono anche altre. Ma non le dico tutte…».

E questo suona un po’ come un guanto di sfida. E Barguil, se c’è da attaccare, non è tipo da tirarsi indietro.

Warren ha vinto la maglia a pois nel 2017. Ha disputato 12 grandi Giri e per tre volte è entrato nella top 10
Warren ha vinto la maglia a pois nel 2017. Ha disputato 12 grandi Giri e per tre volte è entrato nella top 10

Chi è Barguil

Ma scopriamolo meglio. Barguil, classe 1991, è un corridore che i francesi per un certo periodo avevano incoronato come colui che avrebbe riportato un grande Giro nella loro Nazione. Warren aveva vinto l’Avenir nel 2012 e aveva ottenuto un ottavo posto nella generale del Tour nel 2014 a soli 23 anni. Poi le cose non sono andate esattamente come le aspettative, ma Barguil resta un corridore di spessore. E allora cosa può fare al Giro?

Lui ha detto che punta a determinate frazioni. Tappe mosse o anche di montagna sono ideali, specie se i favoriti per la generale dovessero guardarsi. Lo specchio preciso di tutto ciò è stata la tappa di Fermo alla Tirreno-Adriatico dello scorso anno. Si è mosso nel momento giusto, i big curavano la generale e Warren ha piazzato la stoccata.

A crono il francese non è un drago, ma se starà bene potrà difendersi
A crono il francese non è un drago, ma se starà bene potrà difendersi

Tappe, Gpm, classifica

Ma c’è un altro obiettivo più che concreto per Barguil e si chiama maglia azzurra: quella che indossa il re della montagna.

Il bretone – Barguil è di Hennebont, sulla costa meridionale della penisola francese – ha già vinto questa classifica. Si portò a casa la maglia a pois al Tour del 2017. Con il livello di oggi, per conquistare questa maglia serve un corridore che abbia tenuta nelle tre settimane e chiaramente vada forte in salita: il suo identikit.

Ma Barguil può anche puntare alla generale. Come detto, ha chiuso un Tour in ottava posizione. E’ vero che da quel piazzamento sono passati nove anni, ma se fosse al meglio una top 10 non sarebbe impossibile per lui. Certo però che letta in questo modo, le tante cronometro potrebbero non favorirlo. Intanto speriamo però che possa recuperare bene e che possa battere gli antibiotici e il Covid.

Dopo la fuga di Liegi, Velasco ha fame di vittorie

27.04.2023
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Quella di domenica scorsa a Liegi potrebbe essere stata la corsa della svolta per Simone Velasco. Se uno guardasse al risultato nudo e crudo potrebbe pensare che stiamo vaneggiando perché nel ciclismo contemporaneo un 19° posto dice poco, ma l’evoluzione della corsa, il tentativo da lontano del bolognese trapiantato all’Isola d’Elba sono indici di una maturità completata da parte del portacolori dell’Astana e nel team ciò non è passato inosservato.

Appena tornato dal Belgio, dopo la più antica delle Monumento che di fatto ha chiuso una primavera lunghissima e densa d’impegni, Velasco torna con piacere a quelle fasi della corsa.

«Avevamo deciso già dalla mattina di provare a entrare in una fuga per mettere il nostro accento sulla Doyenne e io ero deputato a farlo. Quando il tentativo è partito io c’ero e questo già rappresenta qualcosa d’importante, anche se…».

La lunga fuga alla Liegi, con altri 10 corridori nelle prime fasi di gara. Velasco è stato quello che si è piazzato meglio
La lunga fuga alla Liegi, con altri 10 corridori nelle prime fasi di gara. Velasco è stato quello che si è piazzato meglio
Anche se?

A guardare a freddo potrei dire che forse il momento per scappare non è stato il migliore, se aspettavamo ancora un po’ avrei avuto più energie per provare a rimanere con i primi. Diciamo che se ci avessero ripreso dopo la Redoute sarebbe stata una corsa diversa, ma con i se non si fanno le corse…

Dì la verità, anche solo per un istante hai pensato alla vittoria?

Le possibilità di vincere erano rasenti allo zero, l’ho sempre pensato anche quando eravamo in corsa, ma con un pizzico di fortuna in più e scegliendo tempi di attacco diversi, si poteva ottenere un piazzamento migliore, di questo sono convinto. Ma non rimpiango nulla, questo sia chiaro.

Velasco con il suo team, nel quale ha trovato l’armonia giusta per emergere. E’ all’Astana dal 2022
Velasco con il suo team, nel quale ha trovato l’armonia giusta per emergere. E’ all’Astana dal 2022
Con che spirito torni dal Belgio?

Con la consapevolezza che ho la condizione per essere competitivo, altrimenti un’azione come quella non riesci a farla in una corsa difficile come la Liegi. La gamba c’è e in questo periodo della stagione mi soddisfa alquanto.

La sensazione è che il tuo ruolo in seno alla squadra sia cambiato, dopo un anno di apprendistato.

Sì, non sono più uno che corre solo per lavorare per gli altri, sono sempre a disposizione e porto avanti i compiti che mi vengono dati, ma la squadra ripone fiducia in me anche per puntare al risultato, nelle corse a me più adatte. In quel caso i ruoli si invertono e sono i compagni a fidarsi di me e correre per aiutarmi. Ma questo può succedere solo se c’è armonia in squadra e da noi siamo tutti amici, questo aiuta molto.

Positivi giudizi in seno all’Astana, ora Velasco punta al Giro per cercare gloria in una tappa. Qui con il procuratore Mazzanti
Positivi giudizi in seno all’Astana, ora Velasco punta al Giro. Qui con il procuratore Mazzanti
Quanto ha influito la vittoria di Lutsenko al Giro di Sicilia? Ha cambiato un po’ l’atmosfera in seno al team?

Diciamo che c’è più serenità, ci ha tolto un po’ di peso. E’ innegabile che la nostra squadra venga da un paio di annate difficili nel loro complesso, ma ora siamo in ripresa. Speriamo che la fortuna continui a spirare nel nostro verso. Io stesso confido che la nuova condizione e situazione in squadra porti a qualche risultato importante esattamente com’era successo a inizio stagione con la vittoria alla Volta a la Comunitat Valenciana. Lutsenko è uno dei più talentuosi della nostra squadra, non ce ne sono tanti come lui in gruppo, di questo sono sicuro.

Al Giro d’Italia che aspirazioni avete? Si continua a dire che sarà una corsa bloccata dalle due formazioni di Evenepoel e Roglic, la pensi anche tu così?

Sono sicuramente le più forti, ma io dico che la Ineos va presa davvero con le pinze perché sono affamati e con gente come Geoghegan Hart e Thomas c’è la possibilità di far saltare il banco. Noi non abbiamo velleità di classifica, correremo per andare a caccia di tappe e provare a portare a casa il maggior bottino possibile.

Alla Volta a Comunitat Valenciana la sua unica vittoria nel 2023, beffando Jungels
Alla Volta a Comunitat Valenciana la sua unica vittoria nel 2023, beffando Jungels
Che cosa farai da qui all’inizio del Giro?

Intanto un po’ di recupero perché gli ultimi due mesi sono stati stressanti, poi allenamenti a casa in vista della partenza facendo anche dietro moto. Avevo considerato anche di fare altura immediatamente precedente il via, ma poi ho pensato che è più utile riposare e conservare energie. In certi casi conta di più l’aspetto psicologico.

Identificato con la possibilità di stare in famiglia?

Mi hanno visto poco nelle ultime settimane, per me è importante sfruttare queste giornate per ritemprarmi anche attraverso i miei affetti, poi ci saranno settimane di lontananza continua e non sarà semplice. Infatti le valigie le faccio la prossima settimana, prima non voglio pensarci…