Giorno di Pasqua, quando Ballan si prese il Fiandre

03.04.2021
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Era Pasqua anche quel giorno, l’8 aprile del 2007. Ballan aveva vinto la Tre Giorni di La Panne ed era tra i favoriti per il Giro delle Fiandre, ma svegliandosi quel mattino non aveva le sensazioni migliori. La stagione non era cominciata bene. Nel Gp Chiasso era caduto, battendo la schiena e per qualche ora non aveva più sentito le gambe. Per fortuna era uscito dall’ospedale con la certezza che non ci fosse nulla di rotto, ma ugualmente per una settimana era stato costretto a usare le stampelle. Una maledizione per un corridore che aveva nella testa il Giro delle Fiandre sin dalla prima volta che l’aveva disputato e che alla corsa dei muri dedicava ogni pensiero sin dall’inverno. Il primo anno era arrivato 83°, ma nel 2005 e nel 2006 erano venuti un sesto e un quinto posto che avevano dato l’ispirazione. In quel giorno di Pasqua, i suoi familiari si erano dati appuntamento in venti in un ristorante vicino casa e avevano chiesto di avere accanto la televisione, per seguire la corsa.

Verso l’arrivo con Hoste sempre a ruota, spendendo forse troppo
Verso l’arrivo con Hoste sempre a ruota
Per fortuna i postumi della caduta svanirono…

Feci una gran fatica nelle corse successive, ma quando mi presentati a La Panne, stavo bene. A quel tempo era una corsa a tappe di tre giorni e la prima era quella che faceva la classifica, perché si correva sui muri. Mi trovai in fuga con Paolini, che vinse la tappa. Io poi feci meglio nella crono del terzo giorno e vinsi la classifica. A quel punto ero uno di quelli da guardare e mi venne addosso parecchia tensione.

Come si manifestava la tensione?

La notte prima non mi riuscì di prendere sonno. Ero in camera con Baldato e solo alle 4 del mattino chiamai il dottore perché mi desse qualcosa. Non volevo svegliare Fabio e così dormii solo un paio d’ore, arrivando alla partenza con brutte sensazioni. La gamba non girava, facevo fatica, tanto che ogni 20 chilometri Baldato mi veniva accanto e chiedeva come andasse. E io, sempre negativo, gli dicevo che andava male.

La volata a due con Hoste è da brivido, ma arriva la vittoria
La volata a due con Hoste è da brivido, ma arriva la vittoria

Fiandre classico

Era il Fiandre della tradizione. Si partiva dalla Markt Place di Bruges e si arrivava a Meerbeke, su quel rettilineo in leggera salita che veniva dopo il Muur e il Bosberg. Il Muur, che tutti in Italia chiamavamo Muro di Grammont, era il giudice supremo della corsa.

Quando si sbloccarono le gambe?

Nella mia testa la corsa era andata. Prima del Muur si era formata una fuga con dentro Cancellara, che non era ancora Spartacus, ma l’anno prima era arrivato sesto. Dissi a Baldato di lasciarli andare, che io non stavo bene. Invece lui prese l’iniziativa di testa sua.

Cosa fece?

Mise la squadra davanti a tirare assieme alla Lotto. In ammiraglia c’era Guidone Bontempi che alla radio sbottò, si arrabbiò parecchio. Era convinto che avessi preso io l’iniziativa e mi attaccò. «Adesso Ballan – disse – sono fatti tuoi!». La reazione fu che mi innervosii. Riprendemmo la fuga prima del Muur, affiancai Boonen che aveva vinto le due edizioni precedenti e partii.

Pasqua 2007: «Dopo l’arrivo – racconta – capii subito che la vita stava cambiando»
«Capii subito che la vita stava cambiando». Che Pasqua…
Devi dire grazie a Baldato?

Fabio mi aveva capito e me ne accorsi quando me lo trovai come direttore alla Bmc. Se voleva tirare fuori qualcosa da me, trovava sempre il modo per farmi innervosire.

Dal Grammont a Meerbeke proprio breve non era…

Infatti sul momento presi paura, anche perché dietro la Quick Step di Boonen avrebbe potuto organizzarsi per venirmi a prendere. Per fortuna mi ritrovai con Leif Hoste, che pedalava bene. Da parte mia, sapevo che in volata potevo batterlo e per questo nelle foto sono sempre davanti, mentre lui un po’ si risparmiava. E alla fine batterlo non è stato facile come pensavo, perché dopo 259 chilometri le forze si livellano. Quando lui è partito sono stato bravo a non demoralizzarmi. E così il giorno di Pasqua del 2007 ho vinto il Giro delle Fiandre. Non fu come al mondiale, in cui impiegai un po’ per capire. Quando passai per primo la riga, mi resi conto che dal quel giorno la mia vita sarebbe cambiata.

Vincesti il Fiandre stando male o alla fine le sensazioni tornarono giuste?

Una spiegazione me la sono data. A me piaceva mangiare tanto prima delle grandi corse. Ho sempre avuto paura della crisi di fame, così mi riempivo lo stomaco e nei primi chilometri ero sempre ingolfato. La situazione di solito si sbloccava nei finali di corsa. La sera prima mangiavo anche tre piatti di pasta e poi la pasta tornava anche la mattina della corsa. Ricordo una Sanremo in cui la sera prima mangiai tre piatti di pasta, un piatto di riso, una bistecca e una fetta di crostata. A colazione di solito prendevo prima latte e cereali. Poi la pasta, un panino con la Nutella e alla fine mi preparavo una baguette con Philadelphia e prosciutto che di solito mangiavo sul pullman.

Nel 2011 arriva 12° nell’ultimo Fiandre sul vecchio percorso
Nel 2011 arriva 12° nell’ultimo Fiandre sul vecchio percorso
Meglio il percorso di allora o quello di adesso?

Il percorso attuale è stato disegnato per il pubblico, per permettergli di vedere tre volte i corridori senza spostarsi. Piano piano sta entrando nel gusto e nei discorsi, però l’altro secondo me era meglio. Il passaggio sul Muur con le ali di folla e la cappella sulla cima erano un momento troppo bello. Del percorso di adesso non mi piacciono quegli ultimi 8 chilometri di pianura con il vento contrario. Qualcuno come Sagan e Bettiol è riuscito ad arrivare da solo, ma quel tratto favorisce gli inseguitori.

Quando nel 2012 arrivasti terzo dietro Boonen e Pozzato, il percorso era già quello nuovo, giusto?

Era il primo anno, ma siccome era morto mio suocero non ero riuscito ad andare su per la ricognizione. Ignoravo come fosse fatto il finale. Di quel giorno mi resta ancora il dubbio della tattica di Pippo. Rinunciò a provare e dice ancora oggi di essere stato convinto di poter battere Boonen in volata. Boonen che la settimana prima aveva vinto in volata la Gand-Wevelgem, mentre lui era finito nono.

Che cosa significa per la gente di lassù incontrare Ballan?

Si entra in una dimensione superiore. Mi riconoscono anche quando sono in giro vestito con abiti civili. Ancora oggi mi arrivano a casa cartoline da firmare. In Belgio per una vittoria come quella ti fanno sentire importante.

Nel 2012, 3° dietro Boonen e Pozzato: «Non capii la tattica di PIppo»
Nel 2012, 3° dietro Boonen e Pozzato: «Non capii la tattica di PIppo»
Ti ricordi con quale rapporto scattasti sul Muur?

Di sicuro non c’erano quelli di oggi, al massimo avevo il 25, per cui andai via quasi sicuramente con il 36×25. Rispetto a oggi erano diverse anche le ruote. Ricordo che corsi con cerchi bassi in alluminio e tubolari Vittoria da 25, quelli con la spalla verde e al centro la riga nera. Oggi usano i cerchi ad alto profilo in carbonio, da 40 o da 50.

Altre bici…

I telai erano in carbonio, non troppo diversi da quelli di adesso. E cambiata però l’aerodinamica, per il disegno dei tubi e il fatto che non ci siano più i cavi fuori. Ho ancora a casa quella bici e negli ultimi anni non c’è stato il cambiamento radicale che invece si ebbe negli anni del passaggio dai telai in metallo a quelli in fibra.

Oggi ci sono anche i freni a disco.

E io ero uno di quelli sfavorevoli, anche le vecchie bici frenavano bene. Ho sempre pensato che non ci fosse bisogno di introdurli. Poi li ho usati e ho capito la differenza tornando a quelli tradizionali. Andai a fare un sopralluogo sul Mortirolo e arrivato in cima, mi buttai giù in discesa. Mi accorsi della differenza di frenata alla prima curva. Andai per staccare e finii di sotto, perché usando i freni a disco, avevo preso l’abitudine di staccare all’ultimo…

La sera del Fiandre dormisti in Belgio oppure rientrasti a casa?

Dormimmo su e facemmo festa con la squadra. Eravamo in hotel da Luc, al Park Hotel di Courtrai. E il giorno dopo presi l’aereo per tornare a casa. Ad aspettarmi non c’era nessuno, era mattina presto di Pasquetta, immagino che avessero altro da fare.

Ci vediamo domani alla partenza?

La Rai ha preferito non mandare nessuno per evitare il rischio di quarantene al rientro. Faremo il commento da Milano. Lavorerò il giorno di Pasqua e anche stavolta sarò a casa per Pasquetta. Se volete un consiglio da vecchio vincitore del Fiandre, copritevi bene. Mi hanno mandato le previsioni per domani. Sei gradi e vento teso. Sarà un Fiandre d’autore…

Scusa Baldato, che squadra avrà Trentin al Fiandre?

31.03.2021
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Baldato ha in mano il pacco di carte, numeri, elenco iscritti e tutto quello che ti danno alla riunione dei direttori sportivi prima della corsa: la Dwars door Vlaanderen in questo caso, che partirà domattina (oggi per chi legge) da Roeselare, a due passi da Waregem. E’ incredibile come quassù ogni paese rimandi a una corsa, sia su strada sia di cross. Finalmente il sole ha scaldato l’aria gelida dei giorni scorsi.

Hai la barba bianca.

Sto diventando vecchio. Ma per fortuna c’è sopra la mascherina e non si vede.

Classe 1968, la stessa età: si scherza più volentieri. E certo Fabio di strada ne ha fatta da quando quassù era uno degli attori protagonisti, con 2 vittorie a De Panne, 2 secondi posti al Fiandre e uno a Roubaix. Oggi guida Trentin alla Uae Team Emirates e proprio per questo parliamo con lui. Per rileggere le ultime corse e capire il ruolo della squadra, nel momento in cui s’è capito che proprio la squadra ha permesso alla Deceuninck-Quick Step di tenere a bada Van Aert e Van der Poel ad Harelbeke e l’uomo in più ha spianato per Van Aert la via di Wevelgem.

Come va la squadra?

Abbiamo perso Gaviria per la frattura dello scafoide (dice alzando gli occhi al cielo, ndr) proprio quando speravamo che cominciasse a dare qualche segnale. Ne abbiamo avuti alcuni con la dissenteria, ma per fortuna la panchina è lunga e siamo riusciti ad esserci in ogni caso. L’importante è che stia bene Matteo. Ad Harelbeke è stato sfortunato a bucare e bravo a rientrare, ma a quel punto la gamba era finita. Due giorni dopo uno sforzo così, è andato forte alla Gand e questo è molto positivo.

Bjerg è giovane, ma sul pavé si muove molto bene. Rientra per il Fiandre
Bjerg è giovane, ma sul pavé si muove molto bene
Gli altri attorno forse sono un po’ inesperti?

Devono imparare a correre, perché sono giovani. I fratelli Oliveira vengono dalla pista, sono giovani e sanno muoversi nel gruppo. Bjerg è forte, ma ha avuto un po’ di dissenteria e torna per il Fiandre. Anche Bystrom è stato male dopo la Sanremo, quasi girasse un virus intestinale. La speranza per domenica è di averne un paio per la seconda metà di gara.

La Deceuninck insegna.

La Deceuninck ha il collettivo, ma non ha il più forte, quello che risolve la corsa

Hanno Alaphilippe…

Sui muri avrà più dimestichezza che col vento e andrà forte.

Quanto è stata dura la Gand?

Bella tosta, da metterci subito la faccia. Col vento che c’era, il primo che si fosse mosso sarebbe arrivato in fondo. E anzi, pensavo che proprio la Deceuninck avrebbe cominciato prima, già al chilometro 55. Invece forse per tutelare Bennett sono rimasti fermi. Ci sono stati 10 chilometri di gruppo in fila e al 65 si è rotto tutto, con la Bike Exchange che ha fatto la selezione. Stanno bene anche gli altri italiani, si va verso un bel Fiandre.

A Gand nessuno dei nostri ha avuto l’intuizione di partire lungo e Van Aert ha vinto più facilmente
A Gand nessuno dei nostri ha avuto l’intuizione di partire lungo
Parli come se la Dwars door Vlaanderen fosse un passaggio di poco conto…

Non sarà una passeggiata, dà 300 punti WorldTour e non è da buttare via, ma è chiaro che si dia un occhio di più al Fiandre. Il percorso è tecnico, ci sono 4-5 muri dove la corsa può diventare dura, ma se le squadre dei velocisti vogliono tenerla chiusa, si può arrivare in volata con 60 corridori. Ed essendo tornato Viviani, più Demare, Nizzolo e Ackermann, c’è da pensare che potrebbe andare così. Con il solito Van der Poel che farà il polverone sui muri per anticiparli.

Come commenti da corridore la volata della Gand?

Mi ha detto Matteo (Trentin, ndr) di essere rimasto sorpreso dell’accelerazione di Kung e Van Aert. Col vento a favore, io sarei partito lungo. In quelle condizioni, il primo che parte guadagna una bicicletta e poi rimontarlo non è semplice. Per come erano messi e per il fatto che sarebbe stata una volata veloce, davo per favorito Nizzolo. Invece con Van Hooydonck davanti, hanno avuto paura di provare. Non è che abbia fatto chissà quale andatura, ma è bastata. Pensavo che anche Kung avrebbe provato prima. Diciamo che forse la deviazione nel finale ha tolto un po’ di riferimenti (durante la corsa è stato comunicato che a causa di un incendio, il percorso avrebbe subito una variazione, ndr). In radio ci avevano detto che saremmo rientrati sul percorso ai meno 3,5, invece non era come l’hanno spiegata.

E Baldato come sta alla Uae?

Sto bene, sono contento, mi hanno offerto un’ottima opportunità. Un bel clima, anche col personale. Ho ritrovato Peiper con cui avevo lavorato alla Bmc. Ci sono parecchi giovani, sono contento della scelta. Farò il Giro con Marzano, Matxin e Mori. E soprattutto, dopo 10 anni di inglese, si parla di nuovo italiano…

Con Bartoli nelle Fiandre: Scinto, ti ricordi?

25.03.2021
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C’erano giorni che Scinto non vedeva l’ora di andare alle corse, perché allenarsi con Bartoli per il Fiandre era troppo pesante. Il periodo era più o meno questo, con la Sanremo alle spalle e davanti la trasferta del Nord. Erano gli anni 90, il ciclismo italiano aveva grandi squadre e grandi campioni anche per le pietre. E quando si andava al Nord con certi nomi – Bartoli e Ballerini, Tafi e Bortolami, Zanini e Baldato – si veniva guardati con rispetto.

In azione nel Fiandre vinto nel 1996, assieme a Tchmil
In azione nel Fiandre vinto nel 1996, assieme a Tchmil

«Ma Bartoli era davvero un fuoriclasse – ricorda Scinto – con un motore impressionante. Era nato per vincere e andare forte. Gli veniva tutto facile. Ha vinto tanto, ma avrebbe meritato di vincere tanto di più. Con lui ci si preparava prima per il Fiandre e poi per le Ardenne. E non so quale parte del lavoro fosse peggio, forse però quella della Liegi. Io lo dico sul serio: in corsa mi riposavo!».

Un cappuccino a Pasqua

Un anno riuscirono a passare la Pasqua a casa e gli parve strano. Il tempo era traballante, come fa a marzo quando non si decide ancora a passare dall’inverno alla primavera.

Vince al terzo Fiandre, dopo un 41° e un 7° posto
Vince al terzo Fiandre, dopo un 41° e un 7° posto

«Avevo la tavola apparecchiata – ricorda Scinto – con mia madre e altri parenti, quando intorno all’una esce uno spicchio di sole e squilla il telefono. Fu un tutt’uno. Era Michele e mi disse di andare fuori in bici. Lasciai tutti lì. Partimmo, dando appuntamento alle mogli a Forte dei Marmi per le cinque del pomeriggio. Le aspettammo prendendo un cappuccino al bar, mentre il tipo ci guardava pensando che fossimo matti. Un cappuccino alle cinque di pomeriggio del giorno di Pasqua. Poi quando arrivarono le mogli, facemmo dietro macchina fino a casa, dove arrivammo col buio dopo 190 chilometri. Si poteva pensare che fossimo matti, ma pochi giorni dopo Michele vinse la Freccia Vallone».

Gregario e amico

Partivano la mattina e andavano a cercarsi gli strappi che più somigliavano a quelli della prima corsa. Verso Lucca c’erano quei due o tre in pavé che venivano bene per il Fiandre, mentre quelli asfaltati erano più lunghi e si trovavano dovunque.

Quarto al Fiandre del 1999 vinto da Van Petegem
Quarto al Fiandre del 1999 vinto da Van Petegem

« Avere in corsa un corridore come me – racconta Scinto – per Michele era importante, perché psicologicamente gli davo lo stimolo che serviva. In una Liegi in maglia Asics, voleva fermarsi per l’allergia. Eravamo fissi in fondo al gruppo e io gli dicevo che non poteva mollare, che non eravamo al circuito di Poggio alla Cavalla. Finì che io tirai fino all’imbocco della Redoute, poi toccò a Coppolillo e Bettini e alla fine Michele andò via e vinse la Liegi. Io mi rialzai e lui alla fine fece un regalo a tutti e a me ne fece uno supplementare. Erano gesti che ripagavano di ogni sacrificio. Ma io gli stavo sempre accanto. Lo riparavo dal vento laterale, lo pungolavo, gli portavo l’acqua. Un anno al Fiandre, sul muro prima del Grammont, disse che gli era caduto l’Extran. Andai alla macchina e poi mi toccò risalire il gruppo, ma gli portai i suoi zuccheri a 35 chilometri dall’arrivo. Glieli diedi e mi staccai. Lo conoscevo, sapevo come prenderlo. Era un modo di fare ciclismo che si dovrebbe insegnare anche oggi, perché corridori che fanno il lavoro sporco ce ne sono pochi. E sono pochi anche i campioni come lui…».

Fiandre, Bartoli punta su Ballerini (e su Moscon)

08.03.2021
4 min
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Il Giro delle Fiandre si avvicina e chi lo conosce bene, chi lo ha già affrontato sa che non è una classica come le altre. E’ quasi un crocevia nel corso della stagione, un momento fondamentale di passaggio, che emette verdetti mai banali. Lo sa bene Michele Bartoli, che lo vinse nel 1996 finendo ininterrottamente nei primi 10 fra il ’95 e il ’99.

L’apricorsa di solito teneva a bada il pubblico, ma il pubblico non ci sarà
L’apricorsa di solito teneva a bada il pubblico, ma il pubblico non ci sarà

«E’ una gara completa – dice – che può essere vinta da un gran numero di corridori perché può finire in svariati modi: con un’azione solitaria, un gruppo ristretto ma anche una selezione più moderata. Non sai mai come si evolverà, per questo il Fiandre non si vince solo in base al fisico, ma serve un complesso di caratteristiche. Dicono che sia una corsa altimetricamente impegnativa, ma non è certo per quegli scalatori troppo leggeri che possono essere rimbalzati via».

E’ una corsa dispendiosa più fisicamente o mentalmente?

Entrambe. Per affrontarla al meglio serve una grande concentrazione perché in ogni momento può accadere qualcosa, devi essere sempre sul chi va là. In ogni fase c’è una decisione da prendere per risparmiare quelle energie che ti saranno fondamentali più avanti, per attaccare o rispondere agli avversari. Certo, oggi con le radioline, con le ammiraglie che tutto controllano e ti avvertono è più facile, ma devi comunque essere sveglio e saperti muovere.

Anche Moscon è adatto al Fiandre. Qui nel 2017, il suo anno migliore: 15°
Anche Moscon è adatto al Fiandre. Qui nel 2017, il suo anno migliore: 15°
Quando correvi tu, le radioline non c’erano: quanto contava la figura del “regista in corsa”?

Tantissimo, proprio perché serviva saperla leggere in ogni momento. Quella è una qualità primaria per un corridore perché la fantasia, il colpo a effetto nascono da questo. Le radioline hanno un po’ svilito il nostro mestiere, ma sarebbe un discorso lungo da affrontare…

Ci sono momenti in cui ti puoi rilassare?

No, anche le fasi iniziali hanno il loro peso, più che in altre corse anche le fughe iniziali che possono sembrare velleitarie possono avere invece un significato, essere tentativi a tutti gli effetti o base per successivi attacchi. E’ fondamentale studiare prima della corsa, conoscere il percorso nei minimi particolari, perché devi decidere metro dopo metro che cosa fare, è una corsa che può cambiare in qualsiasi momento, non puoi sapere mai come andrà a finire.

Michele Bartoli, Giro delle Fiandre 1996
Michele Bartoli conquista così, in solitudine, il Fiandre del 1996
Michele Bartoli, Giro delle Fiandre 1996
Michele Bartoli conquista così il Fiandre del 1996
Quali sono i corridori italiani ideali attualmente per il Giro delle Fiandre?

Io ne identifico due, molto diversi fra loro: Davide Ballerini e Gianni Moscon. Ballerini è il corridore ideale per il Fiandre perché può adattarsi a varie soluzioni tattiche, unendo velocità e resistenza. Sono anni che gli dico che ha un grande spunto veloce e finalmente in questa stagione lo sta mettendo a frutto. Davide può attaccare da lontano ma anche seguire le azioni e sfruttare il suo spunto nel finale. Nessuno vuole portarselo con sé all’arrivo, troppo pericoloso. Ballerini è il prototipo ideale del corridore per il Fiandre.

E Moscon?

Lui ha bisogno di una situazione diversa, serve una corsa dura nella quale poter attaccare anche da lontano (purtroppo la caduta di Kuurne e la frattura del polso potrebbero rendere parecchio difficile il suo compito il prossimo 4 aprile, ndr). E’ importante che sia innanzitutto lui a credere nelle sue possibilità, ma il Fiandre è ideale per il suo modo di correre perché gli offre molte occasioni per far saltare il banco. Per vincere d’altronde, per lui come per chiunque altro, serve la corsa perfetta, nella quale tutto deve andare nella maniera migliore proprio perché è una corsa complicata come nessun’altra. Peccato per quel che gli è accaduto, poteva davvero essere l’anno buono…

Sabato si apre al Nord, prepariamo le ruote…

23.02.2021
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Come si montano le ruote per correre il Nord? Sabato si apre in Belgio la stagione dei muri, con Omloop Het Nieuwsblad e poi Kuurne, ad aprile sarà la volta della Roubaix con Gilbert ultimo vincitore (foto di apertura). Le particolari difficoltà che i corridori incontrano sulle pietre hanno spinto i produttori che forniscono le ruote ai team professionistici a cercare di adattare, laddove è possibile, le parti più sensibili, al fine di garantire più sicurezza e affidabilità. Per le insidie che si incontrano nelle classiche del Nord, la fatica, fisica e mentale, si richiede la massima concentrazione, perché i rischi ai quali sono sottoposti i corridori sono molteplici. Ecco che qui l’importanza delle ruote da utilizzare emerge chiaramente. Abbiamo sentito  il parere di Andrea Nieri, un esperto meccanico toscano che ha fatto parte di team importanti come la Mapei, il Team Bahrain-Merida e la nazionale e che vanta numerose presenze in questo tipo di corse.

Roubaix del 2019, l’ultima: la Ef corre con ruote Vision
Roubaix del 2019, l’ultima: la Ef corre con ruote Vision
Andrea i corridori sono sempre così scrupolosi nel cercare la perfezione, per quanto riguarda le ruote da utilizzare sul pavé pensi che si possa raggiungere?

 Certo! Le ruote che si trovano in commercio sono già abbastanza affidabili, ti parlo di ruote come Campagnolo, Shimano, Vision… Una volta i corridori usavano delle ruote fatte appositamente per queste corse. Ora del materiale fornito ci si può fidare, non ci sono problemi, ci hanno studiato su e per queste corse sono robuste, resistenti.

Le ruote richiedono meno manutenzione…

 Sì, sono ruote molto sicure, ti basti pensare che vengono gommate per il Belgio, poi si usano anche durante il Giro d’Italia.

La Lotto Soudal corre con le Bora One di Campagnolo
La Lotto Soudal corre con le Bora One di Campagnolo
La manutenzione delle ruote, prima delle corse sul pavé, ad esempio la Parigi-Roubaix, in che cosa consiste?

 Le ruote innanzitutto vengono gommate bene, è importante che non si corra il rischio di un’eventuale scollatura dei tubolari per via delle forti sollecitazioni a cui sono sottoposte. Poi dopo un controllo ai raggi si passa alla lubrificazione, devono scorrere bene.

Si può fare qualcosa al fine di evitare, per quanto possibile, una foratura?

Non più di tanto, mettiamo un liquido nei tubolari che dovrebbe quantomeno rallentare la foratura, ma se devi forare in queste corse, ti basta poco. Prendi un sampietrino spigoloso ed ecco fatto. Il corridore scaltro fa la differenza, conosce il percorso. Certo anche un tubolare di buona marca è importante.

Degenkolb, vincitore della Roubaix 2015, nel 2019 alla Trek ha corso con ruote Bontrager
Degenkolb, nel 2019 alla Trek con ruote Bontrager
Le ruote possono rompersi in ogni gara, in queste corse però il rischio aumenta. Ti è mai successo di doverne buttare dopo una Parigi-Roubaix o un Giro delle Fiandre?

 Sì, molte volte. Spesso i corridori finiscono queste corse con la pista frenante compromessa o con i cerchi crepati. Sai sul pavé le ruote corrono più rischi del solito. Con i freni a disco un po’ cambia…

Ci fai qualche esempio?

Direi che la forte disconnessione del terreno aumenta il rischio di far toccare il cerchio con le pietre. Non ti nego nemmeno che gli sbandamenti che subiscono i corridori in gruppo, a determinate velocità, facciano sì che che si tocchino anche tra di loro e il più delle volte si aggancino con le ruote. In questo caso vai per terra, non sei sull’asfalto normale che puoi correggerti.

Bora e Deceuninck corrono con ruote Roval
Bora e Deceuninck corrono con ruote Roval
La pressione dei tubolari come viene gestita?

Qui si considerano più fattori: condizioni atmosferiche, peso dell’atleta e la sensibilità sulla bici. Solitamente la sera prima della corsa facciamo il giro delle stanze dei corridori, ognuno ci dà una pressione diversa dall’altro. E’ una cosa molto soggettiva.

In base alla tua esperienza, confermi che il meccanico in queste corse assume un aspetto di primaria importanza?

Prima di più, perché sai, non avendo moltissimo a disposizione dal commercio, il meccanico doveva arrangiarsi un po’ nel mettere assieme le ruote. Adesso invece è sempre importante, col vantaggio però di avere a disposizione bei materiali.

Ruote Vision al Fiandre per la Ef Pro Cycling
Ruote Vision al Fiandre per la Ef Pro Cycling
I meccanici si posizionano anche nei tratti più importanti della corsa…

Sì, oltre al meccanico che segue la corsa in ammiraglia, ce ne sono altri che si posizionano lungo il percorso, nei tratti fondamentali.

Cosi si contiene di più il rischio forature?

Sì sì, certo. E’ vero anche che se tu fori all’inizio del tratto, devi cercare di arrivare con la ruota forata almeno dove siamo noi. Non è facilissimo. L’alternativa altrimenti è che aspetti l’ammiraglia, che però è lontana due-tre minuti. Allora ti conviene quasi pedalare un po’ sul cerchio fino a raggiungere il meccanico, sebbene tu abbia bucato.

Quindi riassumendo servono tante ruote per le classiche del Nord…

Certo! Nelle ammiraglie, che sono almeno due al seguito della corsa, se ne mettono già sei o sette paia, tra ruote posteriori e ruote anteriori. Inoltre il meccanico che aspetta a fine tratto in pavé ne tiene anche lui almeno tre paia.

Giro delle Fiandre, Oude Kwaremont

Fiandre su Strava, profumo di pavè

18.11.2020
3 min
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Lo scorso 16 novembre Cycling in Flanders, brand di Visitflanders (ente che si propone di promuovere il turismo nelle Fiandre), ha lanciato The Flandrien Challenge – The Unbelievable Ride. Una sfida ciclistica tra i celebri muri e il temuto pavé fiammingo. Un’idea che nasce grazie alla collaborazione con Strava

A rendere unica The Flandrien Challenge è la capacità di fondere il mondo digitale con quello fisico

Logo Visit Flanders
Visit Flanders ha l’obiettivo di far conoscere le Regione fiamminga anche attraverso la bici
Logo Visit Flanders
Visit Flanders vuole far conoscere la Regione

Login su Strava

Per prendere parte a The Flandrien Challenge, ciascun ciclista dovrà effettuare il login su Strava e percorrere tutti i segmenti (ben 59) in meno di 72 ore.

La partecipazione è gratuita e i segmenti possono essere percorsi nella sequenza preferita. Per agevolare la sfida, tuttavia, vengono suggeriti 3 itinerari che si snodano lungo alcuni dei luoghi leggendari della regione, come l’Oude Kwaremont (foto di apertura), il Koppenberg e il Paterberg tra gli altri. 

Wall of Fame

Ogni ciclista che riuscirà a completare il percorso nei tempi prestabiliti entrerà a far parte della leggenda: il suo nome verrà letteralmente inciso su una pietra, che ricorda il mitico pavé ed entrerà nella Wall of Fame nel Centrum Ronde Van Vlaanderen, il museo di Oudenaarde dedicato alla storia del ciclismo belga. Accanto ai grandi nomi che hanno fatto la storia del ciclismo.

Tre percorsi

I tre percorsi suggeriti permettono di godere al meglio di alcuni dei panorami più impressionanti della regione. Non c’è una scadenza, non c’è fretta di completare la sfida: The Flandrien Challenge è un prodotto permanente. In un momento in cui la possibilità di viaggiare è limitata, è comunque il momento giusto per allenarsi e per sognare quelle strade. Che sia durante la prossima stagione delle classiche oppure in qualunque altro momento dell’anno, la conquista del pavé delle Fiandre è un must nella lista di ogni ciclista

Giro delle Fiandre, traguardo, Oudenaarde
A causa del Covid sarà difficile rivedere presto il di traguardo Oudenaarde così affollato
Giro delle Fiandre, traguardo, Oudenaarde
La festa di Oudenaarde prime del Covid

Culla del ciclismo

Ricordiamo che Cycling in Flanders nasce come brand di Visitflanders per gli appassionati di ciclismo. Le Fiandre sono la culla di questo sport e delle gare. I suoi muri e il pavé rendono la Regione una destinazione unica e la meta che ogni appassionato di ciclismo sceglie almeno una volta nella vita. 

La piattaforma cyclinginflanders.cc è una guida imprescindibile per ogni ciclista nelle Fiandre: le migliori gare distribuite durante l’anno per professionisti e amatori, percorsi che calcano le tracce della Ronde e tutti i suggerimenti per un’esperienza ciclistica unica.

www.cyclinginflanders.cc

Argentin, fra classiche e Giri

02.11.2020
2 min
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Seconda tappa del nostro viaggio con Moreno Argentin. Dopo aver parlato del mondo juniores, ecco questa volta il suo ricordo del Belgio e delle 4 Liegi vince, a un solo successo dal record di Eddy Merckx. Ma poi il focus si sposta sulla scelta delle corse cui puntare.

Seconda tappa del nostro viaggio con Moreno Argentin. Dopo il capitolo sugli juniores, questa volta spaziando dal Belgio che lo ha reso grande, fino al Giro d’Italia del 1984 che lo vide sul podio, alle spalle di Moser e Fignon.

Obiettivo Giri

Senza sfortune o problemi, dopo un anno il corridore lo vedi e vedi anche su quali terreni può esprimersi al meglio.

«Quando un corridore passa professionista – dice Argentin – deve capire subito dove può essere forte e dove può specializzarsi. Non può dire, senza aver mai vinto una piccola corsa a tappe “punto ai grandi Giri”. Io ne vedo tanti che fanno questi ragionamenti, ma uno deve farsi il suo percorso. Se ha le caratteristiche di essere un corridore a tappe, deve passare attraverso le piccole corse a tappe, perché anche lì si aggiungono tasselli su tasselli. Prima di ambire a un Tour, a un Giro o a una Vuelta».

Liegi del 1991 su Criquielion, Sorensen e Indurain
Liegi del 1991 su Criquielion, Sorensen e Indurain

Capire subito

Quante corse a tappa ha disputato Tadej Pogacar, prima di passare professionista? Il Tour conquistato è stato un fulmine a ciel sereno o non era stato annunciato piuttosto dal Tour de l’Avenir e dal podio alla Vuelta del 2019? Stessa cosa per il vincitore della maglia rosa. Andate a guardare: negli anni scorsi Tao Geoghegan Hart ha disputato quasi esclusivamente gare a tappe.

«Il compito di un direttore sportivo è capire quali sono le attitudini dei ragazzi, cercando di farli ragionare. Non esiste l’atleta che può fare tutto. Già ai miei tempi era necessario specializzarsi. Le mie caratteristiche mi consentivano di essere più brillante nelle corse di un giorno. Quindi ho provato a fare la classifica a un Giro d’Italia. Il Giro d’Italia del 1984, abbastanza facile dal punto di vista altimetrico. Mi sono misurato, poi però ho preferito proseguire assecondando la mia indole. E il Belgio mi ha accolto permettendomi di cogliere 8 classiche importanti, cui ho aggiunto un Lombardia e un mondiale».

Battistella fa il… pieno di Nord

20.10.2020
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Samuele Battistella ha messo le tende al Nord. Il suo calendario prevedeva infatti che dopo le classiche ardennesi sarebbe dovuto andare alla Vuelta, invece il cambio di programma gli è piombato fra capo e collo. Niente Spagna, si resta su. Così dopo la Liegi vinta la Roglic, il campione del mondo in carica degli under 23 (lo sarà ancora per tutto il 2021, dato che nel 2020 quella maglia iridata non è stata assegnata) ha fatto la conoscenza della Gand-Welgem, di Scheldeprijs e del Giro delle Fiandre. A ciascuna di esse il vicentino si è accostato da debuttante cercando di capire se da grande potranno essere terreno di caccia.

Preferivi andare alla Vuelta che fare il Fiandre?

Mi hanno cambiato programma all’ultimo. Tutto sommato i miei giorni di gara li ho fatti, circa 50 da inizio anno e quasi 35 dopo il lockdown. La Vuelta mi sarebbe piaciuta. Sarei andato prima in altura, mentre così non ci arei comunque arrivato a posto.

Samuele Battistella
Samuele Battistella, iridato under 23 in carica, pro’ alla NTT Pro Cycling
Samuele Battistella
Samuele Battistella, iridato 2019 degli U23
Che cosa ti è parso del Fiandre?

E’ duro impestato, non pensavo tanto. Non c’era troppa gente lungo le strade ed erano tutti a distanza di sicurezza. Non l’ho finito, ho mollato prima. Sono stato sempre in fuga. E’ un percorso che non dà mai respiro. Sei ore di follia. Nervosismo, strade strette e spallate.

La fuga rientrava in un piano tattico?

Dovevo entrarci perché semmai si fossero mossi i pezzi grossi della squadra, avrei fatto da appoggio. Solo che alla fine non è arrivato nessuno.

Corsa da cancellare oppure un possibile obiettivo per il futuro?

Ci voglio tornare, perché non è fuori dalla mia portata. Basterà avere più gambe.

Nel cambio di programma può aver inciso il cambio di squadra?

Non credo, sono tutti professionali, non avrebbe senso. E poi non ho ancora firmato, se ne parlerà al mio rientro. Non volevo cambiare, alla Ntt Pro Cycling c’è un’atmosfera che mi piace. Ma quando il team ha fatto un meeting spiegando che non c’erano certezze, ho iniziato a guardarmi intorno. C’erano due squadre, ho scelto l’Astana.

Tornando al Fiandre, quale tratto di pavé ti ha più impressionato?

Il Qwaremont, il settore sempre visto. In gara non finiva mai ed è il settore su cui si fa la differenza. Quando mi hanno ripreso, ero convinto di andare forte, ma mi hanno passato al triplo della velocità. Il Koppenberg invece è una salita, me la cavo meglio. Il problema al Fiandre è con quelli di 75-80 chili, se cominciano a menare nei tratti in falsopiano.

Avete corse con l’asciutto…

Per me un vantaggio. Credo che con il bagnato anche le… semplici salite cambierebbero faccia.

Che cosa prevedi per il futuro?

Intanto mi piacerebbe che annullassero De Panne, così me ne tornerei a casa, perché sono quassù da un mese. E poi vedo la Liegi meglio del Fiandre.

Purtroppo non hai potuto vivere la festa del Fiandre. Come si vive in Belgio ai tempi del Covid?

Faccio fatica a dirlo, non sono mai uscito dall’hotel in questi giorni. Non si esce. Si fanno i tamponi e anche un’autocertificazione. I tifosi rispettano le regole, mentre in radio e tivù fanno propaganda stretta sui rischi.

Liegi o Fiandre?

Sono due Monumenti e si percepisce. Ma come sensazioni, mi sono sentito molto meglio alla Liegi. Adesso però spero di tornare alla svelta a casa e di chiudere la stagione. Al resto penseremo poi.