Salute, fiducia e nuovo allenatore: iniziata la svolta di Aleotti

17.06.2024
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Concluso il lavoro, Giovanni Aleotti ha rimesso le sue cose in macchina e ha preso l’autostrada. Quattro ore e mezza, più o meno, per arrivare da Novo Mesto a casa sua in Emilia. Nel bagagliaio, oltre alla bici, viaggiavano il trofeo del Giro di Slovenia, la sua vittoria più bella, e la maglia gialla di leader. Non è curioso che in questo periodo le maglie di classifica siano tutte gialle come l’oro? Ci eravamo lasciati dopo il Giro d’Italia parlando della ripartenza e indicando la corsa nel Paese di Pogacar e poi i campionati italiani come le prime opportunità raggiungibili e le cose finora sono andate esattamente così. Ora non resta che pedalare verso il campionato italiano, poi si potrà finalmente tirare un po’ il fiato.

La svolta nella giovane carriera dell’emiliano, professionista dal 2021 alla Bora-Hansgrohe, che al Giro ha aiutato Martinez a cogliere il secondo posto finale, c’è stata grazie a un inverno finalmente senza malanni e con l’inizio della collaborazione con Paolo Artuso. Se metti insieme gambe e fiducia, qualcosa di buono arriva di sicuro e così è stato.

«Il Giro al servizio di Dani Martinez – dice mentre l’auto ha da poco superato il confine – il fatto di essere lì presente tutte e tre le settimane in salita mi ha dato sicuramente consapevolezza e fiducia. Venire qua, sapendo di avere libertà e riuscire a dimostrare di saper vincere, mi fa sicuramente molto piacere. Penso di essere uscito bene dal Giro. Con Paolo abbiamo centrato il giusto carico di lavoro. Non distanze da sei ore, che magari mentalmente potevano buttarmi giù, ma quello che serviva per mantenere la freschezza. E alla fine sono arrivato al Giro di Slovenia che stavo bene…».

Sul traguardo di Nova Gorica, Aleotti si è lasciato dietro Narvaez e ha conquistato la maglia gialla
Sul traguardo di Nova Gorica, Aleotti si è lasciato dietro Narvaez e ha conquistato la maglia gialla
Hai passato a casa questo periodo di recupero oppure sei andato da qualche parte al fresco?

Sono stato a casa. Mi sono allenato e poi sono venuto qua in macchina con Paolo.

Quanto è stato importante il cambio di allenatore?

Venivo da un anno complicato, ci si mette un attimo a perdere un po’ la fiducia. Perciò aver trovato una persona che mi abbia sempre spinto a crederci e a migliorarmi è stato certamente molto importante. Lo devo ringraziare perché penso che in questa stagione, dalla Valenciana alla Tirreno, al Giro e poi qua allo Slovenia, mi abbia veramente fatto fare uno step rispetto agli altri anni. Alla fine direi che sia stata soprattutto una questione di consistenza nel lavoro e il fatto che da dicembre io abbia potuto lavorare bene senza nessun intoppo. Rispetto all’anno scorso, sicuramente questo è stato un fattore. Poi è stato fondamentale anche il lavoro fatto con il nuovo nutrizionista della squadra. Queste cose messe insieme, un anno in più di esperienza e poi ovviamente anche la testa hanno fatto la differenza.

E’ davvero la vittoria più importante della tua carriera come hai detto nelle interviste dopo l’arrivo?

Direi di sì, senza nulla togliere al Tour of Sibiu. Lo Slovenia è una bella corsa e c’era anche una bella start list, tra chi veniva dal Gro e chi invece la faceva come ultima corsa prima del Tour. Penso a Pello Bilbao, come pure a Pellizzari e Mohoric. Quindi questo sicuramente mi dà fiducia.

La vittoria diventa un buon viatico sulla strada dei campionati italiani?

Sicuramente la condizione c’è e a questo punto anche la motivazione. Mi attende l’ultima settimana di allenamento prima di staccare. Cercheremo di fare il massimo, il campionato italiano è sempre una corsa difficile, una lotteria, quindi bisogna essere anche intelligenti e fortunati. Però sicuramente ci arrivo motivato. Il fatto di staccare è una necessità fisica prima che mentale, penso di averne bisogno. Non ho mai avuto veramente un momento di recupero da quest’inverno e poi preparando il Giro. Quindi penso che riposare un po’ serva per essere competitivo nella seconda parte della stagione. Starò fermo per una settimana e poi ricomincerò.

Al Giro d’Italia, Aleotti ha lavorato soprattutto nei finali per il compagno Martinez
Al Giro d’Italia, Aleotti ha lavorato soprattutto nei finali per il compagno Martinez
Ti è mai pesato essere indicato ancora come un incompiuto, anche se i motivi dei tuoi ritardi sono spesso stati problemi fisici?

Sicuramente si vuole sempre fare il massimo. Il livello a cui siamo adesso è talmente alto, che anche una sola settimana storta può condizionare l’esito delle corse successive. Io sapevo quello che mi stava succedendo e credo sia stato importante concentrarmi sul tornare a stare bene e lavorare con consistenza. Come ci eravamo detti a Roma, al Giro avevo un compito un po’ diverso rispetto agli altri anni quando dovevo lavorare nella parte centrale della corsa. Quest’anno, essendo migliorato sulle salite, la squadra aveva bisogno di me nel finale e quindi per me è stato sia il modo di essere d’aiuto a Martinez, ma anche di misurarmi. Standogli vicino il più possibile ho capito qualcosa in più sulle mie capacità. E se quello mi ha dato fiducia, tornare a casa, allenarmi e venire qua per vincere sicuramente mi dà molta consapevolezza. Il prossimo passo sarà farmi trovare pronto per gli obiettivi che avrò nella seconda parte di stagione.

Quanto è stata complicata l’ultima tappa?

Diciamo che è esplosa da lontano e ce lo potevamo aspettare. Però ci siamo concentrati sulla gestione, perché è un attimo farsi prendere dal momento e fare cose sbagliate, sprecare energie. Invece sull’ultima salita abbiamo messo tutto a posto. Lo strappo era duro e io stavo bene e la squadra mi ha messo nelle condizioni di tenere la corsa fino a quell’ultimo momento.

Novo, Mesto, ultima tappa: la vittoria è conquistata
Novo, Mesto, ultima tappa: la vittoria è conquistata
Come ti trovi nei panni del leader?

Avendo fatto il Giro con Martinez, ma anche tante corse con Vlasov, ho imparato a riconoscere quando è il momento di fare la chiamata in radio perché la squadra intervenga. E poi abbiamo anche dei direttori sportivi molto preparati. Qui c’era Eisel che sicuramente ha tanta esperienza: è importante avere una persona che dalla macchina trasmette molta calma anche nei momenti in cui è si rischia di farsi prendere dall’agitazione.

Il viaggio continua, destinazione Emilia e poi il campionato italiano. Aleotti conquistò la maglia tricolore nel 2020 fra gli U23 a Zola Predosa, vicino casa. Quest’anno il traguardo è dall’altra parte dell’Appennino, sulle strade di Alfredo Martini. Sarà una lotteria, ma tenere duro con la vittoria negli occhi e grandi sensazioni nelle gambe questa volta non sarà davvero un problema.

Il Giro di Aleotti, forse la ripartenza che serviva

29.05.2024
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ROMA – Un gran bel Giro e ci voleva. Lunedì mattina Giovanni Aleotti 25 anni compiuti nel giorno del Monte Grappa (in apertura con Martinez e una candelina), ha ripreso la strada di casa portando via con sé un’ottima condizione, che finalmente si è vista anche bene. Certo, ancora una volta gli è servita per tirare, ma intanto ha chiuso la corsa con la forza giusta per provare altre strade. Nel suo caso, a breve, ci sarà il Giro di Slovenia.

La Bora-Hansgrohe ha concluso sul podio l’ultimo grande Giro prima di cambiare nome e convertirsi in Red Bull, anche se non è chiaro a tutti in che modo si andrà avanti: se la struttura rimarrà invariata, quindi nelle mani di Ralf Denk, oppure se subentreranno altre figure. Comunque sarà, affidata a Enrico Gasparotto e Bernhard Eisel e priva di leader come Roglic, Vlasov e Hindley, la squadra tedesca ha dato prova di compattezza attorno a Dani Martinez. Doveva esserci Lennard Kamna, finito in terapia intensiva dopo un incidente ai primi di aprile, e forse qualcosa sarebbe cambiato. E se alla fine hanno fatto meglio della Ineos è stato certamente per la solidità del leader, ma anche per la presenza accanto a lui nei momenti delicati dello stesso Aleotti, tornato su livelli che mancavano da un paio di stagioni.

Monte Pana, Martinez terzo all’arrivo: Aleotti lo ha scortato sino alla salita finale
Monte Pana, Martinez terzo all’arrivo: Aleotti lo ha scortato sino alla salita finale
Soddisfatto?

Sono contento, dai. Sono stato solido per tre settimane: con Martínez, tutta la squadra è stata molto concreta. “Dani” non ha mai mancato un giorno, quindi sono contento. Ovviamente giocandoci il podio, sono dovuto stare sempre con lui, quindi senza una fuga o chance personali. Ma allo stesso modo è stato importante per me vedere fino a quanto potessi tenere duro con i migliori.

Un Giro diverso da quello vinto con Hindley?

Sì, per me molto diverso. Sicuramente sto vivendo un buon cambiamento, perché ho visto che in salita sono migliorato. Sono rimasto quasi ogni giorno con i migliori 15 e penso che ciò sia dovuto all’ottimo lavoro con Paolo Artuso che mi allena da quest’anno. Abbiamo svolto un lavoro molto consistente, senza aver mai saltato un giorno. Sono sempre stato bene e questo ha fatto la differenza rispetto all’anno scorso.

Un anno da dimenticare…

Ho avuto tanti problemi, ma sono riuscito a venirne a capo già nelle ultime settimane del 2023. Ho voltato pagina e messo nel mirino questo Giro, che è andato come speravo e forse anche un po’ meglio. Ho imparato qualcosa di più su me stesso e la mia capacità di fare corsa di testa.

Nel giorno del suo compleanno, ha fatto corsa di testa fino all’attacco di Pogacar sul Grappa
Nel giorno del suo compleanno, ha fatto corsa di testa fino all’attacco di Pogacar sul Grappa
Quale è stato il giorno del Giro in cui ti sei sentito meglio?

Penso a Prati di Tivo, ma stavo bene anche nella prima tappa a Torino e quella dopo il riposo di Napoli. Riuscire a stare ogni giorno vicino a Daniel è stato stimolante e ce l’ho messo a tutta per supportarlo al meglio.

Secondi alle spalle di Pogacar: i primi normali. Si può dire così?

Penso che lui per primo e tutta la UAE Emirates abbiano dimostrato di essere di gran lunga i più forti. Ovviamente noi eravamo sempre pronti a ogni passo falso, però loro sono stati molto bravi ogni giorno. E poi Tadej è stato talmente superiore, che se anche qualche volta si è trovato in una posizione critica, non ha avuto bisogno di difendersi perché andava all’attacco.

Ora vengono un po’ di corse per te?

Sì, penso che già lo Slovenia tra un paio di settimane sia una buona opportunità. Quindi non resta che ragionare bene sul Giro, chiudere la pagine e poi cercare di mantenere la condizione fino allo Slovenia e poi all’italiano. Adesso è arrivato il momento di fare qualcosa per Giovanni…

Nella Bora dei 5 capitani, ad Aleotti serve più fuoco

22.10.2023
4 min
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LIUZHOU – Dopo l’arrivo in salita di Nongla, Aleotti si è seduto a terra e si è preso tutto il tempo per respirare ancora. Gli ultimi 1.500 metri della quarta tappa al Tour of Guangxi sono stati una lunga apnea e chiunque non avesse le gambe migliori l’ha pagata a carissimo prezzo. Qualcuno ha annotato che raramente si vedono simili facce stravolte dopo un arrivo, in realtà si trattava delle stesse facce del Muro d’Huy, in un periodo dell’anno in cui tuttavia la condizione è meno buona.

«La prima parte della tappa – sorride Aleotti – è stata abbastanza tranquilla, quasi facile. Poi gli ultimi 10 minuti li abbiamo fatti a fiamma ed è stato l’ultimo sforzo vero della stagione. E dopo la scorsa settimana con due cadute, anche quella del Lombardia, l’ho pagata con 19 secondi di ritardo».

Quattordicesimo a Nongla, con 19 secondi di ritardo da Vidar, Aleotti ha dato tutto quel che aveva
Quattordicesimo a Nongla, con 19 secondi di ritardo da Vidar, Aleotti ha dato tutto quel che aveva

Il 2023 è stato un calvario. Gli obiettivi sono sfumati, la lista delle sfortune è interminabile e la sensazione che Giovanni sia in un ambiente che va avanti bene anche senza di lui ce l’abbiamo addosso da qualche tempo. La Bora-Hansgrohe si è rinforzata con l’arrivo di Roglic. Ci sono Hindley e Vlasov, Higuita e l’emergente Uijtdebroeks. Qualunque piccolo spazio, l’emiliano dovrà conquistarselo con la forza e un po’ più di fuoco addosso.

Che stagione è stata questo 2023?

Un po’ complicata e specialmente nella prima parte ho avuto tanti problemi. All’Oman mi sono ammalato, poi sono tornato e sono caduto in allenamento. Mi sono aperto la mano e sono stato di nuovo fermo. Prima del Giro ho avuto un’infezione all’occhio, sono guarito a tre giorni dal via. E appena ho recuperato, ho preso il Covid e mi sono ritirato dopo la tappa di Napoli. Nel ciclismo di adesso in cui è tutto così al limite, trovarsi a inseguire non è facilissimo. Invece da agosto in poi ho avuto un buon periodo, in cui mi sono sentito molto bene. Ho trovato continuità, motivo per cui abbiamo deciso di venire qui in Cina. E’ l’ultima corsa WorldTour, c’era una sola tappa di salita. L’obiettivo era probabilmente un piazzamento nei 10, ma quello che si è visto è ciò che è rimasto nel serbatoio. E allora sono contento di essere qua e di finire qua la stagione.

A ruota di Cesare Benedetti, veterano della Bora-Hansgrohe, c’è Aleotti. E sullo sfondo i grattacieli di Nanning
Aleotti a ruota di Benedetti, veterano della Bora-Hansgrohe. E sullo sfondo i grattacieli di Nanning
Un bel percorso a ostacoli, purtroppo rispetto agli obiettivi di partenza è stata una stagione deludente…

Diciamo che voglio finire prendendo il poco di buono che si è visto in questi ultimi mesi. Dal Polonia in poi mi sono sentito bene, sono stato davanti e diciamo che voglio prendere questo in prospettiva dell’anno prossimo.

Forse abbiamo visto il Giovanni migliore in occasione delle due vittorie al Sibiu Cycling Tour, che idea ti stai facendo di te? Anche perché con l’arrivo di Rogic forse gli spazi si chiuderanno…

Credo che con Roglic tutta la squadra farà un passo in avanti. Io continuo a crescere e spero di avere un po’ più di continuità. Come dicevo, nel ciclismo in cui si va a mille all’ora, trovarsi a inseguire per problemi fisici non è il massimo. So che ho lavorato bene, ma se per ogni passo che fai in avanti, poi devi farne due indietro, tutto si complica.

Ogni più piccolo spazio si dovrà conquistare?

Spero che l’arrivo di Roglic non tolga spazio e anzi porti più professionalità alla tanta che c’è già in questa squadra. Sicuramente l’arrivo di una superstar dà qualcosa in più a tutti e magari per me sarà anche un campione da cui imparare.

Partenza dell’ultima tappa del Tour of Guangxi, da qui si potrà andare per un po’ in vacanza
Partenza dell’ultima tappa del Tour of Guangxi, da qui si potrà andare per un po’ in vacanza
All’inizio della stagione avete la possibilità di indicare le corse che vorreste fare?

Di solito i nostri desideri e i programmi si condividono sempre con i direttori sportivi e con i preparatori. Anche l’anno scorso avevamo un programma che prevedeva la partenza dall’Australia, ma per vari motivi da lì in avanti sono saltati. L’Oman e la Coppi e Bartali erano i miei due obiettivi di inizio stagione. In Oman mi sono ammalato e alla Coppi e Bartali non sono partito per la caduta in allenamento. La squadra ascolta e io sono il primo ad ascoltare quello che mi consigliano di fare. Però la voglia di provare a mettermi alla prova c’è ed è tanta.

La domanda serviva per capire se tu sia rassegnato a un ruolo da comprimario o abbia voglia di batterti per vincere.

Penso che ormai sia sempre difficile vincere, perché vincono quasi sempre gli stessi. E anche per i giovani penso serva più tempo, specialmente se si parla di scalatori. Magari il velocista riesce a inserirsi meglio, mentre in salita la tattica conta poco e alla fine contano le gambe. E’ un ciclismo in cui vincono quasi sempre gli stessi. Io penso che sicuramente anche la fiducia in se stessi porti a fare risultati. Quindi quello che spero è sicuramente di avere continuità di prestazioni e di sensazioni. E di ricostruire questa fiducia. E poi non ci starebbe male un po’ di fortuna…

Un voto per il 2023 di Aleotti? «Non classificabile»

05.10.2023
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Gli abbiamo chiesto di dare un voto alla sua stagione. Giovanni Aleotti ci ha risposto con un “non classificabile”. Non per demeriti, ma per una serie di continui e singhiozzanti eventi sfortunati. Da inizio anno infatti, il classe ’99 emiliano ha dovuto fermarsi molteplici volte. Infortuni e intoppi sempre più o meno brevi, ma che hanno condizionato e obbligato a una rincorsa continua del risultato. 

Sabato è sfrecciato davanti ai nostri occhi sulle ripide pendenze del San Luca con convinzione e un ottimo colpo di pedale. Azione provata ai meno 20 chilometri dall’arrivo, neanche a dirlo neutralizzata da una foratura subita proprio sul punto più duro delle Orfanelle. Il suo triennale scade quest’anno, ma seppur non in maniera ufficiale Aleotti sa che potrà proseguire il suo cammino in Bora-Hansgrohe anche in futuro. Una squadra che lo sostiene e quando la condizione glielo permette dove riesce a trovare spazio per sfamare le proprie ambizioni.

Giovanni Aleotti quest’anno ha dovuto fare i conti con piccoli infortuni e Covid
Giovanni Aleotti quest’anno ha dovuto fare i conti con piccoli infortuni e Covid
Ti abbiamo visto sfrecciare prima nella discesa e poi nella salita del San Luca. Sembri aver trovato un buon colpo di pedale in questo finale di stagione?

Sto bene, la condizione è molto buona. Diciamo che manca il risultato che lo dimostra. Il Giro dell’Emilia per me è una corsa si può dire di casa. Conosco benissimo le strade, quindi mi sentivo bene e alla fine con un livello così alto la mia idea era quella di cercare di anticipare. All’entrata del pezzo più duro nelle due curve delle Orfanelle ho forato e ho cambiato la ruota, poi ho cambiato la bici nella discesa. Ho forato di nuovo sulla bici di scorta e sono anche caduto. Per fortuna senza farmi particolarmente male. 

Tripla sfortuna…

Sì, diciamo che questa corsa è stata l’emblema della stagione.

Che voto dai a questo tuo 2023?

E’ difficile dargli un voto. So di aver fatto tutto quello che potevo e più che altro ho passato tutto l’anno a combattere con la sfortuna. A partire da inizio stagione, da quando mi sono preso una bronchite in Oman a febbraio. Poi dovevo rientrare alla Coppi e Bartali e sono caduto in allenamento e mi sono aperto una mano e quindi sono stato fermo ancora. Sono tornato, ho fatto le Ardenne dove mi sono messo al servizio degli altri. Ho avuto un’infezione all’occhio. Poi sono andato al Giro, dopo cinque giorni ho preso il Covid. 

Aleotti ha dovuto abbandonare la Coppi e Bartali e cambiare i programmi per la ferita alla mano
Aleotti ha dovuto abbandonare la Coppi e Bartali e cambiare i programmi per la ferita alla mano
Il Covid ti ha lasciato un qualche strascico nella stagione?

In realtà non in modo particolare. Sono andato a casa che stavo malissimo. Sono partito nella tappa di Napoli che non lo avevo ancora, ma sentivo che c’era qualcosa che non andava. Ho sofferto tantissimo. Facevo fatica a stare attaccato al gruppetto, tanto che appena sono arrivato ancora prima di entrare sul bus mi sono isolato dalla squadra e il dottore mi ha fatto prendere precauzioni perché comunque erano sensazioni troppo brutte. La sera avevo la febbre a 40 ed ero distrutto, però nel giro di cinque o sei giorni mi sono ripreso.

Hai dovuto fare qualche riabilitazione, visita medica particolare prima di ripartire?

Noi abbiamo un protocollo interno della squadra, con lo staff medico che ci segue costantemente. Mi sono affidato a loro, mi hanno detto quali esami fare, dopo essere risultato negativo. Ho fatto quindi esami del sangue, visita medica, controlli al cuore e tutto quanto per ripartire con le precauzioni giuste.

Al Giro della Slovenia è riuscito a trovare una buona condizione chiudendo al quarto posto nella generale
Al Giro della Slovenia è riuscito a trovare una buona condizione chiudendo al quarto posto nella generale
Dopo il Giro sei riuscito a trovare un po’ di continuità?

Sì, sono andato allo Slovenia dove ho chiuso quarto in generale e ho centrato due top 10. In questo finale di stagione sto vedendo una buona forma. Anche in Canada comunque, specialmente a Montreal, sono riuscito sempre a stare davanti nonostante sia venuta fuori una corsa durissima. Mi manca sempre quella conferma del risultato che citavo prima.

Nonostante questi continui “stop and go” sei riuscito a non rimanere troppo indietro?

Sì e di questo sono contento. Non ho mai trovato difficoltà a ritornare in buona forma. L’aspetto più difficile è stato quello mentale. Fa male vedere tutti i sacrifici continuamente buttati non per colpa tua e non è facile ripartire ogni volta.

Ora però puoi dire la tua in questo finale di stagione…

Faccio ancora due corse qua in Italia, il Piemonte e il Lombardia. Dopodiché probabilmente andrò in Cina, quindi ancora qualche opportunità c’è.

Per il 2024 ci sono tutti i presupposti per vedere Aleotti in maglia Bora
Per il 2024 ci sono tutti i presupposti per vedere Aleotti in maglia Bora
Analizzando invece questo tuo terzo anno in Bora ti sei sempre sentito in fiducia?

Sì, specialmente nella prima parte di stagione, avendo avuto così tanti problemi. Ad esempio, sono andato per le corse nei Paesi Baschi con una condizione non all’altezza e chiaramente mi sono messo a disposizione della squadra. Così come alle Ardenne. Dallo Slovenia in avanti, passato il periodo del Tour de France dove non c’erano corse, ho sempre avuto il via libera per giocarmi le mie carte. Penso che alla fine ci siano anche delle dinamiche interne per le quali uno pian piano guadagna spazio quando inizia a dimostrare corsa, dopo corsa di stare bene. 

Le tue ambizioni per il futuro si sposano con quelle della Bora? 

E’ un momento in cui ci sono alcuni fenomeni che passano e sono competitivi subito a vent’anni. Però sì, io guardo me stesso e vedendo questi ultimi due mesi ho avuto la conferma di saper lavorare bene. Vedo una crescita nelle mie prestazioni e riesco ad essere consistente quando mi prefisso degli obiettivi. 

Per il 2024 il tuo cammino prosegue nella formazione tedesca?

Non è ufficiale, posso dire che io mi trovo bene e che da entrambi i lati c’è voglia di continuare insieme. 

Aleotti, un imprevisto cambia i piani ma non troppo

27.03.2023
5 min
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«Una caduta in allenamento mi ha scombinato i piani. Adesso dobbiamo dare la precedenza alle corse». Giovanni Aleotti aveva in mente tutt’altro per questi giorni ed invece si ritrova a rivedere il programma di avvicinamento al Giro d’Italia.

La presenza lampo del 23enne della Bora-Hansgrohe alla Coppi e Bartali aveva destato molta curiosità. Dato partente dagli organizzatori, dopo pochi minuti dal via della prima tappa radio-corsa annunciava il ritiro di Aleotti. Per fortuna, se così possiamo dire, si tratta di un intoppo fisico che il ragazzo emiliano ha assorbito bene, anche dal punto di vista morale come abbiamo avuto modo di vedere.

La mano sinistra porta i segni della caduta. Aleotti ha dovuto abbandonare la Coppi e Bartali e cambiare i programmi
La mano sinistra porta i segni della caduta. Aleotti ha dovuto abbandonare la Coppi e Bartali e cambiare i programmi
Giovanni a cosa è stato dovuto quell’abbandono in corsa?

Il giorno successivo alla Milano-Torino sono caduto in discesa sulle strade di casa. Ho preso una buca dopo una curva e ho battuto forte la mano sinistra. Avevo il palmo particolarmente abraso e qualche dito non messe bene. Ho cercato di recuperare per la Coppi e Bartali, gara che era nel mio calendario e in cui avrei voluto giocarmi le mie chances. Fino all’ultimo, d’accordo con la squadra, abbiamo tentato di partire perché essendo in Italia, e molto vicino a casa, ne valeva la pena.

Poi cosa è successo?

Dopo pochi chilometri ci siamo accorti che ancora non avevo una presa salda. Facevo fatica ad impugnare il manubrio, a frenare e cambiare il rapporto. E così abbiamo deciso saggiamente di non rischiare inutilmente perché una eventuale altra caduta mi avrebbe compromesso ulteriormente.

Adesso come va?

Molto meglio. La botta si è abbastanza riassorbita. Ho pedalato sui rulli fino a giovedì poi venerdì sono riuscito a fare cinque ore di allenamento su strada, circa 170 chilometri, senza dolore e fastidi nelle sollecitazioni. E sempre meglio anche nel weekend. Posso dire che le sensazioni in generale erano buone e quindi sono contento per questo.

Aleotti ha corso la Milano-Torino e il giorno dopo è caduto in allenamento senza gravi conseguenze
Aleotti ha corso la Milano-Torino e il giorno dopo è caduto in allenamento senza gravi conseguenze
Finora com’era andata questa prima parte di stagione?

Ho iniziato presto in Australia col Tour Down Under dove sono andato bene, facendo anche un buon piazzamento. Sono rimasto giù una settimana in più per la Cadel Evans. Dopodiché sono volato in Oman per la Muscat Classic e la gara a tappe. Purtroppo lì mi sono ammalato e ho corso solo le prime due frazioni. Probabilmente la causa potrebbe essere stato il lungo viaggio dall’Australia. Ho preso la bronchite e sono rientrato alla Milano-Torino. E mi sono fermato nuovamente.

Hai dovuto cambiare i programmi in corsa quindi…

Sì, giusto. Sappiamo che sulla carta è sempre una cosa, in pratica un’altra. Dopo la Coppi e Bartali avrei dovuto fare altura a Sierra Nevada, poi Romandia e Giro d’Italia. Invece così riparto subito a correre. Quella è la cosa più importante. Farò il GP Indurain il primo aprile e due giorni dopo farò i Paesi Baschi in funzione del Giro.

Possibile che tu cossa qualche classica?

Rispetto all’anno scorso non avrei dovuto farle ma a questo punto vedremo se varrà la pena modificare ancora il mio calendario inserendo le Ardenne. Vedremo dopo metà aprile. Avevo fatto un inverno intenso però tra Oman e Milano-Torino ho corso troppo poco. Alla fine, visto che la condizione è sempre stata piuttosto buona, questo infortunio alla mano non mi sposta di tanto le cose. E poi so che bisogna sempre essere pronti a questi inconvenienti. Ci vogliono sempre i piani di riserva.

Al Giro con che ruolo e aspettative ci andrai?

L’obiettivo è quello di fare molto bene. Siamo la squadra che lo ha vinto l’anno scorso, vogliamo ripeterci onorando al massimo la corsa. Come capitani avremo Vlasov e Kamna ed io sarò in supporto a loro. Non nascondo che vorrei puntare a quelle tappe interlocutorie e vallonate adatte a me. Questo però lo potrò fare quando ci sarà una situazione più stabilizzata. Quando la classifica dei miei leader potrà concederci un po’ più di libertà. Oltre ad andare in fuga per essere d’appoggio ai miei compagni, cercherò di andarci per giocarmi le mie carte.

Conosci anche i programmi della seconda parte di stagione?

No, ancora non so nulla. A grandi linee so che dovrei correre il Benelux Tour, le classiche canadesi e chiaramente altre corse. Adesso però aspettiamo un po’ a fare i programmi anche perché poi ci ritroviamo a doverli cambiare (sorride, ndr). Di sicuro so che in estate vado sempre meglio, quindi vedremo anche in base a quello.

Sibiu Tour 2022, Giovanni Aleotti con Cian Uijtdebroeks, (foto Bora-Hansgrohe)
Sibiu Tour 2022, Giovanni Aleotti con Cian Uijtdebroeks, (foto Bora-Hansgrohe)
C’è una corsa in cui Giovanni Aleotti si vede capitano a breve?

Difficile rispondere (sorride, ndr). Negli ultimi due anni ho vinto il Sibiu Tour, una gara cui sono affezionato perché ci ho raccolto i miei primi successi da pro’. Ho fatto classifica in altre corse di quella portata ma è ovvio che vorrei provare a fare il leader in gare di un livello più alto. Diciamo che tra le gare WorldTour il Tour de Pologne lo vedo molto adatto alle mie caratteristiche. Per la verità sento di avere un piccolo conto in sospeso con quella corsa. Nel 2021 ho chiuso undicesimo nella generale ma avevo sbagliato la crono della penultima tappa (era settimo, ndr) e così sono uscito dalla top ten finale. Peccato ma è stato comunque valido per fare esperienza al primo anno da pro’. Mi piacerebbe tornarci per lottare per qualcosa di importante.

L’occhio di Bressan su Milan, Aleotti e Fabbro

18.01.2023
5 min
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Fra i motivi per cui è utile essere il vivaio di una squadra WorldTour c’è anche la possibilità di seguire i tuoi atleti anche dopo che sono diventati professionisti. Altrimenti, tanti saluti. Certo non mancherà l’occasione per vedersi e parlare, ma la gestione sarà in mani altrui e poco si potrà dire nel merito. Ne abbiamo avuto la riprova parlando con Roberto Bressan, team manager del Cycling Team Friuli, che negli ultimi anni ha lanciato al professionismo corridori come Fabbro, Aleotti e Milan. Dopo aver letto l’intervista a Gasparotto di qualche giorno fa sui programmi della Bora-Hansgrohe, avevamo trovato strano che Aleotti non corresse nelle Ardenne e puntasse diretto sul Giro.

In realtà la decisione era già trapelata nell’intervista di ottobre con lo stesso Aleotti (in apertura, Giovanni al Tour Down Under). La sua analisi, rileggendo le prove del 2022, aveva evidenziato che fosse arrivato al Giro troppo stanco. Per questo il programma prevede una partenza anticipata (in questi giorni l’emiliano si trova al Tour Down Under) e un periodo di riposo prima del Giro, dove aiuterà Vlasov nella lotta per la maglia rosa. Se spazio gli sarà dato, Aleotti lo avrà nella seconda parte della stagione.

Per Aleotti partenza anticipata rispetto al 2022. L’obiettivo, dopo uno stacco, è arrivare bene al Giro
Per Aleotti partenza anticipata rispetto al 2022. L’obiettivo, dopo uno stacco, è arrivare bene al Giro

Addio alle Ardenne

Il programma è chiaro. Quel che semmai potrebbe suonare strano è la rinuncia alle corse delle Ardenne che, per convinzione del team e del corridore, potrebbero diventare un giorno il suo terreno di caccia. Aleotti ha ancora 23 anni, le esperienze fatte adesso valgono oro.

«Secondo me – dice Bressan – Giovanni è ancora un po’… crudo, anche se l’anno scorso ha avuto parecchia sfortuna e non si è potuto preparare come voleva. Poi lui le cose le dice a pezzetti, quindi non so esattamente come si sia preparato. Corre alla Bora-Hansgrohe e non posso permettermi di entrare nel merito.

«Col Bahrain invece posso parlare di Milan, ad esempio, a 360 gradi. Le cose nel suo percorso stanno andando come ho sempre detto. Io parlo, Miholjevic ascolta. Poi è lui che prende le decisioni, ma sfruttiamo la conoscenza del corridore per fare il meglio».

Le classiche del pavé sembrano fatte per Milan, che è giovanissimo e ha mezzi inesplorati
Le classiche del pavé sembrano fatte per Milan, che è giovanissimo e ha mezzi inesplorati

Milan e il Nord

Il bello di essere il vivaio di una WorldTour, si diceva, è proprio la possibilità di seguire lo sviluppo dei propri atleti. E anche se sui tempi del passaggio di Milan al Bahrain ci fu da discutere, oggi Bressan sprizza orgoglio in ogni parola.

«Jonathan – dice – ha potenzialità sconosciute per tutti, ma sappiamo già quali sono le gare che può vincere. Tutte le classiche del Nord, quelle della prima parte, sembrano fatte per lui e credo che già quest’anno ci andrà vicino. Un ragazzo come lui, che ogni volta che sale in pista di avvicina ancora un po’ a Ganna, ha davvero dei mezzi non comuni».

Negli ultimi due anni, Aleotti ha vinto il Sibiu Tour. Ora è atteso a uno step successivo (foto Bora Hansgrohe)
Negli ultimi due anni, Aleotti ha vinto il Sibiu Tour. Ora è atteso a uno step successivo (foto Bora Hansgrohe)

Gli spazi giusti

Insomma, tanto si può dire su Milan e tanto lo si può ancora seguire, per quanto nel rispetto dei ruoli la carriera di Aleotti resta un film da guardare alla giusta distanza.

«Quando era con noi – dice Bressan – Giovanni era fortissimo. Mi stupisco che ancora non sia uscito, anche se ha vinto per due volte il Sibiu Tour e ha fatto delle belle prestazioni. Certo al Giro non può andare per fare classifica, forse non è maturo per vincere una grande corsa. Ma una cosa va detta. Giovanni, come Fabbro e De Marchi hanno avuto rogne con il Covid e adesso devono far vedere qualcosa. Fabbro è in scadenza di contratto, da quello che so Aleotti è tenuto in grandissima considerazione.

«Lui è molto serio, fa sempre le cose per bene. Deve avere fortuna e gli spazi giusti. Già in Australia si potrà vedere com’è la sua condizione. Fabbro invece lo spazio ha bisogno di cercarselo. E’ forte e già pronto, ma finora ha potuto fare classifica solo quando il suo capitano è caduto».

Fabbro punterà alle corse a tappe di una settimana: primo obiettivo il Catalunya (foto Instagram)
Fabbro punterà alle corse a tappe di una settimana: primo obiettivo il Catalunya (foto Instagram)

La legge degli squadroni

Sugli spazi, la chiusura spetta al loro procuratore: Raimondo Scimone, che giustamente non entra nella gestione, ma sa benissimo come vanno le cose nelle grandi squadre.

«Se ambisci ad andare in una grande squadra – dice Scimone – sai che devi lavorare per essere pronto nel momento in cui si apre la tua porta. Per Fabbro quella porta ci fu forse sull’Etna al Giro del 2020, quello di ottobre. Portava il gruppo a spasso, ma la porta non si aprì. E’ chiaro che quando vai in certe corse con Hindley, Vlasov e Higuita, la storia è questa. Il suo obiettivo sarà fare bene le corse di una settimana, come Catalunya e Tour of the Alps: facesse bene quelle, sarebbe già un bel passo».

Le star della Bora-Hansgrohe per le corse a tappe

12.01.2023
8 min
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Parlando con Paolo Artuso dei tanti e ottimi corridori che ci sono nelle sua fila, la Bora Hansgrohe era stata definita una “all star”, una squadra composta da “tutte stelle”. Sono in effetti molti i corridori importanti nel team tedesco, specie quelli per le corse a tappe. 

Gasparotto (qui con Benedetti) corridore fino al 2020, è un direttore sportivo della Bora-Hansgrohe dalla passata stagione
Gasparotto (qui con Benedetti) corridore fino al 2020, è un direttore sportivo della Bora-Hansgrohe dalla passata stagione

Enrico Gasparotto, direttore sportivo della Bora, ci dice chi sono queste “star” e come pensano di recuperarle al meglio. Non tutte infatti hanno brillato nella passata stagione.

«Partiamo dal concetto che le corse a tappe sono un’ambizione della nostra squadra dal 2022 – dice Gasparotto – da quando è andato via Sagan. Ci dirigiamo verso i grandi Giri soprattutto. Lo scorso anno doveva essere il primo approccio e tutto è andato oltre ogni più rosea aspettativa… nel vero senso della parola, visto che abbiamo vinto il Giro d’Italia».

Jai Hindley, maglia rosa del Giro 2022, punterà al Tour de France
Jai Hindley, maglia rosa del Giro 2022, punterà al Tour de France

Hindley sul Tour

La prima “star” non può che essere Jai Hindley, il re del Giro d’Italia.

«Jai ha ottenuto un grande risultato e si è confermato alla Vuelta con la sua top 10. Di fatto è l’unico dei nostri che è salito sul podio di un grande Giro, e ci sta che abbia l’aspirazione di andare al Tour».

E qui Gasparotto spiega con chiarezza le volontà di Hindley tra Giro e Tour.

«Inizialmente Jai voleva fare il Giro, voleva difendere il titolo. Ma in Bora abbiamo una comunicazione semplice e genuina. Hindley ha visto che al Tour hanno prediletto le montagne e ha spostato le sue attenzioni in Francia. 

«Sappiamo che sarà difficile e che il Tour negli ultimi anni è stato un monopolio di UAE EmiratesIneos Grenadiers e Jumbo-Visma, ma era arrivato il momento di misurarsi nel gran tour più importante. E’ la prima volta e ci andremo con il massimo rispetto».

Vlasov essendo bravo a crono ha scelto di puntare al Giro
Vlasov essendo bravo a crono ha scelto di puntare al Giro

Vlasov al Giro

«Io passerei a Vlasov – prosegue Gasparotto – Alexander riparte dal quarto posto del Giro 2021 e dal quinto del Tour 2022. Un quinto posto catturato nonostante una caduta in un momento cruciale della corsa. Ha mostrato caparbietà e grande costanza. E’ sempre stato davanti. A parte una tappa (la seconda in volata in Danimarca, ndr) non è mai andato oltre il 31° posto. E siamo felici di questo rendimento perché ha ottenuto quel piazzamento pur senza sviluppare i suoi watt migliori. Non era al top».

«Vlasov a crono si difende bene. Non è all’altezza di Remco o Roglic, ma va. Lui ha fatto il ragionamento opposto a quello di Jai. Punta al Giro pensando ad un podio. In generale la differenza così netta fra i percorsi di Giro e Tour hanno facilitato le scelte dei ragazzi e aiutato noi direttori, che li ascoltiamo e cerchiamo di accontentarli».

«Alex è un ragazzo semplice, concreto. E’ già concentrato sul Giro. Sa che già abbiamo visionato delle tappe e segue questo percorso. Se non ci saranno intoppi la corsa rosa diventa davvero interessante per lui… E poi potrebbe avere il numero uno!».

Emanuel Buchmann (classe 1992) vuole una stagione ad alto livello
Emanuel Buchmann (classe 1992) vuole una stagione ad alto livello

Rilancio Buchmann

Scorrendo la lista delle star ecco Emanuel Buchmann. Il tedesco, scalatore, vanta un quarto posto al Tour 2019 e da lì vuol ripartire.

«Lui ci ha detto di voler fare il Tour, sempre per il discorso delle crono, dove non è super. Arriva da stagioni in cui il suo rendimento è stato più basso dei suoi livelli a causa di cadute e malattie, ma quel settimo posto all’ultimo Giro è stato un bagliore».

Il suo 2022 è stato a doppia velocità. Bene nella prima parte, molto meno nella seconda.

«Però – va avanti Gasparotto – adesso è entusiasta e non era giusto gettare quanto di buono fatto nella prima parte. Riprenderà a correre a Majorca.

«E’ importante farlo correre? Io dico che è importante farlo correre bene. Oggi tutto è super professionale, tutti sono al top. Più che spronarli i corridori devi quasi fermarli. Quindi la differenza può farla la felicità. I ragazzi devono essere contenti di quel che fanno, ci devono credere. E se per caso non si sono allenati per una malattia è inutile mandarli a correre per raccogliere dei feedback negativi. In tal senso mi è piaciuta una massima di Gianluca Vialli di questi giorni: “Nessuno perde. O vince o impara”».

Parigi-Nizza 2021, Schachmann si complimenta con Roglic. Il tedesco è stato secondo per due anni consecutivi
Parigi-Nizza 2021, Schachmann si complimenta con Roglic. Il tedesco è stato secondo per due anni consecutivi

Schachman già in pista

La star successiva è Maximilian Schachman. Il tedesco arriva da un anno non altezza della sua classe.

«E infatti – spiega Enrico – ha chiuso in anticipo la stagione 2022 per recuperare meglio. Lui è in Australia. Il team si aspetta molto nelle corse di una settimana e nelle gare di un giorno, tanto più che per i grandi Giri siamo ben coperti.

«Il suo obiettivo 2023 si chiama continuità di rendimento. Per esempio allo Svizzera ha ottenuto un decimo posto pur non stando bene. Max ha un motore talmente grosso che deve avere questa continuità ad alto livello. Artuso ci sta lavorando. Per lui Parigi-Nizza e Ardenne sono i primi obiettivi».

Sergio Higuita (classe 1997) ha mostrato grandi doti nelle corse a tappe di una settimana. Qui leader, provvisorio, all’ultimo Giro di Polonia
Higuita (classe 1997) ha mostrato grandi doti nelle corse a tappe di una settimana. Qui leader, provvisorio, all’ultimo Giro di Polonia

Higuita: corse più brevi

«Sergio è in Colombia… al caldo! Per lui pensiamo alle corse di una settimana più che ai grandi Giri. Nel 2022 ha vinto il Catalunya, è andato forte allo Svizzera… Ma per me può essere competitivo anche nelle grandi corse di un giorno. Poteva già cogliere il primo podio in un monumento se al Lombardia non avesse preso il Civiglio troppo indietro».

«Higuita potrebbe essere di supporto ad Hindley al Tour. Però non dimentichiamo che è giovane e può migliorare ancora».

Kamna lo scorso anno ha mostrato grande tenuta anche nelle tre settimane. Eccolo con Hindley e Carapaz sulla Marmolada
Kamna lo scorso anno ha mostrato grande tenuta anche nelle tre settimane. Eccolo con Hindley e Carapaz sulla Marmolada

Kamna e la classifica

Lennard Kamna è forse la sorpresa maggiore. Talento indiscusso, lo scorso anno è rifiorito.

«Visto che Lennard si difende bene a crono, è campione nazionale, pensa ai 71 chilometri contro il tempo del Giro. Ha l’ambizione di provare a fare classifica ed è giusto accontentarlo. Per me può essere un outsider.

«Deve maturare e avrà un approccio diverso dal correre con la fantasia e la libertà come ha fatto quest’anno. Sarà alla prima esperienza per capire se potrà puntare alle classifiche. Il suo avvicinamento prevede due corse a tappe, Valenciana e Tirreno. Da lì capiremo come impostare il Giro».

Aleotti ha vinto il Sibiou Tour per due anni consecutivi. E’ arrivato il momento di fare uno step almeno nelle corse di un giorno
Aleotti ha vinto il Sibiou Tour per due anni consecutivi. E’ arrivato il momento di fare uno step almeno nelle corse di un giorno

E Aleotti?

Delle stelle della Bora fa parte anche Giovanni Aleotti. Una delle speranze del nostro ciclismo.

«Giovanni è in Australia – dice “Gaspa” – abbiamo deciso di partire più forte perché rendesse subito bene. Poi anche per lui ci sarà il Giro. Si prevede una stagione dispendiosa tanto più dopo un inverno concentrato per essere subito pronto. Sacrificherà le Ardenne. Volevamo che arrivasse bene al Giro. Lo scorso anno ha avuto troppi intoppi».

Aleotti è quindi già concentrato sul Giro e secondo Gasparotto potrà essere una pedina fondamentale per Vlasov.

«Per Giovanni vale un po’ il discorso fatto per Kamna. O uno nasce come Hindley, che è subito performante, oppure ci arriva per step. Ma io credo che crescere per step sia la cosa migliore. E lo dico sulla mia pelle da corridore che ha vinto subito. In questo modo quando arriveranno le difficoltà saprà come affrontarle.

«Se mi chiedete, nel lungo termine, se Giovanni potrà essere da grandi Giri vi rispondo che non lo so. Se mi chiedete cosa potrà fare nel breve termine, vi dico che può essere competitivo nelle corse di un giorno. Specie quelle nella seconda parte di stagione, come Plouay o il Canada, dove ha mostrato di andare forte». 

Bob Jungels (classe 1992), arrivato questo inverno alla Bora Hansgrohe, fa parte a pieno titolo delle star (foto Instagram)
Jungels (classe 1992), arrivato questo inverno alla Bora Hansgrohe, fa parte a pieno titolo delle star (foto Instagram)

Jungels in appoggio

Gasparotto ci fa notare che all’appello manca Bob Jungels. In teoria ci sarebbero anche Patrick Konrad e Sam Bennett, ma loro hanno fatto più una svolta verso il gregariato.

«Bob, altro corridore super solido – dice Enrico – ritrovare la costanza è un suo obiettivo. Il fatto che sia tornato a vincere al Tour e che sia uscito di poco dalla top 10 significa che è di nuovo ai suoi livelli.

«La sua stagione sarà divisa in due parti principali: Parigi-Nizza e classiche del Nord e poi Tour de France. Alla Parigi-Nizza, potrà fare bene sia per la classifica che per aiutare, specie in ottica cronosquadre. Nelle classiche potrà essere competitivo in alcune di quelle sul pavé e in quelle delle Ardenne. Non dimentichiamo che è stato anche nella Quick Step e sa come lottare per quegli obiettivi.

«Riguardo al Tour invece vorrà esserci per dare supporto. E non per la classifica. E’ stata una sua scelta. Parole sue: “Se tengo duro faccio 9°-10° e non mi posso muovere. Così invece potrò aiutare e magari cercare una vittoria di tappa».

Caro Aleotti, è arrivato il momento di alzare la voce

28.10.2022
7 min
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A proposito di giovani italiani che potrebbero iniziare a dire la loro, alle porte di Bologna c’è Giovanni Aleotti che, fra Covid e acciacchi, ha chiuso una stagione da 53 giorni di corsa. In questo lasso di tempo, ha aiutato Hindley a vincere il Giro d’Italia, vincendo a sua volta il Sibiu Tour per il secondo anno consecutivo. Toppo poco? Giusto così? Sentiamo cosa ne pensa il diretto interessato.

«Alla fine è stato un anno positivo – dice – magari mi aspettavo un po’ di più dalla prima parte di stagione, però ho avuto un po’ di problemi e non è iniziata benissimo. Finito il primo ritiro a Mallorca, ho preso il Covid e sono stato una settimana da solo nella stanza dell’hotel. Poi ci ho messo un po’ per tornare in condizione, sono stato anche in altura invece alla Sanremo ho preso la bronchite e ho finito la corsa che avevo già la febbre. Insomma, mi sono portato avanti questi problemi fino al Giro, poi piano piano le cose hanno iniziato a migliorare. Ho vinto a Sibiu. Ho fatto il Polonia e in Canada ho fatto forse la mia prestazione migliore della stagione, soprattutto visto il livello e il fatto che era la settimana prima del mondiale».

Aleotti a Sibiu ha vinto l’arrivo in salita e la cronoscalata: il più forte era lui (foto Bora Hansgrohe)
Aleotti a Sibiu ha vinto l’arrivo in salita e la cronoscalata: il più forte era lui (foto Bora Hansgrohe)
Un Giro per lavorare.

Ci sono arrivato senza avere la base. Ho dovuto saltare l’altura perché era programmata quando ho avuto la bronchite. Ho saltato la Coppi e Bartali, che comunque sarebbe stata una corsa di più nelle gambe e, nonostante tutto, sono riuscito a fare il mio Giro, che abbiamo vinto e che mi ha dato la spinta per ripartire bene.

Si pensa che voi giovani italiani dovreste spingere più forte per uscire…

In questa squadra, io mi sento veramente a casa. Sia con il mio allenatore “Silvestro” Szmyd, che si è polacco ma è anche un po’ italiano, sia poi con “Gaspa” (Enrico Gasparotto, diesse della Bora-Hansgrohe, ndr) che è venuto quest’anno. Penso che mi abbiano lasciato molto spazio, anche se in generale è un insieme di cose. Per avere spazio, bisogna stare bene, avere la giornata giusta, essere in salute. Di solito c’è sempre un capitano designato, ma se qualcuno sta andando forte, la squadra lo sa, lo riconosce. Quindi gli viene dato il suo spazio. Penso che almeno nel mio caso mi sento molto protetto e anche considerato. Se la condizione c’è, lo spazio si trova.

Gasparotto, qui con Benedetti, per Aleotti può essere un utile riferimento tecnico
Gasparotto, qui con Benedetti, per Aleotti può essere un utile riferimento tecnico
In realtà ti abbiamo visto spesso tirare.

Il problema è che se salti il tuo… turno, poi devi integrarti con gli spazi degli altri. E comunque quando vai a una corsa Monumento con un leader che può vincere, allora tutti questi discorsi sono un po’ più ridimensionati. Però in generale, quando uno sta bene, in questa squadra ha molto spazio e secondo me è una cosa positiva. E’ vero anche che avere più libertà ti permetterebbe di prendere le misure. E credo che avere in squadra uno come Gasparotto, cui piacciono ad esempio le classiche delle Ardenne, per me sia un’occasione importante. 

Sai già quale programma seguirai nel 2023?

Siamo stati per una settimana tra Germania e Otztal, in Austria. Del calendario non abbiamo ancora detto molto perché adesso un po’ tutti sono in vacanza. Io ho da poco iniziato a parlare con “Gaspa” di dove iniziare la stagione, perché chiaramente chi parte in Australia o Argentina, deve anticipare la ripresa. Quella è la prima cosa che bisogna sapere, quindi adesso ne parleremo anche con Silvestro e decideremo se iniziare a gennaio oppure a febbraio in Europa.

Covi classe 1998, Aleotti del 1999: due talenti italiani molto attesi che corrono in team stranieri
Covi classe 1998, Aleotti del 1999: due talenti italiani molto attesi che corrono in team stranieri
Se potessi scegliere?

A me onestamente piacerebbe anche partire presto. Poi penso che farei un altro anno con il programma dell’ultimo. Mi piacerebbe fare il Giro, perché penso che forse sia ancora un po’ presto per il Tour, visto anche che la concorrenza in squadra è tanta. Prima di buttarmi, è meglio fare un altro passo al Giro. Magari potrei valutare il Tour quando partirà dall’Italia, se la cosa si farà.

Partire presto e fare il Giro?

Ci sarà da fare un po’ di recupero, in modo da non arrivare cotto al Giro. Mi piacerebbe. Con Szmyd lo avevo accennato a fine stagione, quando abbiamo iniziato a parlare dell’anno prossimo. Si parte al caldo e anche abbastanza forte. E alla fine penso che si faccia sempre in tempo a rallentare un po’, mentre è più difficile decidere di aumentare. L’ho visto quest’anno, quando sono tornato in Italia dalla quarantena a Mallorca. Ci ho messo un po’ di tempo per tornare in condizione.

Aleotti è arrivato al Giro senza la giusta base. Ha stretto i denti ed ha aiutato Hindley a vincere
Aleotti è arrivato al Giro senza la giusta base. Ha stretto i denti ed ha aiutato Hindley a vincere
Cosa ti resta del Giro?

Sono state tre settimane incredibili per tutti noi, perché arrivavamo con un po’ di dubbi. Buchmann era caduto alla Liegi, si era fatto molto male ed è stato in dubbio fino all’ultimo. Sempre a Liegi, si era ammalato Hindley. Invece Kamna ha vinto subito la tappa sull’Etna, quindi ha tolto un po’ di pressione. Poi Jai ha vinto sul Block Haus e abbiamo preso tutti fiducia. Non ci siamo mai accontentati, credevamo in Jai e che potesse farcela. Nella tappa di Torino, ci abbiamo provato ed è stata sicuramente una delle corse più belle del 2022, anche se non abbiamo vinto.

Qualcuno dice che sia stato un Giro noioso

Noioso? Che cosa vuol dire che è stato un Giro noioso? Non saprei cosa dire. Tutti gli uomini di classifica si sono dati battaglia. Come anche al Tour, in certi giorni le squadre dei capitani hanno gestito per risparmiare le energie, quindi la fuga è arrivata. Mi ricordo però di tappe in cui la fuga ci metteva veramente tanto ad andar via e non era assolutamente facile beccarla. A me il Giro 2022 è piaciuto.

Hindley ha strappato la maglia rosa a Carapaz soltanto il penultimo giorno del Giro, salendo sul Fedaia
Hindley ha strappato la maglia rosa a Carapaz soltanto il penultimo giorno del Giro, salendo sul Fedaia
Il Tour è stato più divertente?

Al Tour ci sono state le prime tappe in cui ci si aspettava vento, ma alla fine non è successo niente. La tappa del Granon è stata spettacolare da vedere, ma dopo quella anche la Jumbo si è messa davanti a gestire. Erano così forti che comunque hanno controllato, forti di un vantaggio bello grosso. Al Giro fra Carapaz e Hindley ci sono stati 10 secondi fino al giorno del Fedaia. Secondo me è stato bello anche che fino all’ultima tappa non si sapesse chi avrebbe vinto. Per questo non ci siamo mai risparmiati. 

Farai ancora il Giro?

Quest’anno sicuramente, se dovessi fare il Giro, arrivarci fresco e vedere anche come andrebbe il recupero, sarebbe un bel test. Per ora la classifica non mi attira, ma sarei curioso di arrivarci bene anche solo per capire se in futuro potrò essere protagonista anche nelle tappe dure. Sarebbe un bel test, mettiamola così.

Nel finale di stagione, dal Polonia in poi, una bella crescita di condizione, fino al 7° posto di Montreal
Nel finale di stagione, dal Polonia in poi, una bella crescita di condizione, fino al 7° posto di Montreal
Vacanze a casa?

Sono stato qua, un po’ in giro con i miei amici che ovviamente ho visto poco negli ultimi mesi, dato che a partire dal Canada sono stato via parecchio. L’anno scorso ero andato in vacanza, quest’anno ho preferito proprio riposarmi a casa. Le prime due settimane le ho fatte proprio senza toccare la bici. Oggi (ieri per chi legge, ndr) ho fatto 50 chilometri: un’ora e mezza giusto perché avevo voglia stare un po’ in bici. Inizio con qualche giretto tranquillo e poi gradualmente, dalla fine della settimana prossima, magari inizierò a fare un po’ di più, ma non distanze. E poi anche in base al calendario, organizzerò la preparazione vera e propria, per provare a salite un altro gradino.

Aleotti: in Canada un altro passo verso i grandi

20.09.2022
5 min
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Sull’aereo di ritorno dal Canada, insieme agli uomini che, probabilmente, si giocheranno il mondiale, c’era anche Giovanni Aleotti. Il giovane della Bora Hansgrohe ha corso il GP de Quebec ed il GP de Montreal (foto di apertura Bora Hansgrohe), portando a casa una nuova esperienza e due buoni risultati, che rappresentano un nuovo scalino di crescita nella sua stagione. 

«Sono tornato dal Canada all’inizio della scorsa settimana – spiega – mi sono dovuto riabituare al fuso orario italiano. Sono solo sei ore ma riprendere i ritmi non è facilissimo, soprattutto per quel che riguarda gli allenamenti e le corse. Riprenderò a correre da ottobre con il Giro dell’Emilia, Tre Valli Varesine ed infine Giro di Lombardia».

Per Aleotti era il debutto nelle corse WorldTour canadesi, qui alla prima delle due: il GP del Quebec (foto Bora Hansgrohe)
Per Aleotti era il debutto nelle corse WorldTour canadesi, qui alla prima delle due: il GP del Quebec (foto Bora Hansgrohe)

Il mondo fuori dall’Europa

La due giorni di corse conclusa nel Paese della foglia d’acero fa parte di un nuovo step nella crescita di Aleotti. Un modo per vedere da vicino e confrontarsi con i migliori corridori al mondo, correndo spalla contro spalla. 

«E’ stata una bella trasferta – prosegue – ed è andata bene. Era la prima volta che prendevo parte a queste gare ed era la mia prima volta in Canada. Senz’altro si tratta di una trasferta diversa rispetto a quelle classiche fatte in Europa. Ci sono tante cose diverse: quando corriamo nel nostro Continente le squadre si muovono più autonomamente, così anche per la ricerca degli hotel. In Canada, invece, ci siamo mossi nella stessa giornata, tutte le squadre erano sullo stesso aereo e alloggiavamo in un solo hotel. L’ho vissuta in modo diverso, con molta curiosità. Una delle cose che mi ha sorpreso maggiormente è l’organizzazione, davvero ottima. Già sul volo eravamo insieme a persone dello staff, una volta atterrati vari bus ci hanno accompagnato in hotel, dove non ci è mancato assolutamente nulla».

L’ultima classica World Tour disputata da Aleotti era stata la Liegi: qui in ricognizione con Benedetti (a destra)
L’ultima classica World Tour disputata da Aleotti era stata la Liegi: qui in ricognizione con Benedetti (a destra)

Circuiti cittadini

Una delle particolarità di queste corse in Canada è che il percorso era organizzato all’interno di circuiti. Una cosa che siamo abituati a vedere raramente dalle nostre parti

«Organizzare due gare del genere in grandi città come Quebec e Montreal – dice Aleotti – non deve essere semplice. Vuol dire tenere chiuse le strade per tutto il giorno ed in due città grandi è dura. Mi sono piaciute molto come gare, soprattutto per l’ambiente che c’è intorno. Mi trovo molto bene anche a correre nei circuiti, le corse tra loro erano molto differenti e complicate da gestire. Avere tanti giri a disposizione: 16 al GP Quebec e 18 a Montreal, permette di studiare il circuito nei minimi particolari. Un dettaglio che ha fatto la differenza al Quebec, perché la corsa era più tattica e potevi scoprire come si muoveva il gruppo nei passaggi decisivi. Al GP di Montreal, invece, il tracciato era più selettivo e venivano fuori le qualità dei singoli». 

Aleotti si è riconfermato al Sibiu Tour, vincendolo per il secondo anno di fila (foto Tiberiu Hila)
Aleotti si è riconfermato al Sibiu Tour, vincendolo per il secondo anno di fila (foto Tiberiu Hila)

Una buona risposta

Aleotti, alla luce di queste parole, può dirsi soddisfatto di aver corso nelle posizioni di testa in tutte e due le gare. Ma cosa gli è mancato per riuscire a stare con i migliori? Visto che in entrambe le corse ha pagato un distacco, seppur minimo (12 secondi al GP Quebec e 22 a Montreal). 

«Nella prima delle due (Quebec, ndr) ho pagato forse un po’ di inesperienza. Mi sono fatto prendere dalla foga di stare con i primi – dice – e ho risposto a troppi attacchi sprecando tante energie. Me lo avevano detto che quel percorso premiava chi era in grado di risparmiare ogni goccia di energia. A Montreal il percorso era più duro e ne è venuta fuori una corsa ad eliminazione e visto anche il dislivello di quasi 5.000 metri, premiava gli scalatori. Stare in testa al gruppo e confrontarmi con i migliori al mondo è stato molto bello e motivante, mi ha fatto capire che sto, anzi stiamo, lavorando nella giusta direzione. L’ultima mia corsa di un giorno era stata la Liegi, 4 mesi fa, dovevo recuperare il ritmo gara, cosa che ho fatto nella prima delle due gare». 

Dopo la corsa a tappe rumena è volato al Tour de Pologne per correre accanto a Sergio Higuita
Dopo la corsa a tappe rumena è volato al Tour de Pologne a sostegno di Sergio Higuita

A pochi secondi dai primi

«A Montreal, mi sentivo decisamente meglio e sono sempre stato vicino ai migliori, li ho persi solamente sull’ultima salita. Certo, questo fa la differenza tra vincere e perdere ma non mi sarei aspettato un piazzamento così buono in una corsa WT. Una gara tosta dove i primi saranno poi al mondiale. Sono corridori ad un livello ancora troppo alto, per il momento, sono mancate le gambe per seguirli, ma dopo sei ore di gara è normale, si sono mostrati più forti e brillanti. Però ero lì e questo mi ha dato fiducia, sono rimasto molto contento del risultato. Vedendo anche la mia crescita negli ultimi anni da under 23 direi che il tempo è dalla mia parte, sono sempre stato uno che ha bisogno di un periodo di adattamento più lungo. Ora al Giro dell’Emilia e alla Tre Valli Varesine potrò mettermi nuovamente in mostra, entrambe saranno dei circuiti, sicuramente più duri di quelli canadesi ma la filosofia è la stessa. La prima è anche la mia gara di casa, ci tengo particolarmente, quindi ci si rimbocca le maniche e si lavora».