Nessun posto è garantito. E Lamon si rimbocca le maniche

01.02.2022
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Si riparte. Azzeri il contachilometri. Infili la nuova maglia e cominci a guardare avanti. Così Francesco Lamon, campione olimpico di Tokyo nel quartetto ha resettato tutto e sta concludendo il ritiro con la Arvedi. Chiuderanno domani, poi si sposteranno a Montichiari per qualche giornata in pista. Il velodromo ha riaperto ed è stato come tornare a casa.

«Ma in realtà – sorride il veneziano – col fatto che il primo appuntamento in pista sarà a Glasgow per fine aprile, avere la pista chiusa e privilegiare il lavoro su strada è venuto anche bene. Abbiamo fatto un bell’inverno, con i ritiri fra Spagna, Canarie e Sicilia. Sarei dovuto partire a correre alla Vuelta San Juan in Argentina, che sarebbe stata utile per il caldo. Invece comincerò con la San Geo. In attesa di capire se Villa mi convocherà per qualche corsa in maglia azzurra, cercherò di fare più corse possibili su strada con la squadra».

Indossatore per Emotion Energy, linea di abbigliamento delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
Indossatore per Emotion Energy, linea di abbigliamento delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
La Arvedi si è scissa dalla Biesse…

E adesso siamo quasi tutti ragazzi, anche i giovani, con esperienza in pista. Il direttore sportivo è Casadei e alla base c’è l’accordo con Villa. Gli sponsor tecnici sono gli stessi della Federazione. E’ una bella situazione, così come sono molto contento di come sta andando con le Fiamme Azzurre.

Ti hanno festeggiato dopo le Olimpiadi?

Sono con loro dal 2018 e l’oro di Tokyo è stata la prima vittoria olimpica, per cui erano e sono contentissimi. Alcuni li ho trovati all’aeroporto quando sono arrivato, davvero una splendida situazione.

Dopo un oro olimpico come si fa a resettare tutto?

Pensando ai prossimi obiettivi. La prima cosa sarà fare dei bei punti per la qualificazione di Parigi 2024. La prima occasione saranno gli europei e sarà bene qualificarsi presto in modo da essere tranquilli come prima di Tokyo.

Quattro chiacchiere fra Ganna e Lamon ai mondiali di Roubaix
Quattro chiacchiere fra Ganna e Lamon ai mondiali di Roubaix
E’ cambiato qualcosa per te sul piano tecnico?

La posizione in bici è sempre quella, invece ho lavorato tanto di più sulla resistenza, che è quel che un po’ mi mancava. I tanti lavori fatti su strada sono certo che daranno i loro frutti anche in pista.

Sei stato finora il lanciatore del quartetto, pensi che sarà per sempre il tuo ruolo?

Non so dirlo, ci sta che emerga qualche giovane più forte. Non dirò mai che è il mio ruolo e basta. L’obiettivo è riconfermarmi al miglior livello, sapendo che il gruppo ha fiducia in me.

Chi potrebbe portarti via il posto?

Ci sono giovani che crescono e lo stesso Milan al mondiale ha dimostrato di essere tagliato per quel lavoro, anche se i tempi fatti sono stati diversi. So che per caratteristiche è un ruolo che mi appartiene.

Dice Consonni che ogni volta in pista è guerra per tenere il punto…

Dice così perché di base siamo… ignoranti e ci piace scherzare anche facendo tempi sempre migliori. Ma di certo quando ci giocavamo un posto per Tokyo, non ci siamo mai risparmiati. Fra atleti la voglia di dimostrare il proprio valore deve esserci.

Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo
Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo
Com’è stato andare in ritiro con le ragazze?

Alla fine siamo sempre quelli di quando andiamo alle gare. E a guardare il mondo fuori, eravamo gli unici con i due blocchi così distinti. Credo si possa lavorare bene, si percepisce che il gruppo è già ben amalgamato.

Pensi che avere solo tre anni prima di Parigi inciderà in qualche modo? 

Avere davanti un anno in meno non cambia tanto, preferisco semmai pensare che abbiamo avuto un anno in più per costruire il nostro oro.

Niccolò Galli: scuola Biesse Arvedi e ripetizioni da Lamon

13.12.2021
5 min
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L’Italia dell’inseguimento a squadre corre veloce. Oltre ai risultati della nazionale maggiore si aggiungono le prestazioni della nazionale under 23. Per loro è arrivato un bronzo agli europei di Apeldoorn, a replicare il risultato ottenuto l’anno precedente.

Uno dei protagonisti di questa doppia medaglia è Niccolò Galli, atleta passato under 23 la scorsa stagione alla Biesse Arvedi. Una squadra che fa dei successi sul parquet un vero marchio di fabbrica. Infatti, il giovane Niccolò, 19 anni per lui, corre accanto ai protagonisti di questa stagione su pista: Francesco Lamon e Michele Scartezzini.

Con Niccolò abbiamo voluto tirare le somme dopo il suo primo anno alla Biesse Arvedi e dopo una bella stagione su pista. Chiedendogli com’è lavorare con tanti campioni giorno per giorno e quali sono gli insegnamenti che gli trasmettono.

Niccolò Galli inizia la sua seconda stagione in maglia Biesse Arvedi, con grandi compagni come Lamon e Scartezzini (foto Miche)
Niccolò Galli con la maglia Biesse Arvedi (foto Miche)
Che primo anno è stato?

Molto intenso per quanto riguarda la pista. Mentre su strada ho dovuto saltare alcune gare soprattutto a inizio stagione causa maturità, mi sono diplomato al Liceo delle Scienze Umane.

Con i compagni, come ti sei trovato?

Mi sono subito ambientato. I diesse ed i miei compagni mi hanno accolto bene, non mi hanno messo fretta o pressioni. Per quanto riguarda impegno e dedizione come primo anno da under 23 mi ritengo soddisfatto. Siamo un gruppo molto unito, soprattutto chi condivide anche l’impegno su pista.

Con chi senti più affinità?

Ho più cose in comune con Francesco Lamon visto che pratichiamo anche la stessa disciplina (inseguimento a squadre, ndr).

Ti dà dei consigli?

Il mio rapporto con Francesco è fantastico. Questo grazie soprattutto alla sua personalità, è un ragazzo molto sereno e disponibile. Con lui parlo di tante cose anche al di fuori della bici, dopo tante ore insieme bisogna anche staccare (ci dice ridendo, ndr). Ogni tanto, appunto per prenderci una pausa, andiamo a gareggiare sui go kart, ma mi batte anche lì.

In corsa che cosa ti piacerebbe imparare da lui?

E’ furbo, molto furbo. Sa perfettamente leggere la corsa, su pista e su strada. In quest’ultima però si vede proprio la sua grande capacità. Mi piacerebbe averla, è una dote che uno deve aver già nelle proprie corde ma può essere affinata. Con Francesco al mio fianco spero di migliorare tanto anche in questo campo.

In pista è importante trovare l’affinità nei cambi per non perdere il ritmo
In pista è importante trovare l’affinità nei cambi per non perdere il ritmo
Sei molto giovane ma con tanti anni di corsa in pista, da dove arriva questa passione?

La pista mi ha sempre affascinato fin da quando ero allievo. Ho avuto la fortuna di approcciarmi a questo mondo quando si potevano fare le gare giovanili a Montichiari. Quando poi sono passato junior è venuto fuori il mio potenziale e sono entrato nel giro della nazionale.

Come mai hai scelto l’inseguimento a squadre?

In realtà faccio anche il chilometro lanciato ed ho provato anche l’inseguimento individuale ma non eccello come in quello a squadre.

Spiegaci le differenze tra il correre da solo ed in quartetto…

Nell’inseguimento individuale hai uno sforzo che pian piano aumenta, è importante anche la gestione. In quello a squadre alterni momenti di massimo sforzo a momenti di semi-recupero quando sei in scia. Mi piace di più correre in gruppo anche per una questione di squadra: essere parte di un team ti sprona a dare il massimo sempre.

Essere allenato da Marco Villa che sensazione dà?

Quello che ho imparato con lui è che lavorando in un clima sereno ci si esprime al meglio e c’è una maggiore propensione alla fatica. Marco Villa è determinato e metodico ma non ti carica mai di pressioni negative. Pretende, come è giusto che sia, quello che mi ha impressionato è il fatto che lui lavori per vincere e questa mentalità la passa ai suoi atleti.

Raccontaci del suo mitico tablet con le tabelle con i tempi, come le preparate?

In allenamento prestabiliamo un tempo che ci faccia lavorare al massimo delle nostre capacità. Decidiamo fin dall’inizio chi tira i primi metri e i tempi dei cambi. La parte su cui si lavora sono appunto i cambi, dove bisogna essere bravi a non creare il famoso “buco”.

Niccolò Galli, accanto a Marco Villa in foto, con i ragazzi della nazionale all’europeo under 23
Niccolò Galli accanto a Marco Villa festeggia il bronzo agli europei su pista
In corsa avete qualche rito particolare?

Prima della partenza Marco Villa ci lascia sempre molto tranquilli, prima di entrare in pista ci mostra la tabella. Sulla linea bianca ci diamo il pugno, è un po’ il nostro rito pre partenza, un passaggio di testimone.

Quanto è difficile in gara non guardare gli avversari e rimanere concentrati sulla prestazione?

Ammetto che uno dei pensieri che passa maggiormente in testa è: «Chissà dove sono gli altri». Ma con Marco abbiamo prestabilito dei piccoli segnali che lui ci manda da bordo pista così sappiamo se va bene, se dobbiamo accelerare o anticipare qualche cambio. Il segnale del rallentare devo ammettere di non averlo ancora visto – ride – forse non lo vedremo mai.

Quali saranno i tuoi obiettivi quest’anno?

Su pista il grande evento sarà l’europeo under 23, dopo due medaglie di bronzo è giunto il momento di cambiare colore. Su strada vorrei aumentare i giorni di gara perché garantiscono una buona base di partenza per affinare poi il lavoro su pista.

Che tipo di gare ti piacciono?

Visto il mio fisico (192 centimetri per 78 chili, ndr) fatico nelle salite lunghe, ho un buon “motore” e nelle volate ristrette me la cavo bene. Cercherò di capire bene quali percorsi sono adatti alle mie caratteristiche.

Ultime decisioni per Villa, ma i suoi ragazzi sono pronti

19.10.2021
5 min
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Quelle di ieri sera e quelle di stamattina sono ore decisive per gli azzurri della pista. Marco Villa è chiamato a risolvere alcuni enigmi e a tirare giù un preciso programma di gare: chi correrà cosa. L’ultimo ad aggregarsi alla spedizione azzurra ai mondiali di Roubaix è stato Elia Viviani, che ha corso fino all’ultimo su strada.

«L’aria è buona – dice il cittì Marco Villa – hanno levigato la pista perché avevano problemi con il legno. Me lo ha detto un esponente di Velotrack che la stava trattando, ma quali fossero questi problemi non lo so. Comunque non l’hanno fatto per renderla più veloce: hanno levigato e rimesso l’impregnante. E spero lo abbiano messo per tempo. Ai mondiali in Polonia i ragazzi al secondo giro di prova finirono in terra perché la vernice non si era asciugata!».

I ragazzi di Villa sono pronti a dare battaglia anche a Roubaix
I ragazzi di Villa sono pronti a dare battaglia anche a Roubaix

Ganna e il quartetto

«Pippo – dice il cittì – ha avuto dei problemi al costato e ha perso due mezze giornate di allenamento. Due sedute, poca roba. Piano piano poi ha ripreso. La caduta in allenamento lo ha un po’ penalizzato, ma adesso sta bene».

I “dubbi” maggiori che riguardano Ganna però non sono tanto sui postumi della caduta, ma sulla tenuta, anche mentale, di una stagione per lui lunghissima. E’ riuscito a mantenere alta l’attenzione dopo il tripudio mondiale in Belgio?

«Per me sì – dice Villa – Pippo lo vedo concentrato e anzi, in accordo con la squadra, ha deciso di saltare alcune gare su strada per preparare al meglio questo mondiale su pista. E’ il suo grande finale di stagione. No, no… massima professionalità da parte sua».

Ganna sarà impegnato sia nell’inseguimento a squadre che in quello individuale, una bella mole di sforzi. Anche ieri si parlava della possibilità di risparmiargli qualche turno, ma Villa in tal senso ci è sembrato molto più fermo.

«In queste due giornate di prove sto raccogliendo i dati e le ultime sensazioni dei ragazzi per decidere – spiega Villa – Ho tempo fino ad un’ora dal via per decidere quale quartetto schierare. Ma questo discorso del cambio non riguarda Ganna. Se, facciamo gli scongiuri, dovessimo andare avanti ci sarebbe solo la finale prima dell’individuale. In pratica solo quattro chilometri e per uno che ci è abituato e che ha già fatto due Giri d’Italia non credo sarà un grande problema».

Le scelte poi non sono influenzate dall’eventuale qualificazione olimpica in ottica di Parigi 2024. Tutto partirà dall’anno prossimo. Tuttavia secondo Villa è importante mantenere la leadership del ranking, o giù di lì, per poter partire per ultimi e correre sui tempi degli altri. «Impostare la tabella di marcia secondo i tempi altrui e senza dover andare per forza oltre i limiti».

In ogni caso i tre quarti del team pursuit dovrebbero essere certi: Lamon partente, Milan in terza posizione e Pippo in quarta.

Jonathan Milan ha vinto europei di inseguimento individuale riprendendo il rivale in finale
Jonathan Milan ha vinto europei di inseguimento individuale riprendendo il rivale in finale

Milan e Viviani…

L’altro grande big si chiama Jonathan Milan. Il ragazzotto friulano è fresco di titolo europeo nell’inseguimento. Da lui ci si aspetta tanto. E lui stesso vuole molto. 

«Jonathan sta andando molto forte. Il titolo europeo gli ha dato più sicurezza… e gli serviva. E poi, ragazzi, ha fatto 4’05”, segno che sta bene. Se il podio nell’individuale è alla portata? Vedendo quel tempo non credo che in tanti al mondo riescano a farlo. Sarebbe un’onore una finale tutta italiana. Non è facile, ma come detto quel tempo lo fanno in pochi e non credo che in 4-5 mesi siano arrivati 7-8 atleti in grado di fare 4’05”. Certo, Lambie (l’americano primatista del mondo, ndr) è il favorito. Vedremo se si recupererà».

E poi c’è il capitolo Viviani, cosa farà Elia?

«Elia è arrivato un po’ dopo gli altri. Si presenta con qualche specifico in meno. Ha corso su strada fino a tre giorni fa, ma so che ha un’ottima condizione e comunque si è allenato anche su pista. 

«E’ importante capire cosa vuol fare, su cosa vuol puntare di più: se sull’Omnium o sull’Eliminazione, ma io direi anche lo Scratch, che è uno dei miei crucci. Ma per questo devo capire bene anche cosa passa nella sua testa e in quella degli altri».

Agli ultimi europei Consonni e Viviani (in foto) non hanno corso insieme la Madison
Agli ultimi europei Consonni e Viviani (in foto) non hanno corso insieme la Madison

Un lavoro di squadra

«La mia idea infatti – continua Villa – è di far correre tutti quelli che ho convocato. Nell’inseguimento individuale per esempio ne schieriamo tre: i due convocati, più Ganna che è il campione in carica. E infatti correrà anche il giovane, Manlio Moro che dopo i buoni europei che ha disputato sapeva che lo avrei portato qui a Roubaix. Davide Boscaro, invece farà il chilometro. E anche in base appunto alle scelte che prenderò con Viviani, vedremo cosa fare con Liam Bertazzo e Michele Scartezzini per la Madison».

E qui Villa rilancia come un fiume in piena…

«Perché io in vista di Parigi sulla Madison voglio lavorarci e tanto. E’ una delle specialità preferite e in cui possiamo fare bene. E per questo non basteranno solo due uomini e “Scarte” è uno di quelli. No, no per la Madison c’è da lavorare sin da adesso. Non si diventa specialisti negli ultimi due mesi prima delle Olimpiadi.

«La Madison quindi che schiererò è da valutare. Non è detto che siano per forza Simone Consonni ed Elia Viviani, tanto più pensando che domenica c’è l’Eliminazione alla quale so che Elia tiene molto. Vedremo». 

Lamon 2021

Lamon: «Polemiche? No, Ganna è la nostra guida…»

18.10.2021
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L’intervista con Francesco Lamon in partenza per i mondiali su pista parte da… Filippo Ganna. Non c’era andato certamente leggero, l’iridato a cronometro all’indomani della conclusione degli Europei su pista: «Se qualcuno merita di stare a casa, che stia a casa – aveva affermato a La Gazzetta dello SportPer confermarsi al Mondiale bisogna lavorare e magari avere rispetto per chi da gennaio a novembre corre. Quindi…se devono giocare, giochino. Ma nel mio quartetto, nel quartetto dell’Italia…niente pelandroni. Non voglio essere cattivo, ma quello che è giusto è giusto. Bisogna avere rispetto per chi si fa il c… tutto l’anno. In manifestazioni di quel livello non si va a giocare».

Parole che, alla vigilia della ripresa della preparazione di gruppo al velodromo di Montichiari, hanno chiamato in causa i suoi compagni di avventura. Considerando che Milan a Grenchen ha preso parte al quartetto solo nella sfortunata semifinale, chi è stato sempre presente, sia a Tokyo che in Svizzera è stato proprio Lamon, una sorta di trait union fra il piemontese e gli altri: «Il problema è stato montato più del dovuto. A Montichiari ci siamo subito chiariti. Avremmo preferito che quelle cose Filippo ce le dicesse nel chiuso dello spogliatoio, come si dice nel calcio, ma nella sostanza aveva anche le sue ragioni nel tirare le orecchie agli altri. Lui è il capitano, tiene molto al gruppo. Abbiamo chiarito subito tutto, senza alcun rancore».

Lamon Tokyo 2021
L’abbraccio di Lamon e gli altri azzurri dopo l’oro di Tokyo. Dopo due mesi è già rivincita con i danesi
Lamon Tokyo 2021
L’abbraccio di Lamon e gli altri azzurri dopo l’oro di Tokyo. Dopo due mesi è già rivincita con i danesi
Che cosa è successo a Grenchen?

Siamo stati sfortunati. Ci siamo impegnati al massimo e i tempi ottenuti erano in linea con le aspettative della vigilia, considerando che Bertazzo non gareggiava da un po’, Moro era nuovo del gruppo, io e Scartezzini abbiamo tenuto duro. In semifinale abbiamo perso di un decimo e siamo finiti fuori dal giro delle medaglie. La condizione comunque c’era: io sono stato in lotta per l’argento nell’omnium fino a 8 giri dalla fine della corsa a punti. Il periodo a Montichiari è servito per ritrovare brillantezza.

Senza Ganna e Milan, quanto cambia il quartetto dal punto di vista tecnico?

Moltissimo. Io all’inizio faccio sempre due giri e un quarto per lanciarlo, ma poi, non essendoci Ganna, i turni degli altri sono più brevi il che significa che mi ritrovo a tirare prima e quindi ho potuto recuperare meno e questo vale anche per gli altri. Sostituire anche un solo tassello di un meccanismo complicato come il quartetto non può non avere conseguenze.

Non c’è il rischio che la vittoria a Tokyo pesi sulle vostre spalle come un macigno?

No, assolutamente, quello di Tokyo è un punto di partenza e non di arrivo. Noi siamo convinti al massimo delle nostre possibilità, sin dalla sfida di Roubaix (dove stanno per iniziare i mondiali, ndr). Abbiamo lavorato bene, non ci siamo adagiati perché quella maglia nuova, colorata dell’arcobaleno ci fa gola e vedere Ganna che la indossa ci fa venire ancora di più il desiderio di imitarlo.

Lamon omnium Europei 2021
Lamon nell’omnium di Grenchen, chiuso al 6° posto dopo essere stato virtualmente sul podio fino a 8 giri dalla fine della corsa a punti
Lamon omnium Europei 2021
Lamon nell’omnium di Grenchen, chiuso al 6° posto dopo essere stato virtualmente sul podio fino a 8 giri dalla fine della corsa a punti
Gli europei di Grenchen che hanno detto in proiezione mondiali?

E’ difficile dirlo, perché molte nazionali faranno esordire alcuni giovani in vista di Parigi 2024. Della Danimarca si sa tutto, hanno vinto agli europei e hanno il dente avvelenato con noi, ma anche la Svizzera giunta seconda mi ha impressionato, poi anche la Gran Bretagna è andata forte. Se a queste si aggiungono Australia e Nuova Zelanda, ecco che le pretendenti al podio diventano tante.

Visto il periodo, ci dovremo attendere tempi più alti che a Tokyo?

Più che per il periodo, sarà la pista molto diversa. Quella di Tokyo, come caratteristiche del suolo ma anche come ambiente, era ideale. Quella di Roubaix è nuova e non è scorrevolissima. Noi la conosciamo bene, abbiamo effettuato lì il ritiro premondiale per i Mondiali in Polonia del 2019. Va però considerato che ai Mondiali tutti danno il 110 per cento e in tanti migliorano.

Quartetto europei 2021
Il quartetto azzurro di Grenchen, escluso dalla lotta per le medaglie per un solo decimo
Quartetto europei 2021
Il quartetto azzurro di Grenchen, escluso dalla lotta per le medaglie per un solo decimo
Torniamo su un tema già affrontato nell’immediato post-Tokyo: secondo te da qui a Parigi ci saranno altri giovani innesti come capitano con Milan?

Io penso di sì, sulla nostra scia stanno crescendo bei talenti. Guardate Boscaro, che ha caratteristiche tecniche simili alle mie e potrebbe sostituirmi come uomo di lancio, oppure Moro che è un bel passistone che deve solo maturare, senza dimenticare il campione del mondo junior Samuele Bonetto. Io dico che si sta costituendo un gruppo che reggerà per più cicli olimpici.

Che programma seguirai a Roubaix?

Oltre al quartetto, sono riserva di Boscaro nel chilometro da fermo, che in base al programma è concomitante con la gara a squadre, quindi concentrerò su quello tutte le mie energie.

Sei ottimista?

Sì, stiamo lavorando al massimo e sento l’atmosfera giusta, quella delle nostre precedenti imprese. Devo dire grazie alle Fiamme Azzurre e all’Ispettore Superiore Augusto Onori che mi ha dato il massimo supporto anche dopo Tokyo per puntare a quest’altro grande evento. Sappiamo che la gente si aspetta tanto, ma questo non deve intimorirci, anzi è uno stimolo in più.

Lamon, la medaglia e un pezzo di pista per ricordare

19.08.2021
6 min
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Lamon era uscito dalla qualifica del quartetto con l’umore un po’ così, semplicemente non si era piaciuto. Oltre al fatto di essersi staccato ai meno due giri, gli era sembrato di non aver tirato tanto a lungo, costringendo gli altri a esporsi e spendere di più. Per questo la sera li aveva riuniti, dicendo che d’ora in avanti la sua seconda tirata sarebbe stata più lunga. Poi, rivolgendosi a Consonni e al presidente Dagnoni che quella sera era con loro, aveva concluso dicendo che sarebbero andati di certo nella finale per giocarsi la medaglia d’oro.

Sta per partire la finale olimpica, Ultimi consigli di Villa a Lamon mentre viene sistemato il blocco
Sta per partire la finale olimpica, Ultimi consigli di Villa a Lamon mentre viene sistemato il blocco

Medaglia da curare

«La medaglia resta con me – dice – non c’è da discuterne. La guardo spesso. Di tanto in tanto le passo davanti e butto lo sguardo per controllare che sia tutto a posto. L’altra notte, adesso vi faccio un po’ ridere, mi sono svegliato di soprassalto. Ho sognato che di colpo il nastro si era tutto scolorito. Questa cosa di essere campione olimpico è davvero troppo grande da vivere, un’emozione che faccio fatica a gestire. Sul momento in Giappone, non sono riuscito a dormire. La prima notte due ore, la seconda forse tre. Ho ricordato quando guardavo Elia (viviani, ndr) dopo l’oro di Rio e mi chiedevo che cosa pensasse. Faccio fatica a pensare di aver raggiunto lo stesso traguardo.

«L’ultimo giorno mi è venuto un piccolo magone. Eravamo in pista, i meccanici sistemavano i cartoni e siamo andati sotto la curva a farci la foto con i 5 cerchi. Così sono andato a prendermi un pezzetto di nastro dalla riga della partenza e l’ho messo nella cover del telefono per avere un pezzo di Tokyo per sempre con me».

A Montichiari con Viviani nei mesi che hanno condotto a Tokyo. Il veronese è sempre stato uno stimolo per Lamon
A Montichiari con Viviani nei mesi che hanno condotto a Tokyo. Il veronese è sempre stato uno stimolo per Lamon

“Fiamme”, 10.000 grazie

Francesco Lamon, miranese classe 1994 detto “Lemon”, nel quartetto che ha vinto l’oro olimpico di Tokyo è l’unico a non fare il ciclista professionista WorldTour. Per carità, niente di strano: anche nei quartetti avversari c’erano pistard puri che non sapranno mai cosa sia un Tour de France, ma nell’immaginario collettivo si tende a pensare che per questo si abbia qualcosa in meno.

«Ma non è mica vero – ride col buon umore di chi ultimamente vede soltanto il sole – per il tipo di prestazione che devo fare, per lo sforzo di 4 chilometri, fare tante corse a tappe non serve. Soprattutto a ridosso dell’evento, per un fatto di recupero. Villa l’ha capito e nell’avvicinamento mi ha permesso di non correre in Sardegna, ma di continuare a lavorare in velodromo. La mia scelta di entrare nelle Fiamme Azzurre la rifarei diecimila volte e anzi li ringrazio. Dal 2018 mi sono stati sempre vicini e un pezzo della mia medaglia è sicuramente anche loro».

Scartezzini è suo amico, anche lui nelle Fiamme Azzurre e compagno di madison da anni: qui nel 2018, tricolori al Vigorelli
Scartezzini è suo amico, anche lui nelle Fiamme Azzurre e compagno di madison da anni: qui nel 2018, tricolori al Vigorelli

Danesi spacciati

E allora torniamo ai giorni giapponesi, con le parole del primo uomo del quartetto: quello che Consonni ha definito un metronomo, colui dal cui lancio dipende una bella fetta dell’esito dell’inseguimento.

«Siamo partiti tranquilli – dice – con il nervosismo per me soltanto in qualificazione, perché non si sapeva nulla del livello degli avversari. Passato quel turno e passata la semifinale, che comunque era un dentro-fuori, alla finale ci siamo arrivati come in un gioco. Il fatto di aver allungato la mia seconda tirata ha cambiato l’impostazione del quartetto, ma non abbiamo dovuto parlare. Eravamo in finale. Non avevamo niente da perdere e i danesi di sicuro pensavano di vincere. Non sapevano che la medaglia ce l’avevamo addosso noi».

L’Italia fu ripescata a Rio per l’esclusione della Russia e arrivò a un passo dalla finale per la medaglia di bronzo
L’Italia fu ripescata a Rio per l’esclusione della Russia e arrivò a un passo dalla finale per la medaglia di bronzo

Tirate lunghe

Ma la partenza resta un momento delicato e questo suo ruolo così prezioso nasce da lontano, da quando Villa, visto che andava così bene nel chilometro, gli propose di lanciare il quartetto dopo anni in cui i ruoli non erano così precisi. Due giri subito, poi la seconda tirata. Lamon aveva provato e il ruolo gli si era cucito addosso come un abito su misura.

«Siamo partiti forte – ricorda – loro non se lo aspettavano. Il nostro obiettivo era portare Ganna alla fine senza che soffrisse la fase di lancio, per cui c’era da dosare le forze in partenza. Quando ci hanno visto davanti, di sicuro hanno preso paura e hanno aumentato. Non so se per questo hanno pagato nel finale, so che in quei miei giri e quando poi ho fatto la seconda tirata più lunga, ho ripensato a tutto il lavoro fatto, alle difficoltà e all’impegno messo nei mesi per dare sicurezza a Villa e ai compagni».

Marco Villa, Francesco Lamon
Europei di Plovdiv 2020, il quartetto azzurro decimato dal Covid. Lamon c’è e alla fine arriva l’argento dietro alla Russia
Marco Villa, Francesco Lamon
Europei di Plovdiv 2020, il quartetto azzurro decimato dal Covid. Lamon c’è e alla fine arriva l’argento dietro alla Russia

Un pacco di Red Bull

La gara è diventata un intreccio di storie personali, di amicizie che hanno reso questo quartetto così unico e inclusivo. Come quando videro per la prima volta Jonathan Milan o quando col magone addosso hanno saputo che Scartezzini sarebbe rimasto a casa.

«Siamo fratelli – conferma – da Scartezzini a Bertazzo e poi noi quattro. Viviani è il fratello maggiore e Villa nostro padre. Ci siamo ritrovati in stanza con Elia, Consonni, Ganna ed io e non mi sono mai divertito tanto. Facevamo scherzi a Elia e lui stava al gioco. Abbiamo ordinato su Amazon la San Pellegrino e anche la Red Bull, per ricreare il clima che abbiamo di solito nei ritiri in Italia. Per Villa è stato tanto difficile scegliere, ma quando hai questi problemi, vuol dire che hai tanti corridori ed è un bene. Con Michele (Scartezzini, ndr) che è rimasto a casa ho un rapporto speciale, abbiamo condiviso la scelta delle Fiamme Azzurre, ci sentiamo quasi tutti i giorni, ci siamo sentiti anche da Tokyo. Mi è dispiaciuto che non ci fosse. Per l’impegno che abbiamo messo, meritavano tutti di esserci e vivere quei giorni irripetibili».

Dopo i primi giorni a casa, finalmente un po’ di tempo con Sara (foto Instagram)
Dopo i primi giorni a casa, finalmente un po’ di tempo con Sara (foto Instagram)

Si ricomincia

A fronte di altri olimpionici che sono spariti dai campi di gara, risucchiati dai salotti e dai riflettori, il ciclista non ha diritto, tempo e forse voglia di mollare. Così i nostri sono tutti sulle loro bici a colmare le differenze che le varie preparazioni specifiche hanno indotto rispetto all’attività su strada.

«Feste ancora niente – ammette Lemon – sono stato a casa per cinque giorni cercando di capire dove fossi e facendo le solite visite parenti. La famiglia è stata importante. Poi sono andato assieme a Sara (la sua compagna ndr), che ha fatto i miei stessi sacrifici, a far visita a mia sorella che vive a Malaga, in Spagna. Per le feste ci sarà giustamente tempo il prossimo inverno, ora c’è da rimettersi sotto pensando ai campionati italiani su pista di fine settembre, poi gli europei e i mondiali. Mi ricollego a quanto ho detto su Elia. Per me era uno stimolo pazzesco avere un campione olimpico che si allenava con noi a Montichiari, perciò spero che per i giovani azzurri sia lo stesso quando ci ritroveremo a girare».

L’oro e gli scherzi: qualcuno stasera perderà i capelli…

04.08.2021
6 min
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Quattro frecce tricolori hanno tinto d’azzurro il velodromo di Izu. Filippo Ganna, Francesco Lamon, Simone Consonni e Jonathan Milan hanno scritto il loro nome nella leggenda del ciclismo su pista, andando a prendersi a una media impressionante di 64,856 km/h non solo la medaglia d’oro dell’inseguimento a squadre dei Giochi di Tokyo, ma anche il nuovo primato del mondo (3’42”032), che cancella quello di ieri realizzato in semifinale (3’42”307).

Prime fasi di gara, gli azzurri in testa. Dopo la rimonta danese, l’affondo di Ganna e arriverà l’oro
Prime fasi di gara, gli azzurri in testa. Dopo la rimonta danese, l’affondo di Ganna e arriverà l’oro

Treno veloce

Qui il treno veloce che attraversa il Giappone si chiama Shinkansen, ma forse dovranno ribattezzarlo Freccia Azzurra, dopo l’impresa compiuta dai ragazzi di Marco Villa nella finale contro la Danimarca. Da brividi poi l’ultimo chilometro, quando l’Italia è passata da un ritardo di 834 millesimi al vantaggio sul traguardo di 166 millesimi: più di un secondo dato dall’Italia ai rivali, visti i 53.506 secondi impiegati per coprire la distanza contro i 54.539 dei danesi.

Anche il presidente del Coni Malagò e Dagnoni hanno voluto festeggiare con i campioni olimpici
Anche il presidente del Coni Malagò e Dagnoni hanno voluto festeggiare con i campioni olimpici

Bottino pieno

Neanche a dirlo, a condurre la rimonta nei giri finali è stato un monumentale Top Ganna, che in apertura si congratula con i danesi sconfitti e ha impressionato anche sir Bradley Wiggins, presente a bordo pista come corrispondente per Eurosport. Il segreto? E’ che Superpippo non ha mai pensato a nessun altro metallo se non all’oro: «Sapevamo di essere competitivi, quindi era da ieri sera che volevamo arrivare e fare qualcosa di grosso. Sapevamo di avere un buon paracadute, ma il paracadute non lo volevamo, perché volevamo andare in picchiata libera verso il grande risultato. Siamo riusciti a ottenerlo con tanta fatica, sudore e lavoro di squadra». 

L’arrivo di Milan ha fatto fare al quartetto il salto di qualità decisivo
L’arrivo di Milan ha fatto fare al quartetto il salto di qualità decisivo

Insonnia Milan

Parole da leader di un quartetto che era partito da quell’esperienza lampo di Rio 2016, quando erano stati chiamati a sostituire la Russia squalificata per il caos doping scoppiato all’immediata vigilia dell’Olimpiade carioca. Fra le differenze di quella squadra (che volò in Brasile con Lamon, Ganna, Bertazzo e Consonni con Scartezzini riserva) c’è l’inserimento Jonathan Milan. E proprio il ventenne friulano di Buia (paese d’origine anche di Alessandro De Marchi) è il più incredulo.

«Era un sogno, siamo riusciti a realizzarlo tutti insieme, come un vero team. Abbiamo formato un bel gruppo, non solamente noi – racconta emozionato – ho avuto un po’ di difficoltà ad addormentarmi ieri sera tra emozioni, dubbi e pensieri vari. Ero preoccupato di tirare troppo poco o di sbagliare qualcosa. Poi però, mi sono svegliato tranquillo, concentrato sulle possibilità che avevamo».

Un momento atteso per anni: l’oro olimpico: il sogno che diventa realtà
Un momento atteso per anni: l’oro olimpico: il sogno che diventa realtà

La locomotiva di Verbania

Eppure, a quattro tornate dal termine, l’impresa sembrava quasi impossibile (date un’occhiata alla progressione dei tempi nel primo foglio di questo file ufficiale). Persino la formazione femminile, presente in tribuna a fare un tifo indiavolato, stava per rassegnarsi, prima che la Locomotiva di Verbania non decidesse di trasformarsi in Shinkansen.

«Sapevamo che erano più forti su quella distanza – dice Ganna – ma anche che nell’ultimo chilometro avevamo un buono sprint per recuperare tutto il terreno perso. Pensavo a pedalare e a fare la miglior performance possibile e non alla tabella ed è arrivato il record del mondo. I ragazzi mi hanno messo nelle migliori condizioni possibili. Io, una volta che sono lanciato e ho preso il ritmo devo solo mantenere, nient’altro. Vi assicuro che fare il lavoro degli altri tre è molto più difficile». 

La giusta partenza

E così, l’abbiamo chiesto a Lamon come si lancia il quartetto a tutta. Lui ci ha risposto di aver tenuto lo stesso ritmo di ieri, ma Simone poco più in là se la ride e dice: «No no, sei andato molto più forte». Francesco poi aggiunge: «Devo trovare il giusto compromesso tra una partenza forte che non rimanga sulle gambe a tutti. Spero di averlo fatto nel limite del possibile, poi quando sono a ruota è una sofferenza fino alla fine. La mia gara dura un po’ di meno di quella degli altri, ma ce l’ho messa tutta. Andare a letto ieri con già una medaglia al collo è diverso dal giocarsi o tutto o niente, però non ci siamo rassegnati al 2° posto perché l’oro è sempre l’oro». Poi la dedica speciale per il papà: «Compie gli anni giusto oggi, per cui penso sia un buon regalo e rinnovo i miei auguri. Lui lavora in ospedale e ha seguito la gara con un suo collega».

Ottima partenza per Lamon: gli azzurri sono passati subito al comando, ma la strada fino all’oro era ancora lunga
Ottima partenza per Lamon: gli azzurri sono passati subito al comando, ma la strada fino all’oro era ancora lunga

Ruoli invertiti

Simone non bada a tecnicismi: «In finale non c’è un vero piano, alla fine l’adrenalina prende il sopravvento. Finché ne hai, vai». E così è stato fino all’apoteosi d’oro.

«Un mondiale o un europeo ti danno luce sport – aggiunge Top Ganna – l’Olimpiade credo che sia l’emblema di uno sport che magari durante l’anno non viene seguito dai media e poi ai Giochi può portare qualche ragazzo ad avvicinarsi al nostro. Quando abbiamo cominciato noi a Rio, vedevamo le altre nazioni come modelli, magari adesso qualche team ci vede da campioni olimpici come riferimento da battere».

A chi chiede a Superpippo se gli sforzi del doppio impegno siano stati ripagati dalla medaglia odierna: «Sono passate un paio d’ore da quando l’ho vinta, ci pensiamo domani».

Ganna e Consonni sono l’anima della festa, fra battute e racconti
Ganna e Consonni sono l’anima della festa, fra battute e racconti

Birra e capelli

Nunc est bibendum, bisogna festeggiarla e Filippo scherza: «Speriamo di non trovare i 7/11 (negozi aperti 24 ore su 24 qui in Giappone; ndr) aperti, perché sennò finiamo tutta la birra». Poi rivela il voto per l’oro: «Diciamo che qualcuno torna senza capelli stasera. A Villa non possiamo far nulla e ci toccherà colorarglieli o mettergli una parrucca».

Smaltita l’adrenalina e il mal di gambe, Consonni correrà la madison con Viviani
Smaltita l’adrenalina e il mal di gambe, Consonni correrà la madison con Viviani

Tocca a Elia

E a proposito del podio storico, Simone aggiunge: «Qui siamo in quattro, ma c’è tutta una nazione dietro. Volevo ringraziare Liam Bertazzo che non ha corso purtroppo, sicuramente avrebbe fatto il  nostro tempo così come tutti i ragazzi a casa». E’ il più stanco di tutti il bergamasco, ma capitan Ganna lo sprona in vista dei prossimi impegni. «Lui è come un gatto, ha sette vite». «Però qualcuna l’ho già perduta nelle scorse gare – replica Simone – domani mi concedo un po’ di riposo e mi godo Elia nell’omnium, mentre poi mi aspetta la madison».

La fame azzurra di gloria olimpica non si è ancora placata, tocca a te Elia saziarci già tra meno di 24 ore, spazzando via tutti i dubbi dei mesi precedenti. 

Le gambe degli azzurri e il cuore di Villa: i danesi non avevano scampo

04.08.2021
4 min
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Il cuore di Villa sta nelle parole con cui chiude l’intervista prima di correre ai piedi del podio, per piangere ancora con i suoi fantastici ragazzi.

«Sono contentissimo – dice – si è visto, non sono riuscito a trattenere le lacrime pensando anche a quello che abbiamo fatto fino a oggi e anche chi è a casa. Il primo che ho ringraziato per messaggio è stato Scartezzini, l’abbraccio più lungo l’ho avuto con Elia e Bertazzo. Hanno contribuito tutti a questa qualifica, loro quattro l’hanno finalizzata».

In tre verso il traguardo, Ganna guarda, è oro per l’Italia
Tre azzurri verso il traguardo, Ganna guarda, è oro per l’Italia

Paura danese

C’è tanto studio. Avete letto il racconto di Fred Morini. Le parole ieri sera alla squadra dopo aver analizzato i tempi dei danesi. Non era tutto oro quel che luccicava, ma bisognava prenderli con le molle.

«Io credo che dall’altra parte – dice – quello che abbiamo fatto in questi due giorni gli abbia fatto le gambe un po’ molli. Ieri sono caduti, ma erano in vantaggio quasi di un secondo, 1”200-1”300 ai 3.000 metri. Non abbiamo visto com’è finita, però hanno avuto un calo, poi un’accelerazione proprio quando gli inglesi sono calati. L’ho riletta bene. Per me sono tornati a crescere perché hanno trovato l’aria e la scia degli inglesi, che li rilanciati. Noi non dovevamo dargli quell’aria, dovevamo tenerli di là, testa a testa. E nel finale, all’ultimo chilometro mi aspettavo che andassero di più. Invece prima siamo stati in vantaggio noi, poi sono andati in vantaggio loro, però per poco. E con sei decimi a tre giri dalla fine, quando Pippo è andato davanti, ci ho creduto e… Abbiamo vinto!».

Sogno avverato

Ha gli occhi rossi il piccolo cittì che negli anni è diventato gigante. Quando gli diedero in mano il settore, non tutti erano convinti che ne avrebbe retto il peso. Invece il miracolo è successo.

«Prima c’era l’obiettivo Rio e l’abbiamo preso – dice dal cuore – poi abbiamo fatto l’ultimo quartetto a Rio e da lì è partito l’obiettivo Tokyo. Sì, ci credi. Il gruppo ha fatto vedere che aveva qualità e le abbiamo scoperte strada facendo. Avere un gruppo così, con un Consonni che fa secondo al mondiale su strada (il riferimento è a Richmond 2015 fra gli U23, ndr) ti dà la convinzione che hai in mano i ragazzi che contano, i ragazzi del futuro. Però dovevamo pensare anche alla loro carriera su strada e trovare il modo per fare coincidere tutte le cose. Lo abbiamo trovato tutti insieme e siamo arrivati qua. Certo, l’obiettivo era Tokyo 2020. Sogni di vincere, ma vedi che anche le altre nazioni ci puntano fortemente. Credevo che restasse un sogno. Mi dicevo: “No, non posso cedere, devo far vedere ai ragazzi che ci credo. Ma i danesi sono forti, ribaltare e migliorare così… Chissà se anche l’ultima volta miglioriamo?!”. Invece abbiamo migliorato anche l’ultima volta. Ce l’abbiamo fatta e il sogno è diventato realtà».

Un solo grande abbraccio azzurro: non si vinceva da Roma 1960. Non è stato solo un fatto di cuore: nulla è stato lasciato al caso
Non si vinceva da Roma 1960. Non è stato solo un fatto di cuore: nulla è stato lasciato al caso

Benzina Ganna

Vai Marco, valli ad abbracciare e canta insieme a loro per i fratelli d’Italia che oggi sono stati inchiodati agli schermi con voi, dando gas in quegli ultimi tre giri al grande Pippo Ganna, arrivato con gambe ancora potenti grazie al lavoro degli altri. L’avete visto quel gesto? Era la dedica a chi ha dubitato di lui dopo la crono. Con il primo oro per bici.PRO nella sua giovane storia, rivendichiamo il titolo fatto quel giorno: questa sconfitta sarà benzina per la pista. Izu è in fiamme. E l’incendio l’abbiamo appiccato noi.

Francesco Lamon

La giornata di Lamon tra proteine e forza

27.12.2020
4 min
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Nelle passate settimane abbiamo spesso ficcanasato nella vita dei professionisti su strada, come si allenano, quando si svegliano… facendoci raccontare la loro “giornata tipo”. Bene, stavolta facciamo la stessa cosa con un pistard, uno che tra l’altro fa dell’esplosività la sua arma vincente, Francesco Lamon, chilometrista di caratura internazionale e colui che lancia il quartetto.

Un’intervista curiosa in quanto ci sono molte sfumature diverse tra lo stradista classico, tanto più se scalatore, e il corridore potente del parquet. Tutto sembra essere vissuto con maggior tranquillità.

Francesco, anche con te… la “giornata tipo”. Partiamo dalla sveglia. A che ora la metti?

La mia sveglia è determinata dall’ora in cui decido di uscire in bici. La sveglia suona un’ora prima che parta, per il semplice fatto che se ho troppo tempo tergiverso e alla fine non esco più. Quindi se devo uscire alle 10, mi sveglio alle 9.

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Toast prosciutto e formaggio non manca nella colazione di Lamon
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Toast prosciutto e formaggio nella colazione di Lamon
E con la colazione come fai? Sei un po’ stretto coi tempi…

Mangio molte proteine, toast con prosciutto o formaggio, uova… non troppi zuccheri ed evito il caffè, ma non per chissà quale motivo, semplicemente perché mi piace poco. Preferisco il the o un succo di frutta. Però può capitare che se è più freddo esco più tardi. A quel punto faccio una sorta di brunch, e mangio di più: anche toast philadelphia e salmone per dire. Esco a cavallo dell’ora di pranzo e passo direttamente alla cena. Sfruttando poi in bici le ore più calde.

E quando invece rientri per pranzo cosa mangi?

E’ legato a quel che faccio in bici. Di solito mi regolo con carboidrati a pranzo e proteine a cena, a parte quando siamo in ritiro che facciamo sempre primo e secondo, ma lo sforzo è anche diverso. Io però mi gestisco, perché tendo ad accumulare facilmente peso. Non amo troppo la frutta e neanche la verdura.

Ti segue un nutrizionista?

No, faccio da solo. Anche perché a me serve esplosività, forza. Non devo stare troppo attento al peso. E poi penso che a 26 anni tu debba sapere cosa mangiare e cosa no. Se avessi fatto strada, in cui anche 50 grammi contano, magari avrei avuto un nutrizionista.

Francesco Lamon
Francesco Lamon (26 anni) veste i colori della Biesse-Arvedi
Francesco Lamon
Francesco Lamon (26 anni) corre con la Biesse-Arvedi
Nel pomeriggio gambe all’aria o esci?

Esco… quando si poteva! Mi piace andare a fare shopping nel tempo libero e poi la sera, prima di cena faccio stretching.

Hai detto che a cena prediligi le proteine, ma a che ora mangi?

Verso le 20,30. Poi o gioco alla Playstation o guardo dei film. Non quelli horror perché mi fanno paura specialmente se sono da solo. Mi piacciono i film d’azione di Stallone, i thriller e anche i film di Brad Pitt.

Passiamo agli allenamenti. Quanti chilometri fa Lamon all’anno tra pista e strada? 

Faccio circa 20.000 chilometri e ogni tanto esco in Mtb ma solo per divertimento con gli amici e non per allenamento.

A Formia avete fatto cinque ore, ma il vostro sforzo dura al massimo 4′ (speriamo molto meno!). Perché?

Facciamo l’esempio più semplice. Noi costruiamo una casa e servono fondamenta solide. Se facciamo subito i lavori di forza e lattacidi questi durano una settimana. In Sicilia e a Formia abbiamo lavorato per fare la base di quella casa. Mi è successo di fare i lavori lattacidi subito, in vista degli ultimi Europei, ma lì non avevamo scelta con i tempi ristretti.

Okay, ma perché allora non fare tre ore?

Tre ore sono una via di mezzo. Cinque ore tornano utili per la madison, che dura 50′ e vanno fatti a tutta. O per l’omium che ti tiene impegnato per tutto il giorno. E poi una buona base ci serve per l’Argentina (Vuelta San Juan, ndr) altrimenti una corsa a tappe ti fa più male che bene. Quando torneremo, faremo palestra pesante, gare su strada e lavori specifici in pista.

Francesco Lamon
Lamon (primo a destra) con gli azzurri a Formia
Francesco Lamon
Lamon in allenamento con la maglia azzurra
Hai uno schema classico di uscite: un giorno la forza, uno la distanza, uno la soglia?

Dedico due giorni a settimana alla palestra e quattro alla bici facendo intermittente, distanza (di 3 o 4 ore, con lavori di forza ma non estremi), un giorno di ritmo e uno di scarico. Quindi l’ordine è palestra, intermittente, distanza, ritmo, scarico.

E le salite puoi farle? Devi farle?

Dobbiamo farle, dobbiamo farle! O al medio o con i lavori di forza, come preferisco io.

Cosa fai in palestra?

Ci passo circa un’ora e mezza. Dista 10′ da casa mia e ci vado in bici così mi riscaldo anche un po’. Mi cambio e inizio la seduta. L’esercizio principale è lo squat libero che si alterna a sedute di pressa. Poi ritorno a casa in bici ma senza allungare. 

Prima hai parlato di palestra pesante: cosa intendi?

Adesso che siamo lontani dalle gare, si lavora con carichi inferiori ai massimali. A tre mesi dall’obiettivo s’inizia ad aumentarli, fino a raggiungere i picchi di forza massima a due mesi dall’obiettivo. Si lavora sui massimali. Si aumenta il peso, ma non il numero delle ripetute.

Ruote Spinergy 2020-21

Le mitiche Spinergy tornano sul mercato italiano

24.11.2020
2 min
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Ve le ricordate le mitiche ruote a quattro razze americane Spinergy (il modello si chiamava Rev X) che nei primi anni ’90 spadroneggiavano nel gruppo dei pro? E ve la ricordate la Cannondale rossa in alluminio della Saeco di Mario Cipollini equipaggiata con queste iconiche ruote in fibra di carbonio?

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Cominciò tutto dalla Cannondale della Saeco
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La leggenda Spinergy cominciò da qui, dalla Cannondale della Saeco e quelle ruote a lama…

Brevetto Spinergy

Bene, oggi dopo qualche anno di assenza la gamma prodotto Spinergy torna sulle… strade del mercato italiano, grazie al Gruppo Crirod che ne cura in esclusiva la diffusione commerciale e l’assistenza tecnica post vendita.
La casa madre Spinergy ha sede in California da dove ha sempre continuato in tutti questi anni a sviluppare ruote ad alte prestazioni per biciclette, sia corsa quanto Gravel e Mtb. La tecnologia esclusiva e brevettata dei raggi Pbo rappresenta la chiave per cui le stesse ruote sono incredibilmente al tempo stesso sia resistenti che ultraleggere. 

Ruote Spinergy 2020-21
Spinergy, cerchi in carbonio e raggi Pbo: leggerezza e resistenza
Ruote Spinergy 2020-21
Cerchi in carbonio e raggi Pbo

Resistenza super

Ogni singolo raggio Pbo (personalizzabile nel colore per magari dare alle ruote un look coordinato con l’intera bicicletta…) contiene difatti oltre 30.000 fili di fibra di polifenilene bensobisoxazolo. In questo modo la resistenza è tre volte superiore all’acciaio inossidabile, ma in metà peso!

Un avviso di servizio importante: il Gruppo Crirod è alla ricerca di agenti per le zone libere. Per maggiori informazioni: tel. 0549/873356, info@spinergy-italia.it

www.spinergy-italia.it