La Cina ha riaperto le porte. Il racconto dal Qinghai Lake

23.07.2023
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Due squadre italiane sono state protagoniste del Tour of Qinghai Lake, corsa a tappe che ha rappresentato il ritorno in Cina del ciclismo dopo molto tempo (foto Facebook in apertura). Con la prova che durava ben 8 giorni, si può dire che il lungo periodo legato al Covid sia finalmente alle spalle anche nel ciclismo e che si riapre un filone di gare che fino al 2020 era stato fondamentale per una larga fetta del movimento al di sotto del WorldTour.

Non si tratta di gare dal livello eccelso, questo è chiaro, ma molte squadre hanno sempre avuto nel mercato cinese un approdo importante, una buona parte della propria attività, grazie anche agli inviti degli organizzatori e ai contributi alle spese generali. In quest’occasione c’erano 5 squadre professional, fra cui due italiane, Team Corratec e Green Project Bardiani Faizané e attraverso i loro diesse presenti al via – Francesco Frassi e Luca Amoriello – abbiamo voluto saperne di più, non solo degli aspetti agonistici della corsa, ma anche di tutto il contorno.

Per Mulubrhan secondo giro a tappe vinto nel 2023 dopo il Tour of Rwanda (foto Tour of Qinghai Lake)
Per Mulubrhan secondo giro a tappe vinto nel 2023 dopo il Tour of Rwanda (foto Tour of Qinghai Lake)
Che Cina avete trovato dopo tre anni?

FRASSI: «Io ero alla mia settima volta in Cina e, se devo essere sincero, differenze non ne ho trovate. Ho visto tantissimo entusiasmo per il ritorno delle ruote europee e un’organizzazione impeccabile».

AMORIELLO: «Ho trovato un’organizzazione ben allestita e molto precisa. Quante differenze con la mia prima esperienza nel 2012, soprattutto come alberghi tutta un’altra storia… Sul piano della sicurezza poi i cinesi sono vere macchine da guerra, un’attenzione perfino maniacale. E rispetto a prima del Covid ho visto anche molti miglioramenti come pulizia dei locali».

Quanto conta ritrovare le gare cinesi nel calendario?

FRASSI: «Molto, è importante per un team come il nostro anche perché danno molti punti per il ranking Uci, noi ad esempio ne abbiamo portati a casa 293, un bottino mica male… Questa poi era importante perché ci permetteva di riempire il mese di luglio, solitamente un po’ scarno di gare».

AMORIELLO: «Avere queste gare è un’appendice fondamentale per la nostra attività, accresce l’esperienza internazionale in contesti molto diversi da quelli a cui siamo abituati. A gare simili puntiamo molto».

In quanti vi siete mossi per la trasferta e con quanto materiale?

FRASSI: «Noi eravamo una dozzina, con 7 corridori, due massaggiatori, due meccanici. L’organizzazione ci ha messo a disposizione, come per tutte le squadre, un’ammiraglia e un camion per i materiali. Avevamo a disposizione 11 bici, poi ci siamo portati dietro pezzi di ricambio, ruote e molto cibo. Diciamo che ci siamo affidati all’esperienza che avevo assommato nelle mie tante presenze precedenti».

AMORIELLO: «Siamo partiti dall’Italia in 12, trovando poi Henok Mulubrhan direttamente in Cina, proveniente dalla sua Eritrea. Avevamo 7 corridori in tutto, tre massaggiatori, due meccanici e il sottoscritto. Ci hanno dato un’auto e un camioncino, poi i corridori erano portati direttamente con pullmini agli alberghi. Questa è stata la grande novità: le gare finivano dove sarebbero ripartite il giorno dopo, con alberghi in zona. Questo ci ha fatto guadagnare molto tempo e risparmiare energie».

Per il mangiare come vi siete regolati?

FRASSI: «Abbiamo portato molto cibo da casa: pasta, tonno e carne in scatola, parmigiano oltre a tanti integratori. Ci preparavamo da mangiare da soli, un giorno tra l’altro pioveva così tanto che siamo rimasti nelle camere e ci siamo arrangiati lì, d’altronde ci eravamo portati anche una piastra a induzione proprio per essere indipendenti».

AMORIELLO: «Le esperienze del passato ci sono state utili, abbiamo portato tutto il necessario, dalla pasta alle scatolette di tonno e salmone e tanto altro. Cucinavamo direttamente nel ristorante, una pentola di un paio di chili di pasta, poi univamo verdure cotte, unica concessione alla cucina locale considerando che era molto speziata e non volevamo correre rischi».

Che tipo di corsa avete trovato?

FRASSI: «Non era una gara facile, anche perché oltre alla lunghezza bisogna mettere in conto che si viaggiava sempre in altura, mai sotto i 2.000 metri. I nostri ragazzi venivano da uno stage a Livigno, praticamente hanno continuato la loro permanenza in altura. Un dato interessante è che abbiamo monitorato i nostri durante l’intera corsa: la loro saturazione d’ossigeno non saliva mai sopra i 93, considerando che normalmente si è a 98-100. Quando si abbassa così ci vuole adattamento, ma lavorando tutti i giorni in fuorisoglia non sale».

AMORIELLO: «Nel calendario cinese questa è la corsa più corta, ma l’altitudine ha un grande influsso, si arriva anche a 4.000 metri. Henok era favorito, venendo dai 3.200 metri di casa in Eritrea. Un plauso va fatto ai percorsi, sempre su strade di almeno 2-3 corsie. Abbiamo trovato caldo, salvo un giorno di pioggia dove le temperature sono crollate».

Come giudichi i risultati portati a casa?

FRASSI: «Nella prima tappa abbiamo cercato di difenderci, evitando di fare azioni proprio per ambientarci e considerando che già la seconda era una tappa importante. Abbiamo vinto due tappe con Davide Baldaccini e Attilio Viviani e nell’ultima tappa abbiamo anche provato a ribaltare la corsa. Sapevamo che era una frazione con molto vento e potevano crearsi dei ventagli, a 30 dall’arrivo ne abbiamo sfruttato uno per scatenare la fuga giusta e alla fine Baldaccini e Murgano sono risaliti fino al 3° e 4° posto, ma la cosa che più mi è piaciuta è che la strategia che avevamo pensato, i ragazzi sono riusciti a metterla in pratica».

AMORIELLO: «Non possiamo davvero lamentarci. Sapevamo che Mulubrhan era uscito bene dal Giro e ha lavorato molto in Eritrea per mantenere la condizione, in Cina ha sfruttato la situazione. Ho poi rivisto il Lucca dello scorso anno e sono sicuro che farà un gran finale di stagione. Zanoncello ha vinto una tappa, ma poteva conquistarne almeno un’altra il primo giorno, solo che con Henok non si sono intesi nel tirargli la volata. Avrei voluto che Colnaghi potesse lottare in volata, ma ha avuto la febbre e si è ritirato. Nieri da parte sua ha portato a casa la classifica dei GPM, insomma si sono tutti distinti».

Terza vittoria Stagionale per Zanoncello dopo quelle a Taiwan e in Serbia (foto Tour of Qinghay Lake)
Terza vittoria Stagionale per Zanoncello dopo quelle a Taiwan e in Serbia (foto Tour of Qinghay Lake)
Obiettivamente la gara di che livello era?

FRASSI: «Secondo me era molto buono: oltre alle 5 squadre professional c’erano i colombiani del Team Medellin a proprio agio su quei percorsi, poi formazioni belghe, norvegesi, australiane, il China Glory che è una vera multinazionale con corridori forti oltre a varie nazionali asiatiche».

AMORIELLO: «Non ci sono differenze rispetto a prima del Covid, la concorrenza era molto qualificata con tanti europei. Io dico che era assimilabile a una delle tante gare a tappe che si corrono nel Vecchio Continente».

Tornerete?

FRASSI: «Sicuramente, abbiamo già ricevuto l’invito per il un’altra gara a tappe per metà settembre e per il Tour of Hainan. Ora la nostra attività torna a essere completa».

AMORIELLO: «Molto volentieri, ora che l’attività è ripresa appieno valuteremo gli inviti per poter allargare l’attività a due-tre gruppi anche contemporaneamente. Quello cinese è un mercato importante».

Non c’è solo la Francia. Corratec a luglio fra Cina ed Europa

10.07.2023
4 min
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E poi c’è il luglio di chi non è al Tour de France. La Grande Boucle chiaramente si prende tutti i riflettori, ma dietro c’è tanto ciclismo e in molti casi anche di buona qualità. La Corratec-Selle Italia del diesse Francesco Frassi, per esempio, è impegnata in Cina per il Tour of Qinghai Lake.

Luglio dunque non è un mese da buttare. Le occasioni ci sono e non vanno sprecate. Per molte squadre è anzi un potenziale mese di riscatto. Magari si potrebbe approfittare di qualche distrazione dei top team proprio perché fanno “all-in” sul Tour. Attilio Viviani ieri è stato terzo nella prima frazione.

Attilio Viviani terzo nella prima tappa del Qinghai Lake, un circuito a 2.200 metri di quota. E’ il nono podio per i ragazzi di Frassi dall’inizio dell’anno
Attilio Viviani terzo nella 1ª tappa del Qinghai Lake. E’ il nono podio per i ragazzi di Frassi dall’inizio dell’anno

Un luglio pieno

«Siamo qui in Cina – racconta Frassi – e già esservi tornati dopo il Covid è un buon risultato. Questa è una corsa piuttosto impegnativa: otto tappe tra i 2.000 e i 4.000 metri. Una trasferta impegnativa anche per lo staff. Noi per esempio ci siamo organizzati con delle cucine mobili. Qui la questione cibo è un po’ delicata. Per esempio non si toccano la carne e le proteine in generale. La carne potrebbe essere contaminata dal clenbuterolo».

Frassi spiega come in questo mesi la Corratec-Selle Italia sia impegnata su due fronti almeno, più i ragazzi sparsi in altura qua e là. 

«A luglio corriamo appunto qui in Cina, altri ieri hanno concluso il Sibiu Tour, il 23 facciamo una corsa in Romania, la Cupa Max Ausnit,  dove tra l’altro vicino c’è una grossa sede della Corratec e da lì ci sposteremo allo Sazka Tour in Repubblica Ceca». Un bel da fare. A conti fatti è come se la squadra, diesse incluso, corressero altri due Giri d’Italia, uno a luglio e uno appunto a luglio.

Intanto si correva anche in Romania, qui Jan Stockli
Intanto si correva anche in Romania, qui Jan Stockli

Mese di programmazione

Luglio però è anche il mese della programmazione. Si corre, ma si costruisce. Stanno correndo dodici atleti su venti.

«Vero – va avanti Frassi – questo è anche un mese di programmazione. Ma oggi non è facile. Non è facile per i team WorldTour, figuriamoci per noi, squadre più piccole. Anche loro vedo che, tolti i capitani che sanno già cosa faranno sin da gennaio, fanno degli aggiustamenti dell’ultimo minuto. Per esempio leggevo di Sobrero, cambiato per il Tour a pochi giorni dal via. Per quanto ci riguarda, spesso per le formazioni aspettiamo che le corse a cui dobbiamo partecipare svelino con precisione i percorsi.

«Noi cerchiamo di fare una programmazione da qui a un mese, 40 giorni. Ad agosto faremo un po’ meno, mentre tra settembre e ottobre si prospetta addirittura qualche caso di tripla attività».

Konyshev è a Livigno. Si è allenato con i suoi ex compagni Colleoni e Matthews
Konyshev è a Livigno. Si è allenato con i suoi ex compagni Colleoni e Matthews

Verso settembre

Frassi intanto aspetta, di nuovo, Valerio Conti. Il laziale, durante una notturna a Brescia, si è rotto di nuovo il bacino… ma sull’altro fianco. Incredibile. Una persona aveva attraversato la strada. Valerio l’aveva schivata, ma gli altri non ce l’hanno fatta e lo hanno tirato giù.

«Anche per lui – conclude Frassi – cerchiamo di stilare un programma. Prima però dovrà risalire in sella. Speriamo ci riesca fra una decina di giorni, così da averlo per la fine di settembre e l’inizio di ottobre.

«Poi ci sono gli altri. Chi non è riuscito a portare via una buona gamba dal Giro a giugno ha recuperato ed è andato in altura, quasi tutti fra Livigno e lo Stelvio, e ora corre. Mentre gli altri che hanno tirato dritto in questa prima parte di luglio sono in altura. I nostri erano quasi tutti alla prima esperienza di un grande Giro ed era prevedibile che lo pagassero un po’». 

Professional e WT divario enorme. Riflessioni con Frassi

18.03.2023
4 min
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La Tirreno-Adriatico ha sottolineato ancora una volta la distanza siderale fra le squadre WorldTour e le professional. Non solo le classifiche parlano chiaro, ma anche l’andamento delle corse. Quando si entra nel vivo della gara e squadroni come la Jumbo-Visma o la Soudal-Quick Step aprono il gas è davvero raro vedere un corridore di una professional nel drappello di testa.

Sia chiaro, non stiamo muovendo critiche a nessuno, anzi… Da italiani ci dispiace che le “nostre” squadre (che non sono WT) facciano fatica. Semmai vogliamo fare un’analisi in prospettiva.

Come si farà quando arriveranno le tappe più dure del Giro d’Italia? Cosa potrebbe accadere se in una tappa appenninica la corsa si accendesse sin dalle prime battute? Il rischio del tempo massimo sarebbe concreto?

Francesco Frassi è il direttore sportivo del Team Corratec
Francesco Frassi è il direttore sportivo del Team Corratec

Una foto che parla

Ne abbiamo parlato con Francesco Frassi, direttore sportivo del Team Corratec. E ne abbiamo parlato con lui prendendo spunto da una situazione che si è verificata nella frazione di Osimo, la tappa dei muri. Una situazione che riguardava giusto il suo team.

A un paio di tornate dalla fine c’erano quattro corridori della Corratec tutti insieme, da soli (in apertura foto Instagram) e dietro altri quattro Corratec in un gruppetto più folto. Questa situazione ci ha fatto riflettere. E ci ha portato da Frassi.

«Quella foto – spiega il diesse toscano – ritrae un momento particolare. Si è verificata una situazione in cui qualcuno dei nostri era più avanti, qualcuno era più indietro e si sono trovati raggruppati insieme. E’ vero, il divario è ampio, ma noi siamo tranquilli per il Giro. 

«Si sa che con la qualità che c’era alla Tirreno ottenere un risultato era difficile. Noi quel giorno volevamo prendere la fuga e ci siamo anche riusciti con Valerio Conti e Alex Konychev, poi lui si è staccato sotto le “trenate” di Van der Poel. Da parte mia posso dire, per esempio, che Conti inizia a stare bene. Si è mosso un paio di volte. Ad Osimo una volta ripresa la fuga, ha preferito aspettare il gruppetto dietro».

Segnali positivi: Gandin ha indossato la maglia verde. La Green Project, invece, tutto sommato si è difesa bene nella classifica a squadre
Gandin ha indossato la maglia verde. La Green Project, invece, si è difesa bene nella classifica a squadre

Un super allenamento

In ogni caso da una situazione così, le professional possono trarre dei dati preziosi per capire quanto e dove andare a lavorare. In cosa possono migliorare. Il bicchiere va guardato assolutamente mezzo pieno.

«Come detto – prosegue Frassi – c’è un divario grandissimo, ma ho visto anche tante squadre WorldTour soffrire. Noi abbiamo fatto un programma per cui i ragazzi non erano al 100% per questa gara. Sono tutti in crescendo di condizione. Sono convinto che arriveremo al Giro al meglio e ognuno potrà fare la sua figura.

«Abbiamo avuto momenti di difficoltà, ma non siamo stati i soli. Ho visto anche corridori di squadre più grandi o di una professional come la TotalEnergies con delle crisi importanti. Corridori che si sono ritrovati da soli col fine gara dietro.

«Noi almeno nelle fughe abbiamo provato ad entrarci. E quando poi la fuga non andava, abbiamo preferito fare il gruppetto per arrivare alla fine della settimana con l’obiettivo di portare a casa un lavoro che ci permette di crescere e di trovare la condizione ottimale per le prossime gare. Penso alla Per Sempre Alfredo, alla Coppi e Bartali, al Giro di Sicilia».

Steff Cras ad Osimo è arrivato ultimo ad oltre 5′ dal penultimo. In coda molti atleti anche di Jayco e Astana (foto @Agencezoom)
Steff Cras ad Osimo è arrivato ultimo ad oltre 5′ dal penultimo. In coda molti atleti anche di Jayco e Astana (foto @Agencezoom)

Non solo professional

Frassi dice che anche altre squadre più blasonate hanno faticato ed è vero. TotalEnergies, ma anche Astana Qazaqstan e Jayco-Alula (terzultima e penultima nella classifica a squadre) non se la sono vista bene, a fronte di budget ben maggiori. Anche Roberto Reverberi ci aveva fatto notare questa cosa in una battuta al via di San Benedetto. Ma quattro corridori tutti assieme e da soli fanno pensare che il livello atletico sia quello. C’è da rifletterci.

«Noi – dice Frassi – interpretiamo la gara secondo una nostra ottica. In questo caso cercando la fuga e vedendo la corsa nel suo insieme come un super allenamento di sette giorni.

«Una partenza come quella di Osimo ti trasforma la gamba e per noi è buono essere stati davanti in quel momento. Entrare in quella fuga non era facile e questo conta molto per noi. Alla Coppi e Bartali non ci saranno 18 WorldTour, ma nove e magari qualcosa potrà cambiare».

«E poi c’è un altro aspetto che mi piace sottolineare. E’ in queste situazioni che si conoscono davvero gli atleti, che si fa gruppo. In ritiro, il corridore ha un determinato carattere perché c’è più tranquillità, ma è con le difficoltà e lo stress della corsa che lo conosci davvero. E dal mio gruppo ho avuto dei buoni feedback.

«Tutto ciò ci serve per capire dove migliorare, su chi si può fare leva per ottenere di più e ottenere indicazioni sul piano atletico».

Parsani: «Idea professional nata dopo il Lombardia»

20.01.2023
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Il Team Corratec è diventata una squadra professional. Non solo, ma parteciperà anche al Giro d’Italia e alla Tirreno-Adriatico. Serge Parsani è il direttore sportivo, ma soprattutto è il team manager di questo gruppo. Con l’ex Mapei avevamo già parlato di questo possibile salto dalla continental alla categoria superiore. Lo avevamo fatto in autunno, quando il progetto era un sogno… ben strutturato sì, ma ancora nell’aria c’erano solo parole.

Qualche giorno fa siamo stati nel clan del team toscano in quel di Montecatini, dove tra l’altro hanno la sede. E lì è stata presentata la squadra. Una press-conference per rivelarsi al mondo. In prima fila i tre diesse: Parsani appunto, Francesco Frassi e Fabiana Luperini.

Durante i giorni di Montecatini si sono svolti anche dei test in salita (foto Instagram)
Durante i giorni di Montecatini si sono svolti anche dei test in salita (foto Instagram)

Parola a Parsani

«Siamo partiti lo scorso anno – racconta Parsani – con l’idea di poter fare bene e di crescere. Il vero progetto della professional è iniziato dopo il Giro di Lombardia. C’era la squadra, serviva un manager. Io ci riflettuto una settimana e a quel punto ci siamo detti: okay facciamo la squadra professional».

«E questo è stato possibile grazie a Corratec, che ci ha permesso di migliorare e ha creduto in noi dopo la buona stagione 2022. Oggi siamo una vera squadra italiana, affiliata in Italia e con staff italiano. Non è facile reperire degli sponsor da noi e questo è un motivo in più per ringraziare Corratec.

«Lo vediamo con le WorldTour. Se loro sono su un altro pianeta è anche perché hanno la possibilità di creare, grazie a sponsorizzazioni valide, strutture che reggono nel tempo. E questo è il nostro obiettivo».

Parsani insiste parecchio sulla possibilità economica. E anche quando lo incalziamo sulle difficoltà nel divenire una professional lui taglia corto.

«Le difficoltà esistono dal momento che i soldi non ci sono – dice senza troppi giri di parole – una volta che Corratec ha creduto in noi, nel nostro progetto, siamo potuti partire con il discorso professional».

Siciliano d’origine, Amella (ottobre 2001) è il più giovane del team. Era alla Corratec anche lo scorso anno. Ha un contratto fino al 2024
Siciliano d’origine, Amella (ottobre 2001) è il più giovane del team. Era alla Corratec anche lo scorso anno. Ha un contratto fino al 2024

Avanti coi giovani

Per certi aspetti fu più difficile creare la squadra lo scorso anno quando si era continental che non quest’anno. Nel primo caso infatti per allestire una rosa bisogna dribblare molti parametri: numero di stranieri, numero di corridori al di sotto dei 23 anni, una parte con determinati punti, un’altra senza…

Quest’anno invece c’è stato il “problema” opposto, con tanti corridori, anche di un certo spessore che bussavano alla porta. Ma la linea principale è rimasta quella.

«Noi – dice Parsani – puntiamo molto sui giovani. Abbiamo preso Valerio Conti, che è il corridore più esperto e rappresentativo per quel che ha fatto nella sua carriera, ma ha solo 29 anni. Ed è il più vecchio della nostra rosa, pensate un po’…».

«L’età media è di 24,7 anni – interviene Frassi – Abbiamo deciso di tenere anche alcuni ragazzi che erano con noi lo scorso anno anche se non hanno raccolto grossi risultati, né li avevano ottenuti da under 23. Ma li abbiamo tenuti perché hanno dato buoni segnali. E allora perché non crederci? Perché non dargli una possibilità? Sono giovani, sono italiani, stanno maturando, erano già con noi: proviamo a portarli avanti».

Stefano Gandin (classe 1996) lo scorso anno ha ottenuto 3 vittorie e la maglia di miglior scalatore al Giro di Sicilia
Stefano Gandin (classe 1996) lo scorso anno ha ottenuto 3 vittorie e la maglia di miglior scalatore al Giro di Sicilia

E’ già futuro

La stagione della Corratec sta per partire. Scatterà fra circa 48 ore alla Vuelta a San Juan in Argentina, per proseguire poi al Saudi Tour, dove a guidare i ragazzi ci sarà anche Fabiana Luperini. Un segnale mica da ridere: una donna alla guida di un team maschile in un Paese arabo.

E poi si proseguirà con le altre corse a partire da quelle italiane.

«Se dovessimo fare il Giro – diceva Parsani appena quattro giorni fa – saremmo chiaramente contenti, altrimenti non sarà una tragedia. Sapremo farci trovare pronti e super impegnati anche con altre gare. Ma certo il Giro è tutta un’altra cosa. Il Giro cambia tutto».

E il Giro c’è. Nei giorni di Montecatini i diesse parlavano con orgoglio e anche un minimo di legittima preoccupazione di doppia e tripla attività in alcuni casi. In queste situazioni anche la logistica si complica. Servono mezzi, personale e un buon numerodi corridori. Corridori che ad oggi sono venti. Ad oggi…

Nairo sì, Nairo no

E sì, perché le voci di mercato dicono che Nairo Quintana si unirà alla squadra amaranto. Il colombiano, maglia rosa 2014, ha dichiarato in tempi non sospetti che avrebbe corso il Giro, e dalla Corratec non sono stati negati dei contatti.

Però è anche vero che Quintana esce dalla storia del tramadol e la Corratec ha firmato l’Mpcc proprio per poter guadagnare credibilità al primo anno di professional e poter accedere a gare importanti come quelle di Rcs ed Aso soprattutto.

In ogni caso si riparte dalle 12 vittorie dello scorso anno e dai tanti buoni piazzamenti.

«Siamo – conclude Parsani – un gruppo giovane, come detto. Affiatato. Affamato. E pieno di entusiasmo. Ed è su queste basi che abbiamo costruito la squadra.

«Ci sono corridori veloci come Attilio Viviani, Tivani, Dalla Valle e Konychev. Corridori scaltri e vincenti su percorsi misti come Conti, Karel Vacek, Stojnic e Gandin, forse il più scalatore del gruppo. E vere scommesse come Olivero, Iacchi e Amella. Da tutti quanti mi aspetto un grande impegno».

Gandin e la promozione (meritata) tra i pro’

25.11.2022
4 min
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Stefano Gandin ha già iniziato a preparare la seconda stagione in maglia Corratec. La differenza rispetto allo scorso anno è che dal 2023 la sua squadra sarà professional e il prolungamento di contratto per il ragazzo veneto significa professionismo. Un traguardo raggiunto dall’interno, ma non per questo meno prestigioso e sudato. La stagione scorsa non è finita nel migliore dei modi, ma ora è tempo di guardare avanti.

«Sono caduto ad agosto – esordisce Gandin al telefono – e mi sono fermato per qualche mese. Ho iniziato un po’ prima per lavorare qualche settimana in più e recuperare il tempo perduto. Ma tra lo stop di due mesi, la palestra e il riprendere la bici, mi si è leggermente infiammato il ginocchio. Ho deciso di fermarmi e non rischiare nulla».

Gandin si è messo in luce al Giro di Sicilia conquistando la maglia dei gpm
Gandin si è messo in luce al Giro di Sicilia conquistando la maglia dei gpm
Anche perché questa stagione sarà un po’ più importante…

Sì, già a gennaio ero partito con l’obiettivo di ottenere risultati e la Corratec mi ha dato questa occasione. Ripartirò dalla stessa squadra, ma da un altro mondo e un’altra qualità di corse. 

Quando hai capito che saresti rimasto?

Si sapeva fin dall’inizio che la Corratec aveva l’ambizione di fare la professional, questo mi ha dato tanta motivazione per impegnarmi al massimo. Durante l’anno ho tenuto spesso dei colloqui, sia con Frassi che con Parsani e mi hanno sempre tranquillizzato sulla mia permanenza nel team. 

Avevi già in mente di passare con la Corratec?

Un po’ sì, ma nel mondo del ciclismo fino a quando non firmi non puoi essere sicuro. Ho firmato a inizio ottobre, sono stato tra i  primi dieci contratti presentati non appena la squadra ha ottenuto la licenza come professional.

Al Sibiu Tour 2022, Gandin conquista così l’ultima tappa (foto Focus Photo Agency)
Al Sibiu Tour 2022, Gandin conquista così l’ultima tappa (foto Focus Photo Agency)
Diventi pro’ a 26 anni, che effetto fa?

Passo a questa età e una cosa vuol dire: non ho mai mollato, conservando sempre la speranza di diventare professionista. Rispetto al mondo di ora, dove anche gli junior passano subito, è strano ma non è detto che non possa andare bene. Quando ero dilettante c’era Fiorelli che è passato tardi, ma ora va forte ed ha appena fatto una bella stagione. Anche Lucca è passato professionista quest’anno, ce lo meritiamo. Se uno merita, è giusto che gli sia concessa l’occasione. 

Diventare professionista con la stessa squadra che ti ha accompagnato per un anno è un vantaggio?

Sicuramente conosco parte dello staff e dei direttori sportivi. I corridori un po’ cambieranno, rispetto al 2022 siamo rimasti in 5, questo vuol dire avere 15-16 compagni nuovi. Punteremo molto sui velocisti. D’altronde in una squadra che mira ai piazzamenti e alle fughe o comunque a cogliere sempre l’occasione, servono corridori così, non da classifica. 

Nel 2022 hai corso molto all’estero e fatto tante corse a tappe…

Era il primo anno che facevo corse a tappe con continuità, già da inizio stagione mi sentivo bene e sicuramente più passano i giorni più sto meglio. Mi piacciono molto come tipologia di gare, non da fare classifica, ma per cercare qualche vittoria di tappa.

Le corse a tappa sono il palcoscenico perfetto per Gandin e la sua indole da cacciatore di tappe (foto Anderson Bonilla)
Le corse a tappa sono il palcoscenico perfetto per Gandin (foto Anderson Bonilla)
Anche perché da elite non ce ne sono molte in Italia…

No, quando sei under 23 nei hai solo 3-4 durante l’anno, e una volta che sei elite scarseggiano. E poi per migliorare serve continuità, da gennaio ad ora ho imparato molto mettendomi alla prova in queste corse. Capisci cosa vuol dire lavorare per obiettivi o risparmiare energie, salvare la gamba, gestirti… Nella mia carriera sono sempre stato molto costante tutto l’anno, ma senza mai trovare il picco di forma. Nel 2022, invece, ne ho trovati 2 o 3 e infatti ho ottenuto qualche vittoria (oltre alla vittoria al Sibiu Tour, sono venute due tappe alla Vuelta a Venezuela, ndr) e dei bei risultati.

La prima cosa che hai pensato firmando il contratto?

Le persone che mi sono state vicine. All’impegno loro e mio, il supporto di chi mi vuole bene è stato fondamentale. Non è facile a 25 anni non avere un’indipendenza economica o non avere certezze nel futuro. Avere delle persone accanto che ti tranquillizzano è importante. Una volta ringraziati, però, l’attenzione va al futuro, perché nei professionisti bisogna restarci

Cosa può dare Luperini alla Corratec? Chiediamoglielo

17.11.2022
4 min
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A un certo punto della scorsa settimana, un comunicato stampa annunciava che fra i direttori sportivi del Team Corratec sarebbe arrivata Fabiana Luperini, cinque Giri vinti e tre Tour. Una novità inattesa sotto il cielo italiano, che si sposa per coincidenza con l’arrivo di Ro De Jonckheere all’americana Power Health.

La squadra toscana si sta rigenerando dopo l’annata continental, con l’arrivo di corridori da ricostruire come Valerio Conti, alcuni giovani e l’ispirazione dietro le quinte di Angelo Citracca. Serge Parsani è il team manager, Francesco Frassi e Marco Zamparella i due diesse. E proprio a Frassi si deve l’arrivo della pisana di Buti.

«E’ nata un po’ per caso – racconta Luperini – perché conosco Frassi sin da piccola. Ci siamo ritrovati in un’occasione e mi diceva che il prossimo anno sarebbero passati professional e avevano bisogno anche di un’altra persona con il tesserino internazionale. E quindi mi ha chiesto se mi interessasse farlo. Io ho pensato che non vado fra persone sconosciute e quindi ho detto di sì».

Fabiana conosce Frassi sin da quando erano bambini, per l’amicizia fra i rispettivi genitori
Fabiana conosce Frassi sin da quando erano bambini, per l’amicizia fra i rispettivi genitori
Con che mentalità ti approcci alla novità? 

Col fatto che conosco già le persone che ci sono, il salto non mi spaventa. Se non so una cosa, la chiederò. E poi comunque sia, il ciclismo è il ciclismo, sia a livello maschile che femminile. Sicuramente quello maschile è un po’ più impegnativo per quanto riguarda i chilometraggi e anche le gare. Ma non credo che avrò grossi problemi.

La fase di conoscenza dei corridori è già cominciata, oppure ci sarà il primo ritiro per farlo?

Ancora è presto. La squadra sta ultimando in questi giorni gli ultimi ingaggi, quindi ci troveremo di qui a breve e poi conosceremo anche i ragazzi.

Secondo te quale può essere il valore aggiunto di Fabiana Luperini in una squadra così?

Adesso non lo so, perché si tratta della prima volta. Però penso che una donna è sempre diversa da un uomo, quindi magari credo che avrò un’altra sensibilità, un’altra prospettiva rispetto ai direttori sportivi uomini. E magari in certi casi può fare anche bene.

Fabiana Luperini ha vinto 5 Giri d’Italia e 3 Tour de France. Per lei in arrivo una bella sfida
Fabiana Luperini ha vinto 5 Giri d’Italia e 3 Tour de France. Per lei in arrivo una bella sfida
Sappiamo che segui sempre il ciclismo femminile, che rapporto hai con quello maschile?

Lo seguo ancora. L’unica cosa, a differenza delle donne, non abbiamo in Italia un atleta forte che ti fa venire voglia di vedere una gara piuttosto di un’altra. Mentre nelle donne ci sono delle ragazze per cui vale la pena accendere la televisione. Intendiamoci, è bello anche veder vincere Van der Poel,  Van Aert e Pogacar, per carità. A volte però, mi piacerebbe anche vedere un italiano come c’era in passato. Un Pantani, Bugno, Bartoli…

Che effetto fa essere il primo diesse donna d’Italia fra i pro’?

I due mondi iniziano a comunicare. Ci sono anche tante massaggiatrici donne che seguono gli uomini. Magari le prime a entrare sono state loro, vedo poi che ci sono anche dei dirigenti donna. Insomma, ora arriveranno anche direttori sportivi. Piano piano, si fa tutto. Logicamente il professionismo rimane sempre un ambiente soprattutto maschile, ma il fatto che qualcuna entri è già un mezzo segnale.

A questo punto della tua carriera ti aspettavi una chiamata del genere?

Diciamo che non stavo cercando una squadra fra le donne e nemmeno fra gli uomini. E’ capitata questa esperienza e mi sono detta di provarci. Come aspettative, è ovvio che potessi aspettarmelo più da un team femminile, vediamo cosa succede in questa nuova avventura. Magari imparo altre cose nuove che mi possono essere utili nei prossimi anni.

Hai già fatto il direttore sportivo, del resto…

L’ho già fatto alla Cipollini donne. Nelle juniores femmine con Ciclismo Insieme. Lo stavo già facendo quest’anno a livello giovanile, perché si trattava di esordienti donne e allieve. Qui a livello locale, da quando ho smesso l’ho sempre fatto.

Non sarà un salto nel buio, insomma…

Non credo, il fatto di conoscere bene Frassi sarà un bel supporto. Siamo delle stesse zone, poi mio babbo e suo babbo, sono amici. Correvano insieme a livello amatoriale, quindi mi capitava spesso di vederlo alle gare o comunque durante le cene che facevano i nostri genitori insieme. Perciò adesso non mi resta che cominciare…

Frassi: «La Corratec? Più velocisti che scalatori»

09.11.2022
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Il Team Corratec sarà una nuova squadra professional. Ad oggi l’Italia ne conta quattro, ma sappiamo i nuvoloni neri (nerissimi) che purtroppo pendono sulla Drone Hopper-Androni. Se con Serge Parsani qualche giorno fa si è parlato del progetto, con Francesco Frassi ci si addentra più su discorsi tecnici e relativi agli atleti.

Il direttore sportivo toscano ha un forte entusiasmo per questa sfida. Sfida che lo vedrà con un ruolo importante, che si è guadagnato in questo anno di continental. Ha organizzato trasferte, seguito corse, fatto da consulente psicologico per gli atleti… Insomma, ha fatto ciò che impongono i mezzi limitati di una continental che però già pensava in grande.

Francesco Frassi al centro con i suoi ragazzi (foto Instagram)
Francesco Frassi al centro con i suoi ragazzi (foto Instagram)

E professional sia

«Finalmente – racconta Frassi – ci siamo. Si diventa professional. L’idea di fare la professional c’è sempre stata, ma lo scorso anno arrivammo troppo tardi e l’Uci non accolse la nostra richiesta. Poi siamo andati avanti con la stagione e solo a giugno abbiamo ripreso a parlarne, ma è da ottobre che l’argomento è diventato più concreto».

La lista degli atleti non è ancora del tutto nota, ma Frassi parla di 20 atleti. «Ogni giorno – dice Frassi – continuano ad arrivarci richieste. Rispondo a tutti, perché mi sembra giusto ed educato, ma la squadra è fatta. Oltre ai ragazzi che restano, Stojnic, Amella e Gandin, ci sarà Valerio Conti».

Valerio Conti nel 2019 prese la maglia rosa. Momento che gli regalò grande visibilità. Il laziale è pronto al riscatto
Valerio Conti nel 2019 prese la maglia rosa. Momento che gli regalò grande visibilità. Il laziale è pronto al riscatto

L’arrivo di Conti

Valerio Conti è stato annunciato qualche giorno fa. Al momento è la stella della Corratec. E l’idea è anche quella di dargli un certo spazio.

«Ho parlato con Valerio – racconta Frassi – e credo che per lui questa sia un’ottima occasione, mentre per noi è il corridore ideale. Ha avuto due stagioni complicate dal punto di vista fisico, se riuscirà a riprendersi potrà fare molto bene. E’ un profilo ideale per il nostro calendario: sa attaccare, tiene in salita, se si arriva vince. 

«Mi sono piaciute la sua voglia di fare e la sua umiltà. Un corridore che viene da tanti anni di WorldTour sa come vanno certe cose e qui può tornare ad avere lo spazio per tornare ad essere un vincente qual è».

Un velocista proveniente dalla Giotti Victoria… tutti gli indizi portano a Nicolas Dalla Valle
Un velocista proveniente dalla Giotti Victoria… tutti gli indizi portano a Nicolas Dalla Valle

Il gruppo dei velocisti

Ma non solo Conti. Frassi non può fare i nomi, ma dice che il team si è orientato anche su altri profili. Tra questi spiccano i velocisti. Anche se Parsani ha detto che non potranno garantirgli un treno tutto per loro, è comunque fondamentale avere una (o più) ruote veloci in squadra.

«Oggi – dice Frassi – i velocisti servono, tanto più per le corse che dobbiamo fare noi. Ne abbiamo preso uno (in uscita dalla Giotti Victoria-Savini Due, ndr) che è passato pro’ con le stigmate del campioncino. Il problema è che è passato con l’arrivo Covid. E il biennio 2020-2021 credo non sia valido per giudicare un corridore. Quest’anno che è stato più lineare, è tornato vincere.

«Oltre alle ruote veloci si cerca un passista-cronoman. Serve un corridore che sappia andare in fuga, in quella buona. Che sappia prendere aria. Questo servirà anche per aiutare i velocisti».

Stefano Gandin ha vinto una tappa al Sibiu Tour. Il classe 1996 sarà presente anche nella stagione 2023 (foto Focus Photo Agency)
Stefano Gandin ha vinto una tappa al Sibiu Tour. Il classe 1996 sarà presente anche nella stagione 2023 (foto Focus Photo Agency)

Scalatori addio

Frassi fa poi un discorso interessante che spiega come la rosa della Corratec sia stata strutturata anche in virtù del calendario che si affronterà nel corso della stagione. E anche per questo a farne maggiormente le spese sono gli scalatori.

Premesso che su carta la Corratec potrebbe anche essere invitata al Giro d’Italia, nel concreto ciò è molto difficile che accada al primo anno nella categoria professional. Pertanto una squadra che partecipa a corse di un giorno o brevi corse a tappe, in cui difficilmente ci sono grandi salite (Tour of the Alps escluso), ha meno bisogno di una figura come lo scalatore, che magari può curare la classifica.

Meglio cercare vittorie di tappa, fare punti in questo modo, crescere passo dopo passo. Meglio avere corridori che tutti insieme possono fare “blocco”, piuttosto che uno scalatore che magari richiederebbe anche un certo aiuto e può aiutare poco.

«La figura dello scalatore puro è quella che al momento non abbiamo in rosa – riprende Frassi – poi chiaramente c’è gente che tiene in salita. Lo stesso Conti se sta bene su certe scalate può dire la sua. Ma viste le nostre corse meglio avere più di un velocista.

«Il sogno del Giro… è un sogno, però già avere dei buoni corridori che sanno stare nelle fughe che contano magari in una Sanremo, o in una Tirreno-Adriatico è importante per noi. E per questo dobbiamo attrezzarci». 

In Corratec cresce anche lo staff. Marco Zamparella, che ha preso la licenza Uci, sarà uno dei diesse. In tutto dovrebbero essere 4
In Corratec cresce anche lo staff. Marco Zamparella, che ha preso la licenza Uci, sarà uno dei diesse. In tutto dovrebbero essere 4

Doppia attività

«L’idea è di fare la doppia attività. E di farla anche all’estero. Anche perché per Corratec, che vende bici in tutto il mondo, è importante. Abbiamo 20 corridori e bisogna farli ruotare e gareggiare il più possibile. Anche per questo vogliamo iniziare presto». 

«Faremo qualche miniraduno per conoscerci ma credo che il miglior modo di fare gruppo sia andare alle corse. Meglio ancora le lunghe trasferte, come la Vuelta al Tachira o la Vuelta San Juan. Si sta molto tempo insieme, le difficoltà e lo stress del viaggio mettono in risalto i caratteri… si fa gruppo».

Il “Giro” oltreoceano della Corratec, tra notti in tenda e vittorie

11.08.2022
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Quasi come un Giro: 18 giorni di gara su 23. E’ “l’altro Giro”, quello nato nella mente di Francesco Frassi, direttore sportivo del Team Corratec. Un’idea stimolante, diversa, se vogliamo anche simpatica, ma dai precisi risvolti tecnici. 

La Corratec, anche se continental, ha una mentalità rivolta più a quella dei pro’ piuttosto che al mondo degli U23. I ragazzi di Parsani e Frassi hanno corso parecchio all’estero. Sono andati alla ricerca delle gare con più professionisti. E si sono anche difesi alla grande. 

Se si pensa che la squadra nacque in fretta e furia sul fil di lana del 2021, ad oggi contano ben 12 vittorie e sono la terza continental per successi ottenuti.

Francesco Frassi, direttore sportivo del Team Corratec
Francesco Frassi, direttore sportivo del Team Corratec

Quasi un grande Giro

«Vuelta Ciclistica a Venezuela e Tour de la Guadeloupe contavano in tutto 18 tappe, otto la prima gara e dieci la seconda, così ho pensato di unirle in qualche modo e farne quasi un grande Giro – racconta Frassi – Noi abbiamo una mentalità professionistica, anche se siamo una continental e un grande Giro è un po’ una scuola. Come si dice ti dà motore, ti fa crescere. E’ lì che si forma davvero il corridore, sia a livello fisico che a livello mentale».

«Chiaramente so bene che parlo di due eventi non di primo piano e che non è la stessa cosa che fare un vero grande Giro, però ci si avvicinava. Ho provato a far fare ai ragazzi qualcosa di diverso e stimolante, specie se impostato in quest’ottica».

Logistica “Tetris”

Frassi e il team quindi si sono messi al lavoro. La logistica è stata forse la cosa più complicata.

«Un lavoro che ho fatto io, sono impazzito! Si tratta di qualcosa come 24 voli, 104 carte d’imbarco con i ragazzi che partivano da diversi aeroporti, allestire i bagagli. Però alla fine ci siamo riusciti».

Un altro problema logistico non da poco è stato il trasporto delle bici. Solitamente per queste corse quando ci sono le crono, l’organizzatore impone la bici normale proprio per questioni di trasporto per chi arriva da fuori. A volte succede per le corse di prima fascia, figuriamoci per queste più piccole, invece stavolta la scelta era libera: si poteva usare la bici da crono.

«E così – dice Frassi – abbiamo portato tre bici da crono per i nostri atleti di punta: Dusan Rajovic, Stefano Gandin e Veljko Stojnic. Oltre alle sei bici dei sei corridori, 4 di scorta. Più i grandi frigo per i rifornimenti, nei quali all’imbarco abbiamo messo condimenti, barrette, gel, borracce, cibi per la colazione. Una vera impresa credetemi! E anche un costo importante».

Sei vittorie

Al Tour de Guadalupe, che è ancora in corso, Veljko Stojnic ha vinto la quarta tappa. Laggiù alla fine il livello è discreto. In Guadalupe, terra francese, ci sono diversi team che ogni tanto si vedono in Europa. Mentre in Venezuela gli scalatori spuntavano ovunque.

Alla fine da questa trasferta si sono portati a casa, per ora, sei vittorie, due ciascuno per Stojnic, Gandin e Rajovic. La formazione schierata è stata quasi la stessa: loro tre più il 19 enne panamense, Jose Pitti, e Giulio Masotto. Unico cambio quello tra Marco Murgano e Davide Baldaccini: il primo ha corso in Venezuela , il secondo in Guadalupa.

«Tra le due corse di mezzo c’erano quattro giorni – dice Frassi – l’idea iniziale era di far fare ai ragazzi un paio di uscite lunghe per collegare appunto le due gare e simulare ancora meglio il nostro grande Giro, però la logistica ci è venuta contro.

«Nonostante il Venezuela e la Guadalupa siano vicine, non ci sono voli diretti e l’imprevisto era dietro l’angolo. Abbiamo preso tre voli. Uno è saltato e i ragazzi hanno passato una notte nello scalo a Santo Domingo. Risultato: per due giorni non si sono potuti allenare».

Dalle Ande ai Caraibi

Di certo non hanno recuperato bene, tanto più che venivano dai climi più “freschi” del Venezuela a quelli più caldi e umidi dell’isola caraibica. 

Ma esperienze così servono anche per conoscere meglio i ragazzi e mettono in luce il loro vero carattere. Corse, strade, hotel… non sempre sono comodi, anzi.

«In Venezuela – riprende Frassi – avevamo spesso dei trasferimenti impossibili. Trasferimenti che venivano effettuati con dei pullmini messi a disposizione dalla corsa. Spesso le strade erano malridotte e gli hotel non erano dei migliori… Dovevi essere bravo a tenerli tranquilli, a farli ridere. In Guadalupa invece le cose sono un po’ meglio, sembra esserci più entusiasmo in generale».

Il campo di tende allestito a La Desirade, alla vigilia del via della prima tappa del Tour Cycliste de la Guadeloupe
Il campo di tende allestito a La Desirade, alla vigilia del via della prima tappa del Tour Cycliste de la Guadeloupe

Notte in tenda

Entusiasmo sì, ma come diceva Frassi il carattere emerge e si misura anche in queste circostanze. Dopo la notte in bianco all’aeroporto, ecco che la prima tappa del Guadalupe era una crono. Una crono che si disputava su un’isola minore dell’arcipelago francese.

«Tutti gli atleti hanno dormito in tenda. Avete capito bene… come in un campeggio. Avevano allestito un campo con una tenda e un materassino per ognuno. I bagni erano quelli chimici e infatti c’era un po’ di coda.

«Però è stata un’esperienza anche questa, un’esperienza che fa gruppo. E’ quasi una missione. Vedi chi si lamenta di più, chi è più propenso ad adattarsi, chi si rimbocca le maniche, chi prende in mano la situazione… E certe cose si riflettono anche in corsa. I leader si vedono anche in queste circostanze. 

«Mi rendo conto che quando si corre, momenti così si vivono con stress, ma in futuro certe storie si racconteranno con piacere».

L’aspetto tecnico

Okay l’avventura, ma c’è anche l’aspetto tecnico da valutare e Frassi, da buon diesse, fa un confronto tra le due corse.

«In Venezuela – spiega Frassi – l’altimetria era molto dura e si correva un po’ all’impazzata. Un modo di correre più alla francese, con poco controllo da parte dei team. Il leader o chi puntava alla classifica doveva essere attento alle fughe, doveva anticipare.

«Per esempio due tappe che potevano essere per velocisti, sono state appannaggio della fuga. Non è come la Vuelta al Tachira, dove i percorsi sono più lineari. Alla Vuelta a Venezuela c’erano più circuiti, più saliscendi».

«In Guadalupa – conclude Frassi – invece la situazione è un po’ più regolare. Anche qui non c’è una squadra che controlla la corsa, ma i percorsi sono più duri, non mancano salite lunghe. Tuttavia resta la mentalità della corsa pazza alla francese. Anche in questo caso il corridore deve essere sveglio».

Team Corratec: una “nuova” continental, ce la racconta Parsani

08.01.2022
4 min
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Serge Parsani torna nel mondo del ciclismo, all’età di 69 anni, con gli ultimi tre passati “a riposo” a Bergamo. Rientra in gruppo grazie a Frassi ed alla sua nuova squadra: il team Corratec, patrocinato dal comune di Montecatini Terme. Frassi esce dall’esperienza con la Vini Zabù che ha chiuso i battenti al termine della scorsa stagione.

Cosa ti ha spinto a sposare un progetto come quello di Frassi?

Sono stato contattato da lui dopo il Giro di Lombardia e mi ha chiesto di intraprendere questa nuova avventura. Ero fuori dal giro da tre anni, ma la passione è troppo forte ed appena ne ho avuta l’occasione sono tornato. Non ero però molto sicuro di ricominciare.

Come mai?

Perché avevo la mia vita tranquilla qui a Bergamo, non ero molto dell’idea di tornare a viaggiare e stare lontano da casa. Poi però Frassi mi ha detto che il mio sarebbe stato un ruolo manageriale, da svolgere dietro la scrivania.

Con Frassi avevi mai lavorato precedentemente?

No mai, ne avevo sentito parlare e lo conoscevo di nome.

Frassi (a sinistra) è il principale artefice della nascita del team Corratec
Frassi (a sinistra) è il principale artefice della nascita del team Corratec
Dovrai trasferirti in Toscana o svolgerai il tuo ruolo da casa?

Qualche volta andrò giù, ma non è necessario, ora si lavora molto a distanza. Ci siamo incontrati già a Montecatini per svolgere le visite mediche dei ragazzi a metà dicembre.

Il progetto è quello di una continental. Era quello a cui puntavate?

Non precisamente, avevamo presentato le carte, la fideiussione e la garanzia all’UCI per aprire una professional. Poi però non ci hanno dato l’autorizzazione per fare la squadra e abbiamo virato sulla continental. Avremmo preferito la prima opzione visto che ci sono più possibilità di mettersi in mostra potendo partecipare a Tirreno-Adriatico e Giro d’Italia. Molte squadre promettono agli sponsor di partecipare a queste gare anche se poi non è sempre così…

Con bici Corratec alla Vini Zabù nel 2021 ha corso anche Jakub Mareczko, oggi alla Alpecin
Con bici Corratec alla Vini Zabù nel 2021 ha corso anche Jakub Mareczko, oggi alla Alpecin
Che rosa sarà quella del team Corratec?

Abbiamo otto under 23 che dovrebbero diventare nove, cinque elite e due ex pro’. Avremmo in realtà un altro ex pro’ da aggiungere in rosa ma le regole ne prevedono solamente due, stiamo aspettando di capire se la federazione ci darà una deroga.

Gli ex pro’ chi sono?

Veljko Stojnic che era alla Vini Zabù e Dusan Rajovic, lui arriva dalla Delko Marseille.

E gli altri corridori?

Avendo chiuso la squadra all’ultimo non abbiamo una rosa estremamente competitiva. Anche tra i ragazzi under 23 abbiamo preso qualche corridore sul quale nutriamo dei dubbi. Come anche gli elite, ci sono ragazzi che fanno fatica a trovare posto nel professionismo anche a causa della mancanza di squadre.

Con la chiusura della Vini Zabù le squadre professional italiane sono tre (Eolo Kometa, Drone Hopper e Bardiani CSF Faizanè)
Con la chiusura della Vini Zabù le squadre professional italiane sono tre
Non sarebbe stato meglio aspettare un anno e costruire una squadra più competitiva puntando direttamente alla professional?

Avremmo rischiato di perdere molti sponsor ed anche qualche corridore. Una cosa è certa, da metà primavera in poi inizieremo a lavorare per fare la professional nel 2023.

Il calendario invece, lo avete delineato?

Faremo sicuramente la doppia attività distinguendo under 23 ed elite. Partiamo con la Vuelta al Tachira in Venezuela che dovrebbe partire tra una quindicina di giorni. Poi voleremo in Turchia a febbraio e ci rimarremo tre settimane. Per gli under 23 il debutto dovrebbe essere alla San Geo. Non abbiamo ancora il calendario definito perché è difficile ottenere gli inviti essendo una squadra appena nata.

La Corratec nasce a Montecatini Terme, a 20 chilometri da San Baronto, sede della Vini Zabù. Le bici sono le stesse: Corratec, sponsor tedesco che dà il nome anche alla squadra. Lo staff è rimasto praticamente identico: direttore sportivo (Frassi), massaggiatori e meccanici in primis, e come detto sono rimasti due corridori: Masotto e Stojnic. Lo stesso Parsani ha alle spalle delle stagioni con le squadre di Citracca. Si potrebbe quasi pensare che si tratti dello stesso gruppo che ha trovato un’altra veste per continuare.