In treno con Baroni per il debutto su strada

07.02.2021
6 min
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Chiusa la parentesi del cross, davanti alle ruote di Francesca Baroni si apre quella più vasta della strada con la squadra di Fidanza: un altro treno da prendere al volo. Ma come si fa alla fine di un viaggio, nei giorni del riposo, si scorre l’album delle foto, rileggendo quel che è stato per capire (almeno provarci) quel che sarà.

La sua stagione è stata un vero crescendo, nel segno di una maturazione atletica palpabile e probabilmente della maggior convinzione nei suoi mezzi. Le parole di inizio stagione e quelle del suo allenatore Pino Toni componevano un quadro già molto interessante, che oggi può essere appeso alla parete dei ricordi, liberando già il posto per il successivo.

Con suo padre e sua madre: Alessandro Guerciotti, che meglio li conosce, dice che la famiglia Baroni è davvero speciale (foto Instagram)
Con suo padre e sua madre: una famiglia davvero speciale (foto Instagram)
Torniamo a Ostenda, alla partenza. Baroni emozione o concentrazione?

Tutte e due… Logicamente quando parti per un mondiale l’emozione è sempre alta, ma devi provare a tenere alta anche la concentrazione, cosa che ho cercato di fare.

Pensi di aver avuto il miglior avvicinamento?

Il mondiale arriva sempre a fine stagione. Dopo i campionati Italiani mi sentivo bene, abbiamo provato con il mio preparatore a mantenere la condizione e così è andata.

Quanto senti di essere cresciuta in questa stagione?

Non saprei, ho lavorato tanto e bene (almeno così penso!). E alla fine sono arrivati anche i risultati, ma c’è sempre da crescere tanto. Il livello delle mie avversarie è molto alto.

Crescita più atletica o nella sicurezza in te stessa?

Entrambe… Come già spiegato il lavoro fisico è stato intenso, poi quando vedi che riesci ad ottenere qualche buon risultato, arriva anche più sicurezza nei tuoi mezzi, ma non è sempre facile. A volte i risultati non sono dalla tua e allora… è più dura!

Te lo aspettavi un piazzamento così buono?

Volevo fare bene, ci ho provato… Il mio obiettivo era correre il meglio possibile senza pensare alla posizione in classifica che avrei ottenuto. L’importante era provare a dare il massimo senza dover avere dei rimpianti dopo la prestazione, una cosa che cerco di fare sempre. A volte va bene, a volte va meno bene, ma così sono le gare…

Nell’ultima gara prima di passare su strada, ha ottenuto il quinto posto ai mondiali under 23 di Ostenda
Baroni ha ottenuto il 5° posto ai mondiali U23 di Ostenda
A cosa hai pensato quando alla fine Scotti ti ha detto di attaccare?

All’ultimo giro, Fausto ha provato a seguirmi metro per metro incitandomi al massimo. Diceva di crederci fino in fondo, che mi stavo giocando una buona posizione. Alla fine ho fatto anche la volata…

E’ bello trovarsi nella seconda metà di un mondiale avendo ancora forze da spendere?

E’ una mia caratteristica. Se riesco a gestirmi bene nella prima parte di gara, riesco a dare il meglio nella seconda parte. Di solito a metà gara ho un piccolo calo, prendo un gel e cerco di ripartire. Al mondiale così ho fatto e per mia fortuna è andata bene!

Che cosa hai pensato appena hai visto il percorso?

Che non era il meglio per le mie caratteristiche, c’era da correre molto e nella sabbia. Quest’anno mi sono allenata meglio nella corsa a piedi, devo sempre lavorarci molto, ma sicuramente mi trovo migliorata rispetto agli anni precedenti, dove nei pezzi a piedi  (ride, ndr) mi piantavo proprio!

Quest’anno, ha lavorato tanto sulla corsa a piedi nella sabbia: eccola agli europei
Ha lavorato tanto sulla corsa a piedi nella sabbia
Che cosa hai pensato invece dopo averlo provato?

Che alla fine non era proprio come me lo ero immaginato. E’ vero, c’era molto da correre, ma c’era anche una parte sull’erba pedalabile dove recuperare.

Quando le francesi sono cadute davanti a te in avvio, hai pensato che potesse essere un momento cruciale della corsa?

Nel cross le cadute dopo la partenza sono quasi normali, vanno sempre messe in preventivo, specie quando si parte dietro. Non sempre è facile recuperare e spesso compromettono il risultato della gara. A Ostenda sono ripartita subito, per fortuna sono stata… sveglia nello scendere subito dalla bici per uscirne prima. E alla fine non ho perso molto dal primo gruppo, poi è iniziata la mia  rincorsa…

Che cosa avevi in testa dopo l’arrivo, quando hai alzato il braccio?

Ero incredula, quasi meravigliata, ma molto, molto felice per il 5° posto ottenuto. Visto anche il livello delle avversarie che ero riuscita a mettermi dietro.

Francesca Baroni, Alessandro Guerciotti, Lecce 2021
Con Alessandro Guerciotti dopo i tricolori di Lecce: nel cross la collaborazione proseguirà
Francesca Baroni, Alessandro Guerciotti, Lecce 2021
Con Alessandro Guerciotti dopo i tricolori di Lecce
Come definiresti Fausto Scotti?

Fausto Scotti è il CT della nazionale da quando io ho iniziato a praticare il ciclocross, c’è sempre stato. L’ho sempre rispettato, anche se a dire il vero – non me ne voglia – qualche volta non ho capito e accettato qualche sua scelta nelle convocazioni. Ad esempio quando per diverse volte non ha portato le ragazze in Coppa del mondo… e portava solo i maschi.

Come sei stata accolta a casa al ritorno?

In maniera molto semplice. Quando sono rientrata mia mamma è venuta a prendermi alla stazione… Battute a parte, cerchiamo sempre di rimanere con i piedi per terra, senza esaltarci più di troppo. I buoni risultati logicamente fanno piacere, ma devono spingerci a lavorare sempre meglio, cosa che in famiglia cerchiamo di fare tutte le volte!

Adesso su strada con Fidanza, temi di dover lasciare da parte il cross oppure ci sarà sempre?

Vorrei cercare di fare bene, Fidanza mi ha dato questa opportunità e cercherò di ripagarlo al meglio delle mie capacità. Anche se su strada al momento non posso dire di avere la stessa esperienza acquisita nel cross, ma come sempre sono pronta a mettermi alla prova! D’accordo anche con lui, continuerò ancora con il cross…

Francesca Baroni affronterà la stagione su strada e ci sarà da imparare tanto. Questa maglia per un po’ andrà riposta (foto Billiani)
Si riparte per la strada: per un po’ la maglia finirà nel cassetto (foto Billiani)
Credi che la bici sia al momento il modo migliore per esprimere la vera Francesca?

Per il momento la bici è la mia vita! Cosa aggiungere?

Come ti trovi con Pino Toni? Continuerà a seguirti lui anche per la strada?

Pino Toni è il mio preparatore già da qualche anno, mi conosce bene, sono molto in confidenza con lui. Mi… sopporta e alla fine riusciamo sempre a trovare un accordo per gli allenamenti. Sarà così anche per la strada…

Ci dai una definizione di bellezza in rapporto alla vita?

“La vita è bella” è anche il titolo di un famoso film. Va vissuta al meglio, cercando sempre il lato positivo delle cose, in famiglia mi hanno sempre insegnato di accettarla per quello che è. Anche nei momenti più difficili, pensiamo sempre che la “salute” sia la cosa più importante. Quando c’è quella, c’è tutto…

Una ragazza spensierata che sa dare il giusto valore alle esperienze che vive
Una ragazza spensierata, attaccata ai valori buoni della vita
Che cosa ti fa stare davvero bene?

La serenità e la tranquillità sono le cose che più mi fanno stare bene!

Che cosa, quale condotta ti dà fastidio?

La malignità, la falsità, la cattiveria e la “furbizia” sono le cose che più mi danno fastidio!

C’è amicizia tra rivali? 

Non sempre è facile, ma penso che si possa anche diventare amiche tra rivali, perché no? Personalmente cerco nell’amicizia valori molto alti. In primis la sincerità e il rispetto e purtroppo spesso tra rivali queste non è facile che ci siano…

Il complimento più bello che ti sia stato mai fatto?

Che sono “una buona”, anche se nella vita a volte non è sempre un vantaggio!

Scelta la squadra: Realini e Baroni vanno con Fidanza

06.02.2021
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Sarà la Isolmant-Premac-Vittoria di Giovanni Fidanza la squadra che accoglierà Francesca Baroni e Gaia Realini, due fra le più forti specialiste azzurre del ciclocross, tra le elite su strada. Ma se la prima compirà 22 anni e ha già una struttura fisica più matura, l’abruzzese ha due anni in meno e ancora più strada da fare. L’aspetto singolare dell’arrivo di Baroni alla corte del bergamasco è che l’idea è stata di Mario Cipollini.

«Mario è sempre molto disponibile con me – ha spiegato Francesca – va in bici sulle mie stesse strade e spesso ci incontriamo. Sapendo che stavo cercando squadra, mi ha messo in contatto con il suo amico Fidanza e così…».

Ecco la maglia della nuova Isolmant-Premac-Vittoria di Giovanni Fidanza
Ecco la maglia della nuova Isolmant-Premac-Vittoria di Giovanni Fidanza

Debutto a Loano

“Fido” conferma e intanto lavora alla messa in moto della stagione, che prenderà il via il 20 con una videopresentazione, proseguirà il 27 febbraio a Loano con il debutto effettivo e andrà avanti con un ritiro fino alla Strade Bianche.

«Conoscevo Francesca – dice – perché ha la stessa età di mia figlia Martina, per cui negli ultimi due anni l’ho sempre vista, anche se negli ultimi mesi è cresciuta davvero tanto rispetto alle rivali, alla Casasola per esempio. Nel cross ha dimostrato di avere grandi doti. Ho avuto modo di seguirla al Giro Rosa. E sebbene fosse duro, l’ha finito in crescendo di condizione.

Pensi che continueranno con il cross?

Non è che lo penso, ne sono sicuro. Quando hanno firmato il contratto, entrambe lo hanno posto come condizione, per cui la loro stagione è stata disegnata in funzione di questo. Nell’accordo c’è scritto anche che continueranno a lavorare con Guerciotti, con cui hanno sempre collaborato. Ma al di là di questo, a me piace che facciano più discipline. Anche all’estero, le più forti corrono praticamente tutto l’anno, programmando bene gli appuntamenti.

Secondo Fidanza, quest’anno Baroni ha fatto passi da gigante rispetto alle rivali come Sara Casasola
Baroni ha fatto passi da gigante. Qui è con Casasola
Non sono troppi 12 mesi di attività?

E’ ovvio che facendo il cross, su strada non puoi fare un programma di 8 mesi. Per questo, sia Francesca che Gaia Realini faranno un bell’inizio di stagione, cercando di sfruttare la condizione del cross. Poi, arrivate al Trofeo Binda di Cittiglio, si fermeranno per riprogrammare la preparazione fino ai campionati italiani di fine giugno e il Giro Rosa di luglio. Queste per noi sono le corse più importanti.

E il finale di stagione?

Dal mio punto di vista e per quello che ci siamo detti, da agosto in poi riprenderanno a lavorare in vista del cross.

Anche se il mondiale è nelle Fiandre?

Il seguito è tutto da vedere. Perché è vero che sono abituate a grandi sforzi, ma sono giovani. Nessuno esclude niente, ma vediamo.

Gaia Realini, Europei ciclocross, s'Hertogenbosch, 2020
Gaia Realini ha compiuto 20 anni il primo gennaio
Gaia Realini, Europei ciclocross, s'Hertogenbosch, 2020
Gaia Realini ha appena vent’anni e anche lei margini enormi
Anche per la strada Francesca Baroni continuerà a lavorare con Pino Toni?

Sì, sarebbe inutile cambiare. Se si trova bene e ha fiducia, soprattutto se è arrivata con lui a un certo livello, non serve stravolgerle le abitudini.

Invece Realini?

Anche Gaia ha il suo preparatore, che è Francesco Masciarelli. E’ importante che mantengano i loro punti di riferimento, con il patto che ci si confronti con la squadra e si concordino i percorsi di lavoro.

Si può immaginare quali margini abbiano entrambe?

Sono giovani, vanno messe alla prova. Francesca dà la sensazione di essere più potente, ma anche Gaia, che pure è così minuta, ha tanta forza. L’ho vista l’anno scorso al Giro delle Marche e nella tappa più dura si è mossa davvero bene. Per entrambe c’è la sicurezza di una squadra che ha 3 anni di sponsorizzazione assicurati. Gli sponsor sono appassionati e sono entrati nella società per farla crescere, permettendomi di occuparmi bene della parte tecnica e di portare avanti questo gruppo di ragazze.

Nella squadra con Baroni e Realini corre anche Martina Fidanza. Quest’anno con bici De Rosa
Nella squadra corre anche Martina Fidanza. Quest’anno con bici De Rosa
Di solito la resistenza alla multidisciplina inizia dai direttori sportivi più esperti come te…

Io invece ho una diversa visione del ciclismo, forse perché da corridore ho sempre fatto pista e l’ho mollata quando ho cominciato a fare Giro, Tour e classiche. E perché in Italia non c’è stata per anni una pista coperta, altrimenti d’inverno sarei andato ancora. Un anno ho fatto anche il Master Cross, organizzato da Antonio Saronni, il fratello di Giuseppe. Fu nell’inverno fra il 1988 e il 1989, perché poi passai professionista e ricordo che mi trovai subito bene. Diciamo che da pro’ un po’ mollai, perché correvamo in squadre di 16 corridori e facevamo fino a 100 gare all’anno. Oggi è più facile programmare, in tutte le categorie, sapendo che cross e pista servono anche per la strada. Certi sforzi che fai in gara, in allenamento non riesci a raggiungerli. E così la condizione aumenta.

Nel mondo di Francesca, accompagnati dalla mamma

04.02.2021
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«Ieri c’è stata la Rai – dice Alessandra, mamma di Francesca Baroni – hanno fatto anche delle belle riprese sul percorso che di solito usa per fare scarico. Francesca era emozionata. E’ venuto proprio Andrea De Luca, il servizio si dovrebbe vedere stasera».

Sul traguardo di Lecce, dopo la vittoria tricolore della figlia, nei suoi occhi c’era tanto orgoglio, anche se con grande discrezione se ne stava sempre un passo indietro. Chissà se ai mondiali, dopo il quinto posto di Francesca, sua mamma sarebbe riuscita a restare così composta. 

Il risultato di Ostenda ha portato la ragazza toscana all’attenzione degli italiani e la sua storia, con il massimo garbo, merita un approfondimento che renda merito a lei e alla sua famiglia. E diventi ispirazione per chi sta vivendo una situazione analoga e non sa che cosa si possa e cosa non si possa fare.

Il monociclo è il suo passatempo: se ci sono ruote, Francesca c’è. E’ il 2015
Sul monociclo: se ci sono ruote, Francesca c’è. E’ il 2015
Serve più coraggio a uscire in bici per una ragazza non udente o per la mamma a lasciarla andare?

Penso per la mamma (sorride, ndr), quantomeno su strada. Nel cross è difficile che ti fai male, puoi avere un infortunio, ma dipende da te. La strada è pericolosa e qui da noi poi c’è tanto traffico.

Quando è cominciata questa passione?

A sei anni e mezzo. La storia che vide Basso al Giro e si innamorò del ciclismo ormai s’è raccontata svariate volte. Aveva sei anni e mezzo e prima non si era mai avvicinata allo sport. Mi chiese: «Mamma, anche le femmine possono fare ciclismo? Mi piacerebbe provare…». Io le dissi che si poteva, ma allora non è che il ciclismo femminile fosse così popolare. Lei disse che in alternativa avrebbe voluto giocare a calcio e allora si optò subito per la bici.

Il ciclismo nella vostra famiglia c’era mai… passato?

Come tifosi, soprattutto di Marco Pantani. Andavamo a vedere le corse quando erano qua intorno, però mai fatta una trasferta. Quelle si sono cominciate a fare con lei. Abbiamo finito due macchine, per seguirla alle corse.

Il fatto di non sentire l’ha mai limitata?

E’ sempre stata indipendente. Solo ora, con le mascherine, la situazione è più complicata. Ieri per la prima volta da tanto tempo mi ha chiesto se potevo accompagnarla alla Posta, dove normalmente va da sola. E’ difficile per noi capire uno che parla con la mascherina, per lei è un problema. Ma per il resto, mia figlia non si è mai fermata davanti a nulla.

Nel 2019 ai campionati europei, è 6ª nel giorno del successo di Ceylin Del Carmen Alvarado
Nel 2019 ai campionati europei, è 6ª nel giorno del successo di Ceylin Del Carmen Alvarado
Non ha mai avuto problemi di equilibrio in bici?

Mai. Va anche con il monociclo, lo volle in regalo per la promozione. Qua intorno la conoscono anche per questo. Tutto ciò che è sport le è sempre riuscito bene. Visto che da piccola gareggiava soltanto in estate, d’inverno la portavo in piscina. E dopo un po’ pure quelli del nuoto le proposero di fare gare. Sarebbe stato troppo, per cui dicemmo di no.

Le protesi aiutano? 

Il problema di Francesca è che la sua sordità è molto profonda. Per capire. Immaginate di accendere il televisore e di andare nella stanza accanto. Percepite dei suoni, ma non distinguete le parole. Se però poteste vedere le immagini, riuscireste a collegare quei suoni a delle parole. Per Francesca è lo stesso. Solo con la protesi e senza il labiale non riesce a sentire. Con la protesi e il labiale, capisce bene anche me che parlo velocissima. Solo con il labiale, bisogna scandire bene, ma capisce tutto.

Crede che tanta grinta derivi in qualche modo anche da questo?

Chi può dirlo? Chi può dire come sarebbe se sentisse normalmente? Il fatto di essere agonista ce l’ha sempre avuto dentro. Da piccolina, quando faceva le corse con gli amici in spiaggia, voleva sempre vincere.

Consiglierebbe lo sport a un ragazzo con lo stesso problema?

Al non udente non è precluso nulla, ma tanto dipende da come la famiglia si approccia all’handicap. Quando scopri il problema, non è che sei contento, ma puoi reagire. Noi siamo stati al CRO di Firenze, con il professor Gitti, cui siamo davvero tanto grati, perché Francesca ha una meravigliosa capacità lessicale. Ma lì c’era una bambina, cui la mamma non legava i capelli, per paura che si vedesse la protesi. Se non sei sereno, hai difficoltà a conviverci.

Tornando alle paure iniziali della strada, la segue sempre quando si allena?

Sempre, se va da sola. Oggi ad esempio è uscita con un amico ed è andata da sé. L’unica accortezza è che ci mandi dei messaggi per avvisarci nel momento in cui è da sola. La seguiamo con la moto, il modo per starle vicino senza ostacolare il traffico.

Francesca Baroni
E’ una vera dura: quest’anno ha vinto a Nalles nonostante il meteo a dir poco proibitivo
Francesca Baroni
E’ una dura: quest’anno ha vinto nella bufera di Nalles
Francesca sembra decisissima, ha scelto lei in quale squadra andare oppure ne avete parlato?

In casa ci consultiamo su tutto, ma prima di prendere una decisione deve essere convinta lei. Come con il preparatore. Prima ne aveva uno che secondo noi non andava bene, ma è passata con Pino Toni soltanto quando si è resa conto che effettivamente le mancava qualcosa

Il quinto posto di Ostenda è un bel risultato o un’occasione persa?

Un ottimo risultato. Se me lo avessero detto alla partenza, non ci avrei creduto. E poi oggi le U23 vanno fortissimo, in Coppa del mondo arrivano con le elite e su quel percorso con tanti tratti da fare a piedi, davvero non avremmo mai pensato così bene.

Secondo lei, per il futuro sua figlia valuta qualcosa oltre alla bici?

Purtroppo no, punta tutto su quello. E il purtroppo è legato al fatto che ad esempio per ora non può entrare in un corpo militare, perché nel bando è richiesto anche l’esame audiometrico.

Scusi la domanda forse fuori luogo, siete mai stati contattati dallo sport paralimpico?

Chieda pure, non è un problema. Un anno andammo in televisione dalla De Stefano, in una tappa del Giro, a perorare la causa dei sottotitoli nelle cronache sportive. Per cui tutti ascoltarono la storia di Francesca e ci chiamarono proponendo di portarla al mondiale o alle Olimpiadi, non ricordo. Il fatto è che i non udenti non rientrano nelle categorie ammesse, per loro ci sono le Olimpiadi Silenziose. Sono figlie di un retaggio antico e superato, per cui il non udente quasi appartiene a un’etnia diversa anche da quella dei genitori, senza considerare che si può nascere non udenti anche da genitori che invece sentono.

Francesca Baroni, campionato italiano juniores 2016, Monte Prat
Nel 2016, ha vinto il campionato italiano juniores a Monte Prat
Francesca Baroni, campionato italiano juniores 2016, Monte Prat
Nel 2016 ha vinto il tricolore juniores
Non trovate scandalosa questa distinzione?

Infatti Francesca vuole correre come sta facendo, semplicemente perché può farlo. In ogni caso però, benvenga lo sport paralimpico. Sono tutti atleti fantastici

Forse, a pensarci, l’unico problema potrebbe averlo con le radioline in corsa…

Esatto, ma si faceva ciclismo anche prima che le inventassero. Basta che qualche compagna la avverta se c’è qualcosa da sapere e che si parli chiaramente nella riunione pre gara. Un problema nella crono? Con tutti gli strumenti che puoi mettere sul manubrio, se si tratta di spingere, lei spingerà.

Lo sa, vero, che sua figlia è fortissima e anche determinata?

Non dico che non abbia potenzialità, ma deve ancora dimostrare tanto. La cosa più importante è che faccia esperienza. La nuova squadra l’ha presa perché crede in lei e spero che la si giudichi per come andrà. Apprezzo che nelle interviste non venga suonato sempre lo stesso tasto. Questa s’è fatta soprattutto perché sia di stimolo per gli altri.

A Variano, Bertolini campione di fairplay

17.01.2021
4 min
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Quando nella mattinata il freddo intenso ha palesato anche le condizioni del terreno, fortemente ghiacciato, il primo pensiero del Ct Fausto Scotti all’immediata vigilia della partenza della gara di Variano di Basiliano, ultima prova del trofeo Triveneto, è stato per Fabio Aru.

Daniele Pontoni è stato il perfetto padrone di casa (foto Billiani)
Daniele Pontoni è stato il perfetto padrone di casa (foto Billiani)

«Gli ho detto subito di non rischiare – racconta – soprattutto in curva. Il suo 17° posto finale è figlio di una scelta precisa, non doveva pregiudicare quanto di buono fatto nella stagione. I suoi obiettivi sono molto più avanti nel tempo, qui doveva solo stare attento alle curve».

Caduta Dorigoni

Effettivamente la gara ha fatto molte vittime, anche illustri. Una caduta ad esempio è stata l’evento centrale della prova Open maschile, la più attesa: una caduta che ha visto protagonista Jakob Dorigoni. Tutti si attendevano la rivincita dei tricolori di Lecce fra lui e il nuovo campione italiano Gioele Bertolini e i due hanno fatto la differenza sin dal via. Ma a due giri e mezzo dalla fine, dopo continue schermaglie, il portacolori della Selle Italia Guerciotti Elite è caduto sul fianco sinistro.

Gioele Bertolini ha messo in mostra una grande condizione (foto Billiani)
Gioele Bertolini ha palesato una grande condizione (foto Billiani)

Una botta di non poco conto. Bertolini era lontano, ma non se l’è sentita di vincere così e ha deciso di aspettare il rivale. La coppia si è così ricomposta e i due hanno proceduto in completo accordo fino al giro conclusivo dove ognuno ha giocato le proprie carte. A vincere è stato Bertolini per un paio di secondi, ma al di là del successo, quel che resta di più è stato il valore intrinseco della sua scelta.

Azzurri stanchi

In ottica dei prossimi mondiali di Ostenda (Belgio), i due hanno dato comunque le risposte che Scotti si attendeva.

Dorigoni affranto, porta i segni della caduta (foto Billiani)
Dorigoni affranto, porta i segni della caduta (foto Billiani)

«Sì – conferma il tecnico azzurro – ma mi è piaciuto molto anche Samuele Leone (Development-Guerciotti) che ha chiuso terzo a 43”. Lo aspettavamo a un risultato del genere, anche perché sapevamo che qualcuno era un po’ più affaticato dopo i lavori della settimana nel ritiro azzurro, dove abbiamo svolto anche 4 allenamenti quotidiani su aspetti specifici. Ceolin ad esempio, pur avendo finito quarto, aveva lavorato tutto il tempo con gli elite. Pensavamo fosse anche più stanco, lo stesso dicasi per Pavan sesto alla fine dietro Toneatti. I nomi per i mondiali sono questi, senza dimenticare Fontana che è caduto. Gli faceva male una mano e si è ritirato. Speriamo di poter portare a Ostenda 4 atleti, ma dovremo decidere anche in base a come organizzare la trasferta in questo difficile periodo».

Francesca Baroni ha dominato fra le donne (foto Billiani)
Francesca Baroni ha dominato fra le donne (foto Billiani)

Baroni stellare

La gara femminile ha regalato una super Francesca Baroni. La campionessa italiana under 23 della Selle Italia Guerciotti Elite ha imposto subito un ritmo altissimo al quale Eva Lechner (Starcasino CX) faticava a resistere, finché l’esperta altoatesina è caduta, lasciando via libera alla rivale, alla fine prima con 11” di vantaggio. Terza l’altra under Sara Casasola a 47”. Anche qui le scelte sembrano abbastanza chiare, l’unico dubbio è legato al quantitativo di atlete che effettivamente potranno andare in Belgio fra due settimane. Un tempo utile per fare ancora quel piccolo salto di qualità per rendere al meglio.

Alice Maria Arzuffi, Lecce 2021

Arzuffi scatena la carica delle ragazze

10.01.2021
4 min
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Il tifoso a bordo strada dice che si vede l’effetto delle gare in Belgio, mentre Alice Maria Arzuffi con la maglia delle Fiamme Oro sfiora il paletto di legno e rilancia l’andatura verso la conquista del campionato italiano. Alle sue spalle, snocciolate come grani di un rosario molto infangato nel pomeriggio di Lecce, Francesca Baroni e Lucia Bramati avanzano verso le rispettive maglie tricolori, delle under 23 e delle junior. Il fatto che abbia smesso di piovere dal mattino sta asciugando il terreno, che è rimasto pesante, ma si è fatto meno scivoloso.

«Non era il mio percorso – dice Arzuffi – ma visto che ho vinto, forse un po’ lo era lo stesso. Non era più così veloce dopo la pioggia della notte, per cui sono partita subito a tutta e ho fatto il ritmo alto».

Francesca Baroni, Alessandro Guerciotti, Lecce 2021
Francesca Baroni recupera le forze accanto ad Alessandro Guerciotti
Francesca Baroni, Alessandro Guerciotti, Lecce 2021
Francesca Baroni con patron Guerciotti

Effetto Belgio

Il Belgio si è visto davvero, però, nella sicurezza e nella leggerezza con cui la campionessa italiana è venuta fuori da ciascuna delle mille curve di un percorso disegnato, come disse Bartoli giorni fa, all’italiana. 

«Quest’anno – die Alice – sono partita più piano per ritrovarmi la condizione avanti nella stagione. Nell’ultimo periodo invece ho corso tanto e dopo una settimana di scarico sono arrivata qui fresca e con tanta fiducia. Adesso ho davanti due settimane di allenamento per il mondiale e poi sarà il momento di dedicarmi alla strada. Rimettere la maglia della Valcar sarà come tornare a casa, perché sono stata con loro fino a due anni fa. Conosco Valentino Villa, il presidente, e Arzeni è da sempre il mio allenatore. Voglio fare una bella stagione anche su strada, per togliermi le soddisfazioni giuste».

La forza di Francesca

Francesca Baroni seduta nel prato accanto ad Alessandro Guerciotti scioglie i capelli e si sistema per la premiazione. La toscana ha fatto gara parallela con Gaia Realini, poi di colpo nel tratto rettilineo in cui si faceva differenza con la potenza ha piazzato un allungo micidiale che ha piegato la piccola abruzzese.

«Non ho fatto niente di che – dice – ho accelerato un po’ e lei si è staccata».

Poi cerca la mamma per mollarle la borraccia, il casco e tutto quello che le ha permesso di arrivare al successo, ma ora non serve per salire sul podio e raccogliere gli applausi. E poi, una volta vestita di bianco, rosso e verde, la foto con Vito Di Tano è la conferma del tanto bel lavoro svolto finora.

Luca e Lucia Bramati, Lecce 2021
Luca e Lucia Bramati, per entrambi la vittoria ha doppio valore ricordando la mamma e la nonna scomparsa
Luca e Lucia Bramati, Lecce 2021
Luca e Lucia Bramati, una vittoria che scuote

Il cuore di Lucia

E poi c’è Lucia, che sorride, ma dentro deve avere un mare niente affatto placido. La famiglia Bramati e il resto della squadra sono partiti da Bergamo dopo il funerale di nonna Maria Teresa, mamma di Luca e nonna di Lucia.

«Non è stato facile correre con questo stato d’animo – racconta lei – né farsi trovare pronta quando tutti se lo aspettano».

Luca invece, con la commozione nel tono di voce, dice che sua mamma stava benissimo e se l’è portata via il Covid.

«Aveva 79 anni e stava benissimo – dice – prima di ammalarsi veniva in negozio da me con l’auto cabrio».

Il cielo schiarisce, non restano che gli elite uomini e poi su Lecce scenderà il silenzio. Ad ora, al netto di un percorso atipico rispetto agli standard internazionali, tutto ha funzionato alla perfezione. Legittima la soddisfazione degli organizzatori e quel sentore di festa che affiora quando ci si rende conto che il porto di arrivo è finalmente in vista.

Filippo Fontana, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio

Sant’Elpidio assegna le ultime rose

06.01.2021
4 min
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Epifania nel fango per i protagonisti del Giro d’Italia di Ciclocross, che a Sant’Elpidio a Mare (FM) hanno chiuso il lungo cammino della challenge iniziato nello scorso ottobre e passato per 7 tappe. Fango che ha caratterizzato soprattutto la gara Open maschile, la più attesa, ricca di colpi di scena.

Partenza, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Fasi di partenza per l’ultima tappa del Giro d’Italia Ciclocross 2020 a Porto Sant’Elpidio
Partenza, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Fasi di partenza per l’ultima tappa

Festa per due

Tutti si attendevano l’acuto del campione tricolore Jakob Dorigoni . E tutti guardavano verso la nuova uscita agonistica di Fabio Aru: la seconda con la muova maglia della Qhubeka Assos, che porterà per le strade nella nuova stagione da pro’. Alla fine però il protagonista inatteso è stato Filippo Fontana, 20enne veneto dei Carabinieri, andato in fuga sin dall’inizio insieme a Marco Pavan (D’Amico Um Tools) e a Dorigoni (Selle Italia Guerciotti Elite). Ma prima l’uno e poi l’altro hanno dovuto lasciar andare lo scatenato Fontana, primo in solitudine. Dorigoni, accaparrandosi la seconda piazza, ha conquistato in extremis la maglia rosa strappandola a Cristian Cominelli. All’atleta della Scott non è stata sufficiente la quinta piazza finale: a pari punti nel computo generale, Dorigoni è risultato primo proprio per il miglior piazzamento a Sant’Elpidio.

Fabio Aru, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Fabio Aru ottavo sul traguardo di Porto Sant’Elpidio
Fabio Aru, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Aru chiude all’ottavo posto

Aru cresce

E Aru? Il sardo ha fatto una gara giudiziosa, recuperando qualche posizione nella seconda parte fino all’8° posto finale.

«Sul tecnico ho fatto tanta fatica – ha dichiarato all’arrivo – ma le sensazioni sono sempre migliori e per questo parteciperò anche ai tricolori di Lecce di domenica prossima».

Chissà che questo suo inverno agonistico non vada anche oltre, verso una possibile partecipazione ai Mondiali di Ostenda.

Jakob Dorigoni, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Jakob Dorigoni, tricolore in carica, conquista la maglia rosa 2020
Jakob Dorigoni, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
A Dorigoni la classifica finale

Festa Guerciotti

Nella gara Open femminile scambio di cortesie fra le due under 23 della Selle Italia Guerciotti Elite. Gaia Realini ha portato a casa la vittoria nella tappa marchigiana davanti a Francesca Baroni, che ha così conservato la maglia rosa per 11 punti. Quinta assoluta la junior Alice Papo (DP66 Giant SMP), pupilla di Daniele Pontoni che potrebbe essere una delle sorprese a Ostenda.

Maglia Rosa: Francesca Baroni – Maglia Bianca: Alice Papo, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Francesca Baroni in rosa, Alice Papo in maglia bianca
Maglia Rosa: Francesca Baroni – Maglia Bianca: Alice Papo, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Francesca Baroni in rosa, Alice Papo in maglia bianca

Olivo fa il bis

Come al solito la gara più affascinante è stata quella junior maschile, dove ci sono stati continui cambi al vertice. Gabriel Fede (Selle Italia Guerciotti Elite) al comando fino a due terzi di gara non è andato neanche sul podio. La vittoria ha premiato invece Bryan Olivo (DP66 Giant SMP) che già aveva lasciato il segno nella tappa di Ladispoli. Alle sue spalle, l’attesissimo Lorenzo Masciarelli (Pauwels Sauzen Bingoal), autore di una grande rimonta finale. La maglia resta sulle spalle di Eros Cancedda (Gs Sorgente Pradipozzo) oggi quinto, a conferma del grande equilibrio che regna in categoria, forse la più promettente anche in ambito internazionale.

DP66, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
La DP66, team di Daniele Pontoni, premiata fra le squadre
DP66, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Sul palco la DP66, team di Daniele Pontoni

E adesso Lecce

Nelle categorie giovanili tappa e maglia per Riccardo Da Rios (SS Sanfiorese/ES), Ettore Prà (Hellas Monteforte/AL) al sesto successo in sette tappe e per Federica Venturelli (Cicli Fiorin/DA).

Fra le Esordienti vittoria parziale per Linda Sonarini (Scuola Ciclismo Vo’) ma la maglia è di Elisa Ferri (Gs Olimpia Valdarnese). Ora spazio ai tricolori in quel di Lecce, ultimo atto della stagione nazionale.

GIC Ferentino

Baroni – Realini, doppietta Guerciotti a Ferentino

13.12.2020
3 min
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Francesca Baroni è stata accontentata. Lei ama il fango e oggi lungo l’anello di Ferentino proprio non mancava. E’ stato senza dubbio questo elemento, tanto caro al cx, il protagonista della tappa numero sei del Giro d’Italia Ciclocross. 

Una vera festa, con tanto sole, 750 iscritti in tutto e un sacco di squadre del Centro – Sud Italia che si sono misurate con le quelle del Nord, una sorta di anticipazione del campionato italiano di Lecce del prossimo gennaio.

GIC Ferentino
Gaia Realini insegue Francesca Baroni in maglia rosa
GIC Ferentino
Gaia Realini insegue Francesca Baroni in maglia rosa

Dominio Guerciotti

Pronti via e subito le due portacolori del Team Selle Italia-Guerciotti sono scappate, con Gaia Realini e appunto Francesca Baroni a fare il ritmo. All’inizio la più giovane e minuta Gaia è anche stata in testa in qualche passaggio, ma poi non ha potuto far altro che mettersi sulle ruote della più forte compagna di squadra.

«Ha imparato molto oggi Gaia – ha commentato il tecnico azzurro Fausto Scotti – per me è lei la vera “sorpresa” tra le donne. Anche perché Baroni è molto più esperta su questo tipo di tracciato». 

Ma Gaia è anche furba. In un vero guado appena dopo il passaggio sotto lo striscione d’arrivo lei andava spesso un po’ più avanti, allungando di fatto un paio di metri, però lo attraversava nel punto più basso e alla fine risparmiava energie. 

GIC Ferentino
Chiara Teocchi, per lei un buon quinto posto
GIC Ferentino
Chiara Teocchi, per lei un buon quinto posto

Teocchi e Gariboldi ok

La differenza oggi la si faceva a piedi, visto che per le donne mediamente il 60-70% dell’anello è stato affrontato così (dalle top rider), in pratica non meno di 25′ dell’intera competizione che è durata circa 40′. Serviva molto fiato e non solo potenza. E chiaramente attitudine alla corsa a piedi.

La terza classificata, una delle poche a tenere a tiro le due Guerciotti, ma sempre a debita distanza, è stata Silvia Persico. La portacolori della Valcar-Travel Service all’inizio aveva anche provato ad osare ma poi ha capito che era meglio assestarsi sul proprio passo.

E molto hanno speso anche i meccanici. Per loro un vero via vai nella zona box, con due cambi di bici a tornata. Ad un certo punto è stato scavato un solco per far defluire l’acqua delle pompe idropulitrici. Un vero piccolo inferno.

Una buona gara in rimonta per Chiara Teocchi. La portacolori dell’Esercito l’avevamo vista molto tranquilla prima del via. Stava mandando giù l’ultimo gel prima di schierarsi.

Silvia Persico
Silvia Persico, terza a fine corsa
Silvia Persico
Silvia Persico, terza a fine corsa

Baroni motivata

Ma cosa ci lascia il circuito delle Molazzete? Ci dice che Francesca Baroni sta assumendo una costanza di prestazione da renderla un punto fisso della nazionale. Vince sui tracciati scorrevoli, sulla sabbia, su quelli super fangosi e sotto la neve. E’ un vero mastino, che tra l’altro in corsa mostra di sapersi gestire. Sa dosare le energie. Certo, deve crescere… ne ha di strada per raggiungere i livelli di Eva Lechner, ma l’età è senza dubbio dalla sua.

Adesso sarà davvero interessante capire come andrà l’italiano salentino quando a Lecce ci saranno tutte ma proprio tutte le protagoniste. 

L’ex campionessa europea, Chiara Teocchi sta crescendo come abbiamo visto e di certo Eva Lechner con il ritmo acquisito nel percorsi del Nord Europa partirà da favorita, ma sarà interessante capire quanto. E questo ce lo dirà solo la gara. Intanto però il 6 gennaio c’è prima l’ultima tappa del Giro Ciclocross.

Francesca Baroni

Francesca Baroni e la tenacia da Tour

10.12.2020
3 min
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La sua foto a piedi nudi mentre è portata in spalla dopo la gara di ciclocross di Nalles ha fatto il giro del mondo. Una foto in cui c’è tutta Francesca Baroni. Tenacia, forza fisica, spirito di adattamento e voglia di arrendersi pari a zero.

L’ex campionessa italiana junior e attuale tricolore open, a Nalles non ha vinto, ha stravinto. Non è mai stata insidiata dalle avversarie. Semmai solo il freddo e la neve potevano giocarle uno scherzo, ma quando hanno visto chi avevano di fronte, anche gli agenti atmosferici si sono tirati indietro!

Al suo allenatore, Pino Toni (che in carriera ne ha seguiti e ne segue di campioni) a fine gara aveva scritto: “Ciao Pino stavo bene mi sentivo bene, ho vinto. Giornata fredda ma non mi sono ghiacciata”. 

Francesca Baroni
Francesca Baroni portata in spalla a Nalles (foto Billiani)
Francesca Baroni
Francesca Baroni portata in spalla a Nalles (foto Billiani)

Amore per il fango

«E poi vedi questa foto sui social», ha commentato il tecnico.

La Baroni è lucchese come Toni. Ha iniziato a correre sin da piccolissima, era anche una buona biker, ma il cross l’ha rapita del tutto.

«Se i corridori che seguo avessero il 10% della volontà di Francesca ne avrei 3 o 4 che potrebbero vincere il Tour de France – commenta senza mezzi termini Toni – L’ho conosciuta qualche anno fa. Mi contattò perché sapeva che ero lucchese come lei e che all’epoca ero alla Tinkoff. Voleva conoscere Peter Sagan. E così c’incontrammo nell’hotel dello slovacco durante una Tirreno-Adriatico. Da lì siamo rimasti in contatto e dopo due anni ho iniziato ad allenarla.

«Ha due genitori (papà Luca e mamma Alessandra, ndr) che sono due grandi, nel vero senso della parola. L’aiutano in quel che fa, l’assecondano nelle sue passioni. Francesca ha dei margini ampi. Potrebbe andare bene anche su strada e qualcosa abbiamo anche fatto, ma per ora si allena soprattutto nell’ottica dei 45′ di gara. Poi è chiaro che va su strada per allenarsi. Qualche corsa l’ha anche fatta, ma quando le big aprono il gas, va un po’ in difficoltà. Però, ripeto, i nostri programmi sono tarati per le sue gare, che durano 45’».

Francesca Baroni
Francesca Baroni classe 1999
Francesca Baroni
Francesca Baroni classe 1999

Francesca che grinta!

Francesca poteva anche andare in Mtb, ma la discesa tecnica non le piace più troppo, a quanto pare.

«Non se la sente più addosso – riprende Toni – nonostante guidi molto bene la bici. Lei ama il fango. Il ciclocross è la sua disciplina. In gara comunica con due persone: il padre e Vito Di Tano, che la seguono. Hanno stipulato un sistema di segni, anche perché in corsa non usa l’apparecchio: è costoso, rischia di rovinarsi».

Baroni ha sempre dichiarato che vive serenamente la sua disabilità, con il tempo ha imparato a gestire le situazioni e anche a sviluppare meglio la sensazione alle vibrazioni.

«Un aneddoto su questa ragazza che mi stupisce? Ogni volta mi stupisce. Si allena tutti i giorni, con il bello e con il brutto tempo e la sua voglia di fare è incredibile».

Guerciotti con Dorigoni

Ciclocross, una storia di bici a marchio Guerciotti

05.12.2020
4 min
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Continua il nostro viaggio nel mondo delle biciclette da ciclocross e dopo aver sentito l’esperienza di Enrico Franzoi, abbiamo sentito Alessandro Guerciotti. Il marchio lombardo vanta una grande tradizione nella specialità e non a caso è presente ai massimi livelli di questa disciplina con il Team Selle Italia Guerciotti, che annovera fra le sue file anche il campione italiano Jakob Dorigoni.

Carbonio e dischi

«Nel ciclocross ci sono state delle evoluzioni grandissime – esordisce così Alessandro Guerciotti – a iniziare dall’uso del carbonio. Come è avvenuto per le bici da strada anche quelle da ciclocross ormai sono tutte in carbonio. A conferma della supremazia del carbonio c’è il fatto che anche nelle categorie giovanili ormai i ragazzi corrono tutti con telai in carbonio».

Ma non è solo in fatto di materiali che il ciclocross è simile alla strada: «Un’altra grande innovazione, circa 6 anni fa, è stata l’introduzione del freno a disco. Anche in questo caso ormai tutti usano solo il disco, anche i più giovani». Sul freno a disco Guerciotti ci tiene in modo particolare a spiegare perché è stata una grande innovazione per il ciclocross: «Il disco impatta meno sulla ruota rispetto ai caliper. Nel ciclocross è facile che durante una gara una ruota si storga. Mentre con i caliper una ruota storta ti faceva rallentare in quanto toccavano i patti con il cerchio, con il freno a disco questo non succede».

E continua raccontandoci un aneddoto: «Ci fu un campionato italiano in cui Bertolini, che correva con noi, stava duellando spalla a spalla con Fontana. A un certo punto a Bertolini si è storta una ruota, ma grazie al disco è riuscito a finire il giro senza problemi e senza perdere secondi rispetto a Fontana. Ha cambiato la bici al volo al box e poi ha vinto. Se avessimo avuto i caliper probabilmente Bertolini avrebbe perso quel campionato italiano».

Jakob Dorigoni
Jakob Dorigoni in azione con la sua Eureka CX
Jakob Dorigoni
Jakob Dorigoni in azione con la sua Guerciotti Eureka agli ultimi campionati italiani

Il peso è sempre più importante

Un ruolo importante nell’evoluzione delle biciclette lo giocano anche le richieste dei corridori e del mercato.
«Noi costruttori dobbiamo sempre capire quali esigenze emergono nel mercato e anche quali sono le esigenze dei corridori – continua Guerciotti – avere la squadra è importante perché facciamo testare le novità ai corridori di alto livello che poi ci danno i loro feedback. Ad esempio, in questo momento c’è sempre più attenzione alla leggerezza. Nel ciclocross la prima qualità richiesta ad una bicicletta è sempre stata la reattività per via dei numerosi rilanci. Oggi c’è sempre più attenzione anche al peso perché il livello è talmente alto che anche pochi secondi su uno strappo fanno la differenza».

Eureka CX Guerciotti
L’Eureka CX tricolore per Dorigoni e Francesca Baroni
Eureka CX Guerciotti
L’Eureka CX nella livrea dedicata ai campioni italiani Jakob Dorigoni e Francesca Baroni

Meno problemi con il monocorona

E poi c’è l’evoluzione dei gruppi: «L’introduzione del monocorona è stata un’altra bella novità. E’ una soluzione che ti dà meno problemi con il fango e si rischia di meno con i salti di catena, che nel ciclocross sono frequenti». Ma ci possono essere problemi con la scelta dei rapporti?

«Fino a qualche tempo fa forse sì, ma oggi c’è una scelta di corone anteriori molto ampia, si va dal 38 fino al 44 e poi i pacchi pignoni di oggi danno una grande ampiezza di rapporti, c’è anche chi usa una scala 11-42, quasi da mountain bike».
Anche per il monocorona così come per il carbonio e il disco, i giovani sembrano apprezzarlo in massa, secondo Alessandro Guerciotti l’80% dei ragazzi corre con il monocorona.

Guerciotti Paolo e Alessandro
A sinistra Paolo Guerciotti con il figlio Alessandro
Guerciotti Paolo e Alessandro
A sinistra Paolo Guerciotti con il figlio Alessandro

Novità in vista per Guerciotti

E per quanto riguarda Guerciotti ci sono novità pronte per l’anno nuovo? «Lanceremo l’evoluzione dell’Eureka CX, che grazie all’esperienza che abbiamo acquisito con la Bardiani, avrà dei concetti presi dalla strada e trasferiti e rielaborati per il ciclocross. E’ importante aggiornarsi perché stiamo vedendo anche dalle vendite, che il ciclocross sta avendo un vero boom, tante persone si stanno avvicinando a questa disciplina». Merito di campioni come Van der Poel e Van Aert che hanno riacceso l’interesse per questa disciplina.

Gran momento anche per il gravel

«Anche per il gravel stiamo vedendo un interesse sempre maggiore – sottolinea Guerciotti – le bici gravel sono delle ciclocross con geometrie più rilassate, manubrio più largo e possibilità di montare pneumatici più larghi. Ho notato che alcuni stradisti che avevano anche la mountain bike scelgono di venderla per comprare una gravel. Ci puoi fare più cose con una gravel, la puoi usare durante la settimana per andare a lavorare e nel week end è un’alternativa alla strada. Diciamo che le gravel in questo momento sono più fashion, il che non guasta mai. Anche qui con l’anno nuovo amplieremo la gamma per soddisfare le varie esigenze».