Magli, uno step in più fra conferme e nuove ambizioni

10.06.2025
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Sembra passato un secolo dal Giro d’Italia, ma i protagonisti girano ancora nei nostri occhi e nei nostri ricordi. Okay gli uomini di classifica e Pedersen, ma ci sono stati alcuni italiani che si son dati da fare e in qualche modo distinti. Uno di loro è Filippo Magli.

Il corridore della VF Group-Bardiani il Giro forse se lo è lasciato alle spalle più di noi, visto che ha già ripreso a correre. Era in Belgio per la Brussels Classic – dove è caduto e da buon toscano ha sentenziato: «Qualche gratta che fa mestiere» – e la Antwerp Port Epic.

Filippo Magli (classe 1999) ha concluso il suo secondo Giro d’Italia
Filippo Magli (classe 1999) ha concluso il suo secondo Giro d’Italia

La solidità dell’esperienza

E’ un Magli sereno e riflessivo quello che incontriamo a pochi giorni dal Giro. Ha già la testa avanti, ma è ben consapevole di cosa ha appena vissuto.
«E’ stato un Giro duro – racconta – siamo andati veramente forte rispetto a quello che avevo fatto nel 2023. Sembra passato tanto tempo, ma in realtà sono solo due anni. Il ciclismo però va avanti ad una velocità incredibile. Il meteo ci ha aiutato, perché non abbiamo quasi mai preso acqua e arrivare a Roma è sempre un’emozione. Bellissimo».

Lo si è visto spesso davanti, con coraggio. Niente fughe da vetrina, solo attacchi con l’idea del risultato.
Si dice che le squadre italiane non vanno che il WorldTour vola, ma partiamo da quello che abbiamo in Italia.

«Secondo me – spiega Magli – a volte ci piangiamo un po’ addosso. Noi, per le nostre possibilità, ci siamo difesi. Come squadra siamo una realtà piccola, però abbiamo fatto 8 top 10, sempre con l’obiettivo di arrivare, non solo per farci vedere. E’ mancata la vittoria, ma in un Giro in cui metà delle tappe le ha vinte Pedersen, è difficile per tutti».

Ecco Magli nella fuga di Cesano Maderno con Van Aert
Ecco Magli nella fuga di Cesano Maderno con Van Aert

Quante gare…

Filippo racconta il giorno più duro, quello che si è portato dietro anche a livello emotivo e di come quando si parla di esperienza ci sia anche un riscontro concreto.
«Sicuramente il giorno dopo Cesano Maderno, quando ho fatto quarto – racconta Magli – è stato tosto. La tappa da Biella a Champoluc mi ha fatto soffrire. Sin dalle prime salite sentivo già che non stavo bene, ma in quel caso l’esperienza del Giro 2023 mi ha aiutato. Se tieni duro, quei momenti passano».

E da qui scatta anche un ricordo (misto paragone) con la corsa del debutto, quella del 2023.
«Quel Giro è stato una bella batosta – ricorda – io e Marcellusi siamo stati sempre insieme, anche in camera. Era il nostro primo grande Giro e ci siamo detti: “Se abbiamo superato questo, non ci fa più paura niente”. E infatti quest’anno ci siamo divertiti».

Intanto già dopo la serata di Roma Magli guardava avanti. Come molti suoi compagni, forti anche della condizione accumulata durante la corsa rosa, pensava alle prossime gare. Del Belgio vi abbiamo accennato ma il calendario non si ferma lì.
«Poi andremo a Gippingen. Le corse in Nord Europa mi piacciono, anche quando il meteo è un po’ avverso. E’ un altro ciclismo, molto intenso, ma mi stimola. Voglio sfruttare la forma che arriva da tre settimane di fatica vera».

Il toscano è veloce e tiene sulle salite brevi
Il toscano è veloce e tiene sulle salite brevi

Quel che resta del Giro

Ma si guarda anche al futuro più remoto e non solo prossimo. Questo Giro d’Italia ha significato molto. Dalla corsa rosa Magli esce con più di qualche certezza in tasca.
«Mi sento un corridore migliore – afferma Filippo – e più completo. Non ho un picco eccezionale in nulla, ma vado bene quando le condizioni si fanno dure, in Belgio, in Francia, quando il tempo cambia. O le corse si fanno caotiche. E’ lì che mi trovo a mio agio».

E a proposito di caos si è visto a Cesano Maderno, quando è stato il primo degli italiani.
«Quel giorno non si poteva fare molto quando è partito Denz – spiega allargando le braccia – abbiamo un po’ dormito a dire il vero. Quando Denz parte è difficile tenerlo. Ha fatto un gran numero. Appena ha preso il largo ci siamo guardati e sapevamo che si correva per il secondo posto. Forse ho impostato male la volata, potevo fare meglio. Però anche il quarto posto mi soddisfa, sono sincero».

La consapevolezza di aver fatto bene alimenta la voglia di crescere ancora: «Adesso cominciano ad essere un po’ di anni che corro – conclude – prima si parlava di che corridore potessi diventare, oggi mi chiedo cosa voglio essere davvero. La risposta è chiara: uno che non si tira mai indietro, che prova a giocarsela».

GS Stabbia: i 50 anni, l’arrivo di Di Fresco e la voglia di continuare

11.02.2025
6 min
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Dalle parole di Pino Toni, nuovo diesse al Team Casano, è nato lo spunto per questo articolo. La formazione juniores toscana per la stagione 2025 ha deciso di affiliarsi allo Stabbia, storica squadra giovanile della regione. Nella serata di sabato 7 febbraio, insieme alla presentazione della rosa e dello staff per la stagione 2025 c’è stato modo di festeggiare i cinquant’anni dello Stabbia. Una realtà che ha lanciato tanti ragazzi e che stava per chiudere, se non fosse stato per la lungimiranza di Giuseppe Di Fresco staremmo parlando di un’altra formazione giovanile costretta a chiudere i battenti. 

«In realtà – dice Luciano Benvenuti, presidente e uno dei fondatori dello Stabbia – siamo nati nel 1974, quindi avremmo dovuto fare la festa alla fine dello scorso anno. E’ andata così, e va bene, anche perché abbiamo potuto celebrare l’unione con il Team Casano e presentare la squadra per il 2025».

Giuseppe Di Fresco durante la festa per i 50 anni del GS Stabbia che corrispondeva con la presentazione del Team Casano 2025 (foto Giovanni Rastrelli)
Giuseppe Di Fresco durante la festa per i 50 anni del GS Stabbia che corrispondeva con la presentazione del Team Casano 2025 (foto Giovanni Rastrelli)

Punto di riferimento

La società Stabbia, che nasce in un piccolo comune in provincia di Firenze non lontano da San Baronto, è stata un punto di riferimento del movimento giovanile toscano per tanti anni. 

«Fino al 2007 – continua a raccontare Benvenuti – abbiamo sempre avuto le categorie giovanili: esordienti, giovanissimi e allievi. In tanti anni di attività siamo riusciti a ottenere più di 200 vittorie. Ma forse gli anni più belli arrivano proprio dal 2007 in poi, in quella stagione con una squadra di cinque allievi ottenemmo 22 vittorie su 39 gare disputate. Vincemmo il campionato nazionale, quello toscano, la Coppa d’Oro, il Gran Premio della Liberazione e tanto altro».

«Poi nel 2008 – prosegue – creammo anche la squadra juniores e da lì arrivarono tanti ragazzi forti e che ora sono professionisti affermati. Nel 2010 venne Alberto Bettiol che l’anno successivo con la nostra maglia vinse il campionato europeo a cronometro juniores e il Giro della Lunigiana. Ma non fu l’unico nostro successo in quella gara: due anni prima la conquistò Simone Antonini e nel 2017 Andrea Innocenti».

Alberto Bettiol da juniores ha corso con la maglia del GS Stabbia, erano le stagioni 2010 e 2011
Alberto Bettiol da juniores ha corso con la maglia del GS Stabbia, erano le stagioni 2010 e 2011
Poi come si è arrivati alla quasi chiusura?

Il 2019 è stato l’ultimo anno di spicco e nel quale avevamo una squadra numerosa dove contavamo una dozzina di ragazzi. Poi è arrivato il Covid ma eravamo già in fase di smantellamento. 

Come mai?

C’erano sempre meno ragazzi iscritti e anche il personale non era di livello. Il nostro diesse di riferimento, Tiziano Antonini, si era trasferito alla Maltinti per fare un’esperienza con la categoria under 23. Lui era il nostro factotum per la gestione dell’attività agonistica. Poi è cambiata anche la comunità.

In che senso?

Stabbia è un paesino di 2.000 abitanti nel quale tutti si davano una grande mano a vicenda. Siamo stati abituati bene (dice con un sorriso, ndr) perché avevamo tanti volontari pronti a sostenerci. Per anni abbiamo tenuto testa alle squadre del nord, più attrezzate e ricche. Ma quando poi manca il personale di livello i ragazzi non vengono più a correre. Siamo andati avanti fino al 2024 ma avevamo in mente di chiudere.

Fino a quando non è arrivato Di Fresco…

Mi ha detto: «Luciano, non si può far chiudere una società storica come la vostra, perché non venite a darci una mano a noi?». Così è nato il progetto di fare l’affiliazione in vista del 2025. Il Casano ha una decina di ragazzi, mentre noi diamo il supporto con i mezzi e un diesse. La squadra doveva essere in mano a Di Fresco, ma con il problema di salute che ha avuto dovrà stare lontano dalle corse. Al suo posto è subentrato Pino Toni che è una figura di grande esperienza. 

Con i colori della squadra toscana ha corso anche Vincenzo Albanese, qui al centro
Con i colori della squadra toscana ha corso anche Vincenzo Albanese, qui al centro
La decisione di chiudere era arrivata perché non si riusciva più a fare una squadra?

Si era arrivati a fare squadre sempre meno competitive, il nostro spirito non è solo quello di vincere, ma di divertirsi e di permettere ai ragazzi di essere competitivi. Da noi sono passati tantissimi campioni, come Vincenzo Albanese, Alberto Bettiol e Filippo Magli. Ogni anno c’erano corse e tanti atleti, ora i numeri sono scesi.

Come in tutto il movimento giovanile…

Se la Federazione non fa qualcosa di concreto la situazione diventa irreversibile. Nel 2024 in Toscana c’erano sette squadre juniores e solo otto di under 23. Non ci sono più ragazzi che si avvicinano a questo sport. Noi facevamo squadre da quaranta allievi, ora se ce ne sono dieci sono tanti. Alla Federazione chiediamo anche dei provvedimenti e di fare qualcosa per contrastare gli incidenti stradali. Leggere certe notizie non incentiva i genitori a far avvicinare i propri figli a questo sport. 

Nel 2017 arriva il terzo successo al Giro della Lunigiana per il GS Stabbia, questa volta con Andrea Innocenti (duzimage)
Nel 2017 arriva il terzo successo al Giro della Lunigiana per il GS Stabbia, questa volta con Andrea Innocenti (duzimage)
Collaborare con il Casano è un modo per provare ad andare avanti?

Per continuare a coltivare una passione che personalmente mi spinge da sessant’anni. Finché riuscirò resterò nel ciclismo, anche solo per dare una mano. Devo ammettere che quando è arrivato Di Fresco e mi ha parlato del Giro della Lunigiana mi ha conquistato subito. Ho un debole per quella corsa, sia per le vittorie ma anche da appassionato di ciclismo. 

Ha già avuto modo di vedere i ragazzi?

Oltre alla presentazione sì. Non siamo vicinissimi ma loro sono venuti ad allenarsi da queste parti qualche volta. Un paio di domeniche fa sono andato io a Massa, devo ammettere che ho visto dei ragazzi volenterosi e validi. Il ciclismo deve basarsi su questi elementi per avvicinare altri giovani e ripartire.

Grammont domato, ma ora Magli vuole di più

11.09.2023
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Per qualcuno il Muur Classic Geraardsbergen potrà essere una gara che dice poco. Si tratta di una classica belga incentrata sulla ripetuta scalata del Muro di Grammont, dove si è scritta la storia del Giro delle Fiandre. Lo scorso anno la vinse Mathieu Van Der Poel, che in questo tipo di corse è sempre andato a nozze. Il fatto che a vincerla quest’anno sia stato Filippo Magli, l’empolese della Green Project Bardiani CSF Faizané ha quindi un significato particolare.

Un significato acuito dal fatto che, mentre Magli correva in Belgio, la sua fidanzata Gaia Masetti era protagonista assoluta al Tour de l’Avenir. Gioie condivise attraverso lo smartphone, guardandosi a distanza, unendo i sentimenti prima di potersi reincontrare. Per il toscano è stata una vittoria inaspettata, arrivata in un periodo di attività intensa.

L’arrivo vittorioso del toscano, battendo nel testa a testa il britannico Burchill
L’arrivo vittorioso del toscano, battendo nel testa a testa il britannico Burchill

«Questa gara non era neanche nel mio programma. Avevo fatto il Giro di Danimarca chiudendo piuttosto bene, con una top 10 e una buona classifica, ma poi ho dovuto prendere il posto di un compagno e fare le valigie di fretta e furia. Non mi dispiaceva andare, l’avrei preso come un buon allenamento in vista della successiva gara di Plouay, invece le cose sono andate diversamente».

Non era d’altro canto una gara molto comune…

Si trattava di una corsa in circuito, nei primi 3 giri affrontavamo il muro passando sull’asfalto, negli ultimi 3 ricalcando fedelmente la parte affrontata al Fiandre. E’ stata una corsa movimentata fin da subito, io non ero partito puntando a un risultato in particolare, ma ben presto il gruppo si è frazionato e io mi sono trovato davanti insieme a Colnaghi. E’ diventata una gara a eliminazione fino a quando ci siamo trovati davanti io, il britannico Birchill e l’olandese Schulting e a quel punto ho giocato le mie carte.

Il Grammont ha il sapore del mito. La corsa esiste dal 1912, Van Den Haute l’ha vinta 7 volte
Il Grammont ha il sapore del mito. La corsa esiste dal 1912, Van Den Haute l’ha vinta 7 volte
Che effetto ti ha fatto pedalare su quelle strade?

Per tante volte mi ero messo davanti alla Tv per assistere al Fiandre, ma quando ti ci trovi è qualcosa di diverso. Non importa il livello della corsa, in Belgio ogni gara ha l’atmosfera delle Classiche. Mentre pedalavo sul Grammont ricordavo l’impresa di Bettiol e mi sono esaltato, mi sono sentito protagonista.

Quando hai capito di poter vincere?

Eravamo rimasti davanti in una trentina, ma molte squadre avevano più uomini in campo. Ai -70 c’è stato un forcing e si sono ritrovati davanti in 5, quando ho capito che poteva essere l’azione decisiva mi sono deciso e sono partito da solo all’inseguimento. Il gruppo rimasto ha poi cominciato a recuperare, ma eravamo un po’ tutti stanchi e questo è stato il fattore decisivo: io non sono tanto veloce, ma ho capito che a quel punto non contavano le doti personali, quanto le energie rimaste. Sull’ultimo muro ho sentito i crampi, ma non ho mollato.

L’empolese sul podio, succedendo a un certo VDP. Solo in 40 hanno concluso la gara
L’empolese sul podio, succedendo a un certo VDP. Solo in 40 hanno concluso la gara
Che cosa ha detto Gaia quando vi siete sentiti?

L’ho chiamata appena possibile, non voleva crederci. Lei era a fare i massaggi, anche lei quel giorno era andata forte. Poi ci siamo sentiti con più calma alla sera, è stato bello condividere quello che avevamo vissuto, quando hai qualcuno al tuo fianco tutto ha un sapore migliore.

Ti ha sorpreso più il risultato tuo o i suoi?

Prima che partissimo avevamo avuto modo di allenarci insieme e avevo notato che andava particolarmente bene, che aveva una gamba brillante. Sapevo che in Francia avrebbe fatto qualcosa d’importante.

Per Filippo e Gaia una settimana speciale, lontani l’uno dall’altro, ma condividendo le gioie ciclistiche
Per Filippo e Gaia una settimana speciale, lontani l’uno dall’altro, ma condividendo le gioie ciclistiche
Una vittoria la tua che dà un’impronta a quale stagione?

Io ero già abbastanza soddisfatto per essere il mio primo anno fra i pro’. Ho avuto la possibilità di fare le migliori gare, sapevo già che con un calendario del genere avrei preso parecchie “frustate” perché il livello era molto alto, ma le mie soddisfazioni me le ero prese. Avevo portato a termine il Giro d’Italia, avevo sfiorato il podio al campionato italiano, certamente poi questa vittoria dà a tutto un altro sapore.

Accennavi al Giro: portare a termine una corsa di tre settimane che effetti ha avuto?

Dicono che cambia il tuo motore, io ho potuto provarlo sulla mia pelle. Il Giro non s’improvvisa, devi essere pronto a tutti i livelli. Il fisico non è abituato a uno sforzo così prolungato nel tempo e sul piano mentale devi saper tenere nei momenti più duri, che arriveranno di sicuro. Quando finisci però ti accorgi che qualcosa è cambiato proprio a livello di cilindrata.

Magli al Giro, chiuso senza squilli ma con tanta esperienza in più
Magli al Giro, chiuso senza squilli ma con tanta esperienza in più
E ora?

Ora si va avanti con nuovo entusiasmo verso la prossima stagione che sarà molto importante. Io ho già il contratto con la Green Project per il prossimo anno quindi posso lavorare tranquillo, ma non è la squadra che mi mette pressione, me ne metto già io abbastanza perché non voglio che il prossimo sia un anno comune, voglio dimostrare che mi merito di correre fra i pro’ e che posso fare anche di più.

Filippo Magli, quarto al tricolore: debutto speciale

01.07.2023
4 min
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COMANO TERME – Dei magnifici sette in fuga (Baroncini compreso), Filippo Magli era forse lo sfavorito numero uno. Non per doti ma proprio perché il corridore della Green Project-Bardiani CSF Faizané era l’unico neo professionista degli attaccanti. 24 anni, Filippo ha sempre dichiarato un suo approccio anomalo nel ciclismo attuale, calma e costanza sono i suoi mantra.

Al campionato italiano ha sfiorato il podio. Unico superstite della fuga di giornata insieme a Rota, Magli ha saputo restare lì e stringere i denti per giocarsi quella maglia tricolore in prima linea. In sei mesi di professionismo ha già completato 58 giorni di corsa con un Giro d’Italia compreso. Lo abbiamo incrociato alla domenica, quando le donne erano sulla griglia di partenza per il loro campionato italiano. Filippo era lì a tifare per una persona speciale. 

Insieme a Rota ha fatto parte della fuga di giornata
Insieme a Rota ha fatto parte della fuga di giornata
Partiamo dal tuo quarto posto. Ti aspettavi di arrivare lì davanti a giocartela?

Sapevo che comunque stavo bene, sono uscito in forma dal Giro e mi sentivo pronto. Sicuramente non mi sarei aspettato di essere lì a giocarmi la maglia. Però sapevo, assieme alla squadra, che bisognava muoversi in anticipo e così abbiamo fatto. Mi sono gestito bene e poi nel finale è stato un tenere duro con le gambe, ma anche con la testa.

Questi percorsi ti piacciono, volate ristrette…

Sì, sapevo che il percorso era impegnativo, però non c’era una salita da 15/20 minuti di sforzo continuo. La salita andava su molto a strappi, quindi era adatta alle mie caratteristiche. Poi il vento contrario in salita ha favorito il fatto che non ci fossero azioni esagerate.

La volata a livello tattico avresti potuto farla meglio?

Sapevo che sarebbe stata una volata cui saremmo arrivati in velocità dalla discesa, quindi da dietro magari si poteva rimontare bene. Infatti mi sono piazzato in fondo al gruppetto, poi negli ultimi metri c’è stata un po’ di confusione dove tutti si sono buttati sulle transenne, quindi sono rimasto un attimo al vento. Mi dispiace perché comunque poteva essere un podio che per me sarebbe stato un risultato importante, però alla fine sono contento della prestazione. La squadra ha sempre creduto in me, anche portandomi al Giro, facendomi fare le migliori gare, quindi credo che anche per loro sia in parte una scommessa vinta.

Volata lunga 200 metri sul lato destro della strada, Magli sfiora il terzo posto
Volata lunga 200 metri sul lato destro della strada, Magli sfiora il terzo posto
Il tuo approccio al passaggio tra i pro’ è un po’ lontano dal ciclismo frenetico di oggi. Si può dire che tu non abbia fretta…

Sì, esatto, infatti devo ringraziare anche la Mastromarco che mi ha cresciuto per 5 anni senza pressioni. Al giorno d’oggi con questo approccio rischi di non arrivare al professionismo, però se ci arrivi così hai ancora del margine di crescita. Quest’anno sono entrato in questo mondo e mi sono reso conto che fino ad ora ho dato poco di quello che potrei dare. Ho 24 anni e nel ciclismo di oggi non sei più giovanissimo, però io mi sento come un giovanissimo. Credo di avere ancora tanto margine di miglioramento.

Non hai fretta di fare risultato, però dimostri di esserci…

Sono fiducioso perché ho sempre lavorato bene, quindi sapevo che prima o poi magari le mie soddisfazioni me le sarei tolte e me le toglierò. E’ vero, è difficile, però come ho detto ho sempre lavorato senza tanti proclami, senza mettermi tanto in mostra. Ho sempre fatto come dovevo e quindi mi tengo stretto questo quarto posto.

Filippo Magli ha concluso il Giro d’Italia alla sua prima partecipazione
Filippo Magli ha concluso il Giro d’Italia alla sua prima partecipazione
Come mai sei qui oggi (domenica 25 giugno, ndr)?

Sono qua per supportare la mia ragazza, Gaia Masetti e speriamo che faccia meglio di me dai. (Gaia arriverà dodicesima assoluta e terza nella categoria U23)

Lasciando il gossip ad altri, la domanda sorge spontanea. Come vi siete conosciuti?

Si sa, il mondo del ciclismo è grande, ma è anche piccolo. Corriamo tutti e due quindi sappiamo cosa vuol dire e i sacrifici che si devono fare. Lei è di Modena, io di Empoli, la distanza non è eccessiva. 

Ora la tua stagione come si svilupperà?

Adesso farò un periodo di stacco, perché ho fatto comunque da gennaio fino ad oggi con il Giro d’Italia compreso. Ho accumulato diversi giorni di gara. Poi andrò a fare un ritiro in altura a Livigno di una ventina di giorni e successivamente inizierò a correre intorno alla metà di agosto. Ancora non so bene il programma, se Limousine o al Danimarca. 

Green Project: avvicinamento mirato al Giro d’Italia

24.04.2023
4 min
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La Green Project Bardiani CSF Faizanè sarà chiamata ad attaccare al prossimo Giro d’Italia, l’obiettivo è quello di mettersi in mostra. Il ritmo e la competizione si alzano sempre di più e per le formazioni professional diventa più complicato mettersi in mostra.

«L’anno scorso – racconta Roberto Reverberi – lo abbiamo approcciato in un modo e ci sono state rivolte un sacco di critiche, perché non andavamo in fuga nelle tappe di pianura. Ci eravamo ripromessi di non spendere energie per niente nelle tappe pianeggianti, dare tutto nelle frazioni più mosse, dove c’era la possibilità di andare all’arrivo».

Zoccarato è un corridore potente e di fondo. Lo scorso anno al Giro fu sfortunato. E’ chiamato al riscatto
Zoccarato è un corridore potente e di fondo. Lo scorso anno al Giro fu sfortunato. E’ chiamato al riscatto

Le difficoltà del 2022

Nel 2022 i ragazzi di Reverberi si erano ritrovati dimezzati fin dall’inizio, nonostante ciò i risultati non sono mancati. Dobbiamo anche ricordarci che vincere non è così semplice, soprattutto per chi parte con il ruolo di cacciatore di tappe.

«Avevamo perso Zoccarato fin da subito – ricorda il team manager – e lo stesso Fiorelli lo perdemmo presto. Il primo si ritirò alla settima tappa, il secondo, invece addirittura prima, alla quinta. Non è stato facile rimettere le cose a posto. Nonostante ciò siamo riusciti a portare a casa tanti buoni piazzamenti: il secondo posto di Gabburo a Napoli e il quarto a Treviso. Poi Tonelli si è piazzato terzo al Santuario di Castelmonte. Questo per dire che nelle tappe di nostro interesse ci siamo sempre mossi bene.

«Tra l’altro Covili nel finale di Giro è riuscito ad entrare tra i primi 25 nella classifica generale ed a Cogne si è messo in luce con un buon sesto posto».

Luca Covili (classe 1997) proverà a curare la classifica generale al Giro. Una piccola rivoluzione in casa Green Project. e uno stimolo in più
Covili proverà a curare la classifica generale al Giro. Una piccola rivoluzione in casa Green Project. e uno stimolo in più

Più forti nel 2023?

Lo stesso Roberto Reverberi, nel proseguire il suo discorso, ci tiene a dire che, a suo modo di vedere, la squadra è migliorata tanto.

«Quest’anno – continua – abbiamo una squadra più forte rispetto all’anno scorso. Il percorso ci potrebbe anche dare una mano, non ci saranno molti arrivi in volata. Fiorelli, che è il nostro uomo veloce, non è tuttavia un velocista puro. Frazioni più miste e nervose danno una mano a squadre come le nostre. Ormai la tecnologia fornisce dati in tempo reale per tutto e si fa fatica a prendere di sorpresa il gruppo. E’ più semplice mirare a qualche tappa e cercare di massimizzare gli sforzi.

«L’idea è anche quella di provare a fare un po’ di classifica con Covili, cercando di entrare nei quindici, senza troppe pressioni. L’anno scorso in questo periodo non andava così forte, eppure fece un Giro discreto. Ora sta bene, quindi mi aspetto che possa fare qualcosa in più, poi lui è un diesel, migliora chilometro dopo chilometro».

Martin Marcellusi (classe 2000) ha buone opportunità che Reverberi lo porti al Giro. Il laziale è un vero combattente
Martin Marcellusi (classe 2000) ha buone opportunità che Reverberi lo porti al Giro. Il laziale è un vero combattente

Tutti all’attacco

Gli altri corridori in maglia Green Project non dovranno perdere lo spirito battagliero che li ha sempre contraddistinti. E’ vero che bisogna programmare bene gli sforzi, ma allo stesso tempo, quando si decide che bisogna andare in fuga ci devono provare tutti

«I restanti sette – spiega Reverberi – saranno votati all’attacco. Ho guardato in generale le frazioni, ma non sappiamo ancora quali scegliere. Vedremo di volta in volta in base alle caratteristiche dei ragazzi. La cosa certa è che non sarà uno solo a cercare la fuga, ma tre o quattro, è difficile rispondere a dieci, venti attacchi. Nella tappa che ha portato da Diamante a Potenza, ci furono tantissimi tentativi prima di che andasse via la fuga.

«Non dimentichiamoci anche che ci sono i giovani – aggiunge – Magli, che è arrivato sesto al Giro della Città Metropolitana di Reggio Calabria, e Marcellusi. Quest’ultimo potrebbe essere uno dei nomi che vedrete al Giro d’Italia. E’ stato un po’ sfortunato a inizio stagione, perché a Majorca stava bene, ma è caduto e si è rotto la clavicola. Ha ripreso e ha avuto altri problemi, al Giro di Sicilia è andato bene. Marcellusi è uno che combatte bene ed in più è in grado di interpretare la corsa, potrebbe essere molto utile».

Conosciamo Filippo Magli, il neopro’ che parla da grande

05.01.2023
5 min
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«Io sono convinto che Filippo farà meglio tra i pro’ che tra gli under 23, perché è un lottatore, è un duro, non ha paura di prendere aria in faccia. Non è velocissimo ed è anche un generoso, per questo tra i dilettanti ha vinto poco, ma è un buon atleta. E poi è un uomo di fondo e quando ha avuto la possibilità di fare le corse con i pro’, nello stage con la Bardiani o con la nazionale, ha sempre figurato bene». Queste sono parole (preziose) di Carlo Franceschi, patron della Mastromarco Sensi Nibali, nella quale ha militato Filippo Magli.

Oggi Filippo figura tra i 26 ragazzi della Green Project Bardiani. Si tratta di un giovane di buona prospettiva, anche se non fa parte del gruppo under 23 di Mirko Rossato. 

Magli, toscano, classe 1999 è uno di quei ragazzi che non è passato con le stimmate del campione, per non dire che essendo già un over 23 ha forse anche rischiato un po’. Ma la sua avventura è iniziata quest’anno. E il futuro è della sua parte.

Filippo Magli (classe 1999) ha un contratto con la Green Project-Bardiani Csf-Faizanè anche per il 2024
Filippo Magli (classe 1999) ha un contratto con la Green Project-Bardiani Csf-Faizanè anche per il 2024
Filippo, inizi questa avventura nei professionisti: con che spirito l’affronti?

Mi sono ritrovato in un ambiente nuovo e stimolante e sono molto contento. Alla fine sin da piccoli si lavora per arrivare qui, al professionismo. Ma solo quando ci arrivi ti rendi conto di quanto sia tutto grande. Siamo stati in ritiro già a dicembre: è un bell’ambiente, siamo tanti, quasi tutti italiani e forse anche per questo ci intendiamo bene e ci sentiamo tutti coinvolti.

Qual è la prima differenza rispetto ad una squadra di dilettanti?

Qui sei seguito “H24”, in tutto e per tutto: dall’alimentazione al riposo, dai massaggi agli allenamenti. Però io alla Mastromarco ero abituato bene. Ero abituato ad avere sempre una persona di riferimento che fosse Balducci o anche Franceschi e in qualche modo ero pronto a questo passaggio. E’ un altro mondo e devi essere bravo anche a gestirti nelle tue attività al di fuori della bici, devi far coincidere tutto.

Oggi, Filippo, ci sono parecchi ragazzi che passano con le stimmate dei super campioni, tu sei stato un buon corridore: come ti approcci al professionismo?

Io credo che ognuno abbia il suo percorso. Vero, ci sono parecchi ragazzi che a 18-19 anni vanno veramente forte, il che è sicuramente un pregio. Io a quella età ero un ragazzetto anche mentalmente, doveva imparare proprio tanto. Sembra di parlare di trent’anni fa, ma in realtà sono solo 4 o 5. Sono consapevole che il ciclismo sta cambiando e quello che stanno facendo vedere i giovani di oggi sono cose grandi. Però poi, si sa, nei professionisti bisogna ambientarsi, bisogna fare un ulteriore salto di qualità… Un salto che magari questi ragazzi hanno già fatto. Mentre gente come me, cresciuta con più calma, magari farà dopo. 

Il corridore toscano è stato alla Mastromarco fino alla passata stagione. Già nel 2021 aveva fatto uno stage con l’allora Bardiani
Il corridore toscano è stato alla Mastromarco fino alla passata stagione. Già nel 2021 aveva fatto uno stage con l’allora Bardiani
E non è detto che il campioncino riesca ad adattarsi… E poi non sei vecchio! Anche se hai parlato da saggio.

No, no… non sono vecchio, però alla fine vado per i 24 anni e nel ciclismo attuale non sono più il giovane di turno. E lo vedo anche all’interno della squadra: sono nuovo, ma non mi sento il giovane neoprofessionista che arriva in un nuovo team. E l’ho capito vedendo intorno a me anche ragazzi di 18-19 anni.

Ci presenti il Filippo Magli corridore? Che caratteristiche ha?

Sono sempre stato, fin dalle categorie giovanili, abbastanza veloce, almeno per i gruppi ristretti. Mentre in salita facevo un po’ di fatica. Poi da junior e dilettante, mi sono asciugato fisicamente e da allora me la cavo discretamente anche nelle salite, chiaramente non le salite lunghe. Non sono uno scalatore. Mi piacciono i percorsi misti, con scalate brevi. Mi trovo bene nelle gare lunghe… anche se poi al massimo negli U23 facevi 180 chilometri. Nei pro’ i chilometraggi sono diversi e magari questo mi piacerà. 

Per farci capire che corridore sei a chi ti paragoneresti?

Sinceramente non ci ho mai pensato. E non lo so, dico la verità! Magari questo paragone lo lasciamo fare agli altri.

Magli in partenza da Bologna per raggiungere il ritiro spagnolo
Magli in partenza da Bologna per raggiungere il ritiro spagnolo
Tu sei seguito da Andrea Giorgi per quanto concerne la preparazione, medico e preparatore interno alla squadra. E’ una collaborazione che va avanti da tempo o è iniziata quest’anno?

E’ nata questo inverno. Negli under 23 ero seguito da Balducci e facevamo tutto in famiglia. Poi quando sono arrivato alla Green Project ci hanno presentato il nuovo staff di medici, dottori e preparatori ed ho avuto subito un bel feeling. Ho sentito di affidarmi a loro. Hanno un modo di lavorare un po’ diverso rispetto a quello che avevo avuto sin qui. Giorgi cerca molto i numeri, mentre prima magari stavo più attento alle sensazioni. Però anche lui dà parecchia importanza alla testa. Con Andrea ci sentiamo quotidianamente. Ho una tabella sulla quale ci confrontiamo e in base a impegni, sensazioni, condizione fisica andiamo a modificarla. Tra l’altro mi dà consigli anche sull’alimentazione.

Secondo te alla squadra piace il fatto che tu sia alle dirette dipendenze di un preparatore interno?

Non lo so, forse sì. Però non è che per questo voglio essere, diciamo, privilegiato… Non vorrei che da fuori ci fosse questa idea. Tutti qui sono seri e lavorano in sinergia con la squadra.

Ora quali sono i tuoi programmi?

Da un paio di giorni sono in Spagna. Siamo arrivati scaglionati: c’è chi c’era prima di me e chi arriverà dopo. Io invece verrò via un po’ prima perché poi volerò in Argentina, dove inizierò la stagione. 

Prima il Covid, poi le vittorie: il 2021 della Mastromarco…

20.10.2021
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Non è stata una stagione facile per la Mastromarco Sensi Nibali, la squadra del presidente Carlo Franceschi. All’inizio dell’anno i ragazzi erano stati presi in toto dal Covid, poi per fortuna (e per bravura) sono riusciti raddrizzarla non poco.

Al Giro U23 quest’anno avevamo incontrato proprio l’esperto diesse, storico “papà toscano di Nibali”, il quale un po’ sconsolato ci disse allargando le braccia: «Si fa quel che si può». In realtà proprio in quel periodo i suoi ragazzi cominciavano a stare meglio. Ma un conto è iniziare a stare meglio e un conto è scontrarsi con chi è all’apice della stagione. C’è una bella differenza.

Carlo Franceschi è il presidente storico di questa società (foto S. Bernardini)
Carlo Franceschi è il presidente storico di questa società (foto S. Bernardini)

Finale scoppiettante

«Esatto – dice Franceschi – nella prima parte è andata così. E pertanto neanche abbiamo insistito troppo con i nostri i ragazzi in termini di preparazione. Il ferro per modellarlo va battuto quando è caldo e non quando è freddo. Perché non è tanto il Covid, ma quello che ne consegue. Per recuperare ci vuole un bel po’. E così li abbiamo fatti correre meno, abbiamo insistito meno con gli allenamenti. Quando poi abbiamo visto, anche dalle analisi, che stavano meglio e recuperavano bene, abbiamo iniziato a spingere di più.

«Da luglio in poi infatti abbiamo vinto quattro corse e non siamo quasi mai scesi dal podio. Per non perdere troppo tempo, dopo il Giro non siamo neanche andati in altura, ma abbiamo preferito allenarci a casa. Perché per andare davvero forte con l’altura serve un mese. E noi di tempo ne avevamo già speso abbastanza».

Franceschi parla di un anno che alla fine si è raddrizzato non poco. I suoi ragazzi sono stati bravi e adesso tre di loro passeranno con la Bardiani Csf Faizané.

«Mi passano Martin Marcellusi, Filippo Magli e Alessio Nieri. Marcellusi è il nostro corridore più conosciuto. Ha vinto la crono finale a Ponsacco e la settimana prima aveva vinto il Trofeo Mario Zanchi. Ha attaccato nel muro finale ed è stato fuori per tutto il giro, davvero una bella azione.

«Alessio Nieri (classe 2001, ndr) non ha vinto ma è un buono scalatore. Scalatore puro. E poi c’è Filippo Magli. Ecco, lui ha vinto una sola corsa, ma questo ragazzo ha una marea di buoni piazzamenti. E’ molto costante. Sono convinto che si troverà meglio nei pro’, che corrono un po’ più regolari, che nei dilettanti. Ha già fatto qualche gara sta stagista ed è stato a lungo in fuga».

Verso il 2022

Ma per una stagione che finisce c’è n’è subito un’altra che parte. L’altalena non si ferma e Franceschi ha già impostato la Mastromarco 2022.

«Sarà una squadra giovane – dice il tecnico toscano – una squadra composta da 12 ragazzi. Ho preso tre juniores. Probabilmente il prossimo anno raccoglieremo un po’ pochino e dovremmo lavorare in ottica futura per far crescere i ragazzi. Ma ci sta. Li alterneremo bene nelle corse».

«Se è più stimolante lavorare con questi ragazzi o con quelli già vincenti? Da parte mia è stimolante sia lavorare quando hai già il corridore buono, sia quando invece come il prossimo anno devi costruirlo. Ma è un tutt’uno. Tu ci lavori, lo fai crescere per far sì che diventi un cavallo di razza. E se riesci a farlo passare professionista dici: beh, ho lavorato bene. E sei soddisfatto». 

Ultime parole prima del via, sotto lo sguardo di Alberto Bettiol (foto S. Bernardini)
Ultime dritte parole del via, sotto lo sguardo di Alberto Bettiol (foto S. Bernardini)

Troppa fretta

E al discorso dei cicli, Carlo dall’alto della sua esperienza fa un discorso molto interessante, sullo stato del dilettantismo italiano.

«Per quel che riguarda gli U23 c’è davvero poco. E ‘un momento un po’ così. A volte ti capitano delle infornate in cui ce ne sono tanti e altre in cui ce ne sono molto pochi. In questo momento tra gli U23, a parte qualcosa che si è visto da Colpack e forse Zalf, non vedo grossa qualità in giro. E lo stesso tra gli juniores: qualche gara l’ho seguita».

«E poi oggi non si dà neanche il tempo di farli crescere e neanche di trovarli i ragazzi. Perché se c’è già uno juniores “buonino” lo prendono subito le squadre pro’. Al massimo fanno un anno da dilettanti. Non hai tempo di lavorarci su. Questi ragazzi sono sfruttati troppo tra juniores e il primo anno da U23. Hanno la scuola, la bici… troppa pressione. Io poi cerco di farli passare che debbono fare ancora un gradino di crescita. Invece oggi nella maggior parte dei casi non hanno più margini. E infatti fanno un anno o due… e poi vanno a cercarsi lavoro».